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Autore: Le Streghe    03/08/2009    9 recensioni
Inevitabile. Una parola per descrivere il destino che li unisce e che li condurrà tutti insieme verso una meta comune.
Una storia dove troverete amore, magia, puro angst, yaoi, graditi (o sgraditi) ritorni.
Con "Intrecci" si apre (ahinoi) l'ultimo arco narrativo di questa lunghissima storia.
Il promesso yaoi è finalmente alle porte, siete pronti/e a beccarvi le conseguenze?
Scritta in collaborazione da Le streghe, ovvero Lay e Harianne.
Capitolo 49: ‘In altri tempi, forse, una simile scena lo avrebbe fatto infuriare al punto da spingerlo ad urlare contro Doumeki, ora invece…’
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
Destino Inevitabile - A stretto Contatto
Capitolo 6
Fraintendimenti


Il Lunedì mattina la strega inviò loro un messaggio. Non si trattava di una qualunque missiva, bensì di un origami avente in tutto e per tutto l'aspetto di una farfalla che, senza un'apparente ragione, eccezion fatta per la magia, poteva muoversi autonomamente librandosi nell'aria con movimenti leggiadri.
Quando la videro giungere al tempio Watanuki e Doumeki si trovavano in cucina. Il primo era intento a riempire i bento-box con tramezzini, insalata ed uova sode. L'altro se ne stava fermo sulla porta, osservando la scena con sguardo annoiato.
«Cos'è, andiamo ad un pic nic?» domandò di colpo, fissando il più giovane con espressione leggermente ironica.
«No, ma a quest'ora che pretendevi! È tutta colpa di Yuuko-san e dei suoi incarichi notturni...» Si lamentò il ragazzo con tono stanco.
Quel segno bastò a smuovere Doumeki che in un attimo gli fu accanto, pronto a supportarlo con la sua energia.
«Per quanto sarà così?» Si informò il cuoco a bassa voce, ancora intento ad abbellire i contenitori del pranzo.
«Non saprei...» Fu il commento laconico dell'altro.
«E... non ti da fastidio... questo?» Continuò il più giovane, sollevando appena il braccio che l'altro gli stava tenendo.
«No.» Fu la risposta, immediatamente interrotta dall'arrivo della farfalla.
Senza terminare quanto stava dicendo, l'arciere osservò lo strano origami atterrare direttamente tra le sue mani.
«Cos'è?» Domandò Watanuki, sporgendosi per osservare la farfalla che, pochi istanti dopo, si tramutò in un foglio di carta con impressa l'elegante grafia di Yuuko-san.
«Sembra che ci stia ordinando di recarci da lei prima che a scuola.» Commentò Doumeki, senza scomporsi.
«Cosa?!» Urlò Watanuki iniziando a dare di matto. «Come se non avessimo già abbastanza cose da fare!»

Venti minuti dopo stavano già uscendo da casa della strega, diretti verso la scuola.
«Certo che Yuuko-san è proprio un bel tipo.» Commentò Watanuki una volta usciti dal negozio. «Mandarci a chiamare a quest'ora del mattino per cosa? Per sapere com'è andata ieri? Non poteva informarsi al pomeriggio?» Urlò agitando un pugno verso il cielo.
«Aveva un motivo.» Fu la semplice risposta del più grande.
«Che?»
All'espressione stranita dell'altro Doumeki si fermò, frugandosi nelle tasche ed estraendo un oggetto molto simile all'o-momori sequestratogli da Yuuko. «Prendilo» Ordinò, osservando Watanuki.
Il ragazzo si fermò per esaminare lo strano oggetto, spostando lo sguardo da questo a Doumeki per un paio di volte. «Siamo sicuri che sia stata Yuuko-san a dartelo? E se fosse un'altra delle tue stupide idee? Mi stai troppo antipatico per averti sulla coscienza!» Sbraitò.
Per tutta risposta l'arciere lo fissò con espressione indecifrabile. «Idiota.» Esclamò, afferrandogli un braccio per obbligarlo a prendere l'amuleto. «L'ha fatto Yuuko-san. Ha detto che con questo potrai andare avanti per circa un'ora. Poi dovrai darlo a me, per ricaricartelo.»
«Non sono un cellulare!» Borbottò il ragazzo riprendendo a camminare. «Sai che ti dico? Se ti succede qualcosa avrò un pranzo in meno da preparare!» Continuò.
«E non urlare.» Ribattè l'altro tappandosi prontamente le orecchie.
Poi tornò a ripristinare il contatto in modo da non sottrarre preziosa energia all'amuleto.

