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Autore: paige95    22/12/2019    2 recensioni
~ IN REVISIONE ~
È il 1 settembre del 2017, l'orologio del binario 9 3/4 sta per spaccare le 11 in punto. Nella stazione di King's Cross c'è tanto fermento e commozione. Un nuovo anno sta per iniziare, ma i nuovi studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts subiranno le conseguenze del passato da cui discendono e del presente in cui vivono.
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N.B È importante aver letto Harry Potter e i doni della morte, soprattutto per il primo capitolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Rose Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Prove di fiducia

 

 
[10 ottobre 2017 ore 11:30 a.m. – Ministero della Magia londinese/Ufficio del Ministro della Magia]
 
Il lavoro intellettuale non aveva mai fatto parte delle aspirazioni di Ron. Hermione lo aveva obbligato tra le quattro mura di quell’ufficio a districarsi tra decine di documenti di cui lui faceva fatica a capire persino l’argomento. Dopo ore piuttosto intense ed impegnative gli bruciavano persino gli occhi, l’unica sua consolazione era il tempo che sua moglie avrebbe potuto trascorrere con il loro bambino. Nonostante il fatto di contribuire alla serenità di Hugo lo facesse stare bene, non riuscì a non assecondare la stanchezza; si era alzato all’alba, i turni al Ministero erano ben più serrati rispetto ai Tiri Vispi e lui dopo tre giorni di lavoro d’ufficio avrebbe volentieri rivendicato tre mesi consecutivi di ferie. Si era appisolato sull’ennesima sentenza di scarcerazione, certo non era suo compito prendere una decisione così delicata, ma chiunque, specie lui, di cui Hermione si fidava, avrebbe potuto compilare quei documenti, prima che il Ministro apponesse la sua firma definitiva. Stava lavorando da qualche ora quella mattina, aveva già svolto più della metà del lavoro, ma le palpebre erano troppo affaticate per riuscire a reggere. La posizione non era tra le più comode, ma infondo a Ron erano più che sufficienti una sedia e un ripiano, in questo caso la scrivania, su cui appoggiarsi. Doveva essersi lasciato catturare davvero dalle braccia di Morfeo, perché un ticchettio contro la porta, che aveva tutta l’aria di insistere da qualche minuto, lo riscosse prepotentemente dal suo tepore. Non ebbe altra scelta, con svogliatezza si stropicciò il viso con entrambe le mani, si passò le dita tra i capelli per dare una vaga parvenza di compostezza, infondo stava facendo pur sempre le veci del Ministro, e andò ad aprire la porta leggermente scocciato per l’insistenza che veniva esercitata dall’altra parte della soglia.
«Arrivo, non c’è bisogno di …»
Gli venne lanciata dritta contro il petto una busta di carta bianca; si spaventò persino per l’irruenza, in un primo istante pensò fosse opera di Hermione - l’impulsività sarebbe potuta appartenere a lei -, ma quando recuperò l’oggetto prima che rovinasse a terra e alzò lo sguardo sul soggetto in questione, si accorse di aver preso un granchio enorme. L’ospite era un anziano dipendente che con prepotenza e fastidio non si era fatto alcuno scrupolo ad usare il bastone per bussare. Ron era sicuro che se ci fosse stata Hermione non si sarebbe mai permesso un simile atteggiamento, ma era ormai risaputo che a quel signore lui non andasse molto a genio; non lo credeva all’altezza di quel compito, era un uomo leale al Ministero e rispettoso dell’autorità, ragion per cui riponeva la propria fedeltà solo nel Ministro e non in qualche sostituto improvvisato e, a parer suo, anche incapace. Ron era a conoscenza dell’opinione che aveva su di lui, non osò ribattere a quel gesto di stizza, data la differenza di età e la sua poca autostima in quel compito preferì rispettare qualcuno che sicuramente poteva vantare una maggiore esperienza. Hermione avrebbe dovuto scegliere lui come aiutante, sarebbe stato in grado e Ron non avrebbe fatto la figura dell’incompetente e del raccomandato, infondo non aveva chiesto lui di ricoprire quel ruolo.
«Dica a sua figlia che questa non è una guferia e che non voglio essere coinvolto nei vostri segreti»
Le parole che quell’uomo gli rivolse, prima di allontanarsi zoppicando con l’aiuto del suo bastone, lo lasciarono interdetto, non aveva la più pallida idea a quali segreti si stesse riferendo. Abbassò gli occhi sulla busta e si accorse che era sigillata, quindi nessuno aveva ancora letto il suo contenuto. La voltò sul retro e da lì ebbe la conferma del mittente.

 
Per Ronald Weasley (non deve finire nel modo più assoluto nelle mani del Ministro)
Rose Granger-Weasley
 
 -
Ma cosa accidenti sta tramando? –

Stava per aprirla perplesso, quando una voce più rassicurante, ma altrettanto anziana, lo interruppe. Un uomo vicino alla settantina si avvicinò a lui con un sorriso. L’ultimo arrivato, benché l’età ormai stesse diventando avanzata, non portava alcun supporto per muoversi, anzi dava l’impressione di vantare qualche anno in meno; si sistemò sul naso la montatura dei suoi occhiali con un gesto istintivo.
«Ignoralo, figliolo, non ha mai brillato per gentilezza»
«Papà, ciao. Cosa ci fai qui? Dovresti essere a casa a goderti la pensione con la mamma»
«Più invecchia tua madre e più diventa una direttrice, sono certo che al Ministero alle dipendenze di Hermione starei meglio»
Arthur abbassò la voce, rendendola un sussurro, e gettò un’occhiata nei dintorni, forse per la remota possibilità che Molly potesse averlo seguito e potesse ascoltarlo mentre la criticava.
«Non puoi mettere una buona parola con mia nuora? Mi basterebbe anche un piccolo incarico per stare qualche ora lontano dalla Tana, è troppo trascorrere tutto il giorno in sua compagnia, l’avanzare dell’età peggiora il suo carattere»
Quella richiesta fece sorridere suo figlio; aveva proprio bisogno delle battute insensate di suo padre per alleggerire l’incombenza di lavoro che sua moglie gli aveva lasciato. Ron poteva comprenderlo, conosceva molto bene la personalità di Molly, infondo era cresciuto con una madre casalinga che riponeva corpo e anima nella famiglia dall’alba fino al tramonto. Ciò che invece stupì Ron, o forse nemmeno così tanto, fu il motivo per il quale Arthur, dopo anni di lavoro svolto al Ministero in qualunque ora del giorno e della notte, non desiderasse recuperare il tempo perduto con sua moglie, infondo l’aveva sposata per amore nonostante il carattere piuttosto turbolento, o almeno questo Arthur gli aveva sempre confessato. Ricordava bene gli anni della sua infanzia, gli infiniti giorni lontani da suo padre, impegnato negli affari del Ministero, era stato forse quel vissuto passato ad averlo reso intransigente nei confronti delle mancanze di sua moglie? Si stava immedesimando nelle sofferenze dei figli, da quando era in grado di provare un così alto livello di empatia? Lo sguardo di Ron si era perso tra i caratteri di Rose incisi sulla busta bianca che teneva ancora stretta tra le dita; comprendeva le ragioni di sua figlia e il rancore che verso sua madre non si era ancora dissolto, da figlio non aveva trascorso un’infanzia molto diversa ed Hermione non si stava comportando diversamente da Arthur, anzi lei stava privando i loro figli anche della vicinanza del padre nel tentativo di rimediare ai suoi errori.

 

La guancia del piccolo Ron era calda, da qualche ora ormai la mamma gli aveva rimboccato amorevolmente le coperte. Ciò che svegliò il bambino fu un contatto gelido; riconobbe le grandi dita di suo padre che lo stavano sfiorando dolcemente, era appena rincasato e lo stava salutando. Ricordava che quel pomeriggio sua madre gli aveva mostrato insieme a Bill il giardino imbiancato, era quasi Natale e lui aveva desiderato proprio che Arthur tornasse presto nella loro modesta casa, riscaldata dal calore del camino, il cui fuoco Molly si prodigava di tenere sempre vivo. Quando Ron dischiuse le palpebre, vide suo padre accovacciato all’altezza del letto e stava fissando suo figlio con un sorriso.
«Papà, hai freddo»
«Ora vado a bere il the che la mamma mi ha preparato. Oggi sono passato a Diagon Alley e ti ho preso un regalino, domani lo apri insieme a quello della mamma. Risposa, tesoro»
Gli aveva scostato i capelli dalla tempia per porgere in quel punto un bacio al suo bambino. Ron, assonnato, non aveva mostrato particolare entusiasmo per l’annuncio del regalo, si era limitato ad abbassare le palpebre, cullato dalle coccole del padre. Gli parve di sentire dei sussurri sulla porta della sua camera, forse la voce di Molly si stava rivolgendo ad Arthur; il piccolo poteva abbandonarsi serenamente tra le braccia di Morfeo, suo padre ora era in buone mani.

