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Autore: Inquisitor95    10/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Valerio

Capitolo Ventitré

venerdì 19 luglio

 

 

«Se ti stai annoiando possiamo anche tornare in città, fratellino. L'ultima cosa che voglio è vederti diventare un vecchio intellettuale!» dice Riccardo ridacchiando di gusto, so bene che è il suo modo di prendermi in giro quindi mi limito a fare un mezzo sorriso.

Alzo lo sguardo ritrovandomi davanti la scena di mio fratello maggiore che lancia l'esca della canna direttamente in mezzo al fiume, il ragazzo tiene la canna con entrambe le mani, pronte per scattare in caso la preda abbocchi all'amo, passa qualche secondo che sembra trasformarsi in minuti lunghi ed eterni nel quale io mi godo la fresca aria di montagna socchiudendo gli occhi.

«Non mi sto annoiando, solo perché mi dedico un po' alle mie poesie non significa che diventerò un vecchio e noioso scrittore.» mi limito poi a rispondere, sento Riccardo fare una risata ma non aggiunge altro in risposta: i suoi occhi e ogni parte del corpo sono concentrati nell'osservare i minimi spostamenti dell'acqua.

Non so esattamente quando a Riccardo sia venuta la passione delle pesca, immagino che sia una cosa piuttosto recente visto che prima di conoscere Daniela non aveva mai avuto questa passione.

“Glielo chiederò dopo; se parlassi ancora probabilmente tornerebbe a dirmi che durante la pesca non si parla.” dico a me stesso, incredibilmente trovo che questo possa coincidere con lo scrivere poesie.

Nonostante però il suggestivo ambiente di montagna e il dolce suono delle onde del ruscello, quando sposto lo sguardo sulla pagina del mio taccuino la trovo bianca se non per sei parole che ho buttato a caso.

“Non ho una cazzo di idea!”

L'ispirazione va e viene e in questi giorni non capisco perché ma ho la testa per aria quindi non riesco a concentrarmi. Chiudo il mio taccuino e lo rimetto nello zaino che tengo alle spalle restando ad ammirare il panorama della foresta e Riccardo che prova a pescare.

“Mi ci voleva un po' d'aria fresca. In città c'è un caldo asfissiante, qui invece anche se con le maniche corte riesco quasi a sentire un leggero brivido di freddo.” penso tra me e me osservandomi intorno.

L'auto di Riccardo è parcheggiata diversi metri più indietro e neanche riesco a vedere il sentiero che abbiamo percorso; abbiamo fatto svariati metri a piedi per raggiungere la riva del ruscello.

Mi sembrano passare delle ore quando finalmente Riccardo decide di rinunciare alla pesca, o almeno momentaneamente visto che abbandona la postazione ma tiene ancora stretta la canna in mano.

«Solitamente i pesci vengono all'amo come se niente fosse. Scommetto che sono i tuoi influssi letterari!» ridacchia Riccardo, si siede accanto a me e mi fa cenno di passargli qualcosa.

Prendo il mio zaino e tiro fuori un paio di toast con formaggio e prosciutto che Daniela ha gentilmente preparato per noi due. Uno lo passo al ragazzo che mi tende la mano mentre con l'altra si gratta la barba.

«Ancora non capisco da dove sia saltata fuori questa passione per la pesca. Da che ho memoria non mi pare che tu abbia mai amato questo genere di cose. Né tanto meno le uscite in mezzo alla natura.» gli dico chiaramente.

Lui da un morso al toast e gli sfugge una risata nel mentre. «Mi stai per caso rinfacciando qualcosa!?» chiede sorridente guardandomi negli occhi.

Scuoto il viso ma sa benissimo che sto mentendo, nella mia mente si figura l'immagine di quando eravamo più piccoli e io avevo circa dieci anni: eravamo soliti con i nostri genitori fare escursioni, vacanze di famiglia in posti bellissimi e pieni di natura.

“Forse la mia passione per i bei posti e per la scrittura deriva in qualche modo dall'arte che ho visto.” mi dico.

«Ricordi quando siamo stati in vacanza in Ghana? Stavi quasi per cadere da quella scogliera alta alta e se non ti avessi preso probabilmente avresti fatto una brutta fine!» mi ricorda mio fratello, i suoi occhi sembrano persi nel vuoto di quel lontano evento e sembra serio.

