Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    11/12/2019    1 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuga

 

Il sonno tardava ad arrivare. Nonostante fosse sfinito, Keros continuava a fissare il soffitto della propria stanza senza riuscire a chiudere occhio. Solo, non faceva che rimuginare. Ripensava alle parole di Nasfer, a quel che aveva visto poche ore prima e a come riuscire a risolvere una questione non semplice. Espero pareva intenzionato a fare di testa propria, Nasfer pure. Ma era davvero giusto impedire loro di seguire determinati desideri? Era giusto impedire ad un ragazzo di esplorare il Mondo e ad un giovane di rivedere la sorella, seppur angelica?

“Ho compiuto la mia scelta…” sospirò sottovoce, visualizzando le proprie ali piumate.

Lo scontro avvenuto con Mihael secoli prima aveva lasciato profonde cicatrici sul corpo e nell’animo del mezzodemone. Non voleva che suo figlio e il suo allievo si ritrovassero in situazioni simili. Ma come spiegarlo ad un ragazzino o ad un giovane innamorato? Ricordava cosa volesse dire. Ricordava quel che aveva provato quando desiderava altro, quando disubbidiva alle leggi di Lucifero per inseguire sogni e speranze. Come si era ridotto così? Come era arrivato al punto di abbandonare la speranza in un mondo diverso?

Qualcuno bussò alla porta. In principio pensò di esserselo immaginato ma poi il suono si ripeté.

“Sì?” disse, senza muoversi dal letto.

“Altezza, perdonate il disturbo” mormorò Simadé “Per caso Espero è lì con Voi?”.

“No, perché dovrebbe?”.

Keros indossò al volo una vestaglia ed andò ad aprire. Il servo si scusò ancora per aver disturbato il proprio padrone e spiegò che il giovane principe non si trovava da nessuna parte. La regina, dopo aver saputo della litigata e predica ricevuta, aveva pensato di andare a parlargli. Voleva rassicurare il suo piccino, voleva capire il perché di tanta brama d’esplorazione. Ma non lo aveva trovato nella sua stanza né in nessun altro luogo del palazzo.

Vestendosi in fretta, Keros raggiunse gli altri abitanti della reggia, svegliati dal trambusto crescente. In vestaglia, pigiama o addosso la prima cosa trovata, la famiglia si stava ritrovando.

“Il mio bambino!” sospirava Leonore “E se fosse scappato? Lo hai rimproverato troppo duramente, Lucifero!”.

“No, affatto. Dovevo dargli anche un paio di bastonate, così dal letto non si muoveva per un po’!” sibilò il sovrano.

Lei fece per ribattere ma Lilith interruppe il discorso, chiedendo chi fosse stato l’ultimo a vedere il giovane principino.

“Era a cena con noi” rispose Lucifero “Ma non ha mangiato molto. Si è alzato senza salutare ed è andato in camera. O così ha detto”.

“Io l’ho visto entrare in stanza” annuì Simadé “Ma poi mi sono occupato di altre faccende…”.

Keros si guardò attorno. Vedeva tutte le sue figlie ed i figli minori ma una testa mancava all’appello.

“Nasfer dov’è?” chiese, senza ricevere risposte sensate.

“Perché?” alzò un sopracciglio il re “C’è qualcosa che non so? Dici possano essere assieme?”.

“Sarebbe un sollievo non saperlo da solo!” annuì Leonore.

“Che ti ha detto? Lo hai rimproverato, vero?” incalzò Lucifero, avvicinandosi sempre più a Keros.

“Certamente. Ma sono giovani. Non vorrei che…”.

“Che…?”.

“Si fossero recati nel mondo umano assieme!”.

Lo sguardo del signore dell’Inferno si infiammò di rosso.

“Però la stanza dei portali è sorvegliata” si affrettò ad aggiungere Vixa “Da dove sarebbero usciti?”.

“Tuo fratello sa creare portali in modo indipendente” sospirò il mezzodemone.

“E chi glielo ha insegnato?!” aprì le braccia il sovrano, con rabbia.

“Io. Mica è proibito! Non pensavo che portasse a spasso Espero, sempre se lo ha fatto” ammise Keros.

“Allora la colpa è anche tua. Vedi di trovare una soluzione!”.

“Sì, maestà”.

L’ultima frase era stata pronunciata con una smorfia ed un tono chiaramente infastidito. Lucifero frustò la coda un paio di volte, mentre Keros si dirigeva verso la stanza del figlio Nasfer. Lì, come aveva previsto, aveva trovato un portale realizzato da poco. Sbuffò, capendo che avrebbe avuto un bel po’ di problemi con quei due testoni. Attraversò il portale e si ritrovò nel mondo umano. In mezzo ad una radura, Nasfer ed Espero stavano litigando. Nel buio della notte, le scintille dei loro poteri si notavano fin troppo chiaramente.

