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Autore: Mikirise    03/02/2020    2 recensioni
Uraraka spesso sbuffa, lamentandosi di Midoriya. Non è giusto, dice, che lui abbia un ragazzo perché gli è letteralmente caduto dal cielo tra le braccia. Non tutti possono essere così fortunati.
E Midoriya la guarda con un'espressione un pochino offesa, mentre si posa una mano sul petto. "Non è stata fortuna!" esclama un giorno. "Ho dovuto controllare la pressione dell'aria e la temperatura e che fosse abbastanza nuvoloso, che i pianeti si allineassero e che mia mamma mi desse la benedizione, poi aspettare pazientemente con le braccia aperte. Non è fortuna. È preparazione."
Uraraka ride a questo punto, dandogli un buffetto sul naso.
Midoriya è davvero cambiato tantissimo dalla prima volta che lo hanno conosciuto.
[vigilantes!au][tododeku][identity porn]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Izuku: shut up, I'm confident now
Todoroki: (Thor's meme) Are you though?

 

 

#6 Calma: La natura di Midoriya Izuku (un deficiente che starebbe meglio internato a un istituto di igiene mentale)!!

Esci di casa, dobbiamo parlare, è il messaggio che gli ha mandato Katsuki al cellulare. E quel deficiente di Deku gli ha risposto: no, per colpa tua sono agli arresti domiciliari, col cazzo che scendo. Allora Katsuki gli ha risposto: vuoi che ti venga a prendere dai capelli? Scendi da quella cazzo di casa. E Deku gli ha risposto: vaffanculo, per colpa tua non posso che uscire se non accompagnato da un adulto. E Katsuki ha ruotato gli occhi e tirato la testa indietro prima di avvicinarsi al suo citofono e iniziare a suonarlo con insistenza. A quel punto, Deku ha scritto: ah, molto maturo. E se ti dicessi che possiamo giocare a questo gioco in due e ti posso ignorare senza problemi? Cosa che ha solo reso il dito di Katsuki più violento nello schiacciare il pulsante del citofono e Deku ha risposto e ha gridato: “Va bene. Ho capito. Va bene.”

Il fatto che debbano parlare non è una bugia. Hanno lasciato un po’ di fatti in sospeso e questa volta Katsuki è calmo e non ha voglia di essere strigliato da All Might, o dal professor Aizawa. Ha deciso che righerà dritto. Soprattutto perché non sono stati tanto questi eroi professionisti a spaventarlo, se non un messaggio monosillabico di Best Jeanist, che lo ha minacciato, praticamente lo ha minacciato, di non ospitarlo più nella sua agenzia. Con un solo: Katsuki-kun. È bastato questo. Katsuki deve essere diventato veramente molto debole, per essere spaventato solo da questo.

Quando Deku è sceso, con due ghiaccioli in mano, gliene ha offerto uno e poi è stato cinque passi lontano da lui. Esattamente cinque. Come se fosse pronto a un qualsiasi tipo di battaglia. E Katsuki ha sospirato e si è detto che in un certo senso se l’è meritata. Se l’è meritata, in effetti, quindi non ha potuto che prendere il ghiacciolo, allontanarsi anche lui (se questo fa sentire questo deficiente più al sicuro tanto vale) e poi fa un cenno con il mento, che Deku imita, prima di appoggiarsi al muro dell’edificio.

“Insomma” inizia con un tono leggermente interrogativo. Morde il ghiacciolo, giocherella con le dita (tremanti)(Katsuki non se ne sarebbe reso conto, prima, ma le dita di Deku stanno effettivamente tremando) e poi ruota gli occhi. (Non mantiene lo sguardo su Katsuki.) “Tu pensi che io stia scherzando con la storia degli arresti domiciliari, ma non sto scherzando. Se arriva qualcuno e mi vede qua fuori, fa la spia con mia madre e non vedrò la luce del sole fino alla laurea.”

“Hai intenzione di rimanere con lei fino a dopo l’università?” chiede Katsuki con una smorfia.

Deku fa una smorfia. “L’università sta a due passi da qui, che bisogno ci sarebbe di... senti.” Sospira, continuando a mangiare il suo ghiacciolo. Poi indica quello di Katsuki. “Se non lo mangi si scioglie.”

“Okay” borbotta lui in risposta, aprendo la confezione. Un ghiacciolo All Might. Ovviamente. Quale altro potrebbe aver portato giù o tenere in casa? Quando erano piccoli anche ne portava alcuni per sé e gli altri. Katsuki li odiava. Deku diceva sempre che li faceva la sua mamma. Perché aveva imparato la giusta quantità da mettere di acqua e sciroppo e aveva degli stampini a forma di All Might. Katsuki detestava questi ghiaccioli. Ma. Questo non sembra uno di quelli fatti da Midoriya-san. Per adesso va bene.

“Chi ti ha dato la mia email?” chiede Deku, indicandolo con il ghiacciolo. “Sono abbastanza sicuro di aver cambiato il mio contatto dopo le medie.”

Katsuki gli lancia un’occhiata, prima guardare il suo telefono e poi scrollare le spalle. “Kirishima” risponde semplicemente.

Deku annuisce. “So di chi non mi devo fidare, adesso” mormora con un’espressione seria. Poi sbuffa una risata e si guarda intorno. “Se non hai niente da dirmi, penso di dover salire, prima che la signora dell’appartamento accanto al mio faccia la spia” dice un po’ più ad alta voce, con il ghiacciolo in bocca, pronto a salire di nuovo le scale del palazzo.

“Tu hai detto” lo ferma Katsuki. Deku si gira verso di lui, sbattendo velocemente le palpebre. “Hai detto che mi consideravi tuo amico” completa. Non sta mangiando il ghiacciolo e gli si sta sciogliendo tra le dita, ma non è questa la cosa importante adesso. “Quando? Perché è una cosa che mi perseguita. Quando? E soprattutto perché? Io non...” Katsuki sbuffa e si passerebbe una mano trai capelli, se non fossero così appiccicose per colpa del ghiacciolo di Deku. “Io non ti ho mai considerato così. Quindi -mi chiedevo solo il perché.”

Deku assottiglia lo sguardo. Lo sta affrontando. Lo sta misurando. “Che risposta vuoi, Kacchan?” gli chiede, prima di tornare al ghiacciolo. “Perché ti ammiravo? Perché eri forte? Perché eravamo due ragazzini? Perché io non lo so. Lo facevo e basta. Non ho mai pensato di poter decidere a chi voler bene. Ti volevo bene e basta.”

Katsuki aggrotta le sopracciglia ed è lui ad abbassare lo sguardo, questa volta. “Ma io ti ho fatto male” sussurra, ricordando le urla di Deku al parco, una settimana fa. Diceva tante cose. Diceva delle cose e poi finivano con e tu mi hai fatto male. Ti volevo bene e tu mi hai fatto male. Ti consideravo mio amico e tu mi hai fatto male. C’era una nota di tradimento, in quelle parole. E quella rabbia -Katsuki non ha mai visto Deku arrabbiato. Mai per davvero. Nemmeno da piccoli. Nemmeno quando gli faceva le cose più cattive. Lui di solito sopportava. Piangeva, sì. Poi sorrideva. Non si arrabbiava mai. A guardarlo adesso...

Deku scrolla le spalle all’ultima frase di Katsuki, come per dire che sono cose che succedono, come per dire che non è esattamente un problema così grande. In effetti, adesso Katsuki riesce a riconoscere il bambino che aveva incontrato tanto tempo fa. Quello a cui aveva rubato la palla, quello a cui ha dato un soprannome dispregiativo, quello che portava i ghiaccioli lo stesso e lo ascoltava mentre parlava di sua mamma. Non sembra arrabbiato. Non sembra nemmeno essersi arreso alla vita o a Katsuki, però. Sembra solo -superiore a questa conversazione, come se non lo toccasse. Cazzo se lo fa arrabbiare, quando fa così.

“Se non lo volevi quel ghiacciolo non lo aprivi, però” mormora ancora Deku. Poi dà un ultimo morso al suo ghiacciolo e controlla il bastoncino. “Ho perso.” Sospira, stringendo il bastoncino in una mano. “Davvero. Se c’è qualcosa che mi vuoi dire, me la potresti dire in fretta? So che noi due siamo oltre la cortesia, e per questo te lo dico chiaro e tondo: questa cosa è un po’ imbarazzante e vorrei non aumentare la mia punizione. Se faccio arrabbiare mamma ancora una volta non mi permetterà di andare al cinema a guardare il nuovo documentario su All Might.”

“Tu sei il pupillo di All Might” gli ricorda Katsuki.

“Sto provando a vincere i biglietti gratis, ma è veramente un’impresa” continua Deku, come se non lo avesse nemmeno sentito. “Nell’ultima settimana ne avrò mangiato quattro scatole e ancora niente. Non posso perdermi la prima del film documentario di All Might, con tanto di interviste in esclusiva, per colpa tua.”

“Ma tu, All Might, non lo vedi tutti i giorni?”

“Non penso tu capisca il punto” decreta Deku, con una smorfia. “Quindi se vuoi dirmi qualcosa, fai in fretta.”

“Non mi dare ordini.”

“Non mi dare motivi per farlo” ribatte Deku. Sembra di no, ma sta ancora tremando. Sta ancora a metri di distanza da Katsuki. È ancora impaurito, anche se non sembra. Katsuki riesce a percepirlo. Deku muove le mani, per invitarlo a parlare e Katsuki arriccia le labbra.

Il motivo per cui è qui è Best Jeanist. Sì, certo, un po’ per quel messaggio. Ma soprattutto per quello che gli ha insegnato. Soprattutto per tutte quelle cose che ha detto e che ha fatto e che gli ha voluto far capire. La storia del posto sicuro. La storia del rapporto con gli altri. E il senso di colpa. Katsuki non ha mai provato senso di colpa. “Voglio rimediare” mormora, con le sopracciglia aggrottate.

“A cosa?” chiede Deku, come se non conoscesse la loro storia. Lo fa incazzare. Gli fa venire voglia di riempirgli la faccia di pugni e tirarlo giù dal quarto piano dell’edificio. Gli fa venire voglia di gridargli contro e mangiarselo e risputarselo. Gli fa venire voglia di buttarlo per terra e poi scomparire. Far finta di niente. “Ci sono tante cose a cui rimediare” continua Deku. “Al tuo esame pratico alla UA, ad esempio. Oppure all’aver mentito a Red Riot, perché sicuramente non ti avrebbe dato il mio numero, se avesse scoperto il nostro passato. Oppure, potresti voler rimediare, non lo so, ai danni che abbiamo fatto al parco. All’altalena a dondolo che i bambini non possono più usare perché l’hai letteralmente fatta esplodere. Vedi? Ci sono tante cose a cui vorresti poter rimediare. Non posso decidere io, o intuire io a quale ti stai riferendo.”

“Mi stai facendo incazzare” lo avverte.