Arrivarono a scuola qualche minuto dopo, in perfetto orario. Un attimo prima di entrare, Watanuki si staccò da Doumeki. «Allora ci vediamo tra un'ora» Esclamò, allontanandosi in direzione della sua classe. Riuscì a muovere giusto un  paio di passi quando un pensiero lo sfiorò mandandolo su tutte le furie. «Ma insomma, perché devo dire certe cose da... da... coppietta proprio a TE!» Urlò istericamente.
Il diretto interessato si mise un dito nell'orecchio e si allontanò verso la sua classe. «Casinista.» Borbottò.
«Guarda che ti ho sentito!»


~x~X~x~


«... Iniziate, adesso!» esclamò l'insegnante di economia domestica dopo aver dato agli alunni la ricetta di quel giorno. Un dolce di pan di spagna, base ideale per tanti tipi di torte e, soprattutto, nemico numero uno di tanti studenti.
Watanuki, Doumeki e Himawari erano ad uno dei banchi da lavoro posti nel mezzo della classe. Una situazione piuttosto atipica visto che le lezioni che i tre condividevano erano rare.
Watanuki, in piedi tra gli altri due, aveva già diviso le chiare d'uovo dai tuorli e stava sbattendole con la frusta da dolci, mostrando con piccoli semplici gesti la sua maestria. Teneva la ciotola sotto un braccio mentre chiacchierava allegramente con l'amica accanto a sé.
«Sei proprio sicuro, Watanuki-kun?» Domandò Himawari, alternando uno sguardo dubbioso dal proprio lavoro a quello del compagno.
«Sicurissimo! Sei bravissima, Himawari-chan!» le sorrise allegramente quest'ultimo, annuendo con tanta enfasi da rischiare di buttar fuori le chiare d'uovo mezze montate, salvo prodursi subito dopo in un salvataggio d'emergenza.
Accanto a lui, Doumeki trattenne un verso annoiato.
«Beh? Cosa vuoi tu...» Si lamentò Watanuki notando il lavoro svolto dall'arciere. In un attimo la sua espressione, se possibile, si fece ancora più rabbiosa. Le sopracciglia inarcate, come in un moto di incredulità. «TU!» Gli urlò. «Cosa stai facendo a quelle povere uova!?»
Un istante dopo, Doumeki si trovò una frusta per dolci, puntata contro, da un infuriato Watanuki.
«Cucino. Cosa credi che stia facendo?» Rispose, corrucciando lievemente la fronte.
«Cucini? ...Cucini?!» Il cuoco lo guardò malissimo. «Ma sei idiota! Il pan di spagna ha bisogno che le chiare d'uovo siano perfette!» Sbottò, esasperato.
In quel momento una delle ragazze, impegnata al banco da lavoro poco distante, ridacchiò indicando Doumeki all'amica.
In sottofondo si udì uno 'Shizuka-kun', più altre risatine e voci ammirate che dicevano che oltre ad essere bello, l'arciere era anche bravo in tutto.
Indifferente a tutto questo, Watanuki continuò ad agitare l'utensile da cucina sotto il naso dell'altro. «Insomma! devi Montarle a Neve, non... Sbatacchiarle!»
L'arciere si limitò ad uno sguardo annoiato. Poi, leggermente innervosito dai modi dell'altro, sbatté con forza il suo contenitore proprio dinanzi al cuoco attirando così l'attenzione di tutti. «Se ci tieni tanto, fallo tu.» Sbottò, prima di infilare con nonchalance un dito nell'impasto di Watanuki per portarselo alla bocca ed assaggiarlo.
