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Autore: heliodor    25/02/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Tutti portiamo una maschera
 
Kallia abbozzò un timido sorriso davanti al volto sofferente di Ames. “Mi era mancata la tua brutta faccia” disse con un mezzo sorriso.
Ames giaceva su di un vero letto sistemato in una delle stanze vuote del palazzo dei principi di Nazdur. Kallia l’aveva fatto portare lì dopo aver dato ordine di sistemare in maniera dignitosa gli altri prigionieri therani.
Joyce l’aveva seguita cercando di non parlare e di farsi vedere il meno possibile. Si limitò ad osservarla mentre toccava il braccio di Ames sfiorandolo con le dita.
“Tu invece sei sempre bellissima, Kallia di Nazdur. Anche con quella ridicola benda sull’occhio.”
Kallia la sfiorò con le dita. “Questa? Ho sentito dire che è l’ultima moda di Malinor e ne ho indossata una.”
Ames rise. “E ho notato anche che trascini un po’ la gamba. Una ferita?”
Kallia annuì. “Ho rischiato di perderla.”
“Non sei una che si arrende facilmente, tu.”
Halux entrò nella sala scortato da due soldati di Nazdur.
“Abbiamo portato l’erudito” disse uno dei due presentandosi a Kallia.
Lei rivolse una lunga occhiata ad Halux. “Come mai ci hai messo tanto?”
“Non sono un guaritore” disse Halux. “E nemmeno so correre veloce.”
“Potevi affrettarti.”
“Mi hai fatto portare qui per rimproverarmi o perché ti serve il mio aiuto?”
Kallia sospirò. “Ti chiedo scusa.”
Joyce quasi sobbalzò a quelle parole. “Non devi scusarti con lui” esclamò. “Combattiamo tutti per l’alleanza. Il minimo che possiamo fare è aiutare i nostri alleati.”
“Parla per te strega rossa” disse Halux. “Io non combatto affatto per l’alleanza.”
“L’erudito ha ragione” disse Kallia. “Non posso pretendere che serva la nostra causa. Ma posso chiederglielo come favore.”
Halux sospirò. “Immagino cosa mi capiterà se rifiuto di farvi un favore. Non sei molto diversa da questa qui” disse indicando Joyce con un gesto vago della mano. “Minacce, ricatti, mezze frasi. È così che trattate i vostri alleati, voi due. Non mi stupisce che stiate combattendo quasi da sole questa assurda guerra.”
Ames alzò la testa. “Lui è l’erudito che dovrebbe guarirmi?”
Kallia annuì.
Halux si avvicinò ad Ames e iniziò ad esaminargli l’addome dopo averlo scoperto. Le sue dita si muovevano seguendo il profilo dei muscoli e delle ossa del therano.
Joyce ne approfittò per avvicinarsi.
Ames si accigliò. “Se Kallia non mi avesse detto chi eri, non ti avrei mai riconosciuta.”
Joyce valutò se fosse il caso di annullare la trasfigurazione, anche se per un attimo. Decise che non c’era alcun pericolo e svelò al therano il suo vero aspetto.
Il viso di Ames si illuminò. “La strega di Orfar. Ora ti riconosco. Aiutavi il principe a fuggire.”
Joyce annuì e tornò a essere Sibyl.
“Come mai nascondi il tuo aspetto anche tra alleati, come li chiami tu?” le chiese Ames.
Joyce arrossì.
“Tutti portiamo una maschera” disse Kallia soccorrendola. “Sibyl ha il diritto di portare la sua. E io la preferisco con i capelli neri. Il rosso è un colore troppo bizzarro.”
Ames rise. “Non hai tutti i torti. Mi chiedo quale sia il suo vero aspetto, quindi.”
Gli occhi di Kallia brillarono per un istante. “La trasfigurazione si nota appena. Devi averla usata da molto tempo se sei così abile.”
Quasi ogni giorno dell’ultimo anno, pensò Joyce.
Trasfigurare ormai le era familiare come respirare o parlare.
Magari riuscissi a usare così bene anche la corda magica, si disse.
Prima Elvana e poi Joane avevano provato ad addestrarla in quell’incantesimo, ma non era mai andata oltre la semplice evocazione della corda.
“Mi avete solo fatto perdere tempo” disse Halux con tono contrariato. “Quest’uomo non ha niente, a parte qualche leggera ferita.”
Kallia gli scoccò un’occhiataccia. “Sembri quasi dispiaciuto.”
“Credevo di dover curare un moribondo e invece trovo una persona in discreta salute. La mia presenza qui è inutile. Ti chiedo di dispensarmi.”
Kallia sospirò e guardò Ames.
“L’erudito ha ragione. Mi sento bene” disse il therano. “Non ci trattavano così male.”
Kallia abbozzò un sorriso. “Puoi andare” disse ad Halux. “E anche tu” aggiunse rivolta a Joyce.