Deku scrolla di nuovo le spalle. “La rabbia fa parte delle vita” dice, semplicemente. Poi fa un’espressione strana, come se le cose fossero cambiate da un momento all’altro e ci fosse stato un passaggio che Katsuki non potrà mai capire. “Non fa poi così tanto parte di me, però. Quindi, vedi?, anche io vorrei che tu rimediassi. Vorrei rimediare con te. Ma se non mi dici a cosa, non possiamo farlo.”

Katsuki lancia un’occhiata al ghiacciolo che Deku gli ha dato. Si sta sciogliendo. Gli sta lasciando la mano appiccicosa. A che cosa, chiede Deku. A cosa vuole rimediare Katsuki. “Tu sei sempre stato più fortunato di me” inizia a bassa voce. Rigira tra le mani il ghiacciolo, mantiene le sopracciglia aggrottate. “Avevi un posto sicuro a cui tornare, sempre. Hai sempre avuto una madre. Hai sempre avuto qualcuno che ti appoggiava. E dopo un po’ alle persone piacevi sempre. Mi davi sui nervi. Perché piacevi anche a me. Io invece...” Katsuki stringe i pugni. Il ghiacciolo gocciola sul cemento. “Ma io ho sempre avuto una cosa in più di te. Io sono sempre stato forte. Sempre. Più forte di te. Più talentoso di te. Sono sempre stato migliore di te. E poi tu hai avuto -potevamo rimanere così. Tu avevi la mamma e io avevo l’Unicità. Non sarebbe stato equilibrato?”

“Col cazzo” risponde Deku, sbuffando una risata nervosa. “Non sarebbe stato equilibrato. Non puoi essere arrabbiato con me perché ho un’Unicità adesso. Dai. So che sai di cosa stiamo parlando, qui. Non divagare”

“Non è una questione di Unicità. È una questione di forza. Ero io quello forte. Dovevo essere io quello forte. Tu sei fortunato. Non puoi essere anche forte. Perché provi sempre a portarmelo via? Perché provi sempre a... Tu sei quello fortunato, quindi...”

“Io sono fortunato” ripete Deku, passandosi una mano sul viso. Sospira, scuotendo la testa. “Per mia mamma. Ma ti rendi conto che non ho nient’altro?”

“Tu hai All Might.”

“Sono una delusione per All Might!” gli risponde Deku, aprendo le braccia e alzando leggermente la voce. Poi prende un respiro profondo e scuote di nuovo la testa. Sta chiudendo qualcosa nella sua testa, per fare in modo che non entri nella conversazione tra lui e Katsuki. Riconosce quell’espressione. “Senti” gli dice. “Io sono arrivato alla conclusione che io e te -dove ci sei tu, ci sono io. E dove ci sono io, ci sei tu. E non possiamo fare finta di niente. Ovunque io vada, tu mi ricordi quanto sono inutile, quanto sono impotente, quanto io non riesca a... tu ci sei. E forse è anche ora di accettarlo. Non sono fatto per portare rancore. Non riesco a farlo. E per me sei ancora un amico di infanzia. Una persona a cui posso volere bene. Quindi. Dimmi. Cosa vuoi da me, Kacchan? Vuoi redenzione? Vuoi perdono? Vuoi amicizia? Perché io non lo so. Vieni cercando di farmi sentire in colpa per quello che ho. Tu ai miei occhi hai sempre avuto tutto. So che non è così, ma era così per me. E ti avrei dato tutto, tutto quanto, quando ti consideravo mio amico. Bastava che tu me lo chiedessi. Ma tu non hai mai chiesto. Hai solo preso. Mi hai solo fatto male. Per una volta nella tua vita, fammi questo favore. Dimmi cosa vuoi. Rendimi le cose facili.”

Katsuki deglutisce. Il ghiacciolo continua a gocciolare. “Voglio solo rimediare” risponde. “Ricominciare da capo.”

“E io cosa c’entro?” chiede ancora Deku. “Ti devo dare la mia benedizione? Okay, sì, certo, ecco la mia benedizione.” Fa un gesto con la mano, come se volesse dargli qualcosa, gettarglielo addosso. “Vai e fai del bene. Redimiti. Ecco. Hai quello che volevi da me. Era questo, no?”

“No.” Katsuki lo guarda, lo misura. Deku non sembra arrabbiato. Sembra frustrato, sì, sembra a disagio, impaurito, come sempre, ma non sembra arrabbiato con lui. Perché non lo è? Perché non si arrabbia? “Ovunque io vada ci sei tu che mi ricordi quanto sono inutile, quanto sono impotente e quanto io non riesca a custodire niente di buono nella mia vita. È a questo che voglio rimediare. Perché tu mi hai detto che mi volevi bene. È a questo che volevo rimediare.”

Deku rimane in silenzio per qualche secondo e Katsuki sente che potrebbe scoppiare a piangere, come un idiota, testa di cazzo. Gli pizzica il naso. Distoglie lo sguardo e continua a fissare il ghiacciolo mezzo sciolto.

Katsuki non ha mai pensato alle sue relazioni con gli altri in termini di affetto. Sta imparando a farlo adesso. Grazie a persone come Kirishima e anche a eroi come Best Jeanist. È stupido e ancora molto imbarazzante. Quando Best Jeanist lo ha fatto sedere e gli ha pettinato i capelli, parlando di capelli ribelli dalla radice, Katsuki ha pensato per la prima volta in un anno intero a Deku, che diceva che sua mamma gli pettinava i capelli e che era un gesto di affetto dei genitori verso i figli. È per questo che ha provato a liberarsi poi di quella pettinatura, è per questo che aveva provato a ribellarsi ulteriormente. Era un gesto di affetto, dato da un completo estraneo e Katsuki detesta questo tipo di cose. Almeno. Diceva di detestarle. In realtà, gli piace essere trattato come un ragazzino da Best Jeanist, perché nessuno lo ha mai trattato così. E nessuno si è mai preso la briga di sgridarlo, o di correggerlo, o di insegnargli qualcosa. Non per davvero.

Poi Deku è iniziato ad apparire intorno alla scuola. Intorno ai suoi compagni di classe. Intorno ai professori. E a Katsuki non piace il senso di colpa. A Katsuki non piace sentirsi in questo modo. Non capiva che cosa stesse succedendo. Era frustrato. I progressi che aveva fatto in quella settimana di apprendistato li aveva mandati a ‘fanculo e ha provato ad affrontare da solo All Might, senza collaborare con nessuno, nonostante gli avessero dato l’opzione di scegliere un compagno, e rimanendo in infermeria per un pomeriggio intero.

Katsuki non è abituato a pensare alle persone in termine di affetto, ma per colpa di Kirishima e Best Jeanist, adesso, sente come se fosse diventato più debole. Sente come se quell’affetto fosse centrale. Importante. E sentendo quelle parole ferite di Deku, si è sentito in colpa. E vuole rimediare. Vuole davvero farlo. Sente di doverlo fare.

“Tu” inizia Deku, ma la voce si spezza e lui deve schiarirsi la gola. “Tu vuoi indietro la nostra amicizia” finisce, alzando entrambe le sopracciglia e rimanendo con la bocca semi-aperta. “Oh... o-okay.”

“Che cosa?”

“Ho detto: okay” ripete Deku, scrollando le spalle. “Non sono davvero fatto per il rancore, te l’ho detto. E, come cosa, mi rende abbastanza felice. Un anno fa non avevo tanti amici e adesso ho indietro anche un amico di infanzia. Mi sembra davvero un buon finale. Solo che a questo devo mettere una condizione.”

Katsuki non capisce molto bene che cosa stia succedendo. Si guarda intorno. Poi guarda Deku, le sue braccia fasciate e gli sembra tutto d’un tratto un pazzo. Un folle. Che cosa ha detto?

“Devi chiedermi scusa” continua Deku, con un sorriso sereno e il dito indice alzato, a indicare la sua unica condizione. “In realtà, credo dovesse essere una cosa spontanea e probabilmente detta così non so se avrà lo stesso effetto catartico per entrambi, ma in fondo sarebbe solo un rituale. Per mettere i puntini sulle i e altre cose del genere. Voglio che mi chiedi scusa. So che non potresti più fare le cose che hai fatto e so che io ora posso difendermi, alla fine, ti ho fatto il culo, l’ultima volta, ma vorrei sentirtelo dire. Per chiuderla. Per non pensarci più. Alla fine, adesso io capisco meglio te, tu capisci meglio me... possiamo davvero ricominciare da capo. In effetti è eccitante.”

“Mi prendi per il culo?”

“Di solito, alle tue spalle” risponde Deku senza battere ciglio. “Ma adesso no. Sono davvero felice. Ma voglio davvero le tue scuse.”

“Perché?”

“Sto imparando a mettere dei confini a quello che gli altri fanno a me” risponde Deku pensieroso. “E tu sei l’unica persona che mi ha lasciato una cicatrice, quindi...”

“No” sbuffa Katsuki frustrato. “Perché ne sei felice?”

Deku alza un lato delle labbra. “Perché potrei avere indietro un amico” risponde semplicemente, scrollando le spalle.

Katsuki lo fissa. Deku è un pazzo. Lui non lo avrebbe mai perdonato, a ruoli invertiti. Avrebbe covato rabbia per tutta la sua vita. Avrebbe trovato un modo per fargli del male emotivo, almeno. E invece questo pazzo ha deciso di accoglierlo a braccia aperte, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse l’unica sua opzione.

Katsuki ricorda che -anche questo gli dà sui nervi, di Deku. Che è gentile. Che riesce ad accettare tutto. Anche se trema. Anche se ha paura. Riesce ad accettare tutto. Non è giusto. Non lo può aiutare nel mondo in cui si trovano. Questa sua gentilezza. È debolezza. Non gli avrebbe portato nulla di buono. Non poteva certo farlo, quando Deku era un senza Unicità. Ora forse è più più protetto.

Katsuki ha sempre pensato che Deku sarebbe morto presto, per questo. Lui è gentile. Nella sua gentilezza dà un’opportunità a tutti. Anche a chi rovina tutto. Anche a chi gli ha fatto male, ancora e ancora. Anche a chi non se lo merita.

“Scusa” mormora, con i pugni chiusi. “Per tutto quello che ho fatto. Per averti fatto male. Scusami.”

Il sorriso di Deku si amplia e Katsuki lo vede mentre alza anche un pochino il mento. “Eh, vabbè, roba passata” esclama. “Ti ho perdonato mesi fa. Rimaniamo amici.” Gli tremano ancora le dita.

Deku può averlo perdonato, ma gli tremano ancora le dita, e non si è avvicinato a Katsuki, nemmeno di un passo. Lui sa di meritarselo e sa che la fiducia non si costruisce di nuovo in pochissimo tempo, non basta una chiacchierata, sa che Deku forse crede in quello che sta dicendo, ma che la memoria del suo corpo sarà difficile da cancellare. Sa che dovrà essere paziente. Ma...

