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Autore: dreamlikeview    29/12/2019    3 recensioni
[1/3 di "What if we had been friends?"]
Lord Voldemort ha un piano infallibile per sconfiggere Harry Potter una volta per tutte e quando chiede a Draco Malfoy di avvicinarsi al prescelto, crede di avere la vittoria in pugno, ma non ha fatto i conti con una magia che lui non conosce, né mai conoscerà: l'amore.
Una storia in cui uno scherzo del destino può cambiare completamente due vite, può spingere due persone a conoscersi e a scoprirsi davvero, può permettere ad imprevedibili e improbabili amicizie di nascere, mettendo le basi per un qualcosa che è destinato a durare per sempre.
Fiducia, amicizia, amore sono le parole chiave.
[Drarry, con accenni ad altre coppie, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Serpeverde | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, meritavano di meglio, quindi ho deciso di dargli io ciò che meritavano; ma non ci guadagno nulla da tutto ciò, niente è finalizzato ad offendere qualcuno (solo a dare loro il finale che piace a me :D) e io ci perdo solo la faccia con queste cose.

Avviso: I personaggi tendono ad essere OOC (soprattutto Draco con l’andare avanti della storia, perché subisce un cambiamento radicale) tutti loro sono basati sui miei headcanon!

Nota bene: La storia parte dal sesto anno, tenendo conto di alcuni avvenimenti accaduti fino al quinto, in seguito proseguirà con alcuni riferimenti al settimo libro, tuttavia gli avvenimenti sono anacronistici rispetto ai libri.

Enjoy the show!