Davanti alla simpatica scenetta, Himawari ridacchiò divertita. «Watanuki-kun, saresti una perfetta casalinga!» Esclamò allegramente.
Il ragazzo intanto, scoperto il gesto dell'arciere, si lasciò andare ad un urlo tale da richiamare l'attenzione dell'insegnante e, ovviamente, un suo rimprovero.
Come se non bastasse anche i compagni si voltarono, improvvisamente interessati.
«Ichi-chan» Commentò la ragazza che poco prima si era fatta sfuggire una risatina, «quei due litigano come una coppietta, vero?» Chiese alla compagna di banco in quello che voleva essere un bisbiglio, ma che sfortunatamente finì con l'essere udito da tutti.
Senza scomporsi Doumeki si riappropriò dell'impasto, lanciando un'occhiata laterale in direzione di Watanuki «Contento adesso?»
Il ragazzo non rispose e dopo averli osservati per un po' Himawari  annuì lentamente.  «È vero, sapete. Oggi andate più d'accordo del solito!»
«N-non è vero...!» Negò il più giovane dei due, stando attendo a non alzare troppo il tono della voce.
Seguì qualche momento di silenzio in cui i tre si dedicarono ai rispettivi compiti.
Watanuki  aveva appena infornato la sua torta quando Doumeki, controllando l'ora, si sporse verso di lui prendendogli il polso.
«Adesso non metterti a strillare.» Gli sussurrò ad un orecchio. «Senza questo» Proseguì stringendo leggermente la presa sul braccio dell'altro per essere certo di farsi capire. «Tra poco cadrai a terra svenuto.»
In risposta a quel gesto Watanuki si voltò rapidamente verso l'arciere, pronto a dirgli qualcosa di molto sgarbato. Il suo intento svanì quando, un attimo dopo, si ritrovò a fissare il compagno dritto negli occhi. La vicinanza era tale che i loro nasi quasi si sfioravano e, consapevole di ciò, Watanuki riuscì solo a trattenere il respiro, mentre le sue guance si coloravano di rosso. 
In quel mentre la campanella sembrò accorrere in suo aiuto suonando e dandogli modo di staccarsi dallo sguardo ipnotico di Doumeki. «C-ci vediamo...» Borbottò, allontanandosi al colmo dell'imbarazzo.
Indifferente ai commenti e ai diversi sguardi, non privi di malizia, l'arciere, seguì il compagno con lo sguardo. «Oi.» Esclamò, riprendosi da quell'improvvisa vicinanza.
Watanuki si fermò sulla soglia della porta. «S-si?»
«Ti sei dimenticato questo.» Dichiarò, raggiungendolo e tirando fuori dalla tasca l'amuleto, nuovamente carico.
«Ah, vero...» Rispose l'altro, e senza guardarlo, afferrò l'oggetto, infilandoselo in tasca.
«Watanuki-kun! Doumeki-kun!» Si intromise Himawari. «Siete già arrivati ai regalini! Posso vederlo?» Domandò con aria raggiante.
Watanuki, le rivolse uno sguardo perplesso. «Regalini...? In che senso?» Domandò senza capire.
L'altro ragazzo approfittò di quel momento per negare ad Himawari, forse un po' rudemente, il permesso di vedere il talismano. «Dopo.» Borbottò e, afferrato Watanuki per un braccio, iniziò a trascinarlo fuori dall'aula, prima che quest'ultimo capisse le parole della ragazza. Cosa che, ovviamente, avvenne poco dopo, scatenando le urla del più giovane. Urla che riecheggiarono in ogni dove.


