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Autore: Myriru    25/02/2020    5 recensioni
«Ho bisogno di te...»
«Sono qui»
Versailles no bara incontra Orpheus no mado: dalla loro unione si  mescolano gli avvenimenti della Rivoluzione Francese con la psicologia/filosofia dei personagg di Orpheus. Spero vi piaccia! ^-^
Genere: Erotico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insieme per sempre'
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[Avviso per i lettori]: i capitoli 56 e 57 sono stati cancellati e modificati. 
 
«Quando lo giustizieranno? »
«Tra una settimana esatta, insieme ad altri prigionieri politici »
André incrociò le braccia al petto pensieroso. Bernard lo fissò per alcuni istanti, dal lato opposto del tavolo.
«Capisco… per quel giorno io e Oscar ce ne andremo o, se tutto va secondo i piani, saremo già lontani da Parigi »
«Dove hai intenzione di andare? »
Chiese Bernard corrugando la fronte. Tempo prima gli aveva confessato la sua idea di trasferirsi in un’altra regione ma, dato il tempo trascorso da quella volta, aveva creduto che l’amico avesse accantonato l’idea.
«Beuvron-En Auge, in Normandia. E’ un paese tranquillo e ho già trovato una casa, ora dobbiamo solo trasferirci »
«Quindi ve ne andate davvero, fate bene. Io credo che, di questo passo, anche io, Rosalie e François ci trasferiremo presto. C’è un’aria strana in giro e troppo sangue per le strade »
«E la settimana prossima ce ne sarà altro, non so come dirglielo »
«Non hai una bella cera, sicuro di stare bene? »
La locanda stava iniziando a riempirsi e gli animi si stavano già riscaldando. André si girò a guardare un gruppo di uomini che stavano litigando per qualche futile motivo e decise di tornare a casa, di comune accordo con Bernard. Pagarono l’oste e si dileguarono in fretta, giusto in tempo perché non appena lasciarono il locale il gruppo che André aveva notato aveva iniziato una rissa.
«Capita ogni sera in ogni locale, non se ne può più. I soldi scarseggiano eppure c’è ancora gente che ogni sera va ad ubriacarsi »
Notò Bernard girandosi a guardare la locanda ormai lontana da loro e André non potette che annuire. Camminarono in silenzio lungo tutto il cammino verso casa che, almeno per André, sembrò più lungo del solito. Teneva il capo basso, cercava di guardare dove stava mettendo piede e pensava a come dire ad Oscar quello che aveva scoperto senza farle ulteriormente del male.
Avevano – soprattutto lei – sofferto abbastanza per colpa di quel conte anche se sapeva bene che, in fondo, Oscar l’aveva amato durante il suo soggiorno alla sua villa.
Sospirò amaramente e cercò di eliminare dalla mente tutti i pensieri negativi.
«A cosa stai pensando? »
«A come non farle male… ma non posso nasconderle una cosa simile, mi odierebbe »
«Non ti odierà, capirà che l’hai fatto per proteggerla »
André si fermò e si girò a guardarlo in viso.
«No, non posso farlo. Lei… deve saperlo. Devo essere onesto con lei ma… è così difficile trovare le parole. Anche se non l’ha mai detto esplicitamente lei tiene molto a lui. Sarei un egoista »
Bernard non seppe come replicare e abbassò lo sguardo. André passò una mano sul viso, non voleva pensare più a nulla. Era dannatamente stanco. Ma non era colpa del lavoro, non era una stanchezza fisica – era abituato a quello – che prosciugava le sue energie ma una stanchezza più mentale. Era una sensazione che non sapeva spiegare. Sapeva che tutto quello stress accumulato, quella rabbia repressa dentro e quel dannato vizio dell’alcol che ormai era entrato in lui non sarebbe scomparso se fosse rimasto a Parigi.
Salirono lentamente le scale che portavano alle rispettive case e si salutarono con un misero “buonanotte” che aveva un retrogusto amaro.
