Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    07/01/2020    1 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apocalisse

 

La tromba di Gabriel risuonava nel cielo, gli eserciti nemici si erano schierati ed erano pronti alla battaglia. Attendevano quel giorno da millenni, dai tempi della prima caduta, ed ora era giunto il momento. Alcuni erano increduli, si guardavano attorno senza troppa convinzione, mentre altri sembravano non aspettare altro. Le armature e le armi scintillavano, mentre il cielo si scuriva.

“Fai ancora in tempo a fermare tutto, fratello” mormorò Mihael.

“Non ho intenzione di farlo” rispose Lucifero.

I due erano a pochi centimetri di distanza e l’inizio del loro scontro decretò anche l’inizio dell’intera battaglia. Si alzò un grido e le due fazioni si attaccarono, in un turbinio di ali e scintille.

Espero lottava fieramente accanto al padre, senza alcun timore. Nasfer, in principio titubante, provava una forte rabbia dentro di sé. Gli angeli avevano ucciso suo padre e lui si doveva vendicare! Così dimenticò tutti i pensieri fatti con Sophia, sulla pace e sulla convivenza fra popoli, e lottò con ferocia. Si stupì quando davanti si ritrovò gli occhi azzurri della sorella angelica. Indossava l’armatura, era coperta in parte da un elmo, ma quello sguardo lo avrebbe riconosciuto ovunque!

“Smettila di combattere!” lo supplicò Sophia.

“Come puoi chiedermelo? Nostro padre è morto!” ringhiò Nasfer, minacciandola con la spada.

“Nostro padre è vivo. È imprigionato ma è vivo! Ti prego, aiutami a fermare questa follia!”.

“E come?!”.

“Vieni con me!”.

La ragazza lo prese per mano e insieme si allontanarono dalla battaglia.

 

La tromba di Gabriel svegliò Keros di soprassalto. Si guardò attorno, accecato dall’eccessivo bianco e dalla potenza della luce di quel luogo. Sentiva molte voci, concitate ed agitate, e passi svelti. La tromba riecheggiò di nuovo e fece vibrare le pareti. Il mezzodemone tentò di uscire da quella stanza vuota ma la porta era chiusa dall’esterno.

“Dove sono? Qualcuno mi sente?” chiamò il prigioniero.

Non era più stanco e nemmeno ferito. Riconosceva il tocco degli angeli guaritori, quasi sicuramente di Raphael. Ma per quale motivo si trovava lì? Non ricordava molto, se non che stava tentando di far ragionare i suoi allievi. Chiamò ancora ma il frastuono esterno copriva la sua voce.

“Ma che succede?!”.

Capì che doveva tentare di uscire da solo ed evocò il fuoco fra le mani. Questi però si spense appena accostato all’ingresso. Che altra tecnica poteva usare? Pareva brutto sfondare la porta a calci…

 

Tutto crollava. Palazzi, città, edifici di ogni tipo. Al passaggio degli eserciti, tutto ciò che l’Uomo aveva creato stava gradatamente svanendo, fra polvere e macerie. Si udivano grida, di feriti e fuggitivi, poi più nulla. Raphael rabbrividiva dinnanzi a quello spettacolo, rimanendo al sicuro in Cielo. Vide Sophia per mano a Nasfer mentre correva veloce fra le strade della città paradisiaca. Ma dove pensava di andare? Fortunatamente tutti i soldati erano impegnati in guerra o quel giovane sarebbe già stato ucciso! Intuì dove volessero andare e l’Arcangelo decise di precederli, incamminandosi svelto lungo il sentiero che in pochi conoscevano. Quasi scivolando sull’argento della strada, raggiunse l’edificio in cui Keros era stato rinchiuso. Non si trattava di una prigione, in Paradiso non era previsto nulla di simile, bensì di una casa angelica priva di arredamento e con le uscite sprangate.

“Papà!” chiamò Sophia “Papà, ti sei svegliato?”.

“Sophia!” rispose subito Keros “Che succede? Perché le trombe? E dove sono?”.

“Ti spiego tutto dopo! Ora ti dobbiamo liberare alla svelta. Stai indietro, c’è qui Nasfer con una spada!”.

Il mezzodemone indietreggiò di qualche passo, mentre Nasfer distruggeva la porta in legno con l’arma che impugnava.

“Andiamo!” incitò lei, non aspettandosi di ritrovarsi di fronte Raphael.

“Dove pensate di andare?” domandò l’Arcangelo.

“Dobbiamo fermare la guerra” spiegò Sophia.

“E come pensate di farlo? Con i buoni propositi? Tutti noi vorremmo fermarla!”.

“Mio padre può, ne sono convinta! Lucifero lo crede morto ma quando lo vedrà…”.

“Ormai è tardi, bambina…”.

“Lasciaci almeno provare!”.