È come se si fosse tolto un peso dalle spalle a Katsuki. Il perdono di Deku potrà anche essere solo parziale, ma è come se lo stesse rendendo libero. Come se stesse rendendo liberi entrambi, per qualche motivo. Deku sorride. Il ghiacciolo si scioglie. Katsuki vorrebbe piangere, ma non lo farà. Almeno, proverà a non farlo. Lo giura. Non vuole mica piangere davanti a un noto piagnucolone. Sarebbe -imbarazzante, anche se sono amici, adesso.

“Ora che siamo amici, posso finalmente parlarti del mio dramma sentimentale” continua Deku, unendo le mani. “Lo vuoi sentire? Allora c’è questa persona che mi conosce sia come me-me che come me-vigilante e...”

“Non voglio saperlo” lo interrompe Katsuki, alzando una mano per fargli segno di fermarsi.

Deku arriccia il naso. “Hai ragione, meglio parlarne in un posto privato. Sali in casa?”

“No.”

“Allora devo per forza parlarne qui” mormora Deku, pensieroso. “Okay, non importa. Allora, stavo dicendo, questa persona potrebbe avermi baciato, ma non come me-me, come...”

“Sei stato baciato?” chiede Katsuki indignato.

“Perché? Tu no?” chiede Deku a sua volta, sempre tenendo un’espressione pensierosa. Poi torna a sorridere trionfalmente. “Allora ti ho battuto di nuovo.”

Katsuki sente un nervo pulsargli sulla tempia, mentre alza il pugno. “Vieni qui e vediamo chi batte chi.”

Deku fa una smorfia. “No grazie. Sono già in castigo per colpa tua.”

“Continui a ripeterlo.”

“Sei un pessimo ascoltatore, ti sto parlando dei miei problemi. Allora, dov’ero...? Ah, sì. Ti ho battuto perché io sono stato baciato e tu invece no.”

“Senti, piccolo stronzo...”

“Ma non sei il figlio di Inko?” chiede una voce di una signora da sinistra. E Deku sbarra gli occhi, mentre Katsuki si gira verso la signora. “Izuku-chan, giusto?”

Deku chiude gli occhi, neanche stesse dando l’ultimo saluto al sole e alla sua libertà. Motivo per cui Katsuki ruota gli occhi e si posa una mano sul petto. La signora deve averlo riconosciuto e non è possibile, vista la posizione che abbia visto così bene Deku. Forse soltanto i capelli, non può esserne sicura. “No, signora” risponde con un tono annoiato. “Io sono Bakugou Katsuki.” Deku ne approfitta per correre su per le scale a una velocità disumana (come ha fatto Katsuki a metterci così tanto a capire che è il Coniglio Lunare?)(Davvero.)(Chi non lo ha capito pur conoscendolo deve essere un idiota.) “Sono venuto per salutare i Midoriya, ma mi hanno detto che il figlio è in punizione.”

“Un grattacapo dopo l’altro, quel ragazzo” mormora la signora, avvicinandoglisi. Poi si guarda intorno, per cercare Deku. Aggrotta le sopracciglia, quando non lo vede. Deku ormai deve essere sulla rampa di scale del suo appartamento. Magari non avrà problemi. “Strano.” La signora dà un buffetto sulla guancia di Katsuki. “Non farti trascinare da lui, giovanotto. Non fa altro che portare guai.”

Eh. Come se Katsuki non lo sapesse già.

Ed eppure, finalmente, sente di essere calmo.

Deku gli ha regalato la calma.


 

#6 Calma: Le mani di Midoriya Izuku!! (di nuovo)

Shouto ha sentito come se tutto il mondo intorno a lui fosse completamente, inesorabilmente bloccato. Come se non riuscisse a sentire nulla, come se tutto fosse, per qualche motivo, filtrato dalla sua testa. Ogni rumore è tenue, ogni rumore è indecifrabile. È come se non facesse parte del mondo. Ed eppure è lì. Ha le mani che gli sudano. Doveva chiedere a Fuyumi e Natsuo di accompagnarlo. Ha chiesto soltanto a Izuku. Forse non è stato giusto chiederglielo -no, aspetta. Non è stato lui a chiederglielo.

Izuku gli ha dato tre ghiaccioli, gli ha detto che se gli vuole bene li avrebbe mangiati e che avevano bisogno di biglietti gratuiti, per andare a vedere il film documentario su All Might. È arrivato ad averne due, il che è un problema, perché loro sono quattro e quindi deve vincere altri due biglietti per andare tutti insieme al cinema. Quando Shouto gli ha detto che avrebbe potuto comprare lui i biglietti, ché tanto può spendere i soldi di Endeavor quando vuole, e Izuku lo ha guardato, prima di ruotare gli occhi e dirgli che, uh, beh, sì, anche lui potrebbe comprare i biglietti per il film documentario su All Might. Ma non tutti possono vincere i biglietti per il film documentario su All Might. Shouto deve dire di non aver trovato nessuna falla in questo ragionamento. E ha iniziato a mangiare i ghiaccioli.

L’aura di Izuku è cambiata, da quel giorno all’ospedale. Shouto non sa spiegarlo. Sa solo che è molto diversa e che non è un male. Sembra più leggero. È più facile che guardi le persone negli occhi. Certo, ci sono momenti in cui non risponde, ha una faccia che sembra essere privata di ogni vita, prima di tornare a sorridere, e parla di più. Parla davvero molto di più. Balbetta di meno. Diventa rosso con la stessa frequenza. Si nasconde il viso quasi quotidianamente. Ma sembra davvero molto più leggero. E gli ha detto, con un sorriso e cinque ghiaccioli in mano: se hai paura di andare da solo, a trovare tua mamma, posso venire con te.

Natsuo e Fuyumi non gli hanno mai chiesto se volesse qualcuno accanto, quando andava all’ospedale, e provava ad andare a trovare sua mamma. Non pensa che non lo abbiano fatto perché non gli vogliono bene (non capisce che sentimenti provino i suoi fratelli nei suoi confronti, a dire la verità), ma probabilmente avranno pensato che lui volesse affrontare sua mamma da solo. Cosa che lui vuole fare. Vuole parlare con sua mamma da solo. Solo loro due, solo quello che è successo tra loro. Ma non voleva arrivare alla porta da solo. Voleva qualcuno accanto prima. E non sapeva come chiederlo. Perché -avere opinioni e sentimenti è già difficile. Chiedere cose agli altri seguendo i propri sentimenti e le proprie opinioni, è ancora più difficile.

E tutto sembra essere davvero molto, molto, confuso, in questo momento.

Visto che Izuku è ancora agli arresti domiciliari, è stato accompagnato da Koichi, che con fare abbastanza impacciato, ha provato a dare loro più spazio possibile, tenendosi lontano di qualche metro. Sembra di avere una guardia del corpo sempre alle calcagna e Izuku ogni tanto si gira verso di lui e gli fa un cenno con la mano, probabilmente per salutarlo, mentre sorride.

Il taglio sulla fronte è ancora lì, nascosto dalla fasciatura. Izuku ha le mani piene di cerotti perché a quanto pare, durante la sua rissa ha sbattuto contro un dondolo, che è esploso e gli ha tagliato gran parte della pelle sulle mani. Le fasciature sulle braccia. I capelli spettinati. Arriccia il naso più spesso. Guarda verso l’alto. E sorride molto verso Shouto, che non può fare che ringraziarlo. Anche se solo mentalmente, perché dopo il terzo grazie consecutivo non può davvero dire di essere a suo agio a dirlo.

Dietro quella porta c’è sua madre. La mamma dei Todoroki. Todoroki Rei.

Izuku funge da ancora. In questi ultimi mesi hanno creato davvero un posto protetto. Lui, Iida, Uraraka, Yaoyoruzu, Tsuyu. Hanno creato un posto protetto a cui Shouto può tornare. Tornare ancora e ancora e ancora. Per sentirsi al sicuro. Per ricominciare. Forse avrebbe voluto che fossero tutti quanti qui, a dirgli di respirare profondamente e che tutto sarebbe andato bene. Ma avere Izuku soltanto per lui almeno per una volta, che non sia rubata a un incontro di gruppo, che non sia un momento furtivo mentre tutti vanno via -è piacevole. Gli piace stare con Izuku. Gli è sempre piaciuto. Gli è sempre piaciuto sentirlo parlare e gli è sempre piaciuto conoscere delle cose di lui che gli altri non possono sapere.

Come la storia della raccolta differenziata.

Come la storia dell’essere il modello di Haneyama.

Come la storia della lite con lo zio, che non è riuscito a sistemare.

Sono quelle cose che nessun altro sa di Izuku. Che lo fa sentire un pochino più vicino a lui. Come quelle storie che Shouto non è riuscito a dire ad alta voce, che ha solo balbettato, ma che conosce solo Izuku. Solo Izuku poteva accompagnarlo in questo stranamente silenzioso, troppo grande, troppo opprimente ospedale.

Sono davanti alla sua porta (lo stesso numero di quella di Izuku di qualche settimana prima)(piano diverso) e a Shouto stanno iniziando a sudare le mani. Si è sistemato il colletto un paio di volte. Ha pensato di andarsene via il doppio delle volte. Ma Izuku lo guarda con la testa leggermente inclinata e Shouto non sa se può trovare il coraggio di dirgli che non può vedere sua mamma. Che sua mamma è -e quindi lui dovrebbe tornarsene a casa. Sì. Ecco. A casa. Potrebbe anche offrire quei ghiaccioli a Izuku, per scusarsi, perché lui probabilmente ha pregato e supplicato Midoriya-san per poter essere lì e Shouto ha praticamente... ma Izuku gli prende le mani.

Shouto sente come la sua mente vada in bianco. Le mani gli stavano sudando, ma Izuku gliele ha prese. Poi ha girato una mano, per potergliela tenere come se stessero per attraversare una strada, come se dovessero camminare da qualche parte insieme e si gira verso la stanza della mamma di Shouto. Gli vengono in mente le parole del Coniglio Lunare. Degli amici che si tengono per mano per dare coraggio. E sente come tutto il caldo che aveva prima, le mani sudate e la base del collo bollente, mentre guarda Izuku che a sua volta guarda quella porta chiusa, scompaia, rimpiazzato da una leggera freschezza. (È lui.)(È Shouto che ha abbassato la temperatura.)(Sono i sentimenti che prova per Izuku che lo rendono più fresco.)

“Cosa le dirai?” chiede Izuku, girandosi di nuovo verso di lui. “Cosa le vuoi raccontare?”

Shouto ci pensa un po’. La mano di Izuku è stretta e sicura. I cerotti la rendono un po’ inconstante nella temperatura, ma non importa. (Perché gli è venuto in mente il Coniglio Lunare?)(Di nuovo?). “Voglio raccontare dei miei amici, te e gli altri. Le voglio dire che ho incontrato delle persone straordinarie.” Sorride, prima di abbassare lo sguardo. “E le voglio chiedere scusa.”

“Perché?” chiede Izuku, con le sopracciglia aggrottate. “Perché chiedere scusa?”

