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Autore: Crudelia 2_0    23/12/2019    2 recensioni
Bussa alla tua porta dopo quelli che ti sono sembrati secondi troppo, troppo brevi.
Vi scambiate saluti e formalità privi di importanza, inudibili sotto il rombo nelle tue orecchie. Poi un’affermazione infrange quel vetro, l’ultima tua protezione.
“Dovreste togliervi la veste.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve, breve, breve capitolo per augurarvi buone feste!
 
 
 
 
Capitolo 8
 
 

 
Non ti penti della tua avventura fino a sera, a letto.

Poi iniziano i problemi.
 
 
 
Ha smesso di nevicare da tre giorni, ma i cumuli bianchi svettano ancora lungo i viali. I prati bianchi, candidi, intonsi ti rubano lo sguardo da minuti che potrebbero essere ore, e che mai ti bastano.

È la mattina di Natale, ti sei ritagliata un po' di tempo per stare sola.

Non che ci hai creduto davvero quando, occhi scintillanti e sorriso malandrino, ti ha detto che sarebbe riuscito a venire per darti il suo regalo.

Però, forse.

Comunque sei già pronta e stai ingannando l'attesa prima della Santa Messa, ecco perché sei lì.

O così hai detto ad Amelia che, come il tuo cuore, non ha creduto alle tue giustificazioni.

"Anna?" Un sussurro e ti volti così di scatto che in un primo momento non lo vedi.

Sgrani gli occhi, trattenendo il fiato. "Pensavo arrivassi a cavallo." Copi il suo tono.

"Non potevo, avrei dato troppo nell'occhio." Si getta un'occhiata alle spalle e ti si avvicina.

Quella situazione di intimo sotterfugio sta iniziando ad intrigarti.

"Vieni." Ti prende la mano e inizia, un po' tirandoti, a guidarti per i corridoi.

Protesti più per infastidirlo che reale dolore, ma adori il modo in cui ti tocca, sempre così cauto e premuroso, e come sbuffa alle tue lamentele continuando a sorriderti.

E poi ti sei accorta di come ti guarda le labbra quando metti il broncio.

"No, no, no." Ti fermi e ritrai la mano, incrociando le braccia. "Fuori non vado."

"Ma come?" Ti guarda un passo davanti a te, sorpreso.

"Fa freddo." Spieghi. "E non ho neanche il mantello." Aggiungi dopo un momento di riflessione.

Il suo sguardo percorre tutto l'elegante abito per il giorno di festa. È serio, sembra valutare la situazione, ma quando i suoi occhi tornano nei tuoi un sorriso furbo gli increspa gli angoli degli occhi.

"Faremo in fretta." Non ti da il tempo di ribattere che state già pestando la terra umida del cortile della servitù. Senti la neve bagnarti l'orlo della gonna e protesti, cercando di liberare la mano dalla sua. 

Le dita rimangono prigioniere e, prima che tu te ne possa accorgere, ha aperto una porta e senti il caldo avvolgerti.

Non ti eri accorta di quanto freddo avessi finché non senti mani e guance formicolare scaldandosi.

"Perché mi hai portato nella stalla?" L'incredulità riesce a mascherare il tono altezzoso e petulante, ma non può nulla contro la smorfia di disgusto che ti abbassa gli angoli della bocca.

"Perché c'è la tua sorpresa." Risponde semplicemente mentre si scuote gocce inesistenti dalle spalle.

Inizia a camminare e tu lo segui, pestando polvere e paglia che si unisce allo sporco della tua gonna.


"Se il tuo regalo è farmi avere l'odore di un popolano durante la messa ci sei riuscito."

"Smettila di fare la bambina viziata."

Ti fermi stizzita incrociando le braccia al petto. Il disappunto ti impedisce di rispondere con la prontezza che vorresti e che avresti in un altro contesto.

Lui si volta nella tua direzione dopo un paio di passi e finalmente parli. "Non ho intenzione di star qui a farmi insultare." Però non ti muovi.

"Non era un insulto. Era un invito."

"Un invito?" Alzi le sopracciglia, scettica.

