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Autore: Abby_da_Edoras    02/02/2020    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo nono

 

We are the dreamers
We rather die so we're alive
We'll always be
Masters of destiny

Like a deer pretty pole
Flesh bitten by trolls

All of this has begun
All of this is ending
Is ending…

(“Masters of Destiny” – Delain)

 

Cosimo, a dirla tutta, non era poi così entusiasta di tenersi Rinaldo in casa, pur sapendo che lo faceva per proteggerlo, ad essere sinceri avrebbe preferito concedergli una nutrita scorta delle guardie medicee e rimandarlo a Palazzo Albizzi… però non lo faceva. Troppe volte aveva preso decisioni sbagliate nella sua vita, decisioni dettate dal suo egoismo che poi avevano portato dolore e sofferenza ad altre persone: pensava soprattutto al fatto che i suoi sospetti verso Lorenzo prima e Marco Bello poi avevano messo in grave pericolo la vita di suo fratello. Non si sarebbe mai potuto perdonare se Lorenzo fosse morto.

E non si sarebbe mai perdonato nemmeno se, a causa della sua negligenza, Pazzi fosse riuscito a uccidere Rinaldo.

Per cui si faceva forza e dava fondo a tutte le sue scorte di pazienza e tolleranza quando vedeva Albizzi gironzolare a Palazzo Medici come se fosse il padrone, lanciando sguardi di disprezzo alle opere d’arte che Cosimo teneva nella sua dimora e brontolando che i soldi dei cittadini vengono sprecati in queste immagini perverse e licenziose… Sì, Rinaldo Albizzi era rimasto il simpaticone di sempre, non è che la compagnia di Giovanni e l’aver rischiato la vita lo avessero cambiato più di tanto!

Tuttavia, c’era qualcosa che Cosimo poteva fare per risolvere più velocemente quella faccenda ed era denunciare Andrea Pazzi una volta per tutte, così nessuno di loro avrebbe corso più pericoli… e Rinaldo se ne sarebbe finalmente tornato a casa sua!

Nei giorni seguenti, si recò al monastero in cui era ospitato Papa Eugenio e portò con sé la lettera che Lorenzo gli aveva consegnato: era una missiva inviata al Duca Visconti, con il quale Pazzi era in combutta. In essa Andrea Pazzi confermava l’accordo che aveva con il Duca di Milano, ossia che avrebbe continuato ad appoggiare la guerra a Roma fino a che Papa Eugenio IV non avesse acconsentito a farlo suo banchiere. Era stato talmente tronfio e arrogante da vantarsi di aver mandato in rovina gli Albizzi e di aver cercato di assassinarli per avere il seggio di Rinaldo alla Signoria e, una volta che questo era stato concesso al mercante di olio Mastro Bredani, di aver fatto ammazzare pure lui! Tra le righe lasciava allegramente intendere che non si sarebbe fatto scrupoli di far uccidere anche il Papa attuale se avesse insistito a non volerlo come banchiere, e che in quel caso il Duca Visconti avrebbe potuto far nominare un Papa a sua scelta.

Leggendo quelle righe, Papa Eugenio era impallidito, consapevole di essersi fidato di una persona malvagia e priva di qualsiasi senso morale. Aveva fatto uccidere un uomo e tentato di eliminarne altri, tra cui il suo caro amico Rinaldo Albizzi e il fratello di Cosimo. Era pronto a consegnare Roma al Duca di Milano, mettendo sul soglio pontificio un Papa che sarebbe stato un burattino nelle mani di Visconti…

“Dunque, Santità” concluse Cosimo, non potendo trattenere un certo sarcasmo, “avevate affermato che il banchiere del Papa non poteva essere un immorale e un assassino. Credete ancora di poter affidare i conti papali ad Andrea Pazzi?”

“Certo che no” mormorò il pontefice, “anzi, vi chiedo perdono, Cosimo, per aver dubitato di voi. Io posso solo esservi grato per aver impegnato il vostro denaro e il vostro prestigio per finanziare l’esercito che sconfiggerà i Visconti e che mi riporterà a Roma. I conti papali resteranno nella Banca Medici, l’unica che ne sia degna.”

Cosimo era soddisfatto, ma aveva ancora un favore da chiedere al Papa.

“Santità, se volete dimostrare la vostra gratitudine non solo a me, ma a tutta Firenze, c’è un’altra cosa che potreste fare…”

Al momento vi lascio nella suspence, saprete presto quale favore aveva chiesto il Medici al Pontefice!