“Perché ho intenzione di usare il fuoco, d’ora in poi” mormora, prima di deglutire. “Ho intenzione di farlo da un po’, in realtà. Ho fatto male a un amico, con questo fuoco, è vero, ma, quando l’ho fatto invece di arrabbiarsi con me, mi ha detto che per controllare qualcosa devi usare quella cosa. E io all’inizio non ho capito ma -e poi ho pensato che voglio essere un eroe.” Shouto annuisce piano, e guarda dritto negli occhi Izuku, prima di dire: “Voglio essere il tuo eroe.”

Izuku ci mette un po’ a elaborare. O il suo corpo è molto lento e ci ha messo un po’ a elaborare. Per mezzo secondo è rimasto a guardare Shouto, per poi arrossire dalla base del collo fino alla punta delle orecchie. Anche la sua mano diventa più calda. E, con quella libera, di mano, quella che non tiene la mano di Shouto, si nasconde il viso, abbassando lo sguardo e giocherellando con il cerotto sopra il taglio sulla fronte. Shouto lo ammira in silenzio, prima di tornare a fissare la porta.

“E, per esserlo, voglio dare tutto. Anche le parti che non mi piacciono. Anche le parti che disgustano mia madre. Per aiutarti a proteggerti. Per aiutare tutti. Tu...” Shouto si inumidisce le labbra. “Tu mi hai accettato. L’amico che ho bruciato mi ha perdonato. Forse quindi -forse anche lei mi potrebbe accettare e perdonare.”

La porta è sempre chiusa e nessuna di queste parole è ancora stata detta alla mamma. Shouto ha rimandato e rimandato e rimandato. Shouto non ha il coraggio di dirglielo. Ma ormai ha parlato con Izuku. E ormai ha preso una sua decisione. E ormai non può più tornare indietro.

“Andrà bene, Shouto-kun” lo assicura Izuku, lasciandogli andare la mano. Shouto vorrebbe tenerla per un altro po’. Un altro pochino. “Io sarò qua fuori ad aspettarti.”

Izuku gli ha donato la calma.


 

#6 Calma: Come un adolescente normale!!

Izuku ha passato le ultime due settimane a mangiare ghiaccioli e farli sciogliere in vassoi per poi rifarli congelare nel congelatore e poi li ha distribuiti sotto casa, perché non poteva, davvero, non poteva ingurgitare così tanti coloranti da solo e darli ai suoi amici e controllare ogni singolo bastoncino, e ha dovuto anche seguire degli allenamenti speciali per non sentirsi troppo gonfio e non perdere la forma, rinchiuso in camera sua perché non importa quanto preghi e supplichi in ginocchio la mamma, lei continua a non volere che lui esca di casa se non per fare le cose che farebbe un adolescente normale e allenarsi per diventare eroe, a quanto pare, non rientra nelle routine del diventare eroe. Sta di nuovo farfugliando. Però. Quello che voleva dire era: ci ha messo due settimane, tanti allenamenti nascosti e un paio di litigate con dei bambini di sei anni, ma alla fine ha vinto quattro biglietti per vedere il film documentario su All Might.

Uravity-san ha inclinato un po’ la testa, quando le ha dato il suo biglietto. Ha detto: “Noi All Might lo vediamo tutti i giorni. Non dovevi spingerti a tanto.” E Izuku ha dovuto ripetere che non stava capendo il punto.

Nessuno sembra capire il punto.

Ma non importa. Ormai ha i quattro biglietti e nessuno si può mettere in mezzo. Tranne Haneyama-san, che gli ricorda che lei non pagherà un biglietto per vedere un documentario di vita e morte e miracoli di All Might. Non se Izuku non sta pagando. (Koichi-nii era in casa, quando Izuku ha annunciato che sarebbe andato al cinema a vedere All Might: Rising, ed è scoppiato a piangere perché quel giorno doveva lavorare.)(Ha chiesto a Izuku di spostare il giorno dell’uscita, così lo avrebbe accompagnato lui, ma...)(Izuku gli ha spiegato che è stato il giorno che gli ha dato sua mamma, e che quindi non era a lui che doveva chiedere, se non alla spaventosa e imprevedibile Midoriya Inko-san.)(Koichi-nii ha desistito immediatamente.) Quindi. Di nuovo a mangiare ghiaccioli e litigare con bambini e controllare bastoncini. Niente. Niente di niente.

È già stata una fortuna che ne avesse vinti quattro, alla fine. Non poteva pensare di vincerne addirittura cinque. (O sei. )(Per Koichi-nii.) Haneyama-san ha quindi detto che non si sarebbe dovuto preoccupare. Che avrebbero potuto fare a metà per l’ultimo biglietto, così tutto sarebbe uscito alla pari. Izuku paga. Haneyama-san paga. E Izuku ha continuato a ripetere che nessuno di loro riusciva a capire il punto, ma almeno Haneyama-san ha cercato di venirgli incontro. Quindi, anche se con un po’ di malumore, Izuku ha accettato. E doveva capirlo però che era una trappola.

Arrivati al cinema, Haneyama-san ha detto di non aver portato il portafoglio e che quindi non poteva pagare la sua metà di biglietto. (Ed era una bugia, perché poi ha contribuito con i pop-corn, e Izuku stava per perdere la testa.) Morale della storia, Midoriya Izuku ha vinto quattro biglietti per All Might: Rising e ne ha dovuto pagare uno. Nessuno sembra aver capito il punto. (E Haneyama-san è davvero troppo dispettosa, per l’età che ha.)

Izuku vorrebbe dire di aver tenuto il broncio per più di cinque minuti, ma non lo ha fatto. Quando si è ricordato di star andando al cinema con le persone a cui più vuole bene, ha perso ogni interesse nel punto che voleva fare e ha sorriso e si è sentito davvero tanto bene. Ha discusso su quale snack fosse meglio prendere, ad esempio. (ha vietato categoricamente le bibite nella prima metà del film, perché è sicuro che qualcuno, non vuole fare nomi, non farà davvero nomi, Tenya-kun, ha la vescica piccola e si potrebbe perdere dei pezzi di film e sarebbe davvero inaccettabile.)(I popcorn vanno bene, sì, ma ha visto tantissime persone strozzarsi coi popcorn e non prestare attenzione al film.)(Se qualcuno avesse preso delle patatine croccanti e si fosse seduto accanto a lui, aveva giurato, era pronto a giurare, che gli avrebbe reso la vita difficile.)(Uravity-san è scoppiata a ridere, chiedendo immediatamente delle patatine fritte croccanti, un bibitone da un litro, solo per lei e dei popcorn.)(Haneyama-san ha preso Izuku dal colletto e lo ha tirato indietro, mormorando un Calmati, piccolo tiranno.)(Tenya-kun è scoppiato a ridere.)(Shouto-kun sorrideva.)(E Izuku ha detto che lui li aveva avvertiti.)

Il film era spettacolare.

Uravity-san si è persa almeno venti minuti di film, perché è dovuta correre in bagno, ma il film era davvero bello. E Izuku se lo è goduto dall’inizio alla fine. Senza nemmeno doversi muovere per andare in bagno, quindi benissimo. Tranne per due momenti, in cui è stato distratto.

La prima volta, lo ammette, è stata colpa sua. Ha avuto un -All Might la chiamerebbe una ricaduta. Izuku non è sicuro di questo. Negli ultimi tempi, in realtà, aveva pensato di essere un pochino più abituato a certi rumori e certe situazioni. Stare in classe ed essere diventato amico di persone come Harada-kun e Yamamoto-kun lo avrebbe dovuto aiutare a ricordarsi che dei rumori forti non sono collegati soltanto alle esplosioni e al dolore. Era diventato davvero più bravo a essere razionale, in momenti del genere. Ma la situazione in un cinema è un po’ diversa. Intorno a lui ci sono tante persone. Ed è tutto buio. E forse Izuku era un po’ troppo preso dal film, perché, beh, quando c’è stata un’esplosione (e dentro c’era All Might e sembrava essere in pericolo e Izuku non sapeva che cosa fare e tutto sembrava perduto) Izuku ha sbattuto le palpebre e ha avuto difficoltà a respirare. Tutto gli sembrava troppo caldo. Voleva uscire dalla sala. Era terrorizzato. E la sua mente aveva perso ogni traccia di razionalità. Ha cercato disperatamente un’ancora. Si è guardato intorno. Lo ha cercato, perché aveva detto che sarebbe stato lì.

Lo ha cercato.

Aveva promesso.

Izuku lo ha cercato.

Ha trovato Shouto-kun.

Shouto-kun, molto gentilmente, ha posato la mano con il palmo all’insù sul bracciolo.

Izuku ci ha messo davvero un po’ troppo per rendersene conto, okay, ma quando ha visto un’ancora, una specie di via di fuga, l’ha presa. E non sapeva quanto fosse bello, ma è davvero tanto bello quando un amico ti dà forza in questo modo. E le mani di Shouto-kun erano fresche, fredde abbastanza da ristabilire l’equilibrio termico almeno nella mano di Izuku (spera che non stesse sudando.)(Oh no)(I bambini odiavano quando teneva loro la mano)(perché sudava)(probabilmente stava sudando.)(Bene.)(Shouto-kun adesso sarà sicuramente disgustato da lui.)(Questa cosa non lo stava calmando per niente.)(Fantastico.)

Shouto-kun si è avvicinato per potergli parlare all’orecchio E Izuku ha mosso un pochino la testa, per renderglielo più facile. Sicuramente gli avrebbe detto qualcosa sulle mani sudate. Izuku lo può sopportare, come lo può non sopportare. Quindi. Ha chiuso gli occhi e lo ha sentito sussurrargli all’orecchio: “Sembri essere più sereno, ultimamente.”

E quindi Izuku si è girato verso di lui e ha detto: “Sto guardando il film, Shouto-kun.” Solo per poi rendersi conto di quanto fosse in effetti vicino al viso di Shouto-kun e sentire un’immensa confusione e le orecchie diventargli calde (e la mano di Shouto-kun che tiene stretta la sua) e quindi girarsi di nuovo verso lo schermo del cinema, mentre Shouto-kun sbuffava una risata (e Izuku la sente, praticamente.)(La sente sulla pelle)(Questa situazione è davvero ridicola.)(Gli ha ricordato le labbra fresche di Shouto-kun.)(Gli ha ricordato quella notte.)(Gli ha ricordato quel bacio.)(E non va bene.)

Ha perso almeno mezz’ora di film, per questo. Un vero peccato, perché in quel momento si parlava del periodo all’estero di All Might, e quindi di tutto il supporto scientifico che aveva avuto e...

La seconda volta che è stato distratto, non è stata per niente colpa sua. Haneyama-san doveva starsi annoiando. E infatti ha sbadigliato e Izuku le ha lanciato un’occhiataccia, a cui Haneyama-san ha risposto con un sorriso e un: “Aw, scusa, piccoletto.” Poi ha arricciato le labbra, muovendo gli occhiali. “Vuoi che ti tenga anche io per mano?”

E questa deve essere la sua punizione per essere stato così tanto felice di venire al cinema coi suoi amici. Deve essere questo. Izuku ha perso almeno dieci minuti di film, perché, ugh, doveva nascondere il viso e concentrarsi sul far aprire un buco sotto di lui e, finalmente, morire.

