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Autore: Mihawk_Akai    02/12/2019    2 recensioni
Chi è la madre di Luffy?
Una domanda che si pongono tutti e che, inevitabilmente, sono finita per pormi anche io.
Vi presento Gol D. Jolie e la sua storia: la storia della sua famiglia, la storia di come ha scoperto il mondo, la storia di come si è innamorata...
Perciò, mettetevi comodi. E godetevela.
~~~~~
Spero vivamente di avervi incuriosito.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul Mihawk, Gold D. Roger, Monkey D. Dragon, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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HEART’S STORM

Capitolo 8

 

Dopo la cena Jolie si fece per recarsi nella camera che Dragon le aveva “prestato”, ma si fermò. Infatti, vide il ragazzo andare verso la porta d’ingresso e non verso la sua camera.

- Non vai a riposare anche tu? - chiese, pentendosene subito dopo: non erano affari suoi, infondo.

Lui le lanciò un’occhiataccia, a conferma dei pensieri di lei, e uscì lo stesso. 

Jolie decise di non farci troppo caso e si ritirò finalmente nella sua stanza. Era buio, poiché ormai era calata la sera, e questo le impedì di vedere che l’anta dell’armadio era stata lasciata aperta, andandoci a sbattere contro con forza.

- Ahia! Ma che cazz... - Jolie imprecò ad alta voce prima di sentire un tonfo, come qualcosa di pesante che cade dall’alto, e zittirsi nuovamente. 

Cercò a tentoni la lampada ad olio, rischiando quasi di far cadere a terra pure quella, e la accese. Vide subito cosa aveva fatto cadere: un grosso librone rilegato in pelle, infatti, giaceva a terra davanti all’armadio, a pochi centimetri da dove prima stava in piedi lei.

Posò la lampada sul letto, in modo che illuminasse tutta la stanza, e si chinò a raccogliere il libro: - Cavolo! Se mi fosse caduto in testa avrei avuto come minimo una bella commozione cerebrale... -

Si sedette sul letto, appoggiando il libro davanti a lei e facendosi maggiormente luce con la lampada. Lesse finalmente quell’unica parola, scritta con una grafia elaborata e ordinata, posta in alto sulla copertina, a fare da titolo: Monkey. 

Un lampo di realizzazione la colse e, presa dalla sempre più crescente curiosità, aprì quel libro, anzi meglio, album. Appena lo fece, infatti, trovò pagine su pagine piene di fotografie con, di lato, una didascalia indicante nome, cognome ed età delle persone raffigurate e una piccola frase di commento. Tutto con la stessa grafia elegante del titolo. Capì quasi subito di avere tra le mani l’album di famiglia di Dragon e questo la portò a chiuderlo all’istante, non volendo intromettersi così tanto nella sua vita privata. Non erano mica così intimi! Anzi!, a malapena potevano definirsi amici... Così ripose l’album nell’armadio e si sdraiò tra le coperte, intenzionata a farsi una sana dormita. 

Ma il suo cervello sembrava essere di tutt’altra opinione.

Le impedì di dormire, costringendola a girarsi e rigirarsi nel letto, mentre le ricordava costantemente che in quell’album avrebbe potuto esserci qualcosa di interessante (come, per esempio, delle foto di Dragon da piccolo). Perché la sua mente considerasse questa cosa così importante da privarla del suo amato sonno per ricordargliela, ancora non lo sapeva. O meglio, sapeva che un motivo c’era sicuramente ma non riusciva a capire. Ma infondo non c’era motivo di stupirsi: lei stessa non si sarebbe descritta una persona molto sveglia.

A salvarla dai suoi stessi pensieri fu il suddetto ragazzo, che venne a bussare alla sua porta. 

- Jolie? -

Ma la ragazza proprio non aveva voglia in quel momento di parlare con lui, perciò finse di non averlo sentito poiché addormentata.

- Jolie, so che sei sveglia. Apri che è importante. -

La ragazza non rispose ma poi si sentì in colpa e si alzò, facendo come richiesto.

- Che c’è? - chiese, bruscamente. Non voleva essere scortese, solo non era riuscita a dormire e il motivo la tormentava. Lui non ci fece caso o forse, semplicemente, decise di ignorare, con molto tatto, la cosa.

