Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    24/01/2020    1 recensioni
SPOILER FROZEN 2
La vita dei due regni prosegue serena. Elsa, finalmente, ha scoperto la sua vera identità ed Anna governa sicura il proprio regno. La loro vita sembra proseguire tranquilla tra risate, gioco del mimo del venerdì sera, dialoghi con Kristoff, Sven ed Olaf, tra matrimonio e ricevimenti. La vita però, risulta spesso spesso cattiva e crudele e i protagonisti dovranno essere pronti a superare ogni ostacolo. Governare un regno non sarà più così semplice, fidarsi e andare d'accordo non sarà scontato ma, soprattutto, reagire al dolore si trasformerà nella missione più difficile.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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XXX.
IMPOSSIBILE REAGIRE

 
 
Quella notte pare interminabile. Anna è scossa da bruschi risvegli, ha la pelle sudata e gli incubi le invadono la mente. La regina alterna sogni in cui vede il piccino accanto a sé a scene di disperazione e buio dove lo guarda allontanarsi senza poterlo fermare.

“Anna, tranquilla” dice Kristoff abbracciandola da dietro sentendola tremare per un nuovo brutto sogno.

“Mi sento vuota Kristoff. Non riesco a crederci che sia successo a me!” inizia a piangere la donna nascondendo il volto nel braccio di lui.

Kristoff sospira e sente il cuore in gola, odiandosi per la sua incapacità di aiutarla e reagire.

“Dobbiamo andare avanti Anna, prima lo facciamo e meglio staremo” riesce ad aggiungere lui.

Anna si mette seduta e, appoggiandosi allo schienale del letto, butta fuori tutto ciò che ha in corpo.

“Penso che la mia vita non abbia più un senso Kristoff. Ho superato troppe battaglie, ho visto morire tutte le persone a me più care, ma il mio bambino…il mio bambino non poteva morire! Non poteva! Mi manca già non vederlo nel suo lettino, che si alza e mi guarda con quegli occhioni azzurri! Mi manca il suo profumo, i suoi pianti, i bellissimi momenti in cui mi sorrideva e mi dava la forza per affrontare la giornata lavorativa! Ora non c’è più niente… niente di niente!” inizia a delirare Anna afferrando un oggetto dal comodino e scagliandolo addosso al muro.

Kristoff assiste all’ira di sua moglie, a quella sfumatura di lei che non conosceva e non sapeva come affrontare. Amarsi, in un momento simile, risultava difficile per entrambi. Una parte del loro amore era morto insieme al proprio bambino. In un anno si erano riscoperti amanti, sposi e genitori, trasformando costantemente lo sguardo su diversi tipi di amore: coniugale, passionale e familiare riuscendo a farli combaciare. L’aspetto familiare si era appena sfaldato e Kristoff percepiva un blocco, un ostacolo che mai aveva avvertito prima, che lo frena e lo allontana dal rapporto con sua moglie.

“Quell’oggetto che hai appena scagliato te l’avevo regalato io…” riesce a dire lui dispiaciuto di notare la sua piccola renna di ceramica ridotta in mille pezzi.

“In un momento come questo a te importa di un oggetto?!” risponde acida Anna guardandolo torvo in viso.

Kristoff si limita a non rispondere e, distrutto e stanco dalla situazione, si alza e si prepara per un bagno caldo e riflessivo. Per la prima volta in tutta la sua vita ha voglia di tornare solo e lontano, anche solo per un secondo, dalla moglie che stava diventando una persona a lui sconosciuta.

Elsa aveva trascorso tutta la notte ad Athohallan, svegliandosi di continuo nella speranza di poter avvertire una voce, un soffio di vento, un sospiro, un gesto che le mostrasse Giacomo. Athohallan, invece, appariva più spenta e normale di sempre. L’unico rumore presente era lo scricchiolio del ghiaccio. Per il resto c’era un profondo silenzio.

“Bene, ho capito che non succederà mai” afferma Elsa ormai stanca di aspettare un miracolo e dirigendosi, così, verso l’uscita della grotta.

“Kristoff, dov’è Anna?” chiede Elsa una volta tornata al castello per salutare i parenti.

“Si è alzata, ha dato fuori di matto e si è chiusa nel suo studio. Ha chiesto di essere lasciata da sola…non vuole vedere neanche me” risponde il cognato apatico.

“Tu come stai?” chiede la bionda notando la brutta cera di lui.

“Non ho dormito nulla. Anna ha costanti incubi e mi allontana pesantemente. Stamattina si è messa a scagliare oggetti. Insomma Elsa, come vuoi che stia? Non sono più un papà…mi sento spogliato di tutto ciò che avevo” si confida l’uomo mostrando la sua fragilità e portandosi le mani tra i capelli.

“Proverò a parlare con Anna. Dobbiamo restare uniti Kristoff. Solo insieme possiamo superare questa situazione” lo consola Elsa appoggiando la mano sulla sua spalla.

“Tu dove trovi tutta questa forza? So che Giacomo era un po’ anche tuo figlio” sbotta Kristoff curioso nel notare il coraggio e la forza d’animo della cognata. Elsa, però, non riesce a rispondere.

Ancora una volta preferisce allontanare il dolore e fare finta di niente motivo per cui taglia subito corto sull’argomento.

“Proverò a parlare con Anna. Tu porta pazienza e dalle un po’ di tempo. Sono sicura che si rialzerà” aggiunge Elsa con fare vago, per poi avvicinarsi allo studio della sorella.

