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Autore: _MoonFlower02_    26/02/2020    0 recensioni
Quel gioco non gli dispiaceva.
Era uno dei pochi momenti in cui si sentiva vivo, correndo nella semi-oscurità del bosco.
Dopo qualche minuto rallentò: si appostò dietro un albero e osservò gli avversari difendere la bandiera.
Sentiva il sangue pulsare nelle tempie e aveva il fiatone a causa della corsa, ma non gli importava.
Attese il segnale dei compagni di squadra e scattò in avanti, afferrando il trofeo.
Tornò indietro di corsa e si preparò a viaggiare nell’ombra, ma sentì una presa sul braccio.
Troppo tardi.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la seconda caccia alla bandiera di Nico. Da quando gli altri avevano scoperto il suo potenziale, tutti lo volevano in squadra. 
Quell'anno era finito in quella composta dai figli di Atena, Ares, Ermes ed Efesto contro quelli di Afrodite, Apollo, Demetra, Dioniso e Poseidone.
Al suono del corno le due parti attaccarono. Annabeth e i suoi fratelli, insieme ai figli di Efesto, prepararono la difesa mentre gli altri avanzavano.
Nico saltò con un balzo il fiume che divideva i due campi e ricominciò a correre. 
Quel gioco non gli dispiaceva. Era uno dei pochi momenti in cui si sentiva vivo, correndo nella semi-oscurità del bosco. In più si sentiva utile, perché era parte di una squadra che non lo escludeva completamente.
Dopo qualche minuto rallentò. Si appostò dietro un albero e osservò gli avversari difendere la bandiera. Sentiva il sangue pulsare nelle tempie e aveva il fiatone a causa della corsa, ma non gli importava. 
Dopo l'anno precedente, i figli di Apollo avevano illuminato la bandiera con delle fiaccole. Sembrava una mossa stupida, visto che così ne indicavano la posizione, ma evitavano che un qualche figlio di Ade usasse i viaggi nell'ombra. 
Nico attese il segnale dei compagni di squadra e quando alcuni di loro si buttarono sulle torce, spegnendole, scattò in avanti afferrando il trofeo. Tornò indietro di corsa e si preparò al viaggio, ma sentì una presa sul braccio. 
Troppo tardi.
Vide tutto nero mentre si teletrasportava e atterrò in malo modo ruzzolando tra gli alberi. Si mise a sedere e guardò il ragazzo davanti a lui gattonare in cerca di un appiglio.
– Solace – ringhiò Nico – Cosa cavolo ti salta in mente? –
– Provi davvero questo durante i viaggi nell'ombra? – Chiese il biondo, ignorando la domanda. Si era alzato barcollando e si teneva la testa con una mano – Come fai a sopportare le vertigini? –
– Ci si fa l'abitudine. Anche se mi portano via molte energie. – Fu la risposta del moro, che però stava ancora sulla difensiva. 
Will spostò lo sguardo sulla bandiera, ancora stretta nella mano di Nico, e sorrise.
– Ora mi riprendo quel che è mio e me ne vado, okay? –
Nico scivolò indietro velocemente, ma il suo viso si contorse in una smorfia di dolore. 
– Ah! –
Il biondo si bloccò, fissandolo:
– Che c'è? –
– Non lo so, non riesco a muovere la gamba. –
Will si avvicinò velocemente all'altro e si chinò su di lui, ma il moro era troppo occupato a non svenire per accorgersi della loro vicinanza. Il maggiore chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e dalla sua mano sprigionò una luce gialla piuttosto chiara. La portò vicino alla gamba di Nico e aggrottò le sopracciglia. 
– Non ci sono molti segni visibili, deve essere una slogatura o una frattura.–
Appoggiò delicatamente la mano sulla zona livida e Nico gemette di dolore. Poi, però, la luce di Will iniziò a
scaldarlo e ad alleviare il dolore. 
– Perché lo stai facendo? – Chiese il moro quasi sussurrando.
– Sono figlio di Apollo, è il mio dovere. E poi è anche colpa mia. Se non ti avessi afferrato non saresti caduto. –
– Stavi cercando di riprendere la bandiera. –
Will alzò le spalle.
Spostò poi la mano e Nico si sorprese a rimanerne leggermente deluso. Quel calore era un sollievo per il dolore. Il biondo si alzò e si guardò intorno:
– Dove siamo? –
– Nella parte Est del bosco. –
– Allora sarà meglio muoversi; questa zona è piuttosto pericolosa, soprattutto di notte. –
– Posso teletrasportarci al campo con uno dei miei viaggi. –
Will lo guardò storto prima di rispondergli con un tono che non ammetteva obiezioni:
– Primo: Sei troppo debole per portare entrambi.
Secondo: Il motivo è che hai appena viaggiato nell'ombra.
Terzo: Hai una gamba malmessa, che non è la condizione ideale per certe cose. –   
Il moro abbassò lo sguardo e l'altro sospirò:
– Forza, ti aiuto ad alzarti. –
Il maggiore prese il braccio di Nico e se lo portò intorno al collo, sorreggendolo mentre barcollavano in avanti. Anche se Will non poteva vederlo, Nico arrossì nell'oscurità: non era abituato al contatto fisico e quella vicinanza lo metteva a disagio. Il moro zoppicava lentamente, appoggiandosi a Will che cercava di mantenere l'equilibrio. 