 
Quei ricordi in un attimo erano sopraggiunti e in una frazione di secondo si erano dissolti, lasciando davanti agli occhi di Ron il viso stanco e scarnito del padre.
«Credimi, Hermione non è migliore di mamma in quanto a intransigenza. Entra, dai, ho bisogno di staccare la spina senza la tentazione di addormentarmi»
Lasciò la porta aperta al padre e si diresse verso la poltrona dietro la scrivania, era curioso di scoprire cosa sua figlia gli potesse aver comunicato, ma allo stesso tempo spaventato visto che, a quanto sembrava, sua moglie doveva essere assolutamente tenuta all’oscuro, o forse riguardava ancora l’astio di Rose verso la madre; chi poteva dirlo, Ron sapeva solo di trovarsi tra due fuochi molto pericolosi e trattava quella lettera quasi come fosse stata una bomba. Attese che suo padre si accomodasse sulla sedia davanti alla scrivania e nel frattempo non discostò lo sguardo da quella busta.
«Posso offrirti un bicchiere d’acqua? Purtroppo Hermione non tiene altro in ufficio»
«Non disturbarti, Ron, sono passato al Ministero solo per occuparmi di qualche questione lasciata in sospeso all’Ufficio Intercettazioni e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti, ma nulla di cui preoccuparsi. Ho dato qualche dritta al nuovo direttore, Hermione me lo ha chiesto»
Ron non ne sapeva nulla, difficilmente sua moglie lo rendeva partecipe delle decisioni che prendeva al Ministero; se avesse saputo che suo padre sarebbe in quei giorni passato al Ministero, si sarebbe sentito meno in balìa dei suoi nuovi compiti amministrativi. Ora però Arthur era davanti a lui e avrebbe potuto approfittare della sua presenza. Posò per un’istante la lettera della figlia, convinto di dover affrontare qualche guaio combinato dalla ragazza, e afferrò un plico di documenti, posizionandolo sotto gli occhi del padre.
«Papà, senti, intanto che sei qui, hai idea di cosa io debba fare con queste carte d’identità? Le ho trovate stamattina sulla scrivania. Mi rincresce disturbare sempre Hermione, è a casa con Hugo»
Aveva chiesto sicuramente alla persona giusta, Arthur si intendeva meglio di chiunque altro di oggetti falsi e per lui era piuttosto facile riconoscerli dagli originali; le esaminò nei minimi dettagli con attenzione, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso e sporgendosi di più sulla scrivania.
«Sono carte d’identità contraffatte. Dovresti fare un verbale e aprire un fascicolo sul caso, credo che il Ministro farebbe questo»
Mostrò a Ron i dettagli per fargli comprendere che erano semplicemente oggetti trasfigurati e non carte d’identità; fece intendere al figlio che il suo compito in quel momento era cercare di svelare chi stesse trasgredendo la legge, forse coinvolgendo anche il Dipartimento degli Auror, ma non voleva fargli alcuna pressione, gli sembrava già abbastanza disorientato e agitato sul compito che la moglie gli aveva affidato. Gli aveva indirettamente proposto l’aiuto di Harry, benché sapesse quanto anche quest’ultimo stesse attraversando un periodo complicato al lavoro e in famiglia, ma era suo padre e non poteva restare indifferente alla difficoltà del figlio; la tentazione di affiancarsi per aiutarlo fu per Arthur estremamente forte, ma preferì in quel momento non farlo sentire a disagio, così gli ricordò della busta che gli era stata consegnata poco prima con poca grazia, senza sapere che probabilmente anche quella non portava buone notizie.
«È di Rose la lettera? Si trova bene ad Hogwarts? Immagino di sì, visto che è figlia di Hermione»
Tra tutti i pensieri che affollavano la mente di Ron, suo padre gli riportò alla mente la lettera della figlia; si fece coraggio e la prese tra le mani insieme ad un taglierino posato sulla scrivania. Era ben sigillata, per quale altra ragione quella ragazza avrebbe dovuto premurarsi di chiuderla così bene se non vi erano al suo interno notizie scoraggianti? Raggiunse per sua sfortuna presto il foglio bianco contenuto al suo interno; riconobbe subito la calligrafia di Rose e la paura emerse prepotentemente; si premurò di analizzarla con diffidenza prima di mostrarla ad Arthur.

 
Ciao papà,
spero davvero che tu sia riuscito ad anticipare la mamma e ad impossessarti prima tu del mio gufo. È sorto un problema per James e non sappiamo a chi altro chiedere aiuto. Gli zii non gli hanno firmato il permesso per Hogsmead e, da quello che ho capito, la zia Ginny lo ha fatto per punizione, mentre lo zio Harry, lo sai meglio di me, è sempre distratto dal lavoro e non credo andrebbe contro una decisione della zia. Solo tu puoi evitare che la gita di James venga rovinata. Ti mando il permesso di James, potresti falsificare la firma dello zio? Tu la conosci molto meglio di noi e nessuno si insospettirà oppure puoi fare un piccolo incantesimo, purtroppo non essendo un suo tutore dubito tu possa fare una tua firma originale. La gita sarebbe domani, riesci ad inviarcela entro stasera?
Mi prendo la responsabilità, James non voleva chiedertelo, ho insistito io. Ti prego, papà, sei in debito con me, ricordi?
La tua adorata figlia

Non c’era alcuna novità, era quasi scontato che ogni volta per compiere qualche scorrettezza invocasse la complicità del padre; si portò sfinito una mano sugli occhi, forse sua figlia non aveva ben chiaro il periodo che stava vivendo con il lavoro e con sua moglie, non aveva alcun bisogno che complicasse soprattutto il precario equilibrio nel rapporto con Hermione e una simile iniziativa avrebbe sicuramente scatenato un ennesimo e acceso litigio, quello che probabilmente Harry era riuscito ad evitare con Ginny dandole ragione con quella punizione; infondo chi era Ron per dubitare dei metodi educativi di sua sorella? Non ricordava il momento esatto in cui aveva deciso di avere figli, forse perché non aveva mai veramente preso quella decisione, era stato il destino a prenderla per lui; non aveva dubbi sul fatto che li adorasse, infondo li aveva cresciuti con amore, ma ovviamente crescendo erano diventati fonte di problemi sempre più grandi. Rose forse non si rendeva conto che con un incantesimo di rilevazione la preside avrebbe scoperto l’imbroglio. Sua figlia si riferiva forse alle partite di Quidditch ed ora cercava di strappargli così qualche favore, facendolo passare per dovuto, viste le mancanze del padre?
Ad Arthur non era sfuggita la reazione del figlio e credeva fosse successo qualcosa di grave; si fece serio, accantonò gli oggetti contraffatti sequestrati e si concentrò su Ron.
«Ronald, qualcosa non va?»
Si era accorto tardi di aver insospettito il padre e non era proprio il caso che anche lui venisse coinvolto nel piano losco di Rose.
«N-nulla di grave, tranquillo, solo qualche ragazzata. Le rispondo subito, così non si preoccupa»
Prese una penna, ignorando lo sguardo perplesso di Arthur puntato su di lui e decise di scrivere alla figlia su quello stesso foglio per evitare di lasciare prove di quell’accordo; avrebbe firmato il permesso una volta rimasto solo. Si fidava forse troppo di Rose, ma non aveva nemmeno motivo per non farlo, infondo era solo una gita ad Hogsmead e di certo James non avrebbe detto a Ginny di esserci stato. Era poi risaputo che Ron non si facesse alcun scrupolo a trasgredire le regole, era senza dubbio un candidato poco indicato a sostituire il Ministro, eppure Hermione non lo aveva considerato. Scrisse a Rose poche parole, cercando di riscoprire tutta la propria autorità paterna.
 
Se tua madre mi scopre, finisci nei guai, signorina

Arthur non ebbe la possibilità di approfondire la questione – conoscendo suo figlio, capì che stava omettendo qualcosa -, perché la porta dell’ufficio, precedentemente chiusa da lui, venne riaperta; era Hermione e non appena Ron la vide, il suo istinto fu quello di piegare la lettera di Rose e accantonarla, in modo che lei non la scorgesse incuriosendosi; a suo padre non sfuggirono nemmeno quel gesto e la paura negli occhi di Ron.
«Ehi, tesoro, ciao, cosa fai qui? Non dovresti essere a casa con nostro figlio?»
«Ciao, Arthur, sei passato per istruire il tuo sostituto?»
Hermione aveva notato la confusione insolita sulla sua scrivania, ma non glielo fece notare, l'impresa che suo marito stava affrontando era già piuttosto ardua per un profano come lui in materia di amministrazione. L’aveva ignorato e il primo pensiero di Ron fu terrificante.

