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Ad un anno dal nostro allontanamento.
Ame {pioggia}
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Flashback -
La mia faccia è alzata verso
il cielo grigio, i miei occhi fissano un punto indefinito, con una
punta di
malinconia. Sono fatto così, lunatico e con frequenti sbalzi
d’umore.
Eravamo seduti in giardino,
sotto il gazebo, su quella sedia a dondolo talmente grande che noi due,
talmente piccini, c’entravamo in due.
Non so
di preciso che ore sono, se sia notte o mattino,e a dir la
verità non me ne importa.
Tanto
non riesco a dormire.
Ho
sognato quella scena, di quando eravamo piccoli. Mi sembra ieri, e
invece sono
già passati più di sei anni.
Siamo
cresciuti sempre insieme io e te, da bravi gemelli, ognuno faceva le
stesse
cose dell’altro, sebbene sia caratterialmente che fisicamente
eravamo
l’opposto.
La
parte dominante, eri - e sei - tu. Ti ho sempre invidiato per
questo,sai?
Risoluto,
scatenato, anarchico, istintivo. Un’arma impropria e letale.
Come
può una persona che dorme così pacatamente essere
tutto ciò? Ci penso solo
adesso, dopo tutti questi anni.
Mi
scappa una flebile risatina.
Io, da
bravo fratello gemello, mi limitavo a seguirti e appoggiare i tuoi
piani e le
tue idee; non so, forse agli occhi degli altri apparivo come un tipo
superficiale e leggero, strambo, che sorrideva per qualsiasi cosa,
magari pure
un po’ stupido.
Ti ho
sempre voluto bene più che a chiunque altro.
Morirei
per te, si.
Perché
nonostante tutto mi hai sempre trattato in modo speciale, mi hai
manifestato un
affetto che agli altri non hai mai mostrato.
Forse
sei qualcosa di più di un fratello. Un amico, un padre, un
angelo custode o
cos’altro…?
Chissà
perché adesso mi viene l’impulso di prenderti tra
le braccia?
Forse
dovrei andare a rinfrescarmi, già.
Mi alzo
svogliatamente e, senza nemmeno indossare le ciabatte, percorro il
tratto che
vi è dal letto al bagno, passando accanto alla finestra.
Sento un ticchettio
più o meno costante.
Mi
fermo per guardare fuori.
Piove.
Proprio
come quel giorno.
Appoggio
le dita sul vetro. I lampioni all’esterno sono ancora accesi,
ed illuminano il
vetro della finestra che funge da specchio; i miei lunghi capelli
biondi
naturali sono tutti scompigliati.
Tsk. Odio il
disordine, se si tratta dei miei capelli.
Basta,
devo staccarmi da qui. Ma sento come una calamita che mi attrae
saldamente, non
mi vuole lasciare andare.
Starei
qui davanti finché… finché…
finché cosa?
Mi
volto.
Indico
fuori.
Le nubi
pian piano si sfoltiscono, il cielo si rischiara e il paesaggio
circostante
comincia una lenta metamorfosi di colore.
Mi
limito ad annuire.
Mi
abbraccia.
Si, stringimi
più forte.
Fermati,
non respirare sul mio collo.
Voglio
sentire il tuo respiro caldo sulla mia pelle.
No, ti
prego, non guardarmi con bramosia.
Fissami con
quegli occhi dolci e mortali.
Ti stai
avvicinando così pericolosamente, non lo fare…
Ora no,
non baciarmi così impunemente.
Non potrei
voler di più, in questo momento.
Il
tempo è fermo solo per noi due, un amore incestuoso
consumato davanti alla
finestra dalla quale filtra un raggio di sole che scalda i nostri due
corpi, le
cui ali si sono finalmente
dischiuse
senza timore.
Lo
abbiamo sempre desiderato entrambi, vero?
The End.
Da oggi
è un anno che io e te non ci sentiamo, Devit,
e ho voluto pubblicare questa fanfiction che scrissi per te quando ci conoscemmo e
approfondimmo la
nostra amicizia (l'ho modificata un po', perchè dopo 12 mesi
e passa si era arrugginita
un poco).
Se
invece sei giunto qui proprio grazie alla mail… beh, sono contenta. E spero sinceramente che
tu decida di rispondere.
Per
tutti gli altri che hanno letto… spero vi sia piaciuta. *-*
P.S.: ho inserito AU perchè
mentre scrivevo mi sono immaginata il tutto avvenire nella nostra epoca.