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Autore: Lost In Donbass    26/12/2019    3 recensioni
Le sigarette, le canne, l'alcol e le pastiglie. Le fughe in macchina nella notte, la musica rock nelle casse, le incomprensioni, le liti, i baci appiccicosi. Le merende preparate dalla mamma, le feste sfrenate, la depressione post-adolescenziale, l'anoressia, l'odio per le regole, le paure incomprensibili, gli innamoramenti, l'identità sessuale da scoprire. E soprattutto, le camicie di Oliver.
Sono i ragazzi di Sheffield, distrutti, isterici, depressi e scavezzacollo. Sono la generazione distrutta e questa è la loro storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Universitario
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BROKEN YOUTH

 

CAPITOLO PRIMO: PROLOGO – OLIVER

 

Und ich sitz' schon wieder, barfuß am Klavier.

Ich träume Liebeslieder und sing' dabei von dir;

Und du und ich – es ging so nicht.

 

(E sono di nuovo seduto qui, a piedi nudi al pianoforte.

Sogno canzoni romantiche nelle quali canto di te;

E tra me e te – alla fine non ha funzionato)

[Annenmaykantereit – Barfuß Am Klavier]

 

 

Oliver suonava il pianoforte. Completamente nudo, appiccicoso di alcol, arruffato e scalzo, si era messo a suonare un notturno di Chopin con grazia estrema, mentre i pallidi raggi del sole nascente lo bagnavano, filtrando dalla finestra del salotto. Aveva trovato un pianoforte per puro caso, in quella grande casa piena di corpi, e si era messo a suonare senza pensarci su un secondo. Era un arrangiamento, il suo, perché stava suonando troppo velocemente e la mano sinistra faceva dei giochi strani. Ma andava bene, per essere le sei del mattino ed essere davanti a un piano sconosciuto. Qualcuno si mosse sul divano ma Oliver non se ne curò, continuando il suo notturno, ondeggiando appena mentre seguiva il ritmo di quella melodia che infinite volte aveva provato. Suonava molto spesso, quel ragazzo ossuto e spettinato. Suonava per ricordarsi chi fosse, per mettere a freno la sua mente selvaggia, per tenersi ancorato a un mondo che non comprendeva completamente. E quindi suonava, anche alle sei del mattino, anche in una casa non sua, in mezzo a corpi dormienti, i capelli sulla faccia e l'espressione annoiata. Ma Oliver aveva sempre un'espressione del genere, anche mentre scopava o mentre era al concerto della band preferita. In generale, Oliver era una persona seccata e piuttosto noiosa, non era sicuramente di compagnia e molti lo consideravano anche antipatico. Probabilmente avevano ragione a definirlo così.

-Cosa stai facendo?

Una voce femminile lo costrinse a smettere di suonare.

Si voltò e incontrò con lo sguardo una ragazza avvolta in una vestaglia di chiffon rosa.

-Mi sembra ovvio.- commentò – Sto suonando.

-Alle sei del mattino?

Oliver decise che aveva una voce decisamente petulante.

-Esatto.

-Potresti andartene?

-Perché?

-Mi dai fastidio.

Oliver si strinse nelle spalle magre e si passò una mano tra i capelli scuri, con quei ciuffi che gli ricadevano sul viso affilato.

-Devo trovare i miei vestiti.- disse infine, lanciando un'occhiata desiderosa al pianoforte. - Potresti prestarmi la tua vestaglia.

-Per fare cosa, scusa?

-Non ho molta voglia di girare per casa nudo.

-Tu sei tutto fuori.- la ragazza si passò una mano tra i lunghi capelli biondi morbidamente mossi – Fila a vestirti e leva il disturbo.

-Non capisco perché ti stai tanto affaticando a cercare di scacciarmi quando sono tutti semi nudi e ubriachi sparpagliati per quella che presumo sia casa tua.

