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Autore: Happy_Ely    07/01/2020    1 recensioni
Dal testo: " Pochi erano gli uomini che guidati da nobili ideali. La loro era una sete di potere diversa dalle altre: volevano unificare la loro terra solo per poter permettere alla popolazione di godere finalmente di un periodo di pace e di prosperità, volevano cancellare ogni sorta di male dal loro mondo. "
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masamune Date, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo tre: Attacco alla casata Shikea!
 
Masamune si guardava intorno, scrutando il numero dei pretendenti rimasti, in meno di mezza giornata si era dimezzato. Gli scontri erano veloci, i più deboli venivano subito eliminati con poche mosse.

Per passare alla fase successiva bisognava vincere almeno tre scontri, e lui li aveva vinti tutti e tre. Anche se dentro di sé non provava nessuna soddisfazione, i suoi avversari appartenevano a piccoli feudi, e subito dopo aver udito il suo nome, iniziavano a tremare dalla paura.

Non c’era nessun onore in quel tipo di combattimento, fosse stato per lui, non avrebbe mai combattuto contro di loro ma era l’unico modo per andare avanti e soddisfare il suo ego, non si era dimenticato dell’uomo con cui aveva parlato prima nella sala grande, e il solo pensiero gli faceva salire una rabbia enorme. Quell’uomo non gli piaceva, nella sua arroganza gli ricordava il protettore di Owari ed era proprio questo che faceva nascere in lui una strana preoccupazione che non riusciva a spiegarsi.

Chi era quell’uomo misterioso? Non era capitato nel suo gruppo e quindi non era riuscito a scoprire il suo nome e quanto fosse forte, ma il suo aspetto l’aveva inciso a caratteri di fuoco nella sua testa e quell’aura oscura che emanava gli faceva tenere i sensi all’erta, non riusciva a rilassarsi nemmeno alla presenza dei suoi uomini.

Fu il suono del dong a richiamarlo dai suoi pensieri, alzò il suo occhio buono verso la direzione da cui proveniva il suono e vide il capo della servitù prendere posto su un piccolo podio portato al momento, per riuscire a salire dovette alzarsi la lunga veste blu che indossava, era molto impacciato: « Gli scontri verranno interrotti per il pranzo! I pretendenti che sono stati sconfitti sono pregati di raccogliere i loro seguaci e di recarsi verso il portone principale, vi saranno forniti ogni genere di conforto per il viaggio! Gli altri vincitori seguano le nostre ancelle. » Il viso era diventato rosso e paonazzo per tutto il fiato che aveva usato per farsi sentire.

Molte persone sospirarono mentre altri buttavano le loro armi a terra, erano facilmente palpabili la sofferenza e l’umiliazione di tutti.

« Mio signore prego seguitemi. » Una giovane ancella era arrivata davanti a lui sorridendo e inchinandosi, era piccola, portava i capelli raccolti in una coda bassa adornata con alcuni fiori di loto. Ogni ancella ne portava qualcuno su di se chi sul chimono e chi nei capelli.

Con un gesto richiamò l’attenzione dei suoi compagni e del suo braccio destro, i quali lo raggiunsero subito così da potersi incamminare tutti assieme.

« Non siate tristi! » La voce di Erena Shikea attirò la sua attenzione e quella di tutti i presenti: « Ho visto il vostro animo bruciare di ardore e passione, ho apprezzato la grinta e il coraggio che tutti voi avete messo nel duello, non ho parole per esprimere ciò che mi avete fatto provare durante i vostri combattimenti. Continuate ad essere uomini coraggiosi ed impavidi! Giusti e leali! Che i Kami benedicano il vostro cammino e che la vostra vita sia ricca di fortuna e prosperità! » È detto questo fece un piccolo inchino mentre grida di acclamazione e di adorazione, si alzavano dai presenti.

« È una ragazza davvero interessante con poche parole è riuscita a ridare il sorriso a tutti. Poche persone possiedono questo dono. » Kojūrō era al suo fianco, anche lui sorrideva per le parole della ragazza dai capelli biondi e aveva ragione. Erena Shikea era una ragazza bella quanto intrigante, non era la classica ragazza nobiliare cresciuta seguendo i rigidi codici dell’etichetta.

Masamune non rispose, si limitò a guardare Erena Shikea scendere le scale del piccolo podio con una ghirlanda di fiori di loto tutti intrecciati, il lavoro non era ancora finito, la ragazza rivolgeva sorrisi e parole di cortesia a tutti quelli che si avvicinavano a lei per salutarla. Nei suoi occhi si poteva scorgere qualcosa che non piacque a Masamune, era come se la ragazza solare e allegra di qualche istante prima fosse sparita e al suo posto, invece, era apparsa una ragazza che tentava di nascondere dietro i suoi sorrisi, le sue vere emozioni.

« Kojūrō quanti anni ha? » Non c’era bisogno di specificare il soggetto della frase, il suo unico occhio era puntato su di lei, e la scrutava in ogni suo spazio, dentro di sé il drago con un occhio solo sperava di sbagliarsi.

La situazione era abbastanza strana: era così inusuale, per i loro tempi che una delle più ricche famiglie del loro paese, più ricca dell’imperatore stesso a poco1, indisse una competizione per decidere chi avrebbe sposato la loro unica erede, quando in realtà possedeva i mezzi per creare alleanze vantaggiose senza ricorrere a certi sotterfugi.