Davvero. Nessuno sembrava aver capito il punto di quest’uscita. Ma va bene anche così. Si è detto che va bene anche così. Ha comunque dovuto fare la domanda per la prossima volta e quindi ha chiesto: “La prossima volta posso portare una persona?”

E nessuno ha detto niente in contrario a quest’idea. Quindi va tutto a meraviglia. Spera. Crede.

 

#6 Calma: Bakugou Katsuki entra nella chat!!

Quando Izuku ha detto, in tutta fretta, prima di essere trascinato via da Haneyama, che gli sarebbe piaciuto invitare una persona la prossima volta che sarebbero usciti (l’ultimo giorno prima dell’inizio delle lezioni), sinceramente, Shouto e anche gli altri, pensavano che parlasse di uno dei suoi compagni di classe. Forse il ragazzo davvero molto alto. O forse il ragazzo davvero molto basso. Poteva anche star parlando della ragazza che indossa sempre gonne lunghe e che ogni tanto hanno incontrato nell’appartamento dei Midoriya, mentre discuteva con anche troppo fervore di qualche cosa che suonava vagamente scientifica. Pensavano che avesse chiesto il permesso per questo. Pensavano che avrebbe invitato un suo compagno di classe o un vecchio amico.

Quindi, quando Izuku è arrivato, accompagnato da un imbronciatissimo e arrabbiatissimo Bakugou Katsuki, Shouto ha sbattuto le palpebre e si è girato verso Iida, per capire se avesse visto arrivare una situazione del genere. E Uraraka ha solo aperto la bocca, prima di alzare le mani e scuotere leggermente la testa, chiedendo: “Quindi voi due vi conoscete per davvero.” Che in effetti è una buona domanda, per iniziare.

Izuku ha solo sorriso e scrollato le spalle, in risposta.

Se si conoscessero o no, e quale sia il loro rapporto adesso, sembra essere una cosa abbastanza complicata da capire. Ad esempio, Izuku con Iida e Uraraka, e anche con Shouto, è un ragazzo molto fisico. Ha dato loro baci sulle guance e li tiene per mano molto spesso. La distanza tra loro quando si siedono è minima e non ha problemi a condividere tutto con loro. Con Bakugou, per qualche motivo, è diverso. Izuku tiene le distanze. Si siede un po’ più lontano. Lo ha visto prendere il cucchiaio e allontanarlo da Bakugou e fa di tutto per non toccarlo nemmeno per sbaglio. E poi c’è anche...

Quando si siedono alla bakery e Izuku ordina un gelato, appena la cameriera va via, Bakugou, seduto esattamente davanti a Izuku, accanto a Iida, alza un lato delle labbra e gli dice: “Tra ghiaccioli e gelati, penso proprio che perderai i muscoli.”

E Izuku ha sbattuto lentamente le palpebre, prima di puntargli contro il dito e sibilargli contro un: “Vaffanculo, Kacchan.” Che fa scoppiare a ridere Bakugou, ma che lascia Shouto, Iida e Uraraka con la bocca aperta perché, beh, conoscono Izuku da mesi e non lo hanno mai, e deve dire proprio mai, dire qualcosa di maleducato, qualcosa di aggressivo, qualcosa di offensivo.

Shouto e Uraraka si scambiano uno sguardo e, davvero, questa è una situazione più che nuova. Shouto si sente leggermente fuori sincrono. Di solito sa come comportarsi con Izuku. Ma Bakugou ha portato delle variabili sconosciute che, a quanto pare, hanno cambiato il risultato delle equazioni. (È anche ridicolo che dei ragazzi di quindici anni ci rimangano così male per una singola parolaccia.)(Se non fosse per la naturalezza con cui Izuku ha insultato qualcuno.)(Va davvero... tutto bene?)(In più, Shouto ricorda quella volta, davanti alla UA.)(Non possono essere in buoni rapporti.)(C’è davvero qualcosa che non va.)(Forse dovrebbe...)

Iida alza le sopracciglia e si gira verso Bakugou. “Non sono sicuro che tu sia una buona influenza per Midoriya-kun” gli dice, e dovrebbe essere una battuta. Detta da qualsiasi altra persona, questa frase sarebbe stata una battuta, ma Iida è dannatamente serio e Bakugou, alza un sopracciglio.

“Sei in ritardo di qualche anno, se pensi che Deku non dica parolacce.”

Deku?” chiede Uraraka, girandosi verso Izuku, con le sopracciglia aggrottate.

“Lui me ne ha insegnato qualcuna, in effetti” continua Bakugou, portandosi una mano sotto il mento.

“Avevo paura che il tuo lessico non si sarebbe mai ampliato, se non ti avessi dato una mano” mormora in risposta Izuku, incrociando le braccia e tirandosi indietro. “Muori, merda, Deku” conta sulla punta delle dita. “Sempre le stesse tre parole, ancora e ancora. Mi sono davvero preoccupato per te.”

“Che cosa hai detto?” chiede Bakugou alzandosi in piedi, con un pugno già pronto e un’espressione che potrebbe spaventare chiunque. Izuku si tira un po’ indietro, ma la sua espressione rimane calma. “Muori, Deku, brutta merda.”

“Vedi?” esclama Izuku, con un gesto della mano. “Muori, Deku, merda. Te ne ho insegnate altre, Kacchan. Per favore, usale.”

Probabilmente Bakugou a questo punto vuole davvero dare un pugno o far esplodere qualcosa (Izuku), ma Iida lo tira giù dalla maglietta, facendolo sedere, con un tonfo, e, per quanto sia teso, Izuku non si muove di un millimetro, anzi. Controlla il suo cellulare, sbloccandolo per controllare un messaggio, prima di tornare ad affrontare Bakugou con un sorriso.

Shouto se ne rende conto perché è il più vicino tra loro. A Izuku tremano le dita. Quando prende il cellulare, ci mette un po’ a premere sulle icone giuste, perché il dito non vuole stare fermo e anche il suo respiro è irregolare. Deve esserci un motivo per questa discrepanza tra il comportamento di Izuku e la reazione del suo corpo. Shouto non capisce quale sia, il motivo. Non capisce nemmeno perché abbia deciso di portare Bakugou con sé, se lo fa sentire così tanto a disagio. Se attiva il suo istinto di combattimento. (Izuku sta, consciamente o inconsciamente, provocando Bakugou.)(Sta provando a farlo arrabbiare.)(Shouto non capisce, ma lo vede.)

“Voi quindi vi conoscete da molto?” chiede Uraraka, indicandoli. “Non penso di avervi visto parlare al campo delle Pussycat.”

Bakugou sbuffa, e, per qualche motivo, sembra sgonfiarsi, mentre incrocia le braccia e affonda nel divanetto della bakery. Ed è di nuovo Izuku a sorridere e affacciarsi per poter guardare Uraraka, mentre risponde. “È un po’ complicato” inizia, con mezzo sorriso. “Ma diciamo che noi due ci conosciamo da sempre.”

“Siete fratelli?” scherza Shouto con un tono monocorde. E, l’aver soltanto parlato, attira l’attenzione e gli occhi di Izuku su di lui. Shouto sa che qualcosa stona in questo loro rapporto. Non sa fino a che punto può metterci il naso, però. Non sa cosa potrebbe far arrabbiare o frustrare Izuku, se lo facesse. Quindi aspetterà che sia lui a chiederglielo. A chiedergli di aiutarlo.

Bakugou ruota gli occhi. Izuku arriccia le labbra. “Sono sicuro che Kacchan vorrebbe tanto essere mio fratello” risponde con un tono anche troppo allegro.

“Muori, stronzo.”

Izuku si gira di nuovo verso Bakugou e fa un gesto esagerato col dito, come se fosse in un programma per bambini. “Sono felice che tu abbia usato stronzo, questa volta” gli dice con un tono di voce ancora troppo felice e Bakugou alza il dito medio. Non che Izuku gli dia poi così tanto caso. “Il fatto è che... diciamo che col tempo ci siamo un po’ allontanati e le cose sono un pochino complicate e che però abbiamo deciso che vogliamo riparare questo rapporto. Ma è un po’ problematico. Ogni volta che ci ritroviamo da soli, chissà perché, finiamo per litigare.”

“Chissà perché” ripete Iida.

“Era contro di lui la rissa al parco?” chiede Uraraka al parco, indicando Bakugou con un dito.

“Ma lui non ha nessuna ferita recente” nota Shouto. In una rissa finita in parità, Bakugou dovrebbe almeno avere qualche taglio. Invece sembra essere incolume. Davvero. Siamo davvero sicuri che tutto vada bene, qui? Shouto si gira verso Izuku, per studiarlo. Ci sono ancora i segni dei graffi sulle sue mani. Bakugou ha dei segni simili? Hanno davvero combattuto con armi alla pari? Bakugou ha usato la sua Unicità su Izuku? (Shouto deve davvero aspettare che Izuku gli chieda qualcosa?)

“Perché io ho vinto” risponde orgogliosamente Bakugou.

“Stai zitto, ti ho fatto il culo” ribatte Izuku.

“Vieni fuori e vediamo chi fa il culo a chi” grida di nuovo Bakugou, alzandosi in piedi. Iida lo tira di nuovo giù dalla maglietta e gli fa cenno di abbassare la voce. E quindi Bakugou sbuffa di nuovo e affonda nei divanetti.

“Il punto comunque è” ricomincia Izuku. “Che abbiamo bisogno di… intermediari? Testimoni? Non so come chiamarvi. Così non litigheremo più e ognuno di noi riavrà il proprio amico d’infanzia indietro.”

“Quest’idea è ridicola” borbotta Bakugou. “E ti ho detto che potevamo chiedere a Kirishima.”

“E io ti ho detto che non mi posso fidare di Red Riot, perché ti ha dato la mia email senza chiedermelo prima.”

Bakugou ruota gli occhi e sospira. “Ed eccolo di nuovo...”

“È una questione di fiducia, Kacchan. Sono sicuro che lo abbia fatto con le migliori intenzioni, ma, sinceramente?, non ha pensato molto ai miei sentimenti quando ha fatto un favore a te. Quindi sarebbe stato un ambiente favorevole a te. Non a me.”

“Perché questo invece è un ambiente imparziale, vero?”

“Sì.”

“Non ci credi nemmeno tu!”

Shouto alza un sopracciglio, girandosi verso Uraraka, che si sta grattando la nuca, cercando di capire che cosa stia succedendo esattamente. Che cosa dovrebbero fare, in realtà. “Voi...” inizia a chiedere Shouto, con la testa inclinata. “Volete riallacciare i rapporti.”

Bakugou ruota gli occhi e Izuku annuisce con forza.

“Tu eri uno di quei bambini che bullizzavano Midoriya-kun alle elementari?” chiede ancora Iida-kun.

