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Autore: Blackberry23    29/11/2019    2 recensioni
Ichigo aveva capito che poteva farcela benissimo da sola e che non aveva bisogno di lui. Non le serviva un uomo che decidesse ogni aspetto della sua vita, non voleva diventare una semplice casalinga come sua madre. Così, il “per sempre” le era sembrato una minaccia. E aveva osato: aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio, lasciandolo. A nulla erano valse le sue proteste, lei era stata irremovibile. Era cresciuta. E aveva voglia di ricominciare a vivere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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– CHE COSA ACCIDENTI AVETE COMBINATO?! – sbraitò il membro più anziano del Consiglio.
– Ec... Ecc... Eccellenza, s... s... sono des... desolato, io... – balbettò Cardamome con un filo di voce, prima di venire interrotto dai severi rimproveri dell’Anziano.
« Poverino... » pensò Mew Purin, assistendo in silenzio alla scena. 
Prontamente informato di quanto accaduto nella sala 21, il Consiglio non aveva esitato a convocare al suo cospetto gli scienziati presenti all’apertura del varco (di cui Cardamome era il responsabile) e ciò che rimaneva della squadra Mew Mew. Vista la gravità della situazione, erano subito giunti sul posto anche i più alti ufficiali alieni, tra cui Pai. 
Mew Purin non riusciva proprio a capire quello che aveva fatto l’amica: era una vera e propria follia. La loro leader aveva ricevuto un minimo di preparazione militare alla missione, ma Mew Zakuro? Che le era saltato in mente? Non aveva studiato nessuna mappa, non era al corrente dei piani del commando e non combatteva contro gli extraterrestri da ben dieci anni. Dieci anni. Certo, per fare la modella e l’attrice doveva tenersi in forma, ma... in che modo? Pugilato? Judo? Lotta greco-romana? Nuoto? Danza moderna? Equitazione? Pilates? Non ne aveva la più pallida idea: non era mai andata a trovarla a Los Angeles... 
Che fosse impazzita, a stare così tanto nell’edificio governativo alieno? O... o... o che fosse stata una di quelle sostanze che stavano provando a farle dare di matto? Che fossero destinate tutte a diventare completamente pazze a causa degli esperimenti? Lei stessa non aveva smesso di grattarsi per via del primo test e, francamente, non ne poteva più. L’aveva notato anche Taruto che era giunta al limite della sopportazione.
– È inammissibile! Ma come diamine ve la siete fatta scappare? Si può essere più idioti di così? Dove erano le guardie? 
– Er... er... erano ad aspettarci fuori dalla porta... su ordine del... del Capitano Ikisatashi! – replicò spaventato lo scienziato. 
A quelle parole, si levò un brusio di disapprovazione.
– Generale Ikisatashi! Che cos’è questa storia? Esigo subito una spiegazione! E che sia una spiegazione accettabile!
Pai si fece avanti ed eseguì prontamente il saluto militare.
– Eccellenza, è molto semplice: sospettiamo che ci sia una talpa.
Uno sgradevole silenzio calò sui presenti.
Il più vecchio degli Anziani, sorpreso, strabuzzò gli occhi.
– Che cos’è? Uno scherzo?
– No, Eccellenza. È così.
– E da dove nascono i vostri sospetti?
Pai estrasse da una tasca interna della giacca una pergamena giallastra, accuratamente sigillata da ceralacca rossa. Senza proferire una parola, la porse all’Anziano.
Mew Purin lo guardò srotolare con cautela il foglio di pergamena e seguì attentamente i suoi occhi mentre leggeva il messaggio, scrutandone l’espressione. 
« Adesso è lui ad avere paura... »
Spaesato, l’Anziano alzò lo sguardo verso Pai. Con voce grave, sentenziò: – È così.
Gli altri membri del Consiglio, increduli, si affrettarono a leggere la pergamena, passandosela di mano in mano.
Dopo aver dato il tempo di leggere a tutti gli Anziani, il più vecchio li chiamò in disparte per una rapida consultazione segreta.
« Che ci sarà mai scritto su quella pergamena? » si chiese incuriosita la ragazza, grattandosi il mento.
Una volta che i membri del Consiglio ebbero finito di parlare tra loro, Pai disse: – Eccellenze, come avete potuto appurare, non è uno scherzo. Potrebbe essere chiunque...
– Va bene, va bene! Per questa volta non ci saranno punizioni né per il Generale Ikisatashi né per il Capitano Ikisatashi! – tagliò corto l’Anziano più vecchio.
– Grazie, Eccellenza – esclamò Pai, facendo un profondo inchino e tornando al proprio posto.
– Cardamome! – tuonò il solito Anziano.
– S... s... sì, Ecc... Ecc... Eccellenza? 
– Per le tue gravi mancanze, oltre a svolgere le solite mansioni, pulirai tutti i bagni dell’edificio fino a nuovi ordini!
– C... c... certamente, Ecc... Eccellenza. Gra... grazie... – farfugliò lo scienziato, chinando mestamente la testa.
– E voi tre! – sibilò con tono minaccioso l’Anziano, guardando torvo le Mew Mew. – Voi tre! Voi sapevate... voi Umane eravate al corrente di tutto! Vi eravate messe d’accordo! Sciocche!
– Eccellenza! Non è vero! Non potevamo assolutamente immaginare che Mew Zakuro decidesse di aggregarsi al vostro commando speciale! – obiettò Mew Retasu.
– Ah sì? E come potete provare la vostra estraneità ai fatti? 