Date continuava a scrutare la figura di Erena Shikea, prima non ci aveva fatto molto caso, l’aveva vista solo per poco tempo, il discorso e il suo portamento l’avevano disorientato gli era sembrata una donna giovane e forte, ma ora che la poteva guardare meglio, quella che vedeva davanti ai suoi occhi era una ragazzina piena di paure ed incertezze.

« Non credo che vi piacerà come risposta. » Rispose il suo fidato braccio destro mentre camminava al suo fianco, Kojūrō guardava il suo signore, come avrebbe reagito sapendo l’età della ragazza? Che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe scagliato contro il cugino o lo zio?

« Voglio una risposta! » Il tono di Date era leggermente più alto e pieno di rabbia, perché il comportamento del suo uomo più fidato non faceva altro che confermare i suoi sospetti.

« Ha quindici anni. » La risposta venne da Shingen, la tigre del Kai. Il suo tono era profondo e pieno di disapprovazione, dare una ragazza così giovane a qualche uomo più grande di lei anche di dieci anni era semplicemente crudele.

« Seguiteci, abbiamo molto di cui parlare. » Aggiunse poi la tigre del Kai incamminandosi verso l’aera che era stata riservata per il pranzo. Kojūrō guardò il suo signore, era ancora intento a guardare il soggetto della loro conversazione. Quando aveva scoperto l’età della ragazza, era rimasto basito tanto da pensare che le sue spie si fossero sbagliate, ma poi quando era arrivato, alla reggia degli Shikea i suoi sospetti erano stati confermati dalle chiacchere delle ancelle.

« Mio signore ci stanno aspettando. » Disse mentre posava una mano sulla spalla di Masamune, il suo padrone era come stregato chi sa a cosa stava pensando. Masamune continuò a guardare la ragazza mentre sorrideva e salutava tutti i partecipanti, guardava i suoi occhi e poteva scorgere la tristezza di essere data via come niente, di essere strappata via dalla sua terra natia e dalla sua famiglia. Erena Shikea sapeva fingere alla perfezione con gli altri, ma non sarebbe mai riuscita a ingannare il drago con un occhio solo.

E continuando a guardarla di tanto in tanto Masamune s’incamminò con il suo seguito verso il luogo, dove la tigre del Kai e gli altri compagni che l’avevano aiutato nella disfatta di Oda lo stavano attendendo, ma dentro di sé sentiva il drago chiedere giustizia, era pronto a scatenare la sua furia.

Per l’ennesima volta il suo istinto gli fece capire che quello che di lì a poco sarebbe successo avrebbe per sempre sconvolto la sua vita.
***
Erena guardava i vari pretendenti che erano stati sconfitti andare via, non si aspettava che più della metà dei partecipanti fosse già stata sconfitta e questo la gettava in un continuo stato di ansia, con le regole che aveva ideato, sperava di prendere più tempo per conoscere i vari pretendenti per scegliere quello che avrebbe causato il minor male possibile.

In cuor suo non era riuscita a trattenersi e aveva rincuorato tutti con le sue parole. Odiava vedere la tristezza e la disperazione negli occhi degli uomini, perché lei stessa si rifletteva in quella tristezza.

Camminava lentamente, la ghirlanda era stata presa da una delle sue ancelle private mentre le altre insieme ai loro bambini trasportavano i fiori di loto. Erena adorava la compagnia dei bambini, aveva sempre permesso alle sue ancelle di occuparsi liberamente dei loro figli e di portarli anche nelle sue stanze. I bambini erano gli unici che riuscivano a distrarla dai suoi pensieri, così piccoli e puri.

Gli invidiava e anche tanto.

« Mia signora qualcosa non va? » Chiese Emiko mentre la affiancava, era una delle sue servitrici più grandi e anche quella con cui
 Erena aveva un rapporto più profondo.

« Nulla cara Emiko, sono stanca per la giornata, fa molto caldo oggi e penso che la temperatura andrà aumentando. » Rispose Erena mentre raccoglieva alcuni fiori di loto dal cestino che portava Emiko.

Emiko annui e affiancò la sua padrona per tutto il tragitto, aveva notato che la felicità che di solito emanava si era affievolita, era come se la sua amata signora stesse iniziando a sgretolarsi. Non poteva fare nulla di concreto, poteva solo starle accanto e sostenerla in ogni modo. Erena continuava a camminare, sentiva il suo cuore stringersi nel petto e le lacrime salire agli occhi ma non si sarebbe mostrata debole davanti a nessuno.

L’ansia continuava a crescere e con quella crescevano anche le sue paure più profonde, ma doveva nascondere tutto dietro sorrisi di cortesia. Guardò davanti a sé, sua madre e sua zia erano già arrivate al tavolo destinato alla sua famiglia, le odiava a tal punto da volerle vedere morte. Era colpo loro e della loro sete di potere se ora la sua famiglia stava rischiando di sgretolarsi, tirò un lungo sospiro per far andar via la rabbia.

Cosa che non passò inosservata a qualcuno.

Ryota era già seduto al tavolo e quando la vide arrivare le sorrise mentre le indicava il posto vicino a lui. Erena sorrise a sua volta e dopo aver congedato il suo seguito si sedette accanto al cugino, era un posto molto comodo, dal quale poteva vedere tutti i partecipanti che erano rimasti. Erano meno della metà di quelli che erano all’inizio e quando sarebbe stata sera sarebbero rimasti ancora di meno.