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Twist of Fate

17. Just wanna be with you (No matter where life takes us)




Quando il primo settembre arrivarono alla stazione di King’s Cross, Harry e Draco attraversarono il binario 9 ¾ un po’ timorosi, avevano ricevuto le lettere per Hogwarts, mentre erano in vacanza e con loro le avevano ricevute anche i loro amici e tutti avevano deciso che sarebbero tornati a Hogwarts per concludere gli studi e prendere i MAGO.
Nutrivano grandi speranze per quell’anno. Volevano vivere un anno di tranquillità e di spensieratezza a scuola. Dopo ciò che avevano affrontato, avvertivano il bisogno di trascorrere quell’anno lì, soprattutto Harry, che non ne aveva mai vissuto uno normale. Avevano appuntamento con tutti gli altri davanti al treno. Quell’estate era stata strana e divertente per entrambi. Per i mesi di giugno e luglio avevano viaggiato, toccando località straniere, avevano visitato numerose città e paesi, avevano visto monumenti e musei, avevano viaggiato anche alla maniera babbana (Non l’ho mai fatto, Draco, dai, che sarà mai prendere l’aereo?) e poi si erano organizzati con i loro amici e ad agosto avevano passato tre settimane al mare, distesi al sole come lucertole o nascosti sotto all’ombrellone per paura di scottarsi – Draco soprattutto, essendo il più pallido – e si erano divertiti in modo spensierato, come gli adolescenti che erano. Avevano tutti diciotto anni, ormai ed erano un grande gruppo affiatato. Si erano sostenuti sempre anche nei periodi peggiori e adesso, finalmente, si apprestavano ad iniziare un anno all’insegna della tranquillità.
«Ragazzi!» Pansy era già al binario e agitava un braccio per farsi vedere, mentre Theo, al suo fianco, le cingeva premurosamente i fianchi con un braccio «Siamo qui!»
«Ehi!» Draco trascinò Harry fino a lei e sorrise «Eccovi! Gli altri dove sono?»
«Blaise sta terrorizzando i primini, lo sai, no? Ha ricevuto la spilla da Caposcuola» disse lei divertita «Hermione e Ron non sono ancora arrivati, Neville cerca di placare la sete di potere di Blaise».
«Non cambierà mai» mormorò Draco, sospirando «Perché la McGranitt doveva renderlo caposcuola?»
«Per lo stesso motivo, per il quale ha reso te capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde» rispose Harry, stringendogli la mano «Perché lo meritate». Draco sorrise tra sé e sé e si disse che forse Harry aveva ragione. Era stata una sorpresa, quando nella sua lettera aveva letto della sua promozione a capitano della squadra. Draco era un talento nel comandare, non avrebbe avuto problemi e poi sarebbe stato divertente competere per la Coppa del Quidditch da capitani.
«Hai intenzione di essere così appiccicoso tutto l’anno, Potter?» fece sarcasticamente «Non riuscirai a distrarmi, ti straccerò durante tutte le partite» disse «Preparati a perdere miseramente».
«Oh Merlino! Sono tornati loro stessi!» esclamò Ron, appena arrivato, che aveva sentito il piccolo dibattito «Herm, vieni! Hanno smesso di fare la coppia romantica e sono ritornati in loro stessi!»
«Non che mi dispiacesse la vostra tenerezza, ma… così siete più Harry Potter e Draco Malfoy» commentò lei, anche lei sfoggiava la spilla da Caposcuola, ma a differenza di Blaise non era ancora salita sul treno. I due ragazzi chiamati in causa sbuffarono. Era vero, nei mesi precedenti, si erano lasciati andare in tenerezze ed effusioni lontane dai loro standard, ma erano ancora scioccati dagli eventi della guerra e da ciò che avevano subito un anno prima. E sebbene fosse passato un anno, entrambi portavano ancora sulla pelle e nell’anima le ferite di quanto accaduto. Desideravano solo lasciarsi alle spalle ogni cosa, dimenticare il passato e tornare a vivere serenamente, non era facile, anche se in quei mesi appena trascorsi, ci erano riusciti abbastanza bene, anche se le cicatrici di quelle ferite non erano sparite «Vado sul treno a spiegare ai primini cosa non devono fare, mentre arriviamo a scuola, ci vediamo sul treno» disse la ragazza e senza aspettare una risposta, diede un leggero bacio a Ron, prima di salire sul treno. Il rosso restò con gli altri a chiacchierare, fino a che non sentirono il primo fischio del capotreno.
«Forza, saliamo sul treno» disse Draco, sbrigativo. Gli altri annuirono e si avviarono al treno, lui rubò un bacio dalla guancia del suo ragazzo, il quale gli lasciò la mano, mentre gli altri salivano a bordo del treno. Harry si prese un momento per sé, per osservare il treno a vapore che aveva davanti, osservando i suoi amici e il suo ragazzo che salivano a bordo di esso. Le stesse persone senza le quali non sarebbe stato lì, sarebbe morto sicuramente senza di loro, quando Draco lo prendeva in giro parlandogli della sua fortuna sfacciata, si riferiva ovviamente a Hermione e a tutti coloro che lo aiutavano costantemente. Si rammaricava per quegli studenti che non sarebbero tornati, per quelli che non erano sopravvissuti. Aveva voglia di godersi Hogwarts senza maghi oscuri psicopatici e cose improponibili alle calcagna, aveva bisogno di vivere un anno di tranquillità, per dimenticare la guerra e consolidare tutto ciò che era nato tra quelle stesse mura due anni prima. Quando lui e Draco avevano parlato sul treno, all’inizio del sesto anno, non si aspettava che la loro vita potesse cambiare così radicalmente. A volte gli sembrava assurdo che Draco Malfoy fosse diventato il suo ragazzo e un amico importante sia per Hermione che per Ron, per non parlare degli amici Serpeverde del biondo che erano diventati anche i suoi amici, senza i quali non avrebbero potuto sconfiggere Voldemort. Ricordava quando Silente parlava della collaborazione tra case… intendeva questo? Le due case storicamente rivali che univano le forze per sconfiggere un male più grande? Quando era andato con Draco alla tomba di Silente per mettere via la Bacchetta di Sambuco, non aveva potuto evitare di chiedersi cosa avesse in mente il vecchio preside, quando gli aveva taciuto cose fondamentali. Se avesse saputo prima cos’era in realtà, avrebbe potuto salvare tutti quegli studenti, morti durante l’ultima battaglia? Era un pensiero che lo tormentava, a volte non riusciva a dormire la notte. Al terzo fischio, si risvegliò e si affrettò a salire anche lui a bordo del treno – non voleva rivivere l’esperienza di arrivare a scuola con una macchina volante com’era successo al secondo anno, ci teneva ancora alla sua incolumità.
Quando entrò nel vagone che gli altri avevano occupato, il suo cuore mancò di un battito. Lì, dove solitamente sedevano solo lui e Ron, qualche volta Hermione, c’era fin troppa gente. Draco e Hermione da bravi secchioni confrontavano i loro libri, Ron invece parlava con Nott delle ultime partite di Quidditch che erano state giocate dalle loro squadre preferite, Pansy prendeva in giro Draco, dandogli del secchione. Era una situazione alquanto divertente, se la si osservava dall’esterno.
«Potter! Finalmente, credevamo ti fossi fossilizzato a fissare il treno» esclamò il biondo, appena notò la sua presenza, facendo ridacchiare gli altri presenti «Davvero, dov’eri finito?» chiese poi con una punta di preoccupazione nella voce.
«Stavo… stavo pensando» borbottò in risposta, sentiva le gambe tremare e non aveva idea del perché «Non vi sembra strano?»
«Che tu pensi? Sì, davvero strano, Potter» rispose prontamente Draco, facendo ridacchiare Ron.
«No, idiota, intendo tornare a scuola… dopo tutto quello che è successo» borbottò «Tutto questo è così strano… persino tu che ridi con Ron! Non credo che mi abituerò mai a questa cosa!» Draco fece per rispondere, ma fu anticipato.
«Zitti voi due, non fate i bambini» li rimproverò Hermione «Cosa ti turba, Harry?» chiese.
Harry non ebbe il tempo di rispondere, non subito, perché dalla porta spuntarono le teste di Neville e Ginny, la quale domandò «C’è un po’ di posto qui? Il treno è più pieno degli altri anni».
«Ma certo! Questo è il vagone privato di quelli dell’ottavo!» esclamò divertito il biondo, mentre i due Grifondoro entravano nello scompartimento e prendevano posto, ridacchiando entrambi.
«Ottavo anno? Ehi, Dean! Li ho trovati!» la voce di Seamus Finnigan arrivò alle loro orecchie e Harry si sentì travolto ancora una volta da tutto quello. Era una situazione paradossale, ma gli piaceva.
