Serie TV > Elisa di Rivombrosa
Segui la storia  |       
Autore: Crudelia 2_0    05/12/2019    2 recensioni
Bussa alla tua porta dopo quelli che ti sono sembrati secondi troppo, troppo brevi.
Vi scambiate saluti e formalità privi di importanza, inudibili sotto il rombo nelle tue orecchie. Poi un’affermazione infrange quel vetro, l’ultima tua protezione.
“Dovreste togliervi la veste.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 5
 
 
 
 
"Dottore, siete qui?" La voce velatamente preoccupata di Bianca vi raggiunge, ma voi siete già voltati nella sua direzione.

I suoi occhi attraversano le vostre figure fino a fermarsi alle mani di Antonio che ancora ti stringono i gomiti. "Signora Marchesa, non vi sentite bene?"

"Sto bene." Dici, facendo un passo indietro, sottraendoti al suo calore, ma noti che la sua attenzione è già ritornata sull'uomo al tuo fianco.

"Dottore, dovete venire. Il Marchese..." Stringe le labbra, tormentandosi le mani. I suoi occhi saettano nella tua direzione carichi di significati.

Senti che borbotta qualcos'altro, ma non lo cogli, troppo impegnata a scrutare nello sguardo che Antonio ti ha rivolto.

Capisci all'istante i suoi dubbi, ma ti ritrovi comunque ad annuire.

Contraria o meno, lo curerà ugualmente, anche se significa prolungare la tua tortura.

Un cenno con la testa ed è già scomparso dietro la porta, mentre tu ancora ti senti scombussolata dall'intensità delle parole silenziose che sono intercorse tra di voi.

Non ti rendi neanche conto che Bianca ti sta aiutando a vestirti finché non la costringi anche ad acconciarti i capelli. Potresti farne a meno, vista la probabile gravità, ma certe abitudini sono troppo radicate.

Quando giungi davanti alla camera di tuo marito saranno passati appena una decina di minuti, dalla porta chiusa senti arrivare rumori indistinti e frammenti di parole ordinate con la voce conciata di Antonio.

Ti siedi per un momento sul divanetto a ridosso del corridoio per poi alzarti subito, incapace di stare ferma un secondo di più.

Non sono tanto le condizioni di Alvise a preoccuparti, anche se mai prima d'ora sono state tanto gravi da richiedere un intervento così tempestivo, quanto più la presenza di Antonio al suo fianco.

Infondata, perché tuo marito non può sapere cos'è successo tra voi.

Inizi a camminare avanti e indietro con il suono dei tuoi tacchi come unica compagnia.

Mentre passi tra un quadrato di sole e una zona d'ombra non puoi fare a meno di lasciarti sfuggire un sorriso, gli angoli delle labbra leggermente incurvati, pensando all'assurdità delle tue emozioni.

Alzi lo sguardo quando il corridoio inizia a risuonare di passi affrettati e vedi tuo fratello macinare metri di piastrelle candide per venirti vicino, seguito da Elisa che si sforza di stargli dietro, le labbra serrate e una mano sul ventre.

"Anna, stai bene?" Il tuo campo visivo si riempie degli occhi di Fabrizio.

"Io..." Esiti, indecisa.

"Ci hanno detto che il Marchese sta male." Volti lo sguardo verso la donna e senti le labbra tendersi in una linea.

Così preoccupata per chi, Alvise?

Ne dubiti.

Per te?

Tanto meno.

Abbassi gli occhi fino ad incontrare la sua mano che ancora continua ad accarezzare la pancia, e capisci che tutto quel trambusto non può farle del bene.

Una parte di te, quella non ottenebrata dall'istinto materno che hai provato e la preoccupazione per l'uomo al di là della porta, non può fare a meno di notare il suo costante egoismo malcelato.

Volti le spalle ad entrambi, senza rispondere, leggermente irritata.