« Cara cugina dovreste respirare ogni tanto. » Ryota le aveva preso la mano sotto il tavolo e la stava stringendo, voleva rassicurarla.

« Adorato cugino, è l’afa di oggi che non mi permette di respirare. » Rispose Erena mentre stringeva anche lei la mano di Ryota, sentiva lo sguardo di fuoco che sua madre e sua zia le stavano rivolgendo, tanto da sentirsi bruciare dentro.

« State tranquilla, adesso procediamo con i doni che i vostri pretendenti vi hanno portato. » Ryota le sorrise ancora di più mentre faceva cenno al capo della servitù di iniziare a far venire gli ospiti.

« Doni? Avevo espressamente… » Erena s’interruppe mentre vedeva i primi pretendenti farsi sempre più vicino.

« Volevo farti distrarre e poi in questo modo possiamo ammirare entrambi i vari contendenti, magari ne trovo uno che mi piace… » Ryota aveva appena finito di sussurrare all’orecchio quella frase ed Erena divenne rossa, per quello che aveva detto.

Sospirò di nuovo, per fortuna Ryota aveva quasi risolto la situazione.

Conosceva i gusti di suo cugino, sapeva che amava gli uomini2 e questo a Erena non aveva mai dato fastidio, anzi al contrario lei era sempre stata molto protettiva nei confronti del cugino e con tutto il cuore sperava che un giorno lui trovasse qualcuno adatto a lui.

« Mia signora, come dono vi offro queste perle rosse del fiume, possano portarvi serenità. » Ad attirare la loro attenzione fu un ragazzo alto e dai capelli scuri e gli occhi marroni, nessuno dei due aveva sentito il nome del ragazzo e per questo Erena dovette improvvisare.

« Grazie di questo splendido dono…sono bellissime e così rare! » Disse mentre le guardava attentamente, erano molto belle e pregiate, la collana era molto lunga per cui doveva essere attorcigliata più volte per evitare che strisciasse a terra. Il ragazzo sorrise, e poi andò a occupare posto nei vari tavoli che erano stati allestiti per il pranzo all’esterno, il capo della servitù si era dato molto da fare.

« E questo è solo l’inizio! » Rispose Ryota mentre indicava gli altri pretendenti mettersi in fila e sorridere e mostrare i loro doni, Erena sospirò e poi sorrise, quello sarebbe stato un lunghissimo pranzo ma almeno si sarebbe distratta né sua madre né sua zia si sarebbero avvicinate a lei e Ryota e in più aveva l’occasione di poter guardare i vari pretendenti per capire se il suo sogno era vero.

Doveva cercare una luna crescente.

Ormai il sole aveva passato da molto tempo il mezzogiorno e dalle cucine degli Shikea continuavano a uscire portate immense e sakè a mai finire.

Erena aveva ricevuto molti doni, tra i quali spiccavano gioielli pregiati, stoffe rare e particolari, profumi e trucchi di vario tipo.

I doni che l’avevano più colpita erano stati molti, in particolare tra di essi vi era quello di Chōsokabe Motochika: le aveva donato una lunga collana fatta di perle e di conchiglie del mare orientale insieme con una conchiglia molto grande all’interno della quale si sentiva il rumore delle onde, era un dono molto bello e particolare quasi quanto l’occhiata che Ryota e Chōsokabe si scambiarono Erena sorrise tra se e se, sarebbe stato un ottimo pretendente per suo cugino.

Gli altri doni che l’avevano colpita erano stati quelli del clan Maeda, stoffe così soffici al contatto da sembrare nuvole ma allo stesso tempo erano resistenti, il Dio della guerra Kenshin invece le aveva regalato una collana leggera e fatta di diamanti finemente lavorati, ricordavano i freddi ghiacci dell’Hokkaido.

Quando venne il turno del giovane Sanada Yukimura fu molto difficile trattenersi dal ridere, era così impacciato che quasi urlo tutto il tempo, ma era anche un ragazzo dolce e molto simpatico, aveva portato in dono degli orecchini di rubuni rossi come il colore della loro casata.

E infine l’ultimo dono che l’aveva colpita era stato quello del clan Date: Erena non si aspettava di ricevere dei libri, antichi manoscritti con le storie e le leggende di tutto il regno del Sol levante. Quasi tremava quando prese in mano quei volumi e li iniziava a sfogliare con attenzione.

Nessuno mai le aveva fatto un dono così bello e pregiato, i libri erano una delle sue passioni più grandi.

Alzò lo sguardo e incontrò l’unico occhio di Date Masamune, l’uomo che indossava un elmo con la luna crescente3, la stessa luna che aveva visto nel suo sogno.

« Non ho mai ricevuto libri così belli, grazie sono un dono che apprezzo tantissimo! » Disse Erena mentre sul suo volto tornava a splendere la felicità, il primo a notarlo fu Ryota non vedeva quel sorriso sul volto di sua cugina da molto tempo e per poco non gli cadde il boccone che stava mangiando.

Da molti mesi il carattere allegro e solare di Erena si era notevolmente affievolito. Era da quando le loro madri avevano annunciato a entrambi che si sarebbe tenuta una gara per scegliere il futuro sposo di Erena che era iniziato quel lento declino nel suo carattere.