 
 - Lo sa, non so come, ma lo sa già –
 
«Ciao, Hermione. Sì, ma non ne ha bisogno, lo hai scelto molto bene, come sempre il tuo intuito è infallibile»
«Hai scelto velocemente il sostituto di mio padre, ma non il tuo. George mi continua a chiedere quando tornerò al negozio. Ti posso far riflettere sul fatto che non è con un lavoro in due che manterremo la nostra famiglia?»
Si inserì nella conversazione con una certa enfasi, lasciandola perplessa; Hermione posò una mano sulla spalliera della sedia su cui si era accomodato il suocero e si rivolse proprio a lui.
«Arthur, ma che fine ha fatto il mio marito irresponsabile? Sono anni che non lo vedo»
«Non ne ho la più pallida idea, mia cara, ma fossi in te mi godrei l’evento»
«Non siete divertenti»
Ron si sentì offeso dalla complicità tra suo padre e sua moglie, i quali, nonostante stesse vivendo momenti non molto felici e semplici in quell’ufficio, lo stavano schernendo con un sorriso beffardo; si alzò dalla poltrona, trascinandosi dietro la lettera della figlia e infilandola velocemente in tasca. Quando Hermione vide che suo marito si stava avviando verso la porta, cercò di tornare seria.
«Hugo è da tua madre, ti sta aspettando. Molly ci ha invitati a pranzo, ero passata credendo che avremmo raggiunto insieme la Tana o preferisci lavorare tutto il giorno? Se così fosse, rischi che io ti faccia internare al San Mungo»
Li tenne in sospeso, avviandosi verso la porta e lasciando che loro seguissero perplessi i suoi passi. Hermione ebbe la percezione che si fosse offeso davvero, quando lo vide abbassare la maniglia e uscire. Si riaffacciò poco dopo con grande sorpresa dei presenti e rivolse un dolce sorriso alla moglie.
«Amore, aspettami alla Tana, arrivo tra poco, mi è rimasta una commissione oggi da sbrigare, nel pomeriggio termino e domani mattina l'ufficio è tutto tuo. Ah, Hermione, per evitare di doverne parlare a pranzo, sono pronti i documenti di scarcerazione da firmare, ricordali domani quando arrivi»
Se ne andò senza aspettare la risposta, sembrava di corsa ma Hermione non riuscì a decifrare la sua fretta, forse voleva semplicemente trascorrere del tempo con la sua famiglia dopo una lunga mattinata di lavoro, comprendeva la sensazione e il desiderio, era quello che aveva provato lei per anni, esattamente da quando era diventata Ministro della Magia.
«Arthur, Ron ti ha detto che qualcosa non va, sta avendo problemi con qualche questione qui al Ministero?»
«Ha solo difficoltà comprensibili, si è trovato catapultato a svolgere un ruolo complesso da un giorno all’altro. Capisco anche te, Hermione, non è semplice trovare qualcuno disposto a sobbarcarsi una carica simile. Senti, se vuoi passo più spesso e gli do una mano, non ho molto altro da fare in questo periodo. Solo una cosa, è arrivata poco fa a Ron una lettera di Rose, non mi ha detto di cosa si trattasse, però sembrava preoccupato»
«Mio suocero è un angelo»
Gli accennò preoccupata un sorriso, porgendogli una carezza sulla spalla; Ron le stava nascondendo qualcosa, questo non le era affatto sfuggito.

 
[10 ottobre 2017 ore 4:15 p.m. – Casa Black/Tonks]
 
Teddy tornò a casa dal lavoro o quello che all’incirca poteva definire tale; Charlie era stato davvero molto gentile ad assumerlo come aiutante, era diventato per lui un perfetto zio acquisito, come d’altronde la maggior parte dei membri della famiglia Weasley. Non era però ciò che aveva immaginato per il suo futuro appena conseguito il diploma alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts … ma sapeva davvero cosa desiderasse nel corso dei suoi anni di studio?
Respirò fin dalla porta d’ingresso aria di storia antica, quella casa era stata abitata da diverse generazioni prima di lui, Teddy era solo l’ultimo arrivato di un lungo susseguirmi di antenati. Ogni giorno il suo ritorno era accompagnato da una foto, posta accanto all’ingresso, che ritraeva uno dei momenti più felici della sua vita o almeno così gli avevano raccontato; avrebbe voluto tanto essere nei panni di quel neonato in braccio a sua madre con la manina stretta in quella del padre, avrebbe voluto avere la facoltà di ricordare quello scorcio della sua infanzia, invidiava lui stesso nei suoi primi giorni di vita per essere riuscito a godere di pochi attimi di affetto da parte dei suoi genitori. Avrebbe voluto che suo padre continuasse a stringergli la mano e a guidarlo; certi giorni gli capitava di pensare quanto il loro sacrificio fosse stato utile solo ad allontanarli per sempre. Gli mancavano senza averli mai conosciuti, sentiva l’assenza di quella conoscenza mancata e non più possibile. Dallo sguardo orgoglioso e pieno di affetto che traspariva dagli occhi di Remus e Ninfadora in quella foto poteva presupporre che lo avrebbero senza dubbio spronato ad accettare la proposta della preside. Qualche metro più a sinistra una foto rappresentava il suo presente, la sua bellissima Victoire sorrideva al suo fianco; il suo padrino aveva ragione, doveva prendere coraggio e parlare con la fidanzata del suo futuro, anche lei ne faceva parte e desiderava che così fosse per sempre.
«Assomigli tanto a tua madre»
Non si era accorto della presenza di Andromeda alle spalle e Tosca solo sapeva da quanto tempo sua nonna si trovasse lì accanto a lui. Teddy si era voltato leggermente verso di lei, ma quando aveva notato sul volto dell’anziana donna occhi lucidi che portavano il nome della figlia, non osò proferire parola. Fu Andromeda la prima a sciogliere la tristezza con un commosso sorriso; accarezzò i capelli del nipote alla base della nuca per lasciare intendere a Teddy in cosa fosse così simile a Ninfadora.
«Sai, tesoro, quando mia figlia mi disse di aspettarti, ebbi paura. Conoscevo tua madre e mio genero, dubitavo che avrebbero preservato la loro vita per non renderti orfano. Q-quando seppi della tua nascita, sapevo che avresti sofferto. Speravo che tua madre te lo risparmiasse, infondo aveva già vissuto l’esperienza con mio marito»
«Nonno Ted?»
«Tu porti il suo nome, è l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto»
Le parole di Andromeda offrirono a Teddy la forza di parlarle, non poteva più rimandare; si voltò verso di lei per poter incrociare meglio i suoi occhi.
«Nonna, ascolta, io devo …»
«Ragazzo mio, lo so già ed io voglio che tu segua il tuo cuore»
Gli posò dolcemente una mano sul lato sinistro del petto, lasciandolo per la seconda volta nel giro di pochi secondi senza fiato.
«Teddy, se quel lavoro ti potrà far sentire più vicino a lui, se potrà aiutarti a conoscere che uomo fosse tuo padre, non sarò certo io ad impedirlo»
Stavolta fu il giovane Lupin a farsi sfuggire una lacrima, persino i suoi capelli assunsero i colori della malinconia, facendo sorridere la nonna. Andromeda fece passare il pollice sulla guancia del nipote, non smettendo di sorridergli dolcemente.
«N-non voglio abbandonarti»
«So che non lo farai, mi scriverai praticamente tutti i giorni. Hai la prospettiva di una vita bellissima insieme alla tua amata. Ho dimenticato di dirti che, per quanto mi rincresca che tu sia nato nel pieno di una guerra e abbia sofferto per questo, sei stato un regalo meraviglioso per me, mia figlia non se ne è mai veramente andata»
Imbarazzò Teddy l’allusione alla sua ormai pubblica relazione con una Weasley, si voltò verso quelle foto per allontanare con un pretesto lo sguardo da Andromeda. Amava quella ragazza come nessun’altra al mondo, come probabilmente per intuito suo padre amava sua madre; doveva affrontare l’argomento con Bill, non poteva più rimandare.
«Nonna, la McGranitt mi ha chiesto di iniziare subito dopo aver preso la decisione, è una separazione improvvisa, me ne vado da un giorno all’altro»
«Raggiungi Hogwarts, tesoro, ma prima di qualsiasi cosa, ti vanno i biscotti appena sfornati? Immagino tu debba avere il tempo di passare a Villa Conchiglia prima di diventare il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure»
Non sapeva come Andromeda avesse fatto a scoprirlo, era però intenzionato a seguire il suo consiglio, si fidava dei suoi saggi suggerimenti.