«Certo che lo ricordo, ma mi pare che hai omesso l'importante dettaglio che TU mi avevi spinto!» gli dico dandogli un pugno sulla spalla, Riccardo a quel punto scoppia a ridere di gusto senza riuscire a fermarsi. «Non c'è nulla da ridere, mi hai fatto cagare sotto. È colpa tua se ho paura delle altezze!» lo rimprovero.

«E vorrei ben dire!» commenta con sarcasmo il ragazzo, le sue risate durano ancora a lungo finché finalmente riesce a calmarsi e si asciuga le lacrime. «Scusami, davvero. Te ne ho fatte tante da piccolo ma eri la persona più importante del mondo per me!» dice in un momento di calma.

I miei occhi istintivamente vanno al suo braccio destro, proprio sull'incanalatura del bicipite si trova tatuato il nome del figlio, Luca. «Faccio finta di crederti.» mi limito a dire. «E non hai ancora risposto alla mia domanda.»

«Perché ne hai fatta una?» dice lui. Lo guardo torvo e capisce subito a cosa alludo. «È un bel modo per staccare la spina, per andare lontano dalla città. Daniela si occupa di Luca e spesso sono fuori con le amiche di lei o con le altre neo-mamme. Sta seguendo tipo un corso di preparazione all'asilo e quindi si stanno conoscendo.» fa una breve pausa nel quale i suoi occhi cercano il contatto con i miei.

Ricambio l'occhiata riflettendo sulle sue parole. «Si incontra con le altre mamme due anni prima che inizi l'asilo? Ma che assurdità è questa!?»

Nuovamente io e Riccardo scoppiamo a ridere e lentamente finiamo il primo toast che stavamo mangiando. Mi fa cenno di prendere il secondo e anche qualcosa da bere. Prendo altri due toast e un paio di birre, Riccardo le stappa con facilità e poi le facciamo tintinnare.

«Io sfrutto questi momenti in cui sono solo a casa per fare le mie cose. Oggi è anche il mio giorno di riposo, quindi ho voluto cogliere l'occasione di passare un po' di buon tempo col mio fratellino.»

Annuisco divorando in fretta il secondo toast e bevendo diverse sorsate di birra. «Immagino che ognuno abbia il suo momento di pace interiore; io ho la mia scrittura, anche se in questo periodo non riesco ad avere una buona idea.»

«Come mai?» chiede lui.

Faccio spallucce senza sapere che risposta dare. «Credo sia un po' lo stress del lavoro. Poi anche la comparsa di Michele e la sua partenza... non lo so, è un periodo strano e ho la testa tra le nuvole.» cerco di rispondere, tra i miei pensieri però c'è anche Mirco, ma questo non credo di volerlo dire ad altri fuori dalla mia testa.

Riccardo ascolta attentamente le mie parole e annuisce nel frattempo, dopo aver finito di mangiare il suo toast vuota del tutto la bottiglia di birra e la lascia in piedi sulla pietra davanti a noi. «Ho visto che avete pubblicato qualche foto. Non so esattamente perché abbiate litigato e so che non mi dirai il perché è ritornato, ma so che hai fatto la cosa giusta.» dice il ragazzo esprimendo il suo consenso.

Aspetto qualche istante prima di rispondere visto che non saprei esattamente cosa dire. “In questo preciso istante Michele starà iniziando il percorso più importante della sua vita, gli ho detto di farsi sentire. Gli ho praticamente detto che ci sarei stato se ne avesse avuto bisogno. Ma una parte di me non sa davvero se riuscirà a mantenere la promessa.”

«Michele e io siamo stati grandi amici. Ma certe volte le strade si dividono e per certi motivi non si incrociano più. Non so se io e Michele torneremo amici come prima, credo che ci sia ancora molto tempo per deciderlo.» dico senza scendere troppo nei dettagli, mi giro verso Riccardo trovando lo sguardo di mio fratello su di me.

«Sì, molto amici...» sono le parole che sussurra appena quando si gira nuovamente. Sembra quasi che stesse alludendo a qualcos'altro. «A lavoro come vanno invece le cose? Qualche settimana fa mi parlavi di un nuovo assistente, sta ancora resistendo?» chiede lui.

