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Autore: Inquisitor95    07/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mirco

Capitolo Ventidue

martedì 16 luglio

 

 

Il primo squillo del mio cellulare è smorzato e segue immediatamente l'altro e un altro ancora. Conto in totale tre squilli e quindi tre messaggi uno di fila all'altro; non aspetto nessuna conferma a quest'ora quindi dev'essere sicuramente qualcosa di importante e faccio per prendere il cellulare dalla tasca per poi leggere il nome di chi ha inviato i messaggi.

“Alessia...” dico tra me e me senza voler visualizzare l'anteprima dei messaggi. Da quanto ne so è con Eva e dormirà da lei, quindi qualunque cosa io possa scriverle verrà analizzata da ben DUE menti.

“E quando due ragazze si uniscono di certo non ne esce nulla di buono. Specialmente visto l'ultimo, fresco litigio.” dico tra me e me continuando a fissare i messaggi con aria vuota. Ci sto qualche istante, poi mi riprendo.

«Tutto bene? Ti sembri rabbuiato...» chiede Valerio, alzo lo sguardo trovando gli occhi del ragazzo puntati su di me, sembra essere preoccupato, sento lo stomaco stringersi: Alessia non mi ha mai guardato con quest'espressione preoccupata. O forse sì, ma tanto tempo fa.

Prima di risponde prendo la birra dal collo e ne bevo diverse sorsate, il suo sapore è amarognolo eppure molto gradevole, è forte e intenso, ma non abbastanza da darmi quella sensazione di sollievo che l'alcol potrebbe dare.

«È solo la mia migliore amica. Ha finito adesso dal lavoro.» dico mentendo, Valerio sembra farselo bastare anche se leggo nei suoi occhi che non ci crede fino in fondo. Evidentemente devo essere stra-cambiato in faccia per suscitare la sua preoccupazione. Metto via il cellulare senza rispondere alla fidanzata e ritorno sul ragazzo di fronte a me.

«Dicevamo?» chiedo come per fargli capire che non voglio soffermarmi troppo sul parlare di quello.

Il ragazzo sembra capire il mio bisogno e quindi mi asseconda. «La teoria delle Stringhe.» riprende lui, si sofferma qualche istante per bere dalla propria birra. «Propongo una sorta di brindisi: ai nostri alter ego di un'altra dimensione, affinché loro possano avere una vita sicuramente più felice della nostra!» dice Valerio alzando poi il braccio che tiene la birra leggermente in aria inclinandone il collo e invitandomi a ricambiare il gesto.

Mi sfugge una risata e annuisco, imito il suo gesto facendo toccare le due bottiglie di vetro. «E che possano avere davvero meno problemi di quelli che abbiamo noi. Se poi hanno un modo per darci il cambio, allora vorrei proprio saperlo.» aggiungo io.

Mentre bevo le ultime sorsate della birra mi ritrovo a pensare a quando sia profondo quello che ha detto Valerio e al concetto dietro quella teoria: non mi sono mai trovato a parlare di qualcosa di così intenso e profondo con nessuno, Alessia non è il tipo e gli altri ragazzi del mio gruppo non sono da meno, l'unico simile a Valerio è Giovanni, ma nonostante siamo buoni amici con lui non ho confidenza come ce l'ho con questo ragazzo.

«Sai... pensavo alla mia tipa.» dico lentamente, il ragazzo si concentra su di me e sembra interessato a quanto ho da dire al riguardo. «Recentemente abbiamo avuto una mezza discussione: una cazzata, naturalmente. Ma le donne fanno un dramma per ogni cosa!» aggiungo.

«Sarebbe a dire?» chiede lui.

«Ma niente davvero. Non ci siamo capiti su una cosa e come sempre lei tende ad esagerare. Magari sono io che ho la mente distratta ma lei dovrebbe capire che lavoro e che ho dei cazzo di problemi in famiglia. Certe volte mi sembra di parlare con un'estranea... Alessia mi sembra più una bambina viziata e non capisce nulla di quello che passo.» sputo fuori come se quelle parole fossero cariche di veleno, l'averle detto però non mi dà il sollievo che vorrei.

