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Autore: Glance    05/08/2009    10 recensioni
Gli eventi entrano nella nostra vita prepotenti cambiandola alle volte in maniera sconvolgente. La guerra è uno di questi, dove la dimensione della realtà viene distorta dando a tutto una veste irreale come se si guardasse attraverso una lente. Si perde di vista il senso di tutto,si riesce a fare a meno di quello che prima era necessario con una sorta di fatalismo che da al tempo un ritmo nuovo inaspettatamente sconosciuto. Nessuno conosce il proprio futuro. Il destino, avidamente cela i suoi disegni e nel suo gioco di numeri interseca rette. A noi è concessa l’aspettativa di grandi cose migliori certamente di quelle che abbiamo. Alcuni dicono che nulla è scritto e siamo noi a determinare il futuro con le nostre azioni. Il tempo che passa non sa lenire le ferite che continuano a sanguinare anche se pudicamente si tenta di tenerle nascoste. Occhi attenti sanno scrutare il dolore che l’anima cerca di celare. Succede però che anche nel buio più profondo si accenda all’improvviso una luce e una mano si tenda in aiuto. Allora, che le parole sgorgano spontanee bagnandosi di lacrime che si credeva perdute per sempre nell’indurimento di un cuore a cui si era rinunciato perché il dolore era troppo grande da sopportare. Siamo l’ineluttabilità del tempo che passa e lascia dietro di se una scia di momenti , istanti che non sempre riusciamo a fotografare , ma che sono la parte più preziosa la dimensione che quasi mai assaporiamo perché il resto ci travolge con l’enormità dei suoi avvenimenti. Eppure gli attimi che fuggono non ci abbandonano mai salutandoci da lontano, passano tra un battito di ciglia e del nostro cuore. Giorno dopo giorno nella somma di istanti che fanno la vita. Un mondo minuscolo che da senso alla nostra esistenza. Fatto di piccole cose che condividiamo con chi incontriamo sul nostro cammino e a cui chiediamo aiuto per ricordare. In questa storia i personaggi sono tutti umani pur mantenendo i loro caratteri ad eccezioni dei loro poteri e sono presi in prestito dalla superlativa Stephenie Meyer a cui va ogni esclusiva e diritto. Siamo nel 1918 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale. Bella è invitata al fidanzamento della sua migliore amica non che vicina di casa e compagna di scuola: Alice Masen. Ci saranno tutti i personaggi Edward in primo piano ed anche quelli solo accennati nei libri o marginali che comunque ricopriranno dei ruoli diversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Forse avevo sognato. Fu quella la sensazione al risveglio. Quella di avere fatto un sogno, strano e bellissimo. Lui che mi prendeva tra le braccia e mi portava nella mia camera adagiandomi sul letto. La sua voce vellutata che mi sussurrava sulle labbra: “ dormi mia vita e sognami.” Ricordavo di avere teso la mano verso quel suono e che era rimasta vuota.
-Edward…- ma non rispose.
Quando aprii gli occhi l’indomani mattina mi resi conto di non avere sognato. Ero vestita come la sera prima ed era stato proprio lui a portarmi stretta tra le sue braccia nel mio letto.
Era appena l’alba, ma anche Alice si era svegliata. - Perché sei ancora vestita?- Domandò, senza neanche aspettare che la salutassi.
Abbassai gli occhi. In un certo senso mi vergognavo.
-Bella cosa è successo? Per caso stai male?.- Alice mi guardava preoccupata.
- No…- Non avevo molta voglia di parlare.
- Allora Bella cosa ti è successo?- Vedevo sul suo viso scorrere mille domande.
- Edward…- Sospirai.
- …Edward? Cosa ha fatto?- Cominciava ad essere inquieta.
- Nulla Alice è solo che non riesco a capire cosa gli stia succedendo.- Alice mi venne vicino.
- Raccontami.- Disse prendendo le mie mani tra le sue.
Le raccontai cosa era accaduto, della mia decisione di aspettarlo per parlargli, di come mi ero addormentata e di come lui mi aveva portato tra le sue braccia e la dolcezza con cui si era comportato, ma anche come avevo avvertito in lui la volontà di rimanere misurato, senza lasciarsi andare. Sapevo che mi amava, ma non capivo per quale assurda ragione sembrava non volere manifestarmelo.
- Sono sicura che si stia tormentando tra l’amore che prova per me e la decisione di volerlo negare. Ho paura Alice che abbia deciso di sacrificare noi per proteggermi.- Vedevo l’incredulità negli occhi di Alice.
- Perché dici questo Bella?- La guardai affranta.