L’esercito del cardinale Vitelleschi, finanziato e rinforzato dal denaro dei Medici, diede inizio ai combattimenti contro l’esercito milanese, facendosi largo con la forza fino a Roma.

Nel frattempo, a Firenze fu convocata una nuova riunione della Signoria, ufficialmente per dare notizie della guerra in corso… ma alla seduta erano presenti, con grandissimo scorno di Pazzi, anche Rinaldo e Ormanno Albizzi e Lorenzo de’ Medici, che si era ristabilito quasi completamente in pochi giorni. E, per sommo spregio, c’era persino Marco Bello!

Il Gonfaloniere Guadagni cercava di mantenere il solito contegno, ma si vedeva che si divertiva un sacco e che non vedeva l’ora di tirar fuori il colpo di scena! Come avevo già scritto tempo fa, negli ultimi tempi le riunioni della Signoria si erano fatte oltremodo interessanti per lui…

“Messeri” esordì, “siamo qui oggi riuniti al Palazzo della Signoria per condividere le buone notizie che ci ha portato Messer Medici. L’esercito che le Banche fiorentine hanno organizzato in appoggio a quello del cardinale Vitelleschi sta ottenendo vittorie su vittorie e siamo certi che, molto presto, Sua Santità Eugenio IV potrà rientrare trionfalmente a Roma.”

Tutti i presenti applaudirono e inneggiarono a Cosimo. Tutti, ovviamente, tranne Andrea Pazzi che era livido di rabbia e lanciava sguardi di fuoco tutto intorno a sé.

“Tuttavia” riprese il Gonfaloniere, con un mezzo sorrisetto, “ho convocato questa riunione oggi anche per portare alla vostra attenzione un documento di grande importanza e gravità che mi è stato consegnato da Cosimo de’ Medici.”

Il salone fu percorso da un mormorio e Pazzi, in particolare, s’innervosì alquanto, anche se cercò di non darlo a vedere intervenendo con la solita spocchia.

“Se è un documento prodotto dai Medici, sarà senz’altro un falso” dichiarò. “Dovremmo rifiutarci di prenderlo in considerazione.”

“E’ curioso che siate proprio voi a dirlo, Messer Pazzi, visto che è una lettera che avete scritto voi stesso!” esclamò trionfante Giovanni, che si era trattenuto fino a quel momento ma adesso non ce la faceva più.

“Volevate una prova che il documento è un falso? Eccovela” ribatté Pazzi, fulminando Giovanni con gli occhi. “E’ un complotto ordito ai miei danni dai Medici, con la complicità di quel perfido ragazzino che mi accusa della rovina della sua famiglia e di quei traditori degli Albizzi!”

“E perché mai io avrei dovuto complottare qualcosa insieme ai Medici, mio caro amico?” intervenne Rinaldo, caustico. “I Medici non sono certo miei alleati e io non ho ancora perdonato Cosimo per ciò che suo padre ha fatto alla mia famiglia. Non avrei alcun motivo di falsificare prove in favore di un Medici.”

Andrea Pazzi restò spiazzato a queste parole. In effetti quello che Rinaldo diceva era vero, lui non era e non sarebbe mai stato un amico dei Medici!

“Cosimo vi sta comunque proteggendo, vi ha concesso le sue guardie per difendervi dall’imboscata e adesso vi ospita nel suo Palazzo, sono sicuro che c’è sotto qualcosa!” replicò Pazzi, senza accorgersi di aver parlato troppo.

“Messer Pazzi, non eravate voi quello che accusava Cosimo de’ Medici di aver ordinato l’agguato agli Albizzi? Ora dite invece che li protegge e che cospira con loro. Non potreste prendere una decisione? Messer Medici è un assassino o trama a vostro danno con gli Albizzi?” gli domandò il Gonfaloniere, sempre più compiaciuto.

“Io… veramente… Messer Guadagni, vi posso assicurare che…” Pazzi pareva non avere nulla da dire, per la prima volta.

“Messer Cosimo ha ricevuto questa lettera da suo fratello Lorenzo, che l’ha prelevata a un vostro sicario, Messer Pazzi” riprese il Gonfaloniere, implacabile. “Per avere questa lettera ha rischiato la vita. La missiva è stata letta anche da Sua Santità, che vi ha apposto la sua firma per garantirne l’autenticità. Vorreste mettere in dubbio anche la buona fede del Papa? Magari accuserete anche lui di congiurare con i Medici e gli Albizzi?”

Andrea Pazzi cercò di arrampicarsi sugli specchi.

