Destini da riscrivere
Il
Razziatore non riusciva a staccare lo sguardo dal figlio, sconvolto. Cercava
dentro ai suoi occhi una minuscola traccia del suo Trip, del ragazzino
impertinente che lo aveva fatto sospirare e arrabbiare infinite volte. Ma non
la trovava.
Odin, dal canto suo, era
doppiamente sconvolto. Non aveva fatto altro che assecondare il gioco del
Tempo. E ora era troppo tardi.
«Trip...»
Il
bambino guardò il padre con aria severa: «Sono
pronto ad assumere il ruolo di custode del Tempo. Il mio addestramento è
concluso.»
Il
falco trasalì. La voce che era uscita dal becco del figlio non aveva nulla del
Trip che conosceva. Era più profonda, più adulta, severa, più... maestosa, ecco, era quello il termine
giusto. Era la voce di un re, di un comandante, di un imperatore, non certo
quella di un bambino. Non certo quella del suo Trip.
Il
vecchio sorrise stancamente: «Visto? È così che deve essere il Tempo. Io ormai
non ne sono che una pallida ombra...»
Trip
si rivolse al suo predecessore: «Sei
pronto?»
Il
vecchio annuì: «Lo sono da tanto tempo. Procedi pure.»
Ignorando
completamente il padre e Odin, Trip alzò le braccia
al cielo: «Io, da questo istante,
rinnego il mio nome, il mio passato, il mio presente e il mio futuro, per
assumere il ruolo del Tempo stesso. Sia la mia storia cancellata, per il bene
della Storia stessa. Sia il mio destino stabilito, per sempre, per il bene del
continuum. Sia il sacrificio di uno
il bene di tutti. Uno e uno solo. Tempo, scompari, lascia
a me il tuo fardello. Io sono il
Tempo, uno, ora e per sempre.»
In
un ultimo guizzo dorato, la figura del vecchio s’illuminò, per poi dissolversi
come sabbia nel vento. Trip s’illuminò ancora una volta, poi, come la calma
dopo la tempesta, calò il silenzio. Tutto era compiuto. Tutto era deciso.
Il
Razziatore continuava a fissare il figlio, sconvolto: «Trip...»
Il
bambino si rivolse verso il genitore: «Padre...
mi dispiace che sia andata così.»
Odin, incapace di trattenersi,
chiese: «Ma... non dovremmo esserci già scordati di voi?»
Quando
Trip si voltò verso di lui, Eidolon si morse un
angolo del becco, in soggezione. Era un bambino, lo sapeva, ma tutto in lui
emanava un’aria di potere tale da costringerlo a dargli del voi.
«Sono io che trattengo i vostri ricordi. Non
posso cambiare quel che è accaduto, ma posso almeno mantenere la promessa del
mio predecessore e permettere a mio padre di salutarmi, prima di lasciarvi
andare.»
Il
Razziatore, nonostante la sua aria da duro, era sul punto di piangere: «No, Trip,
io non voglio lasciarti qui! Fammi rimanere con te. Almeno non sarai qui da
solo...»
Trip
avanzò verso il padre. Ad ogni passo si alzava dal suolo di qualche centimetro,
finché i loro volti non furono alla stessa altezza. Gli occhi dorati
costantemente spalancati, la voce dura, il volto inespressivo potevano far
sembrare il bambino privo di emozioni. Ma le mani che accarezzarono il volto
del Razziatore trasmisero tutto l’affetto che Trip provava per lui.
«Tu non potresti sopravvivere qui. Devi
continuare la tua vita, il tuo viaggio, anche senza di me.»
Il
Razziatore gridò: «QUALE VITA? QUALE VIAGGIO? TU SEI L’UNICO VIAGGIO CHE MI RIMANEVA, NON LO CAPISCI? Un viaggio verso il futuro, senza
pause, senza interruzioni, in un’unica e sola direzione, per una volta nella
mia vita. Un viaggio che mi avrebbe portato alla vecchiaia, lo so, ma sarei
stato felice d’invecchiare con te... d’invecchiare per te... per permetterti di crescere... e ora...»
«Mi dispiace. Ma farò per te le uniche due
cose che posso ancora fare...»
Trip
allargò le braccia e urlò: «TEMPO!
RIAPRI LE TUE PORTE!»
Lo
spazio attorno a loro tremò, mentre il bambino riabbassava le braccia: «Ecco, ti ho donato un nuovo viaggio. Tanti
viaggi. La microcontrazione è annullata, ora potrete
viaggiare dove e quando vorrete, quanto vorrete. Sono in grado di gestire la
situazione, non preoccupatevi per me.»
«Non...
non era quello che...»
«L’altra cosa che posso fare è una promessa.
Io non mi cancellerò la memoria, padre, non mi scorderò mai di te, non importa
quanto farà male... non voglio dimenticare di essere stato Trip. E anche se non
te ne accorgerai, io sarò sempre con te, veglierò su ogni tuo viaggio. Ora mi è
possibile accompagnarti in qualunque momento.»
