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Autore: heliodor    29/02/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Hai fallito
 
Un villaggio di capanne impastate con fango e sporcizia era sorto sotto le mura di Orfar. Tra i vicoli bui e puzzolenti, si aggiravano come fantasmi uomini e donne ridotti alla fame dagli stenti, orfani che chiedevano l’elemosina e altri che spogliavano i cadaveri di quelli che erano morti durante il giorno.
Sul fare della sera, squadre di cinque o sei persone si aggiravano per le strade fangose raccogliendo i cadaveri per portarli via prima che le mosche che se ne cibavano diffondessero malattie mortali.
Marq ringraziò il buio che gli risparmiava quello spettacolo pietoso. Era stanco e provato dalla giornata appena trascorsa. Due volte aveva rischiato di morire e altrettante volte qualcuno si era sacrificato al posto suo.
Quella mattina erano partiti in sedici e ora solo in cinque facevano ritorno alla città di fango.
Sapeva che cosa lo attendeva ma non ne aveva paura. Aveva assaggiato altre volte il sapore della sconfitta e ogni cicatrice che portava gli ricordava quanto fosse labile il confine tra la vita e la morte.
“Hai fallito” disse Rossim accogliendolo nella sua capanna insieme agli altri.
Marq bofonchiò qualcosa ed entrò. “Almeno offrimi qualcosa di caldo prima.”
Lo stregone richiamò l’attenzione di uno dei ragazzini che era accucciato sopra una panca lungo il lato lungo della capanna. Ce n’erano altri che dormivano, sia sul legno che per terra. Erano gli unici ben nutriti e dall’aspetto sano che aveva visto fino a quel momento.
“Porta qualcosa da bere e da mangiare” disse Rossim. “E assicurati che anche gli altri ne abbiano.”
Marq si lasciò cadere sull’unica sedia piazzata davanti all’unico tavolo della capanna. Il resto del pavimento era occupato da ragazzi che dormivano chiusi nei loro fagotti e da sacchi che sembravano pieni di gramaglie.
“Hai fallito” disse di nuovo Rossim. “Jamar non sarà affatto contento di saperlo. E tantomeno la comandante.”
“Senza offesa, ma la loro felicità è l’ultimo dei mie pensieri in questo momento.”
“Dovrebbe importarti invece” disse Jamar entrando nella capanna seguito dal ragazzo di prima. “Da quanto siamo soddisfatti del tuo operato potrebbe dipendere la tua vita. Eppure ti avevamo avvertito, Occhi Blu.”
“Ho fatto quello che mi avevate chiesto.”
“Ti avevamo chiesto di portare con te la strega dorata e invece sei tornato senza di lei. E con undici dei nostri in meno” disse Rossim.
“Dodici” fece Jamar. “Luvan è morto per le ferite poco dopo essere tornato.”
Luvan, pensò Marq. Era stato ferito mentre tornavamo verso Orfar. Sembrava una cosa da niente, ma la ferita non smetteva di sanguinare.
Scosse la testa. “Mi spiace per lui.”
“Non cambiare discorso, Occhi Blu” disse Jamar piazzandosi di fronte a lui.
L’uomo era imponente, uno dei più alti e grossi che avesse mai visto. Di solito non si lasciava impressionare, ma sembrava emanare una forza tremenda.
“Che cosa vi siete detti tu e la strega dorata?”
“Poco” ammise.
“Le hai spiegato cosa sarebbe accaduto se fosse rimasta lì?”
Annuì. “Non ha voluto saperne lo stesso. Il resto lo conoscete anche voi. Forse ora ne sapete anche più di me.”
Jamar annuì grave. “È peggio di quanto pensassimo. La strega dorata potrebbe aver peggiorato una situazione già disperata.”
“Credo che lei voglia aiutarvi. A modo suo.”
“In ogni caso, non lo sta facendo” disse Jamar.
“Magari se mi spiegaste qualcosa…”
“Sarà la comandante a spiegarti tutto” tagliò corto Jamar. “Se lo vorrà.”
“O forse deciderà di tagliarti la testa” disse Rossim.
Marq lo ignorò. Il suo pensiero tornò a qualche sera prima, quando aveva incontrato per la prima volta la comandante.