- I tuoi genitori sono venuti a cercarti: stanno bussando a tutte le case e ci vorrà poco prima che vengano anche qui. -

Jolie s’irrigidì: immaginava che avrebbero provato a cercarla ma sperava che non si sarebbero avvicinati così tanto. Infondo, voleva dire che avrebbero dovuto inoltrarsi in una foresta sconosciuta piena di animali feroci nel cuore della notte! E sua madre odiava le foreste. 

Un po’ le fece piacere che fosse più importante di quell’odio ma davvero non aveva voglia di vederli ora. L’avrebbero costretta ad andare via e lei si trovava così bene lì, con Dragon. 

- Non voglio vederli. - affermò sicura. 

Dragon fece un mezzo sorriso: - Immaginavo. - le tese una mano  che la ragazza afferrò senza esitazione, nonostante non sapesse nulla di ciò che aveva in mente il ragazzo - Vieni. Andiamo. -

- Dove? - chiese, mentre lo osservava spegnere tutte le lampade che illuminavano la casa, sempre tenendole la mano.

- Fuori. - ghignò quando si girò a guardarla - Giochiamo a nascondino. -

La dolce risata di Jolie accompagnò la loro fuga dalla finestra nell’esatto momento in cui i suoi genitori vennero a bussare alla porta.

Furono visti, naturalmente, ma forse un po’ era quella l’intenzione: farli penare ancora di più.

Quando sentì i suoi genitori chiamarla, Jolie rise ancora più forte, lasciandosi trascinare, senza timore alcuno, da Dragon nell’oscura foresta che si parava davanti a loro. 

Videro e sentirono i genitori della ragazza rincorrerli ma non si fermarono: continuarono a correre nonostante fosse buio e non vedessero dove mettevano i piedi. Corsero per parecchio, fino a quando Jolie non ebbe bisogno di fermarsi: - Dragon, aspetta. Fermiamoci un secondo. - 

Lui non le rispose, limitandosi a lasciarle la mano e a fare come gli aveva chiesto. Jolie si appoggiò ad un tronco, ansimando per la fatica. Riposarono giusto qualche secondo prima che Dragon le ordinasse di riprendere a correre. - Perché? - chiese lei: ormai li avevano seminati... 

La luce delle lampade li raggiunse all’improvviso. - JOLIE! VIENI QUI. ORA! - la chiamò suo padre, la rabbia a mascherare la sua preoccupazione.

Un attimo di panico la raggiunse, ma fortunatamente Dragon la riscosse: - Corri, Jolie, CORRI! - Si alzò in fretta e lo seguì dove gli alberi erano più fitti.

- Dragon più piano! Non riesco a starti al passo! -

Accelerò per provare a raggiungerlo, non notando che lui aveva subito fatto come chiesto, peccato che non andò tanto lontano. 

Non avendo più lui ad aprirle la strada, infatti, urtò violentemente una radice d’albero, finendo a rotolare per terra.

- Ahia! Che male! Ahh! - gemette Jolie, stringendosi la caviglia che nella caduta di era storta e che ora pulsava dolorosamente.

Dragon la raggiunse pochi istanti dopo: - Stai bene? - chiese.

La ragazza annuì, anche se per nulla convinta: - Sì, sì, sto bene. Ho solo preso una botta alla caviglia... Non importa. Andiamo, prima che ci raggiungano! -

Fece per alzarsi ma si accasciò a terra di nuovo, appena provò a mettere anche solo pochissimo peso sulla caviglia. - Merda! Dobbiamo andare o ci raggiungeranno e avrò il doppio della strigliata, se mi vedono conciata così! - piagnucolò Jolie, più a se stessa che al ragazzo di fianco.

Dragon sbuffò, leggermente irritato da quella situazione. - Prima cadi dal burrone e ora inciampi su una radice. Ma guardare dove metti i piedi ti sembra un’idea così pessima? -

La ragazza brontolò qualcosa su fatto che non era colpa sua se era una persona distratta ma lui la ignorò completamente. Sbuffò ancora quando intravide nuovamente le luci delle lampade in avvicinamento. - Ma tu guarda un po’ cosa mi tocca fare... - borbottò. - Eh? - 

Prima che Jolie potesse ribattere, spalancò le sue ali e la prese in braccio, per poi spiccare il volo. La ragazza lanciò un urlo.