“Basta!” urlò Keros “Idioti! Gli umani vi vedranno!”.

Altre luci si intravedevano nel cielo: gli angeli. Come prevedibile, le creature del Paradiso controllavano che nessun mortale potesse essere coinvolto o ferito.

“Fermali” ordinò una voce “O lo farò io”.

Il mezzodemone capì subito che a parlare era stato Mihael. Lo vedeva, sospeso ad ali spalancate, che fissava i litiganti con aria minacciosa.

“Umani! Si avvicinano!” urlò un altro angelo, poco più in là.

Keros capì che doveva agire subito. Corse da figlio ed allievo, ordinandogli di smettere. Riuscì a separarli per qualche istante, spiegando loro che umani e angeli li stavano raggiungendo.

“Ti uccido!” ringhiò a bassa voce Espero, mentre il sanguemisto lo tratteneva e faceva segno a Nasfer di allontanarsi.

“Marmocchio raccomandato” rispose Nasfer.

Keros sollevò di peso Espero e iniziò a camminare verso il portale, mentre il ragazzino gli si dibatteva fra le braccia e scalciava.

“Nasfer!” urlò “Torna subito a casa. O saranno gli angeli a fartici tornare e, credimi, non è piacevole!”.

“Lasciami!” continuava a sbraitare Espero.

Il maestro resistette ai morsi ed ai graffi del giovane allievo. Nasfer non si mosse. Un coro si alzò fra gli angeli, di colpo. Keros si arrestò, preoccupato.

“Nasfer!” lo chiamò di nuovo, mentre in coro si alzava sempre più forte.

Sapeva cosa stava per succedere. Stavano per usare un esorcismo contro Nasfer, che era ancora troppo giovane per sapere come reagire in modo adeguato. D’istinto, lasciò andare Espero e tentò di raggiungere il figlio.

“Non li ascoltare!” gli gridò.

Il giovane si era impietrito, sopraffatto da quelle voci e stordito dal potere degli angeli. Keros afferrò il figlio per un braccio, tentando di farlo muovere. Allo stesso tempo Espero, approfittando della situazione, si preparò a scagliare un altro attacco contro l’avversario.

“Piantatela!” tentò di farsi ascoltare il maestro, ormai senza pazienza.

Keros alzò una barriera attorno a sé, per evitare i colpi di Espero, e schiaffeggiò Nasfer per farlo rinsavire. Il coro angelico era sempre più potente. Espero correva veloce e si scagliò con tutte le sue forze contro la barriera del maestro. Questa scintillò, barlumi di elettricità e potere la attraversarono nel tentativo di respingere la furia del principino. Ma la foga del giovanissimo demone era troppa, così come incontenibile era la sua ira e la sua energia. La barriera si infranse, scagliando maestro ed allievi parecchio più in là. Senza parole, si guardarono fra loro restando a terra.

“Cosa è stato?” parlò qualcuno.

Gli umani si avvicinavano. Gli angeli erano pronti ad agire. Il mezzodemone capì che c’era una cosa soltanto che poteva fare: richiamò a sé le ultime energie rimaste e creò un portale per i due allievi, spedendoceli dentro a forza. Ci fu un lampo ed Espero e Nasfer erano scomparsi. Ansimando, Keros rimase disteso. Era ferito, stordito e senza forze. L’ultima cosa che vide, prima di chiudere gli occhi, fu la luce bianca ed accecante di un nugolo di angeli che si avvicinava.

 

Riapparsi a palazzo, Espero e Nasfer si fissarono ancora, frastornati.

“Ma che cazzo è successo?” riuscì a dire Nasfer.

“Non lo so. Io… penso di aver rotto la barriera angelica!”.

“Ma come?”.

“Non ne ho idea! Non c’ero mai riuscito prima!”.

“E poi? Non capisco… che mal di testa…”.

“Ti sei quasi fatto esorcizzare, coglione!” ridacchiò Espero, pulendosi il vestito da erba e ghiaia.

“Ma Keros dov’è? Dov’è mio padre?”.

Si guardarono attorno.

“Mi sa che è rimasto di là…”.

“Rimasto di là? Con tutti quegli angeli?! Dobbiamo andare a prenderlo!”.

“Andare a prendere chi?” interruppe Lucifero, mentre Leonore correva ad abbracciare Espero.

Nasfer spiegò quel che era successo. Subito Lucifero riattivò il portale e corse a salvare il sanguemisto. Di Keros però non vi era traccia alcuna. Nessun angelo, nessuna luce. Tutto svanito.

 

“Vi rendete conto di quel che avete fatto?” riuscì infine a dire Lucifero, una volta rientrato a casa ed aver udito il racconto dei principi.

“Noi… non volevamo…” provò a giustificarsi Espero.

