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Autore: Evola Who    13/02/2020    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31
Explanations
 

Denny e Indy sedettero al bancone del bar/ristorante dell'albergo. Era un locale arredato in maniera rustica, con il pavimento di legno, anche se non mancava qualche decorazione in stile Rococò.

In fondo al bancone, appoggiata ad una delle pareti, una piccola radio rivestita in legno trasmetteva le note struggenti di una canzone malinconica:

 
“...I went down to St. James Infirmary
Saw my baby there
She was stretched out on a long white table
So cold, so sweet, so fair*…”
 
Denny ordinò una piccola bottiglia di Coca-Cola, mentre Indy prese un bicchiere di whisky liscio, facendosi poi lasciare la bottiglia.

“Non ti sembra un po’ inopportuno bere una bevanda gasata in una situazione del genere?” chiese l'archeologo, abbassando per un momento il suo bicchiere.

“E a te non sembra un po’ inopportuno bere alcool in una situazione del genere?" chiese lei di rimando, volgendosi a guardarlo.

“Dopo tutto quello che ho visto, mi serve qualcosa di forte per ‘metabolizzare’” rispose Jones, con tono quasi indifferente, bevendo un altro sorso dal suo bicchiere.

“E io, dopo tutto quello che ho subito, ho bisogno di zuccheri per andare avanti. Visto che odio l’alcol, esattamente come odio l’amaro, l’aspro e il piccante” ripeté lei, bevendo.

"Bisogna imparare ad assaggiare e ad apprezzare di tutto, nella vita" la redarguì Indy. "Non si sa mai..."

Rimasero in silenzio, con aria meditabonda.
Si erano tolti le giacche, rimanendo in camicia, Denny con la sua camicia blu dalle maniche arrotolate fino ai gomiti, e Indy con la sua camicia un po’ stropicciata color beige.

Continuando a bere lentamente un goccio di whisky dopo l'altro, Jones la osservò attentamente, rimanendone veramente molto colpito.

Denny, infatti, non aveva l’aria sconvolta o distrutta, come si sarebbe immaginato di vedere in una ragazza traumatizzata, anzi, al contrario, sembrava parecchio tranquilla: mentre con una mano stringeva la bottiglia, con l'altro braccio si era appoggiata al banco, sorreggendosi con la mano la testa e facendosi passare di quando in quando le dita tra i capelli.
Aveva un'aria sicura e serena, quasi fosse sul punto di trovare una soluzione ai loro problemi.

Indy, però, era ancora piuttosto preoccupato per lei, quindi domandò: “Stai bene?”

“Sì, sì. Sto bene.”

“Sei sicura?” chiese ancora Indy, non del tutto convinto dalle sue parole. “Dal momento che hai visto una donna trasformarsi in una specie di schifosa lucertola e hai subito delle torture con il serio rischio di morire... beh, mi aspettavo che fossi un po’…”

Traumatizzata?” finì lei, girandosi verso di lui.

“Già…”

“Beh, che tu mi creda o no, ho visto e subito cose ben peggiori di questa.” Bevve un sorso della sua bibita. “Tu, invece? Stai bene?”

Indy rimase sorpreso: non pensava che lei potesse essere preoccupata per lui – visto che, fin dall'inizio, non erano mai andati molto d’accordo - ma questo, in un certo senso, gli fece piacere e lo apprezzò molto, visto che lui stesso si stava preoccupando per Denny.

“Sì, sto bene” la rassicurò. “In fondo, come ho già detto, anche io ne ho avuto e subite di peggio.” E bevve un lungo sorso dal suo bicchiere.

“Lo immagino” rispose Denny, ripensando al secondo film animato di “Indiana Jones”.

“Sai, ho avuto colpi di fulmine ben più peggiori di quelli che ci hanno fatto assaggiare i nostri amici rettili” aggiunse Indy, con una breve risata a cui fece eco anche quella di Denny.