- Perché è l’unica spiegazione alla disperazione che da qualche giorno vedo nei suoi occhi.- Mi interruppi ormai preda dell’emozione.- Perché ripensando a quello che mi ha sempre ripetuto, che non riuscirebbe a sopportare di essere la causa di un mio dolore, è l’unica risposta che riesco a trovare e perché prima di andare via nella sua frase, nel tono della voce vi ho letto come un addio.- Un’espressione preoccupata comparve sul suo volto.
- Non può essere Bella tra due giorni dovete sposarvi, è tutto pronto ormai…il tuo abito... gli invitati ...- Vidi però dalla sua espressione che forse quello che avevo detto acquistava un senso anche per lei alla luce degli ultimi comportamenti tenuti da Edward.
- Senti Bella, probabilmente è solo spaventato dall’idea di doverti lasciare. Edward ha un carattere particolare magari ha solo bisogno di tranquillizzarsi un po’. Stiamo a vedere come si comporta oggi. Non può fare a meno di venire, ti dovrà stare vicino per forza. Può darsi che ti dica qualcosa e parlerete come ti ha promesso, capiremo così cosa è che lo tormenta.- Non volevo rattristare Alice, quello era il suo giorno. Sospirando la guardai regalandole un sorriso.
- Non voglio che ti senta triste per me, questo giorno è solo tuo. Ai problemi con tuo fratello penseremo domani.- Mi guardò, ma capii che era preoccupata per me.
- Dovremmo cominciare a prepararci se vogliamo essere pronte in tempo.- Dissi e feci per alzarmi.
Un picchiettare leggero alla porta annunciò l’arrivo di Rosalie. Presi le mani di Alice tra le mie e cercai di farle capire che stavo bene.
Anche Rose rimase stupita nel vedermi vestita come la sera prima, ma era troppo discreta per domandare cosa fosse accaduto, si limitò solo a sorridermi.
In breve la casa si animò di un frenetico andirivieni.
Sotto l’organizzazione perfetta della madre di Alice supportata dall’aiuto della mia, vennero date le ultime disposizioni affinché tutto fosse impeccabile.
Sia io che Rosalie ci alternavamo intorno ad Alice.
Passammo sul suo viso l’infuso di rose della mamma, l’aiutammo a fare un bagno profumato e ci occupammo di pettinarla e intrecciare i suoi capelli in un’acconciatura che prevedeva oltre al velo dei fiori freschi che lo stesso Jasper aveva scelto anche per il bouquet.
La commozione più di qualche volta aveva preso il sopravvento, ma raggiunse il culmine nel momento in cui Alice indossò il suo vestito.
Ogni tanto guardavo fuori per vedere cosa succedeva nel giardino. Tutto era pronto e curato nei minimi dettagli.
Dalla finestra aperta a tratti giungeva la risata piena di Emmett e le voci di Jasper ed Edward.
Avevo cercato di evitare di guardarlo, non volevo che la morsa dell’ansia mi rendesse incapace di frenare le emozioni che si agitavano in me.
Quando finalmente il rito della vestizione della sposa fu terminato e dopo esserci assicurate di avere assolto a tutto ciò che di benaugurante andava fatto potemmo finalmente ammirare la nostra opera.
Si dice che tutte le spose siano belle, ma Alice sembrava risplendere. Non avevo mai visto nessuna fino a quel momento come lei, sembrava brillare di luce propria per come era raggiante.
Fummo raggiunte dalla madre di Rosalie e Jasper che volle portare a sua nuora un dono personale, un gioiello di famiglia che per tradizione tutte le spose di casa Hale avevano avuto e così quel gesto sarebbe stato ripetuto anche da Alice in futuro. Anche Elisabeth e mia madre ci raggiunsero e anche con loro le lacrime ebbero il sopravvento.
- Tesoro. La mia piccola…non riesco a credere ai miei occhi. Sei bellissima.- La voce di Elisabeth rotta dalla commozione mentre stringeva sua figlia in un tenero abbraccio. – E anche voi ragazze siete stupende.- Cercammo tutte di contenere l’emozione. Avevamo imposto a noi stesse che per quel giorno le lacrime dovessero avere un ruolo marginale.
Tutto era pronto.
- Posso entrare?- La voce pacata del giudice che era venuto a prendere sua figlia per condurla verso la sua nuova vita.
- Sei uno splendore piccolina. Pronta ad andare? Qualcuno che conosciamo bene è talmente emozionato che abbiamo faticato non poco a tenerlo tranquillo.- Il padre di Alice cercava di allentare la tensione.
Le porse il braccio, dando inizio ad un nuovo capitolo della vita di sua figlia.