Chiuse la porta alle sue spalle e poggiò le chiavi di casa sul piccolo mobile che aveva costruito con alcune assi recuperate in città a poco prezzo. Sentiva provenire dalla camera da letto, come un balsamo per le orecchie, i mugolii della sua piccola e sorrise. Raggiunse la stanza con pochi passi e, una volta aperta la porta, notò Oscar, pronta per la notte, che teneva tra le braccia la loro bambina. Oscar si voltò verso di lui, sentendosi osservata, e gli sorrise dolcemente.
«Sei tornato, non ti ho sentito entrare »
«Credevo di trovarvi tutte addormentate »
«Juliette non ha molta voglia di dormire, mi sta facendo dannare! Renée, invece, è andata a dormire poco fa »
André si avvicinò alle due, diede un bacio sulla fronte alla piccola e uno sulle labbra a Oscar sorridendole.
Senza dire nulla l’uomo prese la piccola dalle braccia della madre e provò lui a farla addormentare, cullandola dolcemente. Oscar incrociò le braccia al petto e li osservò commossa.
Erano così belli insieme e lo sguardo di André era dolcissimo quando guardava la figlia. Eppure c’era qualcosa che non andava, lo notava dal suo viso perso e da quel sorriso triste che incurvava le sue labbra. Poco dopo Juliette era magicamente quieta e dormiva tra le braccia del padre dopo aver fatto disperare la madre. André la posò nella sua culla e baciò la sua minuscola mano.
Restò ancora un po’ a guardare la figlia, rilassato dalla perfezione del suo viso e dalla sua espressione rilassata. Sentì le braccia della donna avvolgergli la vita e sorrise.
Si girò verso di lei lentamente e le accarezzò il viso, baciandole poi la fronte.
«Va tutto bene? »
«Devo dirti una cosa »
«Dimmi »
André poggiò la fronte sulla sua e teneva il suo viso tra le mani.
«André scotti, sicuro di stare bene? »
«Bernard mi ha detto che Beauharnais verrà giustiziato la settimana prossima »
Oscar rimase impassibile ma le sue labbra tremavano, notò André.
«Oscar… »
«André scotti molto, hai bevuto? »
L’uomo scosse il capo e portò una mano alla testa dolente, quando riaprì l’occhio sano la vista era più appannata del solito. Poggiò una mano sulla spalla di Oscar e si fece aiutare per svestirsi e mettersi a letto.
«Non ho bevuto, te lo giuro »
«Ti credo ma hai la febbre, questo non puoi negarlo. Ora dormi, va tutto bene. Domani mattina dirò a Bernard che non stai bene e lui informerà il giornale, va bene? »
«Sì… Oscar? »
«Sì? »
«Riguardo Beauharnais… »
«Ho capito, non è importante al momento. Tu sei più importante, sei il mio uomo »
André le sorrise appena e, quando posò il capo sul cuscino, si addormentò all’istante. Oscar rimase seduta al suo fianco e gli accarezzò il viso caldo e sentì una fitta al cuore quando vide una smorfia di dolore sul suo viso.
Una piccola lacrima rigò il viso della donna ma lei l’asciugò subito, si mosse a riempire una piccola bacinella d’acqua fresca e a prendere una pezza da mettere sulla sua fronte per rinfrescarlo.
Bagnò un panno e la strinse per eliminare l’acqua di troppo e lo passò sul suo viso e sul collo, cercando di non svegliarlo.
“Maledetto… riesci a distrarmi dal prendermi cura di lui …”
Oscar posò il panno umido sul comodino e sospirò amaramente.
“Ora non fa più parte della mia vita, dovresti saperlo André anche se… è vero, alcune volte mi capita di pensare a lui, a cosa stia facendo e altro ma non provo più nulla. Sei molto caro André… sono felice che tu me l’abbia detto ”
Oscar si stese al suo fianco e lo guardò dormire fin quando anche lei non si addormentò.
 
«Capisco, mi dispiace molto per lui, spero si rimetta presto »
«Lo spero anch’io ma non sembra grave, scusa per il disturbo »
«Nessun disturbo Oscar, non preoccuparti. Passa una buona giornata »
«Grazie mille Bernard, buona giornata anche a te »
Oscar chiuse la porta lentamente, Renée uscì dalla sua stanza riposata ed era radiosa.
«Buongiorno Oscar! »
«Come siamo felci questa mattina, hai fatto un bel sogno? »
Disse la donna notando il sorriso della giovane. Renée arrossì leggermente e annuì, avvicinandosi a Oscar per abbracciarla.