Rimasero ancora qualche istante in silenzio, fissando il bancone con aria meditabonda, finché Jones decise che doveva approfittare di questa situazione per capirci qualcosa di più.

“Quindi, quando hai detto che il Dottore è un alieno, non mentivi, giusto?”

“Giusto.”

“E, allora, immagino che anche quello che ha detto Haska su di lui sia vero. Che lui è un Signore del Tempo, che il suo pianeta non esiste più…” continuò a ricordare, sempre più confuso.

“I Signori del Tempo sono la specie a cui appartiene il Dottore. E il loro pianeta, Gallifiny, è stato distrutto dalla Grande Guerra del Tempo” rispose Denny, con aria sempre più malinconica.

“E, in quella guerra, tutti i Signori del Tempo si sono ‘estinti’?” chiese Indy, ricordando il resto della storia di Haska.

“Già. E lui è l’ultimo Signore del Tempo sopravvissutto” rispose la ragazza, guardando in basso. “Condannato a viaggiare per l’Universo, da solo e per sempre.” Finì di parlare con aria davvero triste, bevendo un altro sorso di bibita.

“Ma non c’è stato proprio nessun sopravvissuto, oltre a lui?” chiese Indy. “Nessun altro Signore o Signora del Tempo?”

Denny fece una breve risata per la parola “Signora del Tempo”, per poi ritornare seria: “No, te l'ho detto, solo lui. Gli unici scampati al disastro sono stati i loro nemici, i Dalker, la peggior razza aliena, la più malvagia mai esistita.” E si incupì.

Indy non seppe che cosa replicare, ormai tutto quello che poteva fare era accettare tutto questo e basta, senza porsi troppi quesiti. Almeno, aveva finalmente scoperto la risposta alla domanda: “Siamo soli nell’universo?”.

Del resto, ricercare reperti e risolvere misteri era il suo lavoro, anche se a volte ciò che faceva esulava un po' dalla sua materia primaria, ossia l'archeologia.

Continuò a bere e a guardare la ragazza con aria confusa, chiedendo: “E tu? Sei anche tu di una specie aliena, ultima della tua specie?”

Denny girò la testa verso di lui e rise divertita, sia per le sue parole sia per la sua espressione seria. Smise soltanto quando lo vide confuso da quella sua risata.

“No, no” rispose, dandosi un contegno. “Certo che no. Sono umana del pianeta Terra al cento per cento, proprio come te. Sono una diciottenne di Londra con origini Italiane. Solo che arrivo dal Ventunesimo secolo.”

Ventunesimo secolo?...!” ribatté Indy, sconvolto.

“Già!” continuò lei, con tono calmo. “Provengo dal 2017. E dovrei nascere fra sessant’anni, suppergiù. Ma, in questo momento, non sono ancora nati nemmeno i miei genitori!”

L’archeologo la fissò con gli occhi spalancati e con la bocca semiaperta. “Ventunesimo secolo” pensò, sconvolto: non riusciva neppure ad immaginare come sarebbe stata la sua vita di lì a dieci anni, figurarsi il mondo fra quasi un secolo.

“Quindi, tu e il Dottore…” riassunse perplesso, cercando di capire la situazione.

“Viaggiamo nel tempo” concluse lei, sorridendo.
La faccia di Indy si fece ancora più incredula, quasi sconvolta: finì il resto del suo drink in un sorso solo, mentre Denny raccontò brevemente di come si fossero conosciuti lei e il Dottore.
Il loro primo incontro era avvenuto a scuola, durante un'invasione degli Zaygo; lei lo aveva aiutato a fermare quel tentativo di invasione e lui, in cambio, le aveva proposto di portarla con sé, nel tempo e nello spazio.

Nel tempo e dello spazio?” ripeté Indy, sempre più stupito.

“In pratica, possiamo vedere lo spazio, esplorando i pianeti più remoti e conoscendo tante e differenti razze aliene, e poi viaggiare nel tempo, spostandoci a piacimento tra il futuro e il passato” rispose lei, sorridendo.

