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Autore: nanbax94    16/02/2020    1 recensioni
E se Lord Voldemort avesse avuto un figlio con Bellatrix?
Non per amore, ne per piacere.
Lui non conosce queste cose, nella sua mente esiste solo il potere.
E quale modo migliore di mantenerlo una volta ottenuto se non quello di addestrare un erede a propria immagine e somiglianza?
Un erede da allevare con i propri ideali.
Qualcuno in cui instillare un fanatismo assoluto, e un timore tale che non possa mai ribellarsi al proprio creatore.
Ma accade sovente che le cose non vadano secondo i propri piani.
Esistono il 50% di possibilità che un figlio voluto maschio nasca in realtà femmina.
Ed esiste la possibilità che dando troppo peso a delle profezie, esse condizionino la nostra esistenza.
E questo Tom Riddle l'ha imparato a proprie spese, perché nel momento in cui interviene il destino non esiste niente che tu possa fare....
Questa è la storia di un erede maledetto, che non sarebbe mai dovuto venire al mondo.
Questa è la vita di Adhara.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Alla fine Ronald Bilius Weasly fu smistato a Grifondoro e Ada non riuscì a trattenere un sorriso di fronte alla sua espressione sollevata.
La ragazza, che ormai pativa la fame - poteva pensarlo in fondo, anche se non sarebbe stato signorile dirlo, come le aveva insegnato la sua istitutrice - guardò il piatto d'argento davanti a sé con aria sconsolata.
Se solo avesse mangiato più cioccorane!
Nel frattempo Albus Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con uno sguardo radioso, le braccia aperte, come se niente potesse fargli più piacere del vederli tutti lì riuniti.

«Benvenuti!», disse benevolmente. «Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. Cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!»

Dopodiché tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti. Adhara non sapeva se ridere o meno, così si voltò verso Daphne in cerca di spiegazioni.

«Ma... è matto?», chiese incerta se in quel momento stesse infrangendo qualche regola della scuola offendendo il preside ponendo questioni circa la sua sanità mentale.

«Mio padre dice che è geniale... forse si tratta di una qualche specie di codice da ricordare per superare una prova... », disse la bionda facendo spallucce.

«O forse si tratta di una prova per farlo rinchiudere in un ospedale psichiatrico!», esclamò Ada, ancora sconcertata dalle parole del vegliardo preside.

«Un che?!», chiese Daphne con un'espressione curiosa in viso.

«Un ospedale Babbano, dove vengono curate le persone con... qualche rotella fuori posto», le spiegò la mora ruotando l'indice destro vicino alla tempia, per "rafforzare il concetto".

«In effetti sembra un po' eccentrico, ma mio padre dice che è il miglior mago al mondo» aggiunse Daphne con diplomazia, «quando Silente era giovane è stato suo professore ed ha sempre avuto un occhio di riguardo nei suoi confronti a causa della situazione familiare un po'... particolare che aveva a casa» aggiunse la ragazza sovrappensiero chiudendosi poi in un momentaneo silenzio.

Ada non fece domande. Daphne le piaceva a primo impatto ed era certa che rispettare il suo silenzio in quel momento fosse la cosa migliore da fare. Se avesse voluto farle altre confidenze in futuro l'avrebbe sicuramente ascoltata, le ispirava istintivamente fiducia, e il suo istinto fino a quel momento non aveva mai fallito.

Abbassò lo sguardo sul tavolo rimase a bocca aperta! Di colpo i piatti davanti a lei erano colmi di pietanze. Neanche sua madre era così veloce a servire "CIBO!" come lo chiamava Dora.

«Patate, Ada? Posso chiamarti Ada vero?», chiese Daphne riscuotendosi dai suoi pensieri, rivolgendole un'espressione titubante e uno sguardo interrogativo.

«Ohhh, si va bene!», si affrettò a rispondere la mora senza commentare oltre. La visione di tutto quel cibo le aveva momentaneamente azzerato il quoziente intellettivo. 

«Sì alle patate o ad Ada?», chiese la bionda continuando a mantenere la scodella dove facevano bella mostra di sé i predetti tuberi, rosolati alla perfezione.

«Entrambe!», si affrettò a rispondere la mora, il cui stomaco ormai brontolava cupamente da ormai svariato tempo, reclamando più cibo di quanto riuscisse a contenere.