– Noi... ecco... noi... – cominciò incerta la Mew neofocena, guardando le amiche in cerca di supporto.
– Dandovi la nostra parola d’onore! Parola di Mew Mew! – esclamò con orgoglio Mew Purin, portandosi la mano destra sul petto, all’altezza del cuore. Chi mai poteva dubitare delle paladine della giustizia più famose dell’universo?
Ci fu un momento di silenzio, poi un coro di risatine irritanti. La ragazza vide Pai alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa.
– Beh? Lo sanno tutti che siamo angeli protettori della T... ahia!
Che male! Mew Minto le aveva appena dato un pizzicotto sul fondoschiena!
– Ma perché mi... AHIA!
– Zitta, devi stare zitta! – le sussurrò l’amica, dopo averle dato un altro terribile pizzicotto.
– Guarda che mi...
– Ssshhh! – le intimò, scoccandole un’occhiataccia.
« Certo che anche lei è strana! Va bene essere nervosi per quello che ha fatto Mew Zakuro... però perché se la deve prendere con me? Non ho detto niente di sbagliato! » pensò, massaggiandosi il posteriore.
– Non avete prove! Non potete provare che siete innocenti!
– Cosa? Ma... – iniziò Mew Retasu.
– Ma neppure colpevoli... – interruppe Pai, con tono fermo.
L’Anziano era paonazzo in volto.
– Basta! Portatemele fuori di qui! Guardia, scortale subito in laboratorio! Che continuino con gli esperimenti! – urlò, facendo segno a quel simpaticone del soldato con la benda sull’occhio destro di eseguire l’ordine. 
Una volta giunte nel laboratorio, Mew Purin non poté non notare come lo stato di agitazione in cui versava Mew Minto fosse peggiorato. Scambiandosi un’occhiata con Mew Retasu, prese la mano alla mora e la strinse forte.
– Hey! – bisbigliò. – Stai tremando come un budino!
– Dai, non fare così... Mew Zakuro se la caverà. Non è vero Mew Purin? – fece Mew Retasu, cercando di sembrare convincente. 
– Sì... sì! È intelligente!
– È sveglia!
– È pure sportiva: fa... che fa?
– Ehm... sport?
– Kickboxing... fa kickboxing... – rispose Mew Minto, senza guardare le compagne di squadra.
– Kickboxing! – esclamarono le due ragazze all’unisono.
– Allora spacca... spacca di brutto!
– I ribelli non avranno scampo! E poi... e poi c’è anche Mew Ichigo con lei!
– Già!
– Evvai!
– Forza!
– Sìììì!
– Na no da!
– Ragazze... – iniziò Mew Minto con voce lugubre, ignorando i patetici tentativi delle amiche di tirarle su il morale.
– S... sì? 
– ... e se la talpa fosse tra i soldati del commando di Kisshu?

***​

Era complicata.
Accidenti se era complicata.
La giovane donna che aveva di fronte era una complicazione in costante evoluzione.
Sempre sorridente e gentile al lavoro... silenziosa e cinica nel privato...
Kisshu scoppiò a ridere.
« Sa decisamente recitare... » pensò.
Che tipa... si era aggregata di punto in bianco ad un’operazione militare delle forze speciali. Così, come se nulla fosse.
Era riuscita a stupirlo ancora una volta. Ricordava bene il sorprendente cazzotto che gli aveva tirato in faccia dieci anni prima: gli aveva regalato un orribile labbro spaccato e un’odiosa ombra violacea sulla guancia. E come dimenticare l’inaspettata domanda sulle emozioni, posta a bruciapelo in una chiesa terrestre, in una fredda sera d’inverno? Che donna...
La sua micetta preferita era un libro aperto per lui, ma la Mew lupo era un enigma, un enigma incredibilmente intricato. 
« Un bellissimo enigma... »
Sentì un piacevole brivido percorrergli la schiena.
Lo intrigava.
Oh, se lo intrigava.
Era soprattutto l’idea di scoprire a poco a poco tutti gli altri lati nascosti della sua personalità ad intrigarlo. Ce n’era almeno un altro... uno più celato... ne era sicuro...
Aveva voglia di scoprire ogni sua singola sfaccettatura.
Applaudì lentamente, sorridendo.
– Congratulazioni! Hai vinto il premio per l’azione più stupida dell’anno! Vuoi fare un discorso di ringraziamento? 
– Piantala e dimmi come si mette questo coso... – bofonchiò Mew Zakuro, indicando il bracciale che aveva in mano.
– Perché... perché lo hai fatto? Perché? – le chiese preoccupata Mew Ichigo, accorrendo subito in suo aiuto.
Mentre le abili dita della Mew gatto bloccavano, con diversi click, il congegno elettronico al braccio nudo della compagna, Kisshu si morse il labbro inferiore. Erano entrambe bellissime...
Mew Zakuro guardò l’amica intensamente, con un’espressione così seria e profonda che quest’ultima non poté fare a meno di arrossire.
« C’è qualcosa che mi sfugge? » pensò l’alieno, senza distogliere lo sguardo dalle due e viaggiando con la fantasia. Il suo respiro si fece più affannoso e il cuore prese a battergli più velocemente. Che cosa gli facevano quelle Terrestri...
Quando la Mew viola si decise a parlare, non rispose alla domanda di Mew Ichigo, ma ne pose un’altra. In effetti, si rivolse a Kisshu con tono duro, richiamandolo alla realtà: – Chi sono i tuoi soldati?