Vedere tornare, sul volto di sua cugina, quel sorriso pieno di gioia e di voglia di vivere fece sì che il cuore di Ryota si riempisse di felicità, ma al tempo stesso una morsa lo stringeva così forte da fargli male. Presto qualcuno avrebbe portato via sua cugina e lui sarebbe rimasto solo. E con quei pensieri in testa Ryota guardava la figura di Date Masamune e quella di tutti gli altri presenti con circospezione, voleva la felicità di Erena ma non voleva perderla per sempre.   

« Ho pensato che eravate stanca dei soliti doni… » E sogghignando Masamune si allontanò mentre dentro di Erena qualcosa si mosse, fu come se una piccola scintilla le fosse scoppiata vicino alla guancia sentii le sue mani tremare per un po’ mentre la sua testa cercava di razionalizzare il tutto. Era lui l’uomo del suo sogno, era lui l’uomo che portava una luna crescente, il suo sogno si era avverato.

« Hai ricevuto tanti regali…allora quale… » Dopo essere finalmente rimasti soli Ryota voleva sapere quale regalo le fosse piaciuto di
più, voleva scacciare i brutti pensieri che gli affliggevano la mente, ma non riuscì a chiederle nulla perché Erena lo interruppe bruscamente: « Lui… »  Fu quella semplice parola che innestò qualcosa in Ryota. Osservò il signore di Oshu sedersi al tavolo con quelli che dovevano essere, in qualche modo, suoi amici. Non sembrava la furia che descrivevano durante le battaglie, il suo istinto di protezione gli diceva di stare sempre attento a tutti quanti i pretendenti, guardò di nuovo Erena che era intenta ad osservare Date Masamune.

Ryota conosceva bene quello sguardo, uno sguardo di determinazione e paura, Erena aveva sempre quello sguardo quando stava architettando qualcosa nella sua testa e lui era certo che al centro di quei pensieri ci fosse Date Masamune.

Distolse lo sguardo che andò a posarsi sul tempio di famiglia e dentro di sé iniziò a pregare lo zio, e padre di Erena per avere un segno, qualcosa che gli indicasse che il drago con un occhio solo fosse la persona giusta che li potesse aiutare.

Il pranzo procedeva senza intoppi, la tensione che si era respirata durante i combattimenti si era quasi volatilizzata tutti ridevano e scherzavano, alcuni pretendenti si erano avvicinati al loro tavolo per parlare direttamente con Erena e Ryota.

Tutto sembrava procedere per il verso giusto, finché l’uomo vestito di nero non si alzò dal tavolo e a passi lenti procedeva verso il tavolo dei cugini Shikea.
***
Date Masamune guardava il tavolo dove sedevano i cugini Shikea, entrambi erano intenti a parlare tra di loro, in qualche modo sembravano essere in un mondo tutto loro.

Il suo unico occhio si concentrò poi su Erena Shikea, quella ragazzina aveva solo quindici anni e cercava di mostrare una sicurezza che non era tipica della sua età. Più la guardava, più dentro di sé cresceva l’irrefrenabile voglia di proteggere quella ragazza. Masamune non riusciva a spiegarsi il perché, non conosceva niente di quella ragazza, forse aveva la passione per la lettura, aveva notato come i suoi occhi si fossero riempiti di gioia e di stupore per il suo dono, ma per il resto non conosceva nulla del suo carattere e dei suoi gusti, ma dentro di se si sentiva, quasi, in dovere di proteggerla.

« Questo Yashayoro Kuroyami … qualcuno di voi ne ha mai sentito parlare? » Fu la voce di Kojūrō a richiamare la sua mente alla realtà, doveva concentrarsi non poteva mostrarsi invaghito di una ragazzina.

« No, sembra essere apparso dal nulla dopo la disfatta di Oda, non si sa nemmeno se fossero alleati. » A parlare era stata la ninja del dio della guerra.

« Un personaggio alquanto interessante, sembra che sia riuscito a raccogliere sotto di se molti uomini, mostrando le sue invenzioni e il suo ardore nel voler ricreare uno stato unitario. » Aggiunse il ninja dei Sanada mentre si collocava vicino al suo signore.

« Prima di tutto dovremmo capire se si trova tra i pretendenti, ho come la sensazione che questa strana competizione sia stata indetta per un motivo ben preciso. » Anche il tono del suo fidato occhio destro non nascondeva una nota di sconforto e di preoccupazione.

La pace che avevano agognato era stata lunga e difficile da raggiungere. Sapere o anche avere il solo sospetto che qualcuno tramasse nell’ombra per distruggere quella pace e quella libertà che raggiunto sacrificando vite innocenti.

« Miei signori… sta succedendo qualcosa… » Fu la voce del ninja dei Takeda a richiamare l’attenzione di tutti.

L’uomo vestito di nero si trovava davanti al tavolo dei cugini Shikea, restava immobile solo il lungo mantello nero si agitava ogni tanto scosso dal vento. In quel momento il silenzio invase il giardino, nessuno osava parlare o muovere un muscolo.

Quell’oscura presenza stava schiacciando i loro animi.

« Chi siete voi nobile signore? » Ryota Shikea si era alzato per fronteggiare quell’uomo, i suoi muscoli erano tesi e i suoi occhi osservavano ogni singolo centimetro dell’uomo davanti a lui, quella figura sinistra non gli piaceva per niente.