«Bene Ada, ecco a te!», esclamò Daphne con un sorriso, l'ombra passata sul suo viso poco prima era già del tutto sparita. «Ho sempre voluto provare l'ebbrezza di servire come il mio elfo domestico!», ironizzò la compagna poco dopo mettendole un'abbondante porzione di patate nel piatto, visto che Ada non accennava ad appropriarsi della pirofila.
Eh sì, in alcune situazioni la piccola Tonks era un po' lenta, ma non era mica colpa sua se la vista di tutto quel ben di Dio le rallentava i neuroni, troppo impegnati a fare l'aloa.
«Hai davvero un elfo domestico?», chiese la mora curiosa iniziando a mangiare come se non ci fosse un domani. Al diavolo l'etichetta, Bernadette non poteva certo venire a sapere del modo in cui si stava abbuffando.
Occhio non vede, cuore non duole; perlomeno così diceva il detto Babbano.

«Sì, tutti i rampolli delle famiglie purosangue hanno un elfo domestico personale, il mio si chiama Twix, come quel dolce Babbano», rispose la bionda iniziando a mangiare dei ravioli al vapore.

«E perché l'hai chiamato a quel modo?», chiese Ada cercando di immaginarsi la faccia dell'Elfo, senza però riuscire a non sovrapporla con l'immagine di un Twix gigante.

«Mi sembrava un nome originale! E poi una volta ho assaggiato quello snack, dalla riserva segreta di dolciumi di mio padre, era buonissimo!», rispose Daphne con sguardo sognante.

«Tuo padre spaccia dolci babbani?!», chiese la mora allucinata, rischiando di strozzarsi con una patata durante il suo improvviso attacco di ridarella.
Certo che il signor Greengrass era proprio un uomo di larghe vedute.
«Non proprio, più che altro è ad uso personale!» puntualizzò Daphne, brandendo innanzi a sé una forchetta, per puntualizzare il concetto.

«Uso personale? State forse parlando di magidroghe*?» chiese un ragazzo affianco a Daphne rivolgendo alle due uno sguardo sconvolto.

«Parlavamo di dolciumi babbani», precisò Daphne tranquillamente, come se in quel dormitorio la parola"babbani" non fosse pari ad un'offesa.

«Capisco... », rispose il ragazzino titubante, passando lo sguardo dall'una all'altra. «E perché parlate di dolciumi babbano?», chiese ancora guardando la bionda, l'unica al momento ad avergli risposto. Adha era troppo presa a fissarlo per degnarlo di una risposta.

«Fatti nostri», lo liquidò Daphne con un gesto del capo, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa. «Non far caso a mio cugino, lui è un po' come... Silente», aggiunse mimando il gesto che aveva fatto poco prima Ada.

«Geniale?», chiese ancora il ragazzino, sentendosi stavolta giustamente chiamato in causa.

«No, matto!», ci tenne a specificare la bionda, mentre se la rideva sotto i baffi.

«Ehi! Sono più grande di te di qualche giorno, dovresti portarmi rispetto!», esclamò indignato, aggrottando le sopracciglia e assumendo un'espressione corrucciata. «Non ti conviene stare a sentire mia cugina, ti porterà sulla cattiva strada! Ora, siccome io non sono un maleducato a differenza della mia simpaticissima parente qui vicino mi presento, mi chiamo Theodore Nott, ma tutti mi chiamano Theo, piacere», si presentò rivolto ad Adhara.

«Adhara Tonks», rispose la ragazza rivolgendogli un sorriso smagliante, e riuscendo finalmente a spiccicare nuovamente parola.
Più lo guardava... e più lo trovava carino! Aveva una stretta di mano vigorosa, capelli castani e occhi grigio-azzurri che parevano dotati di luce propria. In effetti c'era una certa somiglianza con la bionda, avevano entrambi une quelque chose - maledetta Bernadette e il suo francese! - di simile, intrigante quasi.

«Piacere di conoscerti... Theo», disse Ada timidamente, rivolgendogli nuovamente un sorriso. Era normale che avesse così tanta voglia di sorridergli?

