Anime & Manga > Rozen Maiden
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Autore: Phobos_Quake 3    04/12/2019    0 recensioni
Ambientato tra la prima e seconda stagione della serie classica (2004). Un ragazzino di dodici anni, chiamato Mitsuo, trova in una villa abbandonata una bambola. Una volta caricata, questa prende vita e si presenta come il prototipo di Rozen Maiden. Non avendo un nome, Mitsuo la ribattezza Rei, ignorando completamente i suoi veri propositi!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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***
 

Quartiere Di Shibuya, parco, esterno, giorno.
 
Parte la canzone WHERE DO THE CHILDREN PLAY? Di Cat Stevens. Quattro ragazzini di dodici anni stanno giocando a palla nel parco. In fondo, è estate. Il primo ragazzino si chiama Kenichi, ha capelli scompigliati marroni, indossa una maglia azzurra a maniche lunghe e pantaloncini blu. Il secondo è Hiroshi, ha i capelli corti bordeaux con una maglia color verde acqua e pantaloncini viola. Infine ci sono Noburo, capelli lunghi fino alle scapole con una maglia gialla, l’unica ad avere le maniche corte, pantaloncini blu e porta gli occhiali, e Mitsuo, capelli a caschetto e indossa una maglia bianca e pantaloncini verdi. Durante la partita, quest’ultimo lancia la palla così forte, in puro stile Holly E Benji, che raggiunge un cancello, lo apre e sfonda la finestra di una lussuosa villa abbandonata non molto lontana dal parco e a quel punto la canzone s’interrompe.
 
Noburo:
Bravo Mitsuo! Sei stato proprio bravo a tirarla all’interno di quella villa!
 
Mitsuo:
Quante storie, Noburo! Adesso vado a recuperarla!
 
Kenichi:
Io… io non mi fiderei! Avete sentito le voci su quella casa no?
 
Hiroshi: [tremando come una foglia]
Già! Kenichi ha ragione…
 
Noburo: [ridendo sotto i baffi]
E cioè?

Kenichi:
In quella casa è stato commesso un omicidio suicidio e dicono che il fantasma del proprietario ancora infesti le mura della villa!

Hiroshi:
Per questo non è mai stata abbattuta! Per paura della sua collera!

Noburo e Mitsuo iniziano a ridere.
  
Noburo:
Ancora credete a queste scemenze? Non esistono i fantasmi
 
Gli altri due non dicono più nulla, ma continuano ad essere preoccupati ed agitati.
 
Mitsuo: [sospirando]
Facciamola finita! Io vado a recuperare la palla!
 
Così si dirige verso l’enorme cancello di ferro arrugginito semi aperto e si ferma a fissarlo. Non si rende conto di quanto tempo è lì fermo impalato a fissarlo, ma ci pensa Noburo a destarlo.
 
Noburo:
Beh, che c’è? Hai già esaurito il coraggio?
 
Mitsuo: [voltandosi verso di lui]
Oh! Taci un po’, quattrocchi!
 
Deglutisce, fa un lungo sospiro e finalmente lo varca.

Noburo:
Ok… sai cosa? Ci ho ripensato! Torna indietro! Al diavolo la palla! Non è sicuro!
 
Mitsuo: [deluso]
Che grandi coraggiosi che siete! Suvvia! È solo una villa abbandonata. Cosa volete che succeda o che ci sia?

Noburo, Kenichi e Hiroshi: [all’unisono]
Un balordo, per esempio?
 
Mitsuo:
Capirai! Se osa toccarmi gli faccio due mosse di karate!
 
Hiroshi:
Comunque, io eviterei! Potrebbe crollare da un momento all’altro!
 
Mitsuo sbuffa e così si avvia verso la villa ignorando le urla imploranti degli amici. La villa ha un aspetto decadente, ma nonostante questo è ancora intatta e affascinante. Inoltre, è quasi tutta coperta da rose. Il ragazzino si avvicina all’entrata della villa.  

Noburo:
No, no, ragazzi! Io… io non voglio avere responsabilità! Perciò… telo!
 
Kenichi e Hiroshi:
Concordo!
 
E corrono via. Mitsuo li guarda allontanarsi con la coda tra le gambe.
 
Mitsuo:
Tsk! Conigli…
 
Rivolge lo sguardo alla porta nera dove c’è una targa in bronzo con su scritto Rozen.
 
Mitsuo:
Deve trattarsi del nome del padrone di casa…
 
Mitsuo apre la porta ed inizia a cigolare esattamente come fanno tutte le porte delle case abbandonate, o infestate, nei film horror.
 
Mitsuo: [pensando]
Ecco! Partiamo bene…
 
Questo, però, non lo fa indugiare ed entra.

***


Villa, interno, giorno.