- Che stai facendo? Mettimi giù! Subito! - fece, mentre mentalmente respingeva il terrore per l’altezza e ringraziava la notte per nascondere le sue guance rosse d’imbarazzo.

Dragon ghignò. Era così divertente...

Jolie lanciò un’altro urlò quando il ragazzo si fermò improvvisamente a mezz’aria, come unico movimento il leggero oscillare dovuto allo sbattere d’ali. Chiuse gli occhi, allacciando le braccia al collo di Dragon e stringendolo con forza.

- Ehi! Non ti allargare! Cos’è tutta questa confidenza? - fece lui, irritato (?), cercando di allontanarla senza, però, farla cadere. Si bloccò quando la sentì tremare: - Jolie... che ti prende? -

- Non voglio guardare giù... - si lasciò sfuggire una risata leggermente isterica - Buffo, vero? Questo pomeriggio ti avevo chiesto se potevi portarmi in volo e ora che lo stai facendo ho paura. - 

Dragon rimase a guardarla e Jolie, nonostante non lo vedesse, percepì il suo sguardo e si spiegò meglio: - Se guardo in basso ho la sensazione di cadere... e lo detesto. -

Lui ridacchiò e la ragazza si offese: - Che c’è tanto da ridere? Sono certa che anche e tu hai avuto paura le prime volte! - 

Dragon ridacchiò ancora e Jolie stava per replicare di nuovo quando...

- Fidati. -

Jolie smise di tremare. Allentò la presa delle braccia, allontanando la testa dall’incavo del collo di Dragon, dove l’aveva nascosta in precedenza, per guardarlo in faccia. Incatenò il suo sguardo sorpreso con quello serio di Dragon, per poi annuire piano. 

Lui, allora, la esortò con lo sguardo ad abbassare gli occhi.

La ragazza esitò ancora. Cercò l’ennesimo supporto dall’amico, trovando sul suo volto un leggerissimo sorriso. 

Fidati, ripetevano i suoi occhi, non ti lascio cadere.

A quel punto sorrise anche lei e abbassò lo sguardo.

Le vertigini la colsero appena inquadrò, nel buio, la foresta sottostante. Istintivamente si ritrasse, stringendosi a Dragon. Ma ormai aveva guardato e, ragionando ora a mente fredda, non aveva sentito solo le vertigini. Il vento, le chiome degli alberi...

Guardò di nuovo, questa volta intenzionata a osservare accuratamente.

Mano a mano che analizzava i vari dettagli, le vertigini diminuivano, fino a scomparire del tutto.

- Wow... - sussurrò Jolie, per poi sentire il suo amico parlare: - E in movimento è ancora meglio. -

Ora che la paura e le vertigini erano scomparse, non c’era più nulla a fermarla: - Vediamo, vediamo! - 

Dragon mise più forza nelle ali, salendo sempre di più verso il cielo. Jolie osservò sbalordita il terreno rimpicciolirsi sotto i suoi piedi, per poi guardare in alto: sembrava che ad ogni colpo d’ali fossero sempre più vicini a quel cielo notturno ma, allo stesso tempo, pareva che questo si allontanasse. Non aveva parole. E, per lei che parlava anche mentre dormiva, era una cosa incredibile. 

Per un attimo ebbe un pessimo presentimento. Fece per commentare quella sensazione quando si sentì precipitare. 

Urlò a squarciagola, stringendosi a Dragon e sentendolo ridere come mai prima. Il ragazzo eseguì un po’ di acrobazie e scatti in aria, per poi atterrare su un ramo di un albero. 

- CRETINO! - urlò Jolie, tirando con forza un pugno contro la sua spalla. Le sue orecchie si riempirono della risata di Dragon, profonda e rassicurante.

Jolie mise il broncio, fece per scendere e mettersi in piedi di fianco a lui sul ramo ma venne trattenuta con fermezza. Lanciò uno sguardo perplesso al ragazzo che, in risposta, alzò gli occhi al cielo: - Certo che certe volte proprio non ci arrivi, eh? Bene, allora mettiamola così: come pensi che succederebbe se, con la caviglia conciata in quel modo, ti appoggiassi su una superficie instabile come un ramo d’albero? Sospeso a 7 metri dal suolo, oserei aggiungere. -

A quello la ragazza tremò un attimo e tornò ad aggrapparsi all’amico, che ridacchiò nuovamente. 