Una decina di minuti dopo decisero di fare una pausa. Si sedettero appoggiando la schiena ad un albero e ripresero fiato. Non avevano ancora detto una parola da quando erano partiti. 
All’improvviso nel silenzio si sentì un fruscio e due Mychemys spuntarono dagli alberi davanti a loro:
– Dannazione, che facciamo?! – Chiese Nico mentre cercava di mettersi in piedi, inutilmente. Si sentiva terribilmente impotente e questo lo faceva infuriare. Il biondo guardò la sua faretra vuota: aveva lasciato tutte le armi nella radura della bandiera.
– Non lo so... Non possiamo nemmeno scappare. –
– Tu puoi scappare. –
Il moro guardò Will con un'espressione così seria che il ragazzo quasi si mise a ridere:
– Io non ti abbandono, Nico di Angelo. –
Quelle parole fecero perdere un battito al ragazzo, che però non si scompose.
– Allora cosa facciamo? Si stanno avvicinando. –
Nico guardò le creature muoversi lentamente verso di loro, con le antenne che tastavano l'aria.
– Beh... Come tu hai i viaggi nell'ombra, anche noi figli di Apollo abbiamo una specie di arma segreta. –
– E sarebbe? –
Will si alzò e si allontanò un poco. 
– Ti consiglio di non guardare. –
Prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, sotto lo sguardo impassibile del minore. Portò le mani vicino al petto e da esse ricomparse la luce dorata di poco prima. Si espanse per le braccia, arrivando poi alla testa, alle gambe e infine inghiottì interamente la figura del ragazzo, lasciando al suo posto una supernova. Nico si coprì gli occhi con un braccio per non essere accecato da quella luce abbagliante mentre veniva invaso da un senso di calore sempre più forte. Ad un tratto, la sfera di luce esplose con un'onda d'urto così potente che ridusse in cenere i mostri. Si accorse appena in tempo che Will stava cadendo e scattò verso di lui riuscendo ad afferrarlo. Non gli importava del dolore alla gamba, voleva solo evitare che Will si ferisse. Il biondo sorrise leggermente quando riaprì gli occhi tra le braccia dell'altro, che arrossì nuovamente.
– Cosa c'è? –
– Grazie. –
Poi Will richiuse gli occhi, perdendo i sensi.
Nico era seduto su una sedia davanti a quel letto ormai da molto e vedeva dalla finestra dietro di esso che il cielo iniziava a schiarirsi. Riportò lo sguardo sul ragazzo e incontrò i suoi occhi chiari:
– Hey. – Disse piano il moro.
– Hey. – Fu la risposta di Will, che poi continuò un po’ confuso:
– Cos'è successo? –
– Eravamo nel bosco, c'erano quelle due formiche troppo cresciute e non sapevamo cosa fare. Quindi sei diventato una supernova. Mi spieghi cosa cavolo era? –
Nico scandì l'ultima frase, aggrottando leggermente la fronte. 
– In realtà non ne so molto, ma da come me lo hanno spiegato è come se concentrassimo tutta la nostra energia in una volta sola e provocassimo una piccola esplosione che danneggia i mostri. Non l'avevo mai provata su me stesso. –
– Perché no? –
– Beh, come vedi consuma molte energie ed è piuttosto pericoloso, in più non è il caso di svenire sul campo di battaglia. –
Will si guardò intorno, notando solo allora di essere in infermeria:
– Come siamo arrivati qui? –
– A quanto pare la tua "arma segreta" ha attirato l'attenzione degli altri che ci stavano cercando per la bandiera e... LA BANDIERA! –
– Come? – Chiese il maggiore stupito.
– Abbiamo lasciato la bandiera nel bosco! –
– Probabilmente qualcuno l'ha presa e ha concluso il gioco. –
– No, non credo... Erano tutti così preoccupati che nessuno ha più pensato alla caccia. Persino Clarisse era in pensiero. –
Intanto il biondo si era tirato su e stava seduto appoggiato ai cuscini. Sorrise leggermente, ma poi tornò serio:
– E la tua gamba? –
– Non sono io il paziente qui, ma tu. E comunque è quasi guarita. L'ambrosia fa miracoli. –
Nico indicò il piattino di fianco a Will, che ne prese un cubetto e lo mangiò riacquistando un po' di energie. 
– Vado a chiamare qualcuno. –
– Non è necessario, Nico. Sto bene ora, ho solo bisogno di riposo. –
– Come vuoi. –
Il minore stava per uscire quando appoggiò una mano sullo stipite della porta e voltò la testa:
– Non ti azzardare a farmi preoccupare così un'altra volta, Solace. –
Il biondo rimase spiazzato, poi rise:
– Lo terrò a mente: non far preoccupare Nico di Angelo. –
L'altro uscì definitivamente e si fermò poco più avanti per osservare il cielo tinteggiato di rosa farsi sempre più blu. Sospirò e continuò a camminare verso il bosco alla ricerca della bandiera. Aveva bisogno di stare un po' da solo.
   
 
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