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Autore: Elgul1    18/01/2020    9 recensioni
In un mondo popolato da esseri sovrumani sta alla polizia cercare di garantire una sorta d'equilibrio, ma quando è la legge ad essere braccata, chi si occupa dell'ordine? Un nemico invisibile inizia a dare la caccia ad ogni eroe che lotta per la giustizia e la polizia brancola nel buio più totale. Starà a Steve e una squadra di agenti scelti scoprire chi si nasconde dietro queste morti brutali e i motivi che guidano il killer verso un piano malvagio e ambizioso.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Steve si risvegliò ormai erano passate diverse ore e, la prima cosa che vide, fu il soffito dell'ospedale in cui era stato portato.
" Ben svegliato." Disse Alex accanto al letto e fissandolo.
" Grazie mille." Rispose lui senza alzarsi visto che, dalla schiena, sentiva un dolore lancinante.
" No, sono io che ti devo ringraziare invece." Dichiarò Alex apertamente e serio. " Sei riuscito a trovare il killer e anche il suo mandante..."
" Se vi avessi avvertiti prima o altro avremmo qualcosa tra le mani anzichè non avere niente però." Replicò Steve dispiaciuto conscio che, dopo quell'esplosione, poco e niente si era salvato.
" La scientifica sta ancora setacciando il sito distrutto forse troveremo qualcosa ma sarà comunque meglio di niente." Rispose Alex.
 " Thomas e Shoan come stanno?" Domandò preoccupato per i due.
" Shoan sta dormendo sempre spossato ed è sotto osservazione. Thomas, invece, è bello che pimpante ma sta facendo un check-up completo." Mormorò.
" Ne hanno passate di ogni lì. Spero che si riprendano vivamente." Borbottò nonostante anche lui fosse in condizioni pietose. " Vedrai che sarà così. Speriamo che, questo incubo, sia davvero finito..." Ammise Alex. " Adesso ti lascio stare meglio che tu riposi." Annunciò facendo per andarsene.
" Ehi comandante..." Disse Steve fermandolo sulla soglia. " Il fascicolo..." Sussurrò ricordandogli l'accordo che, quasi due mesi fa, avevano fatto. " Distruggilo, ti prego." Lo implorò l'ex agente disteso a letto.
Alex annuì senza dire niente e poi, una volta uscito, lascio Steve da solo a contemplare il vuoto.


tre settimane dopo


Steve fissò con sguardo profondo la tomba che aveva davanti. Nel corso di quei due anni non si era mai presentato alla tomba di Matthew gli era sempre mancato il coraggio di presentarsi li ma, adesso, finalmente lo aveva trovato.
 " Non mi aspettavo di vederti qui." Disse una voce inconfondibile per lui alle sue spalle.
" Lo so, nemmeno io credevo avrei mai avuto il fegato di presentarmi." Rispose voltandosi e ritrovandosi faccia a faccia con Erika che lo guardava con due occhi seri. Da dopo la risoluzione del caso non l'aveva più vista e adesso eccola li davanti a lui.
" Perché sei qui? Non sei mai venuto in questi due anni." Chiese la donna incuriosita.
Steve tornò a osservare la tomba per un'istante notando la foto che era stata scelta e di come, il volto di Matthew, fosse sereno e felice distogliendo, dalla sua memoria, la follia che era albergata in lui a causa di uno scienziato pazzo.
"  Già..." Cominciò a dire. " In questi anni temevo di venire qui di fronte al mio più grande sbaglio dinnanzi alla mia colpa..." Posò i fiori che aveva preso al negozietto fuori e li mise davanti alla tomba di marmo.
" Non credo che potrò mai dimenticarmi di quello che ho fatto. Anche se dovessi salvare duecento persone avrò sempre il rimorso per quello che  ho combinato..." Continuò a dirgli fissandola negli occhi senza alcun timore o vergogna. " Non intendo chiederti di smettere di odiarmi oppure di perdonarmi perché, nonostante tutto, nemmeno io riesco a farlo." Concluse infine l uomo. Erika era stata in silenzio ad ascoltare col solo il vento a scuoterle i lunghi capelli sciolti.
" Purtroppo non posso dimenticare quello che hai fatto e nascosto... " Prese a dire la donna severa. " Io non riesco a perdonarti al momento il dolore mi sta distruggendo dentro così come accade due anni fa..." Aggiunse con un tono rattristato. " Forse un giorno tutto questo svanirà ma, fino ad allora, non voglio rivederti Steve." Concluse con le lacrime che gli rigavano gli occhi. Si erano ritrovati e lei lo aveva odiato per poi perdonarlo e, di nuovo, l'odio aveva preso il soppravento. Steve non sapeva cosa rispondere il discorso della donna lo aveva preso in contropiede si aspettava una dichiarazione simile ma non così.
" Allora a presto." Riuscì solamente a dire Steve tendendo la sua mano destra verso di lei che al contrario e lasciandolo di stucco, lo abbracciò forte. " A presto allora..." Mormorò lei staccandosi all'improvviso e poi, con alcune lacrime che calavano ancora, allontanarsi da lui che, rimasto solo, continuò a contemplare la tomba che aveva davanti a sè con fare nostalgico.