«Può capitare una discussione. Non significa che lei non ti capisca. State insieme da cinque anni mi pare mi hai detto; questo vuol dire che oltre all'amore c'è una grande comprensione. O non sareste arrivati fin qui.» dice Valerio col tono di chi vuole farti stare bene, è quel tono rassicurante che però purtroppo non fa effetto su di me adesso visto che conosco bene i problemi con Alessia.

«Non scopiamo da mesi ormai. Neanche più un contatto di qualunque tipo. Nemmeno una cazzo di sega! Sono costretto a farmela a mano da solo. Questo non è di certo l'intesa che mi aspetto in una relazione...» sputo fuori nuovamente, è una cosa che mi rode dentro e che ho detto solo a Lily e a Franz, i due hanno avuto reazioni molto simili ma totalmente opposte a quella di Valerio.

Il ragazzo sembra imbarazzato da quella relazione, quasi non sa cosa dire per cercare di consolarmi e con grande difficoltà materializza un pensiero. «Da mesi?» ripete in un primo momento. «Cavolo, mi dispiace. Voglio dire, non trovarsi d'accordo neanche sessualmente non è di certo una cosa positiva. Se non c'è contatto... hai provato a parlargliene?» chiede lui, poi mi rendo conto che mi era già sfuggito, e che lui sta facendo finta di nulla.

Le sue parole sprigionano in me il bisogno di confessargli come stanno le cose con Alessia. «Ci ho provato, mi ha detto che penso sempre a scopare. Sono un fottuto ragazzo di ventitré anni. Ho bisogno di scopare quanto voglio perché ho gli ormoni che esplodono! E con tutti questi litigi e con tutti questi problemi... neanche mi si alza pensando a lei!»

“L'ho detto!” penso sentendomi finalmente libero da un peso che gravita sullo stomaco da un bel po', come se avessi il bisogno di confessarlo a qualcuno. Guardo gli occhi castani del ragazzo che mi fissa aspettando di fargli pena.

Eppure Valerio non mi fa sentire in difficoltà, il suo sguardo è comprensivo e il disagio di prima svanisce come se mi fosse molto vicino e potesse davvero capirmi. Talmente tanto che potrei dire che ci è passato anche lui.

«Di certo hai altro a cui pensare, il fatto che non si alzi più è il risultato di una serie di sensazioni negative che stai provando in questo momento. O probabilmente da un paio di mesi a questa parte.» dice lui in risposta, abbasso lo sguardo sulla birra facendo una risata amara.

«Parli come un cazzo di robot. Mi fai paura.» dico sinceramente e bevo gli ultimi sorsi rimasti sul fondo della bottiglia così da vuotarla.

«Quello che intendo dire è che capisco il tuo bisogno di fare sesso. Anch'io è da un po' che non faccio “movimento” e come chiunque altro alla nostra età lo vorrai fare tanto e tante volte.» dice lui rimanendo serio. « Però hai altri pensieri in testa: i litigi con la tua fidanzata; la situazione familiare e infine lo stress del lavoro.»

«Stai dicendo forse che è colpa mia? Dovresti dare ragione a me e non ad Alessia!» dico incredulo, sembra quasi di sentir parlare Lily adesso, ma alle mie accuse il ragazzo scuote il viso.

«No, non ho detto che è colpa tua. Siete in un periodo nel quale non vi trovate. È importante che tu resti concentrato su di lei e che non faccia stupidaggini. Lei sa che la ami, e tu sai di amarla. Questo è quello che conta.» dice infine Valerio, anche lui vuota la bottiglia di birra e la poggia sul tavolino praticamente accanto alla mia che continuo a stringere con la mano destra.

Il mio sguardo si perde del vuoto delle sue parole e rifletto: fare stupidaggini? Tipo farsi segare da una massaggiatrice russa? Non c'è amore in quell'atto quindi non è mica considerabile tradimento.

“Neanche se scopassi con Svetlana sarebbe vero tradimento. Lei lo farebbe per soldi, io lo farei solo per svuotarmi, che sentimento c'è in questa cosa?”