Il
Razziatore non sapeva più cosa dire. Era una situazione più grande di lui e si
sentiva piccolo e impotente.
«Se
mi è permesso, vorrei continuare con voi il discorso che stavo facendo con il
vostro predecessore.»
Trip
si voltò verso Odin: «Certamente. Tra l’altro, mi scuso per il suo comportamento, non è stato
carino giocare con i vostri sentimenti in quel modo...»
Eidolon scosse la testa: «Non ha
importanza. Vorrei solo porgervi una domanda.»
«Prego.»
«Se
poteste tornare indietro, lo fareste?»
La
voce e il volto di Trip erano ormai incapaci di esprimere emozioni, ma il nuovo
custode del Tempo riuscì comunque a far trasparire la sua irritazione per la
domanda appena postagli: «È inutile
parlare di quello che non può accadere.»
Odin insistette: «Ma se fosse possibile, rinuncereste al
vostro ruolo? Alle vostre nuove capacità?»
Il
bambino chiuse gli occhi sospirando, prima di rispondere: «All’istante. Ma non si può.»
«Forse
sì. Il vostro rito di passaggio mi ha fatto ragionare su un errore del vostro
predecessore.»
Trip
gli si avvicinò, interessato: «Un errore?
Quale errore?»
«Per
sua stessa ammissione, il Tempo aveva controllato tutti gli esseri viventi in
grado di sostituirlo. Ma anch’io
ricordo eventi mai avvenuti. Se quello è l’unico criterio per poter accedere al
vostro ruolo, io sono candidabile quanto voi e Paperinik.»
«Ma voi siete...»
Odin sorrise, beffardo: «...un droide? Lo so benissimo. Anzi, è
proprio perché sono un essere artificiale che mi propongo per questo ruolo!»
Il
Razziatore lo guardò sorpreso: «Voi... voi sareste...»
Per
tutta risposta, Odin si smontò un braccio per
mostrare al suo interno i cavi: «Se fossi io a prendere il vostro posto, non ci
sarebbe più bisogno di altri riti di passaggio. I droidi non si stancano e non
invecchiano. Alle mie spalle ho un’esperienza non indifferente di ben due
secoli, ben più della vostra, ben più di quella di Pikappa.
Inoltre, la mia funzione originaria di Uno era quella
di essere un computer di sorveglianza e di custodia della Ducklair
Tower... chi meglio di un computer potrebbe
processare infiniti dati e controllare qualunque modifica temporale?»
Trip
lo guardò sorpreso: «Dopo tutta la
fatica che avete fatto per diventare Odin Eidolon... ritornereste ad essere solo e soltanto Uno?»
Odin sorrise tristemente: «Voi
me l’avete suggerito... Sia il sacrificio
di Uno il bene di tutti. Uno e Uno solo. Risolverebbe tutti i problemi, per
sempre.»
Il
bambino lo guardò dritto negli occhi: «Non
avete calcolato un problema... eliminare voi
dalla Storia sarebbe ancora più pericoloso che togliere Paperinik.
Senza Uno Paperinik non avrebbe avuto modo di
combattere gli evroniani; senza Odin
Eidolon non ci sarebbero stati i droidi e la Tempolizia non avrebbe potuto agire. Senza contare le
implicazioni sulla vostra stessa linea temporale.»
«Me
ne rendo conto, ma la soluzione sarebbe molto semplice. Voi potete prelevare
una persona da qualunque periodo temporale, giusto? O il vostro predecessore
non avrebbe preso in considerazione due candidati di due secoli diversi... per
un biologico è necessario prelevarlo il prima
possibile, perché possa durare in carica più a lungo, ma con me questo problema
non si pone. Nessuno sa che sono un droide, era mia intenzione rivelarlo quando
anche questi avessero ottenuto dei diritti sufficienti per permettere di vivere
dignitosamente accanto ai biologici... se io invece mantenessi questo segreto,
vivessi un tempo ragionevole per un papero e inscenassi la mia morte? Uno
avrebbe fatto il suo dovere nel ventunesimo secolo, Odin
Eidolon nel ventitreesimo e sarei libero di venire a
sostituirvi senza grossi danni per la Storia.»
Trip
si allontanò, perso nei suoi pensieri per minuti che parvero secoli interi. Odin guardò di sottecchi il Razziatore in ansia. Sì, era la
cosa più logica e giusta da fare. Sia Padron Ducklair
che il suo Socio avrebbero approvato la sua scelta, ne era certo. Per una
volta, e una sola, poteva fare lui l’eroe.
Senza
dire nulla, all’improvviso, Trip mosse una mano. Al suo fianco apparve un altro
Odin Eidolon, dal volto più
vecchio e segnato dalle rughe.
«Sapete perché siete qui. Ricordate la
vostra proposta?»
L’Odin del futuro annuì: «Le rughe sul mio volto sono una
finzione necessaria per mantenere le apparenze, ma le mie funzioni sono
perfettamente operative.»
«E siete ancora disposto a mantenerla?»
«Certamente.
Ho passato gli ultimi anni a prepararmi per questo momento.»