-


Joseph fissò, per qualche istante, la piccola valigia che si era fatto in quella mezz'ora. Ormai era passata un mese da quei fatti e si era ristabilito quasi completamente. - Direi che ho preso tutto.- Pensò fra sè e sè pensando al bagaglio leggero che si era preparato.
" Allora alla fine hai deciso." Dichiarò una voce sulla porta che lo lasciò di sasso.
" Lo sapevo che l'avrei dovuta chiudere quella dannata porta." Borbottò fra sè e sè mentre si caricava lo zaino in spalla.
 " Ne sei davvero convinto Joseph?" Domandò Alex serio.
Il giovane annuì. " Mi sono accorto che, nonostante il controllo migliore rispetto a quattro anni fa, ancora ho troppi difetti..." Osservò la sua mano su cui ancora c'erano le cicatrici per l'uso di più poteri insieme. " Abyss e il killer avevano ragione. Con tutti questi poteri riesco a fare troppo poco ho bisogno di migliorare e, forse, un altro viaggio è quello che mi ci vorrà." Concluse con un velo di rammarico nella voce. Alex gli posò una mano sulla spalla destra ma un gesto più da padre che da amico.
 " Sappi che, per qualunque cosa, basta che mi chiami e sarò li per te lo sai questo vero?" Gli disse ricevendo un cenno con la testa. " Pensi di salutare qualcuno stavolta?" Gli chiese ancora mentre, entrambi, uscivano dal piccolo appartamento.
" No, non credo proprio..." Rispose di rimando scuotendo la testa mentre chiudeva a chiave e la metteva nella tasca destra dei jeans. " Lo sai bene quanto odio gli addii non fanno per me." Aggiunse mentre Alex rise piano e scuoteva la testa per l'atteggiamento del suo pupillo.
 " Quanto pensi di stare via? Spero non quanto l'ultima volta." Borbottò di rimando il comandante.
 " Credo che ci vorrà un'po infondo, in questi quattro anni, ho vagato ma c'e molto che non ho visto e voglio recuperare." Rispose mentre scendevano le scale verso il pianoterra.
" Bhe spero che, in questo secondo viaggio, tu trovi le risposte che ti mancano. E che tu possa tornare presto." Mormorò in parte rattristato Alex.
" Non si preoccupi, capo..." Disse con un sorriso tirato Joseph. " Tornerò prima che Tempest vada in pensione." Aggiunse ridacchiando fra sè e sè.
" Ah lo spero vivamente." Annunciò il diretto interessato facendolo voltare di scatto con un sussulto. " Non ti aspettavi di trovarmi qui eh?!" Sbottò dandogli una forte pacca sulla schiena con la mano sano e facendolo barcollare.
" Pensavo che nessuno lo sapesse." Sibilò col dolore del colpo a Alex che rise.
" Forse a qualcuno l'ho detto mi spiace." Rispose ridacchiando il comandante. Joseph stava per replicare quando Will lo anticipò.
" Grazie per quello che hai fatto..." Cominciò a dire lasciando di sasso entrambi gli uomini presenti. " Spero di rivederti presto." Concluse porgendogli la mano destra in segno di un rispetto che, per la prima volta, mostrava al più giovane.
Joseph la fissò per qualche istante per poi declinare. " Stringerò quella mano il giorno in cui sarò in grado di poter sconfiggere un avversario senza il tuo aiuto. Fino a quel momento non voglio." Dichiarò con un sorriso imbarazzato facendo sorridere anche Will. Detto questo Joseph guardò la strada davanti a se dritta ma piena comunque di bivi e tant'altre cose che ancora non riusciva a vedere con un'occhio attento. Si girò verso i due uomini che, a modo loro, lo avevano aiutato a migliorarsi e a capire cosa fare e dopo, come un fulmine, sparì diretto chissà dove.


-


Steve guardava con disappunto il bicchiere che aveva davanti. Aveva contattato sia Shoan, che Walter che Thomas ma, nessuno dei tre, era voluto uscire per chissà quali motivi e, da dopo la risoluzione del caso, le attivita della loro agenzia si erano ridotte e anche di tanto.