«Ci risiamo... » borbottò Daphne, scuotendo la testa e rivolgendo gli occhi al cielo, come chi ha assistito tante volte ad una scena simile e ne conosce per filo e per segno lo svolgimento.

«Come, scusa?», chiese la mora sbattendo gli occhioni con un'espressione davvero poco intelligente in quel momento.

«Oh niente che non fosse prevedibile, ma stai tranquilla ti spiegherò dopo in modo che tu possa salvarti da questo supplizio», le rispose la bionda con un piccolo ghigno.

«Buona sera!», tuonò una figura luminescente passando attraverso il tavolo imbandito e gettando sguardi cupi agli studenti, distogliendo la mora da quello strano e ambiguo scambio di battute.

«E quello chi è?», chiese Ada affascinata dal fantasma ricoperto di sangue, che camminava o meglio, volteggiava, trascinandosi dietro delle catene sferraglianti che sommate al chiacchiericcio degli altri studenti quasi la costringevano ad urlare per superare il frastuono della sala e farsi sentire dai suoi interlocutori.

«Quello è il barone sanguinario!», le rispose Theo gentilmente, e con occhi scintillanti di eccitazione. «È il fantasma della nostra casa!»

Fichissimo!

Pensò Ada, evitando però di dirlo ad alta voce, non era sicura che la sua nuova amica avrebbe apprezzato il commento. E almeno per il momento ci teneva a fare buona impressione. Dubitava che nel dormitorio avrebbe trovato altre persone altrettanto disponibili con cui fare conversazione.

«Come ha fatto a coprirsi di sangue?», chiese Daphne con un'espressione schifata.

«Nessuno lo sa con certezza, ma sono sicuro che sia stato a causa di un omicidio», si affrettò a rispondere il ragazzo appassionatamente; come Ada sembrava amante delle storie cruente.

«Voi avete già conosciuto qualcun altro?», chiese Daphne per cambiare discorso, continuando a spiluccare i suoi ravioli al vapore.

«Io sì!», annuì Theo con un gesto vigoroso del capo, prese un sorso di succo dal suo calice e dopo assunse un'aria meditativa. «Mi pare alcuni ragazzi di Corvonero e un Tassorosso di un anno più grande. Un certo Diggory, sembrava un tipo simpatico»

«Detto da te, non è che sia proprio un complimento o una garanzia!», esclamò Daphne dandogli una piccola pacca sulla schiena con condiscendenza, evidentemente il suo passatempo preferito era quello di far innervosire il cugino.

«Spiritosa, ma non riesci proprio a tenere la bocca chiusa... »

«E TU, Daphne?», si intromise Ada interrompendo il moro, prima che i due iniziassero a bisticciare.

«Stupido!», disse la bionda rivolta al cugino, dopo avergli fatto una linguaccia. «Ho conosciuto anche io dei Tassorosso, perlopiù ragazze, a quanto pare hanno tutte una passione sfegatata per il cibo... »

Allora forse dovrei cambiare casa, valutò Ada. Chissà se era possibile?

«Hai fatto conoscenze interessanti, Ada? », chiese Theo distogliendola dai propri pensieri.

«Beh, io ho incontrato solo ragazzi che sono finiti a Grifondoro, abbiamo diviso lo scompartimento del treno»

«Ah sì? E come sono?», chiese la bionda curiosa.

«Sembravano... sopportabili, diciamo»

«Malfoy dice che quel Potter è un perdente... », disse Theo senza particolare inflessione di voce; come se in realtà stesse solo riportando un commento, non una propria considerazione.

«Malfoy dovrebbe imparare a chiudere quella sparaballe che si ritrova!», esclamò Ada inviperita tutto di un colpo senza potersi frenare. Se solo ripensava al comportamento del cugino sul treno le partivano i cinque minuti!
Fortuna che né sua madre né Bernadette l'avevano sentita pronunciare una frase del genere, Dora invece sarebbe stata orgogliosa di lei.

«Conosci Malfoy?», chiese curiosamente Daphne senza preoccuparsi minimamente dell'affermazione colorita usata dall'amica. «Pensavo fosse un onore riservato esclusivamente a pochi eletti»

«Purtroppo è mio cugino... », sospirò Ada, portandosi una mano al viso sconsolata. Il solo pensiero di condividere parte del dna con il cugino bastava a farla dubitare sulle sue capacità intellettuali, poi però si consolava pensando che evidentemente le tare mentali della loro famiglia le aveva manifestate esclusivamente lui. 