Mitsuo si mette subito alla ricerca della palla e dopo averla trovata nella sala da pranzo, la prende, la mette sotto il braccio sinistro, ma prima si fa un’autoscatto come prova per i suoi amici che ce l’ha fatta senza alcun problema, e poi si avvia all’uscita. Una volta fuori, però, si ferma di colpo.

Mitsuo: [pensando]
Già che ci sono… perché non visitarla? In fondo è giorno… e i fantasmi sono più attivi di notte!

Comincia a visitare la villa da cima a fondo. In una stanza che ha tutta l’aria di essere uno studio, trova su una libreria sette piccole sedie dorate con l’imbottitura rossa.
 
Mitsuo: [pensando]
Forse quel Rozen aveva una figlia la quale possedeva sette bambole!
 
Dopo poco, nota una botola alzata. Si avvicina e vede una scala in pietra molto lunga.
 
Mitsuo: [pensando]
Sicuramente conduce a qualche cantina. Oppure è un laboratorio segreto! Sarebbe figo. Io adoro i laboratori! Per questo voglio diventare un chimico!
 
Decide quindi di scendere la lunga scalinata e parte la canzone UNDERGROUND di David Bowie. Quando il buio si fa più scuro, prende il cellulare e accende la torcia. Quando giunge alla fine della scala, si guarda attorno e una volta individuato l’interruttore spegne la torcia e accende la luce. Grande è la sua meraviglia nel ritrovarsi in quello che ha proprio pensato: un laboratorio dove il vecchio proprietario creava bambole. Si capisce perché ci sono molti barattoli pieni di occhi, corpi “grezzi” di bambole, ovvero senza capelli, bocca e occhi, oppure pezzi sparsi assortiti come gambe, teste e braccia. Gli occhi del ragazzino, poi, si soffermano su qualcosa sopra una mensola non particolarmente in alto. Si tratta di una bambola, con gli occhi chiusi, su una sedia a dondolo. Il suo aspetto non è come quello delle altre Rozen Maiden, però. Se i loro visi danno più l’impressione di essere delle persone vere, anziché delle bambole, quella trovata da Mitsuo non lascia alcun dubbio. La sua bocca è la stessa di certe marionette che si vedono in giro. A parte questo, la sua pelle è candida come la neve, i suoi capelli lunghi, neri e coperti da un velo da sposa dello stesso colore. Indossa un corpetto, sempre nero, a maniche lunghe e la gonna è come quella di Shinku. Anche le scarpe sono identiche a quelle della quinta bambola. L’unica differenza è il colore, ovvero nero, e non hanno nessuna rosellina. Attorno al collo ha una sorta di collana bianca di stoffa, a forma di fiori, e con una spilla a goccia nel mezzo. Nera, ovviamente. Mitsuo rimane a fissare la bambola per parecchi minuti, quando poi il suo sguardo si posa sulla chiave a carica accanto alla sedia a dondolo. A quel punto, la canzone s’interrompe.
 
Mitsuo: [pensando]
Quella… sarà sua…
 
Così, prende la bambola, le mette la chiave a carica nel foro che ha dietro la schiena e inizia a girare. Una volta che non gira più, il ragazzino toglie la chiave e rimette la bambola seduta sulla sedia a dondolo. Passano pochi, pochissimi secondi e la sedia inizia a dondolare.
 
Mitsuo: [pensando perplesso]
Sarà colpa del vento…
 
Ma non c’è neanche un filo d’aria. A un tratto, la sedia si ferma e la bambola spalanca gli occhi di colpo. Mitsuo allora sussulta, indietreggia e cade di sedere sul pavimento. La bambola dagli occhi viola inizia a ridere, dopodiché scende dalla sedia, si solleva leggermente da terra, fluttua verso il ragazzino, che ancora trema di terrore, e gli atterra davanti.
 
Mitsuo: [balbettando per il terrore e tremando]
La… la… la b… la b… la ba… bambola… assa… assassina…
 
Bambola:
Tu… chi sei?
 
Mitsuo: [sorpreso]
Eh?
 
Bambola:
Ho chiesto: chi sei? E dov’è Rozen?
 
Mitsuo:
Ehm… io… io… mi chiamo Mitsuo! Mitsuo Fujio!
 
Bambola: [annuendo]
E dov’è Rozen? Tu lo sai?
 
Mitsuo:
N… no… non… non lo so! Penso…
 
Bambola:
Mh?
 
Mitsuo:
Penso sia morto! Sono… sono passati molti anni, dopotutto!
 
Bambola: [perplessa]
Anni?
 
La bambola inizia a guardarsi attorno come smarrita.
 
Bambola:
In che… in che anno siamo?
 
Mitsuo:
Ehm… siamo nel 2019!
 
La bambola indietreggia continuando ad avere un’espressione confusa e smarrita.
 
Bambola: [sussurrando e ripetendolo all’infinito]
Non… non è possibile!
 