Al sentirlo parlare di Mirco sento lo stomaco stringersi e non so perché ma la domanda mi mette stranamente e disagio e in imbarazzo. «Sì, ancora sopravvive. È bravo nel suo lavoro, davvero. Ci siamo visti un paio di volte anche fuori dal lavoro. È un tipo apposto, nonostante non sembri. Per il resto a lavoro è sempre la solita rottura: in estate c'è il finimondo di notizie ma almeno non ci annoiamo.»

Riccardo annuisce con un sorriso. «Ho capito, va bene fratellino: credo sia il momento di ritornare a pesca. Tu a che ora ti devi vedere con Alice stasera?» chiede il ragazzo alzandosi in piedi e riavvicinandosi alla canna che aveva messo da parte.

«Alle sei. Viene a casa mia e ci mangiamo un po' di schifezze mentre sparliamo delle altre persone e ci lamentiamo di quando il mondo sia crudele con noi!» rispondo con sarcasmo e Riccardo ride della mia battuta.

«Sembra quasi una cosa da migliori amiche.» nel suo tono di voce non c'è cattiveria, naturalmente. «Va bene, allora faccio qualche altro lancio e poi ritorniamo in città.» dice lui, annuisco e raccolgo tutta la spazzatura che abbiamo fatto così da rimetterla all'interno dello zaino.

Osservo Riccardo che si avvicina ancora una volta al ruscello e lancia nuovamente l'esca, proprio quando sto per prendere il taccuino e la penna sento il mio cellulare squillare e la suoneria echeggia tutta intorno.

«Valerio? Dai mi scappano tutti i pesci metti il silenzioso!» mi dice Riccardo con un tono misto ad un sussurro e un rimprovero, mi affretto quindi a cercare il cellulare nello zaino e finalmente lo trovo.

Quando leggo il nome di chi sta chiamando sento il battito del cuore rallentare e poi velocizzarsi improvvisamente. “Mirco Romano”

Ci sto qualche istante prima di concretizzare l'idea ma alla fine risposto e mi alzo in fretta dalla mia posizione per allontanarmi il più possibile dall'area di ricerca di Riccardo, mi infilo quindi nel sentiero e mi ritrovo a camminare tra gli alberi quando finalmente rispondo: «Pronto?» chiedo titubante e confuso, ogni volta che ricevo una chiamata da Mirco è come se non ci credessi neanche io. Solo una volta mi ha chiamato per parlare di lavoro.

«Ehi fratello,» risponde Mirco dall'altro capo della cornetta «ti sento strano, tutto bene?» chiede.

Sono ancora scosso ma schiarisco la voce cercando di non dare a vedere la mia sorpresa quindi annuisco come se lui potesse vedermi e poi rispondo a voce. «Sì, no scusa ero sovrappensiero e quando ha suonato il cellulare mi sono preso un bello spavento.»

Lui ridacchia dall'altro lato della cornetta, sembra una risata innocente ma anche sincera. «Ti ho fatto prendere un colpo eh? Lo so sono un tipo che fa questo effetto.» risponde lasciando la frase quasi incompleta.

Colgo l'occasione per rispondere al suo scherzo con la stessa moneta. «Tu? Nah! Oddio magari sembri un po' strano e la gente potrebbe quasi pensare che sei serio!»

Lui capisce il mio scherzo e continua a ridacchiare, solo ora mi accorgo che la mia voce ha una leggera rifrazione che crea un eco. «Ma dove sei?» chiedo infine.

«Sono in macchina. Sto andando in ufficio. Mi annoiava stare in silenzio e quindi ne ho approfittato per chiamarti. Tu invece che stai facendo?» chiede Mirco.

La mia mente però si sofferma sulle poche parole senza metabolizzare subito la domanda che mi ha fatto: Mirco è in auto, da solo e tra tutti quelli che avrebbe potuto chiamare ha scelto di chiamare me.

“È strano... vuol dire che in qualche modo mi reputa una persona degna di fiducia. E che gli sto simpatico altrimenti non credo perderebbe tempo a chiamarmi.” penso, il risultato di questi pensieri però non mi da quel senso di soddisfazione di quando si trova una risposta.

«Io ero con mio fratello. Siamo in montagna, fuori città. Entrambi siamo di riposo oggi e quindi ne abbiamo approfittato per una gita fuori casa anche se non dovrei fare troppo tardi.» gli rispondo io, nel frattempo i miei piedi continuano a camminare portandomi fino all'auto di Riccardo che abbiamo abbandonato in mezzo al verde.