Fuori dalla stanza, trovammo Jessica ad attenderci, mi ero meravigliata del fatto di non averla vista nella nostra camera . Ci posizionammo in modo da aprire il corteo.
La prima a scendere per le scale fu Rosalie, poi io e da ultima Jessica , poi a seguire Alice e suo padre.
Davanti all’ingresso che dava sul portico c’erano ad attenderci Emmett, Edward ed in fondo in un corridoio creato tra due file di sedie segnato da una guida distesa sull’erba c’era Jasper in trepidante attesa.
Emmett prese posto al fianco di Rosalie dandole il braccio, così fece Edward con me.
Davanti all’altare ci dividemmo ai due lati degli sposi.
Noi damigelle nel lato della sposa e i testimoni dal lato dello sposo.
Per tutta la durata della cerimonia notai che Edward non aveva mai alzato i suoi occhi verso di me neanche una volta. Il suo sguardo fu tenuto volutamente rivolto altrove.
Mi rassegnai a quella realtà e cercando di tenere a bada il pianto, rivolsi la mia attenzione su Jasper ed Alice e mi accorsi che quel ragazzo nella sua uniforme elegante, dai capelli troppo chiari, dalla bellezza molto più discreta rispetto ai fratelli Masen, era in quel momento come trasfigurato dall’amore per la sua Alice e il suo viso dall’espressione sempre rassicurante e pacata era rigato dalle lacrime.
Vidi sua sorella trattenersi dall’andare da lui per abbracciarlo. Erano legati Rosalie e Jasper, nel modo in cui ogni fratello lo è con la propria sorella e potevo quasi sentire la pena fondersi alla felicità per quel momento che segnava un nuovo inizio, ma anche un periodo difficile e tormentato dato dal distacco forzato causato da un evento che ormai incombeva sempre più vicino con la sua minaccia di disperazione e morte.
Facevo queste considerazioni cercando la forza necessaria per non continuare a cercare gli occhi di Edward.
Nella sua uniforme di gala era elegante e bellissimo e al sole i suoi capelli leggermente spettinati dal vento avevano assunto quelle sfumature che andavano dai toni dell’oro al bronzo e i suoi occhi socchiusi delineati dalle ciglia lunghe brillavano come smeraldi.
Per me , pensai, non ci sarebbero stati mai gioielli più preziosi, li avrei incastonati nel mio cuore per l’eternità con tutta la dolcezza e la tenerezza che erano capaci di regalare.
Dove aveva portato il suo cuore? Cosa lo teneva così ostinatamente lontano da me? Lo guardavo, sperando che sentisse il mio dolore, mentre vedevo il suo viso contrarre la mascella in preda ad un tormento sordo.
Quando la cerimonia finì con le parole dell’officiante che dichiarava Jasper ed Alice marito e moglie fu un tripudio di congratulazioni. Il primo abbraccio come la nuova signora Hale, Alice volle regalarlo a sua cognata Rosalie e a me.
- Anche tu sarai mia sorella come adesso lo è Rose, non devi dubitare di questo. Stai tranquilla non rinuncerà a te, altrimenti vorrebbe dire che è impazzito e non è da mio fratello l’irrazionalità.- La strinsi forte.
Mi allontanai da lei per permetterle di dedicare le sue attenzioni anche agli altri ospiti.
Il vociare, i commenti, i sorrisi, tutto mi arrivava ovattato. Lo guardavo da lontano intento ad intrattenere gli invitati, ma non mi aveva chiamata per stare al suo fianco e ormai le mie paure si erano fatte certezze.
Edward voleva parlarmi e io adesso speravo non lo facesse.
Ogni tanto vedevo che si voltava per cercarmi come ad avere la conferma che ci fossi, per poi sfuggire ai miei occhi quando si rendeva conto che lo guardavo.
L’emozione e la felicità di Alice aumentarono in me il bisogno di averlo vicino, ma ad un tratto mi accorsi che non lo vedevo più. Si era allontanato.
Decisi di cercarlo, e mi incamminai verso il retro della casa. Da li mi giunse la sua voce. Parlava con qualcuno ma non capivo con chi. Quando finalmente vidi l’altra figura che era accanto a lui il mio cuore si fermò.
Jessica lo abbracciava tenendo le mani dietro la sua nuca.
Un pugnale affondò nel mio cuore in una fitta di dolore che mi stordì.
Lo vidi che si sporgeva verso di lei e chinandosi leggermente la baciava.
Il dolore e la disperazione che mi avvolsero era qualcosa che non avevo mai provato. Ad un tratto fu come se mancasse l’aria e la vista venisse meno. Mi sembrò come se fossi diventata sorda per il gran ronzio dentro la testa e cieca per le lacrime che mi bruciavano gli occhi come se qualcuno vi avesse gettato del sale.