- Ti detesto. - borbottò Jolie a denti stretti, stufa che Dragon ridesse di lei. 

Jolie sbuffò: - E adesso? Non possiamo tornare a casa tua, sarà il primo posto in cui torneranno a controllare... -

- C’è un’altra casa nella foresta, oltre alla mia. L’idea era di andare lì. Sarà un po’ impolverata, dal momento che è disabitata da un paio di mesi, ma ce la possiamo cavare. -

- E se trovassero anche quella? - chiese Jolie, leggermente allarmata.

Dragon le sorrise, perfettamente tranquillo: - Impossibile. - la ragazza aprì la bocca per parlare ma lui la bloccò subito - Capirai per strada. - Detto questo, spalancò le ali e spiccò nuovamente il volo. 

Volarono per qualche minuto, prima che il ragazzo si abbassasse di  quota, atterrano sull’erba, davanti all’albero più grande della foresta.

A quel punto Dragon appoggiò Jolie, su una delle radici sporgenti dell’albero prima di spostarsi di fianco al tronco e afferrare delle corde, per poi tirarle e togliere la copertura (che in tutto e per tutto assomigliava al terreno) da una specie di botola.

Prese nuovamente la ragazza in braccio, per poi saltare all’interno di quello che, ora che Jolie poteva guardarlo meglio, era una galleria scavata nel terreno. La fece quindi sedere su una roccia sporgente, che sembrava modellata apposta per fare da sedia, e chiuse la botola dall’interno e tornò da lei.

- Ora capisci perché non ci troveranno mai? -

Jolie sorrise, annuendo. Dragon la fece salire sulla propria schiena e proseguì lungo quello stretto tunnel. Finalmente, dopo quasi un quarto d’ora di camminata nel tunnel, arrivarono a quella casetta ed entrarono. 

- Com’è impolverata! - esclamò Jolie, tossendo. -

- Non ci vive più nessuno da 4 mesi abbondanti, è normale. - rispose Dragon, tirando un calcio ad una sedia che si trovava in mezzo al corridoio - E il proprietario non era un amante dell’ordine. - completò il ragazzo con toni schifato, facendo ridacchiare Jolie che ben ricordava con che ordine maniacale l’amico tenesse le proprie cose. 

Dragon andò a passo sicuro verso l’ultima stanza in fondo a destra, aprendo la porta con un piede. Jolie trattenne il fiato: la camera era ordinatissima ma, soprattutto, era sui toni del verde, con un ovvio tocco femminile. La ragazza provò l’impellente bisogno di uscire da quella che aveva intuito fosse la camera della proprietaria dello yukata che indossava. Cercò di reprimerlo ma un’espressione schifata le scappò. Fortunatamente, Dragon ebbe il tatto di non farglielo notare. 

Si limitò a prendere delle bende e fasciarle la caviglia storta. 

- Riposa. - le disse, quando ebbe finito - Ne hai bisogno. -

E lasciò la stanza, prima che la ragazza potesse replicare.

Jolie guardò il letto, su cui al momento era seduta: - Io non dormo. -

Ma Dragon aveva ragione, era troppo stanca per questa opzione. Così si limitò a sdraiarsi per terra, su uno dei due tappeti, e a coprirsi con l’altro. 

“È poco igienico!” 

La voce di sua madre le passò per la mente ma la scacciò velocemente: sempre meglio che dormire su quel letto. 

Quando, un paio d’ore dopo, Dragon venne a controllare se era tutto a posto, si lasciò sfuggire un ghigno.

- E poi non era gelosa... -

 

Angolo dell’Autrice:

 

Konnichiwa minna-san! Finally I’m back! 

Non ho idea di quanto tempo sia passato dall’ultimo aggiornamento ma teme proprio parecchio tempo ma, eh!, ho un’attenuante! Questo capitolo è stato un parto: per quanto lo cambiassi aveva sempre qualcosa che non mi convinceva! Così dovrebbe andare ma non si sa mai! 

Fatemi sapere cosa ne pensate (bastano anche solo 2 righe di commento, come sempre accetto anche critiche).

Detto questo mi eclisso.

A presto (spero).

Mihawk_Akai

   
 
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