«Che bello! Abbiamo un fardello da portare insieme!», esclamò la bionda mentre Ada tornava a  guardarla in modo interrogativo. «Una cosa in comune... cugini deficienti!», precisò infine suscitando la risata della mora.

«Guarda che sono qui!», ribatté Theo spazientito maledicendo la propria cugina sottovoce.
Adhara sorridendo scosse la testa e alzò lo sguardo verso il tavolo dei professori: Hagrid era tutto intento a bere dal suo calice, ponendo al compito in corso di svolgimento particolarmente attenzione, come se temesse di romperlo da un momento all'altro; la professoressa McGranitt conversava amabilmente con il professor Silente, discutendo probabilmente delle migliori strategie di insegnamento da adottare quell'anno; la sua attenzione però, fu catturata da un professore, con un assurdo turbante, che parlava con un insegnante dai capelli neri e unticci. L'uomo col turbante la guardò diritto negli occhi e la ragazzina iniziò a sentirsi attratta da quella figura, tutto il resto appariva sfocato, ai margini della realtà, mentre quegli occhi profondi la esaminavano con attenzione. Erano l'unica cosa ad essere perfettamente nitida nel suo campo visivo in quel momento; iniziava a perdere contatto con l'ambiente circostante tuttavia, più si ostinava a guardare più sentiva le sue forze accrescersi... come se quel contatto la rinvigorisse ad ogni minuto che passava...

«Ada? Ada, tutto ok?», chiese preoccupata Daphne cercando di richiamare l'attenzione dell'amica.

«Certo, ero solo sovrappensiero...», rispose incerta la ragazza volgendo a forza lo sguardo verso i suoi compagni, mentre la sensazione provata fino a poco prima svaniva. «Chi è l'insegnante con i capelli unticci?», chiese cambiando argomento. Mise momentaneamente da parte l'uomo col turbante, perchè il solo pensiero della sensazione provata poco prima la faceva rabbrividire e si impose di concentrarsi invece sull'interlocutore, altrettanto singolare e dall'aspetto trascurato; immaginò fosse un professore nonostante le sembrasse Zio Fester della famiglia Addams, però con tanto di parrucchino.

«Non credo che gli farebbe piacere sentirsi descrivere in quel modo», disse Theo con un ghigno, mentre Ada lo guardava in modo perplesso.
Possibile che quei ragazzi di Serpeverde ghignassero così tanto? Qualcuno di loro aveva mai fatto un normale sorriso in vita propria?

«Quello è il professor Piton, insegna pozioni ed è il nostro direttore di casa», si affrettò a spiegare Daphne. «Mentre il tizio col turbante si chiama Raptor, insegna difesa contro le arti oscure»

«Sai, dicono che ad Hogwarts nessun insegnante di difesa contro le arti oscure duri più di un anno, si pensa che il posto sia maledetto» snocciolò la curiosità il ragazzino, con un'espressione super orgogliosa per essere al corrente di uno scoop simile.

«Il posto o la scuola?», chiese Ada interessata, vista la piega sinistra che stava prendendo il discorso.

«Boh, forse entrambe», disse Theo facendo spallucce.

Chiacchierarono del più e del meno fin quando non scomparvero anche i dolci e il professor Silente si alzò di nuovo in piedi. Nella sala cadde il silenzio.

«Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e bevande; ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni»
«Inoltre, Mr Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi. Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra del suo dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb»
«E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa»

«Non dirà mica sul serio?», chiese la moretta lievemente preoccupata rivolta ai suoi compagni. Era amante delle cose sinistre e cruente, tuttavia era anche dell'opinione che dovesse ancora crescere prima di aver realmente a che fare con la parte pratica della questione. Almeno un anno o due, mica chiedeva tanto! Tuttavia, i due cugini si limitarono ad un'alzata di spalle in sincrono.