– Intendi i tuoi salvatori, tesoro mio... – le sussurrò l’extraterrestre all’orecchio, dopo essersi teletrasportato alle sue spalle.
– Smettila! – replicò esasperata la Mew lupo.
L’alieno rise di gusto nel vederla tanto irritata.
– Neanche per sogno. Se la missione non va a rotoli, sarà solo grazie a loro. 
Prima che la ragazza potesse rispondere, Kisshu esclamò: – Signore, vi presento la squadra migliore con cui abbia mai lavorato. Ecco Safran...
– ‘sera... – disse un militare, accennando un sorriso e mostrando un vistoso dente d’oro.
– Persil...
Un soldato robusto con una grossa katana tra le mani fece un breve cenno di saluto con la testa.
– Coing...
– Hey! – salutò un giovane dal viso rotondo e pieno di lentiggini.
– Aneth...
Aneth, l’unico membro del commando ad avere la barba, strizzò l’occhio alle ragazze con complicità.
– ... e Trèfle! 
– Piacere! – disse l’ultimo soldato, un militare con le braccia completamente tatuate.
Kisshu, sorridendo maliziosamente in direzione di Mew Zakuro, disse: – Dunque... ricapitolando per la nuova arrivata...
Ignorando il ringhio di rabbia della giovane donna in questione, continuò: – Siamo nella zona dell’obiettivo. È una zona rurale a sud del Pianeta, dove ci sono per lo più costruzioni e capanne di legno... come quella in cui ci troviamo. I bastardi hanno pensato bene di farci il loro quartier generale, eh? Chi andrebbe mai in un posto dimenticato da tutti, in mezzo ad un bosco? Ma abbiamo individuato la loro base, finalmente... e i nostri, sotto copertura, ci hanno lasciato pure un ricordino: un piccolo arsenale adatto all’occasione. Servitevi pure...
Con il piede sfondò in un colpo secco il legno poroso di alcune assi del pavimento, rivelando il nascondiglio del deposito di armi: c’erano un paio di mitragliatrici con le relative munizioni, cinque pistole laser con silenziatore, tre lanciafiamme e diverse spade, sia a lama lunga che corta. Persil e Aneth si impossessarono subito delle mitragliatrici, mentre Safran, Coing e Trèfle dei lanciafiamme e di una pistola ciascuno. Kisshu prese le ultime due pistole e ne lanciò una a Mew Zakuro, che l’afferrò al volo. Tutti, compresa Mew Ichigo, presero almeno una spada dal mucchio.
– La base dei ribelli è nascosta tra la vegetazione. È sorvegliata giorno e notte da soldati in uniformi grigie, ma anche da guardie in abiti civili. Teletrasportarsi all’interno è impossibile, verremmo subito individuati perché siamo estranei. Fate attenzione. Per entrare, useremo il condotto fognario, che ci porterà fino alla grata di scarico del seminterrato dell’edificio. Da lì, ci sono le scale per andare ovunque, anche nella sala del discorso. Quando saremo dentro, voi cinque darete alle fiamme i settori che vi sono stati assegnati. Io e Mew Ichigo tenteremo di raggiungere l’Alto Sacerdote nel suo pulpito, approfittando del caos. Mew Zakuro, ti unirai a noi, ci coprirai le spalle. La riuscita del nostro piano dipende da un sincronismo perfetto. E se ci scoprono, abbattete qualunque cosa si muova, intesi?
L’intero commando annuì all’unisono.
– Bene! Attivate il bracciale e indossate la tuta... anche il casco! – ordinò Kisshu.
Mew Ichigo si affrettò a mostrare velocemente all’amica come usare il congegno.
– Così ti metti la tuta, così il casco... e se clicchi qui li togli. Questo pulsante qua serve a sparare laser, nel caso ti si scaricasse la pistola... invece quest’altro serve ad attivare la visione notturna. Oh, se pigi lì hai la torcia, mentre là hai la mappa. E poi...
– I miei ragazzi possono muoversi anche ad occhi chiusi. Tu no. Devi starci dietro, capito? Non potrai usare sempre la mappa del bracciale! – la interruppe Kisshu, rivolgendosi alla Mew viola.
– La vuoi smettere di interrompermi sem...
– Cosa vedi, Aneth?
– Via libera, Capitano!
– Forza, andiamo!
– Sì, signor Capitano! – dissero insieme i soldati.
Senza indugiare oltre, il commando uscì dalla capanna di legno e si diresse, in fila indiana, verso il corso d’acqua dove riversava lo sbocco fognario. Quest’ultimo aveva una forma arcuata.
Kisshu accese la torcia ed entrò per primo nel condotto.
– Entriamo tutti da qui e usciamo tutti da qui! Il varco per tornare a casa si aprirà sempre alla capanna. Ce la faremo!
« Chissà, forse avrò anche l’occasione di vedere gli altri tuoi particolari, Mew Zakuro... »

***​

Pai prese la tazza di tè terrestre che aveva sulla scrivania del suo ufficio e sorseggiò lentamente la bevanda calda.
Chiuse gli occhi per un attimo, sopraffatto dalla stanchezza. Gli avvenimenti di quel giorno lo avevano affaticato parecchio.
Non era il momento di recarsi nuovamente nella sala 21 per la riapertura del portale, c’era ancora molto tempo.
Il commando di suo fratello era partito per una missione speciale di massima segretezza. Perciò, agli alti ufficiali dell’esercito che, come lui, erano a conoscenza dell’importanza di quella operazione, non restava che aspettare, sperare e continuare a lavorare.