“Certo che no, la buona fede di Sua Santità non è in discussione” rispose. “Ma Cosimo de’ Medici lo ha ingannato, con l’aiuto di Albizzi, che è amico di Papa Eugenio da anni. Cosimo non può rinunciare ai conti papali, sarebbe la rovina per la sua famiglia, ed è per questo che ha raggirato Sua Santità!”

“Ripeto la domanda: per quale motivo io avrei dovuto usare la mia amicizia con Papa Eugenio per aiutare i Medici a mantenere i conti papali? A me non importa un bel niente se la loro famiglia va in rovina!” ribatté di nuovo Rinaldo, con un accento particolarmente sincero nella voce. O era un bravissimo attore o stava dicendo la pura verità!

“Adesso basta, Messer Pazzi, le vostre accuse sono ridicole a dir poco e perfino offensive per il nostro Santo Padre!” intervenne il Gonfaloniere in tono tagliente. “La lettera è autentica, porta la vostra firma e il vostro sigillo, e vi accusa di tutte le nefandezze di cui voi avete accusato finora le famiglie Medici e Albizzi. Ne ho abbastanza delle vostre menzogne e adesso leggerò a tutti i presenti questa missiva, in cui voi stesso vi vantate dei vostri crimini e del vostro tradimento!”

Nel salone cadde un silenzio di tomba e nemmeno Pazzi riuscì più a proferire parola. Sapeva di essere stato sconfitto, non avrebbe mai dovuto affidare quella lettera a un sicario qualsiasi, era stato uno sciocco e adesso…

Nessuno osò fiatare mentre il Gonfaloniere leggeva la lettera di Andrea Pazzi, ma gli sguardi dei presenti si posavano sull’uomo, sempre più gelidi mano a mano che i suoi sporchi intrighi venivano alla luce: Pazzi aveva complottato con Albizzi per rovesciare la Signoria e prendere il potere, ma era d’accordo con il Duca Visconti di Milano, del quale invece Rinaldo non voleva sentir parlare, avendolo combattuto anni prima per il predominio su Lucca; perciò Albizzi era stato fatto passare per l’unico traditore di Firenze, mentre Pazzi era apparso come colui che aveva salvato la Repubblica, denunciandolo. L’uomo si vantava di aver ottenuto addirittura il seggio alla Signoria facendo uccidere Mastro Bredani e mettendo Albizzi fuori gioco, pur non riuscendo a eliminarlo per colpa delle guardie medicee, ma si era vendicato facendo ricadere il sospetto dell’attentato sui Medici. Infine, continuava la sua lettera riferendo che avrebbe sostenuto le armate di Visconti a Roma finché Papa Eugenio non si fosse deciso a nominarlo suo banchiere personale.

“Messer Pazzi, avete ancora qualcosa da dire dopo quanto abbiamo appena sentito? Forse volete sostenere di non aver mai scritto questa lettera?” lo provocò il Gonfaloniere.

“Mi fate schifo!” reagì Albizzi, dopo essere venuto a conoscenza anche della parte di storia che ignorava. “Avete fatto passare me per traditore quando voi avreste voluto andare al potere con l’aiuto del Duca Visconti! In quel modo avreste reso Firenze una città satellite di Milano… vergognatevi!”

“Per una volta che vi siete fidato di qualcuno, Messer Albizzi, avete scelto la persona più sbagliata del mondo, io ve l’avevo detto” non poté evitare di dire Giovanni. “Messer Pazzi ha cercato di eliminare tutti quelli che si mettevano tra lui e i suoi loschi scopi, ma finalmente lo abbiamo smascherato!”

“La Signoria dovrà adesso decidere il destino di un simile traditore della patria e cospiratore” dichiarò il Gonfaloniere. “Che cosa propongono i membri?”

Come al solito, nel salone si scatenarono (doveva essere uno dei pochi divertimenti del tempo, quello di proporre condanne esemplari per chiunque capitasse a tiro…): chi urlava che Pazzi meritava la morte, chi proponeva di confiscare i beni a tutta la famiglia e mandare tutti quanti in esilio, chi insisteva per la fustigazione del colpevole nella pubblica piazza, chi gridava in favore del carcere a vita… insomma, ce n’era per tutti i gusti.

Quando si fu abbastanza divertito a sentirli sbraitare, il Gonfaloniere li zittì.