«Sembra l’inizio di una barzelletta» commentò Neville guardando tutti loro insieme nello stesso vagone «Tre Serpeverde, sette Grifondoro…» iniziò, ma fu interrotto brutalmente da Draco.
«No, ti prego» si lamentò, infatti, il Serpeverde «Un’altra delle sue barzellette e mi suicido, davvero!»
Harry gli diede mentalmente ragione, da quando Neville aveva fatto un giro nel mondo babbano e aveva scoperto le barzellette ne inventava di pessime, terribili e agghiaccianti alle quali rideva solo lui, e diventava un pelino suscettibile quando gli si faceva notare che non facevano affatto ridere. Harry raggiunse il suo ragazzo e si sedette accanto a lui, ci fu un intenso scambio di sguardi tra di loro, con il quale Draco si accertò che l’altro stesse bene, e Harry confermò di stare bene, anche se aveva qualche pensiero triste ogni tanto, stava davvero bene.
«Neville, perché Zabini non è con te? So che siete, tipo, inseparabili, più dei due piccioncini lì» esordì dopo un po’ Seamus.
L’interpellato scrollò le spalle «Sarà in giro a dire a tutti i primini di non usare la magia, ha preso il suo ruolo di Caposcuola molto seriamente» rispose.
«Parlavate di me?» Blaise comparve sulla soglia dello scompartimento con un sorriso sghembo sul volto «Finnigan, so che hai una cotta per me, ma sbandierarla così in giro, mi sembra eccessivo, soprattutto davanti al mio ragazzo!» Seamus arrossì all’istante, mentre il Serpeverde entrava nel vagone, ridacchiando, poi raggiunse subito il suo ragazzo per dargli un bacio, facendolo arrossire all’impazzata «Fatemi un po’ di spazio! Ho appena fermato due ragazzini che si stavano azzuffando» disse fiero di sé «Sapete chi mi hanno ricordato? Draco e Harry!» esclamò, mentre prendeva posto accanto a Neville e gli sorrideva, intrecciando le loro dita.
«Oh certo, come no…» bofonchiò Draco «Noi siamo inimitabili» affermò con fierezza, sorridendo al proprio compagno «Lo sapevo io, la McGranitt non doveva farti diventare Caposcuola. Al massimo prefetto!»
«Come tu non dovevi diventare capitano della squadra di Quidditch, ma ehi! Lo sei, quindi taci. Ognuno ha la sua carica!»
«Io porterò Serpeverde alla vittoria!» esclamò il biondo convinto di se stesso.
«Anche io. Farò vincere a Serpeverde la Coppa delle Case».
«Perfetto, quest’anno stracceremo questi stupidi Grifondoro».
«Cercate di non portare sfiga voi due» fece Theo, guardandoli «Va a finire che ci farete perdere tutto e andrà a finire che vinceranno i Tassorosso».
«Ha decisamente ragione lui! Draco, Blaise, non montatevi la testa!» esclamò Pansy divertita.
Quella era la cosa più surreale e bella che fosse mai capitata a quei ragazzi. Erano consapevoli che non avrebbero mai dimenticato il passato, sarebbe rimasto con loro per sempre, ma, consci di esso, avrebbero cercato di non fare più errori né di cadere nelle vecchie abitudini. Erano un gruppo unito, non c’era possibilità che tornassero i vecchi ragazzini che si insultavano ad ogni buona occasione.
Era l’inizio di una nuova grande avventura per tutti quanti, che avrebbe siglato il loro ingresso nel mondo degli adulti e che avrebbe deciso cosa avrebbero fatto nel loro futuro. Harry guardò verso Draco che rideva e scherzava con i loro amici e sorrise, perché non aveva bisogno di altro tempo per capire come sarebbe stato il suo futuro: esso era lì, davanti a lui e aveva i capelli biondi, gli occhi grigi che brillavano mentre raccontava di essere stato scelto come capitano per dare filo da torcere a Harry e che Serpeverde quell’anno avrebbe vinto la coppa del Quidditch, mentre rideva a una battuta di Neville e si coalizzava con Ron per prendere giro Seamus che aveva una cotta per Dean, ma che non voleva ammetterlo (Harry era certo che prima o poi quei due sarebbero finiti insieme, sembravano fatti per stare insieme). Era certo di una sola cosa, entro la fine di quell’anno scolastico avrebbe chiesto una cosa importante a Draco, ma voleva organizzare le cose nel migliore dei modi e, sicuramente, avrebbe chiesto aiuto a Pansy e a Hermione.
Il biondo alzò lo sguardo verso di lui e ridacchiò, facendo una battuta sul fatto che il Salvatore del Mondo avesse perso la capacità di parlare serpentese e che per colpa sua era stato quasi aggredito da un serpente: raccontò quell’avventura con la sua solita teatralità e si guadagnò l’appellativo drama queen da Hermione e da Ron. Non era stato davvero aggredito dal serpente, Draco era sempre esagerato: quando erano in vacanza, avevano fatto un’escursione per una foresta e avevano avvistato un serpentello, che si era avvicinato a loro. Draco aveva pregato Harry di mandarlo via – aveva ancora gli incubi riguardanti Nagini e il periodo in cui ci era stato a contatto – e il moro aveva provato a mandarlo via, cercando di parlare serpentese, ma aveva perso la capacità quando era stato ucciso da Voldemort. Così aveva optato per un semplice Evanesco per farlo sparire. Per fortuna, non c’erano babbani nelle vicinanze.
«Dai, non fare così» fece Harry «L’ho fatto sparire in un secondo».
«Sono stati attimi di vero terrore, Potter» fece incrociando le braccia al petto, piccato, mettendo il broncio.
«Lo so, ma ho risolto tutto, no? Come sempre».
«Dimenticavo» fece sarcasticamente il biondo «San Potter salva sempre la situazione!»
«Sei proprio una principessina, Malfoy» scherzò Seamus ridendo; Draco non reagì, borbottò una piccola fattura e il naso del Grifondoro divenne rosso e gonfio, come se fosse stato punto da un insetto velenoso. «Che hai fatto?» trillò.
«Io? Niente. Deve essere stata un’ape» fece lui, con fare innocente.
«Sei perfido» gli sussurrò Harry all’orecchio e lui si ritrovò ad annuire divertito, mentre appoggiava la testa sulla spalla del moro e si guardava intorno piacevolmente sorpreso e stupito. Aveva ragione Harry, era una situazione alquanto strana, ma non per questo era spiacevole. Fino a due anni prima nessuno di loro avrebbe pensato di trovarsi in quella situazione. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare dalla mente gli orrori che erano seguiti dall’ultima volta che aveva messo piede sul treno. Se non avesse legato con Harry, probabilmente a quell’ora sarebbe morto, dato in pasto alla belva infernale di Voldemort e nessuno di loro avrebbe pianto la sua morte – forse solo Blaise – e non avrebbe avuto nulla di ciò che aveva. Era stato un vero e proprio colpo di fortuna. Forse la "proverbiale fortuna di San Potter” era migrata verso di lui. Sentì il braccio di Harry circondargli le spalle e lo fece accomodare meglio contro di sé. Il suo tocco scacciò via i brutti pensieri e si disse che era inutile pensare al passato. Quello che aveva in quel momento era perfetto. Il treno era partito da ore e lui avvertiva una strana sonnolenza pervaderlo, aveva bisogno di riposare per qualche minuto e la spalla di Harry era il cuscino migliore che conoscesse.
«Ron, Ginny, mi raccomando. Quest’anno vi voglio in perfetta forma» stava dicendo il moro, Draco era ad un passo dal sonno, ma udiva tutto perfettamente «Abbiamo una squadra di Serpi da stracciare».
«Certo, capitano!» fecero i due rossi divertiti «Li schiacceremo» fece Ginny determinata.
«Vi sento» disse Draco senza aprire gli occhi «E non avrete alcuna speranza. Potter sarà troppo distratto dal mio culo per prendere il boccino e perderà miseramente».
«Questo è tutto da vedere, Malfoy» disse il capitano dei Grifondoro «Quello, che ha sempre perso il boccino, perché impegnato a fissare il mio culo, eri tu» fece, pizzicandogli il fianco.
«Ha ragione, Dray» intervenne Pansy «Io non ne capisco niente, ma… sei sempre stato impegnato a fissare Harry, piuttosto che a guardare esattamente dove fosse il boccino».
Il biondo si mise dritto e guardò l’amica indignato, improvvisamente sveglio. «Cosa? Tu dovresti stare dalla mia parte!»
«Io dico solo i fatti» scherzò lei sorridendo «E i fatti dicono che eri piuttosto distratto dal bel culetto di Potter, per prestare attenzione alle partite». Draco borbottò qualcosa e scosse la testa, infastidito e divertito al tempo stesso.
«Beh» fece con una scrollata di spalle «Non è colpa mia se ha un bel culo» ammise, facendo ridere un po’ tutti. Poi si accoccolò di nuovo vicino a Harry e si addormentò per un po’, mentre il suo ragazzo gli stringeva un braccio attorno alle spalle e gli altri tornavano a parlare del più e del meno e delle loro aspettative sul nuovo anno. Erano tutti un po’ emozionati e nutrivano grandi aspettative per quell’anno.
 