Trip
annuì con aria grave: «E va bene.
Facciamo questo tentativo.»
L’Odin del futuro si sedette di fronte al macchinario e si
sottopose al rito di passaggio. Il Razziatore si avvicinò al figlio, ansioso.
«Tu
sai se funzionerà, vero?»
«No. Io sono il Tempo stesso, è vero, ma
quello che accade in questo spazio è oscuro anche a me. Qui tutto può accadere
perché nulla dovrebbe accadere.»
Il
falco guardò la sua cronovela da polso preoccupato:
«Chissà se ho ancora un cachet qua dentro...»
Odin sorrise divertito, e se
Trip avesse potuto, probabilmente avrebbe fatto lo stesso. Nessuno dei tre
seppe dire se quell’attesa fosse stata corta o lunga, ma certamente fu
spasmodica. Il Razziatore perse un battito quando vide l’enorme macchinario
fermarsi e l’Odin del futuro alzarsi in piedi,
lentamente, e voltarsi verso di loro. Ogni traccia di ruga era sparita e il
droide si presentava come la sua versione più giovanile, ma con gli stessi
occhi dorati di Trip.
«Il processo sembra aver funzionato.»
Trip
annuì, per nulla impressionato dal sentire la sua stessa voce: «Direi anch’io. Credi di poter assumere
dunque il ruolo di Tempo?»
«Senza alcun dubbio.»
«Pronuncia dunque la formula.»
Il
Razziatore fece un passo avanti: «Frena, frena, ferma tutto! Non è che ora
pronunciando l’abracadabra lì di prima mio figlio diventa un mucchietto di
polvere, vero?»
L’Odin suo contemporaneo gli mise una mano sulla spalla per
tranquillizzarlo: «Non credo proprio. Il precedente custode era vecchio, se non
avesse ricoperto quel ruolo sarebbe morto e sepolto da un pezzo, per cui quando
c’è stato il passaggio di testimone è ritornato polvere. Non credo che Trip corra
questo rischio.»
Il
suo omologo lo guardò e annuì: «Esatto.»
«Non
avrò ancora tutti i tuoi dati, ma so ancora fare delle buone analisi.»
«Ed è bello avere qualcuno con il tuo stesso
livello intellettuale con cui discorrere, vero?»
Eidolon ridacchiò, ripensando
alle parole del suo amato Padron Ducklair: «Già...»
Dopo
un piccolo sospiro, l’Odin del futuro alzò le braccia
al cielo come Trip non molto tempo prima: «Io,
da questo istante, rinnego il mio nome, il mio passato, il mio presente e il
mio futuro, per assumere il ruolo del Tempo stesso. Sia la mia storia
cancellata, per il bene della Storia stessa. Sia il mio destino stabilito, per
sempre, per il bene del continuum. Sia il sacrificio di Uno il bene di tutti. Uno e Uno solo. Tempo, scompari, lascia
a me il tuo fardello. Io sono il
Tempo, Uno, ora e per sempre.»
Gli
occhi del droide brillarono insieme a quelli di Trip, che si spensero. Il
bambino barcollò per un momento, subito sorretto dal padre. Sbatté le palpebre
un paio di volte, poi guardò il falco confuso: «Papà...»
Lo
sguardo del Razziatore s’illuminò: «Trip! Come stai?»
«Ho
mal di testa... dove siamo?»
«Non...
non ricordi?»
«Sarebbe stato un peso troppo grande per
lui. Ho cancellato tutti i suoi ricordi relativi a questo evento... come tra
poco farò con i vostri. È meglio per tutti voi... anzi, noi!»
Odin alzò la mano: «Anche i
miei?»
«Li bloccherò soltanto, perché non ti
tormentino nei giorni a venire. Vivrai come avresti dovuto vivere la tua vita,
e poi al momento giusto...»
Il
droide annuì, e il Razziatore chiese: «Dunque... possiamo andare?»
Il
nuovo custode del Tempo alzò le braccia: «Andate!
Vi risveglierete nei vostri letti la mattina del giorno in cui tutto è accaduto
e sarà come se nulla fosse successo, salvo l’improvvisa e inspiegabile
sparizione della microcontrazione. Io sarò sempre
qui.»
I
tre sparirono e Odin, per un attimo, tornò ad
assumere l’aspetto di Uno.
«Sempre...
ora non mi fa più paura questa parola...»
E, con un leggero ritardo, finalmente si conclude questa storia.
Devo dire che ho aspettato molto a pubblicare questa storia perché
inizialmente non ero convintissima del finale, mi sembrava un po’ triste per il
povero Uno… ma passando il tempo invece mi sono convinta di più.
Curiosità finale: il titolo iniziale sarebbe stato “You are the only Trip that rimane me”, riprendendo il discorso disperato del
Razziatore, ma il mio ragazzo mi convinse a cambiarlo in quello attuale, più
immediato e simpatico, pur mantenendo il gioco di parole.
Ringrazio tantissimo John Spangler per
le recensioni e lui e Aladidragocchiodiluce per
averla seguita, alla prossima avventura!
Hinata 92