E nessuno dei due risponde immediatamente. Bakugou non risponde. È lui che stanno guardando. È lui che deve rispondere, che deve parlare, ma non lo fa. Non ha risposto a nessuna loro domanda, pensadoci bene Ha sempre lasciato parlare Izuku, che non risponde alla domanda perché vede la cameriera arrivare con i loro ordini.

Tre gelati, un frappè e delle patatine fritte.

Izuku aiuta la cameriera a posare piatti e cucchiaini, più per abitudine che per altro e, alla fine, quando la cameriera va via, le sorride e mormora un grazie. (È l’Izuku che Shouto conosce bene, questo.)(Quello dolce.)(Quello gentile.) E, appena finisce di essere gentile, Bakugou, perché è questo quello che fa Bakugou, gli tira addosso una patatina e gli sibila contro: “Mi fai incazzare.” A cui Izuku risponde solo con un sospiro.

“Siete sicuri che è una cosa che volete davvero fare?” chiede a questo punto Uraraka, giocherellando col suo frappè. “Izuku-kun, io credo che -se non vuoi, non c’è scritto da nessuna parte che tu debba per forza frequentare Bakugou-kun.”

“Ti sta costringendo?”

“Questo ambiente mi è ostile, Deku” borbotta Bakugou, infilandosi una manciata di patatine in bocca. “Te lo avevo detto.”

“Se tu ti presenti così, ovviamente ti saranno ostili, non ci hai pensato?”

“E come mi sarei presentato?”

“Come il coglione che sei” gli dice ancora Izuku e, in quel momento, gli arriva un’altra notifica sul cellulare, che lui controlla, distrattamente, prima di girarsi verso uno dei tavoli dietro di loro e fare un cenno con la mano. Una ragazza gli risponde con un cenno della testa.

“Tua cugina è inquietante” continua Bakugou, infilandosi in bocca un’altra manciata di patatine, con la guancia posata sul palmo della mano. (Perché ha detto cugina in quel modo?) “Dille di farsi i cazzi suoi.”

Izuku si gira verso Bakugou, mentre ruota di nuovo gli occhi. “Non è inquietante” ribatte.

“C’è tua cugina, qui?” chiede Uraraka, alzandosi in ginocchio sui divanetti per guardarsi intorno.

“Sono sempre in punizione” sospira Izuku, passandosi entrambe le mani sul viso. “E lei è l’unico adulto disponibile per oggi.”

“Dille di farsi i cazzi suoi.”

“No.”

“Qual è?” chiede ancora Uraraka.

“È la tipa senza occhio e con delle api” risponde Bakugou, continuando a mangiare. “Una fricchettona.”

“Potresti non parlare così di Kuin-san?”

“Perché? È vero che è una fricchettona.”

“È molto bella” sospira Uraraka, scivolando di nuovo a sedere. “Non sapevo che avessi una cugina così bella.”

Izuku le sorride, sembra illuminarsi. “È veramente molto bella, vero?” le dà ragione, annuendo. Alza l’indice per indicare un insetto sulla sua testa. “Ed è anche forte. Molto intelligente. Lei… L’ape che ci sta girando intorno adesso e che potrebbe pungere da un momento all’altro Kacchan è sua. Dice che al prossimo movimento brusco potrebbe fargli venire un attacco allergico.”

“Perché lo dici come se fosse la cosa più bella che potrebbe succedere oggi?” chiede a bassa voce Iida, ma Izuku lo ignora, arricciando il naso. “Voi volete davvero riallacciare i rapporti?” gli chiede, seriamente. “È davvero quello che tu vuoi?”

Shouto guarda intensamente Iida e poi Izuku. Studia i suoi movimenti. Aspetta la sua reazione. Anche Bakugou lo fa. Osserva Izuku, stringendo un pochino di più le dita intorno al braccio, come se avesse paura di una sua risposta. Ma Izuku sorride. Sembra così sereno e così leggero. Inclina un po’ la testa. E dice: “Non sono fatto per la rabbia, ho paura. Il rapporto tra me e Kacchan è complicato ma si può rimediare. Grazie a -voi, a voi soprattutto, so che cosa vuol dire avere degli amici e ho degli standard e so di poterli avere. E non riesco ad essere davvero arrabbiato con Kacchan. Non credo nemmeno che lui sia fatto per tutta questa rabbia. E penso che ci possiamo aiutare a vicenda. Quindi, ve lo chiedevo per questo. Se volete aiutarci.”

Shouto si morde il labbro inferiore e poi torna a studiare Bakugou, che, dopo aver tirato un sospiro di sollievo impercettibile, ha tirato una patatina in faccia a Izuku, che ha protestato con un Ehi! E pensa di aver capito. Non bene. Non del tutto. Ma pensa di aver capito qualcosa. Non tanto di Izuku. Sapeva già queste cose di lui. Sapeva che era gentile. Sapeva che era buono. Sapeva che avrebbe amato e aperto le braccia a chiunque (lo ha fatto con Shouto, dopotutto). Sapeva che era il ragazzo che lo ha aiutato a non cadere dall’edificio di casa sua e che lo ha invitato in camera, senza nemmeno sapere il suo nome, senza nemmeno sapere se Shouto potesse avere o no buone intenzioni. Questo, di Izuku, Shouto lo sapeva già. Non sapeva, però, che Bakugou (esattamente come lui) si sarebbe aggrappato a quella gentilezza. Non sapeva che avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe aggrappato a un ragazzo come Izuku, per questo. Non sapeva che ne avesse bisogno.

È difficile proteggere Izuku. È difficile fermare il suo istinto e prenderlo adesso tra le sue braccia e tenerlo lontano da Bakugou e lontano da chiunque gli abbia fatto male. È difficile seguirlo in tutte le sue decisioni, non fermarlo prima, appoggiarlo incondizionatamente. Quest’idea che ha? A Shouto non sembra un’idea brillante. Ma ultimamente Izuku sembra così leggero, così sereno, così libero... così se stesso.

A Shouto, Izuku piace così tanto anche per questo motivo. Perché è buono. Perché è gentile. Perché è, a volte, anche troppo ingenuo. Perché è capace di accogliere e amare e perdonare chiunque per ogni cosa. Perché è una persona che rischia, anche in termini emotivi.

No. Ha ragione. Izuku non è fatto per portare rabbia dentro di sé. È decisamente diverso da così. E anche questo è da proteggere.

“Per me va bene aiutarvi” risponde Shouto, per primo. Sente come tutti gli sguardi si posino su di lui e come gli occhi di Izuku brillino, grazie alle sue parole. “Ma potresti non invitarlo per quando andiamo fuori a mangiare? Mangia con la bocca aperta e mi fa schifo.”

“Senti, Metà e Metà...”

“Sì, fa schifo anche a me” mormora Uraraka, posandosi la mano sulle labbra, per coprire un sorriso.

Izuku però guarda soltanto Shouto, in questo momento, mentre gli mormora un grazie molto sentito. E questo basta perché tutta la stanza, insieme a Shouto, diventi un pochino più fresca.

 

#6 Calma: La fine del primo giorno di scuola!!

Izuku si muove sul posto, tenendo le mani aggrappate agli spallacci del suo enorme zaino giallo. Non c’è molto da raccontare del suo primo giorno di scuola dopo le vacanze estive.

La professoressa Abe ha fatto sapere ai suoi compagni, nei cinque minuti più imbarazzanti della sua vita, che Izuku non poteva rimanere solo nemmeno per andare in bagno. E che avrebbero dovuto fare di tutto per non perderlo d’occhio, visto che è stato al centro di due attacchi di criminali nell’ultimo mese. Harada-kun lo ha seguito fino in bagno, per questo. E Aoki-san non fa che prenderlo in giro. È imbarazzante. Anche perché Harada-san continua a dire che, come prende per mano suo fratello, d’ora in poi prenderà per mano anche lui, perché non vorrebbe che un cattivo comparisse mentre vanno da una parte all’altra della scuola.

La cosa che più lo ha imbarazzato è stato il fatto che la professoressa Abe e Aoki-san adesso, gli stanno tenendo compagnia, perché devono aspettare e essere sicure che Izuku non se ne vada via, se non accompagnato da un adulto. E All Might, che deve venirlo a prendere, ritarda.

Izuku abbassa lo sguardo, giocherellando con la punta delle scarpe. “Di solito è puntuale” mente, mordendosi l’interno delle guance. Sa che non è vero. Tutte le volte che lui e All Might si sono incontrati, per qualche motivo, All Might ha ritardato. Izuku sa perfettamente che è l’effetto collaterale di essere un eroe. All Might ha tante cose da fare. Tante persone da salvare. Molti studenti da seguire. Izuku si gira verso Aoki-san, che gli ha dato una spallata e giocherella con il cellulare, mostrandogli lo schermo. “Mi dispiace” borbotta. “So che hai cose da fare.”

“Meno di quelle che credi tu” risponde lei. Sta giocando e si inclina da una parte o dall’altra, a seconda della direzione che il personaggio deve prendere. “Quel coso ti lascerà una cicatrice?” gli chiede, facendo un cenno col mento.

Izuku si porta una mano sul cerotto. “Credo” risponde.

“Ha fatto male, farsela?”

“In quel momento non ci ho pensato molto. Non l’ho sentito.”

Aoki-san annuisce pensierosa. “Stavo pensando di farmene anche io una” gli fa sapere lei. “Aggiungerebbe carattere. Dicono sempre che gli scienziati non hanno carattere, ma tutti quelli che conosco io hanno almeno una cicatrice.”

Izuku aggrotta le sopracciglia e continua a guardare come lei continua a giocare. “Che cosa strana da dire” le fa sapere, lei alza lo sguardo e poi scrolla le spalle. “Forse hai ragione, però. Un po’ come per gli eroi. Una cicatrice dovrebbe essere una storia da raccontare, giusto?”

“Ad esempio, tu racconterai di quella volta che un criminale ha cercato di ucciderti, tu sei inciampato su un masso, hai sbattuto la testa e sei svenuto nel bel mezzo di una battaglia.”

Izuku sbuffa. Okay. No. “Non è andata esattamente così.”

“Ah no? Yamamoto-kun dice che è andata così.”

“Yamamoto-kun sta mentendo.”

“Non lo so. Di solito sei tu che menti e Yamamoto-kun dice la verità.”

Izuku assottiglia lo sguardo. “Okay” mormora. “È vero. Ma questa volta ti giuro che non sono svenuto.” Poi arriccia le labbra. “E che una cicatrice ti starebbe veramente molto bene. Soprattutto se vicino alla tempia.”

“Vero? Pensavo a una cicatrice qui.” Aoki mette in pausa il gioco per indicarsi un punto sulle sopracciglia col dito. “Guarda. Qui. Se avrò una scarica di adrenalina come per te, allora non dovrei avere problemi. Cosa potrebbe farmi scaricare adrenalina? Essere inseguita da un cane? Svenire in mezzo a un attacco?”

“Non me lo farete mai dimenticare, vero?”

“È davvero troppo divertente per potertelo far dimenticare” ride lei, muovendo la mano. “Soprattutto adesso che tutti hanno deciso che sei un gioiellino prezioso e delicato.”

