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Autore: Voglioungufo    10/02/2020    1 recensioni
ObiNaru | Modern!AU | Ace!Naruto
“Sei così ingenuo” sospirò Sakura. “E sì che tuo zio scrive romanzi harmony”.
“Forse è proprio per questo” considerò Sai. “Vivere con quel maniaco ti ha reso repellente al sesso”.
“Non sono repellente al sesso!” protestò sempre più offeso. “Sono asessuale, è diverso”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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BUON COMPLEANNO OBITO!

Sono 10.830 parole.
Praticamente un parto, ma spero venga comunque apprezzata ç_ç Perché invece di scrivere una pwp leggera per festeggiare il compleanno di mio figlio ho preferito inoltrarmi in qualcosa di complesso come il descrivere un’identità sessuale che viene (quasi) sempre ignorata: l’asessualità.
E ho voluto rendere Naruto asessuale per un motivo molto semplice: sfondare lo stereotipo secondo cui le persone ace sono fredde, introverse e poco inclini a mostrare affetto. Se notate, la maggior parte dei personaggi che vengono (head)canonizzati come ace corrispondo a queste caratteristiche, è davvero raro che siano quelli più espansivi e solari a essere considerati tali. Senza contare che Naruto è personaggio che viene molto sessualizzato nel fandom (da me per prima), quindi ho pensato sarebbe stato divertente provare qualcosa di diverso, giusto per dimostrare che la sessualità di una persona non è la sua personalità.
Insomma, spero che vi piaccia e mi spiace che Obito, da che doveva essere protagonista, sia finito un po’ in secondo piano rispetto al tema principale çwç dai, mi rifarò per S. Valentino, che lì sì che ho in mente una pwp :^)
Okay, bando agli indugi! Vi lascio alla storia e vi sollecito a farmi sapere cosa ne pensate, che sia con una recensione o pm u.u i vostri commenti sono sempre graditi!
Hatta.
 

 

 

 

 

 

 

My anaconda don’t want none in general

 

 

Asexuality

The lack of sexual attraction to others, or low or absent interest in or desire for sexual activity.

 

 

 

Fu con fastidio che Naruto si sfilò le grandi cuffie arancioni dalle orecchie mentre Sakura tentava di catturare la sua attenzione.
“Allora?” sbraitò la ragazza certa di essere sentita. “Ci sei per il cinema? Domani?”
Dai padiglioni imbottiti le note pop di Avicii si disperdevano nel chiacchiericcio generale. Erano ancora in biblioteca per studiare, esausti e traballanti verso gli ultimi esami della sessione invernale. Naruto non ne poteva più di stare chiuso lì dentro per ore chino su paragrafi e paragrafi da leggere e sottolineare.
Tecnicamente lui e i suoi amici erano in pausa caffè, perciò si erano spostati nella zona dei divanetti per poter chiacchierare senza disturbare gli altri coraggiosi compagni di disperazione e ansia. Ma Sakura e Sasuke stavano continuano a discutere sulle possibili domande d’esame e ripetere quello che avevano studiato, mandando all’aria il tentativo di pausa. Lui si sentiva così rintontito che aveva deciso di ignorarli, mettersi le cuffie a tutto volume e tentare di morire lì sul divano.
Ma a quanto pare non volevano permetterglielo.
Roteò gli occhi. “Domani è il compleanno di Obito” le ricordò facendo per mettersi le cuffie.
“Ma parlavamo del cinema da mesi!” protestò Sakura impedendoglielo.
“E da mesi vi dicevo che avevo questo impegno” replicò con una linguaccia. “Se non mi ascoltate mai, non è colpa mia”.
La ragazza provò a replicare qualcosa, ma Sai si intromise con interesse.
“Dovete festeggiare anche l’anniversario, vero?”
“Uhm, sì”.
“Quindi farete qualcosa di davvero speciale! Che cosa avete organizzato?” si animò Ino. Come lui, non ne poteva più dei due sapientoni che continuavano a blaterare sulle domande più papabili, sui dubbi che avevano e su quello che aveva detto la professoressa a lezione, e perciò si buttò su quella possibile distrazione con troppo entusiasmo.
“In realtà… volevamo fare una cosa molto semplice” rispose sorridendo. “Stiamo da lui, i suoi coinquilini ci lasciano campo libero per tutta la notte”.
“Quindi dormirai da lui?”
“Certo!” sorrise emozionato. Adorava dormire accoccolato al suo ragazzo, in quel letto troppo stretto per tutti e due.
Ino invece sorrise maliziosa e sul momento non capì.
“Ma andate a cena fuori?” si interessò Sakura, anche lei attratta dal gossip.
Sasuke sbuffò e sprofondò sul divanetto imbronciato, totalmente disinteressato alla situazione sentimentale del suo migliore amico. L’unica cosa che importava era l’esame imminente, l’ultimo dannato esame della sessione che non poteva in alcun modo rovinare la sua perfetta collezione di trenta e lode. Non aveva tempo per quelle stupidaggini.
“Nah” rispose Naruto rilassato. “Ordiniamo d’asporto dal giapponese e stiamo da lui. Noi due, serie tv e tante coccole” concluse.
Tante coccole” ripeté Ino, poi si scambiò uno sguardo d’intesa con Sai ed entrambi scoppiarono a ridere.
“Che c’è?” sbottò offeso.
Anche Sakura stava sorridendo divertita. “Naruto, credo ci sia un motivo più… intimo se Obito ha fatto in modo che i suoi coinquilini passassero la notte fuori”.
Non capì subito il sott’inteso, fu lo sguardo verde che trasudava malizia a esplicarglielo e appena comprese sentì la faccia aggredita da un forte calore.
“Vuoi dire che…” balbettò preoccupato, iniziando a sudare copiosamente. Sentì che perfino il battito cardiaco accelerava alla prospettiva che non aveva minimamente messo in conto.
Sorprendentemente fu Sasuke a intervenire in salvataggio dell’amico.
“Non fare quella faccia. Visto che lo sa non penso proprio che abbia in programma di…” la sua voce si estinse man mano che leggeva negli occhi blu che: “…Tu non glielo hai ancora detto?”
“Volevo farlo!” sbottò mettendosi le mani tra i capelli. “Ma al momento giusto e non sembrava mai il momento giusto! Io…”
“Oh, Dio” commentò Ino mettendosi una mano davanti agli occhi truccati, incredula. “State insieme da un anno e in un anno non sei mai riuscito a dirglielo?”
“È complicato!” cercò di difendersi.
“Più che altro, state insieme da un anno e pur non sapendolo non ha tentato nulla?” chiese invece Sai curioso, quasi affascinato.
“No, è che…”, deglutì, “gli ho detto che sono vergine…”
“Che non è una bugia” annuì in approvazione Ino.
“E quindi non mi fa esageratamente pressione, lascia che io vada con i miei tempi” concluse.
“Be’, è un santo” commentò Sai solenne.
“No, è una brava persona,” sospirò Sakura,”ma dovresti dirgli il vero motivo per cui non vuoi”.
“Anche perché è evidente che è convinto che succederà prima o poi” le diede ma forte Ino. “Non ti farà pressione, ma te lo avrà già proposto. Magari in un modo implicito…”
“Che lui non avrà capito” borbottò Sasuke.
“Ehi! Non sono così stupido!”
“Ho passato cinque mesi nel tentare di farti capire che volevo scopare! Ho dovuto metterti un pacco di preservativi davanti perché ci arrivassi!” gli ricordò ancora offeso.
“Io ti ho ripetuto che avevo la biancheria abbinata tantissime sere e tu non hai mai capito perché” si aggiunse Ino con una smorfia.
“Almeno a nessuno di voi dopo un appuntamento ha proposto di salire al suo appartamento per prendere davvero solo un caffè” cinguettò serafico anche Sai. “Ricordo ancora quanto sei rimasto confuso quando ti ho palpato”.
Naruto s’imbronciò. “Perché avrei dovuto sott’intendere altro se ho specificato che salivi per un caffè?!”
“Sei così ingenuo” sospirò Sakura. “E sì che tuo zio scrive romanzi harmony”.
“Forse è proprio per questo” considerò Sai. “Vivere con quel maniaco ti ha reso repellente al sesso”.
“Non sono repellente al sesso!” protestò sempre più offeso. “Sono asessuale, è diverso”.
Ino sospirò. “Noi lo sappiamo. E, proprio perché siamo stati tutti dalla sua parte, siamo sicuri che anche a Obito farebbe piacere saperlo”.
“Seriamente, devi dirglielo” aggiunse Sakura. “Ormai è ovvio che domani si aspetta di finire la serata in un certo modo. Potrai riuscire a evitarlo ancora una volta, ma hai intenzione di farlo per sempre? E più tempo lasci passare, più rischi che questo segreto rovini le cose fra voi”.
Naruto sbuffò esasperato. “Secondo me la state facendo più grande di quel che è” li avvertì. “Il sesso non è poi così importante in una relazione”.
Sai tossì. “Mi permetto di dissentire”.
Sakura tentò di essere più diplomatica. “Per te non lo è, per te è un’esperienza evitabile, ma non è così per tutti. Per alcune persone è impo…”
“Le persone normali desiderano fare sesso con chi amano” la interruppe Sasuke brusco.
Sakura sussultò, mentre Naruto saettò subito gli occhi azzurri su di lui. In quel momento sembravano chiari come il ghiaccio e anche nel gruppetto la temperatura calò di colpo. Sia Ino che Sai sgranarono gli occhi, ma Sasuke fece finta di niente, rimase a fissare Naruto come se non lo avesse appena insultato, sfidandolo solo con lo sguardo a contraddirlo.
Ma lui non ribatté nulla. Si limitò ad alzarsi dal divanetto, prendere il proprio zaino, rinfilarsi le cuffie sulle orecchie e uscire dalla biblioteca.
Lo guardarono andarsene senza intervenire, senza riuscire a trovare qualcosa da dire che lo fermasse e stemprasse l’aria tesa. Fu solo quando furono passati dei minuti e Naruto era ormai andato che Sai si voltò verso Sasuke.
“Be’, sei proprio stronzo”.
 
