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Autore: Roiben    26/02/2020    0 recensioni
[Arsène Lupin (Maurice Leblanc) – Sherlock Holmes (Arthur Conan Doyle)]
Quando si ha per le mani un caso delicato e la concreta possibilità di fallire, nella migliore delle ipotesi, o di venire arrestati nella peggiore, in che modo risolvere un problema che sembra non avere sbocchi? A chi chiedere un estremo aiuto? Quando un uomo probo è disperato, prende decisioni disperate.
|Revisionata 11.08.2020|
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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31 - Al cospetto di Sua Maestà 

 

 

 

 

 

«Non cera un altro modo?» borbotta Holmes e, a giudicare dallespressione esasperata di Lupin, non è la prima volta che pone quella domanda. 

 

«Ce nerano a decine di altri modi. Ma questo qui è più divertente. Insomma, è qualcosa che va fatto e io voglio farlo in maniera piacevole. Qual è il vostro problema?». 

 

Holmes storce il naso, disgustato«Voi siete il mio problema. Come sempre». 

 

«E voi siete sempre tanto amabile da farmi pesare ogni singola sciocchezza» borbotta Lupin. 

 

«Forse questo accade perché ogni vostra singola azione è invariabilmente una sciocchezza» replica a tono Holmes. 

 

Lupin si imbroncia, indispettito. «Insopportabile!» gli strilla contro, voltandogli la schiena e uscendo a passo di carica dalla camera. 

 

Linvestigatore leva gli occhi al cielo e lo segue a ruota, borbottando tra sé improperi tutti dedicati al demonio francese. Giunto in mezzo al salone, tuttavia, si arresta bruscamente e fissa stranito Lupin, ancora con il muso lungo, ma intento a fissarlo a sua volta e con insistenza. 

 

«Diable!» esclama questi. «Non possiamo bisticciare ora. Dobbiamo incontrare la vostra futura regina, non sta bene presentarsi al suo cospetto con la faccia da funerale». 

 

Holmes sospira, stremato. «Siete decisamente di difficile gestione. Se finirò internato in manicomio il conto lo pagherete voi». 

 

Lupin lo gratifica con un ampio sorriso soddisfatto. «Potete contarci» scherza, facendoglisi incontro. 

 

«Che fate?» si allarma Holmes, vedendolo allungare le mani. 

 

«Sistemo il vostro abito. Il colletto sè tutto sgualcito. Bisogna far bella figura, vous savez? È una donna importante quella che incontreremo a breve» spiega, lisciando con cura il bavero della giacca. Arraffa un piccolo ramoscello di fresia bianca da un vaso che è stato di certo portato dalla signora Hudson per ingentilire lappartamento e lo fissa allocchiello del vestito dellinvestigatore, allontanandosi un poco per ammirare il risultato dei suoi sforzi. Annuisce, evidentemente soddisfatto, e torna a sorridere. 

 

Per qualche bizzarro miracolo sono riusciti a ottenere il benestare per un incontro con la principessa Alexandra. Certo, ci sono voluti tre giorni, ma questo ha in qualche modo giocato in favore del ladro francese che, in quel tempo, ha potuto ristabilirsi più o meno completamente. Così ora si stanno predisponendo a recarsi allappuntamento. Ciò che turba, e non poco, linvestigatore è che Lupin, con la scusa balzana di non doversi far riconoscere, ha arbitrariamente deciso di abbigliarsi in modo molto poco usuale: al momento, a un occhio poco accurato, potrebbe tranquillamente passare per una seconda signora Hudson, e quel che è peggio è che la padrona di casa stessa, dopo aver osservato con meticolosa cura la nuova mise del ladro, ha dato il suo beneplacito, contribuendo a esaltare Lupin (come se se ne sentisse il bisogno). 

 

«Sarebbe stato più che sufficiente il vostro collaudato principe Sernine» contesta Holmes. 

 

«Niente affatto. Voi siete una faccia conosciuta a palazzo. Ma un altro uomo, mai visto prima, sarebbe parso sospetto. Invece una signora di una certa età non metterebbe nessuno in allarme, soprattutto il vostro cancelliere diffidente» sottolinea Lupin. 