No, si disse, non è esatto. Non era la prima volta che la incontravo. Era già accaduto a Malinor lune prima, quando era stato interrogato e poi lasciato libero di tornare dai suoi amici.
Allora la comandante era una donna nel pieno delle forze e in salute, mentre adesso giaceva in una sedia di legno, ormai morente.
Era così che era stato portato al cospetto della governatrice Mire.
Rossim e gli altri lo avevano legato e poi costretto a inginocchiarsi davanti alla donna, che sedeva su di una sedia, il viso grigiastro.
Non aveva ferite visibili, ma il colorito della pelle diceva tutt’altro. Quella donna stava morendo.
“Ha i polmoni a pezzi” gli aveva spiegato Rossim mentre lo portavano da lei. “Il fuoco appiccato da Ronnet l’infame glieli ha bruciati il giorno in cui il palazzo reale è andato a fuoco.”
“Ronnet ha bruciato il palazzo reale? Perché l’ha fatto?”
“Perché è un infame” aveva risposto Rossim.
Gli occhi di Mire lo avevano fissato per qualche istante. “Occhi Blu” aveva detto con un rantolo appena udibile.
“Io ti saluto, eccellenza” aveva risposto.
Mire aveva annuito in modo solenne. “Sei tornato.”
“Ero solo di passaggio.”
“Perché?”
“L’ho fatto per un’amica. E ora sono qui per un amico.”
Mire aveva annuito di nuovo. “Malinor?”
“È in rovina, ma penso che questo tu lo sappia già.”
Mire aveva chiuso gli occhi.
“C’è qualcosa che devi sapere” aveva detto.
“Limitati a rispondere alle domande, rinnegato” lo aveva rimproverato Rossim.
Marq aveva stretto i denti. “Mire deve sapere.”
“Sua eccellenza Mire, rinnegato.”
Mire aveva alzato una mano e lo stregone si era azzittito.
“Parla.”
“Non sono venuto da solo.”
Mire si era accigliata.
“Con me c’è anche un’altra persona che tu conosci bene.” Aveva fatto una pausa. “Bryce di Valonde.”
“Dove?”
“È rimasta con la principessa Klarisa, al sicuro, spero.”
“Le tue speranze sono vane” aveva detto Rossim. “Klarisa non è meno infame di suo fratello.”
“La sua armata sta venendo qui per soccorrervi” aveva ribattuto.
“Ti sbagli, Occhi Blu” aveva detto una voce dal timbro profondo. Da uno degli angoli bui della capanna era emersa una figura imponente, un uomo dalle spalle larghe e il viso squadrato. “Lei non viene qui per aiutarci, ma per completare l’opera iniziata da suo fratello. Viene qui per strappare la corona di Malinor al suo legittimo proprietario.”
Marq l’aveva studiato per qualche istante. “Sembra che tu sappia molte più cose di me, mentre io non conosco nemmeno il tuo nome.”
“Mi chiamo Jamar, Occhi Blu.”
“Cosa sapete di Klarisa che io non so?”
Jamar sogghignò. “Cerchi di ottenere informazioni da noi, Occhi Blu?”
“Mi chiamo Marq.”
“I rinnegati non hanno nome.”
“Jamar” rantolò Mire.
L’uomo le rivolse un’occhiata piena di compassione. “Sì, eccellenza.”
Lei fece un cenno con la testa.
Jamar tornò a rivolgersi a Marq. “La principessa di Valonde corre un grave rischio restando con Klarisa. Quella donna è pazza.”
“Tutti i malinor lo sono” disse Marq.
“Non tutti” fece lui.
“Se Klarisa non viene qui per aiutarvi, allora vuole aiutare sé stessa” disse Marq.
Jamar tirò su col naso. “Sappiamo bene che cosa vuole. E, come tu dici, ha a cuore solo il suo interesse, non certo quello del suo popolo.”
“O ciò che ne resta” aveva detto Marq cedendo alla tentazione di provocarlo.
Jamar aveva risposto con un’alzata di spalle.
“Perché lo farebbe?” aveva chiesto Marq. “Lei dovrebbe tenere quanto voi al prigioniero.”
“Non hai capito niente dei malinor, rinnegato. Sono pazzi proprio come dicono in giro. Klarisa è venuta qui per prendersi la corona, ma non quella di Skeli. Lei vuole essere regina di Malinor. E l’unico modo per riuscirci è far morire il vecchio sovrano. È per questo che farà fallire lo scambio e dovrà fare in modo che il prigioniero muoia, ma non per mano sua, nella confusione.”