In realtà Naruto non era arrabbiato. Una parte di lui capiva Sasuke, del resto di quelle passate era stata la relazione più lunga e che aveva sentito più importante, era stata l’unica persona alla quale aveva detto ti amo. Poteva capire che ce l’avesse ancora per averglielo tenuto nascosto per mesi e, soprattutto, sapeva che non lo pensava davvero.
Ma era stata la goccia di troppo in una giornata stressante in un periodo ancora più stressante. Quelle parole avevano peggiorato il suo umore e lo avevano fatto sentire malissimo, anche se non le pensava davvero lo avevano colpito come schegge di vetro. Del resto non tutti i suoi ex erano stati comprensivi come quelli che erano poi diventati suoi amici, quella era una frase che aveva sentito molto, spesso accompagnata dal consiglio di farsi vedere da un analista.
Ma lui non aveva niente che non andava!
Qualcuno lo afferrò alle spalle e scazzato Naruto si girò per capire chi fosse, ma si trovò davanti il proprio manuale. A reggerlo era Sakura, con le sopracciglia sottilissime inarcate, e perciò tolse le cuffie.
“Se vuoi fare le uscite a effetto, almeno falle bene e non dimenticare cose indietro”.
Sospirò a quel piccolo rimprovero scherzoso e prese il libro che gli porgeva.
“Grazie” mormorò rimettendolo nello zaino.
Sakura lo guardò preoccupata. “Stai bene? Sasuke è un idiota, non…”
“Non lo pensa davvero, lo so” la rassicurò, sospirò e abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe. “Solo non avevo voglia di discutere, sono stanco” si giustificò.
“Sì, lo siamo tutti” annuì Sakura. “È il periodo un po’ così”.
Ripresero a camminare affiancati tra le poche persone, fuori era sceso il buio. Ma nonostante fosse Febbraio l’aria non era esageratamente fredda e perciò tenevano entrambi il giubbotto aperto sui maglioni.
“Però dovresti parlarne davvero con Obito” riprese l’argomento Sakura. “Lui ti piace molto, no? E anche tu piaci a lui, si vede. È giusto che lo sappia”.
Rimase zitto, sapendo già che l’amica aveva ragione. Ma era tutto complicato, ogni volta che si era esposto era sempre finita male – ignorò che fosse sempre finita male anche quando non lo faceva.
Guardò di soppiatto la ragazza e per un momento desiderò tornare indietro nel tempo, quando erano bambini e lei la sua ragazza. Negli anni delle medie erano stati insieme, anche se era più probabile che si piacessero solo come migliori amici. Ma del resto era proprio per quello che era sempre andato tutto bene: erano due ragazzini seduti in banchi vicini, che giocavano ai videogiochi, guardavano i cartoni e si tenevano per mano. Ogni tanto si erano anche baciati e Naruto una volta le aveva palpato un seno minuscolo, ancora da formarsi, ma era stato un gioco, come tutto, mosso soprattutto dalla curiosità di esplorarsi a vicenda. Era stato l’unico gesto eclatante, per il resto il loro intrattenimento principale era stato completare tutti i livelli del loro videogioco preferito e raccogliere conchiglie alla spiaggia.
Con l’inizio delle superiori si erano lasciati, ma in verità le cose tra di loro non erano cambiate per nulla. Erano migliori amici e lo sarebbero sempre stati. L’unica novità era che non si tenevano più per mano e non avevano mai più provato a baciarsi e in un certo senso le cose funzionavano molto meglio.
Naruto aveva avuto altre esperienze, si era innamorato di altre persone arrivando a capire che poteva prendersi una cotta sia per persone di genere diverso che del suo stesso genere. Ma nessuna delle sue nuove esperienze aveva funzionato.
Da un certo punto di vista, sembrava che la sua idea di relazione fosse rimasta a quella che aveva alle medie, a quella che aveva con Sakura, e del resto gli sembrava la più sensata. Eppure tutti i suoi compagni sembravano essere su un altro piano esistenziale e vedevano le cose da tutt’altra prospettiva. Per esempio non capiva perché fosse importante notare che alle loro compagne di classe stesse crescendo il seno.
Improvvisamente la parola sesso era diventata la parola più sentita nel corso della giornata.
Ovviamente come ogni ragazzino aveva cercato di adattarsi a quel nuovo modo di vedere la vita, ma gli faceva strano. Si era concentrato con tutto se stesso per desiderare di fare sesso con le persone, ma non ci riusciva. Ogni volta che provava a pensarci il suo cervello non rispondeva agli stimoli, come se improvvisamente fosse davanti a un noioso film ungherese in lingua originale in bianco e nero di sette ore.
Aveva studiato la biologia e a quanto pare fare sesso serviva per riprodursi e l’atto in sé procurava tanto piacere. Però c’erano tante altre cose che procuravano tanto piacere (come mangiare una scodella di ramen) e nessuno ne sembrava così ossessionato.
Sembrava che tutti facessero a gara a chi facesse sesso per primo, ma lui non era tanto sicuro di volerlo fare. Come poteva farlo se a differenza dei suoi compagni di classe non si eccitava a vedere modelle nude? O non si sentiva coinvolto dai porno? Erano solo filmati con gente che faceva sesso, perché avrebbero dovuto avere qualche effetto su di lui? C’era poi tutto quel parlare di masturbazione e delle fantasie sporche che avevano mentre si toccavano. Ogni tanto era successo, ma Naruto lo aveva fatto senza pensare a niente in particolare, concentrandosi solo sulle sensazioni del suo corpo. Era stato uno sfogo piacevole, ma non qualcosa da fare ogni momento libero come i suoi compagni di classe, era davvero raro che si eccitasse e quando succedeva non c’era mai un motivo specifico. Di solito succedeva solo perché si annoiava e non sapeva che fare, così si toccava pensando a qualsiasi cosa gli passasse per la testa.
Nel frattempo aveva iniziato a frequentarsi con altre persone, ma veniva sempre scaricato perché reputato troppo infantile. C’era voluto l’intervento di Sakura perché capisse che tutti avevano sperato andasse un poco oltre il tenersi per mano e scambiarsi un bacio a bocca chiusa. Così aveva iniziato a baciare in modo più serio, a volte usando anche la lingua, e aveva funzionato. Solo che poi erano arrivati anche i palpeggi e le richiese di palpeggio che in un primo momento aveva assecondato, pensando che non fosse chissà che di difficile, ma poi le cose si facevano sempre più spinte.
Come con Gaara, un ragazzo straniero di qualche anno più grande venuto in erasmus e con il quale si era frequentato per qualche settimana. Aveva iniziato a toccarlo in modo sempre più esplicito mentre erano soli a casa, nella sua camera e sul suo letto, arrivando perfino a spogliarlo. Ma sentire le sue mani sul suo addome o strofinare sul suo inguine non era stato piacevole, gli sembrato di essere in balia di qualcosa che non sentiva di desiderare davvero. Si era subito lasciato travolgere dall’agitazione e l’agitazione gli aveva fatto rigettare ogni idea di fare qualcosa di più che baciarsi e abbracciarsi. Era scappato via di tutta fretta inventandosi una scusa bislacca sul momento, con il cuore che batteva a mille come se fosse davanti a una vasca piena di serpenti. Dopo quell’episodio Gaara aveva interrotto la frequentazione, dicendo che non aveva senso che per loro si vedessero romanticamente se non a lui non piaceva, era meglio restare amici.
Ma era proprio questo il punto: Gaara gli piaceva davvero tanto, si era preso una cotta incredibile e quella rottura lo aveva lasciato con il cuore spezzato. Gaara gli piaceva più di un amico, solo che non voleva farci sesso. Perché era l’unico al quale non importava fare sesso?
Perfino Sakura sembrava essere travolta da quella follia e trovava tutta quella ossessione normale, quasi ovvia. Per Naruto era stato uno shock quando gli confidò che perfino lei aveva perso la verginità.
Nella confusione totale ma con l’unica certezza di non voler essere coinvolto in tutto quello, aveva accettato la proposta di uscire con la compagna di classe Hinata. Era una ragazzina timida, pudica, che raramente parlava di ragazzi e sicuramente non aveva mai parlato di sesso, sapeva che perfino negli spogliatoi andava a cambiarsi dentro i cubicoli dei bagni per non farsi vedere in biancheria intima; senza contare che veniva da una famiglia molto religiosa e quindi sicuramente doveva essere una persona casta. Insomma, magari insieme a lui era l’unica sopravvissuta alla follia del sesso! Magari con lei avrebbe potuto avere la relazione che voleva senza doversi preoccupare di dover fare certe cose, che volesse certe cose da lui.