 

Malgrado il fastidio di vederlo di nuovo sfoggiare abiti femminili, Holmes non può esimersi dal dare ragione a quella linea di pensiero. Ovviamente solo allinterno della propria testa, ché se Lupin si aspetta che lo faccia apertamente invecchierà molto prima. E nel mentre lo studia con scrupolo, cercando di immaginare come un ragazzo così alto, esile eppure atletico possa invece apparire come una donna cui un perfetto estraneo attribuirebbe circa cinquantanni, leggermente appesantita dal tempo e dalle preoccupazioni e, soprattutto, di almeno una spanna più bassa rispetto a colui che la interpreta. Mistero! 

 

«Se avete finito di fissarmi nella speranza di prendermi in fallo, potremmo anche avviarci. Non vorrei dovessimo presentarci in ritardo. Sapete, ci tengo a fare buona impressione» annuncia Lupin con un sogghigno malandrino. 

 

«E come contereste di farla, questa buona impressione, considerando che nelle vostre attuali vesti non potete certo recitare la parte del galantuomo?» ribatte con sarcasmo. 

 

Lupin sgrana gli occhi e si porta le mani al petto con una certa dose di teatralità che, suo malgrado, impressiona Holmes. «Ah, ça! Monsieur Holmes, che persona maligna siete certe volte. Non potrei mai utilizzare mezzucci così ignobili. Mi accontenterò di sfoggiare la mia innata simpatia». 

 

«Hum! Ovvio, come non pensarci» bercia, prima di fare segno che possono finalmente avviarsi. 

 

 

 

Quando la carrozza che trasporta i due uomini, dei quali uno affatto riconoscibile come tale, si ferma di fronte alla sontuosa entrata del palazzo e il cocchiere discende da cassetta e si affretta ad aprire lo sportello per i suoi passeggeri, Holmes labbandona per primo e, con unespressione a mezza via tra lo stitico e il rassegnato, porge una mano allaltro che, con un raggiro dei suoi, lo ha praticamente obbligato a fargli da accompagnatore ufficiale. 

 

«Oh, che caro siete» cinguetta Arsène Lupin, poggiando con insospettabile grazia una mano guantata in capretto chiaro in quella ancora protesa dellinvestigatore e scendendo a piccoli passi incerti e traballanti il predellino della carrozza. 

 

Holmes si trattiene con ammirabile sforzo dal grugnire la sua contrarietà e soprattutto dal piantargli una pallottola in mezzo agli occhi e, con nobile stoicismo, accetta di buon grado di scortare la sua dama fasulla sottobraccio fino allentrata presidiata da guardie armate in alta uniforme. 

 

«Vi prego di trattenere il vostro entusiasmo, per lo meno fino a che non saremo fuori vista» mormora Holmes allindirizzo dellaltro. 

 

«Ogni vostro desiderio è un ordine» replica soave, con un mezzo sorrisetto che gli incurva un angolo delle labbra. 

 

Holmes rabbrividisce e prega chiunque in ascolto che quella giornata non finisca nel modo peggiore, e soprattutto che il demonio al suo fianco non abbia progetti particolari di cui, casualmente, si è scordato di fare parola con lui. Chissà perché, su questultima possibilità ripone ben poche speranze. Daltra parte si stanno addentrando nel palazzo reale, e si trova in compagnia di Arsène Lupin; cosa mai potrebbe andare storto, dopo tutto? Sospira mentalmente, pensando farebbe prima a chiedersi cosa potrebbe non andare storto. 

 

«Siete troppo nervoso. Rilassatevi, e pensate a godervi lavventura» suggerisce Lupin. 

 

Frase meno rassicurante non avrebbe potuto uscire dalle sue labbra. Infatti per tutta risposta Sherlock Holmes si fa rigido come marmo e manca per un soffio di stramazzare al suolo dopo aver trattenuto il fiato per troppo tempo. 

 

«Vi state molto divertendo?» sibila, cercando di non voltarsi a fissarlo con locchiata di fuoco che sente in procinto di scaturire. 

 

«Non potete avere davvero unidea di quanto» conferma Lupin, il cui sorriso si è fatto di attimo in attimo più raggiante e deliziato. 