Izuku inclina un pochino la testa, mentre sospira. “Se ti arrampichi su un albero e poi ti butti giù, forse potresti avere la cicatrice che dici tu.”

“Sarebbe un problema se fosse una cicatrice sulle labbra. Da un albero è davvero troppo imprevedibile. Le vedi le mie labbra? Sono davvero molto belle. Se le rovinassi mia madre non lascerebbe più vivere. Dice che ho solo una cosa buona nel mio fisico e sono le labbra. Quindi mi chiedevo se volessi farmi tu la cicatrice.”

Izuku sbuffa, giocherellando con le dita. “Molto intimo.”

“Sarà come un patto di sangue. Così poi non potrai fare finta che non siamo amici.”

Izuku fa una smorfia. “Noi siamo amici?” le chiede. “Non lo sapevo.”

“Mi dai sui nervi quando fai così” risponde lei, scuotendo la testa. “Tagliami il sopracciglio.”

“Pensi che anche Harada-san voglia fare un patto di sangue con noi?” chiede lui per scherzo e Aoki-san sorride.

Probabilmente vuole anche rispondergli, ma, in quel momento, si sente la voce di All Might da lontano e Izuku si deconcentra, girandosi per vederlo arrivare, con un braccio alzato e l’espressione più disperata che ha in repertorio. “Sono qui!” grida e Izuku vorrebbe davvero dire che sentirlo non gli fa venire voglia di sorridere a sua volta e correre verso di lui per abbracciarlo. Non può dire di non essere felice di vederlo, anche se è arrivato in ritardo, anche se probabilmente per lui è un peso venirlo a prendere a scuola. Quando Izuku vede All Might sorride e inclina un pochino la testa.

“Vuoi molto bene a tuo padre” mormora Aoki-san, tornando a giocare col cellulare.

“Non è mio padre” risponde lui, arricciando il naso. “E comunque sono arrabbiato con lui.”

Aoki-san fa una smorfia di pietà, prima di tornare a giocare. “Okay, bugiardo” è la risposta non molto interessata di lei. “Prova a fare pace con tuo padre il prima possibile” gli consiglia, però. “Perché... forse non te ne sei accorto ma… anche lui sembra volerti molto bene.”

Izuku fa una smorfia e poi fa un cenno con la mano per salutarla e raggiungere All Might, che parla con la professoressa Abe. Beh. Lei non sa tutta la storia. Non può davvero sapere che cosa sia successo tra lui e All Might. E non può sapere che grande delusione Izuku sia per All Might. Ma sentire quelle parole... che All Might gli vuole bene, per qualche motivo, fa venire da piangere a Izuku.

All Might posa una mano sulla sua testa, quando lo raggiunge. “Scusa per il ritardo” gli dice. “Ho avuto un contrattempo con alcuni studenti. Il giovane Todoroki sembra essere in pensiero per il Coniglio Lunare. E il giovane Bakugou…”

Izuku annuisce, affiancandolo. Non dice niente. Forse dovrebbe dire qualcosa. All Might sospira, accarezzandosi il retro del collo.

Una volta, All Might ha detto che loro condividono qualcosa di molto più intimo del DNA. Che non importa che cosa succede, che loro due sono legati e che non importa quale decisione Izuku prenda, sono legati indissolubilmente dal One for All. Come un patto di sangue. Come un’amicizia che lui non aveva riconosciuto. Come un rapporto che lui non sapeva di avere. Vuole solo stare di nuovo con All Might. Senza questo senso di colpa. Senza sentirsi una delusione. È riuscito a farlo con Kacchan. Ha trovato un punto d’incontro. Ha trovato un ponte per loro due. E il loro rapporto è sicuramente in condizioni peggiori di quello tra lui e All Might. Quindi può rimediare. Questa deve essere una tortura per All Might, ma Izuku, forse, può renderla un pochino più leggera. Per una volta, può rendere le cose più leggere. Lui. Izuku. Può.

Izuku dovrebbe davvero dire qualcosa. Vuole davvero dire qualcosa. E abbracciare All Might.

E quindi Izuku lo fa. Afferra l’orlo della camicia di All Might. Stringe la mano intorno al tessuto e chiude gli occhi e dice: “Sarei voluto essere l’eroe che sognavi tu. Ma tutti piangono quando faccio. Quindi ti ho deluso. Però…” Izuku deglutisce. No. Si dice di no. Si dice che ora non importa. “Mi dispiace. Io —mi dispiace.”

All Might posa di nuovo una mano sulla testa di Izuku, scompigliandogli i capelli. “Sono così felice che tu abbia ricominciato a parlarmi, giovane Midoriya” gli dice. “E non potresti fare nulla, nulla in questo mondo che mi potrebbe far anche solo lontanamente pensare di essere deluso da te.”

Izuku aggrotta le sopracciglia. “Okay” mormora in risposta. Muove la testa, per liberarsi dalla presa di All Might, che lo lascia andare facilmente. Okay.

C’è qualcosa.

C’e qualcosa che non va.

C’è qualcosa che manca.

 

#6 Calma: La ricomparsa del Coniglio Lunare!!

Shouto ha controllato ogni giornate, ogni telegiornale, ogni post sui social media e del Coniglio Lunare non c’è nemmeno l’ombra. Ha aspettato nella sua vecchia stanza in casa. Si è affacciato, alla finestra ed è rimasto sveglio fino a tardi fino all’ultimo giorno delle vacanze estive. Del Coniglio Lunare nemmeno l’ombra. E Shouto ha pensato: sarà adesso o mai più. Tornerà adesso o mai più. Lo vedrò adesso, o non lo vedrò mai più. Perché quando è entrato nel campus della UA, sapeva che sarebbe stato sotto costante monitoraggio, che sarebbe stato troppo difficile venirlo a trovare. Shouto ha davvero aspettato e sperato di vedere il Coniglio Lunare affacciarsi alla sua finestra, e iniziare a parlare dal nulla di All Might. Lo ha sperato. Quando non lo ha visto, ha sentito qualcosa morirgli un pochino nel cuore. Ha iniziato a essere veramente preoccupato.

Ha dovuto chiedere a All Might, che è scoppiato a ridere nervosamente, mentre Shouto lo guardava con tutta la serietà che Iida gli ha insegnato a esprimere.

Non sta facendo di un sassolino una montagna. Il Coniglio Lunare non compare per le strade da ormai tre settimane. Non è più comparso dalla battaglia di Kamino. Shouto ha controllato bene le registrazioni di quella ultima apparizione. E ormai non ci sono nemmeno più dubbi del legame tra il Coniglio Lunare e All Might. Lo ha guardato mille volte e forse anche di più. Ha sentito un grido da un palazzo e ha visto un bagliore verde. Si è stropicciato più volte gli occhi, per vedere la forma del Coniglio Lunare, mentre provava a saltare giù dal palazzo, per raggiungere All Might. Ha tenuto le sopracciglia aggrottate, mentre un’altra figura lo aveva trattenuto con tutto il corpo, cercando di trascinarlo via. All Might. All Might. Continuava a ripetere il Coniglio Lunare, mentre veniva trascinato via, e All Might si è girato verso di lui, anche se poco, anche se impercettibilmente, ed è tornato a sorridere.

Il giorno della battaglia di Kamino, il Coniglio Lunare era vivo e vegeto. È successo qualcosa dopo. E Shouto non sa cosa. E Shouto sta iniziando a preoccuparsi seriamente, tanto da dare un allarme anche a chi non importa nulla di quel vigilante. All Might non sembrava preoccupato e forse questo vuol dire che -non lo sa che cosa vuol dire.

Il Coniglio Lunare diceva sempre che aveva una specie di intuito che gli diceva quando Shouto avrebbe detto o fatto qualcosa di stupido. Forse se facesse qualcosa di stupido, il Coniglio Lunare lo sentirebbe e comparirebbe dal nulla. Forse. In realtà, a Shouto non viene in mente nulla di troppo stupido da fare. La sua stanza è al secondo piano dell’edificio costruito per la sua classe. Non è nemmeno troppo alto, a pensarci bene. Posa le mani sul cornicione del balcone della sua stanza, per guardare verso l’alto, poi lancia uno sguardo verso il basso.

“Cosa fai?” gli chiede una voce e Shouto sbatte velocemente le palpebre e perde per un attimo il la fermezza in una delle mani, scivolando verso davanti e quindi verso il basso. La sua caduta viene fermata da qualcosa che lo afferra dalla schiena e lo rimette in piedi sul balcone. E il Coniglio Lunare giocherella con le dita, facendo scomparire quello strano materiale nero, per poi tornare a guardare Shouto, a testa in giù. Si tiene in equilibrio sul muro grazie a quel materiale, ora che lo vede bene. Cos’è? “Non volevi buttarti, vero?”

Shouto inclina la testa e si guarda intorno. “No” risponde, con le sopracciglia aggrottate. “Sono scivolato. Per colpa tua.” Avrebbe davvero tante domande da fare. Dov’è stato, ad esempio, che cosa ha fatto in quest’ultimo mese, perché non si è fatto vedere, se sta bene, se ha intenzione di scomparire di nuovo. Ed eppure, la prima cosa che gli esce fuori è: “Hai due Unicità?”

Il Coniglio Lunare scivola sul suo balcone, guardandosi intorno e poi passandosi le mani sul costume. “Okay” sussurra, giocherellando con le mani e poi passandosele sul costume. “Potremmo parlarne dentro? Penso abbiano dato l’allarme di un intruso nel campus e non voglio davvero finire in prigione per questo. Volevo farlo per aver aver creato la vita, o cose così.” E poi si è mosso velocemente verso la portafinestra, entrando in camera sua. “Scusa l’intrusione.” Sospira, alzando una mano, per mostrargli una mela. “Sono passato per casa tua, prima. Ho pensato, non lo so, il gioco della mela avrebbe aiutato.”

Shouto tiene le sopracciglia aggrottate e lo segue. È così confuso. Controlla la notte fuori dalla sua stanza e poi chiude la portafinestra e le tende. “Il gioco della mela” ripete lentamente. Lo avevano fatto, in effetti, un paio di volte. La mela. Se Shouto l’avesse afferrata, se l’avesse tenuta in mano, il Coniglio Lunare avrebbe risposto alle sue domande e sarebbe stato sincero nel farlo. Shouto la guarda e poi guarda la maschera che il Coniglio Lunare porta sul viso. “C’è qualcosa che mi vuoi dire?” gli chiede.

Il Coniglio Lunare alza le spalle, prima di lanciargli la mela e poi studiare la camera in cui si trovano. “Stile tradizionale” mormora. “In effetti sembri quel tipo di persona.”

“Cosa vuoi che ti chieda?” Ha la mela in mano. È la prima volta che Shouto ha la mela in mano. Non è mai riuscito a strapparla dalle mani del Coniglio Lunare. Ha pensato che, in effetti, non avrebbe mai tenuto quella mela in mano. Non pensava che...