“Vi ringrazio, Messeri, per aver dato il vostro parere sulla questione e vi confesso che anch’io sarei favorevole all’esilio di Andrea Pazzi, la stessa condanna di Rinaldo Albizzi, che, comunque, si è dimostrato meno colpevole di lui” disse, facendo illuminare di soddisfazione Giovanni con le sue parole. “Tuttavia Messer Cosimo mi ha consegnato anche un’altra lettera, questa volta scritta da Sua Santità. Il pontefice chiede espressamente che sia Cosimo de’ Medici a decidere la condanna di Andrea Pazzi, poiché è stato lui ad essere maggiormente danneggiato dalle sue turpi azioni.”

Con buona pace di Mastro Bredani, che forse era stato danneggiato anche più di Cosimo… comunque, ecco qual era il favore speciale che il Medici aveva chiesto a Eugenio IV!

Con un certo disappunto per non poter sfogare i loro istinti sanguinari, i membri della Signoria tacquero e si disposero ad ascoltare la decisione di Cosimo. L’uomo scambiò un’occhiata con Giovanni e fece qualche passo avanti prima di iniziare a parlare.

“Messeri, sono consapevole del fatto che Andrea Pazzi meriterebbe una punizione esemplare” disse in tono deciso, “ma in questi ultimi tempi mi sono reso conto che, alla fine, nessuno di noi può dichiararsi del tutto innocente. Io stesso ho commesso molti atti sbagliati e ho messo a rischio la vita delle persone a me care. Ho voluto prendere esempio dalla clemenza e dalla bontà di Sua Santità e questa è la mia decisione.”

Cosimo fece una pausa ad effetto, da attore consumato, per guadagnarsi ancora di più l’attenzione di tutti i presenti.

“Andrea Pazzi è colpevole, ma non così la sua famiglia. Pertanto, i suoi beni non saranno confiscati, ma resteranno sotto la tutela di un amministratore scelto dalla mia famiglia: i suoi figli, Antonio, Jacopo e Piero*, potranno disporne liberamente una volta raggiunta la maggiore età” riprese. “Ovviamente, perderà il suo seggio alla Signoria, ma questo potrà andare ad uno dei suoi figli, se questo dimostrerà di meritarlo. Sarà tenuto sotto sorveglianza dalle guardie della Repubblica, non gli sarà consentito avere corrispondenza con chicchessia e non potrà mai lasciare Firenze.”

“Sono d’accordo con la decisione di Messer Medici” disse il Gonfaloniere, mentre molti tra i presenti apparivano delusi, perché avrebbero voluto una bella impiccagione o una fustigazione degna di questo nome! “Andrea Pazzi, da oggi in poi non siete più un membro della Signoria, né vi sarà consentito qualsiasi tipo di carriera politica. Dovrete inoltre essere molto grato a Messer Cosimo che vi ha risparmiato la vita, i beni e ha mantenuto l’onore della vostra famiglia: io non sarei stato così clemente e generoso, lo ammetto.”

Il volto livido di Pazzi dimostrava che era tutt’altro che grato a Cosimo de’ Medici, anzi, comprendeva fin troppo bene che la sua vera punizione era restare a Firenze vedendo i Medici prosperare e sapendo perfettamente che tutto ciò che gli restava lo doveva a loro. Peggio di così…

E non era nemmeno finita, quella giornata, che sarebbe rimasta nei ricordi di Andrea Pazzi come la peggiore di tutta la sua esistenza. Giovanni, molto soddisfatto e con un sorrisetto sfrontato dipinto in viso, gli si parò davanti e volle dire la sua.

“Credevo che sarei rimasto deluso da questa punizione, che avrei voluto vedervi morto o comunque scacciato e umiliato, così come fecero i vostri antenati ai miei. Invece ho capito che così è molto meglio” rivelò in tono compiaciuto. “La vostra famiglia non subirà alcun torto, ma voi ne sarete la vergogna. Non sarete condannato per il vostro tradimento, ma dovrete vedere il trionfo dei Medici e la riabilitazione del nome degli Uberti. Credo che anche il mio avo, il grande Farinata, avrebbe voluto questo per voi.”

Ciò detto, gli voltò le spalle e tornò accanto a Rinaldo e alla famiglia Medici.

“Ci sono ancora due questioni da risolvere. La prima è questa: avendo ottenuto le prove che Rinaldo Albizzi aveva sì tentato di rovesciare la Signoria per mettersi a capo di Firenze, ma che non ha mai accettato di svendere la città a un dominatore straniero e che, anzi, proprio per questo è stato ingannato dal vero traditore, propongo che Messer Albizzi non debba più subire l’esilio e che la sua condanna sia revocata. Come si esprime la Signoria in proposito?” chiese il Gonfaloniere.