«Montagne eh? Che figata. Mi piacerebbe molto farmi un giro in montagna. Ma ormai avrai capito che sono un tenerone e mi piacciono questi posti così.» mi risponde il ragazzo, annuisco ancora una volta e non ho il tempo di dire qualcosa che subito Mirco mi fa un'altra domanda. «E che fate di bello? Se ti sto disturbando possiamo anche chiudere eh!» quelle sue parole suonano come un allarme nella mia testa e scatto di conseguenza.

«Ma no figurati!» dico velocemente, poi rallento i miei toni. «Lui sta pescando mentre io non so esattamente cosa fare, mi sono portato il mio taccuino per gli appunti ma non riesco a scrivere qualcosa di decente.»

«Sei in crisi da scrittore. Hai bisogno di un'idea buona. Perché non parli di qualcosa d'amore o queste cose così? Sono sicuro che è il tuo genere!» dice ridacchiando mentre mi prende in giro, mi mordo il labbro pensando alla risposta migliore da dargli.

«Tu scrivi canzoni. Di cos'altro puoi scrivere se non del disagio di un ragazzo di periferia?» dico, mi rendo conto solo troppo tardi che in qualunque tono io possa averlo detto, la mia risposta potrebbe apparire come un insulto.

Mirco fa un verso amareggiato ma non sembra arrabbiarsi più di tanto. «Hai ragione. Ma anch'io come ti ho detto sono in crisi di scrittura, ho qualche idea ma il problema è concretizzarle. Quando mi siedo con la penna in mano mi si blocca il cervello.»

«Io ho il problema opposto direi: dammi un'idea e riuscirei a scrivere del mondo intero!» rispondo con esasperazione, sento Riccardo che mi chiama dall'altro lato della foresta, mi volto verso il sentiero e sento le sue urla di gioia.

«Se ci unissimo probabilmente riusciremmo a fare qualcosa di decente allora.» risponde ancora una volta Mirco, nuovamente sento la voce di Riccardo che mi chiama e velocizzo i miei passi lungo il sentiero per ritornare alla riva.

«Credo di dover staccare, mio fratello mi sta chiamando e se passo tutto il tempo al cellulare mi disconosce dalla famiglia!» rispondo a Mirco chiudendo quindi il discorso che stavamo facendo.

«Va bene, ho capito. Tu ci sei più tardi? No... mi pare sei di riposo hai appena detto.»

«Esattamente. Ci vediamo domani, buon lavoro.» rispondo ancora una volta, lui fa un mezzo verso che somiglia vagamente ad un saluto e infine chiudiamo.

Quando torno al ruscello vedo che Riccardo ha smesso di pescare e tiene la canna da pesca buttata di lato, sta armeggiando con qualcosa che sembra essersi incastrato nell'amo ma essendo di spalle non riesco a vedere di che si tratta. Mi avvicino sempre di più e a distanza di pochi metri Riccardo mi chiama ancora.

«Guarda qua che bestione!» dice infine voltandosi e tenendo qualcosa tra le braccia: vedo un grosso pesce dalla forma affilata e allungata che si contorce ancora tra le sue mani. «Stasera farò una cena con i fiocchi! Peccato che te la perderai!» dice lui ridacchiando.

Il resto del pomeriggio lo passiamo in tranquillità, io col mio taccuino scribacchiando cose senza senso mentre lui continua a pescare. Verso le quattro decidiamo di fare ritorno a casa e raccogliamo le nostre cose per riportarle in macchina. Quando ci troviamo davanti il vialetto di casa dei nostri genitori, Riccardo accosta nella strada.

«Grazie per la compagnia, fratellino.» dice lui, lo saluto con la mano ed esco dall'auto richiudendomi la portiera alle spalle e correndo dentro casa per farmi una doccia così da essere pulito e fresco prima che Alice venga.

Faccio in tempo ad essere pronto e ad indossare il jeans quando il campanello della porta suona, scendo di corsa per le scale rischiando quasi di cadere dagli scalini per ritrovarmi davanti l'ingresso, apro la porta e trovo la mia migliore amica sorridente con una piccola sacca alle spalle, il solito abbigliamento sbarazzino e i capelli castani legati in una treccia che le ricade lungo la spalla.