 
Quando arrivarono a Hogwarts, restarono sorpresi dalla nuova bellezza del posto, avevano sui volti gli stessi sguardi stupefatti dei ragazzini del primo anno. Quando avevano lasciato la scuola diversi mesi prima, essa era appena stata ricostruita e la preside McGranitt aveva promesso che l’avrebbe riportata al vecchio splendore. E lo aveva fatto davvero: la Sala Grande era allestita con i soliti incantesimi, luminose stelle illuminavano il soffitto, c’erano candele sospese a mezz’aria, ma sulle pareti prevalevano i colori delle quattro casate, senza alcuna distinzione, invece sulla parete, dietro al tavolo dei professori, c’erano molte foto, raffiguranti tutti gli studenti e i professori, che non erano sopravvissuti all’ultima battaglia. Harry rimase stupito dalla cosa, era molto più di quanto si aspettasse, d’altra parte la McGranitt era sempre stata una spanna sopra a chiunque altro, era la degna erede di Silente e sicuramente sarebbe stata un’ottima preside per Hogwarts. Tra i professori ritornati c’erano Remus, Lumacorno, e persino Piton. Harry non riuscì ad evitare di chiedersi cosa avrebbe insegnato l’ex-professore di Pozioni.
Draco gli strinse la mano e gli baciò fugacemente le labbra, prima di raggiungere insieme a Blaise, Pansy e Theo il tavolo dei Serpeverde. Harry e gli altri Grifondoro si diressero al loro tavolo, in attesa che la Cerimonia dello Smistamento avesse inizio. Provava un’emozione stranissima a metà tra la paura (non sapeva cosa sarebbe successo quell’anno) e l’aspettativa (desiderava che fosse un anno tranquillo e pieno di soddisfazioni) ma nel profondo del suo cuore, sentiva ancora uno strano senso di colpa per tutte le persone che non era riuscito a salvare, tutti quegli studenti che erano morti la notte dell’ultima battaglia, prima che si consegnasse a Voldemort, tutti quei babbani e nati babbani che erano morti negli attacchi dei mangiamorte, mentre lui era alla ricerca degli horcrux. Pensava sempre che se fosse stato più veloce, avrebbe potuto porre fine a quell’incubo prima e salvare molte più persone. Ne aveva parlato più volte con Draco, Ron e Hermione, ma loro gli dicevano sempre che non era colpa sua, che lui aveva fatto tutto ciò che era nelle sue forze per porre fine a quell’incubo il prima possibile, che non avrebbe potuto fare di più, perché Silente lo aveva lasciato senza una risposta. Eppure, adesso che era tornato a Hogwarts, non riusciva ad evitare di guardare i volti di quegli studenti, affissi alla parete senza sentirsi in colpa.
Il turbinio dei suoi pensieri fu spazzato via dalla professoressa McGranitt, che raggiunse il leggio dov’era solito mettersi Silente e pronunciò il discorso d’inizio anno più incoraggiante che Harry avesse mai sentito.
«Buona sera a tutti, benvenuti ai nuovi studenti e bentornati ai vecchi» esordì la professoressa «Stasera occupo il posto di uno dei più grandi maghi che la storia della magia abbia mai conosciuto, Albus Silente» disse lei e alle sue spalle apparve il ritratto del professore, che salutava i nuovi studenti e coloro che erano tornati «Hogwarts è di nuovo un posto sicuro, non vi sono cani a tre teste nascosti nelle stanze, basilischi che si aggirano per la scuola, fuggitivi che attenteranno alla vostra vita. Nessun torneo Tremaghi si svolgerà in questa scuola e nessuno di voi rischierà la vita. Nessuno di voi verrà mai lasciato solo in momenti di difficoltà e non dovrete affrontare nessuna sfida più grande di voi stessi. Albus era un grande uomo, ma per il bene superiore, ha messo molti di voi in pericolo. Nessun mago oscuro riuscirà ad entrare in questa scuola, non finché essa sarà protetta da me e dal corpo insegnanti che io stessa ho organizzato» disse, indicando con un braccio i professori alle sue spalle. Accolse i nuovi professori e salutò quelli che già conosceva. «Adesso, proseguiremo con lo Smistamento». Scese gli scalini e si avvicinò al Cappello Parlante. Poi iniziò a chiamare uno alla volta gli studenti del primo anno. Lo Smistamento durò un’infinità di tempo, Harry non ricordava quanto fosse noioso star lì ad aspettare, ma era felice ogni volta che un bambino veniva smistato in Grifondoro. Anche se era piuttosto imbarazzante, perché qualcuno gli si avvicinava ed esclamava Sei Harry Potter! Mamma mi ha detto che sei un eroe!
Anche al tavolo dei Serpeverde, ogni undicenne che veniva smistato lì, si avvicinava a Draco e esclamava Voglio essere coraggioso come te! Sei un eroe come Harry Potter! – e cose simili. Ogni tanto, il biondo si ritrovava a guardare verso il tavolo dei rosso-oro e sorrideva, vedendo l’imbarazzo tingersi sulle gote del suo ragazzo ad ogni apprezzamento. Era sicuro che se fosse stato accanto a lui, Harry avrebbe nascosto il viso contro la sua spalla. Era il suo modo per nascondere l’imbarazzo e Draco lo trovava dannatamente adorabile. Harry alzò lo sguardo e lo sorprese a fissarlo, ridacchiò sommessamente e abbassò leggermente gli occhi, come a dimostrazione che non si aspettava di essere guardato da lui e che l’imbarazzo fosse dilagante in lui, il biondo gli restituì uno sguardo carico d’amore e Harry si sciolse davanti ad esso.
Blaise al suo fianco si accorse dello scambio di sguardi e simulò un conato di vomito, facendo ridere Draco.
Alla fine dello Smistamento, la McGranitt tornò sul piedistallo e sorrise a tutti gli studenti.
«Vi auguro un felice anno scolastico, ragazzi, che quest’anno vi riservi solo gioia e soddisfazione, invito i prefetti e i capiscuola ad aiutare i nuovi studenti a orientarsi nella scuola, mi raccomando, rispettate sempre le regole, impegnatevi nello studio e siate generosi ed altruisti l’uno con l’altro. Il nostro mondo ha vissuto un periodo terribile e oscuro, ma grazie al coraggio degli studenti raffigurati alle mie spalle e a quello degli studenti qui presenti, quel periodo è solo un brutto ricordo, il mondo magico si è rialzato da questo. Facciamolo anche noi, cerchiamo di lasciarci alle spalle gli orrori che abbiamo vissuto, senza dimenticarlo» Harry era commosso dalle parole della preside, quasi si sentiva chiamato in causa «Nessuno di noi ha causato ciò che è successo. È stata solo la follia di un mago che ha coinvolto tutti gli altri, adesso siamo liberi da questa follia. Grazie per l’attenzione. Adesso, il banchetto può avere inizio!» esclamò. E con uno schiocco di dita, tutte le pietanze apparvero sui tavoli; Harry osservò Ron fiondarsi sul cibo, seguito a ruota da Seamus e scoppiò a ridere, mentre Hermione cercava di placare il rosso. Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, anche se tutti lì dentro sapevano che tutto era cambiato appena un anno prima, tuttavia la preside aveva ragione, dovevano superarlo tutti, senza dimenticare il passato. Alla fine della cena, i ragazzi si diressero tutti verso le proprie sale comuni, Blaise guidava gli studenti del primo anno di Serpeverde verso i sotterranei, mentre Hermione conduceva i Grifondoro verso la torre. Harry osservava il fiume di ragazzini passare sotto il suo naso, da un lato del corridoio, quando notò il suo ragazzo osservarlo da lontano e lo raggiunse, facendosi largo tra gli studenti più piccoli.
«Mi hai fatto una promessa, Potter» esordì il biondo «Dopo quell’inferno, dovevamo tornare a sfidarci e a competere tra di noi» fece con uno sguardo furbo e divertito.
«Certo, non mi lascerò ammorbidire dal fatto che sei il mio ragazzo» lo provocò Harry, raggiungendolo e avvolgendogli le braccia attorno al collo «Reggerai la competizione con l’eroe del mondo magico?»
«Non montarti la testa, Sfregiato» fece il biondo, facendo scivolare le mani sui fianchi del moro, sorridendo «Solo perché hai sconfitto un mago oscuro, non significa che sconfiggerai me» soffiò, lo strinse a sé prendendolo per i fianchi e lo baciò con trasporto, mentre l’altro cercava di alzarsi sulle punte per raggiungere la sua altezza. Harry ricambiò il bacio, spingendo il bacino contro quello di Draco, il quale gemette, respirando contro la sua bocca. Era inebriante ogni volta che si baciavano, entrambi rimanevano senza fiato. Harry non riusciva ad evitare di pensare che baciare Draco gli sembrava sempre una cosa nuova, ogni bacio aveva sempre un qualcosa di diverso dagli altri. Il suo Serpeverde era sempre in grado di fargli venire il batticuore, di fargli sentire le farfalle nello stomaco e di farlo sentire veramente amato. Non si era mai sentito così in vita sua ed era bello che fosse Draco a farlo sentire così. Due anni prima non avrebbe mai immaginato di poter essere felice accanto al suo rivale giurato. Invece erano insieme, avevano passato un periodo infernale sostenendosi a vicenda, e adesso erano pronti a guardare il futuro davanti a loro con occhi nuovi e consapevoli di essere uniti e felici insieme. Anche se ogni tanto, si divertivano ad impersonare di nuovo i ragazzini che erano stati, che si sfidavano ogni volta. Se pensava a qualche anno prima, quando lui e Draco erano solo Potter e Malfoy, e trovavano ogni scusa possibile per rendersi impossibile la vita a vicenda, non poteva pensare altro se non che sarebbero finiti così, in fondo la linea tra odio e amore era così sottile, che loro l’avevano superata senza alcun problema, rendendola quasi nulla.
«Quello che non riesce a togliermi gli occhi di dosso sei tu» soffiò Harry, provocatorio, contro le sue labbra.
«Il nemico si studia sempre, non lo sai?» scherzò il biondo, ridendo «Quest’anno non te la darò vinta facilmente».
«Non me l’hai mai data vinta facilmente» ribatté il moro, scuotendo la testa «Ma ti ho sempre battuto senza problemi».
«Oh, ma quest’anno sarà diverso, Potter, adesso conosco tutti i tuoi punti deboli» soffiò, baciandogli delicatamente il mento, scendendo lentamente verso il collo «Cosa ti fa pensare che non li userò contro di te?»
«N-Non essere sleale» mormorò Harry, lasciandosi scappare un gemito.
«Paura, Potter?» lo provocò Draco, guardandolo di nuovo negli occhi, mentre una sua mano, furbetta, si infilava sotto la sua divisa e iniziava ad accarezzargli il petto; il Grifondoro trasalì e si morse le labbra. Non riusciva ad evitarsi di diventare un ammasso di gelatina tremante, quando Draco iniziava a toccarlo in quel modo.
«Ti piacerebbe, Malfoy» ribatté cercando di mostrarsi sicuro di sé, guardandolo in un modo che fece tremare le gambe di Draco, che per vendetta, portò l’altra mano sulla patta dei suoi pantaloni, strappandogli un gemito più forte.
«Ti ho in pugno, Potter» soffiò, prima di baciarlo con passione, mentre Harry, impotente, gemeva e ricambiava il bacio già senza fiato «Vieni nella mia stanza?» chiese in un sussurro. Il moro si ritrovò ad annuire, impotente, perché Draco era sempre capace di fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Non appena raggiunsero i sotterranei, il Serpeverde lo guidò verso la sua camera, Harry non riuscì neanche a chiedersi se ci fossero gli altri, perché Draco lo travolse di nuovo con un bacio mozzafiato, spingendolo verso il letto. Harry era certo solo di una cosa, avrebbe passato la maggior parte dell’anno in quella stanza, piuttosto che nel suo dormitorio. Poi spense semplicemente il cervello e lasciò che la passione prevalesse su qualsiasi pensiero razionale, mentre Draco lo baciava e lo spogliava, facendolo gemere senza ritegno.
«A che pensi?» gli chiese Draco, quando si ritrovarono nudi, sfatti e accaldati l’uno accanto all’altro, avvolgendogli le braccia attorno alle spalle, pronto per la dose di coccole post-sesso.
«Che è sorprendente che tu abbia una stanza privata» rispose Harry divertito «Sapevo che una cosa del genere sarebbe successa prima o poi» scherzò.
«Ovviamente, essere il compagno del salvatore del mondo magico ha i suoi vantaggi».
Harry rise e scosse la testa, divertito, poi si avvicinò di più al biondo, avvicinando i loro volti e, sorridendo mentre lo guardava negli occhi, senza ribattere, lo baciò, lasciando che esso parlasse al posto suo. Era felice. Desiderava ardentemente che quell’anno fosse diverso dagli altri, che gli riservasse sorprese piacevoli, ma soprattutto desiderava prendere i MAGO e poter finalmente iniziare a pensare a cosa fare del suo futuro, del quale aveva un’unica certezza: sarebbe stato accanto a Draco Malfoy.
 