Il Coniglio Lunare scrolla di nuovo le spalle. “Quello che mi vuoi chiedere. Non importa. Giuro che rispondo. Vuoi sapere la cosa dell’Unicità?”

“Hai due Unicità?”

Potenzialmente, credo di averne sette.”

“Cosa?”

“Potenzialmente, ho sette Unicità. Ma riesco a usarne solo tre. Potenziamento, Blackwhip, che hai visto prima, e Float. È per questo che seguo molti vigilanti. Mi aiutano con le diverse Unicità.” Il Coniglio Lunare gira su se stesso, continuando a guardarsi intorno. “Non hai nemmeno una foto dei tuoi fratelli? Dovresti avere una foto dei tuoi fratelli. Fuyumi-san mi ha detto di salutarti e che sta provando a ottenere la delega da tuo papà, per venirti a prendere un po’ più spesso dal campus.”

“Conosci i miei fratelli?”

“Solo Fuyumi-san” risponde. “Abbiamo parlato un paio di volte. Mi ha chiesto di prendermi cura di te.”

Sembra star dicendo la verità. Sembra non star mentendo. Shouto rigira la mela tra le mani. Gliel’ha consegnata lui, la mela. Gli ha consegnato lui un motivo di fiducia. Shouto non l’ha dovuta prendere di nascosto, non ha dovuto strappargliela dalle mani. Il Coniglio Lunare è scomparso per tre settimane e poi, per qualche ragione, ha voluto dare un oggetto simbolico a Shouto. “Sei il figlio segreto di All Might?” chiede.

Il Coniglio Lunare inclina la testa. “No.” Shouto sente come sbuffa una risata. “Non condividiamo esattamente il DNA. Ma diciamo che c’è un legame” risponde. “Ma quella volta non ti ho mentito. Io sono veramente solo un suo grande fan.”

“Che cosa vuoi dire con non condividiamo esattamente il DNA?”

Il Coniglio Lunare sospira. “C’è un legame ideologico tra noi, diciamo. All Might mi aiuta con l’Unicità di potenziamento. Non sono un suo figlio segreto. Forse sono il suo allievo segreto? Non lo so. Ultimamente è tutto molto complicato.” Si siede in mezzo alla stanza, per allungarsi verso la biblioteca di Shouto. “One Punch Man?” gli chiede, con un labbro alzato.

Shouto non ha finito, però. Anche lui si siede, con le ginocchia puntate per terra, proprio davanti al Coniglio Lunare. Giocherella di nuovo con la mela, nervosamente. “Sei l’eroe che è stato allenato a Dagobah Beach?” chiede ancora.

“Sì.”

“Sei scomparso dalla città, dopo la battaglia di Kamino, perché ti ho baciato?”

C’è un momento di silenzio. Il Coniglio Lunare si gira verso di lui. La maschera blocca ogni sua espressione. Shouto non sa che cosa potrebbe star pensando, a questo punto. È una domanda stupida, ora che ci pensa. Non è come se il Coniglio Lunare gli piaccia o altro, è solo che... È stato così preoccupato. Aveva veramente paura che gli fosse successo qualcosa. Ha veramente paura che il Coniglio Lunare abbia passato qualcosa di terribile, nelle ultime settimane -e non essergli stato accanto. È stupido. Shouto abbassa lo sguardo e fissa con intensità la mela. Non avrebbe dovuto chiedere. Qual è la risposta migliore che il Coniglio Lunare può dargli? Sì? No? Non sarebbe peggio in entrambi casi? Non doveva fare questa domanda. Non sa come ritirarla, però.

“No” risponde il Coniglio Lunare, dopo qualche secondo. “Ero in punizione. Avevo un coprifuoco. In realtà, ce lo avrei ancora. Diciamo che sono temporaneamente scappato di casa. Perché volevo parlarti.”

Shouto continua a fissare la mela. “Perché volevi parlarmi?”

“Perché ho saputo che stavi chiedendo di me.”

“E perché mi hai dato questa mela?”

“Non voglio che tu pensi che io stia mentendo” risponde il Coniglio Lunare, senza perdere un battito. “Mi sono reso conto di dire molte bugie, ultimamente, e voglio essere sicuro che tu sappia che sto dicendo la verità.” Sospira, scrollando ancora una volta le spalle. Forse sta guardando Shouto negli occhi. Forse no. “C’è un altro motivo, in effetti, per cui non ho mai infranto il coprifuoco, fino a oggi. E cioè che volevo cercare di capire alcune cose. Ultimamente -sto mentendo tanto e i vigilanti e All Might mi tengono molto lontano dai campi di battaglia, perché dicono che sono un ragazzino e che ci sono momenti in cui si deve essere protetti. E a me non è mai piaciuto essere protetto, in realtà. Ho sempre pensato che un eroe non dovesse essere protetto. Ma, ultimamente -quando sono in pericolo e mi faccio male, piangono tante persone. Ho provato a non pensarci ma... piangono davvero tante persone, e mi sono chiesto se... mi hanno chiesto che tipo di eroe voglio essere. Io volevo solo portare speranza, sai? Farle ridere le persone. Ma invece, ultimamente, chi mi vuole bene piange sempre. Non posso fermare le persone che amo dal preoccuparsi e dal farle piangere. Mi sono sempre detto che sarei stato un certo tipo di eroe e, mi sono reso conto, non lo sto diventando. Mi sono preso del tempo per pensarci. E oggi mi è tornato in mente che anche tu stai cercando di capire che tipo di eroe sei. Che sei l’amico che più sa di queste cose.”

“Pensi di aver fatto piangere anche me?”

So di aver fatto piangere anche te.”

È una risposta strana. Shouto giocherella ancora con la mela. “Quando ti ho baciato, tu mi hai detto che non era quello che volevo fare. Perché?”

Il Coniglio Lunare si gratta la nuca, nervosamente. “Tu... perché mi hai baciato?”

“Volevo farlo, in quel momento.”

Il Coniglio Lunare inclina la testa. Forse sta sorridendo. “Certo” risponde con un tono sarcastico.

“Vuoi ancora essere un eroe?”

“Con tutto il mio cuore.”

Rimangono di nuovo in silenzio. Il Coniglio Lunare torna a guardarsi intorno, indicando alcuni manga nella libreria di Shouto. Shouto invece giocherella con la mela, perché è questo quello che può fare, in questo momento. C’è qualcosa che non va. C’è un’informazione che non combacia con le altre. Qualcosa che stona. Il Coniglio Lunare ha detto qualcosa che non può sapere. Il Coniglio Lunare... Shouto alza lo sguardo verso di lui. Il Coniglio Lunare sa qualcosa di lui di cui non hanno mai parlato. Mai per davvero. Mai...

“Non hai intenzione di chiedermelo?”

“Che cosa?”

“Chi sono.”

Shouto assottiglia lo sguardo. “Tu vuoi che io te lo chieda?”

“Ho sentimenti contrastanti in proposito” risponde sinceramente. “Non voglio mentire. Non a te. Non più. Ma -penso che sarai un po’ deluso, quando mi vedrai in faccia. Ho paura che ti arrabbierai. Mostrarti la mia vera identità cambierebbe delle cose, mi vedresti in modo diverso. Ma una persona a cui non volevo dire -lo ha scoperto. E io mi sono detto, davvero?, lo può sapere lui e non Shouto-kun? Ma mi -mi hai baciato e questo complica un pochino le cose. Credo.”

“Se non ti avessi baciato, sarebbe stato più semplice?”

“Sì. No. Forse. Non lo so, in realtà. Il tuo bacio ha cambiato un po’ di cose.”

“Che cosa?”

“Cose.”

“Ho la mela!” esclama Shouto, mostrandogliela. “Devi dirmi la verità! Ho la mela!”

Il Coniglio Lunare sbuffa, puntando il piede contro il pavimento, per potersi alzare in piedi. “Beh, senti. Ero qui per tranquillizzarti e ti ho tranquillizzato, credo, quindi, se non vuoi chiedermelo, per me va bene” borbotta, lanciando uno sguardo ai piedi. “Scusa. Penso di averti sporcato camera.”

“Io voglio che sia tu a volermelo dire” gli dice Shouto, sbattendo piano le palpebre. “Non voglio costringerti.”

“Non sarà una mela a costringermi, non pensi?” ribatte il Coniglio Lunare. “Io voglio dirtelo. Voglio anche essere sicuro che tu lo voglia sapere, però. E così, per la cosa del campus -non ti dovresti più preoccupare, no?”

Shouto si morde il labbro. Giocherella con la mela. Sente una punta di ansia. Una paura immotivata. Ci sono pochissime probabilità che il Coniglio Lunare sia qualcuno che conosce. Ci sono pochissime probabilità che questa sua cotta per lui scompaia nel momento in cui vedrà il suo viso. E così il Coniglio Lunare diventerà reale. Reale come Izuku. Reale come una persona per cui potrebbe innamorarsi. Vuole davvero farlo? Vuole davvero sapere? Non ha detto niente a Izuku. Non ha detto che potrebbe avere una cotta per lui. Non gli ha detto che vorrebbe tenergli la mano, che vorrebbe tenerlo accanto, che si è seduto accanto a lui, al cinema, perché voleva essere sicuro di poter sentire il suo respiro, di poterlo vedere con gli occhi brillanti mentre guardava il suo più grande eroe sul grande schermo. Se vedrà il volto del Coniglio Lunare, come cambierà questa cosa?

Se vedrà il viso del Coniglio Lunare, quando vedrà il suo sorriso, quando scoprirà se le sue orecchie diventano rosse, come quelle di Izuku -non diventerà tutto troppo reale? Non farà paura?

Shouto chiude gli occhi e prende un respiro profondo. “Chi sei?” gli chiede. “Qual è il tuo nome?”

Non vede immediatamente il Coniglio Lunare. Ha gli occhi chiusi, alla fine, ma riesce a sentire dei movimenti nella stanza. “Mi chiamo Midoriya Izuku.” Shouto si congela sul posto. Apre lentamente gli occhi. Lo vede. Lo sta guardando. “Frequento il liceo Interazionale Nishimachi. Primo anno. Ho appena compiuto sedici anni. E mi dispiace davvero tanto averti mentito.” È lì. In piedi. Davanti a Shouto. Coi capelli schiacciati e gli occhi bassi. “Mi dispiace tantissimo.”

“Tu mi piaci tantissimo” si lascia sfuggire Shouto, alzandosi in ginocchio.

“Come?” chiede Izuku, il Coniglio Lunare.

“Todoroki-kun!” grida qualcuno da fuori la porta. Iida? Sembra essere Iida. “Todoroki-kun! C’è un intruso nel campus! So che probabilmente stai dormendo, ma ti devi svegliare. Sto per entrare.”

Shouto si guarda intorno. Okay. Uhm. Beh. Che fare? “Non entrare” esclama, correndo verso la porta e afferrando la maniglia. “Vedi, io...” Si gira verso la stanza, per rendersi conto che, la portafinestra è aperta e che di Izuku non è rimasta nemmeno l’ombra. “Ho la stanza in disordine. Ora esco.”
  
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