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Autore: Lost In Donbass    28/12/2019    0 recensioni
Le sigarette, le canne, l'alcol e le pastiglie. Le fughe in macchina nella notte, la musica rock nelle casse, le incomprensioni, le liti, i baci appiccicosi. Le merende preparate dalla mamma, le feste sfrenate, la depressione post-adolescenziale, l'anoressia, l'odio per le regole, le paure incomprensibili, gli innamoramenti, l'identità sessuale da scoprire. E soprattutto, le camicie di Oliver.
Sono i ragazzi di Sheffield, distrutti, isterici, depressi e scavezzacollo. Sono la generazione distrutta e questa è la loro storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Universitario
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CAPITOLO SECONDO: I RAGAZZI DI SHEFFIELD

We're gutter punks and vagabonds
Street sweepers and tag alongs
Getting high on 5th avenue
Cuz we ain't got nothing to lose

[Sleeping With Sirens - Cheers]

 

C'era una canzone pop punk nelle casse del pub, e i ragazzi tenevano il ritmo con i piedi, contemporaneamente, osservando le Diet Coke e la grassa colazione all'inglese che stavano loro davanti. Abbruttiti, non belli, un po' tristi, un po' sfatti, stavano valutando qualcosa che era solamente nelle loro teste. C'era chi pensava al proprio amore, chi desiderava solamente scomparire, chi ricordava qualcosa di bello che era successo nei tempi passati. Erano stanchi – molto stanchi. Di cosa, in realtà, non lo sapevano nemmeno loro. Forse delle giornate sempre tutte uguali, forse dell'università che non piaceva davvero a nessuno, forse di quanto mancasse alla fine dell'anno o di quanto avrebbe voluto rivoluzionare le loro esistenze piatte. Nel mentre, se ne stavano lì a osservare il loro cibo e ad ascoltare la radio, che alla fine qualche canzone carina c'era sempre.

-Non capisco perché ci abbiano servito del cibo a quest'ora.- commentò Alexandra, per spezzare il silenzio che era calato tra loro. Giocherellò distrattamente con un pezzo di pane che grondava burro e fece una smorfia, ma lei non mangiava mai e nessuno si stupì.

-Perché James sa che dopo una notte di bagordi mangiare un po' non può fare che bene.- le rispose Arden, sbadigliando rumorosamente e cominciando a sbocconcellare i salsicciotti. Aveva un filo di olio che gli colava dal mento, ma nessuno si preoccupò di avvertirlo prima che gli colasse sulla maglietta.

Il proprietario del pub, James, li guardava sorridendo dal bancone.

-Volete qualcos'altro, ragazzi?- chiese, con la sua voce fonda, venata di quell'imbarazzante accento di York.

I ragazzi scossero la testa, cominciando a mangiare mogi i loro panini e a bere le loro Diet Coke. Non piacevano a nessuno, ma James sapeva sempre cosa rifilare loro dopo che se li vedeva sfilare davanti alle otto del mattino, sfatti e ancora un po' brilli, puzzolenti di alcol e bisognosi di una dormita. Avrebbero potuto andare a casa loro, certo, ma era sempre meglio farsi una sana colazione inglese nel pub di James piuttosto che affrontare varie mamme depresse, famiglie distrutte e nonni stanchi. O almeno, questo era quello che pensavano i ragazzi di Sheffield, che avevano sempre ritenuto meglio stare insieme a James, con quelle strane cicatrici sulle braccia e sul collo, a Charlie, la moglie di James, che era schizofrenica e rideva sempre e Holly, la loro figlia autistica e francamente obesa.

-Ho incontrato una ragazza carina.- disse Oliver, ruminando pensosamente i suoi fagioli affogati nella salsa di pomodoro. Aveva la camicia sudata e la giacca del completo spiegazzata. - Si chiama Vanessa e ha la bocca a cuore.

-Te la sei fatta?- chiese Arden, rubando il bacon di Alexandra, che intanto non l'avrebbe mai mangiato.

-No, ma la prossima volta che la vedo le chiederò di venire a letto con me.

Oliver si passò una mano tra i capelli spettinati e si scostò il ciuffo dalla fronte.