I membri della Signoria, com’è noto, andavano dove li portava il vento. In quel momento il nemico era Andrea Pazzi, pertanto a nessuno importava più di tanto il destino di Albizzi. La Signoria votò all’unanimità per revocare la condanna all’esilio di Rinaldo: l’uomo sarebbe potuto restare a Firenze e vivere la sua vita come meglio credeva, anche se non avrebbe più potuto ricoprire incarichi politici.

“La seconda questione è: chi prenderà il seggio alla Signoria che è stato tolto a Pazzi?” domandò ancora il Gonfaloniere Guadagni. “Qualcuno ha un candidato da proporre?”

Ancora una volta fu Cosimo a chiedere la parola.

“Se Messer Guadagni me lo permette, vorrei proporre la candidatura di mio figlio Piero” disse, provocando grande stupore in tutti e ancora di più nel giovane Piero, che tutto si sarebbe aspettato meno che quel colpo di scena! “Ho osservato quanto ha fatto per la famiglia in questi ultimi mesi e sono fiero di lui, è ormai pronto per prendere il suo posto al mio fianco. Tuttavia qualcuno potrebbe obiettare che ci sono già io a rappresentare i Medici alla Signoria e che Piero potrà prendere il mio posto quando io mi ritirerò. Se è questo che pensate, allora l’altro mio candidato è Giovanni degli Uberti. Credo che sia giunta l’ora che gli Uberti riprendano il posto che spetta loro a Firenze.”

Forse per la prima volta in vita sua, Giovanni restò senza parole. Lui un membro della Signoria? Il rappresentante della gloriosa eredità degli Uberti nella città che tanto amava? Il ragazzino sfacciato e insolente che tante volte aveva osato interrompere e offendere uomini più potenti e importanti di lui adesso sembrava piccolo e indifeso, le gambe gli tremavano alla prospettiva di prendere su di sé una simile responsabilità.

“Messer Cosimo…” riuscì appena a mormorare, “io non credo che… penso che Piero dovrebbe avere quel seggio, io non… non sono in grado…”

Ma anche Piero scoppiò a ridere. Per lui era sufficiente che il padre lo avesse elogiato davanti a tutta la Signoria, il seggio poteva aspettare, nel frattempo avrebbe partecipato alla vita politica di Firenze seguendo Cosimo e imparando da lui. Era felice che l’amico potesse ricevere un incarico così prestigioso e che fosse lui a riportare in alto il nome degli Uberti.

“Se non ci sono voti contrari, appoggio la candidatura di Giovanni degli Uberti” proclamò il Gonfaloniere e, com’era ovvio, la Signoria approvò all’unanimità (un po’ come si fa al Collegio dei Docenti quando a nessuno frega un accidenti della delibera da approvare…). “Messer Uberti, immagino che, d’ora in poi, dovrete imparare a tenere a freno la lingua e a mostrarvi maggiormente rispettoso: adesso siete un membro della Signoria di Firenze.”

Giovanni era stordito. Tutto era successo così in fretta e… cosa avrebbe dovuto fare d’ora in poi? Come si doveva comportare un membro della Signoria?

Sapeva però che sia Cosimo sia Rinaldo lo avrebbero aiutato a muoversi nell’infido mondo della politica…

Per Andrea Pazzi non poteva andare peggio: smascherato, sbeffeggiato, umiliato, adesso doveva vedere i suoi più acerrimi rivali, i Medici, spadroneggiare su Firenze (e magari mostrarglisi anche riconoscente… MAI!) e, a coronamento di una perfetta giornata di m****, ritrovare il suo seggio usurpato da quell’insopportabile ragazzino, al quale avrebbe così volentieri torto il collo!

Ma non poteva farci niente, quello era il giorno della sua più totale sconfitta e il momento più mortificante e drammatico in tutta la storia della famiglia Pazzi… sì, almeno per quanto riguardava passato e presente!

Con grande soddisfazione di tutti (meno che di uno, ovvio), la riunione della Signoria si concluse.

Fine capitolo nono

 

 

 

 

 

* Andrea Pazzi ebbe quattro figli maschi (uno morto bambino) e tre femmine, che però al tempo non potevano ereditare. Antonio, il maggiore, sarà il padre di Guglielmo e Francesco e morirà nel 1458; Jacopo è il nostro vecchio amico Jacopo Pazzi, quello di cui scriverò ancora molto. Del terzo figlio, Piero, non ho trovato notizia… XD

   
 
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