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Autore: _Eclipse    26/02/2020    2 recensioni
Dal capitolo 8:
-Ci sono venti di tempesta che si avvicinano, ormai salpo molto più di frequente, le esercitazioni sono più durature e in maggior numero. Questo addestramento vuol dire solo una cosa, il conflitto si estenderà, dove non lo so, ma ci sarà qualcuno di potente- Hiroto sospirò.
-Se vi è tempesta, all’orizzonte, non importa quanto forte soffierà il vento, quanta pioggia cadrà a terra, quanta sofferenza e distruzione causerà. Alla fine tornerà a splendere il sole e sarà allora il momento di ricostruire ciò che è caduto e preservare ciò che è rimasto. Imparare dai nostri errori e prevenire un nuovo disastro- rispose Shirou.
****
-Possiamo agire come una piovra e allungare i nostri tentacoli sul continente e sulle isole del Pacifico. Per i primi sei o dodici mesi di guerra potremo conseguire una vittoria dopo l'altra, ma se il conflitto dovesse prolungarsi, non ho fiducia nel successo- parole dure, pronunciate davanti al governo, ai generali, ammiragli e all'imperatore in persona, come se fosse un ultimo tentativo per rigettare un conflitto.
-Allora sarà vostro compito assicurarvi la vittoria assoluta il prima possibile- replicò il primo ministro.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Jordan/Ryuuji, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Una notte tranquilla


