Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Nope1233    27/11/2019    0 recensioni
"Lui comparve quando ero finalmente giunta al limite e avevo compreso cosa desideravo fare della mia vita.
Lui comparve nel momento in cui mi ero resa conto che non avevo nulla da perdere."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

T/N's POV

"Mi vuole sposare?"

I miei muscoli si congelarono e d'istinto feci scorrere gli occhi tra i presenti incredula dalle parole che avevo appena sentito pronunciare da quel tizio fastidioso.

Senza aver modo di controllarmi scoppiai in una fragorosa risata; sapevo che avrei potuto scegliere altre centinaia di reazioni meno esagerate, ma era stato più forte di me.

Risi a crepapelle per qualche istante finchè mia madre chiamò il mio nome con tono di rimprovero, ma a malapena ci feci caso.

"Ahah..." risi asciugandomi una lacrima dovuta alla forte risata ed osservando gli occhi sbarrati di Seishiro su di me. "Neanche per sogno, tu sei totalmente fuori di testa."

"Ehm, ehm." disse il ragazzo schiarendosi la voce. "Come ho detto non ci sposeremmo adesso, ma tra qualche anno e..."

"Ed è già stato deciso." lo interruppe mia madre. "La tua risposta in questo momento non vale assolutamente niente qualunque essa sia." 

"COSA?!" sbottai guardandola allibita. "STAI SCHERZANDO SPERO? Non siamo nel settecento, non puoi obbligarmi a sposare un tizio scelto da te!"

La donna si avvicinò e tentò di colpirmi con uno schiaffo, ma lo evitai allontanandomi di scatto. Non gliel'avrei data vinta, non questa volta. 

Mia madre sospirò per poi rivolgersi ai genitori del ragazzo che osservavano la scena increduli.

"Vogliate scusarci." disse per poi afferrarmi il polso e trascinarmi verso la villa.

Durante il tragitto feci di tutto per liberarmi dalla sua presa e quando fummo a pochi metri dall'ingresso attivai la mia Unicità rendendo bollente la mia pelle. Mia madre fu costretta a lasciarmi andare gemendo per il dolore.

Stranamente non si mise a sbraitare e si limitò ad osservarmi con aria seria massaggiandosi la mano.

"Ascoltami bene." disse. "Qui c'è molto più di un semplice sentimento in ballo. Hai fatto fare una figuraccia a me e a tuo padre comportandoti così."

"Non me ne importa niente." sbottai stizzita avvicinandomi a lei. "Cosa devo fare per avere un pò di pace da parte vostra? Voglio vivere la mia vita e la mia adolescenza tranquillamente ma tu mi sei sempre tra i piedi. Basta, cazzo!"

Mia madre rimase immobile ad osservarmi ed interpretai quel suo silenzio come una vittoria. La superai ed iniziai a dirigermi verso la mia stanza; volevo dimenticare quello che era appena successo.

"Siamo sull'orlo della bancarotta." disse la donna. 

"E io cosa..." dissi fermandomi e voltandomi verso di lei.

"Tuo padre è molto malato, T/N."

"Eh? Se sono scuse queste..."

"Affatto." continuò abbassando lo sguardo. "Purtroppo...Purtroppo non è una bugia...Le settimane scorse siamo stati in una clinica specializzata e purtroppo il preventivo è parecchio alto. Ci trovavamo già in pessime acque e questa non ci voleva per niente."

"N-Non è vero..." biascicai.

"Se non mi credi chiedi a tuo padre. Abbiamo anche cominciato a vendere alcuni mobili per guadagnarne qualcosa."

Calò il silenzio mentre cercavo di elaborare la notizia e chiedendomi se quanto detto da mia madre potesse essere vero. Allo stesso tempo ero convinta che sarebbe stata una bugia assurda, troppo esagerata anche per una donna come lei.

"Tuo padre è assolutamente contro l'idea di prometterti in sposa così presto, ma la famiglia di Seishiro ci ha giurato che avrebbero pagato tutte le fatture per le cure di tuo padre se vi foste fidanzati e sposati al compimento dei tuoi vent'anni."

"E...E io cosa avrei di così speciale per accollarsi un debito del genere?" domandai temendo la possibile risposta.

"A quanto detto dai suoi genitori, Seishiro si è particolarmente fissato con te. Sono ricchi sfondati e lo fanno solo perchè è il loro unico figlio."

"Ma...Questo vuol dire che sareste disposti a vendere in questo modo vostra figlia?"

"T/N..." sospirò la donna. "Ti chiedo scusa per la mia reazione di poco fa, avevo promesso a tuo padre che se tu avessi rifiutato non avrei insistito oltre. Lui ci tiene molto a te."

"Si...Lo so..." 

Nella mia mente vorticavano un'infinità di pensieri contraddittori e in quell'istante non sapevo a quale voce dare ascolto. Davvero non c'era altro modo per risolvere la situazione?

"Signor T/C? Tutto bene?" gridò una voce al di sotto del gazebo che attirò la nostra l'attenzione e scattammo entrambe nella sua direzione.

Una volta sotto la tettoia vidi mio padre tossire parecchio nascondendo la bocca dietro ad un fazzoletto su cui però potevo chiaramente notare delle grosse macchie di sangue bagnarne il tessuto.