«Ciao!» urla lei buttandomi le braccia al collo, ricambio l'abbraccio con affetto e poi ci separiamo spostandoci nel salotto dove ho già preparato la postazione per i film: acqua, cola, thé freddo e patatine, snack dolci al cioccolato e altro che accompagneranno la nostra serata.

«Com'è andata oggi in tribunale? Era oggi che avevi quella causa col tuo avvocato?» chiedo, la ragazza annuisce e dai suoi occhi capisco che la cosa è stata interessante.

Essendo Alice una tirocinante le capita spesso di seguire l'avvocato per cui lavora nelle aule, oggi aveva un importante processo fuori città, anche per questo motivo ci siamo potuti organizzare solo la sera.

«Bene bene, il nostro assistito ha tutte le carte in regola per essere un feroce assassino ma indovina un po'? Tocca a noi scagionarlo e fare in modo che non vada in galera. Ti rendi conto di cosa devo sorbirmi? E poi c'è anche il fatto che lui ha scoperto la moglie con un altro e...» la discussione va avanti per diversi minuti nel quale ci dimentichiamo di attaccare il film che avevamo scelto di vedere. Ci limitiamo a mangiucchiare le patatine e gli snack mentre lei mi racconta dettagliatamente della causa in tribunale.

Annuisco più volte e ogni tanto intervengo quando lei si interrompe finché alla fine non conclude definitivamente l'argomento e mi chiede come sia andata la mia giornata.

«Tutto bene dai, ho passato un po' di tempo con Riccardo e non capitava da molto. Poi verso le tre mi ha chiamato Mirco, non so se ce l'hai presente... il Secondo Assistente.» le ripete come per ricordarglielo, ma Alice è bravissima con i nomi e quindi annuisce.

«Sì, certo che lo ricordo. E che voleva?»

«Niente di importante, abbiamo parlucchiato un po'. Era in auto e stava andando in ufficio e a quanto ho capito era solo e si stava annoiando e quindi ha deciso di chiamarmi.»

L'espressione di Alice cambia e noto subito che sta cercando di trattenersi dal dire qualcosa. La guardo torvo cercando di spronarla a parlare. «Sì? Perché quell'espressione?» chiedo insistendo.

Lei ci pensa qualche istante prima di parlare. «Niente, è solo che sembra essersi legato a te. È una bella cosa, strana ma è una bella cosa. E tu non sembri per niente dispiaciuto.» dice lei, scuoto il viso scoppiando a ridere ma mi rendo conto anch'io che è una risata finta.

«Ma che dici! Be' certo fa sempre piacere trovare amici e anche sul posto di lavoro fa bene.»

Alice però scuote il viso più volte. «Non sono sicura che tu lo vedi come un ipotetico amico. Ti conosco da tutta una vita e dal modo in cui mi stai guardando adesso... o quella luce che hai negli occhi quando parli di lui: forse sotto sotto questo Mirco di piace un po'.»

Le sue parole arrivano alle mie orecchie come fossero coltellate e ho un attimo di esitazione. Più volte mi è capitato di sentirmi strano nei confronti di Mirco, anche oggi stesso ero piuttosto impacciato sentendo la sua voce al telefono.

«Non mi fraintendere, siamo usciti qualche volte e anche a lavoro passiamo molto tempo insieme ed è divertente. Rende tutto più leggero, abbiamo turni simili il più delle volte e... in qualche modo posso stargli vicino.»

Mi rendo conto che dalle mie parole c'è un significato più profondo da poter dare e questo non è del tutto un bene. Alice mi guarda: è la prima volta forse che parliamo di ragazzi in totale libertà.

«Non c'è nulla di male, se ti piace. Però vorrei che tu facessi attenzione: mi hai detto che è fidanzato con una ragazza, ne hai passate tante dopo Michele e non voglio che tu soffra per uno qualsiasi.» dice lei affettuosamente, nei suoi occhi leggo la dolcezza e l'affetto che prova per me.

Decido di risponderle con un sorriso. «Ma figurati! Non è nulla di importante, è un bel tipo nulla di più. Davvero davvero!» dico cercando di essere convincente, ma la verità è che non lo so neanche io cosa provo.

  
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