Il suono brillante dello shamisen si diffonde per le strade, illuminate dalle stelle degli ultimi giorni d'estate, dell'undicesimo anno dell'era Showa(1).
Una melodia dal ritmo veloce e incalzante che proveniva dall'interno di una casa da tè.
Sulle note di quegli strumenti ballavano, su un piccolo spazio quadrato circondato da tavoli, due donne dal volto tinto di bianco e avvolte in lunghi kimono di seta multicolore.
Agitavano i ventagli a tempo di musica.
Una magica danza fatta di eleganza e grazia.
Seduti ad ammirare le due dame vi era una schiera di uomini, alcuni accompagnate dalle consorti o dalle amanti, altri più solitari si accontentavano della compagnia del saké e del tè.
Tra di loro, una figura simile alle donne che danzavano. 
Il volto truccato con polvere di riso bianca e una passata di rossetto sul contorno del labbro superiore. Occhi e capelli argentei. Con le fini mani passava una lunga pipa kiseru all’uomo al suo fianco. Un signore di mezza età, dai capelli ingrigiti e un paio di baffetti sotto al naso, ben vestito con un completo scuro.
Prese la pipa accesa e iniziò a fumare.
-Fubuki-san, siete proprio un uomo fortunato. Poter lavorare sempre al fianco di così tanta bellezza!- commentò l’uomo ammirando le due danzatrici.
-Forse, non ho alcun privilegio rispetto a lei, io stesso posso solo osservarle da lontano-
-Pensavo che fra geisha potevate frequentarvi più liberamente-
-Io non sono una geisha, il trucco inganna. Le geisha sono artiste, sono donne, come donna è anche l’arte stessa. Potrei mai io da uomo essere un artista come loro?-
-Forse, ma non credo il pubblico apprezzerebbe un uomo che danza come una geisha- l'uomo rise di gusto e per poi apprestarsi a bere un sorso di sakè.
La musica si fermò e con un inchino le due donne si ritirarono.
-Mi dispiace signore, avrei piacere a continuare ancora la nostra conversazione, ma temo che dobbiamo andare- concluse Fubuki inchinandosi per salutare lo spettatore e poi raggiunse le due danzatrici
Fubuki Shirou, un giovane ragazzo di poco più di vent'anni proveniente dal lontano Hokkaido. Poteva sembrare una geisha a prima vista, se non fosse per il kimono blu scuro e privo di decorazioni.
All'esterno della casa da tè, un semplice edificio tradizionale dalle pareti in legno e il tetto in tegole scure, la strada era illuminata da alcune lanterne degli edifici vicini.
La luce era a malapena sufficiente per intuire la direzione verso l'okiya, la casa delle geisha.
-Quegli uomini non mi sono piaciuti, sono quasi tutti soldati…- mormorò la prima ragazza, minuta e dai capelli violacei e vestita con un lungo kimono verde e bianco.
-Non ti piacciono gli uomini in divisa Fuyuka?- scherzò la seconda, una ragazza dai capelli bluastri e occhi dello stesso colore che indossava un kimono color glicine.
-Non è per quello… una volta era diverso-
-Siamo pagate per intrattenere, non importa se un soldato o una persona comune, noi dobbiamo accontentare il cliente- osservò la seconda.
-Il padrone della casa mi ha riferito che ultimamente vengono molti ufficiali in licenza dalla Cina in cerca di distrazione prima di tornare al fronte. La cosa non cambierà per molto tempo ancora- intervenne Shirou.
-Quanto sei pessimista! Prova a guardare la vita con allegria almeno una volta!- esclamò la seconda. 
-Haruna, non essere scortese!- rispose Fuyuka stizzita.
Il ragazzo scoppiò a ridere seguito poi dalle altre due.
Camminarono per circa mezz'ora, tra i vicoli dei quartieri di periferia di Tokyo, ben diversi dal centro della città, case tradizionali in legno e dai tetti scuri, lanterne di carta appese alle pareti che illuminano la strada insieme a qualche lampione sperduto.
Si fermarono davanti ad un muro grigio con un cancello di legno e metallo. Un cartello affianco ad esso recitava "Okiya Kira".
Le ragazze entrarono invitando anche Shirou. 
Oltre il cancello un piccolo cortile selciato e poi la vera casa delle ragazze, un edificio di due piani dalle pareti bianche coperte per metà da pannelli di legno chiaro.
La porta venne aperta da una bambina che avrà avuto non più di dodici o tredici anni dai capelli di un bel blu intenso.
-Aoi che ci fai ancora in piedi a quest'ora?- domandò Haruna.
-Hitomiko mi ha detto che dovevo aspettarvi-
-E dove si trova ora?- chiese il ragazzo.
-Nella sua stanza- 
-Allora credo proprio che dovremo salutarci Haruna, Fuyuka. Anche questa volta è stato un piacere lavorare con voi-
-Ci rendete onore Shirou-kun - risposero inchinandosi per poi ritirarsi nelle proprie stanze.
Shirou invece prosegui verso la stanza di Hitomiko, preceduto da Aoi. Quest'ultima lo annunciò alla proprietaria.
-Vieni avanti- 
Hitimiko Kira, era la geisha più vecchia dell'okiya e ormai lo gestiva da qualche anno, da quando era venuta a mancare la precedente proprietaria.
Era seduta davanti ad un tavolo e stava lucidando le lenti dei propri occhiali.
La stanza era piuttosti spoglia, un tatami di bambù, il tavolo, in fondo in un angolo si poteva scorgere il futon pronto per la notte.
-Oggi è stata un'ottima serata Hitomiko-san, ecco a lei il compenso- disse il ragazzo allungandole una busta di carta.
-Spero che non ti sia preso più del dovuto- rispose l'altra mentre contava le banconote.
-La solita percentuale-
-Mi fido, erano clienti piuttosto facoltosi a quanto pare- disse la donna mentre contava il denaro.