La ragazza sbuffò e roteò al cielo i grandi occhi azzurri, sbattendo il piede per terra. Sembrava molto nervosa e forse Oliver non voleva veramente farla innervosire ancora di più, ma era nella sua natura mettere sotto sopra le persone con le quali parlava. Forse era la sua stranezza, forse era il suo strano modo di comportarsi, forse erano i suoi occhi grigi vacui e vagamente assorti.

-Senti, puoi andartene?

-Non mi sembra un modo carino di trattare gli ospiti. Anche io ero stato invitato alla festa.

-Ti sei messo a suonare il piano alle sei del mattino, quando tutti stavano dormendo. Senti, puoi almeno coprirti i genitali?!

Oliver abbassò lo sguardo e si rese conto di essere davvero, davvero nudo. Non che gli importasse molto, anche se non era abituato di certo a farsi vedere in quelle condizioni.

-Non hanno niente che non vada.- constatò, osservandosi, e tornando ad osservare la ragazza – Vado a cercare i miei indumenti, comunque.

-Grazie, gentilissimo.- commentò acidamente lei, stringendosi di più nella vestaglia quando lui le passò davanti.

-Comunque non sono così nudo, con tutti i tatuaggi che ho. Ti piacciono?

-Non ci tengo a guardare i tatuaggi che hai sul culo, grazie tante!

Oliver si strinse nuovamente nelle spalle e fece per avviarsi su dalla scala, cercando di ricordarsi dove avesse disseminato i suoi abiti. Poi si bloccò e si voltò verso la ragazza che lo guardava ancora fisso, il trucco sfatto sul viso grazioso.

-Non mi hai detto come ti chiami. Io sono Oliver.

-Vanessa.

-Come le farfalle. Quando ero bambino mi divertivo a prenderle col retino e a fissarle in un album con le puntine. Ci mettevano un po' a morire, devo dire.

-Sei disgustoso.- fece una smorfia – Vatti a coprire, per piacere, non so più come dirtelo!

-Continuo a non vedere il problema, di ragazzi nudi ne avrai visti un sacco e io sono perfettamente normale. I miei genitali non presentano disfunzioni.

-Mi stai dando della puttana?

-Forse.

-Esci immediatamente da questa casa, Oliver o come hai detto che ti chiami!

Solitamente non era nelle sue intenzioni stressare così tanto le persone, però era fatto così e non aveva un carattere malleabile. Si grattò i suddetti genitali e si avviò su per le scale, seguito dallo strillo di Vanessa.

 

-Ho conosciuto una ragazza, stamattina.- disse Oliver.

-Carino.- disse Cassidy.

-Era carina, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri.

-Carina.

-Seh. Molto.

Oliver allungò la mano verso i capelli di Cassidy e li accarezzò lentamente, intrecciando le sue lunghe dita da pianista con le lisce ciocche di lei.

-Penso che ora mi odi.

-Carino.

Cassidy sorrise, con quel suo sorriso bruciato dalla marijuana e si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo. Si baciarono a lungo, come erano abituati a fare da almeno un anno, mischiando esageratamente salive, infilandosi le mani tra i capelli, scimmiottando i baci che vedevano in televisione (al pub, ovviamente, tra una pinta e un pacchetto di patatine, commentando sghignazzando le immagini poco edificanti di serie televisive mai davvero comprese). A Oliver piaceva Cassidy perché non faceva mai domande, non chiedeva nulla, fumava marijuana ed era sempre disponibile per una scopata estemporanea. A Cassidy piaceva Oliver perché era carino da morire, portava sempre la camicia ed nonostante l'espressione ottusa a letto ci sapeva fare, eccome.

Lei cominciò a slacciargli la camicia con le sue unghiette dipinte di blu, disseminandogli una scia di baci lungo il petto ossuto e lui le mise le mani tra i capelli, spingendola più giù, verso la zip degli skinny jeans.