Scosti la tenda della finestra ignorando lo sguardo che li vedi rivolgersi alle tue spalle nel riflesso e, mentre la tua vista si perde tra le siepi curate, la tua mente si perde in un'altra perla di ricordi dimenticata nella tua memoria.
 



Accetti la mano del cocchiere che ti aiuta a scendere dalla carrozza e osservi la facciata di quella che è stata casa tua finché non senti la mano riempirsi con quella calda di tua figlia.

"Andiamo dalla nonna?" Abbassi gli occhi su quelli luminosi di Emilia e annuisci, sorridendo.

Siete appena all'inizio della scalinata che venite fermate da una voce, dall'alto, che vi chiama.

"Signora Marchesa, siete arrivata!" L'urgenza con cui Elisa ti ha parlato e ti si avvicina ti fa soprassedere sul modo in cui vi accoglie.

"Mi avete fatta chiamare." Rimarchi con ovvietà, alzando le sopracciglia.

"La Contessa..." Esita, rivolgendo uno sguardo eloquente ad Emilia, attenta al tuo fianco.

"Emilia, vai a giocare." Che si trattasse di tua madre non ti era stato detto.

"Ma..." Prova a contestare.

"Vai a giocare." Ripeti, spiccia.

"Ebbene?" Richiedi l'attenzione dopo che tua figlia si è allontanata, cercando di non dare peso all'espressione dispiaciuta con cui vi ha voltato le spalle.

"Vostra madre..." Si tortura le mani, le labbra strette. "Vostra madre ha avuto una crisi." Si decide a parlare.

"Una crisi?" Inizi a salire le scale, svelta.

"Sì, non riusciva a respirare. Il dottore la sta visitando e-"

"Il dottore?" La interrompi.

"Sì, ha detto-"

"La sta visitando adesso?" Ti volti a guardarla e la tua insofferenza cresce quando la vedi esattamente al tuo fianco.

"Sì." Si limita ad annuire, forse iniziando a capire che il tuo stato d'animo sta passando da progressivamente preoccupato a ragionevolmente irritato.

"E tu l'hai lasciata sola?" Chiedi, pur sapendo quale sarà la risposta.

Tentenna un momento prima di rispondere. "Dovevo venire ad accogliervi." Si giustifica.

"Ed immagino ci sia solo tu in questa casa." Non puoi fare a meno di farle notare.

Riprendi a camminare, voltando le spalle a qualsiasi altra parola abbia da dire a sua discolpa.

Ancora non ti capaciti di come quella ragazza possa pensare di potersi comportare come una nobile quando è evidente che la più piccola difficoltà la metta in crisi.

"Sei la dama di compagnia di mia madre, è evidente che il tuo compito sia rimanerle accanto." Continui il tuo rimprovero.

Non ti risponde, ma sai che  è ancora al tuo fianco perché il rumore dei suoi passi si accompagna secco a quello dei tuoi.

Arrivi davanti la porta di tua madre e non esiti un secondo ad aprirla.

Ti blocchi come paralizzata, la mano sulla maniglia e il fiato in gola.

Un paio di occhi azzurri ti scavano dentro, sorpresi come i tuoi.

Il dottore la sta visitando, certo, ma non avevi capito quale dottore.

"Anna." È la voce di tua madre a salvarti da quel gioco di sguardi in cui, involontariamente, ti eri incastrata.

"Madre." Ti avvicini al letto prendendole la mano che ti sta tendendo. "Come state?"

"Oh." Sbuffa, facendo un gesto vago con la mano libera. "Solo un po' di affanno."

"Elisa mi ha parlato di una crisi." Puntualizzi, cercando di ignorare la presenza dell'uomo dall'altro lato del letto.

"Nulla di grave. Non è vero, dottore?" Distoglie lo sguardo da te per portarlo a lui, costringendoti a fare lo stesso per sentire la risposta.