-Che cosa carina.- commentò Cassidy, digerendo rumorosamente la Diet Coke e accendendosi una sigaretta.

-Mi viene da vomitare.- disse Alexandra, ma siccome lei aveva sempre nausea nessuno si scompose. Lasciarono che digerisse anche lei e che posasse la testa sulla spalla di Arden.

-Dovresti mettere su peso.- commentò Arden, pungolando la pancia inesistente della ragazza – Sei un osso vestito.

La ragazza fece un verso poco chiaro e nascose il viso tra le mani scheletrice. Alexandra era magrissima, quasi invisibile. Portava taglie da bambino, anche se era molto alta e i pantaloni le andavano sempre corti, aveva le guance incavate e gli occhi tristi. In molti la consideravano bella, comunque, forse grazie ai lunghi capelli biondo platino, all'espressione dolcemente stupida, al sorriso innocente. In realtà, molti pensavano che fosse una tipa facile, senza capire che Alexandra era troppo stupida per essere una facile. Oliver aveva sempre pensato che l'amica avesse qualche rotella in meno, ma non l'aveva mai detto. Diciamo che si approfittava spesso di lei, per farle fare le cose più imbarazzanti che lui non avrebbe mai fatto. A sua discolpa, portava la camicia: non poteva tingere di onta l'essere un fiero portatore di quel tipo di indumenti. Alexandra, invece, indossava solo stupide magliette di gruppi discutibili che potevano, secondo Oliver, essere infangate senza problemi.

-Io non voglio mettere su peso.- si lamentò Alexandra – Poi non mi guarderà più nessuno, se no.

-Intanto non ti guarda nessuno comunque.- la gelò Oliver, finendo di mangiare i fagioli e attaccando tranquillamente i funghi – Cassidy, vammi a prendere un tovagliolo.

-Andare da solo è troppo difficile, vero, Oliver?- commentò acidamente Arden, lanciandogli un'occhiataccia da sotto il ciuffo rossiccio.

-E le ragazze cosa ci stanno a fare? Comunque, se vuoi puoi andare tu a prenderlo.- rispose tranquillo il ragazzo, finendo con soddisfazione di tagliare la salsiccia a dadini.

Cassidy, però, era già andata a prendergli il tovagliolo ed era tornata saltellando, i lunghi capelli azzurri che sventolavano. Stampò un bacio sulla guancia di Oliver, e lo guardò con adorazione. Spesso Arden si chiedeva come mai tutte le ragazze svenissero dietro a un tipo del genere, che era antipatico, sessista, e supponente. Forse perché era bello. O, più probabilmente, perché aveva la camicia. E a volte pure la cravatta.

-Dov'è finito Denis?- chiese Alexandra, ciondolando. Doveva essere molto stanca, e Arden si ripromise che l'avrebbe riportata a casa a riposare.

-Forse ha trovato qualcuno da scoparsi.- se ne uscì Oliver, scrollandosi Cassidy di dosso. - Lo sapete com'è fatto Denis, appena trova qualcuno che se lo porta a letto scompare dalla circolazione.

-Magari è tornato in Ucraina.- propose Arden.

Denis era ucraino, parlava con un accento russo quasi comico, tesseva le lodi di casa sua, e cercava da anni di raccogliere i soldi per tornare a casa. Una volta aveva chiesto a Oliver di legargli i polsi con una delle sue cravatte e di versargli sopra panna e cioccolato fuso, che avrebbe poi dovuto leccare. Oliver era rimasto vagamente perplesso, ma tutti sapevano che Denis aveva delle perversioni strane. Oliver era anche convinto che pure a Denis mancasse qualche rotella, ma lo riteneva comunque più furbo di Alexandra. Però, non lo aveva assecondato, anche perché, fino a prova contraria, lui era etero. Ne era assolutamente certo. Oh sì.

-Che cosa carina!- trillò Cassidy, spegnendo la sigaretta dentro la Diet Coke e bevendola subito dopo.