Marq scosse la testa. “Questa è follia.”
Jamar sorrise.
“Bryce non ha idea di cosa l’aspetta. Deve essere avvertita.”
 
 “Ora dobbiamo decidere che cosa fare di te. Io propongo di eliminarti.”
“Io sono d’accordo” aveva detto Rossim.
Mire lo aveva guardato con occhi sofferenti. “Salva Bryce. È importante.”
Quella frase doveva essere costata una grande fatica, perché subito dopo aveva perso i sensi.
Jamar e Rossim non sembravano allarmati.
“È la pozione che i guaritori le stanno dando” aveva spiegato Rossim. “Le permette di restare sveglia solo per poche ore. Il resto della giornata lo passa dormendo. Dobbiamo fare così o il dolore la renderebbe pazza nel giro di pochi giorni.”
“Vuole salvare Bryce” aveva detto Marq mentre lo portavano via. “Cosa intendete fare?”
“Ci proveremo” aveva risposto Jamar.
“Non mi sembra molto” aveva ribattuto Marq.
“Non è affare che ti riguardi, Occhi Blu.”
“Invece sì” aveva risposto cercando le parole giuste. Doveva convincerli che poteva aiutarli o non avrebbe più visto la luce del giorno, ne era certo. “Bryce si fida di me. Potrei tornare da lei e convincerla a seguirmi.”
“Con quali argomenti?” aveva chiesto Jamar.
Marq aveva scartato molte risposte finché non gliene era rimasta solo una. “La verità.”
“La verità non ti è stata d’aiuto” disse Jamar riportandolo al presente. “E non ha convinto la strega dorata a seguirti.”
“Bryce ha un suo piano” disse sedendo in un angolo. Sentiva il bisogno di riposarsi dopo un giorno così intenso. La marcia di diverse miglia gli aveva sottratto mote forze.
Due uomini portarono Mire. La donna giaceva sulla sedia con gli occhi serrati e l’espressione sofferente sul viso. A Marq parve trascorrere un’eternità prima che aprisse gli occhi e facesse qualche lamento.
“Vicino” disse agitando una mano verso di lui.
Marq si alzò e fece qualche passo verso di lei, nonostante Rossim si fosse messo in mezzo.
“Attento a quello che fai e quello che dici” lo ammonì.
“Vieni” disse Mire con voce appena udibile.
Marq si sporse verso la donna. “Io ti saluto.”
Mire annuì.
“Bryce è rimasta al campo” disse. “Ho fallito.”
“Testarda” disse Mire.
Marq annuì. “Avevo sottovalutato quel tratto del suo carattere. Ora davvero non so cosa fare e mi spiace molto di non potervi essere d’aiuto.” Guardò Jamar. “Dico sul serio. Non porto rancore verso di voi e Mire mi ha liberato. È raro incontrare qualcuno che mantiene la parola di questi tempi.”
“Detto da un rinnegato non è un complimento” Jamar sembrò sul punto di mettersi a ridere.
“Ma lo è” disse Marq.
Mire tossì. “Utile” disse puntandogli contro il dito.
Marq si fece attento. “Vuoi che faccia qualcos’altro per voi?”
Mire annuì. “Aiuto.”
“Voglio aiutarvi, dovete solo dirmi come.”
“Jamar.”
L’uomo si fece avanti. “Ai tuoi ordini, eccellenza.”
“La corona è importante” disse Mire con voce rotta dalla sofferenza.
“Ho giurato sul mio onore di proteggerla.”
“Onora il tuo giuramento.”
“Come?”
“Lo saprai quando sarà il momento.”
Mire chiuse gli occhi e respirò piano. Dopo un po’ sembrò scivolare in un sonno leggero.
“La pozione ha fatto effetto” disse Rossim. “Per oggi non potrà dirci altro.”
Marq venne portato in una capanna isolata e sorvegliata con discrezione da stregoni di Malinor. Nessuno di essi indossava il mantello e per una buona ragione.