 
[11 ottobre 2017 ore 11:15 a.m. – Casa Granger/Weasley]
 
Quando il campanello rintoccò due colpi, Hermione era totalmente immersa nei lavori casalinghi e per la precisione l’improvviso rumore nel silenzio della casa fece tremare la scala su cui si trovava; scese dal gradino più alto dopo qualche istante per riprendere fiato dallo spavento. Iniziava a non invidiare più così tanto suo marito, infondo a parte il tempo trascorso con i loro figli, aveva anche notevoli incombenze poco gradite e lei con gli anni aveva finito per dimenticarle. Posò gli stracci che teneva in mano sul tavolo della cucina e si avviò a passo celere verso la porta, non aspettava alcun ospite, eppure sembrava avere l’ospitalità nel sangue. Aprire e trovare davanti a lei una persona gradita influì positivamente sull’umore non troppo alto di quei giorni: Rose si ostinava a non rivolgersi a lei per la soluzione poco conveniente che aveva trovato, così ogni gufo recapitato a casa o al Ministero era indirizzato a Ron. Nonostante tristi pensieri invadessero spesso e volentieri la sua mente, sorrise alla nuova arrivata.
«Ginny, ehi, cosa fai qui?»
Notò quasi subito che sua cognata aveva il fiato corto, come se per raggiungerla rapidamente avesse corso, ma si accorse presto di essere caduta in errore, la sua migliore amica aveva gli occhi lucidi. Dopo aver appurato che aveva recentemente smesso di piangere, iniziò a preoccuparsi.
«Hermione, ti ho disturbata?»
«Certo che no, entra, ho bisogno di una pausa»
Si scostò spalancando la porta e la fece passare pensierosa nel proprio soggiorno. Notò l’espressione demoralizzata con cui Ginny si era accomodata sullo scomodissimo divano a due posti - come ripeteva sempre Ron ad Hermione, troppo piccolo per una famiglia composta da quattro persone – e con lo sguardo rivolto verso il pavimento si era portata le mani sul volto. Hermione ebbe subito conferma dei suoi timori, si sedette al suo fianco e le circondò le spalle con un rincuorante abbraccio.
«Ginny, cosa c’è che non va?»
Aveva provato a chiederle spiegazioni sussurrandole accanto all’orecchio per non disturbare il suo turbamento, ma non era del tutto convinta che la cognata le avrebbe risposto, era troppo intenta a sfogare la sua frustrazione.
«Ginny, è successo qualcosa ai ragazzi o a Harry?»
Il nome del marito la riscosse, si scoprì il volto e si girò con espressione quasi assente verso Hermione, come se avesse smascherato l’origine del suo malessere.
«I-io ed Harry non parliamo più da giorni, non ci rivolgiamo la parola nemmeno in quei pochi attimi in cui ci incrociamo a casa. È colpa mia, Hermione, abbiamo litigato perché voglio cambiare lavoro. Mi manca, ancora più di prima, c’è tensione tra noi e questo rende più pesanti i sacrifici che facciamo con il lavoro»
«Mi sembra strano sentire che avete litigato, erano anni che non succedeva una lite simile tra voi. Per quanto io sia contraria con quello che vuoi fare, Harry dovrebbe essere felice, cosa non gli piace di questa tua scelta?»
«Credo tema di sentirsi in difetto con i ragazzi, mi ha ripetuto diverse volte di sentirsi un pessimo padre quando è successo quell’episodio con Albus. Gli ho urlato contro, l’ho respinto, se lo rifiuto continuerà a pensare di essere in errore con la sua famiglia. Non mi sono sentita compresa e lui aveva solo bisogno di sua moglie che gli infondesse autostima, ho sbagliato, Hermione»
Quando Ginny le aveva rivelato le sue intenzioni infondo non si era troppo stupita, perché la vera stupida era stata lei ad accettare l’occasione forse irripetibile di un lavoro che l’avrebbe portata lontana dalla famiglia che con gioia aveva contribuito a costruire. Forse riusciva a comprendere anche il suo migliore amico, non aveva mai eccelso in autostima e lui non aveva il coraggio di accantonare anni di carriera come sua moglie avrebbe invece fatto senza troppe difficoltà. Hermione era a corto di consigli ed era raro che lei non riuscisse a trovare un compromesso, infondo le sue doti diplomatiche l’avevano elevata alla carica di Ministro.
«Ginny, innanzitutto tu ed Harry dovete ricominciare a parlare, il silenzio non risolverà nulla. Hai detto di avergli urlato contro, ma non è solito portare rancore, figuriamoci con la donna che ama»
Ascoltò Hermione sovrappensiero, sua cognata aveva senza alcun dubbio ragione, ma aveva lasciato che i giorni passassero ed ora non sapeva più come esordire. Hermione dal canto suo comprendeva Ginny, era pressappoco ciò che stava succedendo con sua figlia, si sentiva in difetto e non aveva il coraggio di prendere carta e penna e scriverle lei per prima rompendo quel silenzio assordante, le mancava ancora di più senza nemmeno poter tessere con lei uno scambio epistolare.
«Tu non lo hai visto in questi giorni, Lily sta subendo il nostro malumore e vorrei solo dare a mia figlia un po’ di serenità. C’è la possibilità secondo te che io possa entrare a far parte della redazione della Gazzetta del Profeta?»
«Ginny, non spetta a me decidere, la Gazzetta è una questione separata rispetto agli affari del Ministero, non per niente finisco spesso in prima pagina e non lo fanno certo per elogiarmi»
«Certo, comprendo, sarà meglio che vada, non voglio rubare tempo ad Hugo, altrimenti gli sforzi di mio fratello potrebbero diventare inutili»
Si alzò dal divano pronta a ritornare a casa, forse ancora più demoralizzata di prima e proprio il suo pessimo umore la portò a condividere un ultimo pensiero con la cognata.
«Sai, Hermione, ti sembrerà strano sentirmelo dire, ma a volte ti invidio, mio fratello anche con qualche contestazione ti appoggia e presta sempre attenzione per il bene della vostra famiglia»
Hermione l’aveva ascoltata con dispiacere, soprattutto quando si accorse di Harry alle spalle di Ginny che quasi sicuramente aveva ascoltato le parole della moglie, la sua espressione ne era la prova.
«Scusate, la porta era aperta, non volevo interrompervi»
Anche Ginny capì tardi di aver parlato troppo.
«Harry, mi …»
«Tranquilla, hai ragione. Hermione, ho bisogno di parlarti»
La cognata fu restia ad accogliere subito la sua richiesta, avrebbe preferito che i suoi amici parlassero e chiarissero subito, ma se lui era lì poteva solo significare che la questione da affrontare era urgente. Si alzò convinta che Harry non volesse condividere gli affari del Ministero con la moglie, la sua espressione seria e severa lo dimostrava. Quando Hermione si fu avvicinata a lui sull’uscio della porta, dove lui le aveva chiesto implicitamente di seguirla, fece un debole tentativo.
«Harry, devi parlare con Ginny, è distrutta»
«Non preoccuparti, troverò il tempo anche di sentir dire da mia moglie quanto sia delusa da me, ma questo non è il momento. Ascolta, Ron non può presiedere una seduta con il Wizengamot, ne ho convocata una straordinaria per domani, ma abbiamo bisogno di te»
«Che necessità avevi di una riunione straordinaria?»
«Dobbiamo discutere di Hogwarts, dobbiamo prendere misure severe in quella scuola, non riesco a stare tranquillo sapendo i miei figli lì dentro. Ho intenzione di accogliere la richiesta di aiuto dei nostri ragazzi. Ricordi l’incidente di Rose? Ci serve un infiltrato speciale del Ministero che controlli la situazione, la monitori e ci faccia avere un resoconto della gravità»
«Quindi è per questo motivo che sei così serio e silenzioso in questi giorni a casa? Non sei arrabbiato, sei pensieroso»
Vide i suoi più intimi pensieri svelati dalla cognata, ciò lo imbarazzò, nonostante il tono di Hermione fosse piuttosto comprensivo e quasi intenerito.
«Ma cosa ti ha detto esattamente Ginny? No, lasciami indovinare, quanto io sia pessimo e non la comprenda. Hermione, ho già in mente il nome del nostro infiltrato, mi fido ciecamente di lui. Un’ultima cosa, domani lascia partecipare anche Ron alla riunione, infondo riguarda anche lui»
«E tu parla con Ginny, per carità, Harry, ha frainteso e anche tu, lei è orgogliosa di te»