Lasciandosi inebriare dal profumo del tè, ripensò alla conversazione avuta con Kisshu poco dopo averlo informato della situazione di Taruto, quando era ancora in viaggio per fare ritorno sul loro Pianeta.

Inizio flashback

– Mi volevi parlare, fratello? 
L’ologramma di Kisshu era intento ad affilare i Sai, comodamente seduto a gambe incrociate sul bracciolo di un sedile della navicella spaziale.
– Sai cosa voglio. È ciò che vuoi anche tu – sentenziò con voce dura, senza degnarlo di uno sguardo e continuando ad occuparsi delle sue armi.
– Vendetta.
Kisshu alzò lentamente un Sai, specchiandosi nella lama.
– Qualcuno ci ha traditi. Ci ha traditi e ha consegnato Taruto e la sua unità ai nemici.
A quelle parole, tra i due fratelli calò un silenzio profondo.
– Quello che dici è molto grave.
– Ed è una possibilità molto concreta... – iniziò Kisshu, riprendendo ad affilare le armi.
– ... perché il piano con il luogo e il giorno dell’operazione che dirigeva nostro fratello era segreto. Lo so... – finì Pai, stringendo i pugni.
Ci fu un’altra pausa in cui nessuno dei due disse nulla. L’unico rumore che si sentiva era dato dalla pietra usata da Kisshu per affilare i Sai.
Poi, ad un tratto, il maggiore esclamò: – Bisogna controllare i DTS di tutto l’esercito e vedere se si riscontrano delle anomalie. Me ne occupo io.
– Bisogna far cadere la testa di quel fanatico dell’Alto Sacerdote. Di quello me ne occupo io.
– Conta pure su di me per la logistica...

Fine flashback

Con il passare dei giorni, i loro sospetti si erano intensificati. Non solo il tracciato dei vari DTS riportava diverse stranezze, ma anche gli esperimenti condotti sulle Mew Mew si stavano rivelando un fallimento totale. 
Pai bevve un altro po’ di tè.
Nella pergamena che aveva consegnato al Consiglio c’erano tutte le prove che aveva potuto raccogliere sino a quel momento, incluse le sue personali osservazioni in merito. Qualcuno stava informando i ribelli dall’interno. Doveva continuare a lavorare per scoprire chi. 
« E sperare che Kisshu non venga infettato o ammazzato prima di allora... »

***​

Dentro al condotto fognario era terribilmente buio, per vedere qualcosa serviva necessariamente la torcia.
E fortuna che indossava la tuta: l’acqua putrida le arrivava fino a metà coscia.
« Che. Grandissimo. Schifo. Colossale! » pensò disgustata Mew Ichigo, appoggiandosi con una mano alla parete ammuffita di pietra, in modo da cercare di proseguire più agevolmente.
Kisshu le aveva detto delle fogne solo all’ultimo... e aveva pure riso!
« Questa me la paga... questa proprio me la paga! » si ripromise, scansando una strana forma di vita non meglio identificata che galleggiava a pochi centimetri da lei. In risposta, la creatura le schizzò un liquido scuro sulla visiera del casco protettivo. 
« Perché capitano sempre tutte a me? Perché, perché, perché? Perché? » si chiese, ripulendosi come meglio poteva.
« Il rapimento degli alieni, gli esperimenti, il Chimero scarafaggio, la missione, le fognature, la cosa galleggiante, Mew Zakuro che si comporta in maniera strana... e basta! »
In effetti, l’amica non le aveva detto il motivo che l’aveva spinta a unirsi al commando. Non le aveva detto assolutamente niente, in verità.
« Non voleva che stessi da sola con gli alieni? » si domandò, voltandosi ad osservare la ragazza che camminava chinata dietro di lei. Il condotto non era molto alto: dovevano tutti piegarsi e la sua compagna era tra quelli che dovevano farlo di più. 
C’era... c’era qualcosa di diverso in lei quel giorno... qualcosa che non tornava: sì, lanciava occhiatacce penetranti a tutti e parlava pochissimo come al solito, ma... Mew Ichigo aveva la sensazione che non fosse tutto a posto. Forse era il fatto di andare contro corrente in una lurida fogna puzzolente... forse era la scarsa illuminazione... però... anche prima...
– Mew Zakuro, sei... sei sicura di sentirti bene? – le sussurrò.
– Risparmia il fiato, ci serve per muoverci in questo schifo! – le intimò la compagna, con un tono che non ammetteva repliche.
– G... giusto... – balbettò arrossendo.
« Forse mi sbaglio... »
All’improvviso, Kisshu si fermò. Secondo la mappa, dovevano girare alla galleria di destra e continuare per un centinaio di passi. Là avrebbero trovato la grata di scarico della cantina: il loro accesso al quartier generale dei ribelli.
– Ci siamo! Spegnete le torce e attivate la visione notturna!
L’intero commando eseguì prontamente l’ordine. In silenzio, avanzarono tutti verso la grata, che era chiusa con un piccolo lucchetto elettronico. Una volta sotto di essa, il Capitano fece un segno a Coing, che mise il proprio braccialetto il più vicino possibile al lucchetto. Il giovane, cliccando su vari tasti, lo fece saltare in un battito di ciglia, senza fare alcun rumore. Lanciando un’occhiata di intesa alla sua squadra, Kisshu sollevò la grata e si issò per primo fuori dall’apertura. Un attimo dopo, anche il resto del commando era nel seminterrato dell’edificio. Mew Ichigo poté finalmente liberarsi del casco e della tuta. Come ricordava dallo studio della pianta 4D, c’erano varie scale che portavano ai piani sovrastanti. Lei, Kisshu e Mew Zakuro presero le seconde a sinistra, così da dirigersi verso gli appartamenti dell’Alto Sacerdote. 