« Sono qui per porgere il mio dono. » Fu una voce profonda a rispondere, mentre un braccio fasciato di nero e viola mostrava un diadema nero.

« Chi è a porre questo dono? Non siete stato presentato, vi prego di mostrarci il vostro volto. » Ryota continuava a mantenere un tono neutro, continuava a studiare ogni singolo dettaglio di quell’uomo e quel diadema nero che teneva in mano non gli piaceva per niente.

Sembrava essere intriso di oscurità.

Erena guardava quell’uomo, sin da quando si era avvicinato al loro tavolo, aveva percepito qualcosa di malvagio in quella figura che trasudava arroganza e sete di potere da ogni singolo poro. Aveva rivolto velocemente uno sguardo al tavolo della madre e della zia e in entrambe avevano gli occhi colmi di ammirazione per quell’uomo, e i sorrisi che si erano scambiati avevano confermato a Erena che quello era l’uomo che avevano scelto per lei.

Respirò profondamente, doveva mantenere la calma e mostrarsi neutrale. Prese la mano di Ryota e si alzò per fronteggiare quella figura oscura davanti a lei, non doveva mostrarsi debole.

« Il vostro dono è più che gradito. Vorrei conoscere il vostro volto, vi prego di togliere quella maschera… » Disse mentre piano alzava lo sguardo da terra, si sentiva strana alla presenza di quell’uomo.

« Sappiate solo che presto, molto presto, sarò l’uomo più forte e potente di tutto il territorio del Sol levante e che voi sarete al mio fianco… io sono Yashayoro Kuroyami4. » Disse togliendosi la maschera e gettandola a terra. Erena strinse d’impulso la mano di suo cugino, quegli occhi ametista che sembravano volerle scavare affondo nell’animo, il volto era sfregiato da due cicatrici che creavano una strana X  mentre un perfido ghigno appariva mostrando due canini sporgenti.

« Potreste finire con questa farsa e sposarmi subito. » Yashayoro Kuroyami si era pericolosamente avvicinato ai cugini Shikea, Ryota si era messo subito davanti ad Erena per proteggerla ma Kuroyami aveva preso una manica del vestito di Erena e l’aveva portata vicino a lui.

« Tanto il vostro destino è già segnato… » Era stato solo un sussurro ma bastò a far sgranare gli occhi di Erena, tutti i presenti si erano alzati per cercare di capire cosa stesse succedendo, l’espressione di Ryota era indecifrabile, il suo viso era furente. La situazione stava degenerando, Erena lo riusciva a percepire nell’aria, tutti si stavano agitando, doveva riportare la calma, riprendere il controllo e rassicurare tutti i presenti, ma il suo corpo non riusciva a muoversi, sentiva il suo animo schiccato dalla malvagità di quell’uomo che la teneva stretta per il braccio.

« Il destino è qualcosa che appartiene solo a noi, nessun altro può decidere… » Una mano si era appoggiata sulla spalla di Yashayoro Kuroyami, delle dita fasciate da guanti con sopra la tipica armatura da Samurai, e dietro di lui si poteva notare un elmo con una luna crescente dorata.

Date Masamune era stato il più veloce fra tutti i pretendenti, era riuscito ad arrivare prima che qualche altro pretendente scatenasse un massacro. L’uomo con la maschera rossa non era solo, al suo seguito c’erano uomini loschi e senza scrupoli, pronti a uccidere qualsiasi persona.

La presa di Date si fece più forte: « Vi consiglio di tornare al vostro posto e di lasciare in pace la signorina, le regole sono già state stabilite, sarà lei stessa a scegliere chi sposare o volete mancare di rispetto alla famiglia Shikea e alla loro ospitalità? » Erena guardava l’unico occhio di Date Masamune, la sua espressione era furente, sembrava veramente un drago pronto a sputare fuoco.

Quell’espressione la spaventò non poco, non aveva mai visto due sguardi così truci e pieni di odio. Si trovava tra due fuochi pronti a divampare e a bruciare tutto.

Masamune si accorse dello sguardo preoccupato della ragazza dai capelli biondi, e dentro di sé notò quando ancora fosse ancora troppo giovane per ritrovarsi nel mezzo degli intrighi politici del loro paese.

« Ritornate al vostro posto. » Kuroyami fissò il drago con un occhio solo lasciare la prese sulla sua spalla, mentre il suo sguardo era ancora quello di un drago pronto a sputare fuoco. Sogghignò e lasciò andare malamente il braccio di Erena Shikea, la figlia di una delle due streghe dell’Hokkaido.

Quella ragazza nascondeva dentro di sé il potere di un’antica generazione di streghe e maghe che per secoli avevano vissuto nel loro paese, dominando e regnando nel mondo degli spiriti.

Nonostante quella piccola piega che avevano preso i combattimenti si sentiva tranquillo, aveva già concordato con la madre e la sorella di questa il suo matrimonio con la giovane Shikea. In ogni caso avrebbe vinto lui e avrebbe sconfitto uno a uno i vari pretendenti a partire dal drago con un occhio solo.

Iniziò a ridere e quella risata fece gelare il sangue di tutti i presenti.

Ryota aveva abbracciato sua cugina per farla calmare e tornare a respirare.

« Mia signora state bene? » Gli occhi di Erena erano ancora ricolmi di paura ma quella ragazza era brava a nascondere i suoi sentimenti, Date lo poté constatare di persona. Quella ragazza aveva abbassato lo sguardo, si era sistemata la manica del suo kimono e poi si era rivolta direttamente a Date Masamune.