Per la prima volta in tutti quegli anni è lei ora che si ritrova davanti a una porta e deve provare a bussare.

“Anna, sei lì?” domanda Elsa dopo aver picchiato le nocche sul portone di legno.

Nessuna risposta.

“Anna ti prego, così non risolvi nulla” ci riprova Elsa delusa di trovare un muro davanti a sé. Lo stesso identico muro che lei, da piccola, aveva sbattuto in faccia alla sorella minore. Elsa avverte una fitta al cuore nel provare, sulla propria pelle, le brutte sensazioni che Anna aveva dovuto sopportare da bambina.

“Ti ricordi? Un tempo bussavi tu alla mia porta. Anche quando sono morti i nostri genitori io sono rimasta chiusa e non ti ho mai aperto. Tu, però, non hai mai perso la speranza e ogni giorno hai continuato a bussare. Sappilo Anna: io, da oggi, farò, lo stesso con te” conclude Elsa per poi allontanarsi sconsolata e triste nel non essere riuscita, per la prima volta nella sua vita, ad entrare in contatto con sua sorella.

Passarono giorni, settimane, mesi…e la vita ad Arendelle si era completamente spenta. La morte di Giacomo aveva portato tristezza e pessimismo anche in tutti gli abitanti che, senza le visite di Anna, senza le feste organizzate dal palazzo, senza più udienze pubbliche, avevano automaticamente cessato ogni forma di gioco e allegria. Niente più musica nelle piazze, nessun mercatino artigianale, case chiuse e silenziose e perfino i bambini si allontanavano in prati lontani per poter esprimere la propria indole.

Anna si era chiusa in sé stessa. Trascorreva le giornate sulla sua scrivania, firmava costantemente documenti, teneva la testa occupata nelle sue mansioni trasformandosi, così, in una perfetta regina che aveva perso, però, ogni tratto della sua magnifica bontà d’animo.

“Anna, la cena è pronta esci!” la chiama Elsa dopo aver bussato alla sua porta, per l’ennesima volta. La sorella maggiore, infatti, fredda e ghiacciata, non aveva comunque infranto la promessa di presentarsi da Anna ogni giorno e invitarla a mostrarsi. Anna, però, usciva dopo parecchi minuti e, senza dire una parola, dava l’ordine di poter mangiare da sola. La regina non voleva farsi vedere da nessuno anche perché, purtroppo, mangiava poco e spesso dava di stomaco arrivando, così, a mostrarsi sempre più pallida, smunta e magra.

“Anna, stavo pensando…perché non provi a mangiare con me domani? Potremmo andare a fare un giro insieme!” propone Kristoff tentando, di nuovo, di iniziare un dialogo con la moglie. In quei mesi, infatti, i due si erano completamente allontanati. Anna non si lasciava più abbracciare, non parlava più, si irritava facilmente e si faceva vedere da lui solo alla sera in cui, dopo aver preso delle erbe rilassanti, si sdraiava a letto e dormiva il più possibile per far passare velocemente il tempo.

“No Kristoff, domani ho un incontro con l’ambasciatore del regno di Zaria” risponde secca Anna sdraiandosi a letto.

“Quando potrai darmi di nuovo attenzioni?” ci riprova Kristoff infilandosi sotto le coperte e avvicinandosi alla moglie. Alcuni secondi e l’uomo, coraggioso e desideroso di riavere con sé la propria consorte, si sporge in avanti cercando di baciarla.

“Che cosa pensi di fare?!” salta in aria la sovrana allontanandolo immediatamente.

“Baciarti magari? Siamo sposati ricordi?!” si altera lui sedendosi sul letto e gesticolando.

“Solo baciarmi?! Tu vuoi sicuramente fare altro!” lo accusa lei con occhi roventi.

“E anche se fosse?! Saranno mesi che non facciamo l’amore, potrebbe renderti meno acida!” risponde arrabbiato lui desideroso, questa volta, di far esplodere una bomba.

“Tu vuoi avere un altro figlio è evidente! Come puoi pensare a una cosa del genere?! Ce l’hai una coscienza?!” urla lei mostrando, ancora una volta, il suo trauma passato.

“Come osi dirmi così?! Ti ricordo che quel giorno l’ho perso anche io il bambino! Era nostro figlio! Nostro…non solo tuo lo capisci questo!? Sono passati tre mesi ormai e io cerco ogni giorno di potermi rialzare, ma per la miseria Anna! Tu sei diversa, sei diventata burbera, chiusa, collerica! Non hai neanche trent’anni e sembra che tu voglia morire domani! Non mangi, dimagrisci, vomiti…non puoi andare avanti così! Io non so più cosa fare per aiutarti!” sbotta lui balzando in piedi furente.

“Potresti iniziare a fare qualcosa per me non entrando nei miei spazi, e lasciandomi dormire” risponde acida lei senza guardarlo in volto e sminuendo tutto il discorso appena esposto.

Kristoff si limita a spalancare la bocca, sbalordito e scioccato di fronte alla freddezza di quella donna che, per colpa di un lutto, si era trasformata in un mostro che non riusciva a debellare.

“Me ne vado a dormire di là…così ti lascio sola, Vostra Maestà” si limita a dire lui arrabbiato, afferrando con forza il suo cuscino e uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Lentamente si stava distruggendo tutto: una famiglia, un castello, un regno e la tanto conquistata felicità.
  
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