“E com'è viaggiare con lui?”

“Incredibile” ripeté lei, sorridente. “Vedere lo spazio, esplorare nuovi mondi e scoprire sia il passato che il futuro, ricavandone una conoscenza a dir poco illimitata. E viaggiare, o meglio, correre accanto a lui, è l'esperienza più bella che potessi mai desiderare. E sono davvero felice di avere lui, accanto a me, come migliore amico.” E finì la sua Coca-Cola.

Indy non poté che essere affascinato dalle sue parole, ammettendo che, con ogni probabilità, lui non avrebbe mai potuto vivere esperienze ed emozioni simili. Proprio lui, il più grande archeologo e avventuriero di tutti tempi - almeno, a sentire il Dottore che, però, doveva intendersene parecchio, in materia.

“E da quanto tempo viaggi con lui?” chiese, incuriosito.

“Da un po’. All'inizio, sono partita e non avrei più voluto tornare indietro. Poi, però, mi sono ricordata che, mentre io viaggiavo nel tempo, combattendo contro gli alieni e contribuendo a salvare l’Universo…. a Londra avevo una casa, dei genitori, un fratello, una sorella, la scuola... in pratica, la mia vita. Così, ho deciso di fermami ed andare avanti con la mia vita. Ma, ogni tanto, ho ancora desiderio di viaggiare con lui, quindi il Dottore viene a prendermi e partiamo.” Sollevò lo sguardo, sospirando.

Jones restò davvero impressionato da quelle parole, soprattutto dalla passione con cui le pronunciava; di certo, Denny e il Dottore erano legati da un fortissimo e saldo legame d'amicizia, di cui nessuno avrebbe mai potuto dubitare. E lui se n'era reso conto nel momento della partenza dalla cella, quando lei aveva pianto all'idea di abbandonarlo.

“E com'era la tua vita, prima di incontrare il Dottore?”

“Normale. Con alti e bassi, certo, ma normale.”
Raccontò in breve le sue passioni, che andavano dalla scrittura alla lettura, dai film alla musica; poi, passò a parlare del rapporto un po’ contrastante che aveva con i genitori e con i fratelli e quello complesso che aveva con la scuola.

“Cavolo” commentò Indy.

“Già. Quindi, puoi anche capire perché continui a viaggiare insieme a lui, anche se mi sono dovuta fermare un po’?” concluse lei ironicamente.

Restarono in silenzio ancora per qualche istante, poi Indy non riuscì più a trattenere una domanda che, già da qualche istante, lo stava seriamente tormentando.

“E… come sarà il futuro? Come sarà il Ventunesimo secolo?” chiese.

Non sapeva bene neppure lui perché lo avesse chiesto, forse per curiosità o forse solo per vedere come Denny gli avrebbe risposto. Ma, in fondo, era davvero curioso di saperlo.
La ragazza sollevò gli occhi, riflettendoci.

“Complesso” rispose. “Terribilmente complesso. Ma non tanto perché la vita sarà più complessa rispetto al passato - cioè, un po' anche per questo - ma, soprattutto, perché le generazioni nate prima della mia epoca hanno fatto in maniera di rendere molto difficile la strada per arrivare al futuro da dove provengo io.”

“E me lo puoi descrivere, questo futuro complesso?”

“Beh, potrei. Ma non potrei spiegarti tutto nei minimi dettagli, perché bisogna evitare che il futuro possa cambiare in un modo diverso e irrisolvibile. Come non posso dirti, per esempio, che fra meno di un anno inizierà un secondo conflitto mondiale.”

“Cosa?!” esclamò Indy, sconvolto.

“Ops… spoiler…” rise Denny a bassa voce, con un certo nervosismo. “Fai finta che non te l’abbia mai detto…”

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Note:
Canzone alla radio:
"
St. James Infirmary - Remastered" di Louis Armstrong


 

   
 
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