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Autore: Summerbest    06/08/2009    2 recensioni
La città non sempre è un posto tranquillo, infatti pullula di vampiri, streghe e altri esseri soprannaturali. Di conseguenza noi umani dovremmo difenderci, giusto? E se per una volta la risposta a questa domanda non fosse “si”?
In questa fanfic intendo narrare dalla parte dei “cattivi”, perché anche loro reagiranno in qualche modo agli attacchi, giusto?
Per farla breve, ho intenzione di presentare alcuni “cattivi” ed alcuni “umani” che in seguito... beh se volete scoprirlo dovete leggerlo^^
PS: se leggendo questa trama avete giudicato male la storia, vi prego di darle un’altra possibilità leggendola, please^^
Genere: Dark, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Questo è il secondo capitolo, non mi dilungo in anticipazioni fino a risultare logorroica ed annoiarvi^^ Però rispondo al commento:

Per trullitrulli: allora iniziamo con un bel grazie^^ pooi, tranquilla, non sono solo vampiri, sono alcune creature sovrannaturali, tra le quali anche una vampira, ma sarà l'unica, non intendo fare un altro Twilight^^ diciamo che è una vampira che ama scegliere... sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, ciauz!

XOSummerbestXO



Give And Kill


"uccello o creatura del male, ritorna alla tempesta,
Alle plutonie rive
e non lasciare una sola piuma in segno della tua menzogna.
Intatta lascia la mia solitudine,
Togli il becco dal mio cuore
e la tua figura dalla porta"



[da "Il Corvo" di Edgar Allan Poe]

* * * *




Chissenefrega
si convinceva mentre incedeva per la strada a bordo della sua jeep scassata. Quello che doveva fare l’aveva fatto, ora si ritrovava solo come un cane, per lui non era la prima volta.
Sopravvivrò
pensò scocciato, svoltando a destra.
In una notte dimenticherò tutto
svoltò a sinistra superando un piccolo negozietto di alimentari,
una bottiglia intera potrà bastare ad aiutarmi

l’insegna con su scritto “Welcome” venne oltrepassata come niente, nessun rimpianto
quant’è vero che il mio nome è Dylan