~x~X~x~


Quella sera, al tempio, Watanuki si concesse una lunga doccia lasciando che le tensioni della giornata scivolassero via insieme all'acqua. Quando finì indossò lo yukata e, più sereno, uscì sul portico fermandosi ad osservare il punto esatto in cui spesso, nei suoi sogni, si incontrava con Haruka.
Le parole del sacerdote gli tornarono alla mente e, troppo stanco per opporvisi, si mise a sedere ripensando a quell'ultima conversazione.
«Certo che anche lui potrebbe essere più chiaro.» Sbottò, esasperato.
«È qui che vi incontrate?»
Il suono di una voce che non era la sua lo fece trasalire. «Do...Doumeki...» Farfugliò, osservandolo con espressione dubbiosa. Per un attimo lo aveva scambiato per Haruka, salvo poi rendersi conto che il ragazzo che aveva davanti non mostrava il minimo segno di un sorriso e, cosa ancora più importante, non fumava alcuna sigaretta.  «Mi... mi hai spaventato!» Borbottò. «E non fare quella voce... È strano...»
Alla reazione inattesa, l'arciere lo fissò senza capire. Poi si guardò intorno e all'improvviso tutto gli fu chiaro. «Cos'è strano, esattamente.» Chiese, sedendosi proprio dove solitamente sedeva suo nonno. «Il fatto che io e lui abbiamo la stessa voce?»
Ancora scosso, Watanuki si limitò a fissarlo, notando come i due fossero effettivamente identici sotto ogni aspetto.
«È... È colpa tua.» Si giustificò. «Mi appari all'improvviso vestito come lui e... parli con la sua voce...»
«Questa è la mia voce.» Lo bloccò l'altro, sporgendosi in avanti in modo da guardarlo negli occhi.
Nonostante la vicinanza, il più piccolo non si allontanò, limitandosi ad evitare lo sguardo dell'arciere. «È che... non capisco...» Continuò.
«Cosa non capisci.»
«Ieri... Haruka-san mi ha chiesto se ricordavo quanto mi avevano detto i miei genitori. Sai, quando sono caduto dalla finestra della scuola. Ecco... non capisco il motivo, insomma... che c'entra con...» Lo guardò per un attimo, tornando a deviare lo sguardo altrove. «Questo...» Concluse, indicando l'amuleto ormai quasi scarico.
Doumeki lo fissò con espressione neutra. «Non ti ha... detto altro?»
«Prima... stavamo parlando di te... Non credo c'entri nulla.»
«Cosa stavate dicendo?» Chiese il più grande, l'espressione vagamente incuriosita.
Watanuki sembrò pensarci. «Gli ho parlato del talismano che hai fatto. Dicendogli quanto sei stupido.» Lo fissò con rabbia. «Ecco cosa gli ho detto!» Poi, tornando più calmo. «Lui... ha risposto che tu sei una persona concreta e poi... mi ha chiesto dei miei genitori.» Si fermò, probabilmente ancora in cerca di un filo conduttore capace di guidarlo attraverso quei pensieri per lui troppo distanti.
«Forse voleva farti capire che quello che ho fatto aveva uno scopo.» Tentò l'arciere, senza guardarlo.
«Si, quello di ammazzarti.» Ribatté l'altro.
Doumeki sembrò non prestargli ascolto e poco dopo tornò a rivolgergli la parola. Gli occhi fissi davanti a sé. «Ti lamenti spesso di me... con lui?»
Quella domanda sembrò spiazzare il ragazzo. «Beh... lui è tuo nonno. Immagino che ti capisca meglio... di me. È normale che provi a chiedere il perché delle tue azioni, non trovi?»
«Sarebbe più normale se ne parlassi con me.» Fu la risposta, come sempre priva di qualsiasi inflessione.
Irritato da quell'osservazione Watanuki si voltò a fissarlo. «E come faccio. Tu è già tanto se parli a monosillabi. Non leggo nel pensiero e se anche sapessi farlo...» Quel pensiero per qualche strano motivo lo rattristò. «Con te non mi riuscirebbe, probabilmente...»
Quella risposta sembrò non soddisfare l'arciere che, giratosi a guardarlo, aprì bocca per poi richiuderla subito dopo.
«Ecco!» Si lamentò l'altro indicandolo. «È esattamente questo che intendo! Dico, tu ci parleresti con uno come te?! Almeno Haruka-san comunica!»
Doumeki sembrò ignorare del tutto il commento. «Andiamo a dormire allora.» Esclamò asciutto. «Così potrai sognarlo quanto ti pare!»
«Che... che c'entra questo? E poi non lo sogno mica ogni notte!» Continuò il più piccolo in tono alterato.
«Non mi sembra di avertelo chiesto.»
Quella risposta, unita alla freddezza della voce del padrone di casa, fece calare una sensazione di gelo in Watanuki che, stanco di discutere, si alzò per rientrare. Riuscì a malapena a superarlo che un improvviso capogiro lo obbligò ad appoggiarsi ad una parete.
Nel vederlo barcollare, Doumeki lo raggiunse, sfiorandogli un braccio. «Ci sei?» Domandò. La voce già meno dura.
Per tutta risposta il ragazzo si limitò ad annuire e, lasciata la presa, l'arciere tornò a guardarlo. «Rientriamo?»
Watanuki lo ascoltò osservando la parte di portico che li aveva ospitati fino a qualche istante prima. Lo stesso punto dove spesso si incontrava con Haruka.
Tornò a fissare l'arciere, cercando di mostrarsi grato per l'aiuto che, nonostante l'evidente incompatibilità, continuava ad offrirgli. «Rientriamo» Sussurrò.
Il più grande lo affiancò senza aggiungere nulla.