“E per cosa? Fareste meglio a restare qui. Sopravvivreste tutti e tre e vivreste in Cielo, una volta che le porte di entrambi i mondi si chiuderanno per sempre”.

“Ma c’è la mia famiglia agli Inferi!” protestò Nasfer.

“Voglio tentare” si intromise Keros “I ragazzi possono restare qui al sicuro, mentre io provo a far ragionare le due fazioni. Se convinco Mihael e Lucifero, forse…”.

“E se ne venissi ucciso?”.

“Correrò il rischio”.

“Lascialo passare o ti tiro un pugno!” si udì una voce.

Tutti si stupirono molto nel constatare che a pronunciare quella frase era stato Camael, l’Arcangelo dell’amore puro.

“Ma cos…?” provò a ribattere Raphael.

“Questi giovani hanno rischiato tutto per venire qui. Un angelo ed un demone, per mano, sono venuti qui per tentare in ogni modo di riportare la pace. Hanno liberato il loro padre, un ibrido fra due specie che non dovrebbe nemmeno esistere eppure è qui. E forse, dico forse, è davvero l’unico in grado di fermare la fine del Mondo. Perché vuoi impedirlo, Raphael?”.

“Io… e va bene” sospirò il guaritore “Fate quel che volete!”.

 

Padre e figli corsero verso la guerra. La distruzione aveva avvolto il Mondo, l’odore di morte e di anime impregnava ogni cosa. I secoli passati a studiare la fisionomia di Keros aveva permesso la creazione di armi che abbattevano angeli e anime pure. I demoni uccisi svanivano in una coltre di fumo, gli abitanti del Paradiso in scintille d’oro. Il mezzodemone rimase immobile, sospeso a mezz’aria, osservando tutto quel disastro e quei cadaveri.

Lucifero e Mihael continuavano ad affrontarsi. Entrambi feriti, non si levavano gli occhi di dosso. Keros raccolte le proprie forze e scagliò un colpo di fuoco che divise i due contendenti. Il sovrano degli Inferi e l’Arcangelo alzarono lo sguardo e videro il sanguemisto, con un certo stupore.

“Basta! Vi prego!” gemette Keros “State distruggendo il Mondo!”.

Lucifero sorrise, felice nel vedere il suo protetto ancora vivo. Mihael invece era piuttosto contrariato da quella presenza.

“Ormai è tardi” ghignò il Diavolo “Unisciti a noi! Dov’è Dio? Te lo dico io: non c’è! Vieni qui e combatti, l’ultima guerra del Mondo! È stato l’Uomo stesso a volerlo, è stato Dio a volerlo: ci ha creati per fare la guerra!”.

“No!”.

“Non c’è più nulla da salvare”.

Keros si guardò attorno. Fuoco, sangue, polvere… era vero: non c’era più nulla da salvare! In terra solo cadaveri e morti, in cielo ancora scontri e corpi che precipitavano. Lucifero e Mihael si preparavano. Il sovrano era atterrato accanto a Keros, incitandolo ancora a partecipare a quella guerra. Mihael, con l’armatura che scintillava in modo quasi accecante nonostante il sangue ed i graffi, puntò la spada contro il Diavolo.

“Vieni pure, fratellino” ghignò Lucifero “Ti aspetto!”.

L’Arcangelo iniziò la sua discesa, deciso a dare finalmente il colpo di grazia all’avversario.

“Facciamola finita!” rise il demone, spalancando le braccia.

“Ma siete impazziti?!”. Keros non capiva. Che stavano facendo? Come potevano desiderare così tanto la morte? Come potevano essere così felici di vedere fratelli e sorelle cadere, svanire?

Il loro sguardo era acceso, infuocato, colmo d’ira. Come se non fossero loro stessi, come mossi da una volontà che non erano in grado di controllare del tutto, lanciarono entrambi un urlo di rabbia.

Nasfer e Sophia si strinsero, capendo che quell’unico colpo poteva determinare la fine della guerra, mentre le anime mortali svettavano verso il Cielo o svanivano negli Inferi. Keros chiuse gli occhi, non sapendo che altro fare, richiamando a sé tutta l’energia che ancora aveva. Creò la barriera più forte che mai era stato in grado di evocare, aprendo le braccia per riempire il cielo di luce. Quando il Diavolo e l’Arcangelo si scontrarono, si balenò un lampo che costrinse tutti a serrare le palpebre. Keros fu sbalzato all’indietro per quel colpo. Nel bianco, temporaneamente incapace di vedere, batté violentemente la testa su quel che restava di un edificio umano.

 

Quando riprese i sensi, vi era un insolito silenzio. Un silenzio inquietante. Keros si passò una mano sugli occhi, ancora infastiditi dal lampo sprigionato della barriera, e rizzò le orecchie. Si alzò a sedere, guardandosi attorno. Era solo! Silenzio, niente più battaglie. I cadaveri umani erano rimasti in terra, mentre angeli e demoni erano svaniti. E gli altri?