I suoi occhi verdi trasmettevano una finta tranquillità come il suo sorriso ma nonostante questo Erena Shikea si mostrava fiera e senza timore: « Sto bene mio signore. » E mentre parlava, aveva accennato a un piccolo inchino. A sua volta anche Date Masamune eseguì un breve inchino e poi tornò verso il suo tavolo mentre tutti gli sguardi si concentravano su di lui.

« Miei signori! Non fate raffreddare il vostro cibo! Capo servitù, faccia portare altro sakè presto! » Il silenzio venne di nuovo interrotto dalla voce di Erena e subito fu seguita da un boato di approvazione e tutti quanti ripresero a magiare e a bere. Nessuno aveva più detto niente su quello che era successo, erano bastati solo pochi sguardi d’intesa con le persone presenti al suo tavolo, ogni possibile discussione era stata rimandata alla sera stessa.

Il nemico si era rivelato, avevano un vantaggio: sapevano il suo obiettivo, Erena Shikea.

Date Masamune si guardò intorno finché non vide lo sguardo della ragazza degli Shikea su di lui, un piccolo sorriso apparve sulle labbra della ragazza. Date prese il suo sakazuki5 e lo alzo verso la ragazza e sorrise a sua volta.

Erano entrambi legati dal destino.
***
Nel pomeriggio gli scontri erano ripresi e con grande rammarico di Erena, ormai restavano solo venti pretendenti. Erano i più forti, tra di loro c’era chi aveva sconfitto Oda Nobunaga, ma in cuor suo Erena sperava di poter avere più tempo. Più tempo per capire quale tra i pretendenti scegliere, più tempo per restare ancora nella sua casa natia con suo cugino e i suoi affetti.

Più tempo per assaporare ancora la sua infanzia.

Dalla sua posizione Erena guardava tutti i pretendenti, ma più li guardava più i suoi occhi cercavano sempre la stessa persona. Quell’uomo con l’elmo che aveva una luna crescente. Non sapeva perché ma dentro di se si sentiva legata al signore dell’Onshu.

Un brivido di freddo la riscosse dai suoi pensieri, la cena stava procedendo tranquillamente ma sentiva su di sé uno sguardo predatore. Yashayoro Kuroyami continuava a tenerla d’occhio con i suoi occhi ametista.

Erena deglutii a vuoto per cercare di calmare i suoi nervi, il braccio le faceva ancora male, quell’uomo aveva una stretta così ferrea che per poco non glielo aveva rotto, ma nonostante questo si doveva mostrare tranquilla e imperturbabile.

« Mia signora non avete fame? » Ryota era accanto a lei, aveva notato il suo stato d’animo, ed era preoccupato. Suo cugino la conosceva troppo bene.

« Mi spiace Ryota di farti preoccupare così spesso, non avrei mai voluto arrecarti tutto questo dolore. » Rispose con un sussurro Erena, il suo sguardo continuava a vagare per la sala sempre sulla stessa persona.  Ryota si stupì del tono informale di sua cugina, in genere in quelle occasioni preferivano entrambi mostrarsi neutrali e distaccati, anche se in realtà si amavano come fratelli.

Istintivamente Ryota prese la mano di sua cugina sotto il tavolo e la strinse forte per cercare di calmarla, quella notte avrebbero parlato tanto e alla fine entrambi avrebbero escogitato una nuova strategia per scegliere il giusto pretendente.

« Erena, tu per me sei come una sorella…darei la vita per te. »  Ryota sorrideva mentre diceva quelle parole, era fiducioso. Presto sua cugina sarebbe stata al sicuro, lontano da complotti e sete di potere e presto lui avrebbe compiuto sedici anni. Presto sarebbe diventato il signore della casata Shikea e tutto sarebbe andato per il meglio. Nessuno dei due si aspettava quello che sarebbe di lì a poco successo.

« Adorata figlia mia, cosa ne dici di deliziare i nostri ospiti con il tuo canto? Presto fate venire i musicisti! » Sua madre era apparsa improvvisamente vicino a loro, Shizuka Hino era una donna molto bella.

Possedeva due occhi azzurri che sembravano ghiaccio al solo guardarli, i capelli erano lunghi e raccolti in una acconciatura complicata che prevedeva l’uso di vari fermagli. La sua pelle pallida come la neve risaltava alla luce delle candele e della stanza, mentre la veste color rosso fuoco rendeva ancora più fiera quella figura che si stagliava davanti ai due cugini.

Sua madre aveva parlato con un tono di voce così alto da aver attirato l’attenzione di tutti, nonostante la voce soave con si era rivolta a lei, Erena aveva percepito una nota di odio in quell’ordine. I musicisti erano già arrivati e si erano posizionati a dovere mentre tutti i loro ospiti sorridevano e alzavano i bicchieri ricolmi di sakè in suo onore per incitarla ad iniziare a cantare.

Erena deglutii, prese un respiro profondo e poi puntò i suoi occhi verdi in quelli della madre: « Certamente madre. » Nessuno sembrò fare attenzione agli sguardi di sfida che si lanciavano, solo Ryota perché ormai li conosceva bene, quella era una sfida tra lei e sua madre. Si alzò lentamente cercando di mantenere una espressione serena sul volto, non amava esibirsi in pubblico, ogni volta che cantava succedeva qualcosa di strano: se pioveva spuntava il sole, se il vento era forte e il mare in tempesta tornavano ad essere calmi, se il fuoco si stava spegnendo si ravvivava improvvisamente.