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Il loro ultimo anno era passato in un lampo. Tra alti e bassi, lacrime e risate erano arrivati alla fine. Avrebbero dato gli esami per i MAGO entro la fine del mese di maggio e giusto pochi giorni dopo, ci sarebbe stata la partita finale di Quidditch: Grifondoro contro Serpeverde. Harry aveva già pianificato ogni cosa fin nel minimo particolare. Quell’ultimo anno scolastico era stato lungo e faticoso a livello di studio, ma tutti loro avevano rimesso insieme le loro vite e avevano scelto il loro futuro, tuttavia Harry non aveva ancora capito bene cosa davvero volesse fare. Non si era mai soffermato a pensarci davvero, travolto com’era stato dagli eventi precipitati su di lui fin dai suoi undici anni. Inizialmente, pensava di voler diventare un Auror, ma si era scoperto stanco di guerre e di battaglia, così aveva pensato all'insegnamento, aveva iniziato seriamente a pensarci, quando Tim, un ragazzo del secondo anno di Tassorosso gli chiese di insegnargli alcuni incantesimi, perché lui non era in grado di eseguirli. La stessa cosa accadde con altri ragazzini dei primi anni. In breve tempo, si era ritrovato con un gruppetto di dieci ragazzini, dalle diverse case, che volevano da lui lezioni extra di incantesimi di difesa. E Harry, non sapendo dire di no, si era riscoperto innamorato dell’insegnamento. Gli piaceva proprio spiegare come ogni incantesimo funzionasse, come usarlo al meglio e come ottenere il massimo, come proteggersi da incantesimi offensivi e quali evitare di lanciare in un duello. Ma non era sicuro di voler fare l’insegnante, avrebbe significato vivere a Hogwarts e anche se l’idea era allettante, lui amava la casa che lui e Draco avevano messo su. Ne aveva parlato a lungo con Draco, il quale gli aveva consigliato di seguire solamente i suoi desideri. Entrambi avevano dubbi su cosa fare del loro futuro, ma su una cosa si erano trovati d’accordo: era meglio un lavoro stabile e tranquillo, piuttosto che un lavoro rischioso come l’Auror, professione che, tra l’altro, era stata scelta da Ron, Theo e Blaise. Neville aveva deciso che sarebbe diventato professore di Erbologia, aveva sempre avuto l’attitudine per farlo. Pansy e Hermione volevano diventare medimaghe e infatti, durante l’anno, avevano affiancato Madama Chips in infermeria, quando non avevano lezione. Ginny era una promessa del Quidditch e Harry era certo che tutte le squadre avrebbero fatto a pugni per averla nei loro team. Quell’anno aveva riservato loro molte sorprese. La preside, infatti, aveva organizzato molte feste durante l’anno scolastico, partendo da quella di Halloween, fino al ballo finale prima dei MAGO, passando per il ballo del Ceppo prima delle feste di Natale. Aveva deciso ugualmente di istituirlo, anche se il Torneo Tremaghi non sarebbe mai più stato organizzato.
E in quei mesi, Harry aveva avuto il tempo di organizzare per bene una cosa. C’era una cosa che aveva promesso a Draco fin dall’inizio della loro relazione, ma che aveva finto di aver dimenticato: la partita di Quidditch.
Fin da quando la loro amicizia era iniziata, lui avrebbe dovuto perdere una partita di Quidditch. Draco l’aveva dimenticato, ma lui no ed era dall’inizio dell’anno che progettava una particolare sorpresa per Draco. Si era impegnato, era stato difficile soprattutto perché Draco faceva un sacco di domande ed era molto geloso, soprattutto quando Harry gli dava buca per raggiungere Hermione e Pansy, o quando parlava fittamente con i suoi compagni di squadra che erano d’accordo con lui. Era stato difficile mantenere il segreto, ma finalmente il giorno tanto atteso era arrivato: l’ultima partita di Quidditch di quell’anno sarebbe stata giocata eccezionalmente il cinque giugno, il giorno del compleanno di Draco, perché Harry aveva preparato ogni cosa, affinché fosse una sorpresa per il suo compleanno, era sicuro che essa lo avrebbe lasciato senza parole. Il biondo in un primo momento era stato contrario, ma poi aveva visto lo sguardo determinato del suo ragazzo e non aveva osato protestare. La mattina della partita, Harry fece arrivare via gufo nella stanza di Draco un biglietto d’auguri e i suoi dolcetti preferiti. Il biondo, quando arrivò nella Sala Grande, sorrise e si avvicinò al tavolo dei Grifondoro prima della partita e gli strinse una spalla «Grazie» mormorò.
«Buon compleanno, amore» fece il moro sorridendo, alzandosi per abbracciarlo.
«Non chiamarmi così davanti a tutti» si lamentò, avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle, per stringerlo contro di sé. Tutti i presenti assunsero un’espressione adorante e intenerita «Ricorda che abbiamo una partita» affermò trattenendo una risata «Tecnicamente siamo avversari per oggi».
«Ci andrò piano con te» soffiò Harry sorridendo e dandogli un bacio sul collo «Cercherò di non umiliarti troppo».
«Che vinca il migliore, Potter» fece lui, cercando di mostrarsi abbastanza distaccato e agguerrito per la partita. Quell’anno la competizione per il Quidditch era stata quasi più agguerrita degli altri anni. Sfortunatamente per le altre due case, Grifondoro e Serpeverde erano arrivate in finale, avendo totalizzato più punti delle altre due.
Harry ghignò, si staccò da lui e lo guardò «Che sarei io, Malfoy».
«Credici» sbuffò Draco divertito. Poi si abbassò su di lui, perché ormai la finta maschera di odio/amore non reggeva più e lo baciò con dolcezza, affondando le dita tra i suoi capelli sempre spettinati e accarezzandogli le labbra con amore. Non vedeva l’ora di farlo, fin da quando si era ritrovato Edvige che svolazzava allegra in camera sua con il pacchetto di dolci e la dolcissima lettera d’auguri che il moro gli aveva mandato.
«Sleale» soffiò Harry «Tenti di uccidermi facendomi mancare il respiro».
«Beccato» rise Draco, dandogli un altro bacio a stampo «Cerco sempre di avere successo dove altri prima di me hanno fallito» scherzò, accarezzandogli una guancia «Ci vediamo sul campo».
«Non vedo l’ora».
Draco si allontanò da lui e Harry non poté fare a meno di notare quanto la divisa da Quidditch stesse bene addosso al suo ragazzo, il modo in cui gli fasciava le anche e i glutei era pazzesco e non sarebbe stato difficile perdere quella partita. Sarebbe stato distratto a guardarlo tutto il tempo, Draco era uno schianto quella mattina. E Harry non vedeva l’ora di festeggiare l’esito della partita – e del suo piano – nel migliore dei modi, magari senza le divise di mezzo.
Quando le due squadre entrarono in campo, a bordo delle loro scope, i due capitani si strinsero la mano al centro del campo, mentre Madama Bumb, professoressa di Volo e arbitro di Quidditch, ricordava a tutti le regole e si raccomandava con i giocatori di essere corretti e non barare in alcun modo. Harry e Draco si strinsero la mano, cercando di non guardarsi negli occhi e di frenare la voglia che avevano di baciarsi. Sul campo da gioco risultava più facile, perché per un momento si sentivano davvero due rivali che si affrontavano, memori dei vecchi tempi, Draco ghignò.
«Paura, Potter?»
Harry si trattenne dallo scoppiare a ridere e scosse la testa «Ti piacerebbe». I bolidi vennero liberati per primi, poi fu la volta del boccino e infine la professoressa lanciò la pluffa in aria, dando inizio alla partita e Ginny la afferrò al volo, superando un cacciatore della squadra avversaria. Harry scambiò un’occhiata di intesa con i suoi compagni di squadra, Ron gli fece l’okay con il pollice e gli altri annuirono semplicemente; il tutto avvenne sotto gli occhi del capitano dei Serpeverde che non capì subito cosa stesse accadendo. Osservò i suoi compagni e gli avversari giocare e notò subito che Ginny Weasley a pochi minuti dall’inizio della partita aveva già segnato.
«Concentratevi!» urlò Draco contro gli altri «Non fatevi ingannare dal suo bel faccino!»
Potter volò accanto a lui, ridendo «Devo essere geloso, Malfoy?»
Draco ghignò, eccessivamente divertito «Preoccupati piuttosto di non fissarmi troppo» fece ammiccando, poi evitò un bolide e il moro fece lo stesso, poi guardò ancora in giro. Il boccino non era ancora comparso, Harry e Draco si limitarono ad osservare e ad incitare i propri compagni di squadra, evitando i bolidi che venivano scagliati contro di loro, molti erano indirizzati verso Harry e la cosa innervosì Draco: si era raccomandato con i suoi giocatori di lasciarlo in pace, non ci teneva a passare il suo compleanno con il suo ragazzo ferito, in infermeria. Aveva altri piani per la giornata; maledetto Potter che aveva deciso che quella partita sarebbe stata giocata quel giorno e non un altro. Purtroppo per lui, il grifone sapeva essere fin troppo convincente quando voleva. E Draco aveva un problema fondamentale: non sapeva dire di no a Harry.
«Idiota!» urlò Draco verso uno dei suoi battitori, che aveva lanciato quel bolide e aveva quasi disarcionato l'altro cercatore «Sei impazzito? Attento a dove lanci quei bolidi!»
«Malfoy, dobbiamo vincere!»
«Sì, ma senza uccidere il mio ragazzo!» sbuffò, non ascoltò neanche la risposta di quell’incompetente, per un momento vide il piccolo boccino e sorrise soddisfatto, ma sfortunatamente, dopo un momento, esso sparì dalla sua vista. I Grifondoro segnarono altre tre volte, erano in netto vantaggio e lui doveva solo afferrare il boccino per vincere.
«Ehi Malfoy! I tuoi sono un po’ scarsi o sbaglio?» domandò retoricamente Harry, sfrecciando accanto a lui sulla sua Firebolt, senza evitare di fare una breve radiografia al suo ragazzo: adorava vederlo in divisa, non ne aveva mai fatto un mistero. «Vi stiamo stracciando!»
«Pensa a trovare il boccino, Sfregiato!»
«Dopo di te, Furetto!»
Erano così vicini agli anelli dei Grifondoro, che sentirono Ron lamentarsi di loro, mentre afferrava un’altra pluffa e dire: «Flirtano anche mentre giocano, sono assurdi!» e Ginny, poco distante da loro, scoppiò a ridere alle sue parole. Il portiere lanciò di nuovo la pluffa in gioco e lei l’afferrò volando verso gli anelli degli avversari. Grifondoro teneva il gioco per 50 a 10.
Fu Harry il primo ad individuare il boccino e si lanciò al suo inseguimento, Draco lo notò solo un istante dopo e fiancheggiò il moro, entrambi iniziarono ad inseguire la pallina dorata. Come al solito, il loro era un testa a testa, entrambi avevano le mani tese in avanti per afferrare il boccino, ma quando questo sfiorò le dita di Harry, quest’ultimo decelerò e permise al biondo di afferrarlo. Le dita di Draco si chiusero attorno alla pallina e un urlo di giubilo si estese per tutto lo stadio. Draco non capiva, cercò il moro con lo sguardo, era certo che l’avrebbe preso. Harry era ad un soffio da esso, ma non lo aveva preso, aveva esitato, aveva ritratto la mano, aveva diminuito la sua velocità... quindi lo aveva lasciato vincere di proposito.