 

Le guardie sul cancello li hanno fatti passare, non senza unocchiata perplessa, e lo stesso quelle appostate di fronte allimmenso portone. Ora vengono scortati lungo un corridoio che sembra infinito da due uomini che, nonostante siano anchessi guardie armate, hanno lapparenza di maggiordomi. 

 

«Questo posto è un vero splendore» trilla allegramente Lupin con un tono scanzonato e ammirato insieme. «Dovremmo farci invitare più spesso». 

 

Holmes storce le labbra in una smorfia sarcastica. «Non contateci troppo» commenta in un sussurro appena ma che giunge a destinazione con il giusto tono esasperato. «Avrete certo notato che non cè un uomo del personale che non sia armato». 

 

«Oh, sì; difficile non lasciar scivolare lo sguardo sulla loro notevole attrezzatura» scherza, facendo sobbalzare di attonita incredulità linvestigatore. Ridacchia, e gli offre alcune comprensive pacche della mano sul braccio. «Allons! Du couragemon ami. Era solo una battuta per rilassarsi, non prendetela troppo a male».  

 

Poi, senza alcun preavviso, anche il ladro francese sembra perdere gran parte della propria allegria e si irrigidisce, allarmando inconsapevolmente linvestigatore. Un poco più avanti, sullo stesso corridoio, ha svoltato un angolo un uomo che Holmes riconosce al primo sguardo. 

 

«È lui» soffia, preoccupato. 

 

«Lo so. Avete unottima capacità descrittiva» conferma Lupin, tendendosi allapprossimarsi del cancelliere. 

 

Solo quando linatteso personaggio è a pochi passi da loro, torna a rilassarsi, o per lo meno è ciò che appare dallesterno. 

 

«Il signor Holmes» esordisce il cancelliere, non sembrando affatto entusiasta di rivederlo (ma ignaro di analoghi sentimenti da parte di entrambi i visitatori). «In effetti mi avevano avvisato che sareste tornato. Ma non sono stato informato dei particolari. È forse sorto qualche ulteriore problema?». 

 

«Non che mi risulti. Sono stato convocato dalla Principessa. Immagino ve ne abbiano messo a conoscenza. Ho supposto che il tema fosse lo stesso della volta precedente. Mi astengo dal chiedervi dettagli, poiché vedo bene che non siete più informato di me». Sogghigna, notando la smorfia contrariata comparsa sul volto del cancelliere. 

 

«E la vostra accompagnatrice?» si informa distratto il cancelliere. 

 

«In visita anchella. A tal proposito, temo dovremmo affrettarci, poiché non vorremmo risultare in sgradito ritardo». Detto ciò linvestigatore china appena il capo e si congeda, trascinando con sé il suo accompagnatore che a stento si trattiene dal voltare la testa per scrutarlo meglio. «Smettetela» sibila piano allindirizzo di Lupin, quando sono a distanza di sicurezza. «Finirete con lattirare di nuovo la sua attenzione». 

 

«Ne dubito. Era del tutto disinteressato a me. Siete voi a impensierirlo, da quanto ho potuto appurare». 

 

Holmes grugnisce e allunga di poco il passo, avvertendo caldo sul viso e sapendo di essere leggermente arrossito. 

 

 

 

Per la seconda volta, e in tutta onestà si augura che sia anche lultima, linvestigatore si ritrova al cospetto della sua futura regina e no, il disagio non è affatto diminuito, tuttaltro in effetti. Al contrario di lui, al suo fianco il suo accompagnatore ha tutta laria di non star più nella pelle dalleccitazione, e non scuote la testa contrariato solo perché potrebbe essere interpretato nel modo sbagliato dai presenti, ovvero dalla principessa Alexandra e da un paio dei suoi valletti. Attende, rispettosamente, che sia la padrona di casa a prendere per prima la parola, e per fortuna non è costretto ad attendere molto a lungo.  

   

«Se mi è concesso di essere completamente schietta, non solo non vi attendevo a così poca distanza di tempo, ma a giudicare dalla vostra precedente recalcitranza, ero convinta che non vi avrei più rivisto, per lo meno faccia a faccia» esordisce, con una nota stupita nella voce, ma nella quale non scorge traccia di fastidio, la qual cosa è di certo positiva.  

