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Autore: Inquisitor95    12/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mirco

Capitolo Ventiquattro

lunedì 22 luglio

 

 

Faccio forza con le braccia aiutandomi a spingere con i piedi per rimettere a posto il divano nel punto in cui si trovava prima; mi allontano di pochi passi e alzo le mani in modo da regolare nell'aria lo spazio che occupa il mobile, mi pare di ricordare che fosse poco più a sinistra ma non credo che cadrà il mondo per qualche centimetro di difetto.

«Così ti va bene?» chiedo rivolgendomi a Franz che sta passando la scopa da qualche altra parte nella casa, probabilmente nelle stanze visto che non c'è alcuna traccia di lui nella cucina-soggiorno.

Il ragazzone spunta dalla porta facendo capolino e dà un'occhiata veloce, mi guarda con i suoi occhi scuri e poi annuisce. «Sì, può andare.» dice lui ritornando all'interno della prima stanza.

Ridacchio tra me e me e prendo scopa e paletta per svuotarla nell'immondizia, poi le rimetto all'interno del piccolo ripostiglio che si trova nella cucina e che è stato coperto da una tendina usurata sul quale sono raffigurate delle pannocchie.

Quando mi giro vedo nuovamente Franz all'interno della stanza principale, anche lui svuota la paletta e poi posa il tutto dietro la tendina per nasconderle alla vista.

«Grazie, come sempre.» dice lui, è tipico di lui utilizzare un tono distaccato ma so bene che il ragazzo non si perde mai in eccessive effusioni di ringraziamento.

«Di nulla.» dico spostando la sedia dal tavolo e mettendomi comodo, prendo il sacchetto di carta che c'è messo sopra e pesco il primo panino che capita.

«A furia di mangiare panini e patatine dalla tavola calda di Lily finirai per diventare una botte di grasso!» dice il ragazzo prendendomi in giro, la cosa mi scivola via, ho un fisico normale e non mi sono mai preoccupato troppo di quello che mangio visto che smaltisco subito.

«Fottiti.» gli rispondo comunque, anche Franz si siede attorno al tavolo e allunga la mano verso il sacchetto di carta e pesca il secondo panino che c'è. Lo scarta e comincia a mangiarlo lentamente.

«Da quando stai con Alessia hai preso qualche chilo, sai? Ricordo che prima avevamo lo stesso fisico e la gente ci scambiava per fratelli, se non fosse che sei biondo.» mi ricorda il ragazzo.

In effetti ha ragione, prima avevamo pressoché lo stesso fisico tonico, Franz è sempre stato un tipo allenato e con muscoli non troppo definiti, anch'io un tempo avevo la tartaruga, ora invece si è ammosciata.

«Fatti fidanzato anche tu e poi ne riparliamo. Quando devi portare fuori la tua tipa a cena e prendete dall'antipasto al dolce più il vino!» dico sarcasticamente, Franz scoppia in una risata sincera poi si alza dalla sedia per avvicinarsi al frigorifero che apre e tira fuori due birre in bottiglia.

Le stappa entrambe e una delle due la passa a me. Bevo alcune sorsate di fretta visto che il panino mi sta per strozzare la gola; la birra ghiacciata è quasi un sollievo visto il caldo afoso che riempie la giornata di oggi.

«E poi non sono mica così grosso! Ho perso solo un po' di muscoli, ma non sto per niente male!» dico un po' amareggiato, Franz però non risponde, credo che voglia semplicemente evitare di parlarne.

«Come vanno le cose con Ale? Mi siete sembrati un po' tesi in questi giorni. Hai fatto qualcosa di male?» chiede Franz cercando di dialogare; sento un fastidio nel momento in cui lui pensa che sia colpa mia.

«Io? Assolutamente nulla. E comunque è solo un mezzo litigio, lei e le sue solite paranoie; certe volte mi viene da pensare che le ragazze siano incontentabili!» rispondo, evito di scendere nei dettagli visto che non me la sento di parlarne con Franz, non è il migliore nel dare consigli amorosi.

«Faccio bene io a restare da solo. Quando incontrerò la tipa giusta me ne accorgerò. Ci proverei con Lily, peccato che ad entrambi piace la figa!» dice lui con tono amareggiato, scatto in allarme quando nomina la mia migliore amica.