«Draco Malfoy ha preso il boccino d’oro! Serpeverde vince!»
Il Serpeverde si guardò intorno, Harry era già atterrato e lui si affrettò a raggiungerlo, teneva ancora il boccino in mano, quando spintonò con forza il suo ragazzo, arrabbiato e infuriato. Harry lo guardò perplesso.
«Mi hai fatto vincere!» lo accusò puntandogli un dito contro il petto «Non vale!»
«Invece sì. Ti dovevo una partita, ricordi?» Draco spalancò gli occhi, prima confuso e poi ricordò, quando lui e Harry si erano avvicinati perché il moro aveva bisogno di aiuto in pozioni e il biondo aveva un disperato bisogno di farselo amico. Avevano barattato l’aiuto del biondo per una partita di Quidditch a favore dei Serpeverde e l’Incanto Patronus.
«Tu sei un idiota».
«Lo so» ammise il moro e in quel momento, si mise in ginocchio davanti al biondo che lo guardò confuso, mentre il suo cuore iniziava a battere all’impazzata e la sua vista iniziava ad annebbiarsi. Cosa…?
«Potter, cosa stai…?»
«Sai che i boccini hanno memoria tattile?» chiese il moro; Draco strabuzzò gli occhi e lo guardò annuendo «Quello è il primo che hai catturato. Serpeverde contro Corvonero, eravamo al secondo anno». Che diavolo significava? E come aveva fatto Potter ad avere proprio quel boccino di quella partita?
«Non… capisco» emise in un sussurro senza fiato.
«Ho chiesto alla McGranitt, lei mi ha spiegato che tutti i boccini catturati vengono conservati. E dopo una lunga ricerca sono riuscito a trovarlo» spiegò; Draco pensò agli ultimi mesi, Harry spesso spariva per ore, dicendo che era con la McGranitt, lui aveva sempre pensato che stesse combinando qualcosa di sbagliato alle sue spalle «Ho imparato con Hermione lo stesso incantesimo che ha usato Silente per nascondere la pietra nel mio boccino, e nel tuo ho nascosto… beh» tossì imbarazzato «Guarda il tuo boccino» disse semplicemente Harry. Draco pensò a tutte le volte che Harry spariva insieme all’amica, volte in cui si lamentava con Ron, perché non capiva dove andassero sempre quei due. Il rosso gli diceva di stare tranquillo, ma lui non riusciva ad esserlo. Non pensava che Harry e Hermione avessero una relazione (sarebbe stato stupido pensarlo) ma detestava l’idea che facesse qualcosa alle sue spalle e fosse così misterioso. Adesso aveva avuto la sua risposta, ma ancora non capiva, così fece come gli aveva detto il moro e, solo in quel momento, si rese conto di non aver ancora aperto il pugno che conteneva il boccino. Aprì la mano e nello stesso momento anche il boccino lo fece, rivelando al suo interno un anello d’argento. Ed ecco spiegato anche perché per quattro volte, quando erano andati a Hogsmeade, Harry era sparito con Hermione e Pansy mollandolo da solo con Theo, Ron, Blaise e Neville. Draco deglutì e portò gli occhi sul moro, ancora inginocchiato davanti a lui e rimase senza fiato. Stava accadendo ciò che stava pensando o era uno scherzo? Aveva preso un bolide in testa ed era svenuto e adesso stava sognando? Era morto ed era finito in paradiso? Cosa?
«Draco Malfoy, la nostra relazione non è iniziata nel modo più tradizionale» scherzò sentendosi in un immenso imbarazzo «Eravamo rivali, nemici giurati, ci detestavamo e ogni occasione era buona per prenderci a pugni e cose simili. Io detestavo te e tu detestavi me, non ci siamo mai risparmiati parole crudeli e cattive» Draco annuì, ricordando quei tempi che gli sembravano lontani anni luce da loro «Poi qualcosa è cambiato. Tu avevi una missione da portare a termine e in qualche modo… beh, ci siamo avvicinati. Siamo diventati amici, ci siamo fidati l’uno dell’altro. Poi ci siamo innamorati» il sorriso di Harry era morbido e tenero e Draco non riuscì ad evitare di innamorarsi di lui ancora una volta «Non è stato facile, abbiamo litigato, abbiamo sofferto, ma… ci siamo sempre amati. Abbiamo affrontato una guerra e l’abbiamo vinta, insieme» continuò, Draco sentiva il cuore battere all’impazzata e gli occhi lucidi «Abbiamo temuto di perderci a vicenda, abbiamo avuto paura, ma alla fine abbiamo vinto e dopo tutto quello che abbiamo affrontato, non ho alcun dubbio. Ti amo. Voglio passare il resto della mia vita con te. Mi faresti l’onore di accettare di passare la tua con me?» chiese, la sua voce trasudava amore ed emozione «Draco, vuoi sposarmi?»
Il biondo restò immobile per qualche istante, senza fiato e riuscì a sentire i fiati trattenuti dei giocatori di Quidditch ancora sulle scope e la voce di Ron urlare «Di’ di sì, idiota!»
Draco rise e annuì, prima di cadere in ginocchio davanti a Harry per avvolgergli le braccia attorno al collo e baciarlo con passione lì davanti a tutti, mentre alcune lacrime di commozione scivolavano sul suo viso. Gli sembrava ancora un sogno, almeno fino a che Harry non rispose al bacio con la sua stessa intensità, stringendolo contro di sé.
«Lo prendo per un sì?» chiese con la voce affannata per il bacio, e anche un po’ emozionata – c’era anche una punta di incertezza, ma lui sperò che non si fosse notato – mentre gli accarezzava il volto ed eliminava quelle lacrime.
«Che aspetti a mettermi l’anello, Potter?» chiese retoricamente il biondo «Certo che è un sì».
Con le mani che tremavano appena per l’emozione, Harry sfilò dalle mani del biondo il boccino che conteneva l’anello e lo estrasse dalla pallina, poi lo fece scivolare sul suo dito, sorridendo. Gli prese la mano e intrecciò le loro dita, alzando le loro mani unite verso il cielo, per poi urlare «Ha detto sì!»
Un boato di applausi e grida di incoraggiamento si levarono dagli spalti e i giocatori ancora in volo scoppiarono in fragorosi applausi di incoraggiamento. Le persone intorno a loro esultavano e due componenti di entrambe le squadre iniziarono a girare intorno al campo, facendo sprigionare alle loro scope scie di colore rosso e verde. Draco rise scuotendo la testa e poi si tuffò di nuovo sulle labbra del suo ragazzo, baciandolo come se da quel bacio dipendessero le loro vite e lo abbracciò stretto, sospirando felice. Harry era imprevedibile ed era anche meraviglioso in tutto quello che faceva.
«Ti amo» soffiò il biondo sulle sue labbra, non era mai il primo a dirlo, ma quella volta era necessario.
«Lo so. Ti amo anch’io» rispose l'altro, regalandogli un altro bacio. Poi, in poco tempo furono raggiunti dai loro compagni di squadra, i Serpeverde esultarono, sollevando il loro capitano che li aveva condotti alla vittoria, mentre Madama Bumb gli passava la Coppa del Quidditch. I Grifondoro abbracciarono Harry congratulandosi con lui, un po' rammaricati per aver perso, ma ugualmente felici per tutto il resto.
«Ah Potter!» urlò Draco, dopo un po', mentre andava verso gli spogliatoi con i suoi compagni di squadra «Sei invitato nella sala comune Serpeverde per festeggiare la nostra vittoria» ghignò «Peccato, mi dispiace averti stracciato così».
«Ti ho fatto vincere!» fece Harry divertito «Lo sanno tutti che avrei vinto io».
«Questo è perché non sai resistermi e ti sei lasciato distrarre dal mio bellissimo culo!» esclamò ridendo. Harry scoppiò a ridere e sì, amava quel ragazzo con tutto il suo cuore, aveva preso la scelta giusta quel giorno «Vedi di esserci!»
«Ci sarò, futuro signor Potter!»
Draco arrossì e sorrise guardando l’anello. Non rispose, ma pensò che il suo nome accostato al cognome "Potter" non fosse poi così male.  Draco Potter…– pensò – mi piace!
Poi Blaise lo raggiunse per congratularsi con lui e, da solo con il suo migliore amico, si ritrovò a versare qualche altra lacrima di commozione, era felice, si sentiva così felice che avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa in quel momento. Niente avrebbe potuto cancellare la felicità che provava in quel momento. Harry era in grado di fargli perdere la testa in qualunque modo. Quel dannato Grifondoro non solo aveva magistralmente ripercorso la loro storia con quel gesto, ma gli aveva anche fatto una meravigliosa proposta davanti a tutti, nascondendo l’anello nel boccino. Beh, non si poteva dire che il suo fidanzato non avesse inventiva per questo genere di cose. Lo aveva sorpreso, decisamente, non si aspettava una cosa del genere, non il giorno del suo compleanno. Era stato il regalo più bello che potesse ricevere.
Quando lo rivide nella sala comune dei Serpeverde quella sera, sorrise e alzò la mano su cui gli aveva messo l’anello per salutarlo. Harry si avvicinò a lui e lo abbracciò forte, nascondendo il viso sul suo collo, prima di baciarlo con gioia. Festeggiarono insieme, alcuni Serpeverde – su ordine di Harry – avevano anche rubato una torta dalle cucine per il compleanno del biondo ed entrambi restarono nella sala comune fino a tardi, poi Draco decise che erano stati troppo tempo distanti e lo trascinò nella sua stanza, facendolo cadere sul letto e riprese a baciarlo sempre con maggiore intensità, lasciando vagare le mani sul suo corpo allenato. Harry, sebbene fosse più basso di Draco, era più muscoloso e allenato di lui, così ribaltò le posizioni e iniziò a spogliarlo a sua volta, osservando il corpo del suo fidanzato che aveva desiderato per tutto il giorno. Harry adorava semplicemente tenerlo tra le braccia in quel modo e baciarlo fino a fargli perdere il fiato, ma Draco era capace di fargli perdere la testa anche solo sfiorandolo nei punti giusti (e ormai il biondo li conosceva tutti).
«Non ti dispiace aver perso la partita?» chiese ad un certo punto il Serpeverde. Harry abbassò lo sguardo su di lui e gli sfiorò il petto, fino a mettere la mano sul suo cuore.
«In realtà, non ho perso, ho vinto anche io, oggi» disse con sincerità, Draco appoggiò una mano su quella del moro, arrossendo per la dolcezza delle sue parole «Sì, ho perso la partita di Quidditch, ma ho vinto qualcosa di più prezioso».
«Smettila di essere così romantico» fece Draco, mordendosi le labbra «O così perfetto, sei insopportabile».
«Ma mi ami» disse sorridendo, premendo le labbra sulle sue «E mi sposerai». Draco rise davanti all’idiozia del moro e gli avvolse le braccia attorno al collo, per trascinarlo in un altro bacio bagnato.
«Sì, ti sposerò, stupido Grifondoro» sussurrò sulle sue labbra.
Buon compleanno a me! – pensò, prima di lasciarsi completamente andare tra le braccia del suo fidanzato e di fare l’amore con lui per tutta la notte. Ancora non credeva che fosse vero: Harry gli aveva chiesto di sposarlo e lui aveva detto sì. Di certo due anni prima non si sarebbe mai aspettato un risvolto così nella sua vita.
 