Infatti all’inizio le cose tra loro andarono benissimo e da un certo punto di vista gli sembrava di essere tornato ai giorni felici con Sakura. Certo, da allora anche lui era comunque maturato e i baci erano aumentati e fattisi più lunghi e concreti, ma nient’altro. Finché dopo un anno Hinata non lo invitò una sera a casa sua, dicendo che i suoi genitori sarebbero stati fuori tutta la notte. Naruto era andato senza sospettare nulla, troppo sicuro della religiosità della ragazza, perciò gli era quasi preso un colpo quando l’aveva vista aspettarlo solo in intimo e con una chiarissima richiesta.
Anche quell’episodio si era risolto con la sua fuga, la rottura della frequentazione e il suo cuore infranto.
Era stata in quell’occasione che aveva finalmente deciso di confidarsi con Sakura. Ormai aveva diciassette anni e quasi tutte le persone che conosceva avevano fatto sesso o erano intenzionate a farlo, solo lui continuava a restarne indifferente. Anzi, ormai tutto quello che lo aveva messo in un tale disagio da essere arrivato a rifiutare il sesso con tutto se stesso.
Si era sfogato per ore, piangendo e consumando pacchi di fazzoletti, mentre la ragazza lo guardava con gli occhi sbarrati e molto confusa. Le aveva raccontato tutto, di ogni relazione fallita e di come tutto questo lo facesse sentire, di come temesse di essere rotto, fatto male o con qualche grave mancanza ormonale. O forse era semplicemente rimasto traumatizzato da quella volta che da bambino aveva letto per sbaglio qualche pagina degli scritti porno di suo zio. Non sapeva quale fosse il problema, ma evidentemente c’era qualcosa di sbagliato in lui!
Sakura si era mostrata molto comprensiva: gli aveva offerto il gelato, i pacchi di fazzoletti, aveva lasciato piangesse sulla sua spalla mentre lui drammatico proclamava che nessuno lo avrebbe mai voluto rotto com’era e aveva lasciato scegliesse lui il film da vedere insieme.
Ma il vero aiuto era arrivato il giorno dopo, quando si era presentata al suo banco con occhiaie fino ai piedi e una cartellina talmente straripa di fogli che l’elastico riusciva a malapena a chiuderla.
Sakura aveva passato la notte a cercare in internet informazioni,  a selezionare articoli di giornale, pagine di divulgazione scientifica, a navigare fra blog sulla sessualità, sul movimento lgbt+ e leggere interviste. E la sua accurata ricerca l’aveva portata a una sola soluzione: Naruto era asessuale.
Semplice, niente di rotto e nessuna mancanza ormonale. Solo la sessualità di Naruto che consisteva nel non averne una.
Leggendo il materiale che aveva trovato si era reso conto che l’amica aveva ragione, che la risposta era davvero quella. Lui era asessuale e il fatto che gli piacessero le persone senza che facesse distinzione di genere lo rendeva biromantico, non bisessuale come credeva. Era tutto giustissimo.
Rendersene conto lo aveva fatto sentire molto meglio, come se gli avessero tolto un enorme peso dalle spalle. Il disagio che provava ogni volta che si parlava di sesso, che l’argomento saltava fuori, scomparve poco alla volta; ora che sapeva di essere asessuale non aveva nessun problema nel rendersi conto di non sentirsi coinvolto. Di conseguenza, con la sparizione del disagio anche il suo rigetto totale per il sesso scemò drasticamente. Ovviamente continuava a non volerlo sperimentare o farlo, ma non gli veniva più la tachicardia quando si approcciava all’argomento.
Se da un lato gli aveva decisamente migliorato il modo di approcciarsi verso se stesso e il proprio inesistente desiderio sessuale, dall’altro non aveva migliorato il suo rapporto con le altre persone. Anche se ora sapeva di essere normale, quando ammetteva a chi stava frequentando di non avere desiderio sessuale il finale si mostrava sempre lo stesso: veniva lasciato. Certo, c’è da dire che alcuni si mostravano comprensivi e tentavano di venirgli incontro, per poi rendersi conto di non poterlo fare e Naruto non riusciva nemmeno ad arrabbiarsi, perché provava a mettersi nei loro panni. In un certo senso era come se qualcuno gli chiedesse di stare insieme anche se così non avrebbe mai più mangiato ramen. Anche per lui in quel caso sarebbe stata una scelta molto difficile. Con alcuni di loro però era riuscito comunque a mantenere una profonda amicizia, come con Gaara, Ino, Sai e… Sasuke.
Si morse le labbra ripensando all’ultimo ragazzo. Era anche stato la sua ultima storia seria, se non si contava l’attuale con Obito.
Il fatto è che dopo le iniziali relazioni in cui si era mostrato onesto sulla propria asessualità, poi aveva iniziato a esserlo… meno. Lo aveva fatto per proteggersi, era evidente, perché ormai aveva ricominciato ad avere paura di essere rigettato per questo, di non trovare nessuno che lo potesse amare. Così aveva tentato di tenerlo nascosto, anche se ovviamente era sempre stato costretto a un certo punto a venire allo scoperto. E raramente era finita bene.
“Perché non dici niente?” lo riscosse Sakura.
Sospirò cercando un modo per esprimere a voce tutto quello che gli frullava nella testa.
“Ho paura, Sakura” sussurrò. “Che succede se glielo dico e lui capisce che non può avere una relazione con me e mi lascia? Lui mi piace davvero tanto, tantissimo”.
“È un rischio che può succedere” ammise amareggiata. “Ma non lo saprai finché non glielo dirai. Soprattutto più tempo lasci passare più rischi che non possa sostenere questa situazione. Se non glielo dici finirà comunque. Se glielo dici, c’è sempre la possibilità che vada bene. Hai ragione anche tu, non occorre essere per forza asessuale per non considerare il sesso fondamentale in una relazione. Magari anche per lui non lo è”.
Si morse la labbra, sapendo già di doverla contraddire. Ino aveva ragione: Obito aveva già fatto proposte implicite sul fare sesso. Del resto gli ripeteva sempre di dirgli quando si sarebbe sentito pronto e molto spesso gli chiedeva se gli andava di provarci. Senza contare che si accorgeva di come si eccitasse anche solo baciandolo o quando dormivano insieme. Per lui non era un problema, ormai erano passati anni dalla sua adolescenza e il sesso e la sessualità degli altri non lo mettevano più a disagio. Anzi, più di una volta si era offerto di fargli qualcosa quando si eccitava con lui presente, tipo un pompino o una sega. Del resto era felice di sapere che il suo ragazzo provava piacere e di essere lui a procurarglielo; quello che faceva era solo un’attività ludica come un’altra, come guardare una serie tv.
Nonostante ciò, però, non aveva mai permesso che lo toccasse per ricambiare il piacere (come diceva Obito) e non si sentiva pronto a fare sesso, essere coinvolto in prima persona. La sola idea lo mandava ancora in agitazione.
Ma era inutile fare finta di niente. Obito prima o poi avrebbe iniziato a chiedere più esplicitamente, se non a insistere, e una volta a quel punto non sapeva proprio cosa avrebbe fatto. Di certo non poteva fare come quella volta con Sasuke, che quando gli aveva messo davanti il pacco di preservativi aveva finto un attacco di cuore ed era stata chiamato il pronto intervento. Forse era per questo che ce l’aveva ancora con lui.
Sakura aveva ragione, doveva dirglielo. Lo aveva già fatto in passato, poteva riuscirci. Ma…
“E se mi consiglia di andare da uno psicologo? Se gli faccio schifo, se mi considera strano e basta e non capisce?”
“Allora tu spiegagli che non c’è niente che non va in te”.
Fece una smorfia. “A volte non ascoltano” rammentò.
La ragazza gli lanciò uno sguardo comprensivo. Sapeva quanto brutte fossero state alcune reazioni, come sua migliore amica e consulente principale era sempre da lei che andava a sfogarsi dopo una rottura. Sapeva tutto e per questo sapeva anche quanto potesse essere difficile per l’amico aprirsi. Non è piacevole quando la persona che ti piace e con la quale stai cercando di costruire un rapporto improvvisamente ti guarda come se ti fossero spuntate le squame e ti considera un malato mentale.
Appoggiò confortante una mano sulla sua spalla e si avvicinò.
“Obito mi sembra una persona intelligente e attenta. Insomma, state insieme da un anno e non ti ha mai fatto pressione… sono sicura che capirà e ci penserà molte volte prima di scegliere o meno se mandare all’aria una relazione in cui crede così tanto. Ti ascolterà e non ti considererà strano”.
Gli occhioni azzurri la spiarono incerti, speranzosi ed enormi. “Tu dici?”
Annuì. “Ne sono sicurissima” rincarò. “Anzi, sai che ti dico? Magari ci stiamo rimuginando troppo e Obito non ha nessun piano oscuro per domani sera!”