Man mano prendeva familiarità con i loro volti ed era impressionante notarne la somiglianza: sembravano due gocce d'acqua nonostante avessero colori completamente differenti; anche nei movimenti, era facile valutarne la parentela. Come se avessero trascorso molto tempo insieme e avessero imparato a muoversi con movimenti sincronizzati come un'unica entità.
Ripensò a suo cugino - e due volte in una sola sera erano anche troppe - e senza neanche accorgersene volse lo sguardo lungo la tavolata di Serpeverde per cercarlo. I suoi capelli platino, elegantemente acconciati in una leccata di cavallo, spiccavano nel mucchio di teste. Lo trovò seduto pochi posti più in là, tra quei bestioni che aveva visto con lui sul treno. In quel momento aveva la bocca strapiena di patate e parlava con la Parkinson che gli stava seduta di fronte e lo guardava estasiata senza nemmeno preoccuparsi degli schizzi di cibo che piovevano da tutte le parti.

Che finezza Malfoy!

Si chiese se avesse mai potuto instaurare un rapporto come quello di Daphne e Theo con Draco. Sua madre le aveva detto che crescendo probabilmente lui sarebbe maturato e avrebbe smesso di credere nelle idiozie che gli inculcava il padre, ma la piccola aveva non poche titubanze al riguardo.
Le aveva fatto quel discorso al termine del loro primo e unico incontro; dopo che la bambina le ebbe raccontato che nel momento in cui sua zia Narcissa li aveva lasciati da soli non erano neanche resistiti cinque minuti prima di iniziare ad insultarsi.
Lui l'aveva chiamata babbanofila, lei aveva replicato con bamboccio-moccioso-viziato e da lì a prendersi a capelli il passo era stato davvero breve.
Sorrise con un pizzico di furbizia e soddisfazione, ricordando orgogliosamente la corposa ciocca di capelli biondi che aveva staccato a suo cugino, provocandogli le lacrime.
Lui, probabilmente sentendo uno sguardo insistente su di sé, volse il capo, con la fornace - ehm, bocca - ancora spalancata, sorprendendola a fissarlo. Rimase interdetto mezzo minuto, ma si affrettò a deglutire riservandole l'espressione più schifata del suo repertorio. Lei non fu da meno e gli fece un gestaccio con la mano, voltandosi immediatamente senza degnarlo più di un'occhiata.

«E ora, prima di andare a letto, intoniamo l'inno della scuola!», gridò improvvisamente Silente dando con un colpetto della bacchetta l'inizio al motivetto. Lei neanche si era resa conto del fatto che si fosse alzato in piedi, dunque si affrettò ad imitare i suoi compagni ascoltando con attenzione l'inno cantato.

Parecchi minuti e urla stonate dopo terminarono la canzone, ognuno con un ritmo diverso, mentre il preside applaudiva alle ultime battute con più foga del necessario - purtroppo per lui nessuno degli studenti era davvero portato per il canto.
«Adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa!» ordinò il preside, congedandoli con gesti di saluto dall'alto del pulpito davanti al tavolo degli insegnanti, neanche fosse il papa. 

Ci fu un tale stridio di panche sul pavimento di marmo capace di far accapponare la pelle di suo padre per tutta la vita, odiava quel suono e ogni volta rimproverava lei e Dora di fare più attenzione quando si alzavano da tavola. Si chiese come avesse fatto tutti gli anni di scuola ad Hogwarts, dove probabilmente quella scena si ripeteva quotidianamente.
Aprendosi un varco tra la ressa che si attardava ancora in chiacchiere i Serpeverde del primo anno seguirono Flitt, il loro prefetto.
Adhara si sbracciò cercando di salutare i suoi conoscenti grifoni, che le regalarono grossi sorrisi, mentre le due serpi amiche la guardavano stupiti. Non era proprio un atteggiamento da buon Serpeverde quello di socializzare con il nemico. Ma dubitava che lei sarebbe mai riuscita a diventare una serpeverde perfetta in quei sette anni di scuola che l'attendevano. 
Una volta raggiunto il loro prefetto, uscirono dalla sala grande e si avviarono nei sotterranei - o bassifondi come li aveva soprannominati ai tempi di racconti di Dora - scendendo una scalinata di marmo che sembrava interminabile. Curioso come il destino si fosse fatto beffe di lei relegandola proprio in quel posto. 

Man mano, l'aria si faceva sempre più fredda e umida, cosa che odiava.