«Cosa? Non mi avevi mai detto di essere attratto da Lily!» esclamo ancora sconvolto dalla notizia, lui però resta serio e scuote il viso semplicemente.

«Non è questo. Lily non mi piace fisicamente o in faccia; però abbiamo gli stessi gusti e andiamo molto d'accordo. Non ci hai mai sentito litigare se ci pensi bene.» annuisco in quanto è vero, per quanto mi sforzi di ricordare qualcosa non trovo nulla. «Però sarebbe come stare con un maschio, mi sa tanto. Potrebbe essere un po' più femminile!» fa una mezza risata e ritorna a bere dalla bottiglia.

«Il problema è proprio quello: che spesso e volentieri le ragazze mi incasinano la testa!» dico con sincerità. Franz alza lo sguardo, fa un'occhiata che conosco bene: sono gli occhi di quando sta per fare lo stronzo.

«Be' non diventarmi finocchio, per favore!» si limita a rispondere Franz, faccio una risata insieme a lui e scuoto il viso, tuttavia qualcosa nel modo in cui l'ha detto mi ricorda il tono dispregiativo di Leonardo.

“Franz non è così stupido. Lo conosco bene.” ma poi un altro pensiero mi sfiora la mente. “In fondo, non è che a me cambi molto al riguardo.”

In quel momento sento la sveglia del cellulare suonare e mi rendo conto che sono le due passate vedendo l'ora segnata. Termino il mio panino e la birra e mi alzo poi dalla sedia pulendomi le mani e prendendo ciò che resta delle carte sul tavolo per buttarle nell'immondizia.

«Devo scappare a lavoro. Ci vediamo più tardi.» dico.

Prima che io possa passare oltre la porta d'ingresso però Franz mi ferma ancora. «No, stasera ho degli affari. Cavallo Pazzo. Più tardi lo scrivo anche sul gruppo così ve ne state lontani da qua.» mi risponde lui, il codice per indicare che gli serve un posto dove poter spacciare o comprare roba in tutta tranquillità. Solitamente gli affari notturni di Franz finiscono con delle bevute e giocare a poker.

«Va bene, allora mi ritengo libero.» dico scherzando, poi in fretta e furia esco dalla porta per entrare nella mia auto, ripercorro il vialetto in retromarcia fino ad uscire dal cancello così da seguire il sentiero che mi riporta nella strada principale e sfreccio con la musica a palla verso l'ufficio.

Durante il tragitto la mia mente vaga senza fermarsi sul lavoro che mi aspetta e sul fatto che il lunedì pomeriggio è la cosa peggiore che possa capitare in ufficio. Questo perché molti sono di riposo o comunque c'è pochissimo personale in giro, tranne per me e per Valerio che siamo gli assistenti del Signor Cattaneo e quindi ci siamo più o meno sempre.

“Non per niente la nostra paga è più alta. Se non sbaglio Valerio dovrebbe avere lo spezzato e quindi dovrebbe tornare stasera per le sette. Mi aspetta un lungo pomeriggio noioso, che palle!” dico tra me e me.

A dispetto di quanto avrei mai potuto pensare, la compagnia di Valerio è davvero piacevole, specialmente visto l'ambito lavorativo troppo serioso, con lui le giornate diventano più divertenti e spesso e volentieri mi diverto persino a lavorare. È un tipo apposto!

Quando arrivo alla mia scrivania però vedo qualcosa di insolito che mi lascia perplesso e inspiegabilmente felice: Valerio alza lo sguardo da sopra il computer e incrocia i miei occhi. «Ciao!» mi saluta sorridente, la sua espressione però è strana e mi guarda incuriosito.

“Credo di stare sorridendo come un idiota!” mi dico. Quindi cerco di ammorbidire la mascella che si è irrigidita in un largo sorriso e mi avvicino a lui battendogli il cinque.

«Come siamo? Tutto bene?» chiedo. Non gli do neanche il tempo di rispondere a quella domanda che subito ne pongo un'altra. «Ma non avevi lo spezzato oggi?»

Valerio scuote il viso facendo un'espressione stralunata. «No, faccio il pomeriggio, come te.»

Non è la prima volta di certo che capita, solo ero convinto che avessimo turni differenti. Annuisco piacevolmente sorpreso e cerco di trattenermi dal darlo a vedere. Mi avvicino quindi alla scrivania e accendo il computer, nell'attesa butto un'occhiata all'interno dell'ufficio del Signor Cattaneo e lo trovo vuoto.