 

**

 
Obito fissava da mezz’ora i pacchi di preservativi oltre il vetro della macchinetta automatica.
Sapeva di risultare davvero inquietante e che il farmacista gli lanciava continue occhiate oltre la porta a vetri del negozio, ma non riusciva a decidersi.
Comprarli o non comprarli?
Deglutì, tormentato da quel dubbio. Il che era ridicolo, il giorno dopo avrebbe fatto trentacinque anni, non era più un adolescente brufoloso alla sua prima compera di preservativi confuso dalle tante varietà proposte. Perché diavolo stava tentennando così tanto?
Perché non so se posso comprarli.
Contrasse lo sguardo e a fatica si trattenne dal mettere le mani tra i capelli o sbattere con la testa contro il vetro della macchinetta. Non gli era mai successo un dubbio del genere!
Be’, certo era che prima però non gli era nemmeno mai successo Naruto Uzumaki.
Decise di fare una passeggiata mentre decideva sul da farsi, giusto per sfuggire allo sguardo del farmacista che gli metteva sempre più pressione. Non voleva essere scambiato per un maniaco.
Sospirò e cercò una sigaretta da accendersi. Era in una situazione difficile e non sapeva come comportarsi, era la prima volta che stava con qualcuno ancora vergine. Perfino la sua prima ragazza al liceo a differenza sua aveva già fatto sesso ed era stata molto diretta, perciò non si era mai fatto troppi scrupoli. Però si era accorto di come Naruto fosse teso quando provava a toccarlo o proponeva qualcosa di più intimo oltre i soliti baci e le carezze. Riusciva a sentire la tensione sul suo corpo quando passava i palmi delle mani e non voleva in alcun modo spingerlo in qualcosa che lo metteva in un tale disagio.
Anche se una parte di lui era molto confusa. Naruto aveva quasi ventidue anni e da quello che aveva capito aveva avuto tantissime relazioni nel corso della sua giovane vita. Com’era possibile che fosse sopravvissuto a tutte senza perdere la verginità? Soprattutto per essere una persona così espansiva ed estroversa, che non aveva nessun problema con il contatto fisico. Era sempre in cerca di un abbraccio e non si faceva scrupolo a invadere lo spazio vitale altrui – non che ne dispiacesse, Obito adorava il contatto fisico. Eppure, quando si trattava di contatti intimi si irrigidiva e si faceva evasivo, non permettendogli di toccarlo.
Ovviamente non aveva mai insistito, non voleva pressarlo su una cosa così delicata e importante. Inoltre era giunto alla conclusione che se Naruto aveva aspettato tutto quel tempo era perché voleva che la sua prima volta fosse con la persona giusta, con una persona che amava davvero e probabilmente con la quale passare il resto della vita.
Segretamente Obito sperava di essere quella persona.
Sorrise fra sé mentre scansava le persone sul marciapiede. Naruto era stato la sua scommessa personale, un azzardo che i suoi amici all’inizio gli avevano rimproverato.  Del resto tra loro intercorrevano quasi quattordici anni di differenza, senza contare che il ragazzo studiava ancora alla triennale, mentre lui aveva già un lavoro e uno stipendio proprio. Quando aveva detto a Kakashi che avevano iniziato a frequentarsi, l’amico lo aveva guardato interdetto e aveva predetto che non avrebbe mai funzionato. Invece era passato un anno dal loro primo bacio, da quando ubriaco gli si era dichiarato, e stavano ancora insieme.
Allargò il sorriso al ricordo. Gli sembrava impossibile fosse già passato un anno da quel compleanno memorabile, eppure era così. Lui e Naruto stavano insieme da allora ed erano una coppia affiatata, solida, che funzionava.
Alla faccia di Bakakashi!
Era tutto perfetto, non aveva nulla di cui lamentarsi. Solo che…
Solo che moriva dalla voglia di fare l’amore con lui.
Non poteva farci niente, lo desiderava tantissimo e ogni volta che lo vedeva gli sembrava di amarlo sempre di più. Ormai era diventato un bisogno così forte che non sapeva come avrebbe resistito ancora a lungo, sarebbe stato il coronamento di quella relazione perfetta. Aveva bisogno di toccarlo e procurargli piacere, di unirsi in quell’atto, voleva concretizzare fisicamente quell’amore che sentiva esplodergli nel petto. Il fatto che Naruto non mostrasse lo stesso desiderio lo demoralizzava molto, aveva paura di essere ancora una volta lui l’anello debole della relazione, quello che ci investiva più sentimento e desiderio. C’erano dei momenti in cui era difficile scacciare la paranoia che Naruto non lo amasse davvero. Del resto dopo così tante relazioni alle spalle, cosa gli garantiva che fosse lui la persona giusta?
Si fermò sul marciapiede e vide dall’altra parte della strada un’altra farmacia con un distributore automatico fuori. Aveva camminato così tanto da aver cambiato isolato.
Naruto non gli aveva ancora dato segnali di voler fare l’amore, era vero, non sapeva se volesse farlo. Ma era anche vero che gli aveva promesso che avrebbe fatto in modo di rendere quella serata speciale, indimenticabile. Forse sott’intendeva qualcosa, forse finalmente aveva deciso di fare l’amore con lui e voleva farlo il giorno del suo compleanno come regalo, il giorno del loro anniversario.
Tentennò qualche altro secondo, poi si spostò sulle strisce pedonali e attraversò la strada. Andò davanti al distributore come se stesse salendo sul ring, gli occhi puntati sulla confezione di durex che aveva sempre usato. Socchiuse gli occhi, lottando contro l’ultimo dubbio di coscienza che faceva resistenza, ma poi gettò la sigaretta e prese il portafoglio. L’attesa dell’accettazione delle banconote e la consegna del pacchetto prescelto gli parve infinita, ma quando lo strinse nella mano si trovò rinato nella determinazione.
Forse avrebbero fatto l’amore, forse non sarebbe successo niente. In ogni caso un pacco di preservativi a casa faceva sempre comodo.
 

**

Naruto tornò a casa distrutto, lasciò cadere lo zaino all’entrata e non si preoccupò di riporre le scarpe nella scarpiera. Si trascinò fino al proprio letto esausto, sapeva di essere solo a casa, probabilmente suo zio era ancora in redazione a litigare con l’editore.
Si strofinò le tempie con uno sbuffo e osservò la sua camera rimasta invariata dall’infanzia. Solo gli scaffali avevano iniziato a riempirsi anche di libri scolastici oltre che fantasy e fumetti, ma per il resto era ancora tutto uguale. Sembrava ancora la stanza di un ragazzino, quello che alla fin fine sapeva essere considerato da quasi tutti quelli che conosceva.
Solo perché non aveva mai fatto sesso.
Come quando era un adolescente, provò un getto di rifiuto verso quell’atto. Capiva che per gli altri fosse importante, non capiva però perché dovessero imporglielo o sbatteglierlo continuamente in faccia. Anche prima, anche se sapeva che quelle battute fatte dai suoi amici non nascondevano cattiveria o risentimento, lo avevano comunque pungolato. Nonostante tutto, continuava a sentirsi quello strano.
Ma quel che era peggio era che ora pensava con fitte d’ansia alla serata successiva. Non voleva deludere Obito, ma continuava a non volerlo fare. Sapeva che probabilmente poteva accontentarlo, che dopo qualche carezza e tocco sapiente il suo corpo avrebbe iniziato a reagire istintivamente, ma gli sembrava comunque sbagliato farlo se non lo desiderava.  La sola idea gli riportava quel disagio che per anni lo aveva tormentato.
Doveva parlarne, Sakura aveva ragione, doveva solo trovare le parole giuste.
Il vibrare del telefono lo distrasse dal tentativo di imbastire un discorso nella propria testa. Svogliato si trascinò fino alla scrivania dove aveva appoggiato l’apparecchio elettronico e lo sbloccò. Era un messaggio di Sasuke e sul momento non si sentì molto desideroso di sapere cosa volesse, ma poi la curiosità ebbe la meglio.
Non si aspettava di trovare un wall of text infinito.
 

Scusa se sono stato indelicato in biblioteca. Ma mi metto nei panni di Obito e non posso fare a meno di pensare quanto debba essere frustrante per lui, esattamente come lo è stato per me. Devi capirci: viviamo in una società che ci insegna che amore e sesso vanno di pari passo, che se ami una persona allora vuoi e devi farci sesso. Tu sei stata la prima persona che nella mia vita ha messo in crisi questo assioma. Ammetto che una parte di me continua a non capire come tu non riesce a desiderare sessualmente una persona che dici di amare, ma immagino di aver interiorizzato un sacco di merda e per questo non ci riesca. Forse per Obito sarà meno difficile capirlo. Anche perché te lo ripeto: se ti ho lasciato non è perché non volevi fare sesso con me, ma perché piuttosto di essere onesto hai preferito fingere perfino un infarto e farci fare una figura di merda al pronto soccorso. Forse se me lo avessi detto fin da subito le cose sarebbero andate diversamente (e non mi sarei preso una multa di falso allarme per colpa tua!)