Mi voltai e corsi via incapace di emettere anche un solo gemito. Il sangue nelle mie vene si era tramutato in ghiaccio e forse per quel motivo cominciai a tremare in preda a un freddo che sembrava gelarmi fin dentro l’anima.
Bella aspetta…- Qualcuno aveva cercato di afferrarmi per un braccio, ma non riuscii a vedere chi fosse ne a riconoscere la sua voce. In quel momento pensai di stare per morire. Il cuore batteva così forte da farmi temere si fosse fermato e il corpetto stretto non mi permetteva di fare entrare l’aria nei polmoni.
Correvo, correvo disperata neanche io sapendo verso cosa e dove, ma nella speranza di allontanarmi il più possibile da li.
Era dunque quello il motivo del suo cambiamento. Si era accorto di amare lei e non sapeva come fare per rimediare all’errore.


*******************************************************************************


Non riuscivo a resistere. Mia sorella era felice ed io avevo il cuore stretto in una morsa per lei , per me, per tutti noi.
C’erano sorrisi, giovialità , mentre io non ero riuscito neanche a guardare Bella. Volutamente la tenevo lontana da me e a quel punto non sapevo se tutto quello lo facevo più per me che per lei. Alle volte ero convinto che quella di non farla soffrire era solo una scusa, in realtà quello che cercava di non soffrire ero io. La sua vicinanza avrebbe significato maggior dolore al momento del distacco.
Nessuno sembrava rendersi conto che per tutto quello ci sarebbe stato un prezzo. Quanto sarebbe durata la gioia di Alice e Jasper? Quei pensieri,la consapevolezza che avevo fatto a Bella delle promesse che forse non ero in grado di mantenere mi tormentava.
Quale felicità poteva trovare con me sul suo cammino?. Le avevo garantito che avremmo parlato, ma come le avrei spiegato che per non farla soffrire le dovevo procurare un dolore? Non avrebbe capito, io stesso stentavo a trovare una logica in quello che stavo facendo. L’unica consolazione era che magari allontanandola da me in quel modo, non considerandomi degno del suo amore, il risentimento provato le avrebbe dato la forza per separarsi da me.
Cercai un posto appartato per poter riordinare le idee prima di affrontare Bella.
- A quanto vedo l’idillio si è rotto.- La voce di Jessica mi fece trasalire.
- Che ci fai qui?.- Le risposi irritato.
- Ti ho seguito. Ho visto che non l’hai degnata di uno sguardo. - Sorrise sarcastica.
- Jessica, non è come pensi.- Le risposi in maniera decisa e incenerendola con lo sguardo, ma non sembrò farci caso.
- Forse invece è proprio come penso è solo che tu ti ostini a non ammetterlo. Non è lei quella che ami. Non è adatta a te.- Era sprezzante.
- No Jessica? E chi è adatto a me dimmi: forse tu?- La guardai infastidito.- Cosa vuoi? - Mi accesi una sigaretta.
- Io nulla – rispose- Tu invece mi sembri un po’ confuso.- La guardai cercando di farle capire la mia irritazione alle sue parole, ma non sembrava intenzionata a desistere.
- Jessica, ti sarei grato se volessi lasciarmi da solo.- Rimase immobile a fissarmi.
- Pensi che fissandomi riuscirai a scoprire qualche segreto che possa esserti d’aiuto?- Risi senza nessuna voglia di farlo.
- No ma …- La guardai.
- …Ma, cosa? Cominciava a darmi sui nervi.
- Se tu mi baciassi, forse ti renderesti conto della differenza e potresti capire.- Non potevo credere a quello che sentivo. Doveva essere impazzita. Non era certo quello il linguaggio di una ragazza ammodo.
- Jessica hai forse preso tropo sole? Tu non ti rendi conto di ciò che dici!- Ero sconvolto.
- Invece sì, Edward.- Si sporse verso di me cingendomi con le braccia il collo e intrecciando le sue mani dietro la mia nuca, e infilando le dita tra i miei capelli. Non riuscivo a capire che fine avesse fatto la ragazza che conoscevo. Sapevo che era frivola, ma non immaginavo avventata.
- Cosa credi che siano sufficienti qualche battito di ciglia e uno sguardo languido per farmi cambiare idea?Sospirai spazzientito.
- Partirai Edward io…non posso lasciare che tu non ti renda conto dell’errore che stai facendo.- Eccola li la risposta. Quell’ombra che si continuava ad allungare con il suo bagaglio di relatività, che abbatteva le barriere del buon senso comune.
