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Autore: heliodor    06/03/2020    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Consiglio
 
“Quindi tu la pensi come Yanikos?” chiese Joyce con le braccia incrociate sul petto.
“Lo stregone therano sembra saperne più di voi. Tu e Kallia dovreste ascoltarlo, ma so già che non ne siete capaci. Voi ascoltare solo quello che vi piace sentire.”
“Non è vero. ora sto ascoltando te, anche se quello che dici non mi piace. Che cosa dovremmo fare con Ames e gli altri secondo te? Incatenarli, metterli in una cella, cacciarli dalla città? O magari ucciderli?”
“Non ne ho idea” disse l’erudito. “Ma dal tuo tono so già che che ti opporresti con tutte le tue forze.”
“Solo perché non è giusto uccidere delle persone che non ci hanno fatto niente di male.”
“Per ora, ma non puoi saperlo. C’è qualcosa di strano, in loro.”
“Anche i gromm erano strani e voi volevate usarli come esche. Sono stata io a suggerire di unire le nostre forze alle loro e abbiamo vinto.”
“Siamo ancora vivi, questo è vero, ma quanti gromm sono morti nella battaglia? Forse ne sarebbero morti di meno se avessimo sacrificato solo quelli che noi volevamo usare come esche. Ci hai pensato, strega rossa?”
“Ero io al comando e ho scelto. Mi sono presa le mie responsabilità” disse cercando di mantenere un tono fiero. Dopo la battaglia aveva riflettuto su quanto era accaduto e si era detta di aver fatto la scelta giusta.
I gromm sarebbero comunque morti, prima o poi, aveva pensato. Almeno adesso sono liberi.
“Bene, fallo anche adesso.” Halux fece per voltarsi ma lei gli sbarrò il passo.
“Dove vai?”
Halux le scoccò un’occhiata di traverso. “Ho da fare. Ora che ho finito di lavorare sul tuo portale, devo recuperare le forze o non sarò in grado di condurti fin dove desideri.”
“Chi mi assicura che non lo userai per andartene via e lasciarci qui?” Un po’ la ripugnava pensare quello dell’erudito, ma i suo strani discorsi non la facevano stare tranquilla.
“Nessuno” rispose lui guardandola con aria di sfida. “È un problema per te strega rossa?”
Halux si voltò di scatto e andò via.
Joyce lo guardò allontanarsi e solo quando fu uscito dal palazzo corse verso le scale che fece a due a due, raggiungendo il livello superiore.
“Razt” esclamò trovando il ragazzo in attesa davanti allo studio di Kallia.
“Eccellenza” fece il ragazzo con tono deferente.
“Ho nuovi ordini per te” disse lei raccogliendo il coraggio. “Devi sorvegliare Halux.”
“L’erudito?” chiese il ragazzo.
“Conosci un altro con quel nome?”
“No eccellenza, ma…”
“Niente obiezioni. Devi sorvegliarlo, giorno e notte se necessario. Pensi di esserne capace?”
“Credo di sì.”
“Non devi interferire con il suo lavoro, con quello che fa o studia o dove va. Devi solo osservare. Hai capito?”
“Sì eccellenza.”
“E se tenta di evocare un portale, devi bloccarlo.”
“Eccellenza?” fece il ragazzo stupito.
“Hai sentito bene. Hai mai visto un portale?”
“No eccellenza, ma ho letto una descrizione. Credo di poterlo riconoscere.”
“Bene.”
“Devo solo bloccare l’erudito?”
“Sì, ma non devi fargli del male.”
“E dopo che l’ho bloccato?”
“Devi riferire solo a me o a Kallia, se io non ci sono. Hai capito bene?”
“Sì, eccellenza.”
“Allora vai” disse Joyce. “Halux ha appena lasciato il palazzo. Non cammina veloce e puoi raggiungerlo se ti sbrighi. Sii discreto, mi raccomando. E non farti notare. Se ti chiede che cosa stai facendo, digli che ho parlato con Kallia riguardo a quanto ci siamo detti prima che se ne andasse e la governatrice ha deciso di aumentare la sua guardia per farlo sentire più sicuro.” Era una menzogna patetica ma era l’unica che le fosse venuta in mente sul momento. Poteva correggerla più tardi o sperare che Halux ci credesse, ma l’erudito era intelligente e sapeva che non avrebbe retto a un’indagine seria. “Limitati a dire queste parole e non rispondere alle sue domande. Sa essere molto abile nell’ottenere informazioni, quando vuole.”
“Sarò discreto, eccellenza.” Razt corse via verso le scale.
Joyce lo guardò allontanarsi, poi si avviò anche lei nella stessa direzione.