La luce filtrava dalla finestra della soffitta, dove Oliver aveva adibito la sua camera, e li illuminava malamente, mentre il sottofondo di una canzone metalcore teneva loro compagnia. Cassidy fece un sorriso un po' stupido, ottenebrato dalla droga e gli slacciò i jeans, abbassandogli e baciandogli il gonfiore nei boxer. Oliver gemette appena, accarezzandole la testa, appoggiato al muro della stanza, tappezzato dai vecchi poster di Guerre Stellari, e sospirò profondamente quando lei glielo prese in bocca. Sicuramente, Cassidy era l'ultima persona da cui qualcuno si sarebbe fatto fare un lavoro del genere, con i denti ingialliti, l'alito puzzolente di erba e tabacco, gli occhi allucinati e l'espressione decisamente tonta, ma Oliver non era il tipo da porsi quei problemi. Lei rimase ferma prima di cominciare a succhiare, e Oliver fece un sorriso ebete, stringendole i capelli con una mano, socchiudendo gli occhi e pensando alla ragazza di quella mattina, Vanessa. Aveva delle belle labbra, sicuramente era più sana di Cassidy e sembrava avere dei capelli morbidissimi. A Oliver sarebbe piaciuto andarci a letto insieme.

Cominciò a gemere, in quel modo un po' falso, un po' affettato che copiava dai film che vedeva quando era solo in casa e sapeva di essere sul punto di venire che sentirono un sordo bussare alla porta.

-Ragazzi, è pronta la merenda.- disse la mamma di Oliver.

Oliver avrebbe tanto voluto che Cassidy finisse almeno il lavoro iniziato, ma la ragazza non sembrava d'accordo, perché si staccò immediatamente e gli rivolse un sorriso stupido, con quei suoi denti giallognoli.

-Carino!- trillò, alzandosi di scatto.

-Già.- mormorò Oliver, guardando la sua erezione che era a tanto così dall'orgasmo ma che era stata brutalmente lasciata a sé stessa – Potevi almeno finire, però.

Cassidy gli strizzò l'occhio e gli stampò un bacio a stampo sulle labbra. Per essere una perenne cannata, era molto più sveglia di quanto uno potesse immaginare. Oliver si grattò la testa e si rivestì, cercando di soffocare l'impulso di costringerla a finire. Avrebbe aspettato dopo la merenda, perché era in astinenza da sesso. Una terribile astinenza da sesso, che andava colmata al più presto. Cassidy, momentaneamente, era l'unica disponibile per una cosa simile. Certo, quella mattina avrebbe potuto chiederlo a Vanessa, ma non gli era sembrato totalmente il caso. Non sapeva se l'avrebbe rivista, ma decise che se mai fosse successo, glielo avrebbe chiesto. Sapeva di essere piacevole alla vista, dopotutto. E poi aveva la camicia.

Scesero in cucina, dove li aspettava la solita merenda pantagruelica che la mamma di Oliver preparava per entrambi. Il ragazzo si era sempre chiesto se sapesse che Cassidy fosse la sua amica di scopate. Forse pensava che fosse la sua migliore amica. Non avrebbe mai immaginato che suo figlio se la portava in casa solamente per mettere a tacere l'astinenza. Forse però non sapeva nemmeno che Cassidy fosse una tossica con i denti gialli.

-Carino!- urlò Cassidy, avventandosi sul pie di mele come se non mangiasse da giorni. Magari era così davvero.

Oliver osservò il cibo preparato dalla mamma e storse il naso, servendosi solamente una tazza di the. A lui non piaceva granché mangiare, e forse la sua magrezza quasi malata ne era un chiaro segnale. Ma a lui andava bene così.

A Oliver andava sempre tutto bene, d'altronde, non si scomponeva di fronte a nulla. Era fatto per andare avanti lungo la sua strada senza battere ciglio.

Anche se non avrebbe mai immaginato che quell'anno sarebbe successo qualcosa che avrebbe sconvolto per sempre le sue convinzioni, compresa quella che avrebbe indossato camicie per sempre.


***
Siccome non so dove andrà a parare questa storia, limitatevi a godervi capitolo per capitolo finché non decido cosa farne ahaha
Spero che vi sia piaciuta, mi raccomando recensite!
Baci
Charlie

E Buone feste xxx

 

  
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