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Autore: GuitarFreak77    03/08/2009    4 recensioni
Una storia drammatica, che inizia con il ritrovamento da parte di Gerard e Mikey di un ragazzo, ridotto in fin di vita.
Chi è?
Perchè è ridotto così?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

Come ci aspettava, la prima cosa che fece Kevin la mattina seguente fu di telefonare. Ci accordammo per andare a prenderlo ad un parco in fondo alla strada, in modo che i suoi genitori non ci vedessero. Anche se era Sabato, trovammo il ragazzo seduto su un'altalena nella sua uniforme scolastica.
“Bel completo” disse Mikey.
Gli diedi un colpetto sul braccio.
Kevin fece spallucce. “Sì bhè, ho detto ai miei genitori che andavo ad una raccolta fondi per la scuola. Avrebbero avuto dei sospetti se fossi uscito di casa con vestiti normali" spiegò.

Frank era sveglio quando arrivammo e sembrava sentirsi meglio. Non aveva più avuto attacchi dopo che lo avevamo lasciato la notte precedente. Sentiva qualche dolore alle costole rotte per le percosse ricevute durante lo scontro, ma stava scomparendo velocemente grazie ai farmaci. Le bende che coprivano l'occhio sinistro erano state momentaneamente rimosse ed un'infermiera stava pulendo gli sfregi sulla faccia. Il gonfiore era diminuito parecchio da quando lo avevamo portato lì, ed ora riusciva leggermente ad aprire l'occhio.

Diede un'occhiata a suo fratello, in piedi nella sua uniforme blu marino e sorrise.
“Raccolta fondi?” chiese guardandolo divertito.
Il ragazzo annuì e gli si sedette vicino.
“Dovrai inventarti scuse migliori di quella" lo avvertì. "Non credo che mamma ci crederà ancora per molto. Ho paura di avere usato questa scusa fino al logoramento quando avevo la tua età” sorrise.

Kevin non rispose ma sembrò pensieroso per qualche minuto prima di sbottare arrabbiato. “E se a me non ne fregasse più un cazzo di quello che pensano? Tu sei mio fratello, cazzo. Perchè non dovrei starti vicino?”
Frank lo fissò con un'occhiata seria. "Quello sarebbe un modo infallibile per farti spedire alla scuola militare" rispose bruscamente.

“Oh, giusto” singhiozzò, sprofondando nella sedia.
Kevin rimase seduto a rimuginare per un bel po', finché all'improvviso colpì con un pugno la sedia.
“Li odio fottutamente a morte” ringhiò.
Frank era distratto dal bruciore del disinfettante applicatogli sui tagli. Sibilò e poi rivolse l'attenzione al ragazzino, il quale aveva un'aria abbattuta.

“No che non li odi” gli rispose saggiamente.
“Sì!” ringhiò di rimando.
Frank continuò a guardarlo con la sua espressione paziente e disse: "No che non li odi. Cavolo, nemmeno io li odio. So che loro ti amano. Nel profondo dei loro cuori tetri penso che io possa addirittura piacergli un pochino” sorrise. "Dico solo che devi approfittarne finché ne vale la pena. Ti viziano, goditela finché puoi e prima che te ne renda conto avrai 18 anni e potrai fare quello che vuoi."

"Quelle cazzate non significano niente per me. Non ne voglio più."
“Bhè, in questo caso, mi prenderò la tua Xbox” scherzò Frank.
La faccia di Kevin non cambiò. “Puoi prendertela. Prenditi tutto. Te lo meriti dopo lo schifo in cui ti hanno messo" disse deciso. "Sono serio, non me ne frega più un cazzo!"

L'infermiera finì ciò che stava facendo ed informò Frank che sarebbe tornata per prendersi cura del resto delle ferite. Quando uscì, Frank ci lanciò un'occhiata che diceva chiaramente che aveva bisogno di un attimo da solo con suo fratello. Il ragazzo nel frattempo aveva sepolto la faccia nelle mani.

Lasciando la stanza, avrei avuto la possibilità di sistemare delle cose che mi avevano infastidito per un po'. Dopo colazione, Mikey ed io ci fermammo in un negozio e comprammo dei palloncini. Non era il mio genere di cose, e non sapevo se a Frank piacessero. Ma mi sembrava sbagliato che non ci fosse niente nella sua camera.

Quando ritornammo, l'infermiera era di nuovo lì per tagliare le bende dal petto di Frank. Kevin sembrava più calmo ed ora sedeva sulla sedia con la testa appoggiata vicino a quella di Frank.
"Va tutto bene ora?" chiese Mikey.
Entrambi annuirono, mentre noi ci fermammo in tempo per vedere quelle orride parole che stavano scomparendo e lasciando delle croste sul petto di Frankie.