 
Quella sera non riuscì ad addormentarsi se non a tarda notte, quando i rumori che giungevano dai corridoi del palazzo di erano calmati, segno che il via vai continuo degli inservienti era terminato. Temeva che Razt arrivasse di lì a poco riferendole che Halux aveva evocato un portale e lui non era riuscito a bloccarlo prima che lo usasse, privandola dell’unico modo per arrivare a Malag senza dover affrontare la sua orda per raggiungerlo. O che lo avesse bloccato con troppa foga, uccidendolo o ferendolo al punto da renderlo incapace di evocare i portali.
Quello sarebbe stato altrettanto brutto.
Invece Razt non si fece vedere e ciò la rese inquieta. Forse Halux lo aveva scoperto e in qualche modo neutralizzato, sparendo in un portale.
Fu tentata di andare a controllare lei stessa, ma si trattenne. Doveva avere fiducia in Razt e recuperare le forze per il giorno successivo.
L’attacco dell’orda poteva avvenire in qualsiasi momento e loro dovevano essere pronti. Dedicò i suoi ultimi pensieri prima di scivolare nel sonno a Bryce, suo padre, i suoi fratelli, sua madre, Oren e Vyncent, chiedendosi se stessero bene.
Fu Bardhian a svegliarla dal sonno. “Niente addestramento, oggi?” le chiese scrutandola ai piedi del letto. “Che faccia strana che hai.”
Joyce sollevò la testa dal cuscino e per un attimo temette che l’incantesimo di trasfigurazione si fosse annullato durante il sonno. A volte le era capitato, all’inizio, ma ora si assicurava di rinnovare l’incantesimo prima di addormentarsi.
L’ho fatto ieri sera? Si chiese.
Non lo ricordava.
“Ho dormito poco” disse tirandosi su a fatica. “Tu che ci fai nella mia stanza?”
“Ho bussato per qualche minuto e ho deciso di entrare.”
“Come scusa è pessima.”
Bardhian fece una smorfia. “Perdonami se mi sono preoccupato per te, Sibyl.”
Joyce fece un gesto vago con la mano. “Perdonato. Ora esci. Mi devo vestire.”
Bardhian andò via contrariato.
Quando lo rivide era nella mensa comune che mangiava allo stesso tavolo di Joane. I due stavano parlando di qualcosa ma quando la videro si interruppero.
“Sei in ritardo” disse Joane.
“Chiedo scusa” rispose ancora assonnata.
Sul tavolo c’erano pane e vino caldo e speziato che a Nazdur andava molto di moda e veniva preparato con almeno tre ricette diverse. Con suo disappunto mancavano quasi del tutto noci e formaggio. Soprattutto le noci.
Con l’arrivo dell’orda erano finiti i rifornimenti dall’esterno ed era iniziato il razionamento. Non per loro, però. Mantelli e soldati dovevano nutrirsi bene per la battaglia imminente.
Kallia era stata categorica su quel punto anche con le forze cittadine che avrebbero preferito dividere il cibo con i pochi cittadini rimasti. Il resto era fuggito di nuovo verso le campagne e si era disperso per l’altopiano.
L’orda li aveva ignorati preferendo tenere le proprie forze concentrate attorno alla città per l’assedio.
“Oggi niente addestramento?” fece Joyce sedendosi e prendendo uno dei piatti di legno. Vi mise dentro del pane e qualche pezzo di carne essiccata. Non era come banchettare a Valonde, ma se lo sarebbe fatto bastare.
“Hai bisogno di riposare” disse Joane. “Tutti ne abbiamo.”
Bardhian si alzò di scatto. “Parlate per voi. Io vado ad allenarmi.”
“Non starai esagerando?” fece Joane.
“So quello che faccio. Ho venti anni e sono uno stregone consacrato.”
“Ne hai diciannove” disse Joane.
“Ne avrò venti prima della fine dell’anno.”
“Prima della fine dell’anno sarai morto se non ci salviamo da questo assedio” rispose Joane col solito tono calmo.
“Se non mi addestro come faremo a salvarci?”
Joane sospirò. “Vai pure, ma non hai il mio permesso.”
Bardhian ghignò. “Non cerco la tua approvazione, Joane. Hai detto tu che potevo superare il limite e l’ho fatto.”
“Quando sarebbe accaduto?”
“Lo hai già dimenticato? Al santuario di Urazma, quando ho annientato il ragno supremo.”
“Quello è uno scherzo in confronto a un colosso.” Joane le rivolse un’occhiata. “Strega rossa. Tu li hai visti da vicino. Credi che Bardhian possa affrontarli?”
“Anche io li ho visti” disse Bardhian. “Ero a Malinor quando hanno attaccato.”
“E sei quasi morto” esclamò Joane. “Non ti ha insegnato niente, questo?”
“Sì” fece il principe. “Ora so che dovrò colpirli con tutta la forza che ho.” Girò sui tacchi e andò via.
Joane sospirò. “Dovrai incolpare solo te stessa se morirà.”
Joyce strappò un pezzo di carne con un morso deciso. “Io credo che sia pronto per affrontare i colossi.”
“Sei più pazza di lui.”
“Joane.”