“Papà?” chiamò, rivolto a chiunque potesse rispondere a quell’epiteto.

Pronunciò altri nomi, di figli e amici, senza udire alcuna voce di rimando. Si alzò, scuotendosi e togliendo la polvere dalle vesti. La testa gli doleva e ancora sanguinava. Si passò una mano sul capo, ritrovandosi le mani sporche di rosso scarlatto. Fortunatamente il sole spuntò da dietro alle nuvole e questo aiutò a cicatrizzare quel brutto taglio. Appena riuscì a spiccare il volo con sufficienti energie, raggiunse i luoghi dove sapeva si aprissero portali per l’Inferno. Tentò di utilizzarli ma non successe nulla. Stupito, Keros ci riprovò. Tentò la stessa cosa con diversi portali, provò a crearne uno a sua volta ma nulla.

“Gli Inferi sono chiusi?” mormorò il mezzodemone.

Volò ancora un po’, cercando allora di mettersi in contatto con il Paradiso. Anche quelle porte però parevano chiuse. Atterrò, nel punto dove aveva ripreso i sensi, e storse il naso.

“Ma dove siete tutti?” chiamò ancora “Hei! C’è qualcuno?! Di sopra o di sotto, qualcuno mi sente? Sono rimasto qui!”.

Sperava di udire qualcosa, qualcuno, o di veder qualcuno venire a prenderlo e portarlo a casa. Paradiso o Inferno non faceva differenza, l’importante era non rimanere lì da solo! Sedette in quel punto, attendendo speranzoso. Qualcuno si sarebbe accorto della sua presenza, giusto? Qualcuno doveva venirlo a prendere! Non poteva rimanere lì da solo, nel mondo Umano! Un rumore gli fece girare il capo, allarmato. Non percepiva angeli o demoni eppure qualcosa si era mosso. Qualche maceria caduta? Qualche animale? Dopotutto l’Apocalisse prevedeva la fine dell’Uomo e delle sue opere, non di animali e natura.

“Aiuto!” chiamò una voce.

Aiuto? Qualcuno era in vita? Qualcuno c’era? Qualcun altro era rimasto? Keros scavò fra resti di cemento e terra, scorgendo un viso di fanciullo.

“Ci sono qua io” lo rassicurò il mezzodemone “Ora ti tiro fuori”.

Si unirono altre voci, altre richieste di aiuto. Un gruppetto di bambini mortali, sporchi e feriti, erano riemersi da quel che restava di una scuola. Nessun adulto, nessun’altro. Keros intuì che doveva averli protetti con la barriera che aveva creato, impedendogli di morire come il resto dell’umanità.

“Chi sei?” piagnucolò una bambina, spaventata.

“Un angelo?” azzardò un’altra bambina.

“Ha le corna!” notò un terzo bambino.

“Sono Keros” si limitò a dire il sanguemisto.

“Cosa è successo? La maestra…”.

La maestra era poco più in là, schiacciata da un muro di cemento.

“Siete rimasti solo voi” parlò piano il principe “Solo voi…”.

I bambini si guardarono, piangendo. Il mezzodemone non sapeva che fare, non sapeva come comportarsi davanti ad una scena simile. Li lasciò lì, abbracciati, e tornò a sedersi sullo spuntone di cemento contro cui era andato a sbattere. Il sole tramontava, la brezza lieve della sera ne muoveva le ali con dolcezza. Sospirò. Che poteva fare? Qualcuno però doveva venire a prendere quei bambini! Forse doveva ucciderli? Li guardò, mentre piangevano e si stringevano l’un l’altro. Dopotutto erano mortali. Primo o poi sarebbero morti lo stesso e allora Paradiso e Inferno dovevano accorgersi di quella presenza! Dovevano riaprirsi le porte per accogliere quelle anime! Si alzò, avanzando lento verso quel gruppo di piccoli. Era la cosa migliore: ucciderli e far sì che si ricongiungessero con i propri genitori e famiglie. I bimbi si voltarono tutti verso di lui e gli sorrisero. L’innocenza dell’infanzia: qual meraviglia!

“Grazie per averci salvato” parlò una bimba “Angelo o demone, siamo vivi grazie a te”.

Keros sobbalzò. Che doveva mai rispondere? Già pronto a sferrare il colpo di grazia, così facile spezzare la vita di quegli esseri così piccini, si trattenne.

“Non posso” sospirò, rassegnato.

“Che cosa?”.

“Nulla. Venite qui. Sarà difficile ma staremo assieme. Solo noi. Ce la faremo”.

“Ma non c’è più niente!”.

“Ci siamo noi. E questo ci basterà, vedrai…”.

   
 
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