Eppure Valerio mi fa pensare in qualche modo ad una speranza che le cose con Alessia sono momentaneamente pessime e che per una serie di fattori esterni alla nostra relazione le cose vadano male.

«Sai devo dire che mi hai dato molto da pensare.» ammetto sinceramente, il ragazzo ammicca e mi strappa un sorriso. Poi si guarda intorno e io riprendo il cellulare per vedere che è oltre mezzanotte. I tre messaggi di Alessia sono ancora là e forse dovrei leggerli ora che mi sono sfogato con qualcuno e sono anche più calmo.

«Grazie davvero per avermi ascoltato. Non è da tutti accollarsi una birra con uno che ha tutti questi problemi.» dico sarcasticamente, mi alzo dalla mia postazione. «Sarà meglio andare adesso, sono un po' stanchino.» dico.

Mi viene da pensare che gli ho mentito sulla persona che mi ha scritto i messaggi, ma Valerio è intelligente e probabilmente ha già capito che si trattava proprio di Alessia. Il ragazzo si alza con me e insieme ci avviciniamo all'uscita del Black Lavinia così da tornare in strada.

«Non c'è problema, fa piacere sentire i problemi degli altri. Aiuta a non pensare ai propri e se ti sei sfogato mi ha fatto piacere poterti ascoltare.» dice lui continuando a guardare in avanti. Lo osservo di profilo mentre camminiamo dall'altro lato della strada e giriamo l'angolo due volte così da tornare alle auto.

«Sembravi un tipo strano all'inizio. Ma ho capito che sei una persona molto profonda e non se ne incontrano tutti i giorni. Sei interessante, davvero.» dico con sincerità, il ragazzo fa un largo sorriso continuando a guardare davanti a sé, poi lentamente si gira verso me.

«Anche tu sembravi un cattivo ragazzo all'inizio e non ti avrei mai dato in custodia neanche della carta straccia. Invece penso che tu sia un tipo apposto e che l'apparenza inganna spesso.» dice lui in risposta. Leggo dall'espressione dei suoi occhi che si diverte a prendermi in giro.

«Tipo apposto eh? Dillo ancora e giuro che ti prendo a calci nel culo!» mi rivolgo a lui usando un tono sarcastico e divertito, il ragazzo però non aggiunge altro e quasi temo che possa essersela presa.

«Ci vediamo a lavoro, allora.» dice lui prima di salire sul suo pick up, evita il mio sguardo durante il saluto e mi sembra strano, forse se l'è presa a male.

« Scherzavo, per i calci intendo. Sei una persona apposto, non potrei mai fare del male ad una brava persona come te.» dico restando qualche istante con la portiera aperta.

Valerio mi guarda e sorride prima di salire nel suo pick up rosso ruggine. «Sei la seconda persona che me lo dice oggi. Mi sa che dev'essere vero allora.» dice ammiccando e infine sale all'interno della propria auto. Scuoto il viso avendo capito che Valerio non è un tipo al quale piacciono determinati scherzi anche se detti con innocenza.

Poco prima di mettere in modo prendo il cellulare e apro la conversazione di messaggi con Alessia visualizzando cosa mi ha scritto diversi minuti fa.

°Alessia:

Ehi

Che stai facendo? Ancora a lavoro?

Io ed Eva ci stiamo vedendo un film.

°Mirco:

Oi, sì ero ancora a lavoro, hanno tardato

col fare il menabò. Ora sto tornando a casa

La mia risposta è asettica e priva di qualunque emozione, me ne rendo conto da solo. Metto in moto e rifletto sui messaggi che mi ha inviato la ragazza, da parte sua probabilmente è come firmare una resa, un cessate le ostilità. È raro che Alessia capisca di essersi comportata in maniera fastidiosa o che mi abbia ferito, solitamente sono sempre io a dover rimediare per entrambi.

Il fatto che lei stia fingendo che la discussione non è accaduta in qualche modo significa che non è più arrabbiata, ma naturalmente chiedere scusa non è nei suoi toni.