§§§
 
Dopo l’enorme festa che si era svolta a Hogwarts in occasione della fine della scuola per gli studenti che avevano conseguito i MAGO, tutto il gruppo si ritrovò di nuovo sull’Hogwarts Express, diretto a Londra. Stavano tornando a casa, ma ognuno di loro portava con sé la certezza di aver acquisito una nuova consapevolezza su loro stessi. Fin da quando Harry gli aveva fatto la proposta, Draco aveva pensato e riflettuto su una cosa che lo tormentava fin dalla fine della guerra: i suoi genitori. O almeno sua madre. La donna, durante la battaglia finale, si era messa tra lui e suo padre, lo aveva protetto e aveva schiantato il marito nel farlo e Harry gli aveva raccontato che l’aveva aiutato quando era non morto dopo l’Anatema di Voldemort. Non le aveva parlato fin dalla battaglia, quando lei gli aveva lasciato la bacchetta, l’aveva intravista al processo, ma non le era stato concesso ricevere visite. Non aveva avuto modo di parlarle e chiederle perché alla fine avesse deciso di aiutarli, quando erano stati rapiti al Manor e poi anche durante la battaglia. Voleva anche parlare con Lucius, in realtà, sperava che, in qualche modo, suo padre avesse capito i motivi per cui si era comportato in quel modo e avesse capito che aveva aiutato Harry anche per liberare loro dal giogo di Voldemort. E pensò a quello anche per tutto il viaggio di ritorno, mentre Harry consolava Hermione che piangeva per la fine della scuola, Ron si lamentava perché la sua ragazza preferiva essere consolata dall’amico piuttosto che da lui, dopotutto era il suo ragazzo e borbottava cose sul rivedere le proprie priorità, e c’era Pansy che le diceva con tranquillità che non si sarebbero persi, perché loro erano un gruppo unito, che si sarebbero visti anche dopo la scuola e le ricordava che avrebbero dovuto fare i corsi insieme per diventare medimaghe al San Mungo, quindi non avrebbero davvero smesso di studiare, avrebbero frequentato un'altra scuola, se così si poteva dire. Harry sorrideva dolcemente dicendole che presto avrebbero organizzato una bella cena di rimpatriata a casa loro per festeggiare la fine della scuola tutti insieme, ma niente placava le sue lacrime. Un po’ anche Draco si sentiva triste all’idea di lasciare quella scuola. Era stata casa sua per circa otto anni della sua vita, era un ragazzino undicenne, viziato e pieno di sé quando era entrato lì, adesso era un diciannovenne che era cresciuto e aveva trovato delle persone che, piano piano, erano diventate la sua famiglia. Neville e Blaise pomiciavano come due ragazzini e Theo leggeva un libro, mentre lui, fingendo di consultare il suo "Animali Fantastici e Dove Trovarli", pensava sempre alla stessa cosa: voleva incontrare sua madre e chiederle perché lo avesse aiutato, perché avesse attaccato il marito e perché avesse protetto Harry. Era legittimo da parte sua, no? Harry notò che Draco fosse fin troppo silenzioso, ma non disse niente davanti agli altri per non metterlo in una situazione d’imbarazzo. Il Grifondoro sapeva quanto il suo ragazzo detestasse parlare di sé davanti agli altri, diceva che si era già mostrato fin troppo debole nei mesi della guerra.
Quando arrivarono al binario 9 ¾ di King’s Cross, recuperarono i loro bagagli e prima di oltrepassare la barriera, si abbracciarono. Hermione travolse tutti quanti in centinaia di abbracci, raccomandandosi di scriverle, perché altrimenti avrebbe sentito troppo la loro mancanza e diceva che sarebbero presto andati tutti da Harry e Draco per festeggiare il fidanzamento. I saluti durarono venti interminabili minuti, dopodiché tutti varcarono la barriera e ognuno prese la sua strada. Harry e Draco tornarono subito a casa loro, dove posarono tutti i loro bagagli. Draco corse a salutare Fanny che era appena rientrata anche lei e le diede alcune carezze. Se non avesse letto tutto ciò che c’era da sapere sulle fenici, vedendola così raggrinzita con le piume cadenti, si sarebbe preoccupato a morte e avrebbe pensato di essere un cattivo padrone.
«Sta per arrivare… com’era? Il giorno del falò» disse al fidanzato con un sospiro «Non è mai successo da quando siamo insieme».
«Io l’ho visto una volta» Draco alzò gli occhi al cielo come per dire: davvero? Non avevo dubbi, c’è qualcosa che tu non abbia fatto, Sfregiato Potter? «Ci mette poco a rinascere dalle ceneri, è uno spettacolo».
«Sì, scusa, se non sono così eccitato all’idea di vedere la mia fenice prendere fuoco» fece sarcasticamente; poi sentì le braccia del moro attorno ai suoi fianchi, lo sentì stringerlo con forza e si rilassò contro il suo petto.
«Che hai? Ti ho visto pensieroso sul treno».
«Non ti si può nascondere niente, eh?»
«Uhm no, diciamo che ti conosco abbastanza bene» rispose dandogli un bacio delicato sulla spalla, spostandosi verso il collo «Allora? Ne vuoi parlare?»
«Adesso no…» fece guardando la fenice «Dai, Harry, Fanny sta soffrendo, lasciami in pace, ora» fece, leggermente stizzito, scrollando le spalle per farlo allontanare. Gliene voleva parlare, ovvio, ma aveva bisogno di pensarci ancora un attimo. Voleva essere sicuro di non star facendo una cazzata grande quanto Malfoy Manor. L’altro lo comprese e gli diede un bacio sulla guancia, sussurrandogli che gli avrebbe preparato del tè, Draco lo ringraziò con uno sguardo fugace, prima di prestare attenzione a Fanny; sapeva che non mancasse molto, Newt nel libro non era molto chiaro, ma specificava che nel momento in cui apparivano più stanche e spiumate, il momento del falò era vicino.
«Resto qui, tranquilla» fece guardandola, a Hogwarts non aveva potuto tenerla nella sua stanza, ma la McGranitt gli aveva permesso di tenerla nello studio del preside, dove era sempre stata prima di passare a lui alla morte del vecchio preside ed era andato da lei ogni giorno, durante l’anno scolastico. Gli dispiaceva vederla così, aveva iniziato a mostrare segni di cedimento già a Hogwarts, ma niente era ancora successo, forse era troppo presto, ma era certo che dopo il falò sarebbe stata decisamente meglio. Non dovette aspettare molto, Harry tornò per dirgli che il tè fosse pronto nel momento esatto in cui Fanny prese fuoco. Draco rimase scioccato dall’avvenimento, restò paralizzato alcuni minuti, pensando di averla persa, ma poi si avvicinò cautamente e vide nella ciotola che aveva posto sotto il trespolo di Fanny, un piccolo pulcino di Fenice nascere dalle ceneri.
«Oh Merlino» fece sorpreso dallo spettacolo a cui stava assistendo «Harry! Harry, vieni a vedere!» esclamò felice, mentre avvicinava una mano alla fenice neonata e la guardava con tenerezza. Il moro lo raggiunse immediatamente e vide la fenice appena nata, appoggiare la testa piccolissima sulla mano di Draco e lasciarsi accarezzare. Fu una visione che gli scaldò il cuore.
«Non so chi dei due sia più dolce» fece divertito, mettendo un braccio attorno ai suoi fianchi.
«Non ci credo, è tutto così strano e meraviglioso…»
«Lo so. Vedrai che crescerà di nuovo in fretta, non resterà un pulcino a lungo. L’ultima volta che l’ho vista nascere, in pochi mesi era già abbastanza grande da raggiungermi nella Camera dei Segreti e curarmi dal morso del basilisco».
Draco finse di non ascoltarlo, blaterando sul fatto che usasse sempre le sue storie per rendersi figo ai suoi occhi. Poco dopo, però, si ritrovarono ad assistere a un altro piccolo spettacolo che scaldò i loro cuori. Edvige entrò dalla finestra della loro Guferia e planò verso la fenice. Aveva nel becco alcuni vermetti che fece mangiare alla neonata.
«Brava Edvige» fece il moro sorridendo, fiero della sua civetta «Penso che Fanny sia in ottime mani adesso, vieni che il tè si raffredda». Draco annuì e, dopo aver lanciato un altro sguardo alla dolce scena che aveva davanti, seguì Harry in cucina, dove si sedette sullo sgabello della penisola che avevano sistemato davanti al bancone della cucina e prese la tazza che il moro gli aveva preparato. Notò delle tartellette alla mela sistemate su un tovagliolino e sorrise.
«Per Salazar, io ti amo, Potter» fece prendendo un dolcetto e portandolo alle labbra, mentre il fidanzato sorrideva soddisfatto nel notare quanto fosse felice in quel momento. Sembrava che la tensione di poco prima fosse passata. Forse era così, negli occhi di Draco c’era ancora una patina di non detto di qualcosa che lo torturava, ma che non si decideva a dirgli. Era solo preoccupato per lui, avrebbe voluto aiutarlo in ogni cosa, se solo l’altro gliene avesse dato la possibilità.
Presero il tè e poi si spostarono sul divano, dove si accoccolarono l’uno vicino all’altro e Harry accese la tv, giusto per avere qualcosa da fare. Draco stava ancora riflettendo su qualcosa e non voleva assolutamente pressarlo per farsi rivelare cosa fosse. Non voleva che lui si sentisse obbligato a dirgli ogni cosa solo perché era preoccupato, avrebbe aspettato i suoi tempi e l’avrebbe ascoltato, se avesse voluto parlargli, in caso contrario avrebbe rispettato il suo silenzio.
«Harry?» lo chiamò con voce esitante dopo un po’. Il moro abbassò subito il volume della tv e voltò il capo verso di lui.
«Dimmi».
«Io, ecco, ci ho pensato» affermò con la voce un po’ tremante, fece una pausa durante la quale Harry lo guardò interrogativo «Voglio andare a Azkaban dai miei genitori» dichiarò infine, con un tono di voce più sicuro.
Harry lo guardò accigliato «Ne sei sicuro?» chiese con un tono di voce un po’ incerto. Era spiazzato, non credeva che il cruccio di Draco fosse quello. Non credeva che volesse incontrare Lucius e Narcissa dopo ciò che era successo.
«Sì» rispose il biondo «Ci penso da un po’, in realtà» ammise con lo sguardo basso «Non te ne ho parlato perché era una decisione che dovevo prendere da solo» spiegò e gli appoggiò una mano sul ginocchio nel farlo, poi alzò gli occhi verso i suoi «Sapevo che mi avresti consigliato di non andare, perché potrebbe farmi male» Harry annuì, era esattamente ciò che stava pensando in quel momento, non tanto Narcissa – aveva dimostrato di tenere davvero a Draco – ma sapeva con certezza che Lucius avrebbe detto qualcosa che di sicuro gli avrebbe fatto male, non voleva che Draco soffrisse a causa di quel mostro «Ma, Harry, devo farlo. Devo affrontarli, soprattutto ora che abbiamo deciso di sposarci».
«Non sono molto convinto che questa cosa possa farti bene» fece il moro, scuotendo la testa e distogliendo gli occhi. Draco non poteva chiedergli di gettarlo nella fossa dei leoni, non voleva che quei due lo facessero soffrire ancora. Gli avevano fatto del male per tutta la vita, lui voleva solo che Draco fosse felice.
«Lo so. Probabilmente dovrai raccogliermi con il cucchiaino dopo, ma ho bisogno di andare, ti prego» disse cercando il suo sguardo «Non… non ti sto chiedendo di venire con me, solo di… sostenermi» fece, la sua voce tremò un po’ e a Harry sembrò più piccolo di quanto in realtà fosse «Per favore…» anche se ho bisogno che tu venga con me, non importa, ma non abbandonarmi adesso – fu ciò che avrebbe voluto aggiungere, ma che non disse, mordendosi le labbra per evitare di dirlo. Non voleva che Harry si sentisse obbligato ad andare con lui.
Il moro rialzò lo sguardo per incrociare quello del fidanzato lucido e intriso di aspettativa. Dopotutto, Draco lo aveva accompagnato al cimitero e lo aveva sostenuto quando aveva pianto sulla tomba dei suoi genitori. Era stato accanto a lui nei momenti difficili… e una cosa era certa, anche se non era pienamente d’accordo, non lo avrebbe mai lasciato da solo.
«Va bene, Dray» soffiò dopo un po’, prendendogli la mano «Se ne hai bisogno, lo faremo» promise «Sarò al tuo fianco».
«Davvero?» chiese, la sua voce suonò un po’ troppo speranzosa «Verrai con me?»
«Certo» fece il moro, mettendogli le mani sulle spalle, prima di abbracciarlo «Non ti lascio da solo ad affrontare questa cosa» disse con sicurezza «Stai tranquillo, sarò al tuo fianco e andrà tutto bene».
Draco si tuffò con il viso contro il suo petto e avvolse le braccia attorno alla sua schiena «Grazie» emise in un sussurro contro la sua maglietta. Con Harry al suo fianco, sarebbe stato molto più facile affrontare Lucius e Narcissa Malfoy.