   

«Mi rendo conto che la mia richiesta possa esservi giunta inattesa e, a tal proposito, mi scuso se essa possa risultarvi sgradita» prova Holmes, sfoderando diplomazia.  

   

Lei agita una mano sottile nellaria e accenna un piccolo incresparsi di labbra. «Nessun fastidio. Al contrario, un diversivo interessante».  

   

Mentre Holmes sgrana appena gli occhi, avverte lieve al suo fianco uno sbuffo soffocato che immagina essere una risata trattenuta a fatica dal francese. Si impone di non voltarsi per lanciargli unocchiataccia e si congratula con sé stesso per lottimo autocontrollo.  

   

«Poiché temo di non conoscere la vostra odierna accompagnatrice, vorreste essere tanto gentile da fare le opportune presentazioni?» torna alla carica la Principessa.  

   

Quella domanda se laspettavano entrambi, e ci si sono perfino preparati, ma trovarsi a dover replicare sotto lo sguardo di chi pretende una risposta non è affatto piacevole.  

 

«Immagino rammentiate ciò di cui vi parlai nellultima occasione in cui ho avuto lopportunità di incontrarvi. Ebbene, si tratta della medesima persona, che per loccasione presente mi accompagna questoggi». E se potesse, Holmes si darebbe unamichevole pacca sulla spalla per il perfetto giro di parole che nessuno, tranne la diretta interessata, potrebbe mai arrivare a decifrare.  

   

Lo sguardo della principessa Alexandra si sposta soffermandosi lungamente sulla figura un poco defilata di quella che ha tutta lapparenza di una donna di mezza età. Aggrotta la fronte, interdetta. «Posso dire in completa franchezza di essermi aspettata tuttaltro. Mi rendo conto di poter risultare spiacevole, ma devo chiedervelo: siete certo di essere del tutto lucido?».  

   

Holmes avvampa, se di imbarazzo o indignazione non è chiaro. Al suo fianco, una lieve, divertita risatina aumenta drasticamente il suo disagio.  

   

«Mi sia concesso di prendere le difese dellinvestigatore Holmes. Egli è perfettamente lucido, nonché in buona salute mentale. E per quanto mi concerne, sono esattamente chi dovrei essere e chi lui sostiene che io sia» afferma con sicurezza laccompagnatrice dellinvestigatore.  

   

Apparendo ancora interdetta e piuttosto dubbiosa, sembra comunque decisa ad accettare linattesa e curiosa situazione, tantè che annuisce e riguadagna la sua poltrona, nella quale siede incrociando quindi le mani sotto il mento e predisponendosi allascolto.  

   

«Esponetemi il motivo della vostra attuale presenza» ordina, attendendo di sapere.  

   

Holmes sta per accingersi a prendere la parola, quando la sua accompagnatrice lo afferra per un polso e riprende inaspettatamente la parola. «Prima di procedere, ununica domanda: ritenete sia opportuno discorrere di argomenti delicati alla presenza daltri che non voi stessa?».  

   

La Principessa schiude le labbra, sorpresa in modo spiacevole, è sul punto di replicare ma si sofferma più a lungo del dovuto sulla figura dellinvestigatore e sul suo atteggiamento che risulta impaziente come lo è stato in precedenza ma, in aggiunta, anche ansioso. Inspira a fondo. «Signora, io non vi conosco più di quanto voi conosciate me. Quando accennate ad argomenti delicati, fate riferimento a fatti che riguardano o possono riguardare il governo o parte di esso?».  

   

«Più di un governo, in verità» la sorprende ancora una volta la risposta.  

   

Sposta di nuovo lattenzione sullinvestigatore, sperando in un chiarimento. «Voi, signor Holmes, che cosa ne pensate?».  

   

«Devo, mio malgrado, convenire con il giudizio appena espresso da chi mi accompagna» ammette, scorgendo la fine di quellincrescioso incidente allontanarsi dal proprio orizzonte.  

   

La principessa Alexandra lo sta ancora fissando incredula e per poco non si lascia sfuggire uno sbuffo contrariato. «Molto bene: sia! Vogliate cortesemente seguirmi» comanda, senza prendersi il disturbo di controllare di essere effettivamente seguita.  