« E fare quello che va fatto... » si disse, nascondendosi insieme agli altri due nella nicchia laterale che si trovava vicino alla fine della rampa.
Si era ripetuta un milione di volte che era una guerriera da quando aveva tredici anni, che aveva posto fine all’esistenza di Deep Blue con i suoi poteri, che Shirogane e Akasaka erano disposti a farle fare di tutto per la difesa della Terra, compresa l’eliminazione definitiva degli Ikisatashi. Aveva pensato al povero Taruto, a tutti gli alieni colpiti dal virus, alla disperazione dei loro cari. Si era ricordata della devastazione della sua amata città causata dalla rinascita di Deep Blue, degli scampati pericoli e avvelenamenti, delle parole di Ryan sulla guerra. Ma più lo scopo di quella missione si faceva concreto, più provava una feroce morsa allo stomaco.
Aveva paura.
Paura di uccidere.
Paura di passare dalla parte del torto.
Paura di diventare un mostro.
Paura di non poter tornare più indietro.
« È giusto? È sbagliato? »
Kisshu attirò la sua attenzione stringendole il braccio. Dal punto in cui si trovavano, potevano vedere alcune guardie della base fare avanti e indietro lungo il piano sovrastante: a momenti, avrebbero girato l’angolo. Loro tre dovevano uscire e prendere l’ascensore a destra. Avevano solo 15 secondi per evitare di essere ripresi dal sistema di videosorveglianza del corridoio: erano appena sufficienti a percorrere quella distanza. Grazie al bracciale, potevano chiamare a distanza l’ascensore e manomettere la telecamera all’interno, bloccando l’immagine, ma per quanto concerneva il corridoio, era necessario disattivare un certo numero di telecamere alla volta, creando un black-out in quella finestra temporale. Se usavano quello stratagemma con cautela, come avevano pianificato, gli addetti alla sicurezza non si sarebbero preoccupati più di tanto del breve malfunzionamento di alcune delle loro apparecchiature in quel settore della struttura, soprattutto se l’ascensore risultava vuoto.
Mew Ichigo fece segno all’amica di correre velocemente e di seguirla.
Non appena ci fu campo libero, Kisshu impostò il bracciale e i tre si precipitarono di corsa fuori dal loro nascondiglio. Come dai calcoli, impiegarono 15 secondi esatti per raggiungere l’ascensore ed eludere il sistema di videosorveglianza. 
Ora si trattava di arrivare al piano in cui si trovava il loro obiettivo.
L’Alto Sacerdote avrebbe iniziato il suo comizio mensile dopo il tramonto: erano attesi più di diecimila seguaci e mancava pochissimo. Gli altri membri del commando avrebbero creato a breve un diversivo con il fuoco: lei, Kisshu e Mew Zakuro dovevano attendere il segnale.
« Mi... mi tremano le mani... » notò, mentre salivano al piano.
Anche la sua amica non era del tutto ok: teneva gli occhi chiusi, stringeva forte il calcio della pistola ed era completamente appiattita alla parete, quasi come se avesse le vertigini. Le toccò il braccio, ma la Mew viola si ritrasse subito al contatto.
– Sto bene! – le disse stizzita.
– Beh? Che problema avete, voi due? Paura di sporcarvi le mani? – chiese Kisshu, con un sorrisetto sghembo.
Mew Ichigo si morse il labbro.
– E tu?
– Tsk. Le mie mani sono già sporche da un pezzo.
Ting.
Erano arrivati al piano.
– Presto, dietro le statue a sinistra!
Dal nuovo nascondiglio, Mew Ichigo cominciò a contare con la mente finché non udì delle urla (che poté capire grazie al traduttore automatico portatile) a est e a ovest.
– Al fuoco, al fuoco! 
Un istante dopo, i soldati che facevano la ronda a quel piano si precipitarono a spegnere le fiamme, allontanandosi.
« È il segnale! »
Dovevano entrare nelle stanze dell’Alto Sacerdote. L’accesso era protetto da un paio di nemici, che facevano la guardia ai lati della porta.
Kisshu disattivò in un lampo le telecamere necessarie, uscì fuori dal nascondiglio e con il bracciale sparò un laser immobilizzante in direzione delle sentinelle, così da farle rimanere fisse in piedi fino alla fine dell’operazione. Poco prima dello scadere dei 15 secondi, l’extraterrestre riuscì a far saltare la serratura elettronica della porta. Dopo essere entrato, la lasciò leggermente accostata.
« Ce l’ha fatta! Ora tocca a noi! » pensò la ragazza.
Con un gesto della mano, fece capire a Mew Zakuro che dovevano aspettare 60 secondi prima di disattivare di nuovo le telecamere. I sorveglianti avrebbero pensato ad un cortocircuito per via dei piccoli incendi che erano in corso.
Allo scadere del tempo, Mew Ichigo manomise le telecamere e, dopo essersi guardata alle spalle, partì di scatto. L’amica la seguì, chiudendo la porta dietro di sé senza far rumore.
« E anche questa è fatta! » si disse la Mew gatto riunendosi con Kisshu nel vestibolo.