Quindi smettila di frignare e fare la checca, va’ da Obito e digli la verità. Dio, questo tuo comportamento è assolutamente out of character e non riesco a credere di dover essere io a fartelo notare! Ritrova le palle e sii onesto. Obito ti ama e per questo ti ascolterà, non farti divorare dall’insicurezza.

Come regalo di compleanno dagli la tua sincerità invece del culo.

 

E studia, coglione.

 

 

Sorrise nel vedere l’ultimo messaggio. Probabilmente Ino e Sai dovevano avergli dato una bella strigliata perché si spingesse addirittura a scusarsi – certo, nel suo modo particolare dove riusciva lo stesso a trovare un modo per insultarlo. Sbloccò la tastiere e gli rispose scusandosi a sua volta per aver reagito così male, si premurò di ricambiare gli insulti e assicurò che ne avrebbe parlato con Obito.
Fu proprio quando schiacciò invio che la schermata cambiò, prefigurandosi nella chiamata in entrata e il nome del fidanzato lampeggiò nello schermo. Lo sguardo gli si illuminò mentre sentiva la felicità aumentarsi.
“Ehi” rispose accettando la chiamata.
Ehi, amore. Come stai? – rispose dall’altro lato del telefono.
Sentì il sorriso impossessarsi prepotente delle sue labbra a sentire quella voce e si gettò sul letto con un sospiro felice questa volta.
“Eh, tutto bene a parte lo stress”.
Che succede?
“Ma no, niente, lo sai: la sessione, gli esami, gli altri che fanno i coglioni…” la gente che vuole farmi fare sesso, “la vita in generale”.
Lo sentì ridere.
Coraggio, campione, questo periodo sta per passare.
“Già” sospirò. “E poi almeno domani ci vediamo, mi sembra passata una vita”.
Anche a me, mi manchi amore mio.
“Anche tu. Appena finisce la sessione cercherò di stare più tempo con te”.
Mi basta già averti domani tutto per me.
Era una frase dolce, innocente, priva di malizia, ma comunque fece congelare Naruto. Il cuore gli batté impazzito nel petto e si alzò a sedere, teso.
“Tu… tu cosa hai in mente per domani?” chiese tentando di essere disinvolto.
Non lo so, – rispose Obito, riusciva a immaginarselo mentre faceva spallucce, restiamo per il giapponese a casa, giusto? O preferisci prenotare da qualche parte?
“No, no. Giapponese va benissimo, ramen! Sai che adoro il ramen!” si animò, salvo poi tornare di nuovo incerto. “No, intendevo… c’è qualcosa di particolare che vuoi fare?”
Sentì una lunga esitazione anche dall’altra parte della cornetta, che aumentò la tachicardia in Naruto.
C’è qualcosa in particolare che tu vuoi fare domani? – girò la domanda.
Si morse le labbra, non sapendo come rispondere.
“Io voglio che tu domani sia felice” decise di ammettere alla fine, perché era proprio quella la verità. Era un giorno importante e avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderlo speciale, amava Obito e se doveva dimostrarlo anche con il sesso allora lui…
A me basta stare con te per essere felice.
Respirò di colpo, un calore meraviglioso gli invase lo stomaco e glielo rovesciò, come se mille farfalle avessero iniziato a svolazzare al suo interno. Sentì gli occhi farsi lucidi e si ritrovò a sorridere grato alla propria stanza.
“Ti amo tanto” mormorò non riuscendo a dire nient’altro.
Ti amo tanto anche io, amore.
Naruto si beò di quelle paroline, socchiuse gli occhi e le ripeté nella propria mente. Obito lo amava, non doveva avere paura, sarebbe andato tutto bene, non lo avrebbe perso dicendogli la verità. Ma magari era meglio rimandare quel discorso a dopo il compleanno, non era il caso di ammorbarlo proprio in quel giorno importante.
Ah, meglio che vada – riprese Obito. – Ho promesso a Kakashi e Rin di preparare la cena anche per loro visto che li sto sfrattando. Ci vediamo domani?
“Assolutamente”. Sorrise ancora. “Buonanotte, amore”.
Buonanotte, cucciolo.
Chiuse la chiamata con un sorriso persistente, poi si gettò ancora una volta di schiena sul letto. Fissò il soffitto senza vederlo davvero, già catapultato con la testa al giorno successivo. Pensava al viso attraente del suo ragazzo, perfetto nonostate le cicatrici che segnavano il lato destro del suo viso; agli occhi orientali, eleganti, ma che brillavano di affetto e amore. Pensò al modo in cui gli sorrideva, alle sue carezze. Dio, si sentiva così tanto innamorato da sentirsi ancora un adolescente ai primi appuntamenti.
Ma questa volta sarebbe andato tutto bene.
 

**

 