Rimasero un pochino in silenzio, tornando a concentrarsi sulle loro colazioni, sulle risate di Charlie che ogni tanto risuonavano nel silenzio del pub, sulla canzone pop punk, e sui loro problemi personali. Che di problemi, i ragazzi, ne avevano a bizzeffe ma erano bravissimi a nasconderli dietro a salsicciotti grassi, bottiglie di birra e battute di bassa lega.

-Devo andare a rifornirmi d'erba.- disse a un certo punto Cassidy.

-Posso venire anche io?

-Anch'io!

La ragazza sorrise, col suo sorriso ebete e annuì, passandosi una mano tra i capelli tinti di azzurro, con quel taglio emo lungo che tutti consideravano imbarazzante, tranne Oliver che ormai ci aveva fatto l'abitudine.

-Dove vai a prendere l'erba?- chiese Arden, lanciando un'occhiata preoccupata ad Alexandra che sembrava a un punto dall'addormentarsi con la faccia nel piatto.

-Da un ragazzo carino.- cinguettò Cassidy – Jessie Vargas Alvarez.

-Quello spagnolo?

-Messicano.

-E' uguale.

-Veramente non è uguale, Oliver.

Che Oliver fosse vagamente razzista non era una novità per nessuno, specialmente per Arden. E non era nemmeno una novità che non sopportasse Jessie Vargas Alvarez, che era uno scricciolo bruciato dal sole del deserto, aveva sempre le catene appese ai jeans e usava intercalari spagnoli che pochi capivano.

-Ha un posto carinissimo dove coltiva un sacco di piantine carinissime.- continuò Cassidy con aria sognante.

-Andiamoci, allora. Voglio vedere dove può tenere le piante in quel buco dove abita.

Oliver non l'aveva mai detto a nessuno ma in realtà aveva paura di Jessie perché una volta lo aveva minacciato col coltello che teneva nascosto nei jeans. Non aveva mai capito il movente di quella minaccia, ma da quel momento aveva tentato di tenersene alla larga. Forse era tutto legato al fatto di quelle cose voodoo. Oliver era sempre stato convinto che Jessie praticasse il voodoo, e che lo volesse rendere uno zombie da usare per i suoi scopi misteriosi, perché sapeva di essere bello e quella strega messicana sicuramente avrebbe fatto di tutto per averlo al suo servizio. Ti potevi aspettare di tutto da quegli occhi troppo profondi e troppo scuri. E poi, si truccava. C'era sempre da tenersi alla larga dagli uomini truccati.

La porta del pub si aprì, ed entrò una ragazza con un enorme cappello a tesa larga in testa e un cappottino rosa. I ragazzi la guardarono e quando la ragazza alzò la testa, Oliver la riconobbe. Capelli biondi, lentiggini e grandi occhi azzurri, visino grazioso, vestiti di marca e bocca a cuore. Vanessa.

-E' Vanessa!- esclamò, additandola mentre lei si dirigeva al bancone.

-Carina.- commentò Cassidy, guardandola con vacui occhi celesti.

Alexandra si era addormentata, alla fine, con la faccia nel piatto sporco di sugo, ma nessuno si preoccupò di svegliarla. Arden fece una smorfia.

-Seh, è carina. Vai a parlarle.

Oliver si aggiustò i capelli e la camicia e si alzò, dirigendosi baldanzosamente verso di lei. Era sicuro che se la sarebbe portata a letto. Poi chissà, l'avrebbe messa nel retino e incollata a un album di fotografia guardandola morire trafitta dalle puntine.

-Ciao, Vanessa.

La ragazza si voltò, e atteggiò il visetto a una smorfia schifata.

-Uh. Sei tu.

-Non sei contenta di vedermi?

-Non propriamente.- si aggiustò il cappotto e lo squadrò. Oliver si rese conto di aver dimenticato la giacca del completo al tavolo ma era convinto che avrebbe fatto una bella figura lo stesso. Certo, la camicia era un po' sudata, ma comunque lui era bello.

-Volevo chiederti se volessi venire a letto con me.- disse.

-Scusa?- lei strabuzzò gli occhi.

-Volevo chiederti se volessi venire a letto con me.- ripeté Oliver – Ci so fare. Casa mia è a un passo, saliamo?

Una solida borsa rosa gli si stampò sulla faccia.

  
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