 
[11 ottobre 2017 ore 4:45 p.m. – Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts]
 
Ricevere una convocazione urgente da parte della Preside innervosì Neville. Non ricordava di aver trasgredito a qualche regola, era sempre molto preciso nel suo lavoro, o almeno era ciò che provava a fare. Lasciò la Serra di Erbologia qualche minuto prima per potersi avviare senza fretta verso l’ufficio della McGranitt. Percorse gli immensi corridoi del Castello, lasciandosi alle spalle decine di ritratti più o meno apprezzabili con l’aria pensierosa del vecchio professore che durante una delle sue ore buche occupa il tempo facendo una passeggiata; lui però non era né vecchio né tanto meno sereno, anzi sentiva sul cuore un macigno, a causa di svariati motivi e nello specifico, in quel momento, fremeva di sapere la ragione di quella convocazione.
Quando svoltò l’ennesimo angolo, perso ad ammirare i ritratti per distrarsi dall’ansia, non aveva tenuto in considerazione il fatto che presto o tardi si sarebbe imbattuto per quella strada anche nel memoriale della guerra, fatto allestire dall’attuale preside. Raffigurava tutte quelle persone, che, a detta della maggior parte del mondo magico, venivano definite gli eroi. Conosceva quell’angolo del castello molto bene, come anche i nomi che venivano citati; erano ricordati vecchi e nuovi eroi della Prima e della Seconda Guerra Magica, si passava da James e Lily Potter, considerati tra le prime vittime del Signore Oscuro, fino a coloro che erano ancora in vita, tra cui, contro ogni suo volere, Neville; non provava alcun piacere nel vedere scritto il suo nome tra coloro che erano destinati all’immortalità per aver avuto il coraggio di affrontare l’Oscurità senza esitazione, avrebbe preferito minore notorietà e una famiglia insieme alla sua compagna: una cosa non escludeva l’altra, ma gli mancava ciò che più desiderava. Tra le foto e i nomi di coloro che erano drammaticamente caduti e coloro che invece erano sopravvissuti, spiccavano quelli dei suoi genitori; gli mancavano più che mai in quei difficili momenti in cui una loro parola avrebbe reso tutto meno doloroso, sapeva che sarebbe stato così, anche se in effetti non aveva mai avuto l’occasione di conoscerli davvero, ricordava le loro fattezze solo grazie alle numerose foto che aveva visto.
 

Non era la prima volta che Teddy si trovava al cospetto di quel memoriale, ma, nonostante ciò, veniva sempre assalito da un moto di tristezza leggendo il nome dei suoi genitori; per il suo amico James invece, di qualche anno più giovane, era la prima volta in cui poteva ammirare quell’enorme riquadro magico appeso al muro che ospitava i volti sconosciuti e conosciuti di amici e parenti. I nomi e le foto più familiari furono quelle del padre e degli zii, anche se in quei ritratti erano molto più giovani rispetto a come li aveva conosciuti, per poi accorgersi che era presente anche il suo professore di Erbologia che in quel momento era proprio accanto a lui.
«Neville. Ci sei anche tu»
«Sì, bhe, non ho fatto nulla di speciale, tuo padre Lo ha sconfitto, i libri di Storia della Magia sono pieni delle sue gesta»
«Lui continua a ripetermi che senza di te non avrebbe mai vinto»
James lo fissava dal basso verso l’altro con convinzione, lo sguardo del ragazzo era orgoglioso, come se davvero davanti a lui ci fosse un eroe.
«Eravamo tutti coinvolti e rimanere inermi significava approvare l’Oscurità, l’avresti fatto anche tu, Jamie, non per niente sei un Grifondoro e anche tu, Teddy, possiedi la stessa determinazione dei tuoi genitori»
Il giovane Teddy, ormai prossimo al diploma ma ancora immerso nella più profonda fase adolescenziale, non sapeva se essere d’accordo con il suo professore, non riusciva a riscoprirsi in chi non aveva mai avuto occasione di conoscere; era certo però che Neville avrebbe potuto comprenderlo, lui per primo aveva vissuto la mancanza dei genitori, ma nonostante ciò era riuscito comunque a ripercorrere le loro orme, non per niente lui e loro venivano ricordati in egual misura per il loro coraggio.
«Spero di possedere lo stesso animo di mamma e papà, ma vorrei tanto non ci fosse più una guerra, faccio volentieri a meno di testare quanta determinazione ho ereditato da loro in simili occasioni»
«Sono d’accordo con te, ti consiglierei di andare a studiare per i M.A.G.O, mi è sufficiente che non copi all’esame per dimostrarmi la tua onestà, tuo padre e tua madre sarebbero orgogliosi di te se li passassi con i tuoi sforzi. La stessa cosa vale per te, James»
Iniziò a spingerli per le spalle, incitandoli ad avviarsi solerti verso la Sala Grande, dove li avrebbero attesi i loro libri. I due ragazzi, un po’ scocciati, ubbidirono al loro docente.
«Professore, in sette anni non ho mai copiato, perché dovrei iniziare ora?»
«Insegnalo anche a James, allora»

 
«Professor Paciock, pensavo non volessi accettare il mio invito, ti stavo venendo a cercare»
La voce della preside lo riscosse dai ricordi e dai pensieri tristi, ma dall’espressione dell’anziana signora comprese che la loro conversazione non sarebbe stata molto felice.
«Desideravo offrirti una tazza di the con qualche biscotto, sono quasi le cinque. Ti ho disturbato?»
Lo sguardo di Neville era quasi assente, non voleva affrontare alcun dialogo, non aveva voglia di alcuna ramanzina. Con pacatezza tornò a posare gli occhi sul memoriale e si rivolse alla sua interlocutrice.
«Ho fatto qualcosa che non dovevo? Professoressa, se è per quei registri, ho chiesto ad Hannah un piccolo aiuto, non sono molto afferrato, ma non ci siamo ancora …»
«È proprio di lei che voglio parlarti»
«Vuole parlarmi di mia moglie? Credevo di sapere tutto di lei … forse ha ragione, mi sta sfuggendo qualcosa su Hannah. Preside, ho terminato le lezioni, ma ho lasciato parecchia confusione in aula, prima di cena devo tornare in serra»
Le risposte di Neville confermarono alla McGranitt la necessità di parlare con il suo ex studente.
«Lavori troppo Neville»
«Lavorare mi aiuta a non pensare, professoressa, quando smetto mi tornano in mente tutti i problemi»
Le confidenze che quell’uomo le stava facendo lasciarono la preside senza parole, non ricordava di averlo mai sentito confessare il suo stato d’animo, anche se lei era già consapevole di ciò che potesse provare.
«Non devi affrontarlo da solo. Tu ed Hannah avete bisogno di una pausa, avrei dovuto darvela anni fa. Tornate a Londra, qui ad Hogwarts trovo un modo per sostituirvi»


[12 ottobre 2017 ore 6:00 p.m. – Ministero della Magia/Tribunale magico]
 