Gli appartamenti dell’Alto Sacerdote si affacciavano su un’ampia sala, dove si ergevano delle imponenti colonne corinzie volanti, tramite un balcone: il capo dei ribelli avrebbe tenuto da lì il suo discorso. 
La poca luce che c’era nelle sue stanze proveniva dall’affaccio sulla sala delle colonne e da alcuni bracieri emananti un odore molto pungente.
Kisshu materializzò i suoi Sai e fece cenno alle ragazze di avanzare molto lentamente. L’obiettivo si trovava a pochi passi da loro, voltato di spalle. L’Alto Sacerdote e la sua cerchia di collaboratori erano infatti sul balcone a salutare con la mano i fedeli: il comizio stava per iniziare. Dalle rumorose acclamazioni che giungevano alle loro orecchie, era chiaro che la sala sottostante fosse piena.
Mew Ichigo sapeva che bisognava togliere di mezzo prima gli scagnozzi (che erano tre) e poi, davanti a tutta la folla...
– Popolo di Deep Blue! Miei cari, bentornati e benvenuti! Il nostro Signore ha reso possibile anche questo incontro. Onore e gloria a Deep Blue! – esclamò l’Alto Sacerdote.
– Onore e gloria a Deep Blue! – ripeterono gli adepti.
Mew Ichigo fece apparire la sua Strawberry Bell.
« Piano... piano... » disse tra sé e sé, stringendo forte l’arma tra le mani e facendo un passo avanti. Il cuore le batteva fortissimo.
– La creatività è energia. L’universo esiste perché è l’animo creativo di Deep Blue. L’universo è energia. Ciò che smette di esistere ritorna nello spazio sotto forma di energia. La vita sembra creata dal nulla, ma in realtà viene da qualcosa che pervade l’intero universo: il nostro Signore Deep Blue. Egli entra nel cervello del vero credente e lo aiuta a capire i segreti della creazione e delle creature esistenti.
« E quindi dovete usare il cervello... » pensò la ragazza, facendo un altro passo avanti verso le tende rosse della porta del balcone.
– Tutti i nostri mali sono causati da chi sceglie di negare la rivelazione del nostro unico Creatore. Questa scelta è fatta inconsciamente da quelli che vivono nella menzogna e sono perciò peccatori. La menzogna! L’unica vera grande minaccia è la menzogna! Menzogna che i traditori Ikisatashi hanno osato portare a casa nostra! Menzogna che noi stessi abbiamo alimentato, mandandoli sul Pianeta Azzurro! Credevamo che volessero aiutarci, ma ci hanno solo privati della manifestazione del Sommo Deep Blue, alleandosi con le cinque assassine terrestri. Traditori e assassini!
– Traditori e assassini! – esplose furiosa e indignata la folla.
« Che delirio collettivo... » pensò la Mew gatto, alzando gli occhi al cielo.
– E il Consiglio non fa che assecondarli! Hanno ingannato tutti! Tutti! Così, mentre giorno dopo giorno rendono impuro il nostro amato Pianeta con le loro innumerevoli bugie, i ricchi e potenti si fregano compiaciuti le mani, sordi e ciechi davanti al nostro dolore!
Un boato di rabbia e di grida ostili si levò dai seguaci di Deep Blue.
– Ma oggi... oggi è diverso. Noi siamo diversi! Noi! Noi oggi abbiamo la grande opportunità di cambiare le cose!
La folla accolse quelle parole con un applauso fragoroso.
– Uniti possiamo fare di tutto!
Uno scroscio ancora più forte di applausi e grida di esultanza riecheggiò nella sala.
– E chiunque tenterà di ostacolarci, sarà spazzato via dopo il Luminoso Crepuscolo!
A quel punto, ci fu una tempesta incontenibile di applausi, di urli e di colpi battuti sul pavimento con i piedi.
« Buono a sapersi... » si disse Mew Ichigo, guardando i suoi compagni. Notò che Mew Zakuro aveva la sua fedele frusta in una mano e la pistola laser nell’altra. 
– Smettetela di razionalizzare, smettetela di mettere tutto in discussione, smettetela di cercare il perché di ogni cosa. Avete già la risposta alle vostre domande. La riflessione e l’analisi sono malattie che bloccano la rivelazione. Pensando troppo, la mente è confusa. Fidatevi di me! Liberatevi e lasciatevi andare pienamente a Deep Blue! – terminò l’Alto Sacerdote alzando le braccia al cielo, accompagnato da innumerevoli grida di assenso e di entusiasmo.
Mew Ichigo capì che per loro era giunto il momento di agire: erano tutti in posizione.
Qualcosa si mosse nell’ombra.
– Altrimenti la vostra anima sarà persa come quella dei nostri ospiti... – aggiunse lentamente il guru dei ribelli, voltandosi assieme ai suoi gregari.
Kisshu imprecò.
« Maledizione! Ci hanno scoperti! » pensò disperata la ragazza, guardandosi attorno. 
Erano circondati da soldati nemici.
L’Alto Sacerdote disse, mostrando un terribile sorriso: – Divertitevi ad uscire vivi da qui...
Scoppiando in una risata malvagia, si teletrasportò via con i suoi collaboratori.
Un istante dopo, le guardie gli furono addosso.
Un soldato fece un balzo verso Mew Ichigo cercando di trafiggerla con la spada, ma lei si abbassò, schivando il fendente, e contrattaccò, colpendolo alla schiena con la propria arma. La ragazza parò un secondo colpo, proveniente da un extraterrestre diverso. Poi si difese da un altro. E da un altro. E da un altro ancora.