 " Al diavolo tutti..." Borbottò fra sè e sè traccanando il liquore in un solo sorso. Forse essere solo, in quel momento della sua vita, era qualcosa che si meritava. Infondo non aveva fatto altro che disgrazie in quei due anni e adesso, il karma, gli faceva pagare il pegno anche se, in un modo piuttosto vile.
" Che ci fai tutto solo qui a bere eh?" Chiese una voce di donna che conosceva fin troppo bene e che prese posto accanto a lui.
" Ehi, non credevo che ci fossi." Rispose con un sorriso tirato a Jennifer che lo fissava.
" E' andata male eh..." Mormorò la ragazza capendo, dal viso di lui, quello che era successo.
Steve annuì. " Per il momento non vuole che ci vediamo forse un giorno..." Rispose sospirando mentre la donna gli metteva la sua mano calda sopra la guancia ruvida. " Per qualunque cosa lo sai che puoi contare su di me vero?" Gli disse di rimando la donna con un velo di dolcezza e preoccupazione nella voce. Steve prese la mano della donna e la strinse.

" Si, lo so." Mormorò con un sorriso sincero che fece arrossire la compagna. " Comunque sono venuta qui anche per darti una cosa..." Gli annunciò rovistando all'interno della sua borsa e tirando fuori una cartolina con sopra una spiaggia. Steve la osservò confuso.
" Chi me la manda?" Chiese lui mentre se la rigirava tra le mani notando l'assenza di mittente e qualsiasi altro messaggio scritto. Jennifer sorrise divertita. " Qualcuno che dovrebbe essere morto e che, al contrario, è più vivo che mai." Gli disse enigmatica mentre, l altro, imprecò pesantamente giurando che si sarebbe vendicato su quel bastardo.


-


" Dici che verrà qui a cercarti? Infondo ormai il messaggio gli sarà arrivato." Disse una giovane donna dai corti capelli corvini.
" Si, credo che, ormai, la lettera gli sia arrivata.... sarà incazzato lo so già." Dichiarò l uomo massiccio con indossò una camicia e alcune fasce per delle ferite che ne circondavano il corpo. " Dire che sei stato fortunato è un eufemismo lo sai?" Gli commentò Karen quasi ridendo.
" Si, ammetto che ho avuto fortuna." Ammise. Quando il fuoco ormai gli aveva circondati se non avesse visto la fessura della porticina segreta da cui arrivava aria sarebbero morti entrambi quella era stata la sola opera buona che quel pazzo di Offel avesse fatto per lui.
" E così è questo il posto in cui vorresti stabilirti Justice?" Domandò abbastanza colpita Karen dal panorama. Davanti a sè, la vastita del mare, sembrava completamente avvilupparla in alto, nel cielo, un sole splendeva e illuminava la spiaggia dorata su cui, i suoi piedi, muovevano i primi passi in quella distesa che lei non aveva mai visto in vita sua.

 " Bhe, non necessariamente..." Rispose lui facendo il vago mentre camminava a fianco a lei col braccio destro ancora ricoperto da bende così come parte della spalla sinistra. " Diciamo che, fino a che non mi sarò ristabilito, vorrei trascorrere in pace e serenita almeno un'po di tempo." Aggiunse. Karen lo guardò un'po storto.
" Non ti facevo così vecchio da voler andare in pensione." Lo rimbeccò la donna lasciando uscire quel briciolo di Knife che, ancora ogni tanto, saltava fuori per punzecchiare il killer che rispose dandogli uno scappelloto sulla testa.
" Ahio! Sei uno stronzo lo sai?!" Gridò la donna facendo un passo indietro.
Justice sorrise divertito. " Se non lo fossi forse non saresti qua con me e non saresti così." Dichiarò lui facendo arrossire e gonfiare le guance della donna. 
" Perché lo hai fatto?" Chiese all'improvviso lei scostando lo sguardo verso il mare e alcuni gabbiani che volavano verso esso.
" Perché ho fatto cosa?" Replicò lui confuso da quella domanda.
" Perchè, nonostante fossi ferito, nonostante sapessi di non farcela sei comunque venuto a salvarmi? Perché ti sei gettato in quella stanza che stava bruciando ma, soprattutto, perché vuoi una come me un'essere difettoso?" Disse tutto d'un fiato. Aveva pensato molto in quella settimana e, quelle domande, ormai non riuscivano a farla dormire. Justice la osservò in silenzio quel suo fisico snello  forse troppo per una super in salute e gli occhi, così magnetici e profondi lo avevano stregato di nuovo.