Hermione non ebbe altra scelta se non quella di assecondare la decisione di Harry; suo cognato aveva convocato l’intero Wizengamot infondo per risolvere uno dei tanti problemi che prima o poi la loro famiglia avrebbe dovuto affrontare. Il Ministro aveva indossato la sua toga, che con il fresco autunnale le donava un caldo piacevole, e si era avviata con professionalità verso il tribunale dove tutti la stavano attendendo; a passo celere si avvicinò alla porta, sistemando il colletto per darsi anche nella fretta una parvenza di compostezza e vide suo marito proprio sulla soglia, dandole l’idea che la stesse aspettando. Hermione non poté non essere lieta della sua presenza.
«Ciao, tesoro»
«Ciao. Mi dispiace, Harry dice che il tuo intervento è indispensabile, altrimenti me la sarei cavata anche da solo senza disturbarti»
Gli sorrise con tenerezza, allungando una mano per porgergli una carezza sulla guancia, era felice di vederlo e sapere di averlo accanto anche sul lavoro, in particolare nell'affrontare un argomento caro ad entrambi, visto che riguardava la figlia. Ron era dispiaciuto davvero di aver dovuto rubare la mamma ad Hugo per qualche ora in più, era infondo ciò che lui con i suoi sforzi stava cercando di evitare.
«Ginny ha ragione, sono fortunata ad avere te»
«C-cosa ha detto mia sorella?»
Il delicato suono della campanella che annunciava l'ingresso dell'autorità attirò l'attenzione di entrambi, infrangendo l'atmosfera che i loro sguardi avevano creato. Hermione tornò seria senza rispondere alla domanda incredula del marito, il quale si schiarì la voce per concentrarsi sulla riunione.
«Ci siamo, Ron, devo andare»
Concordò con il capo e le spalancò con una mano la porta a mo' di usciere, per poi seguirla, anche se lui avrebbe preso una posizione tra l’assemblea quasi deserta, non certo la stessa del Ministro; Ron si sedette accanto alla professoressa McGranitt, forse solo un paio di posti più in là per non essere irriverente nei confronti dell'anziana. La Preside era stata anch'essa convocata per discutere della situazione attuale che Hogwarts stava vivendo tra gli studenti. Erano tutti in piedi per Hermione, compresa la sua vecchia professoressa di Trasfigurazione e questo le infuse una strana sensazione, così fece quasi subito cenno a tutti di accomodarsi, compresi i maghi e le streghe che insieme formavano il Wizengamot e a cui si rivolse.
«Membri del Wizengamot, siete stati convocati qui oggi per affrontare una questione importante e delicata che riguarda la nostra Scuola di Magia e Stregoneria. Per questo la Preside Minerva McGranitt ha accettato il nostro invito. Ora lascio la parola al signor Potter, lui vi spiegherà le intenzioni del Ministero a riguardo»
«Grazie, Ministro»
Hermione non anticipò altro, lasciò il compito al suo fidato collaboratore di presentare in aula l’intervento del Ministero e udì solo qualche flash del monologo del cognato. Si accomodò sulla sedia che per anni l’aveva sostenuta in centinaia di udienze e ripensò a ciò che l’aveva spinta a prendere una decisione simile; non voleva successo, non voleva nemmeno il potere, forse era stato lo spirito di dovere verso il mondo magico a far slittare la sua famiglia infondo alle priorità. Suo marito stava attentamente ascoltando le parole di Harry, lo sguardo di Ron e quello di Hermione si erano incrociati quando la Preside asserì quanto Albus e Rose si fossero avvicinati nell’ultimo periodo al giovane Malfoy, il Ministro si preoccupò per la reazione del marito, così cercò di dirgli con gli occhi di placare il suo fastidio, nonostante la McGranitt avesse elogiato la figlia e il nipote per il comportamento responsabile e gli ottimi modelli che erano diventati per l’intera scuola.
«… perciò io, con l’accordo della professoressa McGranitt, proporrei il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Ted Lupin, come inquisitore speciale del Ministero, avrà il compito di riferire e monitorare la situazione, ma cosa più importante, quel ragazzo ha la piena fiducia di tutti. Temiamo che l’astio cresciuto all’interno di quelle mura possa alimentare una nuova guerra sull’esempio del passato, vogliamo solo scongiurarlo, anche con l’aiuto di quei ragazzi che invece hanno ricevuto in famiglia un buon esempio»
Hermione capì che Harry si stava riferendo alla loro famiglia, non fece nomi, ma l’ammirazione della Preside per i giovani Weasley e Potter esplicitata pochi minuti prima era piuttosto allusiva. Ora spettava al Wizengamot votare, il Ministro davanti a quella schiera di maghi e streghe aveva le mani legati, lei rappresentava solo poco più di un voto. La massima autorità si rivolse stavolta direttamente al presidente, al quale non era sua intenzione fare pressione, ma lei era pur sempre una madre e quella decisione avrebbe inficiato anche sul benessere fisico e morale di sua figlia.
«Presidente, come lei ben sa, gli ultimi avvenimenti accaduti ad Hogwarts sono andati a discapito di una ragazza del primo anno. Poco importa che sia mia figlia, quello che è accaduto a lei sarebbe potuto succedere a qualunque giovane mago o strega nato nella famiglia di coloro che hanno combattuto la Magia Oscura. Come sostiene il signor Potter e con cui io concordo, c’è il rischio che una nuova generazione di Maghi Oscuri insorga sulla farsa riga di Lord Voldermort, mettiamo pace nel cuore di questi ragazzi, insegniamo loro ad essere diversi dalle loro famiglie. I serpeverde non sono malvagi se non viene insegnato loro ad esserlo»
«Ministro, lei si rende conto vero che la maggior parte degli aristocratici di Londra apparteneva e appartiene a quella Casa? Nessun Serpeverde che si rispetti iscriverà più il proprio figlio a quella scuola se imponiamo ideali diversi dai loro»
«Poco importa, Hogwarts si è sempre distinta per la sua lealtà e non permetterò a nessuno di cambiare i suoi connotati»
Harry non ebbe alcun bisogno di intervenire contro lo scetticismo e la diffidenza del presidente, Hermione sembrava riuscirci benissimo; anzi era presto passata dalle parole ai fatti: si era alzata come a lasciare intendere a tutti, compreso l’interessato, che la discussione si era appena conclusa, al Ministro non rimaneva altro da fare se non passare alla votazione.
«Chi è favorevole che alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts venga consentito ad un inquisitore speciale di stilare leggi a favore dell’amicizia tra Purosangue e Mezzosangue, agevolando il loro riavvicinamento?»
Aveva appena terminato di porre la domanda, aspettandosi che i membri del Wizengamot iniziassero a votare, ma la voce profonda di un mago in platea attirò l’attenzione di tutti, rimandando quell’operazione.
«Chiedo scusa, Ministro, come può pensare di assegnare un compito simile ad un discendente della Casata dei Black, è risaputo quanto quella famiglia fosse profondamente sostenitrice della purezza del sangue?»
Nessuno sapeva spiegarsi chi avesse invitato Draco Malfoy a quella riunione, forse semplicemente perché i Mafoy rimanevano una delle famiglie più influenti sul panorama londinese e quella doveva essere stata opera del Wizengamot.
«E tu, Draco? Anche tu sei discendente di quella famiglia, come anche tuo figlio, eppure Scorpius non sembra del tuo stesso avviso»
Sapeva di averlo provocato, ciò che Hermione non riusciva a prevedere fu la reazione di quell’uomo così enigmatico, era sicura però che avrebbe potuto contare sulla protezione di suo marito, già pronto ad inveire contro la sua irriverenza.
«Mio figlio non diventerà mai amico di coloro che hanno disonorato le loro origini, sporcando il sangue puro dei maghi. Nulla di personale, Ministro, ma in tutto questo ha contribuito lei per prima»
«Ora basta!»
Ron non riuscì più ad ascoltarlo in silenzio, fece per muovere un passo ed estrasse la sua bacchetta, ma non ricevette l’approvazione della moglie, anzi l’esatto contrario, lo invitò a fermarsi alzando una mano verso di lui.
«No, fermo. Il signor Malfoy è libero di esprimere la propria opinione in questa sede. Deduco sia un no rispetto alla nostra proposta. Vedi, Draco, a differenza di chi la pensa come te, noi vi consideriamo come persone degne di essere ascoltate. Membri del Wizengamot, la vostra decisione?»
Fu stavolta il presidente a dover a malincuore approvare a nome del consiglio il tempestivo intervento ad Hogwarts.
«Bene, l’udienza è conclusa»
Con un leggero e sfinito colpo di martelletto, Hermione sciolse quella riunione e lasciò con rapidità la sua postazione, come se quella postazione tra gli alti ranghi la scottasse. Ron comprese subito lo stato d’animo della moglie, così si affrettò ad anticiparla sulla porta d’ingresso per poter invitarla a fermarsi sfiorandole appena il ventre con un grande sorriso.
«Che c’è?»
Quel sorriso contagiò anche lei che nel mentre si tolse la toga insieme ai mille pesi del suo lavoro. Lo vide guardarsi intorno per appurare che non passasse nessuno in quel momento, per poi schioccarle un bacio sulle labbra che lei approfondì ben volentieri, lasciando la toga a metà sulle sue spalle, un po’ interdetta forse gli porse una carezza sul petto quando lui si allontanò.
«E questo perché?»
«Sostanzialmente per tre motivi. Il primo e il più scontato perché ti amo, poi perché sono orgoglioso di ciò che fai e come lo fai, quindi non dimetterti, ti aiuto ancora un po’, almeno fino a Natale, così passi del tempo con Hugo, ma poi torna, il tuo posto è al vertice. Hai zittito Malfoy meglio rispetto a come sarei riuscito io ed è lodevole che stavolta tu non lo abbia picchiato, chiunque sarebbe stato tentato»
Era divertita ma soprattutto commossa per quelle parole e per il tono dolce di Ron.
«Tuo padre vuole aiutarti … e il terzo?»
«È ben accetto un suo aiuto. Avevi ragione, devo trovare il coraggio di seguire i miei sogni come hai fatto tu ed ho deciso di frequentare l’Accademia, rimando però a gennaio l’inizio del corso. Voglio essere al tuo fianco, Hermione, voglio proteggerti e tranquilla dirò a Rose che è stata una mia idea. Troveremo il modo di trascorrere del tempo con i ragazzi. Allora, non mi dici nulla?»
Le fece una carezza col pollice sul viso non smettendo di sorridere, trovava graziosa la sua espressione sorpresa.
«Prometti di fare attenzione?»
«Te lo prometto. Sono sempre prudente»
Fece per abbracciarla per tranquillizzarla ed evitare che lei iniziasse con un elenco infinito di raccomandazioni, infondo lo aveva incentivato lei ad intraprendere quella strada in salita, ma lei si scostò diffidente.
«Hermione, ho cresciuto due figli ed hanno ancora tutti gli arti e poi ho voglia di arrestare Scorpius, così non si avvicinerà più a mia figlia e a mio nipote»
«Ronald, non hai capito nulla di questa riunione»
Hermione si portò una mano sul viso disperata, sentire quella considerazione non la stupì del tutto, ma la deluse comunque.
«Certo che ho capito, tranquilla, non riceverà nemmeno il bacio dei Dissenatori, è fortunato infondo»
La battuta, forse un po’ infelice, provocò un sorriso anche a lei. La attirò a sé schioccandole un nuovo bacio per farle intendere i baci che invece avrebbe sempre e solo ricevuto lei.
«Ron, ora basta, siamo al Ministero, è davvero poco professionale scambiarsi effusioni al lavoro»
Hermione provò a ricomporsi imbarazzata nei confronti di qualunque persona passasse loro accanto e rivolgesse ai due un cordiale saluto. Ron però non aveva ancora terminato di elogiarla.
«Forse non ti ho detto abbastanza che ti trovo bellissima»
Iniziò a guardarlo perplessa, non poteva però non esserne lusingata.
«Io e te dovremmo uscire più spesso, intendo da soli»
Gli posò una mano sulla fronte, complimenti e inviti a cena non erano da suo marito, soprattutto nell’arco di pochi secondi.
«Ti sei preso il Vaiolo di Drago? Sicuro di stare bene, vero?»
«Sto benissimo»
Ron capì l’allusione di lei e le sorrise. Gli lanciò piano sul viso la toga che finalmente era riuscita a togliersi e lui se la tolse dalla faccia divertito.
«Tu e Rose cosa mi state nascondendo? So che non mi vuole parlare, ma almeno tu cerca di essere sincero»
Hermione non diede a vedere quanto fosse preoccupata per la decisione del marito, Ginny avrebbe voluto che Harry avesse lasciato quel lavoro per la famiglia e lei lo stava spingendo ad abbracciare quella causa, ma ormai il danno era stato fatto e non avrebbe più potuto tornare indietro senza deludere i sogni di Ron una seconda volta nell’arco di una vita che si conoscevano. Ciò che in quel momento sembrava preoccupare di più quell’uomo invece era quell’ultima domanda della moglie ed Hermione a quella reazione si stava seriamente spazientendo.