- Rifletti mia cara, se pensi che basti una bocca con delle labbra invitanti a cancellare l’amore che provo per Bella, vuol dire che non hai idea di chi sono. Tu non mi conosci, certi espedienti con me non servono Jessica, non sono quel tipo d’uomo dovresti saperlo. - Continuava a tenermi legato a lei invitante con gli occhi fissi nei miei.
- Dici di amarla, ma in realtà è solo ostinazione da parte tua.- La guardai, volevo che capisse che appartenevo a Bella completamente. - Jessica quello che dici fa parte di come sei tu.- A quelle parole si mise a ridere.
- Edward, non capisci? Non è alla tua altezza, è sciatta, scialba. Accanto a te è necessaria una donna di classe, elegante, che sappia intrattenere i tuoi ospiti, intelligente…- In quel momento l’avrei presa a schiaffi.
L’afferrai per le spalle e la guardai furente. - Cosa è che vuoi da me Jessica che ti baci? E’questo il tuo prezzo? E’ questo quello che devo pagare per fare in modo di non averti più tra i piedi, per far si che la tua lingua velenosa non si accanisca più contro Bella? D’accordo affare fatto!
La baciai cercando di farle arrivare tutta la freddezza ,il risentimento e il disprezzo che provavo.
Doveva sapere che non ci sarebbe stato mai posto per nessuna all’infuori di Bella per me. Lei era solo un fastidio che andava chiarito ed eliminato.
Mi sciolsi dal suo abbraccio senza neanche guardarla, per allontanarmi dal suo profumo che non desideravo mi restasse addosso, tutto di lei mi dava fastidio. La vidi indugiare e io invece volevo che andasse via il prima possibile e mi lasciasse in pace. Stava appropriandosi di spazio e tempo che non le appartenevano.
- Era questo che volevi? Eccoti accontentata.- Aggiunsi brusco.- Come vedi su di me e sul mio cuore non hai nessun potere ne adesso ne mai Jesica ed è inutile che ti ostini a negare l’evidenza, penso di essere stato abbastanza chiaro. E’ ovvio che non ti amo e per come la penso neanche il tuo è amore, direi invece sia qualcosa che assomiglia più all’orgoglio ferito.- Mi voltai senza lasciarle il tempo di replicare e mi allontanai. Non volevo sentire cosa aveva da dire, ero disgustato anche dal tono della sua voce.
Mi avviai per raggiungere gli altri e cercare di parlare con Bella. La sensazione che quel bacio mi aveva procurato mi aveva fatto capire che era stato inutile perdere del tempo prezioso, non sarei mai riuscito a rinunciare a lei neanche per cercare di alleviare la sua sofferenza che inevitabilmente la mia assenza e un mio eventuale non ritorno le avrebbero procurato. L’amavo e capivo che appartenerle era qualcosa che non dipendeva più dalla mia volontà. Bella era una parte di me. Tenerla lontana voleva dire amputarmi e non avevo il coraggio necessario per farlo.
Dovevo spiegarle e chiederle perdono dell’atteggiamento stupido che avevo adottato in quei giorni. Di questo in fondo dovevo ringraziare Jessica era vero che non avevo capito ed ero confuso e che lei mi aveva aiutato a comprendere, anche se per ragioni diverse da quelle che credeva lei. Mi dava fastidio ammetterlo ma mi aveva dato una mano.
Sulla mia strada per tornare dagli invitati incontrai Emmett.
- Bene fratello, ero venuto a cercarti e… spero che tu abbia le idee più chiare adesso.- Lo guardai perplesso. - Sì… Edward, in modo da poter spiegare a Bella quello che ha appena visto.- Sentii il sangue gelarsi nelle vene e rabbrividii. Bella era lì e aveva visto tutto.
- Da che parte è andata? Perché non l’hai fermata Emmett! Accidenti non è come sembra…- Dissi quasi urlando a mio fratello.
- Non si capiva guardandovi da qui e poi… non sono riuscito a trattenerla, era sconvolta.- Lo scansai e corsi cercando di raggiungerla il più in fretta possibile.





Altro capitolo. Spero apprezziate. Grazie come sempre a chi continua a tenere questa storia tra i preferiti, i seguiti a chi mi ha messo tra gli autori che preferisce.
Un grazie anche a chi legge soltanto.

A tutte voi che mi regalate i vostri commenti tutta la mia riconoscenza.
Ancora grazie a :
Goten
Fc27
sweetcherry
free90
miss-cullen90
yeah
shinalia
eka

Mi scuso per non avervi risposto, sicuramente non mancherò al prossimo capitolo. Baci.
  
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