* * * *



Messico.
L’agente Davidson passeggiava avanti e indietro facendo ballonzolare la vecchia roulotte, accompagnato da un fastidioso stridio.
Il signor Sparks, conosciuto da tutti come Cole o come fratello maggiore di Dylan, rimaneva a fissarlo con un cipiglio alzato, segnalando il fastidio che gli provocava quella visita. Seduto comodamente su di una sedia accanto al tavolo, un panino appena addentato sul piatto davanti, ed una lattina di birra mezza vuota stretta nella mano sinistra. Di sicuro non una bella visione per l’agente, che si ritrovava a trattenere ogni tanto il respiro dal fetore che emanava la figura robusta e possente del vecchio Cole, o, come lo chiamavano tutti in centrale, il “vecchio bastardo”.
Sparks si era inimicati tutti, poliziotti e non, a causa delle sue maniere piuttosto brusche. Tra le tante, la sua abitudine di gettare fuori dal suo terreno gli “sbirri” minacciandoli con il suo caro Winchester, regalo del tanto amato nonno. Abitudine che dovette tralasciare per questa volta, poiché l’alibi di suo fratello era sempre più debole, ed una reazione simile non avrebbe di certo giovato alla fedina penale, già rovinata di suo.
<< non sono uno stupido, Signor Sparks, so benissimo che Dylan non era qui la scorsa notte >>
perché continui a proteggerlo?
era questa la domanda che continuava a porsi, senza giungere mai alla giusta risposta. Per molti sarebbe stato semplice
perché è mio fratello
ma non per Cole, egoista di prim’ordine, che non aspettava altro che sbattere fuori di “casa” quel buono a nulla di Dylan.
<< se è per questo anch’io non sono uno stupido, perciò non vorrei mai procurarmi problemi con la legge mentendo >>
disse con una punta d’ironia.
Infatti è Dylan che me li sta procurando
avrebbe voluto aggiungere, bloccandosi prima, consapevole che inveire contro di lui non sarebbe stata una buona idea.
Cole finì di bere la sua birra, schiacciando la lattina con la mano e lanciandola sul pavimento consunto. L’agente assistette alla scena con un moto di disgusto, maledicendosi per non aver passato il caso a qualcun altro, detestava gli Sparks, e detestava più di tutto fare domande al signor Sparks, perché riuscire a farlo parlare sarebbe come trovare un ago in un pagliaio.
<< non avete delle prove >>
gli fece notare Cole, ghignando trionfante. L’agente Davidson boccheggiò, dandogli prova che non si sbagliava. Il sorriso ingiallito dal fumo si allargò, trasformandosi in una risata roca.
<< non potete nemmeno perquisire casa senza un mandato >>
aggiunse, accompagnando la frase con una risata. L’agente sfiorò la pistola nella cintura, impotente. Gesto che non passò inosservato come sperava.
<< se equivaleva ad una minaccia sappiate che la canna del mio fucile non attende altro che uno sbirro come voi >>
la risata sparì, dando spazio ad uno sguardo truce, che riuscì subito ad intimorirlo. Cole tornò a sorridere vedendo l’aria per un secondo spavalda di Davidson svanire come fumo in un attimo. Calcò ancora di più la mano andando a posare la mancina sul coltello accanto al panino, l’agente sgranò gli occhi. Reazione che fece tornare la risata roca del vecchio Cole.
<< voi siete pazzo! >>
l’accusa non pose fine al riso, al contrario lo fece aumentare.
<< in attesa di altre prove mi congedo, prima o poi scoprirò la verità >>
minacciò, dando un’ultima occhiata sospettosa intorno a sé.
Cole lo scacciò con le mani, del tutto indifferente alle sue intimidazioni. L’agente uscì dalla roulotte, in parte felice di poter tornare finalmente a respirare. La porta venne sbattuta alle spalle, non appena Davidson raggiunse terra. La serratura scattò, accompagnata da varie imprecazioni non appena l’agente fu abbastanza lontano dall’udirlo. Il picchiettare alla finestra lo fece destare dal suo turbamento.
Voltandosi incontrò gli occhi neri e profondi di un corvo, veloce fece scattare la chiusura alla finestra, aprendola.
<< questo è il quinto che viene in una settimana >>
si lamentò, lasciandosi cadere di peso sulla sedia di prima. Afferrò il panino, pronto a mangiarne un altro boccone, si bloccò invece a metà strada, riponendolo sul piatto. Di colpo non aveva più quell’aspetto invitante di mezz’ora fa, perdendo ogni sua attenzione.
<< questa è l’ultima, te lo prometto >>
d’un tratto quello che prima era un corvo, si evolse assumendo le sembianze di un giovane uomo, quello era Dylan.
<< lo dici sempre, ma non lo fai mai >>
gli fece notare. Dylan scrollò le spalle, come a dire “non ci posso fare niente”. Subito dopo rubò il panino dal piatto del fratello e lo addentò.
<< e poi non mi pare ti fossi mai lamentato >>
disse, ancora con la bocca piena. Si avvicinò al frigo, dal quale prese una lattina di birra fresca.
<< non posso lamentarmi, poiché lavorare al distributore non aiuta, questa è l’unica fonte di guadagno! >>
sbottò. Dylan appoggiò sul tavolo lattina e panino, infilando la mano nella tasca del giubbotto in pelle ed estraendone un piccolo sacchetto nero, lo gettò sul ripiano sotto gli occhi di Cole. Quest’ultimo lo prese e lo rivolse al contrario. Monete e banconote si sparsero sul finto legno della superficie, spegnendo momentaneamente ogni possibile lite. Dylan sorrise, avendo ricevuto la reazione sperata. Cole intanto sfiorava il denaro con il timore di vederle svanire da un momento all’altro.
<< questa volta è più di prima! >>
esclamò compiaciuto.
<< solo con queste puoi comprarti una casa, più le altre... >>
<< sono ricco! >>
interruppe la frase di Dylan, compiendo un piccolo saltello.
<< dì pure addio a questa topaia amico! >>
esclamò il fratello, prendendo una moneta, ammirandola, e rigettandola nel mucchio. Orgoglioso del suo lavoro.
<< hanno detto che sei stato visto ieri notte >>
lo avvertì Cole, riacquistando solo ora la totale lucidità, ed alzando, anche se controvoglia, lo sguardo dai soldi per puntarlo sul fratello.
<< mi viene difficile portare il bottino sotto sembianze animali >>
si giustificò, rilassandosi sul divanetto accanto alla porta.
<< è un lavoro complicato: trovo una donna ricca, la seguo fino a casa, mi trasformo nell’animale che desterebbe meno sospetti e che più adora la vittima, in questo caso un corvo, lei mi fa entrare, io di nascosto rubo i soldi, che faccio cadere nel giardino, riesco in forma animale, torno umano e scappo via con il malloppo, cerco di non farmi vedere, ma a quanto pare non sono bravo in queste cose.. >>
Cole si massaggiò il mento ispido, e dopo un po’ di esitazione gli fece la domanda che ogni volta temeva.
<< l’hai uccisa? >>
Dylan sbuffò, detestava il suo sguardo quando rispondeva affermativamente.
<< non mi si presentavano occasioni in cui.. >>
<< L’HAI UCCISA O NO?? >>
lo interruppe ripetendo la domanda a voce più alta, come al solito era furioso.
<< non avevo altra scelta >>
Cole si alzò, trattenendo a stento la voglia di ribaltare il tavolo o di rompere qualcosa, se non proprio la faccia di Dylan.
<< tu sei matto, cazzo! >>
urlò, mentre il fratello tentava di rispondere con una delle sue tante scuse.
<< quando ci eravamo messi d’accordo non mi avevi detto che li avresti uccisi! Solo soldi, tutto qui! >>
gli ricordò, riportando alla memoria quel giorno. Dylan e Cole non erano fratelli, nemmeno lontanamente imparentati. La loro era soprattutto un amicizia di convenienza. Cole aveva visto Dylan mentre si tramutava da gatto a umano, e tutto era iniziato come ricatto. La situazione si era ribaltata quando Dylan gli aveva messo in testa il loro piano per arricchirsi. Piano in cui non erano stati menzionati gli omicidi.
<< non ti scaldare più di tanto, si trattava solo di ricconi senza cuore >>
tentò di calmarlo, Cole non era del tutto convinto. L’attenzione del fratello venne spostata su un piccolo pacco posto sul ripiano.
<< è per te, non so da parte di chi sia, non c’è scritto nessun nome >>
gli disse Cole, seguendo il suo sguardo. Dylan si alzò prendendolo in mano, lo esaminò per un attimo
nessun nome
Poi con un rapido gesto lo aprì, rivelando un foglio ed una rosa. Il fiore venne subito gettato a terra, quasi come atto virile. Aprì poi la lettera, trovando difficoltà a leggere già dalle prime righe, il messaggio era lo stesso:



Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



finita la lettura, il foglio venne accartocciato e gettato per terra accanto alla rosa.
<< forse dovrei consegnarti alla polizia, loro sapranno cosa fare di un assassino come te! >>
gli disse Cole. Con un solo pensiero in testa: i soldi. Se c’era una cosa che lo avrebbe fatto arricchire di più sarebbe stato sbarazzarsi dello “scansafatiche porta guai” e prendersi anche la sua parte del bottino. Ormai il lavoro sporco era finito, e poteva andare avanti da solo.
<< non dirai sul serio, vero? >>
chiese, aprendo il cassetto dietro di se con la massima attenzione a non farsi scoprire. La mano sfiorò la lama di un coltello.
<< invece credo di si.. è la cosa migliore per entrambi >>
tu lo fai solo per i soldi, sporco egoista!
Con la mancina afferrò il manico del coltello saldamente, pronto a scattare.
<< forse hai ragione Cole, mi stai aprendo nuovi orizzonti >>
mentì. Il fratello annuì, sorpreso di esser riuscito a convincerlo così facilmente. Intanto Dylan si avvicinava di più a lui, con l’arma dietro le spalle.
<< quello è.. >>
la lama aveva brillato attirando la sua attenzione, non fece in tempo a finire la frase che il coltello si conficcò dritto nel cuore dell’uomo. Dylan sorrise vedendo il corpo ora privo di vita che si accasciava ai suoi piedi
era da tanto che desideravo farlo!
<< sonni tranquilli >>
mormorò, pulendo l’arma. Raccolse le monete dentro il sacchetto che rimise in tasca, doveva lasciare subito la roulotte ed il paese. Diede un ultima occhiata alla lettera prima di uscire
il cattivo sono io, e su questo non si discute!


   
 
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