«Mio padre è già uscito? »
«No, resterà a casa per un paio di giorni. Ha la febbre »
«La febbre? »
«Sì, gli sarà salita nel pomeriggio. In effetti era da un po’ che non si sentiva bene »
«E’ colpa del lavoro, da quando è nata Juliette non ha smesso di lavorare un attimo… »
Oscar abbassò lo sguardo, Renée aveva ragione. Juliette era una nuova bocca da sfamare, non ci aveva ancora pensato. André era spesso assente a casa e lui ne soffriva molto. Si aggiustò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e osservò distratta Renée mentre tagliava un po’ di pane raffermo e lo addentava affamata.
«Oscar… »
«Sì? »
«Quindi… ci trasferiremo davvero? »
«Credo di sì, aspetteremo che tuo padre guarisca e ne parleremo di nuovo con calma »
«Bene… »
Oscar alzò un sopracciglio ma fece finta di non notare il tono affranto di Renée. Sapeva benissimo che Renée non voleva assolutamente lasciare Parigi e che preferiva restare con Kilian.
«Vado a controllare come si sente tuo padre »
Disse la donna avvicinandosi alla porta della camera; esitò un attimo, aspettandosi una reazione da parte di Renée ma lei non fece nulla.
 
«Come ti senti? »
Oscar passò un panno umido sulla fronte e sulle guance di André, le tende erano chiuse ma alcuni fiochi raggi illuminavano la stanza. André strinse la mano della donna e le sorrise.
«Meglio, avevo solo bisogno di riposare. Domani potrò tornare già da Bernard »
André alzò appena il capo e tentò di alzarsi dal letto ma un’improvvisa fitta alla testa lo bloccò.
«Non puoi aspettare almeno qualche altro giorno? Non mi sembra il caso di tornare già a lavoro »
«Cosa c’è Oscar? Ammettilo: ti piace tenermi segregato in casa! »
Disse André ironicamente mentre si sedeva al fianco della compagna. Oscar alzò gli occhi al cielo e sorrise.
«Preferirei averti di più a casa, questo è vero… ma non da malato »
«Lo so e… mi dispiace molto. Cercherò di essere più presente, soprattutto quando ci trasferiremo a Beuvron-En-Auge »
Oscar sorrise appena e strinse le loro mani, fece un sospiro e alzò lo sguardo verso di lui. L’uomo le accarezzò la guancia con la mano libera e tracciò, con la punta delle dita, i lineamenti della donna. Doveva dirgli qualcosa, lo sapeva, lo sentiva, ma non era sicuro di volerlo sapere.
«André io… voglio assistere all’esecuzione »
Il silenzio calò tra di loro. André si irrigidì ma la sua espressione non cambiò. La guardava serio, duro, forse arrabbiato ma Oscar non si era mai sentita così a disagio davanti a lui.
«No, è fuori discussione »
Il suo tono di voce era più freddo di quanto in realtà volesse, teneva le labbra serrate.
«André… »
«No, stammi a sentire almeno una volta »
Oscar allontanò le mani e si alzò dal letto furiosa. André sembrò non accorgersi della sua espressione.
«Voglio che tu stia qui, a casa e al sicuro, con me e le ragazze. Non è uno spettacolo guardare il boia che taglia la testa a qualcuno, non è divertente. Non voglio che tu soffra guardando quell’uomo morire davanti ai tuoi occhi… non capisci che lo faccio per il tuo bene, maledizione?! »
André nascose il viso tra le mani e rimase in silenzio, immobile, sotto lo sguardo incredulo di Oscar. L’uomo fece un respiro profondo e si passò una mano sulla guancia umida, cercando di mantenere il controllo.
«André… »
«Lasciami solo »
«Mi dispiace io »
«Ho detto “lasciami solo” »
 
«Non capisco perché tu gliel’abbia detto, ti sono sincera. Ti avrei aiutato ad andare senza fargli sapere nulla »
Disse Rosalie mentre versava una tazza di tè caldo all’amica. Oscar teneva in braccio Juliette avvolta in una camicia del padre e la stringeva forte, con gli occhi ancora lucidi.
