BREVE STORIA DEL PICCOLO REGNO
Venne un giorno in cui l’idilliaco equilibrio vacillò.
Dopo un lungo viaggio, dal remoto Sud giunse un principe
dalle vesti sontuose e il modo di fare alquanto superbo; colui era seguito da
un grande esercito e le sue insegne raffiguravano un rapace intento a dilaniare
un coniglio.
Gli abitanti dei Piccoli Regni restarono interdetti e tanti
Re lo invitarono al loro desco, ma egli non era giunto per tergiversare. Le sue
spade si fecero valere, imponendosi immediatamente su tutti i sudditi inermi.
Quell’estate non vide gli uomini della valle occuparsi dei
frutti, e nemmeno i vecchi ben disposti a raccontare qualche storia sull’uscio
di casa; essi erano diventati schiavi del tiranno, che aveva conquistato tutti
i Piccoli Regni della valle in meno di tre mesi.
Tutti i pacifici sovrani erano stati catturati, imprigionati
e successivamente costretti a diventare i servi del Re del Sud; essi portarono
il peso delle pietre con cui fu costruito un nuovo e sfarzoso palazzo
imperiale.
I Regni divennero parte di un Impero, e i sudditi divennero
schiavi.
Nessuno sapeva però che il superbo e spietato Re proveniente
dal Sud aveva nelle vene l’indole bellica, essendo discendente dei cosiddetti
Conquistatori, giunti nel meridione da terre ancora più meridionali mettendole
in ginocchio e rendendole schiave. Egli, che adesso si faceva chiamare
semplicemente Imperatore, aveva quella mentalità e niente e nessuno poteva
mutarla.
Suo padre l’aveva cresciuto combattendo e non voleva
rinunciare alla guerra.
La sete di potere l’aveva portato a lasciare le terre paterne
per portare avanti un’avventura nuova, come avevano fatto i suoi antenati
diverso tempo addietro. Era acciecato da questa rabbia primordiale e quelle
persone inadatte alle armi lo facevano ridere forte.
Li trattò da guitti, facendoli schernire dai suoi fedeli
soldati, alcuni dei quali erano anche imparentati con lui. Infatti, nella sua
guardia personale erano inclusi i quattro spietati fratelli minori che
l’avevano seguito alla ricerca di gloria e di fama. Essi erano ancora più
bigotti del maggiore e non avevano rimorsi nella loro ferocia.
Durante quella misera estate, diressero tutti i loro sforzi
nel distruggere i ricchi frutteti dei Piccoli Regni, e ciò in vista
dell’inverno, senza ascoltare le suppliche degli inermi sudditi, che invece si
erano sempre scaldati con i resti delle potature autunnali e non con i tronchi.
I Conquistatori non vollero ascoltare, mentre il loro
fratello maggiore già si crogiolava tra immense ricchezze.
E così venne il primo inverno da trascorrere in schiavitù per
i popoli della valle, e quell’inverno fu lunghissimo, fatto di fame e di
freddo.
Quando tornò l’estate, gli uomini ormai senza diritti furono
impiegati nello scavare pozzi per fornire acqua corrente alla reggia imperiale,
così non ci fu raccolto se non quel poco di radici che le donne riuscirono a
far essiccare.
L’inverno successivo fu ancora peggiore e la gente morì a
frotte, soprattutto i bambini e gli anziani.
Immerso nei suoi agi, l’Imperatore lo trascorse tuttavia
molto bene, senza importarsi degli schiavi. I suoi fratelli l’attorniavano e si
divertivano più di lui, scaldati dai tronchi degli alberi da frutto, che
continuamente crepitavano nei grandi camini in pietra. Mai la loro esistenza
era stata così facile.
Il terzo inverno dopo la conquista fu però rovinoso anche per
la corte imperiale, giacché gli alberi da frutto erano finiti e non c’era più
un solo albero da abbattere per scaldarsi.
Gli schiavi superstiti avevano lavorato all’estrazione di
minerali utili alla forgiatura di nuove armi, e non c’era stato tempo per
mandarli tra i boschi delle montagne a raccogliere legname.
Ci provarono l’estate successiva, ma quei boschi erano così
lontani e gli schiavi così provati, magri e stanchi che fu tutto inutile.
Solo allora la sua attenzione si focalizzò sull’unico Regno
vicino con cui finora non aveva mai avuto contatti; quello della Montagna.