Quando ritorno a casa è ormai notte fonda e sento la mia famiglia che sta dormendo, mi muovo davanti la cucina, la poltrona di mia madre messa davanti la televisione è vuota. Entro nella stanza avvicinandomi al frigorifero, prendo una bottiglia d'acqua e la stappo bevendo alcune sorsate direttamente. Poi mi muovo lungo il corridoio facendo attenzione a non fare rumore, poi arrivo in camera mia e mi chiudo dentro ritrovandomi finalmente nel mio spazio di tranquillità.

Mi spoglio degli abiti da lavoro e accendo il ventilatore che punta dritto verso il letto, resto praticamente solo con le mutande quando mi butto nel letto in balia alla stanchezza, giro su me stesso trovandomi a pancia in giù e riprendo il cellulare in mano vedendo che Alessia mi ha risposto.

Stanno guardando un film romantico ed Eva sembra essere molto concentrata mentre lei non ha capito neanche chi è la protagonista dopo mezz'ora di film. Mi scappa un sorriso pensando che non voglio più essere arrabbiato con lei, quindi anche se non mi ha chiesto scusa, è come se lo avesse fatto e va bene così.

Andiamo avanti a messaggiare per un'altra ora quando alla fine le auguro la buonanotte e che il prossimo film sia molto più interessante del primo. Concludo dicendo che domani mattina ci vedremo, faremo colazione insieme e poi andremo alla Piazza per farci un giretto.

Per lei va bene, poi smette di rispondere rispondendo alla mia buonanotte. Poco prima di mettere da parte il cellulare però rileggo la mia risposta, ho evitato di dirlo che ero con Valerio e una parte di me sa che Alessia si farebbe mille idee pensando che stavo con una ragazza e non un collega.

L'altra parte invece sarebbe proprio curioso di vedere cosa mi direbbe Alessia del fatto che sto fraternizzando con un collega di lavoro. Ne sarebbe felice?

Il dubbio muore con la discesa dei sogni sulla mia mente e passo l'intera nottata senza preoccupazioni o pensieri di alcun tipo. L'indomani mattina mi sveglio abbastanza presto, il tempo di una doccia e di vestirmi e sono subito in strada per andare a prendere Alessia a casa di Eva così da portarla a fare colazione fuori.

«Buongiorno.» dice lei sporgendosi verso di me e dandomi un bacio sulle labbra, la mia risposta è lo stesso gesto ma essendo già l'auto in movimento è abbastanza neutro. «Come stai? È la prima volta che finisci così tardi dal lavoro mi pare...»

Se non la conoscessi abbastanza, direi che sta sospettando qualcosa, purtroppo per lei però non ha sua zia a testimoniare visto che Veronica è andata via nel primo pomeriggio e non si è fatta vedere per il resto della giornata.

«Ho scambiato due paroline col Signor Cattaneo riguardo il lavoro e per questo abbiamo anche perso molto tempo. È soddisfatto di me, dice che sono stato una rivelazione per lui.» dico mentendo ma senza scendere troppo nei dettagli.

“Si sa: quando ad una bugia si aggiungono troppi dettagli...” penso tra me e me, non sono felice di mentire ad Alessia, ma in fondo non ho fatto nulla di male.

Semplicemente non mi crederebbe. La ragazza studia la mia espressione e la vedo con la coda dell'occhio, in un momento in cui siamo al semaforo nell'attesa che scatti il verde posso girarmi verso di lei per ricambiare quell'occhiata.

«Te invece com'è andata la serata? Che film vi siete viste poi?» dico spostando le attenzioni su di lei. La ragazza comincia quindi a descrivermi la serata dicendo che hanno parlato molto, si sono fatte le unghie e altre cose femminili del quale personalmente mi importa ben poco.

Però cerco di mostrarmi comunque interessato a quello che ha da dirmi e finalmente arriviamo al nostro bar preferito che si trova in un posto molto carino della periferia della città e non molto distante dalla Piazza.

«Potremmo anche prendere tutto e portarcelo via, non dobbiamo per forza sederci, no?» chiede Alessia, è una richiesta piuttosto strana da parte sua visto che solitamente ama costruire un intero palcoscenico dietro una tazzina di caffè così da fare la foto migliore.