Non le avevo dimenticate. A dir la verità, avevo avuto degli incubi su quelle scritte. Rivederle era troppo. Avrebbero lasciato sicuramente marcata per sempre la sua pelle morbida. Mi sentivo male e la testa mi girava, quindi mi scusai ed uscii nel corridoio. Mi coprii la faccia con le mani e mi appoggiai contro il muro, scivolando fino a sedermi a terra.

Rimasi seduto per molti minuti prima che Mikey fece capolino dalla porta e mi disse:
"Ora è coperto."
Annuii e mi rialzai per unirmi di nuovo agli altri nella camera. Frank era praticamente addormentato e notai che la faccia di Kevin era pallida come lo doveva essere stata la mia. Mi venne da pensare che quella doveva essere la prima volta che vedeva le scritte.
Rimanemmo seduti per un po' mentre Frank dormiva. Poi Kevin disse che doveva tornare a casa.

Usciti dall'ospedale sembrò tornargli il broncio. Poi, mentre ci avvicinavamo alla casa, parlò. "Probabilmente avreste dovuto lasciarmi lì" ed indicò verso il parco dove eravamo andati a prenderlo. Quando scese dall'auto, non si diresse verso casa, ma camminò in direzione dell'altalena sulla quale lo avevamo trovato. Probabilmente voleva essere lasciato solo, ma io parcheggiai comunque la macchina e lo raggiunsi, sedendomi su un'altalena vicina alla sua.

Non disse nulla ed io non lo costrinsi a parlare. Semplicemente mi davo leggere spinte avanti ed indietro mentre delle lacrime scorrevano sulla sua faccia. Non diede nemmeno alcun segno di sapere che io ero lì con lui.
Solamente quando iniziai ad avere freddo e l'altalena iniziava a farmi male al sedere, lui parlò.

"Ha torto, sai?!"
Lo udii mormorare sotto voce.
"Cosa?" chiesi.
"Io li odio davvero!"
Non tentati di contraddirlo, perchè non conoscevo la situazione abbastanza bene per poter dire qualcosa.
"Però ha ragione su una cosa. Per qualche ragione, loro mi amano. Mi danno tutto ciò di cui potrei aver bisogno ed anche di più. Però sono tutti oggetti materiali. Freddi, duri, inutili oggetti. Mi trattano come se fossi il loro ragazzo d'oro ed io non lo sopporto più."

Feci segno a Mikey di rimanere dove si trovava, sentendo la portiera della macchina aprirsi e chiudersi. Lo vidi con la coda dell'occhio incamminarsi verso un ruscello a diversi metri da noi e sedersi con la schiena contro un albero.
"Perchè si comportano così con lui?" chiesi.
"Non lo so" sussurrò. "Ho speso quindici anni a cercare di capirlo."

"Hai idea di quanto sia incredibile?" chiesi.
"Cosa?" domandò confuso.
"Che sei riuscito a crescere in una casa, guardando i tuoi genitori trattare così tuo fratello e capire che era sbagliato. La maggior parte dei ragazzi avrebbe preso esempio dai propri genitori e li avrebbero imitati."

"Sai, una volta ci ho provato" potevo sentire vergogna nella sua voce.
"Pensai che se non sarei riuscito a batterli, mi sarei unito a loro."
"Cosa successe con quel piccolo esperimento?" chiesi.
"Mi sentii da schifo! Vidi quanto lo ferivo, e non lo sopportavo. Non riuscivo a capire come i miei genitori riuscissero a guardare quanto dolore gli provocavano ogni giorno e a non provare alcun sentimento. Non lo hanno mai picchiato, o come simili. Ciò che facevano era molto peggio."

Rabbrividì, ma non mostrò alcun segno di voler lasciare le altalene.
"Vuoi andare a parlare in macchina con il riscaldamento acceso?" chiesi.
Scosse la testa. Sembrava essere in un altro mondo.
"Una volta ha tentato di uccidersi." Respirava faticosamente. "Lui non pensa che io lo sappia, ma invece lo so."

Non so perchè, ma questa informazione, purtroppo, non mi sorprese. Annuii e basta. Il ragazzino sembrava aver davvero bisogno di liberarsi di un peso enorme dallo stomaco, quindi rimasi seduto ad ascoltare.

"Aveva solo dieci anni all'epoca e già pensava a quelle cose."
"E non ci ha riprovato mai più?" chiesi?"
"No, o almeno che io sappia."
"Allora perchè io?" si chiese. "Perchè sono io il figlio preferito, perchè io non sono mai stato trattato orribilmente? Non sono così diverso da Frankie."

"Lo so che mi amano, ma ciò che ho imparato da tutto questo è che non è incondizionato."
Fissò lo sguardo su una pietra a cui stava dando dei colpetti con il piede. Era solo un bambino, ma la sua faccia sembrava più vecchia.

"Finirà tutto il giorno che scopriranno ... "
Si interruppe cercando di scegliere le parole giuste.
"Che io sono esattamente come lui" terminò la frase.
  
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