-Molti ufficiali dell'esercito-
-La guerra fa bene ai nostri affari, se i soldati pagano così tanto, è meglio che continui ancora a lungo-
-Mi è stato chiesto dal proprietario della casa da tè se Fuyuka e Haruna potranno esibirsi ancora-
-E quando?-
-Martedì sera, pare che arriveranno altri soldati in congedo-
-E sia, puoi andare…- Hitomiko finì di contare l'incasso e salutando il ragazzo senza neanche alzare lo sguardo dal tavolo.
Un'altra serata era passata per Shirou, ora poteva tornare anche lui a casa.
Abitava non molto distante, una manciata di minuti di camminata.
Per la strada non c'era nessuno, neanche un ombra.
Era in quartiere piuttosto tranquillo dopotutto, né troppo caotico come il centro, né disagiato come altre zone della città.
Una volta arrivato per prima cosa si levò il trucco bianco dal volto con dell'acqua in un catino.
-Buonasera- Shirou sobbalzò, la voce lo prese di sorpresa.
-Atsuya! Mi hai fatto prendere un colpo!- disse voltandosi verso di lui. 
Atsuya era il fratello gemello, in tutto e per tutto uguale se non per il colore dei capelli e degli occhi.
-Pensavo fossi già partito per tornare in università- continuò.
-Ho deciso di partire domani, negli ultimi tempi diventa sempre più insopportabile, i ragazzi soprattutto i più giovani esibiscono un nazionalismo estremo, pensa che l'ultima volta alcuni di loro volevano fare il confronto tra un teschio cinese e uno giapponese per trovare prove della superiorità del nostro popolo- rispose il fratello.
-Le hanno trovate?-
-Ovviamente no, i tratti somatici possono essere differenti, ma non ci sono diversità tali da giustificare la loro tesi, ora sostengono che noi siamo superiori dal punto di vista spirituale perché serviamo l'imperatore, ma non voglio parlare di anatomia o politica come è andata la serata?-
-Piuttosto bene, anche se mi hanno scambiato per una geisha!-
Atsuya scoppiò a ridere.
-Non capita tutti i giorni di vedere un taikomochi(2)!-
-Siamo rimasti pochi, ma mandiamo avanti la tradizione di intrattenitori. A che ora hai il tram?-
-Alle sei del mattino. Spero di raggiungere l'università prima che inizino le lezioni.
-Allora chiamami quando parti così posso salutarti. Io ho bisogno di dormire- nel finire le ultime parole, Shirou sbadigliò profondamente per la stanchezza dopo un'intera giornata di lavoro e intrattenimento di ufficiali e personalità di rilievo. Si tolse il kimono, lo ripiegò con cura e si vestì per la notte e addormentarsi poi sul futon.
La mattina dopo, si svegliò presto per poter accompagnare il fratello alla banchina del tram.
Atsuya, vestito con un completo color beige con tanto di capello e un bagaglio nella mano, cercava di salire sulla carrozza del mezzo aiutato da un passeggero.
Ogni volta che partiva non sapeva quando sarebbe tornato, normalmente nel fine settimana se aveva tempo libero tornava dal fratello, ma potevano passare anche più giorni.
Quel tram era affollato di persone totalmente differenti tra loro, di tutte le classi, dalle più umili alle più benestanti, quasi tutti accumunati da un singolo particolare; l'essere stipati come uno sgombro in una scatola di latta. 
Atsuya, riuscì un po' spingendo con forza si fece strada fino ad un finestrino e salutava con la mano il fratello che era sulla banchina privo di trucco e abiti da taikomochi.
Con il trillo di una campana mossa dal tramviere, la carrozza cominciò lentamente a muoversi.
Il viaggio sarebbe stato lungo e tutt'altro che rilassante soprattutto perché il ragazzo era costretto a stare in piedi.
Dal vetro poteva vedere il paesaggio che mutava. Dalla periferia caratterizzata da molti edifici bassi costruiti in legno e pietra come da tradizione si passava in breve a costruzioni di mattoni sempre più alte e complesse fino all'arrivo nel centro
Si potevano ammirare le alte palazzine in stile occidentale che si mescolavano con i santuari e i templi unendo il vecchio e il nuovo.
Atsuya era assorto nei suoi pensieri ma la sua attenzione venne colta presto dalla conversazione di due uomini vicini a lui.
Elogiavano le imprese dell'esercito in Cina e scommettevano su quanto sarebbe durata la guerra.
Era ormai da più di un mese che il conflitto era in corso e dopo solo poco tempo la bandiera del Sol Levante svettava sulla Città Proibita a Pechino e ora vi erano numerosi scontri più a sud.
Il Giappone, anni prima, aveva già creato a nord della Cina lo stato fantoccio del Manchukuo, ma a quanto pare l'impero era ancora troppo piccolo.
Passo ancora poco tempo che arrivò alla propria fermata, non molto lontana dall'università.
Nuovamente spingendo i numerosi passeggeri riuscì a scendere trascinando con sé la propria valigia che fu costretto a tenere tra le gambe per tutto il viaggio.
Sul cemento della banchina vide il tram partire nuovamente, la carrozza di metallo tinta di giallo si mosse lentamente fino alla prossima fermata. 
"Effettivamente sembra proprio una confezione di latta per gli sgombri" pensò Atsuya riflettendo sul viaggio tutt'altro che comodo. Guardò l'orologio da polso dall'elegante cinturino di pelle. Non era in ritardo, ma non aveva molto tempo da perdere e si mise in marcia fino alla sua università della quale si intravedeva la cima della torre dell'orologio, un'imponente opera di ingegneria di colore rosso che si ergeva proprio sopra l'auditorium.