“Lo so che non volevi, tesoro” tentò di consolarlo Leonore.

Il re aveva convocato i due giovani principi nelle proprie stanze e ora fissava il fuoco che bruciava su delle candele. Quelle fiamme gli ricordavano Keros.

“Che possiamo fare?” domandò Nasfer.

“Che potete fare? Ma vi rendete conto davvero di quel che è successo?”.

“Noi…”.

“Keros. Il mio Keros. È svanito. Capite? Il mio Keros, tuo padre, il tuo maestro… lui è…”.

Nasfer trattenne il fiato, scuotendo la testa.

“Morto” concluse il re.

“Ma no. Gli angeli non lo ucciderebbero mai! Ho visto Mihael là! L’ho visto!” si affrettò a dire il principino “Lui non lo permetterebbe mai!”.

“Keros è un demone. Loro sono angeli. C’erano degli umani lì vicino. Capite? Capite quel che avete fatto con la vostra testardaggine e stupidità? Cazzo, lo capite?!”.

“Calmati” mormorò Leonore, avvicinandosi “Questi ragazzi non lo hanno certo fatto apposta! Loro non…”.

“Silenzio!” ringhiò il sovrano “Non voglio più sentire una sola parola sul mondo umano, siamo intesi? Chiunque di voi verrà sorpreso anche solo a pensare di andarci, verrà incatenato e frustato. Sono stato chiaro? Il mio Keros è morto perché voi due non potevate fare a meno di andare a far i coglioni in un mondo che non vi appartiene!”.

“Adesso basta” parlò ancora, con calma, la regina “Credo che il loro cuore sia già sufficientemente addolorato”.

Lucifero non aggiunse altro. Fece segno a tutti di lasciare la stanza, mentre la voce della morte del principe Keros si diffondeva per il palazzo e per il regno. Qualche giorno dopo, alla luce del giorno, il Diavolo tornò in quel luogo. Sperava di trovare qualcosa, qualunque cosa, che potesse ricordargli chi aveva perso. Notava segni di lotta, fra la ghiaia e l’erba alta.

“So che mi stai spiando” parlò, senza voltarsi “Lo fai sempre, Mihael”.

“Che cosa stai cercando?” domandò l’Arcangelo, comparendo alle spalle del fratello maggiore.

“La cosa non ti riguarda”.

“Sei troppo vicino alle case degli umani”.

“Non me ne frega un cazzo degli umani. E tu… come puoi essere sempre così? Impassibile e composto, nonostante gli eventi? Non sei stanco? Non sei affranto?”.

“Sono stanco ed affranto tanto quanto te. Ma Dio mi dona la forza di continuare”.

“Cosa ne è stato del mio bambino? Cosa ne è stato di Keros?”.

“Tuo figlio ha infranto la sua barriera. Non potevo permettergli di insegnargli altro. Avrebbe messo in pericolo l’incolumità delle mie schiere angeliche che difendono gli Uomini”.

“Solo di questo ti importa? Solo della nostra guerra e degli Uomini?”.

“Sono stato creato per questo”.

Lucifero si voltò, guardando negli occhi Mihael. Coglieva in quello sguardo qualcosa di diverso, forse dolore o insicurezza.

“In questo caso…” mormorò Lucifero “…richiama tutti i tuoi eserciti. Se vuoi la guerra, guerra avrai. Per il mio Keros. Per lui, io ti sconfiggerò”.

“Attento a come parli. Iniziare una guerra fra noi significherebbe far partire un gioco ben più grande di noi. L’apocalisse e la fine dell’umanità”.

“Ti ho già detto che me ne sbatto il cazzo dell’umanità. E se non raccoglierai la mia sfida, il mio esercito li ucciderà tutti i tuoi preziosi umani, fra atroci sofferenze”.

“Tu sei pazzo”.

“Per te contano più quegli infimi esseri nati dal fango piuttosto che la famiglia e le persone che ami. Per te sono più importanti loro, che nemmeno pregano più, della donna che amavi. Per te è più importante proteggere l’umanità e seguire i tuoi ideali piuttosto che proteggere la vita di tuo figlio. È questo che sei”.

“Ma che cosa stai farneticando?!”.

“Se davvero Carmilla e Keros contano, o hanno mai contato per te, allora dimostramelo. Combatti! Combatti per loro e sconfiggimi! Mettiamo fine a tutto questo. Fammi vedere che non sei solo una marionetta mossa da una luce che ormai non parla più e che tu ti ostini a venerare come Dio!”.

“Ti farò tacere!”.

Mihael sguainò la spada, che sempre portava con sé. Lucifero sorrise, soddisfatto. Era l’inizio della fine, la fine di ogni cosa. E lui non aspettava altro!

 

Capitolo non molto lungo ma il prossimo sarà un pochino più impegnativo. A prestissimo!

   
 
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