Si solleva in volo, si dirige verso la sedia a dondolo, si siede e inizia a dondolarsi.
 
Bambola: [sussurrando]
P… padre…

Mitsuo, che era rimasto immobile a guardarla, si alza e le si avvicina.
 
Mitsuo:
Va… va tutto bene?
 
Bambola: [gridando un po’]
No che non va bene! Mi sono risvegliata in un mondo senza più un padre! Sì, esatto. Rozen mi ha dato la vita! Quindi lui è… era mio padre!
 
Mitsuo: [con sguardo triste]
Mi… mi dispiace! Ti capisco! Anch’io non ho più un padre!
 
La bambola, a quel punto, si addolcisce.
 
Bambola:
S… scusa… non volevo gridare!
 
Mitsuo: [sorridendo]
Posso chiederti una cosa?
 
Bambola: [annuendo]
Dimmi!
 
Mitsuo:
Come ha fatto Rozen a… darti la vita?
 
Bambola:
Hai mai sentito parlare dell’alchimia?
 
Mitsuo:
Sì… più o meno!
 
Bambola:
Ecco! Con quella, ha creato un magico gioiello, chiamata Rosa Mystica, che è la fonte vitale di ogni Rozen Maiden!
 
Mitsuo:
Rozen Maiden?
 
Bambola:
È questo il nome che ha dato alle sue bambole! Io… io sono stata la sua prima Rozen Maiden. O meglio, il suo prototipo di Rozen Maiden!
 
Dissolvenza ondulata in entrata, Villa Di Rozen, laboratorio, interno (Flashback)
 
Rozen è nel laboratorio, di spalle. Inquadrato da davanti, è impegnato nel creare la Rosa Mystica. Una volta completata, si allontana avvicinandosi a una mensola in cui c’è il prototipo di Rozen Maiden, seduta sulla sedia a dondolo, e inizia a darle gli ultimi ritocchi. La veste e le mette il velo da sposa nero sulla testa. Dopodiché, torna davanti alla fluttuante Rosa Mystica, mette la mano sotto, senza bisogno di toccarla, la sposta tranquillamente e la inserisce magicamente nel petto della bambola che emette un bagliore intenso. Pochi secondi e la Rozen Maiden apre gli occhi e osserva l’uomo che ha davanti a sé.
 
Rozen: [sorridendo felice e con gli occhi lucidi]
Ce l’ho fatta! Ha funzionato! L’esperimento ha avuto finalmente successo dopo innumerevoli tentativi infruttuosi!
 
Bambola: [disorientata e confusa]
Chi… chi sei? Dove sono?
 
Rozen:
Mi chiamo Rozen e questo è il mio laboratorio. È qui che io ti ho creato e dato la vita con un magico gioiello, chiamato Rosa Mystica, creato sempre da me con l’alchimia! Tu sei una mia Rozen Maiden! Il prototipo a dirla tutta!
 
Rozen Maiden Prototipo:
Prototipo?
 
Rozen: [sorridendo]
Proprio così!
 
La bambola, anche se non comprende bene, annuisce. Rozen le spiega e insegna come usare alcuni suoi poteri, oppure le fa ascoltare della musica, poi l’abbraccia. All’inizio lei è sorpresa e rimane immobile, ma poi lo abbraccia anche lei. A un tratto, però, Rozen le mette la chiave a carica nel foro dietro la schiena e la gira fin quando non si ferma.
 
Rozen Maiden Prototipo:
Ma… ma cosa… fai… padre?
 
La Rozen Maiden si sente misteriosamente stanca e il suo corpo inizia ad irrigidirsi. Rozen le toglie la chiave dalla schiena, la prende tra le braccia, la rimette seduta sulla sedia a dondolo sopra la mensola, posa accanto ad essa la chiave e poi si rimette a lavorare sulla Rosa Mystica. La bambola, mezza addormentata, riesce a vedere che, dopo molti giorni, ne crea sei e contemporaneamente crea Suigintou, Kanaria e le altre Rozen Maiden e dà loro la vita. Riesce anche a sentire il discorso sull’Alice Game e di Alice, la bambola perfetta, ma subito dopo si addormenta.
 
Dissolvenza ondulata in uscita, fine flashback
 
Rozen Maiden Prototipo: [con tono di voce contrariato]
Una volta che ha visto che il suo esperimento era riuscito, usò la chiave a carica, mi mise seduta sopra questa sedia a dondolo su questa mensola e lentamente mi addormentai! Ma molto lentamente perché riuscii a vedere con che dedizione si dedicava nel creare le altre sei Rozen Maiden. Le ha create dando loro un aspetto molto più umano. In qualunque modo le guardassi, avevano un viso da ragazze e non di bambole! Al contrario di me, che come puoi ben vedere il mio aspetto non lascia dubbi sulla mia natura di bambola, loro non lo sembrano affatto. Inoltre, Rozen ha dato perfino dei nomi a tutte loro! Io, invece, sono rimasta a dormire qui, abbandonata come fossi semplicemente un giocattolo rotto e senza neanche darmi un nome!
 