Lui non risponde. Ti si avvicina e dolcemente ti cinge i polsi con le mani, sciogliendo il nodo di chiusura e protesta nei suoi confronti. Intreccia le dita con le tue e fa un paio di passi all'indietro, portandoti con sé.

"Vieni." Si volta e inizia a correre.

Inizi a sorridere e poi a ridere, sorpresa da quell'irruenza che inizia tanto improvvisamente e nello stesso modo si interrompe nell'angolo più caldo e remoto.

Stai ferma con il fiato corto mentre si inginocchia e inizia a frugare tra la paglia.

Corrughi la fronte e stai per chiedergli cosa sta facendo quando si alza tenendo tra le mani quello che sembra della lana grezza.

"Cos-oh!" Labbra schiuse e occhi scintillanti quando la comprensione prende il posto della confusione.

"Ma è bellissimo!" Sussurri tendendo le mani nella sua direzione.

Appena il fagotto è tra le tue dita senti un leggero dolore causato dalle sue unghiette, ma non ci fai nemmeno caso troppo occupata a fissare i suoi occhietti blu e sentire gli acuti miagolii di protesta.

Inizi ad accarezzare il soffice pelo bianco sopra il piccolo naso rosa, sorridi quando il triangolino umido ti sfiora le dita.

"Come può essere così piccolo? È inverno."

"Penso sia una cucciolata tardiva, non ne sono sicuro."

È proprio il suo tono incerto a farti alzare lo sguardo su di lui. Vedi i suoi occhi brillare e sei sicura che anche i tuoi abbiano la stessa luce felice, gli getteresti le braccia al collo se non fosse per la bestiolina che hai tra le mani e verso la quale provi un precoce ed intenso istinto di protezione.

"Grazie." Un groppo alla gola ti impedisce di aggiungere altro, ma non ce n'è bisogno.

Con lui non serve mai aggiungere il superfluo.

Allunga una mano verso la tua guancia e inclini il capo per appoggiarti alle sue dita già calde, chiudendo gli occhi per goderti la carezza.

La sua mano scivola lasciando immutato il tuo sorriso e si ferma sulla testolina bianca del gatto che adesso dorme contro il tuo corpetto.

"Cosa hai fatto alle mani?" Noti solo adesso che sono rosse, gonfie e così screpolate da sanguinare.

"Dovevo spostare la neve." Spiega. "Giovanni, il fattore, è in preda ai reumatismi e il figlio si è arruolato da mesi."

"Così l'hai aiutato tu." Sussurri, stupita.

"Così l'ho aiutato io." Sorride. E tu, come sempre, ti perdi nel sorriso spontaneo che nasce sulle sue labbra al solo pensiero di poter aiutare e rendersi utile a qualcuno.

La consapevolezza dei tuoi sentimenti per lui si concretizza all'improvviso nel tuo stomaco in una stretta quasi dolorosa che ti stringe la gola e fa inumidire gli occhi.

Ti appoggi alla sua spalla e lasci che le sue mani ti accarezzino lente la schiena, il silenzio intorno a voi rotto dai vostri respiri e dal battito dei vostri cuori.

Rimanete immobili a contemplare quell'attimo di perfetta felicità finché non è così tardi che sei costretta a correre per raggiungere la carrozza che sta per partire.

Gli occhi di tua madre si soffermano altezzosi sulla paglia e la sporcizia che ti sporca il vestito, tuo padre si sistema altero il bavero facendoti imperioso segno di salire, ma è di tuo fratello lo sguardo che incontri e con cui condividi un sorriso. Il suo si vela di malizia, e tu hai appena la decenza di abbassare lo sguardo.

 
 
 
Quando ti svegli dal ricordo o sogno o fantasia o illusione, non lo sai nemmeno tu, ricominci a gemere, febbricitante dal dolore.
 
 
 
 
 


E con questo capitolo spero di avervi fatto respirare un po’ di atmosfera natalizia!
L’intento era scrivere un capitolo fluffissimo, ma io e il fluff non abbiamo un gran rapporto, ne è la prova l’ultima frase, non vogliatemene.
Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare con il solito aggiornamento del giovedì, ma devo ancora lavorarci parecchio.
Con questo, passo e chiudo.
 
Buon Natale,
Crudelia
   
 
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