« Sono troppi! » si disse.
– Ribbon Strawberry Surprise! – urlò, accecando i soldati che aveva vicino.
Approfittò di quel momento per cercare con lo sguardo i suoi compagni.
Kisshu aveva fatto fuori un sacco di guardie, però aveva perso i Sai e ora lottava strenuamente corpo a corpo con uno dei ribelli. In un attimo, tirò fuori il pugnale che portava lungo lo stivale destro e con un gesto repentino lo immerse fino all’elsa nel collo del ribelle. Con uno strattone, estrasse l’arma dal nemico, che stramazzò a terra, e si rimise in posizione, pronto ad affrontare il prossimo soldato. Colpì anche quel nemico con il pugnale, ma questi era troppo distante per essere ferito con precisione. La punta infatti scivolò sul petto dell’uniforme e deviò, facendogli solo un taglio sul fianco sinistro. Il ribelle si toccò il fianco, guardando inorridito il sangue che sgorgava dalla ferita. Nel mentre, un altro soldato stava correndo in direzione di Kisshu per saltargli addosso. Rapidamente, quest’ultimo tese il braccio destro in fuori, rigido. Il soldato si infilzò nella lama. Dopodiché, Kisshu estrasse fulmineo la pistola laser, puntandola contro il nemico ferito al fianco che aveva di fronte, e sparò.
Mew Zakuro, dal canto suo, stava colpendo tutti i ribelli che poteva, alternando la sua frusta di luce alla pistola laser.
– Ribbon Zakuro Pure! Ribbon Zakuro Pure! Ribbon Zakuro Pure!
Ma nonostante i loro sforzi, i soldati sembravano spuntare dal nulla come funghi.
« Accidenti! Sono davvero troppi! E chissà dove sono gli altri... il piano era di creare un altro incendio nella sala delle colonne, in modo da poter scappare. Adesso però è saltato tutto! » pensò Mew Ichigo, graffiando l’ennesimo nemico.
Le raffiche di una mitragliatrice la distolsero dai suoi pensieri. 
« Persil! »
Seguirono altri spari.
« Safran! »
Due membri del commando avevano raggiunto gli appartamenti dell’Alto Sacerdote. Ma dov’erano gli altri tre?
– Capitano... – esclamò Safran tra un colpo e l’altro – ... mi sa tanto che dobbiamo salutare i nostri ospiti e teletrasportarci dove sappiamo. Oramai i nostri nomi li sanno lo stesso. E poi è quasi ora!
– Dannazione! Recuperiamo i ragazzi! – disse Kisshu, colpendo un soldato con una sfera di energia, fatta con i Sai che aveva ripreso.
– Sono di sotto, li abbiamo lasciati nella sala delle colonne! Là Persil può liberarci il passaggio! – lo informò Safran, avvicinandosi al balcone.
– Signore, c’è un cambio di programma! – annunciò Kisshu in giapponese, così da non far capire nulla ai ribelli. Poi continuò: – Micetta, mi serve un po’ di luce. Ah, lupacchiotta, quando dò il segnale, molla tutto e fidati di me! Quindi... ora!
– Ribbon Strawberry Surprise! – gridò a pieni polmoni Mew Ichigo. Dopo che ebbe sferrato il suo attacco, sentì Kisshu cingerle la vita con un braccio e, in un battito di ciglia, venne teletrasportata vicino all’amica e poi di nuovo nel locale sottostante.
Molti dei seguaci che avevano preso parte al comizio si erano dileguati: la sala era praticamente vuota. Persil aveva sgomberato il passaggio aprendo il fuoco sulle sentinelle presenti.
Ma...
Aneth, Coing e Trèfle giacevano senza vita a terra, riversi nel sangue. Era una vista raccapricciante: i tagli e le ferite da spada che riportavano erano così numerosi da renderli quasi irriconoscibili.
– N... no... – sussurrò la Mew gatto, portandosi le mani alla bocca. 
Mew Zakuro si fece il segno della croce.
– Bastardi! – sibilò Kisshu. Chiudendo gli occhi ai compagni, continuò: – Dobbiamo riportarli indietro. Persil, Safran! 
– Agli ordini, Capitano! – mormorò Safran, prendendo tra le braccia il corpo di Coing.
Persil, essendo più massiccio, si caricò sulle spalle gli altri due, in silenzio.
All’improvviso, un venticello familiare scompigliò i capelli di tutto il commando: non erano i soli ad essersi teletrasportati... 
– Oh no! Ci sono altri soldati! – disse impaurita Mew Ichigo.
– Presto, andate! – ordinò Kisshu ai suoi sottoposti, facendo scintillare i Sai.
– Capitano, il portale... – iniziò Safran.
– Ci vediamo là. 
I due alieni chinarono la testa e sparirono in un attimo.
– Signore, vi chiedo un attimo di pazienza, poi sono tutto vostro. Ho alcune faccende in sospeso da sbrigare... 
Kisshu lanciò un grido di battaglia e partì alla carica verso il drappello di soldati. Come un animale selvaggio, riversò nella lotta furia e dolore, massacrando di fendenti tutti i nemici che gli si paravano davanti.
« Devo aiutarlo! » pensò Mew Ichigo, mettendosi in posizione di attacco.
– Ribbon...
Purtroppo non riuscì a finire la frase, perché la campanella della sua arma si staccò e cadde, tintinnando, vicino agli stivali di uno dei ribelli. Questi la raccolse, sghignazzando senza ritegno.