Erena sapeva che in certo senso quello che accadeva intorno a lei era dovuto alle sue origini. Sua madre e sua zia erano veramente delle streghe, e sin da quando era bambina aveva sperato con tutta sé stessa di non aver mai ereditato il loro potere. Tutte quelle speranze erano state vane, sin da quando era piccola si era mostrata diversa, vedeva cose che gli altri bambini non vedevano, passava intere giornate nella natura al contatto con gli spiriti del loro mondo e non ne aveva paura.

Sin da piccola aveva nascosto tutte queste sue qualità per proteggersi, l’unico ad essersene a conoscenza era suo cugino, tutti gli altri l’avrebbero ritenuta una pazza e l’avrebbero inseguita per ucciderla, la loro non era una società pronta ad accogliere ragazze come lei6. Sperava che non succedesse nulla, sperava che niente sarebbe cambiato in quella stanza. Non aveva mai capito come funzionassero i suoi poteri, non li riusciva ad usare a piacimento come facevano sua madre e sua zia.

E mentre i musicisti intonavano le prime note il suo sguardo si andò a posare su Ryota, suo cugino la guardava, sorrideva per darle forza.  E mentre intonava le prime note sentii qualcosa di diverso dentro di sé. Era una musica malinconica, suonava come una ninna nanna. Conosceva quella musica sin dalla sua infanzia, sua madre gliela aveva cantata così tante volte che l’aveva imparata a memoria.
Raccontava la storia di un giovane spirito libero che per volere degli dei veniva legato ad un altro spirito del mondo degli uomini. I due passavano tante avventure, e lo spirito libero cresceva scoprendo nuove emozioni affezionandosi allo spirito del mondo degli umani, ma più cresceva più il suo potere diventava incontrollabile fino a che non apparve una fenice nera un giorno, sfidando i Kami, richiamò a se lo spirito libero, uccidendo lo spirito del mondo umano.

Quello era il punto della storia che meno preferiva, quella storia non aveva un lieto fine, era piena di mostri e di uomini cattivi che volevano lo spirito libero per sé.

Era come se non ci fosse speranza.

Il suo sguardo si era incupito, tutti i presenti erano stati ammaliati dal suo canto ed Erena si sentiva male, voleva scappare, andare via nelle sue stanze o nel tempio di famiglia, aveva disperatamente bisogno di calma.  Il fuoco accanto a lei iniziò a crescere sempre di più alimentato dai suoi pensieri negativi. L’aveva capito sin da piccola che quella canzone racchiudeva il suo futuro ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo.

Era già stato tutto deciso. La rabbia le ribolliva nelle vene, perché nonostante tutto quello che Ryota stava facendo per lei non avrebbe avuto scampo. Yashayoro Kuroyami sarebbe stato il suo futuro e lei non poteva fare niente per cambiarlo. Fu il fuoco a richiamare la sua attenzione, una fiammata più alta l’aveva sfiorata lasciandola illesa, molti dei presenti si erano avvicinati per soccorrerla stupendosi e lodando la sua fortuna.

Erena si sentiva strana, aveva come la sensazione che dovesse succedere qualcosa e tutti quelle persone vicino a lei non l’aiutavano, non permettevano ai suoi sensi di stare all’erta o di percepire quello che succedeva intorno. Doveva allontanarsi, prendere aria e riordinare lei idee. Si stava per muovere quando una freccia le sfiorò la guancia conficcandosi nella parete.

Tutti i presenti si alzarono, Ryota la raggiunse subito prendendole un braccio e ordinando qualcosa alle guardie.

Tutta la sala era in agitazione e in poco tempo si erano formati piccoli gruppi di persone. Sua madre era con sua zia o suo zio all’interno della sala, le due sorelle sorridevano tra di loro dietro le spalle dello zio, e quei sorrisi fecero gelare il sangue ad Erena.

La situazione stava degenerando.

L’unica persona che restava da sola era l’uomo dalla maschera rossa. Yashayoro Kuroyami era tranquillo, ghignava e soprattutto nei suoi occhi brillava una luce strana, una luce così intensa da farlo sembrare folle. Un brivido le percosse la schiena, Erena si divincolò dalla presa di suo cugino e andò verso il balcone, doveva capire cosa stesse succedendo, perché qualcosa di brutto stava per accadere e lei era totalmente impreparata.

Piccole fiaccole rette da uomini vestiti di nero che portavano uno strano vessillo, sulle loro uniformi, avevano superato il muro di cinta e ora si stavano pericolosamente avvicinando alla grande sala.

Erena corse dentro e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni:
« CI STANNO ATTACCANDO! » Ryota l’aveva presa e portata all’interno mentre velocemente i servi chiudevano le finestre e aprivano le porte per far sgomberare la sala, si erano poi ritrovati in una sala più piccola dove si tenevano le riunioni dei ministri.

Il panico era scoppiato nella sala.

Erena si guardava da ogni parte stretta tra le braccia di suo cugino, tutti i pretendenti discutevano su cosa fare, c’era chi sbraitava e chi era pronto a combattere, chi se ne voleva andare via rinunciando alla sfida, chi ancora proponeva cose indecenti, come arrendersi e vedere cosa volevano gli invasori.