"Certo, Contessa." Incroci brevemente i suoi occhi e il cuore ti salta in gola. Ti eri dimenticata com'è rassicurante il suo sorriso appena accennato sulle labbra sottili.

"Bene." Riporti gli occhi a tua madre, abbassando la testa per impedirgli di notare le tue guance arrostire. "Vi lascio continuare allora." La saluti con un sorriso ed esci scambiandoti uno sguardo eloquente con Elisa. Che non la lasci sola ti sembra inutile rimarcarlo, sei tu la padrona di casa e, come tale, assolverai i tuoi doveri.

Aspetti che esca camminando per il corridoio, incapace di star ferma e quando la porta si apre senti i polmoni svuotarsi.
Per un attimo state immobili entrambi, a studiarvi.

Sono passati troppi anni da quando l'hai visto, una vita intera, pare.

Fai un cenno con la mano invitandolo a seguirti. Dove hai trovato il coraggio non te lo sai spiegare.

"Come sta?" Inizi a camminare, non lo guardi.

"Non era nulla di grave."

"Come sta veramente." Gli lanci un'occhiata di sottecchi e sussulti quando trovi i suoi occhi già su di te.

"Deve cercare di non fare sforzi, riposare e bere molto." Sta invecchiando, leggi tra le righe quello che non ha il coraggio di dirti.

Noti con sollievo che quelle poche battute sono bastate per accompagnarvi in biblioteca.

Ti avvicini risoluta alla grande scrivania, decisa a porre fine in fretta a quell'incontro.

Per lo meno prima che ti venga la tachicardia.

"Non ce n'è bisogno." Senti la sua voce alle tue spalle.

"Non dite assurdità." Già stai frugando nel cassetto.

Quando gli porgi il sacchetto sei costretta ad incrociare i suoi occhi.

Dolorosamente azzurri.

Deglutisci.

"Sono troppi." Dice. Solo a te è sembrato eterno, quel guardarsi?

Sospiri, un po' esasperata. "Dovete sempre contestare." Inizi a contare le monete quando ti rendi conto dell'implicazione della tua frase.

Prima contestava sempre, ora che ne sai?

Cosa sai di cosa ha passato la persona davanti a te per trasformarsi da ragazzo intelligente, allegro e a volte malizioso nell'uomo pacato, tranquillo e sicuro di sé che adesso guardi?

Ti accorgi che anche lui ha capito il rimando al vostro passato dal modo in cui il suo sorriso educato si vela di tristezza.

Ti schiarisci la voce. "Ecco." Fai letteralmente cadere le monete sul suo palmo, pur di non toccarlo.

"Mamma." Emilia sta sulla porta, bloccata come tu lo eri su quella di tua madre.

"Emilia, vieni." La incoraggi. Ti si avvicina continuando a lanciare occhiate valutative all'uomo al tuo fianco.

È strano, per lei, vederti, sola, in compagnia di un uomo che non sia suo padre.

"Questo è il dottor Ceppi, è venuto per la Contessa tua nonna." Fa una piccola riverenza che ti rende oltremodo orgogliosa.

Antonio fa un passo nella sua direzione e, come ha fatto con te molti anni prima, accenna un baciamano inginocchiandosi ai suoi piedi.

"È un piacere conoscervi, Contessina." Sorride.

Emilia ridacchia divertita. "Dottore, vi sbagliate." Ti lancia un'occhiata un po' complice e un po' birichina. "Non sono una contessa." Scuote i capelli sulle spalle, dandosi importanza. "Sono la Marchesina Emilia Radicati Ristori di Magliano." Inarca le sopracciglia, guardandolo per un attimo superiore.

"Oh, perdonatemi." Antonio non ha mai smesso di sorridere. "Quanti anni avete?"

"Sei."

Sei. Sei.

Sei anni.

Tanti quanti il tempo per cui non vi siete visti.