   

Alle sue spalle avanza Holmes, imbronciato, e al suo fianco Lupin, al contrario sorridente. Questultimo dà di gomito con ardita sfrontatezza allinvestigatore, il quale lo fulmina con uno sguardo esasperato senza tuttavia riuscire a intaccare il suo buonumore del tutto fuori luogo.  

   

«Sapete» sussurra Lupin poco discosto dallorecchio di Holmes, «questa donna è davvero straordinaria. Credo sarà unottima governante».  

   

«Vi rammenterei che sarà il marito a governare» obbietta Holmes con un sussurro analogo.  

   

«Voi al contrario dimenticate che dietro a ogni buon Re cè sempre una grande Regina» mormora sfacciato, sogghignando allo sguardo oltraggiato dellinvestigatore.  

   

 ☼ 

   

Dopo aver condotto entrambi gli ospiti ancora una volta nel giardino interno, si rivolge a entrambi con espressione risoluta. «Per prima cosa» annuncia, posando uno sguardo affilato sulla donna che ha seguito linvestigatore fino a lì «esigo sapere chi siete».  

   

«Ai vostri ordini, Maestà» replica allegro, facendo rintoccare gli alti tacchi delle scarpe che indossa per loccasione luno contro laltro e producendosi in un buffo inchino. Fruga allinterno delle pieghe del proprio vestito e ne estrae un pezzetto di lapis e un rettangolo di cartoncino color crema, sul quale verga in fretta alcune parole. «A voi, mia signora» offre, allungando il braccio e porgendo il cartoncino a occhi bassi.  

   

Lei è visibilmente interdetta, ma esita solo un momento prima di raccogliere lofferta e studiarla con curiosità. Le occorrono una manciata di istanti per riconoscere non solo le parole appena scritte, ma persino la calligrafia e il tipo di cartoncino: un biglietto da visita, con le medesime parole lette solo qualche giorno prima in un analogo biglietto; e sul retro, come del resto si attendeva, la firma in inchiostro scuro. Scuote la testa, un poco stordita. «Dunque è vero, siete proprio voi».  

   

«Temo di sì. Se vi do noia, signora, posso togliere il disturbo. Il mio accompagnatore sarà perfettamente in grado di illustrarvi il motivo di questo incontro senza necessità di un mio intervento» 

   

Holmes si volta a fissare Lupin, mentre lattimo di sorpresa lascia il posto al più sano sospetto. Assottiglia gli occhi, perfettamente consapevole che dietro quellofferta inattesa ci debba essere una spiegazione plausibile, uno dei soliti giochetti del demonio francese, con buona probabilità.  

   

La principessa Alexandra, dopo un congruo tempo concessosi per riflettere, porge un lieve diniego. Allora, quando scorge un piccolo ghigno arricciare un angolo delle labbra del ladro, ne comprende anche lo scopo. Ormai però è tardi per opporsi o evitare il peggio, così si rassegna, augurandosi che per lo meno serva a raggiungere il loro obiettivo comune.  

   

E in effetti pare proprio che sia così. Mentre passeggiano lentamente lungo i silenziosi vialetti del giardino, la Principessa sembra disposta a rimanere ad ascoltare le loro teorie maturate in seguito alle ultime peripezie, e non li interrompe mai, sembrando preferire di ascoltare fino in fondo, prima di pronunciarsi a sua volta.  

   

«Voi sembrate certi che ci sia questo collegamento fra il mio cancelliere e lex-segretario Ashley-Cooper. Francamente io ho invece non poche difficoltà nello scorgerlo. Inoltre venite da me, accuse sulle labbra, ma senza nulla di concreto che possa provarne la validità. Mi rincresce, ma come pensate possa accettare le vostre teorie? Fino a oggi Edmond non ha fatto nulla per destare i sospetti miei o di mio padre».  

   

«In che modo, voi credete, possano avervi sottratto quella lettera alla quale tenevate in maniera particolare?» controbatte Lupin.  

   

La Principessa lo scruta e soppesa. «Non lo so. Nessuno, al momento, lo sa, nonostante a più riprese siano state effettuate ricerche in proposito» ammette, rallentando inconsapevolmente il passo.  

   

«Il cancelliere ha preso parte a queste ricerche?» si informa Holmes.  