 
[12 ottobre 2017 ore 6:30 p.m. – Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts/Serra di Erbologia]

Hannah aveva annunciato a suo marito che sarebbe passata nell’Aula di Erbologia, credeva che a quell’ora tarda non avrebbe interrotto alcuna lezione, ma non era sicura che lui fosse disposto a rivederla dopo i suoi numerosi rifiuti e ciò era forse comprensibile. Il graduale avvicinarsi alla porta chiusa della serra donava alla signora Paciock la sensazione che Neville non volesse ricevere visite, quando all’improvviso vide uscire Rose, immaginando avesse fatto tardare il suo professore per qualche lezione privata. Iniziava ad invidiarlo, suo marito aveva trovato il modo per compensare le mancanze che la vita aveva riservato loro, impresa che a lei non riusciva mai, il pensiero del dolore che avevano provato e che stavano continuando a provare era indelebile. Hannah andò incontro a quella ragazza, mostrandole un dolce sorriso.
«Ciao, Rose»
«Ciao, Hannah, non ti ho ancora ringraziata per avermi soccorsa dopo la partita di Quidditch»
«È il mio lavoro, cara, non devi ringraziarmi. Sono felice tu stia bene»
«E tu come stai? Stai raggiungendo Neville? Tarderà un po’ per cena, mi ha detto che doveva occuparsi della burocrazia, ma non so a cosa si riferisse»
Non aveva avvertito nemmeno la moglie della sua assenza in Sala Grande, iniziava a credere che le incombenze burocratiche fossero solo una scusa per riscoprire un po’ di raccoglimento.
«Sto bene, Rose, grazie. Ho bisogno di fare scorta di erbe per le pozioni, su questo mio marito è imbattibile»
«Sono d’accordo con te. Hannah, non ho intenzione di entrare nei vostri affari, ma Neville è triste senza di te, è tanto che non lo vedo sorridere»
Il fatto che glielo stesse facendo notare una ragazzina non la aiutò di certo, non aveva altra scelta che sforzarsi di mettere al confino il suo malessere per restare accanto a lui, che restava, a differenza di quanto si potesse pensare, l’uomo di cui era innamorata.
«Tranquilla, tesoro, ora gli parlo. Raggiungi i tuoi compagni, noi arriviamo»
La lasciò con un mezzo sorriso, sperando di rasserenarla. Attese qualche secondo prima di entrare, il tempo che Rose fosse abbastanza lontana per poi ritornare seria e ansiosa, uno stato che non era il caso di mostrare davanti ad una ragazzina. Quando varcò la soglia e lo vide concentrato sul bancone con una mano tra i capelli in segno di disperazione e l’altra impegnata a sorreggere una penna ferma sempre sullo stesso punto, si preoccupò. Si avvicinò rapida a suo marito e gli posò d’istinto una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione, ma in realtà lo riscosse troppo violentemente e lo spaventò.
«Hannah! È successo qualcosa?»
Stava ben attenta a sfiorarlo di nuovo, comprese il sospetto negli occhi di Neville, così tentò di mostrarsi serena.
«Nulla … nulla di nuovo, tu cosa fai? Non ceni stasera in Sala Grande?»
«Devo terminare questi registri, ma non ci capisco niente»
«Mi avevi chiesto aiuto per compilarli, lo vuoi ancora?»
«Certo»
Gli rispose con un filo di voce incredulo e seguì i movimenti ipnotici della moglie, mentre si accomodava al suo fianco su uno dei tanti sgabelli messi a disposizione degli studenti. Hannah iniziò ad indicare i punti sul registro da compilare, afferrandogli distrattamente la mano e con essa la penna che lui teneva stretta tra le dita; stava adottando lo stesso approccio di un’insegnante, guidò la mano e la penna tra le varie diciture di quel modulo, cercando di essere più comprensibile possibile.
«Allora, qui trovi l’elenco dei tuoi alunni, la votazione degli esami, eventuali aggiunte o sottrazioni di punti ed infine le attività giornaliere che svolgi in classe»
«E tu come fai a sapere tutti questi dettagli? Non sei una docente»
Riuscì a capire poco e niente di quello che gli stava insegnando, forse stava prestando poca attenzione alla spiegazione di Hannah, era troppo concentrato dal fatto che lei con naturalezza lo stesse sfiorando e il suo viso fosse a pochi centimetri da quello di Neville; era impossibile per lui non distrarsi, dopo anni in cui sua moglie si impegnava a mantenere una certa distanza tra loro, Hannah per qualche strana ragione aveva cercato un contatto con lui quella sera.
«Però ho frequentato Hogwarts e sono sposata con un professore. Neville, mi stai ascoltando?»
Quando la guaritrice alzò lo sguardo dai registri e li posò sul marito, incrociò gli occhi incantati di Neville. Tentò di posare la penna per poter catturare dolcemente la mano di Hannah, ma lei la allontanò desolata. Aveva forse inteso male le intenzioni della moglie?
«Neville, non mi sembra il momento. Se è uno dei tuoi piani per riavvicinarmi a te …»
Le scostò i lunghi e biondi capelli che coprivano gli occhi castani, se avessero avuto una bambina avrebbe sicuramente desiderato rivedere sul suo viso quelle stesse iridi; le sistemò i capelli insolitamente sciolti dietro le orecchie porgendole una carezza sulla guancia, cercando di ignorare la sua debole resistenza, infondo avrebbe potuto alzarsi dalla sedia e andarsene senza alcuna resistenza da parte di lui, se non avesse voluto da parte sua un simile approccio. Neville provò ad avvicinarsi lentamente al suo viso per baciarla, le aveva lasciato forse troppo margine per tirarsi indietro e lei lo aveva fatto tornando a concentrarsi sui registri, scoraggiandolo, infatti stavolta fu lui a desistere infastidito.
«Prendo la Valeriana, così ti lascio libera»
Si alzò con uno scatto irritato e quando tornò con il ramoscello, glielo posò proprio davanti sul bancone; non degnò più nemmeno uno sguardo a lei, si limitò ad impugnare di nuovo la penna e a riprendere il suo lavoro con i registri da solo.
«Ora hai quello che volevi, vai a cenare»
«Tu non vieni? Neville, sei arrabbiato?»
«Hannah, ti ostini a credere che l'unica a soffrire sia tu, quando io ho perso lui e te, perché un bambino che non abbiamo nemmeno avuto modo di conoscere è diventato più importante del nostro rapporto. Eppure siamo noi qui, non lui»
«N-Neville»
«No, Hannah, ora credo anche io sia il tempo di ...»
«Neville, sul serio, aiutami»
Non riuscì a capire subito cosa lei intendesse, ma la vide appoggiarsi al bancone con i gomiti nel tentativo di reggersi la testa con entrambe le mani. Era impallidita all’improvviso e capì che non stava scherzando.
«H-Hannah»
La resse avvolgendole le spalle per paura che svenisse e cadesse dal bancone o ancor peggio dalla sedia.
«Cos’hai? Hannah, per carità, rispondimi, mi stai facendo preoccupare»
«Non lo so, mi sento debole»
«Ti accompagno al San Mungo»
Gli parve di rivivere un momento drammatico della sua vita, uno di quelli che non augurerebbe a nessuno di vivere.