Il mio cuore mancò un battito a quella vista e mi portai una mano alle labbra quando mia madre, che fino a quel momento aveva sorretto mio padre, si voltò vero di me e mi intimò di chiamare un' ambulanza.

Come risvegliata da una sottospecie di trance, presi il telefono dalla tasca e composi il numero in preda all'ansia. Mio padre era sempre stato un uomo gentile e mai si sarebbe meritato qualcosa di simile. Diedi tutti le informazioni necessarie agli operatori e una volta giunta l'ambulanza fui costretta ad osservare mio padre mentre veniva caricato in ambulanza con la mascherina dell'ossigeno poggiata sul volto e mia madre si sedette al suo fianco per seguirlo in ospedale.

L'uomo, nonostante il volto contratto dal dolore, approfittò di una pausa tra i colpi di tosse per alzare gli occhi su di me e sforzare un debole sorriso.

"Va tutto bene, tesoro. Non preoccuparti..." disse mentre un forte senso di colpa mi invadeva nel profondo.

Sapevo che la condizione di mio padre non era causa mia, ma non riuscivo a fare a meno di sentirmi schiacciata da una qualche mia mancanza che non sapevo come identificare.

"T/N, rimani a casa per favore. Spero di tornare presto." disse mia madre. "Mentre a voi porgo le mie scuse, ma devo stare accanto a mio marito."

"Nessun problema. Si rimetta, signor T/C." rispose il padre di Seishiro.

L'ambulanza si allontanò a sirene spiegate e la famiglia del ragazzo mi salutò con un inchino. Si vedeva benissimo quanto la mia reazione alla proposta del loro figlio li avesse infastiditi, ma in quel momento era l'ultimo dei miei problemi. 

Li osservai allontanarsi nella loro auto ed appena varcarono i cancelli per immettersi sulla strada mi resi conto che non provavo nulla. Ogni sentimento era scomparso lasciando spazio solo alla sensazione di una qualche mia mancanza, ad un qualcosa che mi ero fatta sfuggire troppo facilmente. Il mio animo troppo silenzioso mi spaventava, volevo sentire qualcosa. Un qualunque sentimento sarebbe andato bene. Probabilmente il mio inconscio mi stava proteggendo da me stessa, dalle innumerevoli voci che mi affollavano la mente rendendomi incapace di ascoltarle. Vedere mio padre in quello stato era stato il colpo di grazia.

Mentre attraversavo il salone mi accorsi dell'effettiva mancanza di alcune parti di arredo a cui nei giorni scorsi non avevo fatto minimamente caso. Tutto il mondo intorno a me si stava spegnendo ed io ero troppo impegnata a concentrarmi sui miei problemi emotivi al posto di aprire gli occhi sulla realtà che mi circondava. Fu come sbattere la faccia contro un muro che fino a quel momento era invisibile ai miei occhi e tutti i miei problemi persero ogni tipo di valore apparendo addirittura ridicoli e sparirono sullo sfondo.

Giunta in camera mia mi sedetti sul letto gettando il telefono alle mie spalle e rimasi ad osservare il tappeto sotto ai miei piedi pensando a tutto e a niente. 

Il cellulare vibrò più volte annunciando una chiamata in entrata e mi voltai per scorgere almeno il nome di chi mi stava cercando.

Sero Hanta.

Raccolsi lentamente il telefono ed accettai la chiamata.

"Pronto?"

'S-Scusami che ti disturbo, davvero! M-Ma non rispondevi ai messaggi e Yaoyorozu ha insistito nel chiamarti per chiederti se ti andava di venire a pranzo da lei.' rispose timidamente il ragazzo.

'Non accetto un no, T/N!' sentì gridare Momo dall'altra parte della chiamata.

Proprio in quell'istante la bolla piena di nulla in cui mi trovavo si ruppe e la diga che finora mi aveva difeso dai miei stessi sentimenti franò rovinosamente travolgendomi. Le mie labbra si piegarono nella tipica smorfia che precede il pianto e d'istinto mi portai una mano alla bocca per nasconderla. I miei occhi si riempirono di lacrime e non riuscii a trattenerle nonostante gli sforzi.

'T/N? Tutto bene?' domandò Sero, ma non riuscii a rispondere data la forte stretta alla gola.

'Cosa è successo?' insistette il ragazzo sempre più preoccupato.

"H-Hanta...Io..." mormorai.

'Passami il telefono!' ordinò Momo e sentii il passaggio del cellulare dalle mani di Sero alle sue. 'Cosa ti ha detto ancora quella strega? Guarda che vengo lì e le ribalto la casa! Mi sono davvero stufata delle sue...'

"N-Non è questo, Momo..."

'Eh? Cosa allora?'

"E'...complicato..."

Calò il silenzio per qualche secondo dove riuscii ad allentare la stretta della mia gola e potei tornare a respirare normalmente.

'I tuoi sono a casa?' chiese la ragazza.

"No..."

' Allora non muoverti. Io e Sero veniamo di corsa.'

"M-Momo, non c'è bisogn..." tentai di dire, ma udii chiaramente il suono dell'interruzione della chiamata.

Posai il telefono al mio fianco e mi portai le ginocchia al petto mentre permettevo alle ultime pesanti lacrime di rigarmi il viso. 

Nonostante ciò mi sfuggì un sorriso e ringraziai ogni possibile dio esistente per avermi concesso di conoscere persone come loro, erano tutto ciò di cui avevo bisogno. 
 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Nope1233