– NO! – urlò la ragazza, abbandonando ciò che restava della sua arma a terra e gettandosi in men che non si dica addosso all’alieno. Entrambi finirono a lottare corpo a corpo sul pavimento.
– Ridammi subito la mia campana, brutto ladro che non sei altro! – esclamò, cercando di strappargliela dalla mano.
« Devo riuscire ad usare il laser del bracciale! » si disse. 
Ma l’alieno stava avendo la meglio: le aveva bloccato il braccio sinistro per impedirle di usare il congegno a destra.
Un colpo di frusta schioccato sulle mani del soldato nemico risolse la situazione, costringendo l’extraterrestre a lasciare la presa. La campanella finì dietro una colonna, trillando più che mai.
– Mew Zakuro!
Con un altro colpo di frusta, la Mew lupo prese l’alieno e lo scaraventò contro un muro lontano, mettendolo ko.
– Fa’ attenzione, perdi pezzi! – la redarguì la compagna, correndo dietro la colonna e tirandole con un calcio la campanella.
– Grazie. Ma non ho tempo per rimetterla, bisogna aiutare Kisshu! Mew Zakuro... Mew Zakuro?
L’amica era ancora vicino alla colonna, in piedi e immobile.
« Ma che fa? Si sente bene? »
Aveva un’aria strana, sembrava... sembrava distratta.
– Shirogane... – disse piano la Mew viola, con gli occhi sgranati.
« Shirogane? »
Mew Ichigo non ebbe il tempo di pensare a quello che aveva detto la compagna: un potente getto di luce verde, lanciato dal fucile di un soldato muscoloso come un toro, colpì Mew Zakuro alla schiena, facendola cadere sulle ginocchia.
– Mew Zakuro! Cos... AAAH!
Questa volta fu lei ad essere colpita, ma alla gamba sinistra. Tre ribelli alieni l’accerchiarono immediatamente, sfoderando le loro spade.
– Bastardi! – disse Mew Ichigo in preda alla rabbia.
– Guardate che bella bambolina abbiamo qui... – disse uno di loro con tono viscido, senza smettere di fissarle il seno. Aveva gli occhi piccoli come quelli di un maiale.
Gli altri due ridacchiarono e fischiarono.
– Non so voi, ma io ho proprio voglia di giocare con lei... – continuò il primo mentre si toccava la patta dei pantaloni, avvicinandosi sempre di più.
La gamba le doleva in modo insopportabile, era a terra e non poteva alzarsi in piedi.
Ma non si arrese.
Non era una bambola.
Era una donna.
E anche senza la Strawberry Bell, era pur sempre una Mew Mew.
– Nyaaaa!
Prese il pugnale che aveva nascosto nella giarrettiera e lo lanciò verso il soldato che assomigliava a un suino, colpendolo al braccio. Un istante dopo, sfruttando l’effetto sorpresa, impostò il laser immobilizzante del bracciale e sparò a tutti e tre i nemici che la circondavano, colpendoli in pieno petto.
– Game over! – esclamò soddisfatta.
Ma non poteva cantare vittoria.
Provò a strisciare verso la sua compagna, cercando di avvicinarsi a lei per avere una mira migliore ed aiutarla.
Mew Zakuro stava cercando di divincolarsi dall’abbraccio mortale del soldato che le aveva sparato. Il suo avversario aveva una forza incredibile. Ciò nonostante, la ragazza strinse i denti e passò al contrattacco. Gli morse la mano e rotolò su un fianco, riuscendo a rialzarsi. Però, nella foga, perse la frusta. Cercò subito di riprenderla, ma l’alieno fu più veloce e la calciò lontano. Lei lo colpì in risposta con un calcio rotante in piena faccia. Estrasse poi la pistola laser e premette il grilletto, ma... era scarica! Si doveva essere scaricata quando erano nelle stanze dell’Alto Sacerdote!
L’alieno non esitò: l’afferrò per i capelli, la bloccò e le fece reclinare il capo all’indietro, puntandole il fucile alla gola.
– Noooooooooo! – gridò Mew Ichigo. Provò a fermarlo con il laser del bracciale, ma i suoi colpi andarono a vuoto.
Ad un tratto, un Sai sibilante andò a conficcarsi nel collo del bestione che teneva in scacco la sua amica.
– Kisshu!
Era vivo! Era ansimante e coperto di sangue altrui dalla testa ai piedi, ma era vivo! Era riuscito ad annientare da solo tutti i ribelli di cui si era occupato!
Il soldato ruggì di dolore e mollò la presa per sfilarsi il Sai, lasciando cadere Mew Zakuro. Così, una copiosa pioggia di sangue schizzò ovunque come una fontana: l’arma di Kisshu gli aveva reciso un’arteria e per lui non ci fu scampo.
Kisshu si precipitò accanto a Mew Ichigo.
– Ichigo! La tua gamba... stai sanguinando! Zakuro, sei ferita? Dobbiamo ritornare nella capanna! – fece l’alieno, parlando a raffica.
Mew Zakuro era ancora distesa a pancia a terra, con le braccia tese in avanti. Si stava riprendendo dallo shock che aveva appena subito.
Prima che Kisshu potesse teletrasportarsi dalla Mew viola, una porta oscura si aprì improvvisamente dietro di lei. Una frusta di luce si avvolse attorno ai piedi della ragazza, imprigionandoli, e in un attimo, Mew Zakuro venne trascinata per le gambe nell’oscurità.
   
 
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