Nonostante la chiamata della sera prima lo avesse rassicurato, quando Naruto suonò al campanello si sentiva ancora un po’ nervoso.
Come promesso erano soli nell’appartamento spazioso e avevano il salotto tutto per loro. Obito lo aveva già arrangiato sintonizzando la tv su netflix, preparando ciotole di popcorn e sistemando delle coperte morbide.
“Il giapponese arriverà fra un’oretta, ti va bene?” gli disse Obito come prima cosa andandogli incontro all’entrata.
“Benissimo” assicurò indossando le pantofole che ormai erano diventate sue in quella casa. “Buon compleanno, tesoro” aggiunse alzandosi per baciarlo.
Obito era molto alto, superava il metro e ottanta, e per questo doveva sempre tendersi verso l’alto per poterlo raggiungere. Il più grande lo aiutò accucciandosi a sua volta e stringendogli le braccia al busto, portandoselo più vicino.
“Dai, non stiamo in entrata, vieni” gli disse quando si staccarono con un sonoro schiocco.
Naruto lo seguì tenendolo per mano, un sorriso sempre più sognante stampato sul volto e lo zaino con sé. Non vedeva l’ora di dargli il suo regalo, lo aveva programmato da mesi e non ce la faceva più a trattenere il segreto.
Andò al divano e si accoccolò con una coperta sulle spalle.
“Che vuoi fare mentre aspettiamo il cibo?”
“Iniziamo già la maratona?” propose Obito. Avevano infatti deciso di guardare l’ultima stagione della loro serie tv preferita.
“Be’, sì, abbiamo un bel po’ da vedere” concordò.
“Oppure…”
Naruto fece appena in tempo ad alzare il viso prima di sentire le labbra dell’altro premere sulle sue. Ridacchiò sommesso mentre Obito si infilava sotto la coperta con lui, rannicchiandosi vicino al suo corpo.
“Oppure coccole” completò per lui lasciando che lo abbracciasse e gli posasse piccoli baci sulla mandibola.
Certo, era asessuale, ma questo non gli impediva di apprezzare il contatto fisico o le coccole, al contrario le adorava da morire e non si lasciava mai sfuggire l’occasione si riceverne un po’. Obito su questo si era mostrato perfetto.
Al di là del suo aspetto serio – a volte quasi spaventoso – era in realtà una delle persone più affettuose che conoscesse e non c’era momento che non approfittasse per stringerlo, stargli vicino, coccolarlo. Era stata una piacevole sorpresa scoprire questo suo lato tenero oltre la scorza dura del suo sarcasmo e cinismo. Anche se la sorpresa più grande era stata vederlo piangere con Titanic.
Misero su la prima puntata della quarta stagione e rimasero con le mani strette e unite. Talvolta si distraevano per scoccare piccoli baci all’altro o accarezzarlo. Era tocchi gentili, sensuali, ma non troppo spinti e intimi, non preludevano nulla e Naruto si sentiva tranquillo a riceverli. Soprattutto i grattini sulla testa lo rilassavano tantissimo, lo facevano sentire amato ed erano la sensazione più bella del mondo.
Si staccarono solo quando il fattorino con le loro ordinazioni suonò al loro campanello e si spostarono sul tavolino basso al centro del salotto per mangiare.
“Non avremo esagerato con il sushi? Abbiamo anche il ramen” si impensierì Obito mentre il tavolino veniva riempito dai piatti.
“Il ramen è solo l’antipasto” gli fece notare Naruto.
“Per te, forse. A me basta una ciotola per sentirmi sazio”.
“Pfff, non si è mai sazi di ramen. Ne mangerei all’infinito!”
Anche in quel caso si erano seduti vicini, con le gambe incrociate e le ginocchia che si sfioravano. Più di una volta Obito si sporse verso di lui con la scusa delle labbra sporche per pulirgliele con un bacio. 
Ovviamente, nonostante i tentativi orgogliosi di Naruto, non riuscirono a finire tutto.
“Meno male che non ho preso una torta” sospirò Obito toccandosi la pancia gonfia.
“Posso ancora mangiare ancora…” si lagnò Naruto trascinando l’ennesimo sushi a salmone sul piatto.
“Dai, lascia stare, che poi stai male”.
Sospirò, vinto dalla ragionevolezza dell’altro. Misero tutti gli avanzi su un unico piatto e lo spostarono in frigo per conservarlo, poi tornarono al divano.
“Aspetta” disse Naruto afferrando il proprio zaino. “Il tuo regalo!”
Obito prese la scatola tra le mani con un po’ di imbarazzo, essendo cresciuto solo da bambino non era mai stato abituato a ricevere regali. Una cosa che lo accomunava a Naruto, qualcosa che sapeva poteva capire. Perciò non disse niente mentre liberava la scatola dalla carta colorata e dai nastri, spalancò solo la bocca quando si accorse che cosa conteneva.
“Questo è…”
“Già”.
Strabuzzò gli occhi, incredulo al punto che riuscì solo a dire: “Credevo non fosse più in commercio da anni!”
Si spostò sotto la luce del lampadario per osservare meglio ogni dettaglio del modellino originale dell’EVA002, edizione limitata.
“Sì, effettivamente ho dovuto faticare un po’ per trovarla, ma eccola qui per te” si pavoneggiò Naruto raggiungendolo. Avvolse la braccia attorno a lui e si appoggiò con la testa alla sua spalla. “Ti piace?”
“Stai scherzando?”
Ridacchiò. Ovviamente gli piaceva, Evangelion era il suo anime preferito e lo aveva costretto a guardarlo un sacco di volte. Si complimentò con se stesso per aver azzeccato il regalo, ma fu ancora più soddisfatto quando Obito lo premiò con un bacio lungo e appassionato.
“Vado a metterlo in camera” annunciò quando si staccò. Guardò ancora una volta la scatola incredulo. “Non penso lo tirerò fuori dalla custodia, non voglio rovinarlo. Dio, è meraviglioso”.
Rise ancora divertito da quell’entusiasmo. Pensò alla reazione che avrebbe avuto Sasuke, probabilmente lui sarebbe rimasto sconcertato nel vedere così tanta euforia in un uomo adulto per la statuetta di un cartone. Ma del resto Sasuke non capiva niente. Il pensiero dell’amico lo fece però innervosire, gli tornò in mente il suo messaggio e il suo consiglio. Si morsicò l’unghia del pollice mentre si risedeva sul divano, incerto sul da farsi. Alla fine scosse la testa, decidendo di rimandare – ancora – a un giorno più appropriato. Quello non era sicuramente il momento adatto.
Tornò anche Obito, il sorriso smagliante che illuminava tutta la stanza. Si accoccolò ancora al suo fianco e gli scoccò un bacetto vicino all’orecchio.
“Riprendiamo?”
Annuì, rilassandosi. Non aveva ancora tentato nulla di esplicito, non aveva motivo di preoccuparsi, probabilmente non aveva nemmeno in mente di fare sesso.
Obito lo tirò a sé avvolgendo con un braccio attorno alle spalle. Con la mano iniziò a disegnare cerchietti sul suo braccio in un movimento tranquillizzante. Naruto si crogiolò in quel tocco accennato.
Le cose andarono bene finché non arrivarono al fatidico episodio dove i due protagonisti confessavano i reciprochi sentimenti e poi… e poi, be’, scopavano. Naruto si mosse un po’ rigido alla scena di loro che entravano nella camera da letto senza staccarsi le labbra di dosso, praticamente mangiandosi alla faccia. Quasi sperò che saltassero la scena di loro che si spogliavano e facevano cose sul letto per passare direttamente al giorno dopo, ma a quanto pare i registi avevano voluto fare i progressivi e decisero di mostrare l’intera scena in modo soft, con gli ansimi accompagnati da una stucchevole musica romantica.
Naruto sentì lo sguardo di Obito su di sé, ma lui fece finta di niente. Si preoccupò piuttosto di maledire la serie tv e ancora una volta si chiese perché ogni dannata volta che qualcuno in una serie faceva una dichiarazione d’amore dopo ci stava per forza una scena di sesso. Come se fosse ovvio che esporre i propri sentimenti portasse al sesso, ma non era così! Non per tutti almeno. Perché a ogni ti amo doveva seguire una scadente e travolgente scena erotica?
Impassibile attese che la scena passasse avanti e la serie riprendesse con la trama principale, ma qualcosa doveva essere scattato nella mente di Obito. Niente di troppo evidente in realtà, ma Naruto si era accorto subito di come le sue carezze si fossero fatte più sensuali, costanti. Cominciò perfino a distogliere lo sguardo dallo schermo per dargli di tanto in tanto baci sul collo, baci veri.
Cercò di non mostrare che si stava agitando, anzi si sforzò con tutto se stesso per restare tranquillo e ricambiare quelle attenzioni anche se lo stavano lentamente sopraffacendo. La cosa degenerò quando Obito bloccò la serie tv nello schermo.
“Cosa…?” chiese Naruto, ma non riuscì nemmeno a concludere che l’altro lo aveva già fatto scivolare sotto di sé.
“Piccola pausa” propose con un sorriso malandrino, un po’ incerto.
Si abbassò a baciarlo premendo i loro corpi. Naruto si rilassò un poco nel rendersi conto che non stava tentando di spogliarlo, né che lo toccava nelle sue parti private. Non c’era niente di diverso dalle altre volte che si erano coccolati un po’, non doveva partire prevenuto. Cominciò a quindi a ricambiare ai baci, alle carezze e sospirare di soddisfazione quando massaggiava i suoi punti sensibili. Cominciò anche a sentire caldo per via del loro stretto contatto, ma continuò a baciarlo e accarezzarlo senza staccarsi. Gli piaceva troppo avere quel corpo solido e grande vicino. Era talmente preso che non badò nemmeno quando sentì una mano dell’altro scendere in modo sperimentale sul suo fondoschiena, oltre il bordo dei jeans. Non si irrigidì, né i muscoli andarono in tensione, si sentiva sciolto fra le sue braccia e pensò che se lo volesse toccare lì non aveva nessun motivo per proibirglielo. Inoltre gli piaceva sentire le dita premere sulla pelle sensibile, liscia.
“Hai un culo pazzesco” ansimò Obito al suo orecchio.
“Grazie” commentò con un sorrisetto.
Si morse la lingua quando però sentì un ginocchio sollevarsi e premere contro il suo inguine, strofinare il cavallo dei pantaloni. Ovviamente a quelle stimolazioni dirette il suo corpo comincio a reagire in modo positivo, ma Naruto non sentì davvero l’eccitazione. Sentì solo il cuore aumentare i battiti cardiaci e l’ansia che le cose stessero andando un po’ oltre. Ma non riuscì a staccarsi o riuscire a prendere il controllo della situazione, perché Obito gli afferrò la mano e la trascinò giù, tra loro corpi, sul proprio inguine dove sentì tesa la sua erezione.
Deglutì, guardando negli occhi di peltro di Obito che bruciavano letteralmente di desiderio.
“Ti va di… provare?” ansimò quello, il tono roco come se si stesse sforzando i parlare. “Hai voglia di fare l’amore?”
Deglutì ancora, a corto di saliva. Guardò nelle iridi dell’altro con occhi sbarrati, sentendosi un po’ un coniglietto in trappola. Ormai alla carezze insistenti di Obito anche a lui era venuta un’erezione, ma era talmente in secondo piano rispetto l’agitazione che fermentava il suo corpo che se ne accorgeva appena.
Una parte di lui gridava in negazione e suggeriva qualche fuga all’ultimo. La parte più razionale di lui gli suggeriva che doveva dirglielo adesso, che non aveva senso scappare ancora una volta ed era giunto il momento di essere sincero. Poi c’era la sua parte irrimediabilmente innamorata di lui che non voleva deluderlo, che lo voleva fare felice sopra ogni cosa, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
Del resto il suo corpo stava reagendo, poteva fare sesso. Poteva farlo per lui, anche se non desiderava l’atto in sé amava comunque Obito. Non gli costava niente, era come fargli i pompini, un’altra attività ludica piacevole da fare insieme. Anche se in quel caso sarebbe stato coinvolto in prima persona.
A quel pensiero l’agitazione aumentò e strinse la presa sulla maglietta dell’altro, cercò di non perdere la propria determinazione. Il sesso non era niente di terribile, era piacevole come mangiare il ramen e poteva farlo perché lo amava.
“Allora, che ne dici?” chiese ancora Obito sfiorandogli la tempia con le labbra, un po’ ansioso per quel silenzio prolungato.
Al che Naruto risollevò gli occhi su di lui, questa volta brillanti di determinazione, e mise da parte tutto il panico che provava. Sorrise convincente.
“Sì, mi va”.
 