Le urla degli assalitori si mischiavano a quella dei suoi servi e dei suoi soldati che cercavano di respingerli. La sua gente stava rischiando la morte per proteggere il suo palazzo.

Strinse forte la veste di Ryota e la lasciò andare per poi portarsi al centro della sala.
Aveva fatto una promessa e avrebbe mantenuto quella promessa anche a costo della sua vita
Avrebbe dimostrato a tutti di che pasta era fatta la figlia di Tenjiro Shikea7!




Angolo autrice:
Era da tanto tempo che non aggiornavo questa storia, quasi un’anno!
Ora perdonatemi la pessima battuta ma non sapevo come iniziare questo angolo autrice! E si, l’aggiornamento di novembre e dicembre sono saltati alla grande, ma ho una valida spiegazione per questo: sono stata presa dall’accademia, vi giuro ho cercato di dare il massimo, di restare in pari con il programma ( senza perdere una lezione o l’altra) per avere momenti per scrivere e aggiornare le storie!
Spero di essere più costante e di aggiornare almeno una volta al mese o al massimo due (dipende dagli impegni e dalle altre storie, averne tanti in corso è un po’ una “ sforutna ”, ma adesso entrerò nel vivo della sessione per cui farò i salti mortali!)
Detto questo spero che il capitolo vi piaccia, è uscito un po’ più lungo del previsto, ma sono felice così! Finalmente ho rivelato qualcosa di più sulla famiglia di Erena e Ryota, spero che vi piaccia e se volete lasciate anche un commento! Risponderò appena possibile!
Intanto grazie a pinkykawaii  per aver commentato il secondo capitolo! Grazie di cuore!
E in ogni capitolo abbiamo superato le cento letture! Sono contenta che le persone leggano questa storia, ci tengo, anche per tutte le ricerche che faccio ogni volta perdendo il conto di tutti i punti che devo mettere! 
Ora per non disturbarvi ulteriolmente vi lascio un paio di precisazioni, che servono sempre gne, sono da ricondurre ai numeri che si trovano sopra le parole!
  1. Più ricca dell’imperatore stesso a poco: diciamo che questa è stata una decisione presa su due piedi, molto probabilemente durante l’epoca Sengoku esistevano veramente famiglia che possedevano più ricchezze dell’imperatore, non ci sono molti dati storici, gli shogun si distruggevano e si creavano in continuazione in quel periodo di guerre, era quidni molto facile essere famiglie potenti che venivano eliminate o alle quali veniva ridimensionata la richezza, però era un dettaglio che mi piaceva molto e ho voluto lasciarlo!
  2. Sapeva che amava gli uomini: ho deciso che una piccola componente yaoi ci deve essere nella storia e poi vi giuro, non riesco a non immaginare Ryota se non con un uomo! Spero di riuscire a trattare bene questo argomento, l’uomosessualità nella storia spesso era mal vista e spero di riuscire a rendere la realtà dell’epoca senza essere costretta a camuffarla.
  3. Elmo con la luna crescente: ebbene si, dopo una attenta revisione e dopo aver cercato in ogni possibile sito sul giappone e sulla storia del giappone, ho deciso che per Masamune calza di più la luna crescente. Diciamo che questa scelta è stata dettata un po’ da came l’anime ha reso il personaggio e da quello che ho letto su di lui, la luna crescente l’ho inteso come un modo per mostrare che la sua storia e leggenda sta per iniziare, al contrario quella calante dava un senso negativo ( anche se poteva benissimo essere inteso per i suoi nemici), sono ancora molto combattuta per questo benedetto elmo! Prima o poi giungerò a qualcosa. 
  4. Yashayoro Kuroyami: finalmente vi ho mostrato il cattivo della storia! Si! Non stavo più nella pelle, anche percè ci ho penato a causa sua! Il nome è un gioco di parole, Yasha significa « diavolo notturno »,  Yoro « oscuro », Kuro « nero » e Yami « Oscurità »,  diciamolo mi sono lascianta andare con le cose oscure XD
  5. Sakazuki: Si tratta del più antico tipo di coppa per sake, il sakazuki (盃) ha un’apertura molto ampia ed è la scelta preferita durante le cerimonie. Poco profondo ma teatrale, questa coppa viene solitamente portata alla bocca con due mani, una che regge il sakazuki da sotto mentre l’altra di lato, quando si utilizza il sakazuki, l’etichetta vuole che si versi per l’altra persona e che si accetti reciprocamente l’offerta dell’altra persona di versare. Questa usanza è una forma di empatia per esprimere non solo l’ospitalità ma anche capire i bisogni e i piaceri degli altri. Ne esitono molti altri, e non vedo l’ora di utilizzarli nelle descrizioni!
  6. accogliere ragazze come lei: anche qua sarà una mia piccola sfida personale, voglio rendere palpabile il disaggio che Erena prova per i propri poteri, spero di riuscirci!
  7. Tenjiro Shikea: piccolo tributo ad un’altra opera che sto amando in questo periodo, Demon Slyaer o Kimetsu no Yodai! Un piccolo omaggio a Tanjiro, non potevo mettere il suo nome, ma almeno uno che lo richiamasse. Naturalmente è un personaggio inventato, se è realmente esistito è solo una pura coincidenza!
Ci vediamo al prossimo capitolo
Happy
   
 
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