Il passaggio era illuminato da alcune fiaccole dal fuoco verde smeraldo, che gettavano ombre inquietanti sul volto degli studenti - ecco, forse l'ambientazione da film horror poteva anche farsela piacere.
Giunti all'ultimo scalino svoltarono a destra e attraversarono un'arcata decorata con numerosi serpenti.
Ada, cogliendo al volo l'occasione di avere una piccola vendetta sull'odioso cugino, diede un piccolo spintone a Malfoy, che in quel momento era davanti a lei, ignaro, mandandolo a sbattere contro Flitt, che gli rivolse un grugnito più sonoro del solito; sembrava che quella serpe fosse in grado di esprimersi solo in quel modo, Ada fino a quel momento non l'aveva ancora sentito parlare.
«Perché non vai a dirlo a papino?», sussurrò la bambina allontanandosi più veloce di una gazzella verso il lato opposto rispetto al ragazzo.
Così, Draco agendo di scatto senza guardare bene a causa della mancanza di luce spinse per sbaglio Rabastan Avery, uno studente del quinto anno, che non prese affatto bene la cosa.

«Fa più attenzione Malfoy o ti ci seppelliscono nei sotterranei!», tuonò Rabastan allungando uno scappellotto al biondastro.

Nel frattempo Ada, Daphne e Theo sghignazzarono svoltando a sinistra e mantenendo il passo con l'esemplare maschio Flitt-uomodellecaverne-prefetto.

«Non riuscirò mai a ricordare tutta la strada!», esclamò ad un certo punto Ada sconsolata. A casa sua era risaputo che avesse un pessimo senso dell'orientamento. Ogni qual volta facevano qualche gita sua mamma o Bernadette dovevano stare sempre attentissime per evitare di perderla. Perchè oltre al pessimo senso dell'orientamento aveva anche una smodata curiosità, e purtroppo i due tratti caratteriali non erano una combinazione vincente tra loro.  «Insomma, dove stiamo andando? Al centro della terra?»

«In verità, ci stiamo recando sotto al lago nero, comunque non preoccuparti, ti accompagnerò io, mi fa sempre piacere aiutare le donzelle in pericolo», propose Theo, facendole un sorriso, che scintillò perfino col buio dei sotterranei.
Di nuovo, Ada si ritrovò a ricambiare il suo sorriso, possibilmente con quello più smielato di tutto il suo repertorio.

«Theo, se non fosse per la tua età, direi che più che altro vuoi entrarle nelle mutande!», esclamò Daphne facendo quasi venire un accidente alla moretta. Certo che era proprio diretta quella ragazza!

«Daphne, ti prego!», fu tutto quello che Theo riuscì a biascicare prima di distogliere lo sguardo; Ada non poteva dirlo con certezza, ma era sicura che il ragazzo fosse arrossito.
Comunque, molti tombini dopo - perché anche se li chiamavano sotterranei, erano pieni di tombini e ad Ada ricordavano più che altro delle fogne - arrivarono di fronte ad una scultura raffigurante due cobra argentati.

Ma che fantasia!

Flitt, indicò le statue con l'ennesimo grugnito, mentre il prefetto donna, una certa Gwendaline Fusson, spiegava ai ragazzi che la parola d'ordine era purosangue - ci avrebbe scommesso! - e che solo in quel modo, il passaggio segreto si sarebbe svelato loro.
Detta la parola, la ragazza si infilò in un piccolo passaggio aperto nel muro, invitando gli altri a seguirla.
Adhara attraversando la porta si meravigliò non poco, nel non trovare sull'ingresso la scritta: Descensus Averno facilis est.
Eh sì, aveva 11 anni e adorava Dante, non c'era davvero fine alle sue stranezze.


 

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*Piccola postilla! Non ricordo se effettivamente se ne parli di  sostanze simili, ma ho immaginato che potesse esserci qualcosa del genere.

Buonasera!
Scusate per l'assenza ma il lavoro mi mette k.o. E la sera a malapena ho la voglia di vivere figuriamoci di scrivere xD
Ad ogni modo, il capitolo parla da solo, per qualsiasi chiarimento, critica o altro sono disponibile ad ascoltare i vostri suggerimenti:) 
Chi saranno le compagne di stanza della nostra protagonista? XD
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Un saluto



 

 

   
 
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