«Volevo essere sincera Rosalie, volevo che fosse al mio fianco… volevo che tutto finisse lì e che subito dopo ce ne saremmo andati a Beuvron-En-Auge insieme alla piccola e a Renée per ricominciare tutto da zero e… perché no? Sposarci… Alexandre de Beauharnais ha rovinato la mia famiglia. Ho paura che dopo questo André non vorrà sapere più nulla di me »
Prese la tazza lentamente e la portò alle labbra, Rosalie corrugò la fronte.
«E perché mai? André ti ama, non ti lascerà mai andare per una stupidaggine come questa »
«Ti ricordo che mi ha cacciato di casa un anno fa1 »
«Non lo farà di nuovo, puoi starne certa. Se vuoi posso tenere un po’ io Juliette, così tu e André potete parlare tranquillamente, tanto Renée non è a casa giusto? »
«Ti ringrazio ma non ti devi preoccupare, devi occuparti già di François. A proposito, come sta? »
«Sta dormendo, per questo la porta della stanza è aperta. Questa notte ci ha fatto dannare! Secondo me confonde la notte con il giorno »
Oscar sorrise divertita, aveva notato il viso stanco di Rosalie ma non aveva osato a chiederle il perché. Continuarono a chiacchierare per una buona ora finché Bernard non fece ritorno a casa.
«Ah Oscar, sei qui. Sono passato a casa vostra prima e c’era solo André »
«Renée non è ancora tornata? »
«E’ arrivata poco dopo, non ti preoccupare »
«Bene, allora vi lascio. Grazie Rosalie »
«Di nulla amica mia, salutami Renée e André. Ciao piccolina »
Rosalie diede una carezza alla piccola e abbracciò l’amica calorosamente.
«Buona notte Rosalie, Bernard »
«Buona notte Oscar »
Oscar chiuse la porta alle sue spalle e con pochi passi raggiunse la porta del loro appartamento. Sospirò stancamente, non aveva voglia di litigare con André né di vederlo triste. Juliette iniziò a tirarle i capelli e a ridere e Oscar si distrasse.
«Non si tirano i capelli alla mamma »
Aprì la porta con il sorriso sulle labbra e notò Renée che stava riscaldando sul fuoco la zuppa rimasta dal pranzo.
«Renée dov’è tuo padre? »
«E’ in camera, ha detto che non vuole mangiare e che vuole riposare. E’ successo qualcosa? »
«No, non ti preoccupare. Tieni Juliette, alla cena ci penso io tra qualche minuto, va bene? »
«Va bene »
Renée prese la piccola dalle braccia della madre e iniziò a giocare con lei, Oscar sorrise e si avvicinò rapida alla porta della loro stanza e l’aprì. André era sdraiato nella sua parte del letto e guardava il soffitto, la camicia era aperta sul petto e aveva i piedi nudi, gli stivali erano ai piedi del letto.
«André… »
«Dimmi »
«Mi dispiace per quello che è successo »
«Non fa niente, se vuoi andare vai, non sarò io a fermarti »
Non sembrava più arrabbiato. Si alzò dal letto e guardò verso la sua direzione, era tranquillo. Oscar si avvicinò a lui e si sedette al suo fianco silenziosamente.
«Come ti senti? »
«Bene, dopodomani tornerò al giornale »
Oscar annuì e abbassò il capo, era freddo nei suoi confronti. André la costrinse a guardarlo in viso e prese il suo volto tra le mani. La donna sgranò gli occhi e lo guardò confusa, non si aspettava una reazione simile da parte sua e non ne comprendeva il motivo.
«André? »
«Promettimi che dopo la sua esecuzione andremo via, che lui resterà qui a Parigi e che non ci farà più del male. Promettimi che una volta arrivati a Beuvron mi sposerai, me lo devi promettere »
André la guardò serio e quasi le fece paura ma annuì seria, decisa. Lo voleva anche lei, voleva dimenticare tutto e tutti e pensare solo a loro, alla loro famiglia, a lui.
«Te lo prometto. Ti prometto che andremo via, che lui resterà qui e che non ci farà più male e sì! Voglio essere tua moglie, non aspetto altro! »
 
1= vedi capitolo 42.
   
 
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