~x~X~x~


Quel nuovo giorno arrivò fin troppo presto, trascinando con se le amarezze del precedente. Così, dopo una notte trascorsa a riflettere su quanto accaduto qualche ora prima, Watanuki si rese conto di avere qualcosa di strano.
Doumeki gli era sempre stato antipatico, dal primo istante in cui l'aveva visto. Ciò nonostante le insistenze di Yuuko, la sfortuna, forse anche l'hitsuzen, avevano finito col far incrociare il destino dell'arciere con il suo. Persino la vecchia veggente aveva visto da subito come si sarebbe evoluto il loro rapporto, da sempre tanto difficile. E alla fine, pensò osservando il ragazzo ancora addormentato, erano giunti a quella convivenza forzata. Fatta come sempre di liti e di pranzi, e del più grande che si occupava di lui.
Con amarezza si lasciò andare ad un profondo sospiro.
Erano passati due anni ormai da quando Yuuko-san aveva fatto capolino nella sua vita, modificandola in toto ed alterando con essa anche quella delle persone a lui più vicine.
In fondo, se c'era qualcuno che avrebbe avuto diritto di lamentarsi quello era proprio Doumeki, costretto a farsi male per proteggerlo, a perdere la vista, a donargli il suo sangue. Persino a non avere più una sua vita. E tutto semplicemente perché lui esisteva.
Allora perché, se pur consapevole di tutto ciò, non poteva essergli grato? In tutto quel tempo l'arciere non si era mai lamentato offrendosi sempre, anche troppo, e tutto in cambio di qualche pranzo. D'accordo i pranzi erano tutti per la verità, alcuni anche parecchio laboriosi. Ma cos'erano in fondo, se paragonati a quanto ogni giorno rischiava per mantenerlo in vita?
Si, doveva avere davvero qualcosa che non andava, se dopo tutto ciò ancora si ostinava a provare rabbia ogni qual volta lo vedeva.
Non era colpa di Doumeki se con un solo sguardo riusciva a mandarlo su tutte le furie e non era colpa sua neppure il senso di confusione che provava quando, proprio come accaduto qualche ora prima, alla rabbia si mescolava quel qualcosa di indefinibile. Un sentimento fatto di calore e rispetto, un emozione che mal si abbinava alla rabbia che nonostante tutto continuava a persistere, mandandolo in confusione, facendogli urlare cose che alle volte neppure pensava.
Si, doveva esserci qualcosa di dannatamente sbagliato in lui. In fondo, strano lo era da sempre. Perché stupirsi.
Fu in base a quei pensieri che, nel momento stesso in cui vide l'altro ragazzo svegliarsi pian piano, decise che se proprio non poteva fare a meno di detestarlo allora poteva obbligarsi a non essere un peso quale invece, evidentemente, era. Da sempre.
Così quando Doumeki aprì gli occhi, notandolo sveglio e chiedendogli cosa avesse, Watanuki trattenne ogni impulso di rispondergli male.
«Sto bene...» Esclamò e, senza aggiungere altro si alzò, prese le sue cose e si avviò verso il bagno.