«Va bene, come vuoi.» le rispondo piuttosto confuso quindi ci avviciniamo al bancone del bar e prendiamo due caffè da portar via e due pezzi di colazione dolce.

«Andiamo alla Piazza a piedi. Non è molto distante.» mi propone Alessia, immagino che sia un modo per chiedermi di parlare visto che il tragitto a piedi non è tanto ma neanche poco. Nonostante tutto accetto.

«Va bene, andiamo dai.» dico, sono consapevole che le mie risposte finora sono state fredde nei suoi confronti quindi mi dico di impegnarmi e di non fare lo stronzo.

«Oggi devi andare a lavoro nel pomeriggio giusto?» chiede lei mentre apre il sacchetto e strappa un pezzo della colazione dolce, si porta la mano alla bocca e lo zucchero le ricade sulla maglietta attillata che indossa.

«Sì, non dovrei finire tardi. Almeno spero. Possiamo vederci con gli altri alla Villa, se ti va. Franz mi aveva chiesto ma ho detto che prima volevo vedere cosa facevi tu.» le dico sinceramente, al ragazza sembra apprezzare il mi sforzo e annuisce più volte.

«Sì, sì per me va benissimo. Magari ci vado prima con Eva e poi ritorno con te. Se non è un problema.» chiede lei, scuoto il viso e lei fa un sorriso. Riprendiamo a parlare d'altro mangiucchiando la colazione insieme e finalmente poi arriviamo al cancello malandato della Piazza.

Entro come sempre per primo tenendo il cancello leggermente aperto così da permettere ad Alessia di passare senza problemi, nel sacchetto ormai sono rimasti solo i caffè e nulla di più però decidiamo comunque si sederci sotto il grande albero al centro del giardinetto e li beviamo.

Sono ormai tiepidi ma comunque hanno un buon sapore.

«Mi dispiace per come mi sono comportata.» dice la ragazza, mi giro verso di lei sapendo che è una violenza per lei dire quelle parole, il suo sguardo è perso nel vuoto e i suoi occhi azzurri sono inespressivi.

“Non vuole realmente scusarsi e probabilmente non sente neanche di avere una colpa della nostra discussione. È come se non provasse nulla in questo momento.” penso osservando ogni movimento del suo viso, dopo cinque anni ormai la conosco fin troppo bene.

«Non è necessario che ti scusi se non ti senti davvero dispiaciuta. Preferisco fare finta di nulla piuttosto che sentirmi preso per il culo!» dico cercando di usare un tono più tranquillo e pacato possibile, ma Alessia naturalmente coglie l'ostilità nelle mie parole.

«Sei sempre il solito! Non riesci a comportarti con maturità e ad accettare le scuse senza aggiungere altro!? Certe volte ti comporti come un bambino.» dice la ragazza alzandosi dalla panca e camminando verso l'uscita della Piazza, mi alzo e sono subito dietro di lei.

«Dove stai andando? Non abbiamo ancora finito!» le dico, quando riesco a raggiungerla la afferro per il polso della mano e lei si gira di scatto.

Ci scambiamo un'occhiata in cagnesco, poi la sua espressione si ammorbidisce come se non riuscisse più ad essere arrabbiata e guardando i suoi occhi mi sento anch'io più tranquillo. Lentamente le lascio il polso.

«Facciamo finta di nulla e basta, va bene?» chiede lei, annuisco accettando la resa nonostante sento l'elettricità ancora nell'aria.

«Ci facciamo un giro al centro commerciale? Ti compro qualcosa dai, mi avevi parlato di un vestito esposto che ti piaceva...» le dico, ancora una volta mi ritrovo ad essere io quello che si piega e che è frustrato.

Il viso di Alessia diventa più morbido e un sorriso compare sulle sue labbra. «Va bene.» fa una breve pausa e poi si avvicina a me, si alza sulle punte dei piedi e mi da un bacio sulle labbra che ricambio. «Ti amo.»

«Ti amo anch'io.» è la mia risposta.

  
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