Provò a dire qualcosa ma ci ripensò.
Vuole restare sola con Ames, pensò.
Trovava la cosa eccitante e romantica al tempo stesso.
Si accodò a Halux e lo seguì fuori dalla stanza.
“Togliti quel sorriso dalla faccia” la redarguì l’erudito mentre percorrevano a passi veloci il corridoio.
Joyce tornò seria. “Sei stato molto scortese con Kallia. Devi chiederle scusa.”
“È lei che deve scusarsi con me” disse Halux. “E anche tu. Mi hai costretto a venire qui quando potevo stare al sicuro tra gli Urgar.”
“Me lo rinfaccerai per tutta la vita?”
“Non per tutta la vita, ma per il tempo necessario a completare il portale. Ormai è quasi pronto.”
“Non posso andarmene adesso. C’è un assedio in corso” protestò Joyce.
“Andrò senza di te se sarà necessario.”
“Dovrai portarci via tutti” disse Joyce.
“Tutti? Se intendi tutta la città…” Scosse la testa.
“Intendo Bardhian, Joane, tu e io.”
“Capisco il principe ma la sua madre pazza e assassina?”
“Non è pazza” disse Joyce.
Ma è un’assassina? Si chiese.
Joane aveva ucciso, ma quasi sempre in battaglia o per difendersi. Poteva essere definita un’assassina? Se era così, allora anche Bryce e Vyncent erano assassini.
“Ero convinto di dover portare solo tre persone, me compreso, non quattro.”
“È un problema?”
“Mi serviranno più forze. E più tempo.”
“Bene” fece Joyce.
Halux si fermò di botto e lei quasi andò a sbattergli contro. “Sei tu la pazza, strega rossa. Tra poco questa città verrà rasa al suolo e tu sei felice che l’unica via di fuga sia impraticabile?”
“Kallia ha bisogno del nostro aiuto. Lei, Caldar, Ames e tutti gli altri non verranno con noi.”
“Loro almeno hanno avuto una scelta” disse l’erudito. “Io non sono stato così fortunato.” Fece una pausa. “Vuoi davvero aiutare Kallia?”
Joyce annuì.
“Allora vieni con me.” Halux marciò deciso verso le scale che portavano al livello inferiore.
“Dove andiamo? Stai preparando un incantesimo più potente? Un portale che trasporterà tutti?”
“Andiamo a visitare dei feriti” fu la sua risposta.
Joyce scrollò le spalle e lo seguì di sotto.
 
Il soldato thariano se ne stava seduto sul giaciglio, la schiena dritta e il petto coperto da una fascia di stoffa.
“È stato un guaritore. Ha fatto un buon lavoro” disse con un sorriso sincero.
È poco più di un ragazzo, pensò Joyce osservandolo da qualche passo di distanza mentre Halux lo esaminava da vicino. Potrà avere due o tre anni più di Oren, al massimo.
A quel pensiero avvertì un fastidio al basso ventre ma lo ricacciò subito indietro.
Halux scostò un po’ la benda e sbirciò sotto. “Queste ferite” disse con tono serio. “Te le sei fatte quando eri prigioniero o prima?”
“Non ricordo esattamente quando” disse il soldato. “Ma non ero ferito gravemente quando ci presero. Ci misero in trappola e il comandante Ames ordinò di arrenderci. Fu per questo motivo che non ci uccisero, credo.”
Halux annuì. “Quindi eravate in salute quando siete stati catturati.”
“Credo di sì.”
“E siete stati trattati bene.”
“Direi dignitosamente, sì. Ammetto che non mi aspettavo un trattamento simile da parte dei soldati dell’orda. Alcuni furono anche amichevoli con noi.”
“Amichevoli?”
“Ci nutrirono e ci tennero al caldo quando faceva freddo. Altri sono stati meno fortunati di me.”
Halux annuì grave. “E invece questa ferita?” Chiese indicando il braccio del soldato.
Lui scosse le spalle. “Non so come me la sono fatta.”
“Non lo sai o non lo ricordi?”
“Non so se lo ricordo.”
Halux annuì per la terza volta e si allontanò. “Come ti chiami?”
“Gledver. Ma tutti mi chiamano Gled.”
“Andiamo al prossimo” le disse Halux.
Joyce lo seguì al successivo giaciglio, dove una donna dai capelli corti e chiari si guardava attorno con aria di sfida.
“Io ti saluto” disse Halux con tono cordiale.
La donna gli scoccò un’occhiata diffidente. “Sei un altro di quei segaossa?”
“Mai segato un osso in vita mia” disse l’erudito. “Ma mi piacerebbe provare, qualche volta. Tu hai ossa che posso segare?”
La donna gli mostrò il palmo della mano dove brillava un dardo magico. “Tu prova a toccarmi e raccoglieranno le tue, di ossa. In un sacchetto molto piccolo.”