Lei batté il pugno sul tavolo facendo sobbalzare piatti e coppe piene d vino. “Sono stufa di ascoltarti, strega rossa. Neanche tu hai imparato niente da quello che è accaduto nel santuario della maga. Biqin è morta anche per colpa tua.”
“Lo so.”
Joane la guardò stupita.
“Volevo chiederti un consiglio.”
“A me?” fece Joane toccandosi il petto con un gesto plateale.
Joyce annuì mentre beveva un sorso di vino speziato. A Valonde non aveva mai bevuto più di mezza coppa durante le cene importanti. Di solito preferiva i succhi fatti con la frutta fresca o la semplice acqua.
“Quindi è vero. Vuoi un consiglio dalla vecchia Joane.”
Joyce annuì di nuovo e bevve un’altra sorsata dalla coppa di vino.
“Avanti allora” la esortò la donna. “Sentiamo. Joane è qui per ascoltare e rispondere.”
Joyce posò la coppa sul tavolo. “Ti ho detto di Halux e del suo portale, ricordi?”
Joane annuì. “È il tuo piano per lasciare la città evitando l’assedio e intere lune di viaggio. Fatti dire che l’erudito è un pazzo se pensa di poterci riuscire.”
“È pronto a partire. Anche oggi.”
“Allora vai, che aspetti?”
“Bardhian verrà con me.”
“Mi sembra giusto.”
“E anche Halux ovviamente.”
“L’erudito non fa niente per niente. Mi piace questo suo aspetto.”
“Gli ho detto che saremo in quattro.”
Joane si accigliò. “Saremo?”
“Verrai anche tu.”
La donna si accigliò. “Grazie per aver pensato a me, strega rossa, ma io non amo viaggiare con i portali. Non sono sicuri e hanno la cattiva abitudine di portare la gente in posti strani dove sarebbe meglio non andare.”
“Tu ci andrai Joane” disse Joyce con tono deciso.
“No” rispose lei. “Io devo seguire il mio destino.”
“Che sarebbe quello di morire qui facendo ammenda dei tuoi errori, vero?”
Joane rimase in silenzio.
“Non lo posso permettere” proseguì Joyce masticando la carne con calma. “Sarebbe uno spreco inutile. Tu mi servi. Servi all’alleanza.”
“Alla tua alleanza servono un paio di colossi. O un prodigio. Io non sono nessuna delle sue cose.”
“Sei la strega suprema della tua generazione.”
Joane scosse la testa. “So che cosa stai cercando di fare, strega rossa. Con me non funziona. E per quanto riguarda la questione strega suprema, era Marget la più forte. Lo sanno tutti. E lei si è ben guardata dall’andare a nord. È rimasta nel suo castello, al sicuro.”
Joyce rifletté sulle parole da usare. “Tu sei la più forte, Joane. Forse sei anche più forte di Bardhian. Potevi uccidere il ragno supremo da sola ma hai lasciato che fosse lui a farlo.”
“Perché avrei fatto una cosa del genere?”
“Perché volevi metterlo alla prova. Volevi sapere fin dove poteva spingersi. Bardhian non ti ha delusa ma…”
“Prosegui, strega rossa” la esortò Joane. “Finisci quello che stavi dicendo.”
“Tu lo proteggi.”
“Ti sbagli.”
“Ho ragione io invece. Fai di tutto per rallentare la sua crescita. Di fatto hai smesso di addestrarlo con la scusa di doverti occupare di me perché speravi che lui non diventasse così forte come temevi.”
“Lo temo?”
Joyce annuì. “Temi il fatto che possa correre un pericolo affrontando i colossi. Con il ragno supremo eri sicura di poterlo aiutare se avesse fallito, ma contro i colossi sarà diverso. Sono più forti.”
Joane fece per alzarsi ma Joyce le afferrò il braccio. “Non ho ancora finito.”
Joane si liberò con uno strattone deciso. “Non osare toccarmi.”
“Se non verrai con noi, Bardhian morirà. Non farò niente che possa impedirgli di affrontare i colossi, Malag o chiunque minacci l’alleanza. Se non vieni, non potrai proteggerlo.”
“È solo di questo che ti importa, strega rossa? Vincere la tua maledetta guerra?” disse Joane a denti stretti.
“O vinciamo o veniamo distrutti. Non abbiamo molte alternative.”
“Mi chiedo se tu abbia mai amato qualcuno. Ma non importa perché sono certa che nessuno abbia mai amato te. Tu sei un pericolo per quelli che ti stanno accanto, strega rossa.”
“Cerco solo di fare la cosa giusta.”
“Mi hai chiesto un consiglio” disse la strega. “E io te ne darò uno. Smetti di pensare a come vincere questa guerra e inizia a chiederti come farla finire.”
“Se vinciamo finirà.”
Joane si voltò di scatto e marciò verso l’uscita. Stavolta Joyce la lasciò andare. Quando sedette riprese a mangiare sorseggiando dalla coppa di vino.

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