Cosa sto facendo, cosa sto facendo, cosa sto facendo, cosa sto facendo…
Non riusciva a pensare ad altro, anche se nel frattempo stava ricambiando i baci e la carezze, anche se si stringeva al corpo di Obito. Si erano spostati dal soggiorno alla sua camera e lentamente entrambi avevano iniziato a spogliarsi, ormai indossava solo i boxer. L’unica difesa dalle mani di Obito che ormai si trascinavano su ogni porzione di pelle, accarezzandolo gentili e bisognose. Riusciva a sentire quanto lo desiderasse, mentre lo baciava sorrideva e gli occhi gli brillavano. Forse era per questo che non era ancora scappato.
Obito gli baciò a lungo le clavicole, doveva essersi accorto della sua agitazione, di come fosse teso, e probabilmente stava allungando i preliminari con quelle coccole proprio per metterlo il più possibile a suo agio. Ma in realtà quell’attesa lo stava innervosendo sempre di più. Preferiva che facesse quello che doveva fare, che finissero presto e potessero tornare alle coccole di prima, alla serie tv.
“Va tutto bene?” domandò Obito accorgendosi che non si calmava.
“Oh, sì” annuì frenetico. Lo baciò come per dimostrare che andava tutto bene.
“Stai tremando…” gli fece notare.
“È per il freddo, sai… siamo nudi” borbottò in cerca di una scappatoia.
“Uhm…” commentò non del tutto convinto, ma non indagò oltre, aveva aspettato quel momento per troppo tempo e non si sentiva poi così voglioso di questionare ogni cosa. Naruto gli aveva detto , che aveva voglia, ed era lì che stava ricambiando, era questa la cosa importante. Riprese quindi a baciarlo alla gola in quel modo che sapeva scioglierlo. Anche se ormai Naruto era troppo agitato perché potesse funzionare.
“Naruto, non mi sembri…”
“Sto bene!” sbottò.
Finalmente sentì le dita scendere all’elastico delle sue mutande e tirare giù fino a lasciarlo tutto nudo. Ma quando successe Obito si immobilizzò.
“Non sei proprio eccitato…” notò guardando il suo sesso addormentato.
Naruto strinse i denti maledicendosi. Ovviamente l’agitazione aveva ben pensato di influire anche nel suo corpo.
“Sono un po’ nervoso” ammise in un borbottio.
Obito lo fissò attento, poi annuì fra sé. Del resto era la prima volta, non doveva essere facile per lui lasciarsi andare del tutto. Cominciò quindi a toccarlo per poter risvegliare l’erezione, per fare in modo che tornasse eccitato.
Naruto ansimò, non per il piacere ma per sentire delle mani estranee strofinare sul suo inguine, stuzzicare il suo pene sensibile. Chiuse gli occhi e si concentrò. Doveva fare come quando si masturbava, pensare al tocco e come fosse piacevole, nient’altro, poi il resto sarebbe venuto da solo. Ma non ci riusciva. L’intera situazione era troppo diversa da quando si masturbava e le mani che lo toccavano non erano le sue, era tutto diverso e insolito e nonostante tutto non riusciva a trovarlo piacevole.
Riuscì comunque a tornare eretto e la considerò una conquista, inoltre bastò a rassicurare Obito.
“Provo?” chiese un’ultima volta conferma.
Annuì, aprendo le gambe. “Vai” assicurò nonostante la vocina agitata che gli intimava di fermarsi.
Il rumore del tappo del lubrificante lo fece sussultare e strinse gli occhi, il respiro veloce.
“Sei tesissimo…”
“Mi dispiace” sussurrò senza fiato.
“Shhh” lo rassicurò Obito con un bacio alla coscia. “Non ti farò male, rilassati”.
Come se fosse facile. Gli sembrava di essere a un esame, anzi di doversi gettare con il bungee jumping  da un’altezza immensa con una corda troppo sottile.
“Ahi!” guaì quando sentì un dito sull’apertura sensibile.
Obito rimase confuso. “L’ho solo appoggiato”.
“Scusa” ansimò ancora. “Io… vai, lascia stare…”
Chiuse gli occhi con forza e si morse l’interno della guancia. Si concentrò a cose piacevoli e belle, come i cuccioli di labrador, l’odore di ramen, le torte…
Ma Obito non accennò altro. Dopo lunghi secondi in cui non lo toccava, finalmente decise di sbirciare cosa stesse succedendo. Si scontrò con uno sguardo confuso e abbattuto, Obito lo guardava dal bordo del letto con le spalle curve e un’espressione rassegnata.
“Naruto,” chiese con voce seria, “sei sicuro?”
Tentò di sorridere. “Io…”
“Sembri sul punto di un attacco di panico” lo interruppe. Gli occhi scuri lo scandagliarono da cima a fondo, soffermandosi sul suo sesso di nuovo a riposo. Contrasse lo sguardo. “Sinceramente, ti prego: vuoi fare l’amore con me?”
Aprì la bocca per proclamare ancora una volta sì, irremovibile nella sua decisione, ma riuscì solo a bisbigliare: “No, per favore”.
Era stata un’ammissione flebile, ma Obito piegò ancor di più le spalle e abbassò la testa, come a voler nascondere la delusione.
Si schiarì la voce. “Allora è meglio vestirci, prima che tu prenda freddo. Ecco…” raccolse i propri pantaloni, poi si guardò attorno. “Ho lasciato la felpa di là, vado a prenderla…”
Naruto lo guardò andare via rendendosi che conto che probabilmente quella della felpa era solo una scusa per lasciare la stanza. Sospirò e si prese la testa tra le mani.
Aveva rovinato tutto, di nuovo.
Ora si sentiva davvero sul punto di un attacco di panico. Ma inghiottì la paura, l’agitazione e la voglia di piangere, doveva raggiungerlo e dovevano parlare. Ormai non poteva più evitarlo.
Rovinerò tutto, di nuovo.
Tentò di non pensarci mentre rinfilava i propri boxer e si rimetteva la maglietta. Non voleva affrontarlo nudo, tutto sommato i vestiti gli davano l’illusione di una sorta di protezione.
Stringendosi il busto con le braccia, lasciò a sua volta la stanza e lo raggiunse in soggiorno. Obito era seduto sul divano, ancora a peto nudo e con la felpa in questione stretta tra le mani. La fissava assente, con espressione triste e scoraggiata, gli strinse il cuore vederlo così. Non riusciva a non pensare che era solo colpa sua.
“Io…” iniziò, ma si accorse che gli mancava la voce. “Mi dispiace”.
Obito sospirò. “No, non è niente”.
Sapeva che era una bugia, glielo leggeva in faccia. Lo aveva deluso e il suo rifiuto lo aveva fatto stare male.
“Obito…”
“È solo che, “ lo interruppe all’improvviso, “non riesco davvero a capire perché. Sei vergine e io non voglio farti pressione, è il tuo corpo, sei tu che devi decidere. Ma è davvero frustrante. Capisco lasciarti il tuo tempo, è giusto, ma stiamo insieme da un anno. Un anno in cui non c’è stato un minimo passettino da parte tua, sono sempre stato io a proporre e sempre tu a rifiutarti. E va bene, io ci provo. Ma sono umano, Naruto, e ogni volta che mi rifiuti non riesco a evitare i dubbi”. Prese un respiro tremante. “Stavi per avere un attacco di panico. Ti fa questo effetto essere toccato da me? Perché? Forse è perché non mi vuoi in quel senso e non ti piaccio veramente. Forse ha ragione Kakashi e io per te sono solo un conforto fisico. E magari hai scelto di stare con me anche se sono più grande di te proprio perché stai cercando una figura adulta che possa prendere il posto del genitore che non hai mai avuto. Magari sono troppo sfigurato per poter essere desiderato” mormorò passando le dita sulle cicatrici del viso, l’espressione sempre più disperata mentre proseguiva. “Non lo so, Naruto. Non riesco a capire e io…”
“Sono asessuale”.
 Obito si interruppe di colpo e si irrigidì. Con la mano ancora sul viso lo alzò, gli occhi sgranati nella confusione.
“Cosa?”
Questa volta fu il turno di Naruto di esplodere in mille parole agitate. Soprattutto perché Obito lo stava guardando con quella espressione.
“Non ho attrazione sessuale, non provo desiderio sessuale verso le altre persone! Non voglio fare sesso! Ma non perché l’ho scelto io, non è tipo il celibato, è proprio che non ne sento il bisogno e dover fare qualcosa che non sento il desiderio di fare mi mette tremendamente a disagio e mi manda sempre in panico! Non è per un trauma che ho avuto da bambino, non ho un rifiuto per il sesso per un blocco psicologico, è proprio pura mancanza di desiderio! Non ho bisogno di andare da uno psicologo, nemmeno di un dottore perché non è per una mancanza ormonale o per un problema fisiologico! Hai visto no, il mio corpo reagisce, posso eccitarmi, è tutto nella norma. È proprio il desiderio di fare sesso che mi manca. Ma questo non significa che non sono innamorato di te! Ti amo davvero Obito e sto benissimo con te e voglio stare con te, i miei sentimenti sono sinceri ed esistono, sono reali e indipendenti dal voler fare sesso o meno! Ti amo e mi dispiace di avertelo tenuto nascosto per tutto questo tempo!” concluse con il fiatone, sentendosi a un passo dalle lacrime. Aveva parlato senza freni, dicendo tutto quello che passava per la mente e ricordando tutte le domande che ogni volta gli erano state fatte. Quando finì la testa gli girò e dovette appoggiarsi alla parete, anche se era vestito ora gli sembrava di essere davvero nudo.