Mezz'ora dopo erano entrambi in cucina.
Watanuki intento ad osservare il contenuto di frigorifero e dispensa e Doumeki concentrato su di lui.
Fingendo di non sentire il peso dello sguardo dell'arciere su di sé, il più giovane trattenne il respiro. «Cosa vuoi per colazione?» gli domandò senza guardarlo.
«Pancake.» Fu la sola risposta.
Senza ribattere il cuoco iniziò a riunire il necessario per soddisfare l'assurda richiesta.
«E per pranzo?» Si informò.
Doumeki lo fissò con aria cupa. Gli occhi ridotti a due fessure. «Inari sushi.»
Invece di inveirgli contro, come suo solito, Watanuki si limitò ad annuire e questo, unito all'evidente energia in calo, spinse l'arciere ad andargli vicino in modo da ristabilire il contatto.
«Oi... sei certo di stare bene?» Si informò senza smettere di studiarlo.
«Si, non preoccuparti.» Fu la risposta, stranamente gentile.
Passarono un paio di minuti, dopo i quali Watanuki si staccò gentilmente dalla presa dell'altro per avvicinarsi ai fornelli.
Senza rompere l'innaturale silenzio, farcito solo dei tipici rumori da cucina, Doumeki tornò al suo fianco, poggiandosi al mobile e prendendogli un braccio.
A quel contatto, il più giovane si irrigidì appena, staccandosi nuovamente. «Sto bene, ho detto...» Esclamò in tono calmo ma teso.
«A me non sembra.» Replicò l'altro.
Facendo appello a tutto il suo autocontrollo, il cuoco si voltò a guardarlo con sguardo fermo e sempre più stanco. «Doumeki... non è necessario. Ho ancora diversi minuti.» Mormorò.
«No, che non ne hai!» Sbottò l'altro afferrandogli il polso. «Credi che starei qui altrimenti?»
Quelle parole scalfirono ogni difesa del più giovane. «Quindi lo ammetti...» Esclamò sganciandosi nuovamente dalla presa dell'altro. «Meglio così, sapevo già di essere un peso.»
Doumeki fece per ribattere ma si fermò ancor prima di aprire bocca perché qualcosa di fulmineo aveva attirato improvvisamente il suo sguardo.
Fu questione di un attimo. Un quantitativo di tempo troppo effimero per riuscire a cogliere qualcosa. La sua mente però continuava a rimandargli un' immagine, troppo fugace per esserne certo ma altrettanto nitida da offrirgli il beneficio del dubbio.
Provò a guardare nuovamente. Niente.
Eppure... per un attimo riuscì a mettere insieme il poco che aveva colto. Fili sottilissimi, forse una ragnatela. Possibile?
«Che ti prende?» Domandò il cuoco, guardandolo con espressione stanca.
Senza rispondergli, l'arciere mosse una mano appena sopra la testa del ragazzo ancora intento a guardarlo.
Era certo di aver visto qualcosa. In più, Watanuki era strano, più del solito almeno.
«Tu hai qualcosa che non va.» Dichiarò infine, incrociando le braccia e fissandolo gravemente.
Davanti a tanta sicurezza, il più giovane vacillò per un istante. «N...no io... non è vero...» Ribatté poi con voce incerta. «Sto bene.»
«Bene, hai detto.» Rispose il più grande. «È da quando hai aperto gli occhi che ti comporti diversamente dal solito.»
«E questo sarebbe... un problema?»
«Si.» Commentò l'altro, senza smettere di studiarlo.
Imbarazzato dalla profondità di quello sguardo, Watanuki tornò ad occuparsi del pranzo ancora in fase di preparazione. «Comunque... dico sul serio. A questo punto... Puoi smetterla di fingere.» Sospirò.