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Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
 
Hola people!
Siete sopravvissuti al pranzo di Natale? Io rotolo come un uovo LOL sono stata da mia nonna, vi lascio immaginare! E in tutto ciò io dovrei studiare perché ho un esame relativamente presto e io passo il tempo a scrivere/mangiare/giocare con mia cugina… Anyway, bando alle ciance, eccoci con il nuovo capitolo! Questo capitolo è uno di quei capitoli che ho dovuto dividere per forza, aveva superato le 18mila parole o giù di lì, e quindi mi sono regolata di conseguenza e l’ho diviso LOL in questo era previsto l’incontro tra Draco e i genitori, che invece avverrà solo nel prossimo capitolo, insieme a altre belle cose. Secondo voi come reagiranno i coniugi Malfoy alla notizia del matrimonio del secolo? Si aprono le scommesse!
Piaciuta la proposta di matrimonio? LOL Confesso che è stato il motivo per cui nei primi capitoli, Harry e Draco fecero questo accordo riguardante il Quidditch. Nella mia testa, poteva finire solo così e spero che vi sia piaciuto! Mi sono divertita a scrivere le parti in treno LOL mi diverto troppo a scrivere di loro due con i loro amici, sono adorabili! Anyway, dato che questo capitolo cade nel weekend prima del nuovo anno, voglio ringraziare le persone che in quest’anno mi hanno seguito (nei vari fandom), tutti coloro che negli ultimi mesi mi hanno sostenuto e hanno letto questa storia. Non avrei mai pensato di pubblicare una storia tanto lunga, e neanche che venisse accolta con gioia. Questo 2019 è stato un anno disastroso per me, a livello universitario e lavorativo, solo negli ultimi mesi mi sono ripresa un po’ e adesso sono abbastanza vicina alla laurea. Tuttavia, anche se è stato disastroso, avevo accanto a me la scrittura, la mia fedele amica che ormai da quasi 8 anni mi dà la forza per affrontare le situazioni più complesse e difficili.
Ringrazio davvero con tutto il cuore lilyy e Eevaa che hanno recensito lo scorso capitolo, chi legge costantemente questa storia anche in maniera silenziosa e chi la aggiunge tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi auguro un Buon Anno Nuovo, che il 2020 porti in voi tanta serenità e tanta gioia.
Ci “vediamo” il prossimo weekend nel nuovo anno, con il nuovo capitolo.
Harry New Year, my darlings <3
 
Fatto il misfatto!

   
 
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