[Era un tranquillo pomeriggio, uno dei primi delle vacanze natalizie, Neville e Hannah avevano deciso di passarlo a Londra, lontani dai maestosi preparativi di Hogwarts. Avevano infondo tutte le ragioni per voler trascorrere qualche giorno da soli, quello era un anno speciale per loro, diventare finalmente genitori li emozionava, nonostante mancassero ancora parecchi mesi. Proprio quel pomeriggio Neville era rincasato, dopo qualche ora di assenza, con il suo solito sorriso che riservava ogni volta che vedeva la consorte; sapeva di trovarla in cucina, gli aveva annunciato che desiderava fare qualche prova per i dolci di Natale e l’uomo si diresse proprio in quell’ala della casa, speranzoso di poter assaggiare qualche biscotto al cioccolato. Neville non si sarebbe mai aspettato di trovare, nemmeno nei suoi incubi peggiori, sua moglie in sofferenza seduta sul pavimento freddo e come unico sostegno il mobile del piano cottura; le si avvicinò spaventato, cercando di capire cosa fosse accaduto, nella fretta non calpestò il sangue ai piedi di Hannah per un soffio.
«Hannah, amore, cos’è successo?»
In un primo momento ebbe il sospetto che fosse caduta, ma non vi era alcuna ferita visibile che avesse potuto causare quell’emorragia. La donna non riusciva a muoversi, la paura e il dolore la bloccavano nella stessa posizione da qualche ora ormai; le forze le venivano meno, tentava solo di regolare il respiro per non soffocare, ma il pensiero costante era per suo figlio, della sua salute le importava relativamente. Con un filo di voce invocò l’aiuto di suo marito.
«Il nostro bambino, ti prego, aiutalo»
La vide piangere tra le suppliche, le sue erano lacrime consapevoli di non poter fare più nulla per il piccolo; non se ne intendevano, ma c’era troppo sangue affinché il bambino stesse bene. Cercò di comunicarlo anche a lei per essere sicuro che fosse vigile e il dolore non offuscasse la sua mente, lui per primo faceva fatica a non dare retta alla sofferenza e alla speranza che qualcosa ancora si potesse fare per il bambino. Si sedette accanto alla moglie, appoggiandosi anch’egli al mobile e lasciò che lei si sfogasse sulla sua spalla.
«Hannah, non fare così, avremo altre opportunità per diventare genitori»
«Era il nostro bambino, Neville»
«Lo so. Avremo altri bambini, stai tranquilla, ora però devi andare in ospedale»
Non riusciva a capire cosa avesse potuto provocare quell’aborto, la sua mente doveva ancora rielaborare l’accaduto, era troppo presto per cercare responsabilità. Forse Hannah non ci stava pensando in quel momento, lui si augurava che fosse così, ma al piano superiore era quasi tutto pronto per accogliere il loro primogenito.]
Neville si sentì a lungo in colpa per non essere stato con lei in quei momenti, pensò spesso di essere stato il vero responsabile, se ci fosse stato e le avesse offerto un intervento tempestivo, il loro destino avrebbe potuto prendere una piega diversa.
«È troppo lontana Londra da qui»
«Usiamo la Metropolvere. Hannah, così perdiamo solo tempo»
Si stava agitando più di lei, memore delle esperienze trascorse e lei lo colse subito. A loro non mancava certo complicità, inoltre le capacità empatiche di Hannah erano notevoli e un minimo tremore di lui le era facilmente decifrabile.
«Non è come l’ultima volta, stai tranquillo, non c’è alcun bambino stavolta da salvare»
Glielo disse con rammarico, Neville si passò una mano sugli occhi disperato, cosa aveva stavolta da perdere, cosa c’era ancora in gioco? Cos’altro il destino aveva deciso di portargli via, sua moglie forse? Era l’unica persona cara che gli era ancora rimasta accanto, non aveva più nessuno, il destino aveva ben pensato di sterminare la sua famiglia e tutte le famiglie che avrebbe voluto creare nel futuro.
«Non aspettarmi per cena, vado a riposare nella mia stanza, non ho appetito»
«Non sei nelle condizioni per essere lasciata sola»
Provò ad alzarsi da sola, non cogliendo le raccomandazioni del marito, ma ogni tentativo le faceva cedere le gambe, facendola ricadere pesantemente sulla sedia; fu inutile persino reggersi al braccio di Neville per darsi lo slancio, anche se non avrebbe voluto averne bisogno. Nonostante il malessere fosse preponderante le venne spontaneo il sarcasmo, ma si accorse solo dopo dall’espressione del marito di essere stata scortese.
«E cos’hai intenzione di fare, passare la notte con me? Scusami, non volevo insinuare che approfittassi … Si congela qui, non trovi?»
Le era accanto, mettendosi a sua completa disposizione e monitorando il suo malessere per poterla soccorrere con tempismo, quindi non pensò nemmeno un secondo prima di togliersi la giacca e coprirle le spalle. Gli porse grata un mezzo sorriso, sapeva di essere solo lei a tremare, era il suo stato di salute a provocarle i brividi, ma era pur sempre ottobre e il caldo estivo aveva già da tempo abbandonato l’atmosfera. Subito il profumo di Neville che proveniva dalla stoffa calda e accogliente di quella giacca le invase le narici, le era mancato più di quanto credesse razionalmente.
«Hannah, ti serve un medico»
Era estremamente serio, quasi autoritario, era categorico che lei dovesse essere visitata da qualche Medimago esperto; al San Mungo lavoravano amici, le avrebbero fatto nell’immediato una diagnosi.
«No, io ho bisogno che tu mi sia accanto, non necessito di nessun altro. Ti prego, dammi quel bacio che volevi darmi prima, ne ho bisogno … da due anni»
Lo stupì, doveva stare davvero male per affermare simili intenzioni. Gli si avvicinò di sua spontanea volontà o almeno così sembrava; Neville però fu un po’ restio ad assecondarla, era convinto non fosse completamente in sé in quel momento. Rimase immobile nell’attesa di accertarsi delle intenzioni della moglie, gli era a pochi centimetri, quando il cuore di Neville perse un colpo, perché appena prima di sfiorargli le labbra, si accasciò sulla sua spalla. La strinse forte a sé, quando iniziò a sentirla singhiozzare, lasciandole subito dopo un bacio tra i capelli, aveva compreso la situazione.
«Amore, stai tranquilla, ti accompagno al San Mungo, con la Metropolvere siamo lì in poco tempo»
«Neville, come farei senza di te?»
«Quindi niente divorzio?»
La fece sorridere tra le lacrime, non la sentiva sorridere da troppo tempo, forse insieme avrebbero superato il dolore, sarebbero stati più forti, fisicamente e psicologicamente.
 

 

Ciao ragazzi!
Le vacanze mi hanno aiutata a terminare questo capitolo che da troppo tempo sto scrivendo, mi dispiace davvero se ha tardato così tanto questo aggiornamento ad arrivare ☹
Grazie come sempre per la pazienza che avete ad attendere i nuovi capitoli, le idee ci sono, il problema è metterle nero su bianco ^^’ <3
Vi auguro un sereno Natale e uno splendido 2020! <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale
   
 
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