Mitsuo l’ascolta con aria triste.
 
Mitsuo: [pensieroso]
Se lei ha detto di essere un prototipo è praticamente la Rozen Maiden numero zero proprio come Proto Man, il fratello di Mega Man, nel videogioco omonimo! Zero… ovvero Rei! Questo sì che andrà bene come nome!
 
La bambola nota che il ragazzino è soprappensiero.
 
Rozen Maiden Prototipo:
A cosa stai pensando?
 
Mitsuo:
Ad un nome da darti!
 
Rozen Maiden Prototipo: [sorpresa]
Mah! Lascia stare! Non ha più importanza, ormai!
 
Mitsuo: [sorridendo]
Troppo tardi, ormai ho deciso! Ti chiamerò Rei!
 
La bambola rimane in silenzio per qualche secondo.

Rei:
Mi piace! Grazie!
 
Mitsuo sorride, poi guarda l’orologio. Segna le 12:57.
 
Mitsuo:
Bene! Ehm… credo sia ora che me ne vada!
 
Rei: [con sguardo triste]
Dove… dove vai? Mi… mi lasci sola anche tu?
 
Mitsuo:
Stai tranquilla! Tornerò a trovarti! Solo che ora devo tornare a casa. Mia madre potrebbe preoccuparsi!
 
Rei:
M… ma…

Mitsuo le sorride, si gira dandole le spalle e si dirige verso la porta del laboratorio. Il suo piede sinistro è praticamente fuori.
 
Rei: [fuori campo]
Aspetta!
 
Mitsuo si ferma, ma senza voltarsi.
 
Mitsuo:
Che c’è?
 
Rei:
Perché non mi porti con te?
 
Mitsuo: [voltandosi di scatto]
Che… che cosa? No! Non… non puoi chiedermi una cosa del genere! Se qualcuno vedesse una bambola fluttuare scapperebbe terrorizzato!
 
Rei:
Allora prendimi in braccio. Non preoccuparti, anche se ho la sedia a dondolo in mano è così leggera che non ne sentirai affatto il peso!
 
Mitsuo:
A… anche questo è fuori questione!

Rei ci rimane visibilmente male.
 
Rei:
Prima di addormentarmi, ho visto Rozen dare alle sei Rozen Maiden un anello magico con una rosa, dicendo che se qualcuno la bacia, diventa il servitore della bambola. O meglio, il medium. Se lo avessi avuto anch’io, adesso anche tu saresti il mio medium!
 
Mitsuo: [sospirando di sollievo]
Ho avuto una grande fortuna, allora!
 
Mitsuo nota nel viso della bambola molta tristezza, ma anche tanta rabbia.
 
Mitsuo:
Ascoltami…
 
Rei:
Mh?
 
Mitsuo:
Vedi, se io adesso vado in giro con una bambola tra le braccia, qualcuno penserebbe che l’ho rubata da qualche parte oppure che sia un ragazzo strano. Sono un maschio, dopotutto! E i maschi non giocano con le bambole!
 
Rei: [sospirando e alzando lo sguardo al cielo]
Quanti problemi vi fate voi umani! Vieni con me!
 
Rei si solleva in aria e inizia a fluttuare, prende la sedia a dondolo ed esce fuori dal laboratorio. Mitsuo, quindi, la segue. Tornano al piano di sopra e si dirigono in una camera da letto. Lì, vi è un grosso specchio ovale. Quando Rei si avvicina quest’ultimo s’illumina intensamente.
 
Mitsuo:
Ma che… che succede?
 
Rei:
Non sarò stata dotata dell’anello magico, ma per quanto riguarda questo potere, che hanno tutte le Rozen Maiden tra l’altro, non mi manca di certo! Adesso chiudi gli occhi, dammi la mano e pensa intensamente a casa tua!
 
Mitsuo:
O… ok…
 
Il ragazzino fa come richiesto e chiude gli occhi.
 
Rei:
Molto bene!
 
La bambola guarda lo specchio, li vediamo poi di spalle e si avviano entrambi varcandolo.



Nota 3: Ho deciso di ambientare questo Rozen Maiden The Movie nel 2019, nonostante la serie di riferimento sia la classica del 2004 e non il remake del 2013, perché tra i vari movimenti musicali di Kanaria, compariranno brani che vanno ben oltre quell'anno (tipo 2008 o 2017 ad esempio).

Nota 4: L’aspetto di Rei è simile a quello di Abby The Witch che appare nella Firefly Fun House, una serie di segmenti inseriti all'interno degli show di wrestling della WWE.

   
 
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