" E' difficile per me da spiegare..." Cominciò a dirgli mettendosi seduto sulla sabbia calda per via del sole. " Non sono mai stato uno dai pensieri profondi, non sono qualcuno a cui piace molto esternare i propri sentimenti agli altri però..." Gli tese la mano destra. " La sola cosa che posso dirti è che, sei stata la cosa migliore che mi sia capitata nonostante tutti i casini che mi hai causato a suo tempo e poi..." Afferrò la mano della donna con la sua più grande. " Non sei difettosa. Tu sei tu e io sono io due tizi dispersi, due persone che hanno commesso tanti sbagli e che, forse, insieme riusciranno a rimediare." Concluse trascinando la donna verso di se e stringendola. " Ti prometto che, nessuno, ti farà mai più del male." Dichiarò ancora mentre, Karen, mise le mani attorno al collo di lui, e con un largo sorriso vide, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, una vera espressione non piena di rabbia ne di altro ma di qualcosa di diverso che lo rendeva quasi più umano.
" Lo so e grazie." Gli rispose mentre con fare impacciato premeva le sue labbra su di lui mentre le onde colpivano la spiaggia.


-


" Ora che sai questa cosa che intendi fare?" Gli chiese Jennifer mentre entravano in casa di Steve che richiuse la porta.
" Credo che non farò proprio niente..." Le rispose mettendo il telefono sul tavolo. " Infondo ormai vivrà in tranquillita con la sua dolce killer pazza e lo scienziato è stato fermato perciò direi che si merita di restarsene con lei." Concluse. 
-Almeno uno di loro due era riuscito ad ottenere qualcosa.- Pensò fra sè e sè. " Come sei di buon cuore." Disse con fare dolce Jennifer.
" No, non sono di buon cuore." Rispose apertamente lui osservando il cielo dalla finestra che si faceva sempre più buio.
" E cosa sei allora?" Chiese di rimando la rossa curiosa. 
" Sono un uomo che deve ricominciare..." Prese a dire mentre il sole tramontava. " Ho vissuto due anni nel rimpianto, ho vissuto con la responsabilita di quello che ho fatto e che mi divorasse ma, adesso, non voglio più vivere nel rimpianto..." Continuò a dire mentre, da un cassetto, prese una vecchia fotografia con tre persone molte più giovani e scapestrate. " Come Erika è andata avanti io devo fare altrettanto così come sta facendo anche chi ha commesso più peccati di me. Io non sono un super, ne un eroe e ne chissà che altro..." La mise sul tavolo della cucina il posto in cui stava prima di quel malefico giorno. " Io sono solo Steve Britss e, la sola cosa che voglio, è tornare a vivere." Concluse con un largo sorriso girandosi verso Jennifer che, con uno sguardo dolce, annuì e, con un semplice click spense la luce lasciando i due soli nelle tenebre che si erano creati.





ANGOLO DELL'AUTORE: Non ci posso credere di mettere la parola fine a questa mia long durata oltre 50 capitoli dico davvero non ci credo ancora.
Questa storia era nata nel 2015 ed è stata morta per anni prima di entrare nel giardino ma, grazie a voi, l'ho ripresa in mano e migliorata molto più della sua versione originale. Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta, l'hanno messa tra le preferite e l'hanno recensita grazie di cuore.
Spero che questo finale vi piaccia ma mi è sembrata la giusta conclusione ^_^






Scena dopo i saluti.

Il sotteraneo era circondato dall'oscurita se non per qualche candela posta ai lati della stanza che, in maniera spettrale, mostrava dei volti davanti a un tavolo. Un rumore di passi pesanti cominciò a farsi largo lungo la navata della stanza.

" L'hai portato?" Chiese una voce seduta a un tavolo con due profondi occhi bianchi. Il biondo annuì indicando il contenitore rubato a Offel. L uomo sorrise mostrando una dentatura perfetta. " Molto bene la fase uno è completa nonostante le grosse perdite..." Cominciò a dire agli altri lungo il tavolo. " Adesso tocca alla seconda." Dichiarò compiaciuto.

" Quei due dove sono?" Chiese una voce femminile al biondo.
" Hanno detto che volevano fare un giro in città." Rispose semplicemente il biondo.
" Ancora mi domando perché avete voluto liberarli potevamo reclutare chiunque altro tra le nostre fila." Borbottò stizzito una voce più anziana delle altre due sbattendo con rabbia un bastone a terra.

" Forse perché siamo i migliori in quello che facciamo." Rispose una voce proveniente dalle scale. " Torturare, uccidere, convincere le persone a fare quello che non vogliono è il nostro pane quotidiano da sempre." Aggiunse una voce femminile quasi ridendo. " Allora signori..." Cominciò a dire un uomo robusto di mezz'eta dai corti capelli rossi e i vestiti imbrattati di sangue che scendeva le scale.
" Da dove volete che cominciamo?" Concluse una donna dai brillanti occhi violacei e un viso bianco ma, completamente rosso sangue così come tutto il suo vestito.
" Vi prego..." Prese a dire l uomo a capotavola, sedetevi e parleremo del futuro insieme miei cari mietitori di Alfea." Concluse lui pregustando già il caos che, a breve, sarebbe accaduto.


 
   
 
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