Obito sbatté le palpebre, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta.
“So cos’è l’asessualità” bisbigliò dopo un lungo silenzio. Abbassò lo sguardo sulla felpa che teneva ancora tra le mani, poi guardò la stanza intera, la serie tv ancora bloccata nello schermo della televisione, infine tornò a guardarlo ancora confuso, l’espressione corrucciata. “Quindi è per questo? Non è perché in realtà non mi vuoi?”
Scosse la testa. “Ti amo, se dovessi desiderare qualcuno saresti proprio tu. Ma non sei tu il problema, sono io”.
 “Perché non me lo hai detto prima?”
Si morse le labbra e distolse lo sguardo, colpevole.
“Avevo paura che mi avresti lasciato. Ho paura che tu non voglia stare con qualcuno che non è disposto a fare sesso” ammise.
Sentì che gli occhi si facevano umidi e si maledì ancora una volta, perché quella serata non doveva andare così. Doveva essere perfetta, speciale, invece la stava rovinando.
Obito sospirò pesantemente, appoggiò la felpa sul divano al suo fianco e gli fece cenno.
“Vieni qui”.
Tentennò qualche secondo, ma alla fine fu vinto dal bisogno di essere confortato, dalla speranza di non venire rigettato ancora una volta. Si fiondò tra le sue braccia, stringendosi contro di lui.
“Va tutto bene”. Gli accarezzò i capelli. “Non è una tragedia, davvero, e non dire mai più che sei un problema, non lo sei. Non ti lascerò per questo. Ma… ecco, avrei voluto saperlo prima”.
“Mi dispiace, non sapevo come affrontare l’argomento” mormorò. Una parte di lui era ancora incredula di quella reazione calma, controllata. Soprattutto il suo cuore aveva avuto un balzo quando aveva detto che non lo avrebbe lasciato, non osava ancora crederci.
“Posso immaginarlo” rispose Obito comprensivo. Passò le mani sulla schiena, rilassando i muscoli ancora tesi. “È solo che ora riesco a capire e probabilmente se lo avessi saputo prima non ti avrei nemmeno mai fatto pressione”.
“Ma avresti accettato lo stesso di stare con me?”
Non riuscì a rispondere subito. Forse un anno prima no, avrebbe accettato a fatica una relazione priva della componente sessuale, sarebbe stato quasi impossibile farlo. Nonostante tutto in ogni sua relazione il sesso era stato una componente importante, il mezzo principale attraverso cui dimostrare la propria vicinanza romantica. Senza contare quanto fosse bello avere qualcosa di così intimo e personale con la persona che amava. Sicuramente un anno prima ci avrebbe pensato a lungo prima di prendere una decisione, che probabilmente pendeva più verso il no. Ma ora… lui amava Naruto e voleva stare con lui. Tutto quello era nuovo, sarebbe stato costretto a esplorare un modo nuovo di avere una relazione e forse avrebbe un poco sofferto la mancanza di quella intimità. Ma Naruto era diventato troppo importante, lo terrorizzava di più l’idea di non essere più amato da lui, di non avere quello che già aveva; di non ricevere più i suoi baci, le sue carezze, i suoi sorrisi, di non averlo più a illuminare la sua vita. Per tutto quello che provava e gli donava era una sacrificio che poteva decisamente accettare.
“Io voglio stare con la persona che amo e che mi ricambia, il resto non conta” mormorò alla fine. “Funzioniamo alla grande e stiamo bene insieme. Ora che so che non vuoi fare l’amore con me perché sei asessuale e non perché ci sia qualche problema staremo meglio, te lo assicuro”.
Naruto lo spiò incerto, non del tutto convinto. “Davvero? È okay?”
Sospirò. “Be’, un essere umano può sopravvivere senza fare sesso. Anche se mi piacerebbe fare l’amore con te, mi basta stare con te per essere felice. Te l’ho detto ieri sera. In ogni caso saresti tu a rendermi felice, non il sesso”.
Si sentì sul punto di piangere ancora, ma questa volta di sollievo. Strinse le labbra per ricacciare in gola tutte le lacrime.
“Grazie” bisbigliò stringendolo al collo in un abbraccio che sperava manifestasse tutto il suo affetto.
“Non dirlo” replicò con un piccolo sorriso. Ricambiò l’abbraccio e poi fece un lungo ed eclatante sorriso. “Ora però voglio frignare un po’ per i miei sogni infranti sulla nostra prima volta. Coccolami”.
Non riuscì a trattenere la risata un po’ lacrimosa. Lo spiò attento, incerto sulle parole successive.
“So che certi asessuali fanno comunque sesso…”
“Amore, non devi assolutamente forzarti. Hai detto che il fare qualcosa che non desideri ti mette a disagio e preferisco la castità a vita che farti stare male”.
Sospirò dal naso, soffocando l’ennesima risata di sollievo.
“Guarda che in realtà sono migliorato un sacco da quando ero adolescente” gli disse. “Una volta scappavo via non appena l’altra persona me lo proponeva, con Sasuke ho perfino finto un infarto, ce l’ha ancora con me per questo. Con te invece sono riuscito a toccarti e farti dei pompini. Quelli posso farteli per ora, davvero, e poi magari sarà anche okay fare sesso”.
“Ma se tu non lo vuoi…”
“Non ho desiderio sessuale, ma posso decidere di farlo per te” corresse, poi chiuse gli occhi e sospirò. “È quello che ho tentato di fare prima, ma a quanto pare non ci riesco ancora. Non capisco, davvero…”
Gli accarezzò le cosce nude, disegnò cerchietti sulla pelle brunita per calmarlo.
“Il sesso non è un’attività come un’altra, è qualcosa di molto intimo e personale. Praticamente è come affidarsi a un’altra persone, offrirle il controllo del proprio corpo, lasciare che lo tocchi come non succede normalmente. Per qualcuno può essere un’azione facile, ma per altri non lo è e per farlo ha bisogno di essere coinvolto interamente. Evidentemente per te è così, non provando desiderio non riesci a lasciarti andare”.
Fece una smorfia. “Ma magari…”
Lo interruppe con un bacio. “Magari sì, se smetterà di agitarti e metterti a disagio potremo pensarci. Ma solo se succederà”.
Annuì, sempre rincuorato. Si grattò la guancia pensieroso, poi chiese: “E nel mentre come farai?”
Obito gli mostrò la mano destra. “C’è sempre la ma fedele alleata” scherzò.
Rise. “Posso comunque farti qualcosa io”. Esitò, abbassando gli occhi, poi provò a fare un sorriso malizioso. “Potrei farti qualcosa adesso per rimediare a prima”.
Con sua sorpresa, scosse la testa. Lo prese per il volto e fece in modo che si guardassero negli occhi.
“Non devi rimediare a niente, cucciolo”. Accennò un sorriso. “Ma magari in futuro potrei approfittare di questa tua generosità, va bene?”
Annuì con trasporto, gli occhi spalancati per dimostrargli che era più che volenteroso di farlo. Poi però non riuscì a trattenersi e lo guardò ancora amareggiato.
“Mi dispiace di aver rovinato la serata”.
“Smettila di dirlo, non hai rovinato proprio niente. Anzi, sai che ti dico?” Si guardò attorno. “Io direi di riprendere da dove siamo stati interrotti”.
 Naruto sbatté le palpebre, confuso. “Eh?”
“La serie tv, abbiamo un’intera stagione da finire. Ma prima vestiamoci, altrimenti ci becchiamo un raffreddore”.
Afferrò la felpa, infilandosela finalmente. Naruto lo guardò ancora incredulo di essere sopravvissuto a quella conversazione mentre lottava con l’indumento, provò un affetto così travolgente da non saperlo quantificare a parole. Lo aveva accettato, non lo aveva lasciato, andava tutto bene. Perciò quando finalmente riuscì a far uscire la testa dal colletto si sporse vero il suo viso, in un bacio a sorpresa. Obito riuscì a ricambiare prontamente, allacciando le mani ai suoi fianchi e sbilanciandosi all’indietro, finché non si appoggiò allo schienale del divano.
“Mi sento la persona più fortunata della terra” sussurrò Naruto ancora sulle sue labbra.
Obito sorrise. “Ora mettiti i pantaloni, non vorrai ammalarti qualche giorno prima di un esame”.
“Agli ordini!”
Lo guardò zampettare via e tornare nella sua camera, in cerca dell’indumento che poco prima gli aveva strappato via. Sospirò mentre si rilassava sul divano, nonostante tutto tenere quella conversazione era stata estenuante.
Be’, la serata non era andata come aveva sperato, ma non poteva dire di essere deluso. In un modo nell’altro Naruto era riuscito lo stesso a renderla speciale e lui aveva avuto la conferma che lo amava.
E per questo avrebbe fatto tutto il possibile per far funzionare le cose tra loro.
 
 

 

 

 

   
 
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