Joyce notò che aveva la fronte fasciata e la gamba destra protetta da una stecca di legno, ma nessun’altra ferita. Ogni tanto si grattava il braccio destro all’altezza del gomito.
“Vedo che stai bene” disse Halux. “Anche tu sei stata trattata con dignità dai soldati dell’orda?”
“Dignità? Non so più che cos’è. Catturata e tenuta in gabbia come un animale è una cosa indegna anche per dei rinnegati come quelli lì.”
“Però stai bene.”
“Non per tutti le cose andavano bene” disse la donna. “Io e quelli che vedi siamo i fortunati.”
“C’erano altri messi peggio di voi?”
Lei annuì. “Ne ho visto qualcuno morire in preda agli spasmi della fame. L’inedia è una specie di tortura, se protratta per intere Lune. Senza contare quelli che diventavano cibo per la strega nera.”
“La strega nera?” chiese Joyce.
La donna annuì. “È uno dei loro comandanti, anche se di fatto comanda poco. Ogni tanto qualcuno dei nostri veniva portato nella sua tenda e non ne usciva più.”
“Li uccideva?”
La donna ghignò. “Li uccideva, li cucinava e poi li mangiava.”
“Ma è orribile” esclamò Joyce.
“Alcune tribù di selvaggi sul continente maggiore lo fanno con i nemici” disse Halux. “Posso chiederti che cos’hai sul braccio?”
La donna glielo mostrò. Joyce allungò il collo per guardare e colse la fugace visione di un livido violaceo di forma rotonda.
“Anche Gledver ne ha uno simile” disse Halux. “E pure il tizio senza metà dei denti superiori.”
“Rhyelin” disse la donna.
Lo avevano esaminato per primo, appena arrivati nella sala che ospitava metà dei feriti therani. L’altra metà era alloggiata in una sala uguale a quella ma separata dalla prima da un corridoio. Joyce aveva contato tredici letti per lato disposti su due file. Voleva dire che c’erano ventisei feriti in quella sala e forse altrettanti nell’altra.
“Allora?” domandò la donna davanti al silenzio dell’erudito.
“Niente” disse Halux allontanandosi. “Credo di aver visto abbastanza. Andiamo, non c’è altro per me qui.”
Lo seguì fuori dalla sala e poi fino all’ingresso del palazzo. “Vuoi fermarti e spiegarmi?”
“Non c’è niente da spiegare.”
“Stai mentendo. Ormai ti conosco bene.”
“Sei tu la bugiarda, strega rossa” rispose l’erudito.
“Può darsi, ma tu mi stai nascondendo qualcosa. Hai esaminato quei prigionieri e hai trovato qualcosa di strano.”
“Se anche fosse?”
“Dimmi tutto.”
“Perché tu poi vada a riferirlo a Kallia e lei se la prenda con me?”
Joyce poggiò la mano sul petto. “Non le dirò niente. Sul mio onore.”
Halux rise. “Il tuo onore. Certo.” La fissò per qualche istante. “A questo punto mi avresti già minacciato o ricattato o chissà cos’altro ti saresti inventata per costringermi a parlare. Che il tuo giuramento sia sincero?”
“Lo è” fece lei sicura. “Puoi fidarti.”
“Tutte le volte che l’ho fatto, mi sono ritrovato in guai peggiori.”
Joyce fece spallucce.
Halux trasse un profondo sospiro. “Quelle persone non hanno niente di strano. A parte quello strano segno sul corpo che può essere dovuto a chissà cosa, stanno bene.”
“È un buon segno, no?”
“Proprio non ci vedi niente di strano, strega rossa?”
“Dovrei?”
“Stanno troppo bene per essere dei prigionieri appena rilasciati dal nemico. In qualsiasi scambio di prigionieri, si cerca sempre di dare quelli feriti o in gravi condizioni.”
“Perché?” chiese Joyce. “Non è onorevole.”
“La guerra non lo è. Come dice Joane è un affare sporco e puzzolente.”
“Avresti preferito che i prigionieri fossero mezzi morti o menomati?”
“Francamente, sì, strega rossa. Mi sarei aspettato una cosa del genere da chi ha distrutto Malinor e metà delle città dell’altopiano. Invece ci hanno consegnato soldati e mantelli che in un paio di giorni al massimo potranno unirsi ai difensori della città. Ci hanno concesso un vantaggio e questo non accade mai in una guerra. Non volontariamente come adesso.”
“Kallia non sembrava sorpresa.”
“Kallia vuole vedere solo ciò che le piace. Ha ritrovato il suo grande amore sano e salvo e tanto le basta. Non ha tempo né voglia di porsi certe domande. Soprattutto perché le risposte potrebbero non piacerle.”
“E quali sarebbero?”
Halux abbassò gli occhi. “Che è stato un errore accogliere quei prigionieri. Che potrebbero essere un pericolo serio per la città che sta cercando di salvare e che sarebbe meglio sbarazzarsene il più in fretta possibile.”

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