"Siete bella come la vostra mamma quando aveva la vostra età, sapete?" E tu arrossisci, imbarazzata per quel complimento e con il cuore stretto per come si sta approcciando a tua figlia pur essendo la prima volta che la vede.

Tua figlia.

La figlia che hai fatto con un altro.

La figlia che avresti voluto fare con lui.

"Avete conosciuto la mamma da bambina?" Sgrana gli occhi, sorpresa, e sussurra la domanda come fosse un segreto tra loro due soli e tu incapace di udirli.

Antonio annuisce, alzandosi mentre ricambia il sorriso complice e lusingato che la bambina gli sta donando.

"Adesso devo andare." Dice esitante, sfiorandoti con lo sguardo. Forse si accorge di essersi spinto troppo oltre.

"Marchesina." Accenna un inchino che tua figlia ricambia, mettendo in mostra le fossette.

Si volta verso di te e ti prende la mano. "Contessa." Occhi e labbra ti accarezzano, procurandoti brividi che si radicano nello stomaco.

Sei troppo interdetta per rispondere, quasi sconvolta per aver sentito la sua pelle a contatto con la tua dopo così tanto tempo, così rimani a guardarlo mentre esce.

Ancora sovrappensiero ti avvicini alla finestra e sposti la tenda per osservarlo.

"Madre, il dottore ha sbagliato di nuovo." Dice Emilia accostandosi al davanzale per seguire la direzione del tuo sguardo. "Vi ha chiamata contessa."

"Il dottor Ceppi mi ha conosciuta prima che sposassi il Marchese tuo padre." Spieghi mentre lo guardi salire agile sul calesse.

Spiegazione che non giustifica il modo troppo confidenziale con cui ti si è rivolto, ignorando deliberatamente il tuo nuovo titolo e, così, tuo marito.


Emilia non risponde, ma vedi dal suo riflesso che annuisce.

Continui a guardare Antonio che percorre il sentiero verso il cancello finché una carrozza che conosci fin troppo bene cattura la tua attenzione.

"È arrivato mio padre." Ti dice Emilia, improvvisamente seria, mentre la carrozza si ferma sotto di voi.  "Aveva detto che sarebbe arrivato stasera." Continua con tono fra l'ingenuo e il maturo.

Le accarezzi i capelli sulla nuca e la spalla, per confortarla, e cerchi di ignorare l'ansia che ha iniziato a stringerti lo stomaco.

Aveva detto che vi avrebbe raggiunte in serata, speravi anche dopo la cena. Vederlo così presto né ti rallegra né ti fa presagire qualcosa di buono.

Rimani ferma mentre tuo marito scende e si guarda intorno impettito e tronfio, iniziando subito a sbraitare ordini come se fosse il padrone indiscusso della tenuta.

Ma tuo fratello non potrà trattenersi in eterno nell’esercito francese.

"Andiamo, Emilia, vorrà trovarci ad accoglierlo." Lasci ricadere la tendina e ti concedi un respiro profondo. Poi prendi la mano di tua figlia e, insieme, vi avviate verso il cortile.
 



La porta si apre con un leggero cigolio. Se non fosse per la voce di Elisa che chiama Antonio probabilmente non ti saresti voltata, troppo presa dai tuoi pensieri.

Incroci subito il suo sguardo e, anche se fra voi si concretizzano i corpi di tuo fratello e la sua futura sposa, lui non lo distoglie, annullando la distanza dei vostri corpi con le iridi chiare.

Annuisce leggermente, forse per rispondere ad una domanda che non hai sentito. "Vuole vedere l'avvocato Sorbelloni."

Le ginocchia cedono e sei fortunata ad accasciarti su una poltrona. Non sai se il gemito che senti in gola sia dovuto al sollievo che una buona moglie dovrebbe provare alla notizia della mancata morte del marito oppure perché la sua morsa continua, imperterrita, a non lasciarti andare.



 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Elisa di Rivombrosa / Vai alla pagina dell'autore: Crudelia 2_0