L'arciere lo fissò per un lungo istante, l'espressione indecifrabile. «Fingere.» Disse, afferrandogli un braccio con fermezza. «Fingere, hai detto?» Ripeté, fissandolo. Lo sguardo che sembrava sfidarlo ad aggiungere altro.
Il cuoco lo osservò con la coda dell'occhio. «Shizuka...» Mormorò, voltandosi per non doverne reggere lo sguardo. «Io... so di essere un peso per te...» Scosse la testa e si fermò un'attimo, come cercando le parole adatte. «Non devi fare cose che non vuoi. Va bene se... se smetti di fare finta che ti importi qualcosa. Davvero. Lo so che ti comporti così per pietà quindi, insomma...»
Si fermò nel sentire la stretta attorno al suo bracco farsi più forte. In un attimo l'arciere lo tirò a sé guardandolo dritto negli occhi. La vicinanza era tale da obbligarlo a fissare quello sguardo severo.
«E tu credi che io... farei tutto questo solo per pietà?» Gli chiese il più grande con voce estremamente controllata. Lo sguardo duro e velato di rabbia. «Se ti aiuto è solo perché ho scelto di farlo.» Dichiarò con fermezza, fermandosi per un attimo e riprendendo solo quando fu certo di esser stato capito. «Non è pietà, idiota.»
A quelle parole l'altro rimase in silenzio per qualche istante, guardandolo dritto negli occhi.
La sua espressione era quasi dubbiosa e, quando parlò, aveva le sopracciglia leggermente incurvate verso il basso.
«È che io... non voglio che tu... » Si fermò, in attesa delle parole. Per un attimo gli sembrò di essere come bloccato, privo di idee. Si sforzò ancora ma senza successo. 
«Ieri sera...» Tentò infine, ripiegando su qualcosa di diverso. «Quando parlavamo...» Si fermò di nuovo, ricordando che l'argomento sogni e Haruka-san in particolare era già stato motivo di attrito. «... sembrava come se non ti importasse... di me.» Mormorò, distogliendo lo sguardo.
L'arciere lo guardò e per un breve istante la sua espressione si addolcì leggermente. «È per questo che sei così strano, oggi?» Domandò, rilasciando di un minimo la presa attorno al suo braccio.
Watanuki annuì, tendendosi un'attimo. «Non volevo darti fastidio con la mia presenza...»
«E pensi di non avermene dato, così?» Ribatté l'altro con una punta di ironia.
Watanuki lo guardò, senza capire. «Eh?»
«Mi hai fatto preoccupare.» Sbuffò Doumeki senza smettere di fissarlo. «Ho temuto fossi... posseduto.» Aggiunse, sotto lo sguardo ancora più perso del cuoco.
«Eri preoccupato. Per me?» Chiese, stupidamente, Watanuki.
«Per chi altri?» Sospirò l'arciere.
A quello il più giovane sembrò perdersi un'attimo nella sua mente. Si ricordò delle parole di Haruka-sama ed un piccolissimo sorriso apparve sulle sue labbra. «... Grazie.»
Poi alzò lo sguardo verso l'orologio e staccò il braccio dalla presa di Doumeki. «Oh cavolo. Hai visto che ore sono?» Esclamò all'improvviso. La mente nuovamente concentrata sulla preparazione del pranzo. «Rischiamo di fare tardi!» Continuò, riprendendo la solita sequenza di borbottii.
«Vedi di sbrigarti. Voglio il mio Pancake.» Ribattè l'arciere sedendosi a guardarlo. «Ho fame...»
«Ma allora dicevi sul serio! Guarda che non sono il tuo cuoco personale, io!»
Doumeki continuò a fissarlo. Sul viso, un lieve sorriso.