   

Stringe le labbra, annuendo piano. «Le ha condotte di persona» 

   

Linvestigatore e il ladro si scambiano unocchiata. Lupin scrolla le spalle e rimane in silenzio, lasciando allaltro lincombenza. Ma Holmes viene preceduto da un nuovo intervento della Principessa.  

   

«Comprendo bene che questa informazione non concorra a suo favore. Ma voi capite che non posso condannare un uomo che, per quanto ne so, mi ha sempre servita bene, sulle supposizioni più strampalate».  

   

«Noi non siamo venuti qui per chiedervi di condannarlo» controbatte Holmes. «Era nostro dovere riferirvi quanto abbiamo appreso o quanto meno supposto, e suggerirvi, per precauzione, di osservarlo con più attenzione» propone diplomatico.  

   

«Magari dare anche una scorsa al suo passato, senza impegno» aggiunge Lupin, mentre Holmes annuisce concorde.  

   

La principessa Alexandra sembra molto poco persuasa, e invece piuttosto contrariata. «Quel manoscritto?» 

   

Lupin si tende istintivamente. Holmes fruga pochi momenti nei suoi occhi agitati per poi rivolgersi personalmente alla Principessa. «Il manoscritto è stato affidato al British Museum, per prudenza e soprattutto perché si tratta di un reperto delicato e di grande valore storico. Mi rendo perfettamente conto che sembra una scusa di comodo; purtroppo siamo stati costretti dagli eventi a prendere una decisione in poco tempo e non ne abbiamo trovata alcuna che potesse tutelare in modo migliore quel manufatto, mi rincresce» 

   

«E quella lamina dorata di cui avete fatto cenno?» insite lei.  

   

«Anchessa al museo, per le medesime ragioni. Inoltre, nonostante i nostri sforzi, non ci è stato in alcun modo possibile arrivare a trarne un significato, né un collegamento con il manoscritto assieme al quale è stata rinvenuta. Il signor... Voglio dire, la mia accompagnatrice ne ha comunque riprodotto una copia su carta, in vista di future, possibili ricerche».  

   

Annuisce, piena di dubbi e domande senza risposte. «Ci rifletterò, e se ne avrò occasione proverò a parlarne con mio marito. Questo è tutto ciò che posso promettervi in questo momento. Nel caso in cui verrò a conoscenza di dettagli influenti sarà mia premura mettervene a conoscenza, e voglio augurarmi che farete altrettanto voi» 

   

«Naturalmente, Vostra Altezza» assicura Holmes.  

   

«Eccellente. Poiché siete ormai un habitué, posso supporre siate in grado di ritrovare la strada delluscita. Vi ringrazio per essere passati».  

   

E quello è senza ombra di dubbio un congedo, di quelli categorici e senza appello. Entrambi gli ospiti porgono un timido inchino e si accingono a lasciare il giardino prima e il palazzo dopo, ma quando Holmes è ormai al limitare dellentrata al giardino si volta, scorgendo in ritardo Lupin attardatosi di pochi passi e intento a osservare la Principessa. Sta per richiamarlo allordine, ma tituba un istante di troppo e il ladro francese nel frattempo ha già dischiuso le labbra.  

   

«Fate attenzione a quelluomo: egli non è ciò che sembra» mormora, tanto che sia Holmes che la Principessa faticano a decifrarne immediatamente il significato.  

   

Prima che lei possa dare un qualsiasi segno di aver recepito il messaggio, il ladro nelle vesti di rispettabile donna di mezza età si sta già accingendo a lasciare il giardino, con linvestigatore alle calcagna che mostra un cruccio legato più al significato delle parole appena udite piuttosto che al modo in cui sono state lanciate. Affrettandosi lo raggiunge e affianca, scrutandolo lungamente prima di prendere la parola.  

   

«Avete veduto qualche cosa?» 

   

Lupin distoglie lattenzione dal corridoio che stanno percorrendo per darla allinvestigatore. Annuisce, offrendo un sorriso storto e amaro. «Un furfante sa riconoscere un altro furfante, quando se lo ritrova di fronte» si limita a spiegare, non risultando granché chiaro ma concorrendo a incrementare le preoccupazioni di Holmes.  

  
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