****

La voce di una donna risuonava per la stanza. Attirando l'attenzione di un ragazzetto che stava disteso sul tatami ad occhi chiusi ad ascoltarla. La donna parlava lentamente con un tono solenne e autoritario, sembrava che non provenisse da una radio posta su un mobiletto di legno chiaro, ma che fosse presente nella stanza.

"Altri successi per il nostro celeste impero, i nostri coraggiosi soldati sbarcati a Shangai irrompono nelle difese dell'ignobile nemico cinese che fugge a più riprese dal campo della battaglia dimostrando la sua inferiorità. Per terra, cielo e mare il generale Iwane Matsui avanza fino al cuore della città e della vittoria sul continente. 
Lunga vita all'Imperatore…"

La trasmissione venne interrotta quasi bruscamente da un cambio di frequenza. 
-Sai che non mi piace quando si parla di guerra, Yukimura- sentenziò Shirou che continuava a muovere un rotella per cercare qualcosa di più interessante da ascoltare.
-Shirou-sensei, parla di quello che stanno facendo i nostri soldati in Cina-
-Non è così rosa e fiori come ci fa credere la radio. Fidati, ho imparato a origliare e ascoltare cosa si confidano gli ufficiali quando lavoro- sorrise il ragazzo.
Yukimura era un ragazzino, ben più giovane di Shirou, aveva solo quattordici anni ma aveva già una mente acuta e vispa. Aveva i capelli blu e occhi azzurri come il ghiaccio, lo stesso ghiaccio della sua terra natale l'isola di Hokkaido la stessa terra di origine dei due fratelli Fubuki.
Era da molto tempo che viveva con i gemelli, o meglio con uno dei due dato che l'altro a causa degli studi risiedeva in un dormitorio dell'università.
Yukimura non si ricordava neanche più come aveva fatto a finire in quella casa, sapeva solo che i suoi genitori un giorno c'erano e il giorno dopo erano scomparsi.
Senza una casa venne accolto dalla amica famiglia del Fubuki e li seguì fino a Tokyo. Con la scomparsa dei coniugi rimase solo con i due figli.
Ormai non ci faceva più caso era quasi come un fratello minore per i due nonostante egli riservasse a loro un grande rispetto e riverenza.
-Posso almeno provare a sintonizzarci su Radio New York? Forse riusciamo a sentire un po' di quell'allegra musica americana!- esclamò.
Non era poi così difficile, nei giorni in cui il cielo era limpido, con un po' di fortuna, si riusciva a intercettare le trasmissioni di intrattenimento americane per i loro uomini nelle Filippine.
-Lascio a te l'onore, ho delle faccende da sistemare- rispose Shirou per poi abbassarsi verso il piccolo tavolino per raccogliere delle carte piuttosto importanti che stava leggendo prima di interrompere le notizie alla radio. Le sistemò rapidamente e poi si diresse verso la porta di casa.
-Non tornerò per pranzo, a più tardi- disse Shirou aprendo la porta
Yukimura lo salutò inchinandosi, per poi tornare nella stanza dove era prima cercando di sintonizzarsi sulla tanto desiderata Radio New York per sentire il jazz e lo swing delle grandi città americane, ma il tentativo andò a vuoto.
Dopo alcuni tentativi si fermò su una frequenza di musica locale che iniziò a riempire la stanza, poi si distese nuovamente sul tatami e chiudendo gli occhi si addormentò.

 

****
 

1) Era Showa: letteralmente "periodo della pace illuminata" è un lasso di tempo che coincide a due ere fa, ovvero con l'inizio del regno dell'imperatore Hirohito, nonno dell'attuale imperatore Naruhito. Hirohito (conosciuto con il nome postumo di Showa) regnò dal 1926 fino alla sua morte nel 1989. L'undicesimo anno di tale era è quindi il 1937, l'anno in cui inizia la storia.

2) Taikomochi: figura di intrattenimento maschile assimilabile alle geisha. Dal punto di vita cronologico sono dei predecessori di tali intrattenitrici, ma la loro figura verrà spiegata con l'andare avanti della storia.


Piccolo angolo d'autore…
So che dovrei portare avanti i molti progetti che ho in ballo lo so (anche se non credo che per una delle mie due storie ad Oc non sia proprio il periodo giusto).
Questo è un piccolo progetto che avevo in testa da molto tempo, ma non ho mai pubblicato per svariati motivi.
Ovviamente non potevo non metterci un pizzico (forse ben più di un pizzico) di storia ma credo che ormai vi siate abituati a questo e alle mie mille note XD
Spero che questo piccolo inizio possa essere interessante e piacevole da leggere,
Ora direi di andare altrimenti mi dilungo troppo come mio solito
un saluto

_Eclipse

   
 
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