Rieccoci, felicissime di sapere che il capitoletto speciale vi è piaciuto.
Speriamo che anche questo abbia egual sorte! ^_^
Ed ora viaaaaa alle recensioni!


Capitolo 4
Doremichan: Ahahaha, abbiamo amato anche noi quelle scene... così come continueremmo a dire cose su Watanuki se non rischiassimo di venire punteruolate da un certo arciere :P

Yusaki:  Come hai visto, anche se Doumeki ce l'ha scritto in faccia, Watanuki continua a non capire la sua gelosia... abbiamo provato con i cartelloni, ci abbiamo provato. Il risultato è stata questa fic... E ce ne ha messo, a capitolare!
Eh... anche noi ci siamo sciolte al sorriso di Dou :P

Naco-chan: *Lay ed Hari prestano cuscino per proteggere la testa dalle capocciate* Che dire... Wata è esattamente un concentrato di idiozia. Per fortuna che ci pensa Doumeki ad usare la testa ed a fare le mosse tenere! Tanto stoico e poi invece è il più aperto dei due, ah!

LawlietPhoenix: Siamo davvero felici di sapere che la fanfic ti stia piacendo!
Eh si... Lo ha chiamato Shizuka, ma poi ha negato! Intelligentissimo, wa-chan! *sospirone collettivo sconfitto*
Ahahaha... beh, una volta tanto dice la verità, anche se non la intende come complimento! XD

Francesca Akira: Uh ma come non lo sopporti molto... Dou è così, così... *_*
Speriamo di rendertelo più simpatico allora!

TheWitchOfTheDimensions: Graaaaazie ^_^ Diciamo che le scene che renderebbero del tutto felici le fangirls non ci saranno da subito. Ma quando arriveranno saranno parecchio yaoi-mode. Ed anche imbarazzanti da postare (nd. Lay ed Hari)


Capitolo 5

Naco-chan: (Errori di battitura! Argh!  *salta da una scogliera* ndHary) Oh, ehm... suicidi di autrici a parte, vedremo di prestarci più attenzione, grazie per farcelo notare sempre!
Si, beh... i nomi dei due perché si sa, che è Destino Inevitabile per loro!
E un po' di luci da palcoscenico anche a Yuuko-.san ogni tanto ci stanno!

Doremichan: Ah! La nostra Lay è perfetta nel ruolo, vero? :P (ndHary) (¬.¬ ndLay) Anche se stavolta il merito è di entrambe, dato che ogni tanto facciamo gli scambi come con le figurine XD. Grazie mille per i complimenti, ci fa piacere sapere di riuscire a tenere i personaggi IC... daltronde ancora siamo all'inizio, speriamo che continui ad essere così man mano che la storia evolve.
Grazie mille!

Thyahiel: Sakè! sakè! E non parliamo di nutella... ah! Okonomiyaki! Sei perdonata! ... anche se non ce l'abbiamo affatto con te, ahahaha.  Grazie dei complimenti.
Eh si, quei due... entrambi si stanno tentando di avvicinare uno all'altro e nessuno dei due ha il coraggio di ammetterlo apertamente.
Almeno non ora.
Aspetta e vedrai.... *musica misteriosa nel background*

LawlietPhoenix: 
Siamo felici che ti sia piaciuta. Se continuerai a leggerci già dal prossimo capitolo avrai modo di saperne moooolto di più! ^_^ *risata riecheggiante*

Yusaki: Yusaki: Come già detto, ci vogliono un po' di "luci della ribalta" anche per lei, in fondo è la fangirl numero uno della coppia! Yuuko-san, tifiamo tutti per lei! (ed ora, il pagamento, Yuuko-san...  No! No scherzavamo, il papero baciatore Nooooooo...! NdAutrici-che-scappano))

Witch of The Dimensions: Yuuko-san in fondo ha un grande cuore! E vuoi mettere, quanto si divertirebbe a prendere in giro watanuki poi? Comunque... ahem, grazie mille *in imbarazzo per i tanti complimenti* è solo che anche noi vogliamo tanto bene alla nostra bambina *abbracciano DI amorevolmente* e ci teniamo che la leggano il più possibile e che abbia uno stile adatto!
Ma grazie ancora, per l'ennesima volta! ^^"


Bene, anche per questa volta è tutto. Le Streghe vi augurano un buon inizio settimana e vi danno appuntamento alla prossima Domenica.  Non perdete il prossimo capitolo... che verrà anche quello con una "sorpresina" supplementare!



   
 
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