“Nei primi giorni” gli aveva raccontato Jamar. “Quando arrivammo a Orfar, i soldati di Skeli ci davano la caccia per eliminarci. Uccisero più di cento mantelli, quasi tutti ragazzini impauriti che a stento sapevano lanciare un dardo. Imparammo presto a reagire e ci liberammo dei mantelli per mescolarci ai profughi. Ma li abbiamo ancora, ben nascosti e pronti a tirarli fuori al momento giusto. Ma cosa puoi capirne tu, rinnegato?”
“Anche io ho dovuto buttare via il mio mantello” aveva risposto.
Jamar si era limitato ad annuire.
 
Seduto in un angolo della capanna, si chiese cosa sarebbe accaduto. Il giorno dopo Rossim venne ad aggiornarlo.
“Hai notizie nuove?” gli chiese Marq.
Il malinoriano annuì. “Sembra che qualcosa stia per accadere. C’è stato del movimento tra il campo dell’infame e il palazzo di Skeli. Negoziatori sono andati e tornati. E Belyen ha ascoltato delle conversazioni interessanti.”
Belyen era la strega illusionista che l’aveva sconfitto in un duello. La cosa ancora gli bruciava ma poteva farci ben poco. Avrebbe dovuto mettere da parte il suo orgoglio e accettare la sconfitta.
“Che cosa ha udito?”
“Lo scambio si farà” disse Rossim. “Skeli ha accettato.”
“È una buona notizia per voi” disse Marq. “Vuol dire che il prigioniero a cui tanto tenete sarà salvo.”
“Non è affatto una buona notizia” disse Jamar apparendo sulla soglia della porta. “Ho paura che il prigioniero a cui tanto teniamo non arriverà vivo alle porte della città. È quasi certo che Klarisa tenterà di far fallire lo scambio.”
“Sarebbe nel suo interesse” ammise Marq. “Bryce?”
“Fai bene a preoccuparti della strega dorata” disse Jamar. “Lei corre gli stessi rischi. Se Skeli non la ucciderà, lo farà Klarisa.”
“Skeli vuole farla soffrire. Quelle due sono nemiche da tempo.”
Jamar annuì. “L’ho sentito dire anche io, ma la regina di Orfar, per quanto folle e vendicativa, sa bene che non può spingersi oltre un certo punto. Se ne avrà l’opportunità cercherà di eliminare subito la strega dorata e poi passerà ai soldati di Klarisa.”
“Quindi ci sarà una battaglia?”
“Direi che a questo punto è inevitabile.”
“Bryce voleva evitare tutto questo.”
“E noi le siamo grati” disse Rossim. “Per questo cercheremo di salvarla, anche con i pochi mezzi che abbiamo a disposizione.”
Marq si sentì sollevato. “Voglio aiutarvi.”
“Per te abbiamo piani diversi” disse Jamar.
Ecco, si disse Marq, è arrivato il momento. I malinor hanno deciso di eliminarmi nonostante tutto. Ma non mi farò uccidere senza combattere.
Stava già pensando agli incantesimi da usare, quando Rossim disse: “Per qualche motivo che ci è oscuro, la comandante ci ha ordinato di risparmiarti la vita.”
Marq si rilassò.
“Gli ordini che ci ha dato sono chiari. Tenteremo di salvare il prigioniero prima che avvenga lo scambio e tu ci aiuterai. Se ho ben capito, uno dei tuoi amici è rinchiuso nei sotterranei.”
“E chi si occuperà di Bryce?”
“Ci penserò io” disse Jamar. “Sono stato una guardia del corpo per anni e questo lavoro non sarà diverso dagli altri.”
“Bryce non è come le altre.”
L’uomo scrollò le spalle.
Brun, pensò Marq. Mire è stata saggia. Sa che sono venuto a Orfar per salvarlo e che quindi avrò più di un motivo per portare a termine la missione.
Decise di essere prudente per una volta. “Porta i miei saluti alla comandante Mire e ringraziala per la fiducia che mi ha accordato.”
“La comandante è morta stanotte” disse Rossim.
“Mi spiace” disse Marq.
“Ci sarà tempo per le lacrime” disse Jamar. “Ora è tempo di prepararci. Ti farà piacere sapere che non sarai solo. Oltre a Rossim, con te ci saranno anche Reck e Belyen. Sarà meglio che voi tre facciate amicizia perché non voglio che vi accoltelliate prima di aver completato la missione.”

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