«Il boss non è ancora arrivato?» chiedo al Primo Assistente, il ragazzo si mette comodo nella poltroncina girevole e incrocia le braccia scuotendo il viso.

«No, probabilmente verrà in serata. Abbiamo il pomeriggio più tranquillo che si possa immaginare quindi.» dice lui ridacchiando appena. Mi ci avvicino di più arrivando a sedermi direttamente sulla sua scrivania.

«Direi che definirlo “tranquillo” è un po' un eufemismo! Non c'è praticamente nessuno in ufficio. E di quei pochi che ci sono non c'è neanche una bella ragazza!» continuo guardando oltre il corridoio e nelle poche postazioni occupate, mi pare di intravedere alcuni assistenti ma non conosco il nome di nessuno di loro.

Ritorno con lo sguardo su Valerio che sembra stare riflettendo su qualcosa. «Ma tu non sei fidanzato? Non dovresti avere occhi solo per la tua tipa?» chiede amichevolmente, alzo gli occhi al cielo.

«Devo proprio insegnarti tutto eh? Un po' di sana gelosia ci sta per tutte! Le donne vogliono essere gelose, e noi maschi siamo dei cacciatori. Non c'è neanche Veronica, che detto tra noi, è una figa pazzesca!»

«Ma non mi hai detto che era la zia della tua fidanzata? Sei proprio un porco!» dice Valerio tra una risata e l'altra.

«Be? Gli occhi sono fatti per guardare. Io me la farei più che volentieri una scopata con lei. Tu no?» chiedo con l'intento di spronarlo, non siamo soliti a parlare di sesso o altro anche se praticamente parliamo di tutto.

Valerio sembra in difficoltà alla mia domanda e in qualche modo nella mia mente passo l'idea che possa averlo offeso. «È una bella donna, non posso mica negarlo!» dice lui in maniera impacciata, solo adesso mi balena in mente l'idea che a Valerio possano non piacere le donne.

Mi aveva sempre dato una strana impressione, come se avesse qualcosa di diverso dal resto delle persone. “Cavolo forse si è offeso!” mi ritrovo a pensare a seguito di un silenzio imbarazzante, capisco però di averlo creato io visto che non ho più risposto al ragazzo.

Nella mia testa cerco un modo per dirottare la conversazione da un'altra parte ma sento di avere il vuoto nella testa e l'ossessione che possa essersi offeso per la domanda fatta in totale innocenza.

«Guarda qua, stavo rileggendo un articolo del settore sportivo e mi sono imbattuto nel nome di un'atleta: guarda qua che cognome che ha!» dice il ragazzo passandomi un foglio con sopra l'articolo di cui parla.

Scendo attraverso le righe fino a raggiungere il nome indicatomi da lui: “Tina Tromba”. Ci sto pochi istanti a ricollegare il perché questo nome lo abbia colpito.

«Tromba-tina.» urlo scoppiando a ridere rischiando quasi di cadere dalla scrivania. Sento gli occhi pesanti e le lacrime che cominciano a scorrere per le troppe risate, anche Valerio segue il mio esempio e passano diversi minuti quando finalmente riesco a rimettermi in piedi.

«Non può essere il suo vero nome! Dev'esserci sicuramente un errore di battitura oppure è un soprannome!» dico asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.

Ci impieghiamo diversi minuti per smettere di ridere, vedo i pochi assistenti all'interno della sala lanciarci delle occhiate da lontano, probabilmente chiedendosi per cosa stiamo ridendo. Dopo un po' finalmente ci ricomponiamo e vedo che Valerio ha gli occhi rossi con le lacrime che ancora gli scendono sul viso per le forti risate.

«Perché no? Ci sono un sacco di persone al mondo che si chiamano in modo strano. Tromba-tina ha la sfortuna di essere una di queste.» dice lui cercando di ritornare serio, si schiarisce la gola e cerca di parlare ancora. «Pensa se fossi stato tu ad avere un nome strano e ad essere stato preso in giro per questo!» dice lui.

«Serio? Non riesco a credere che sia davvero il suo nome. Poi l'articolo dice che si tratta di un'atleta straniera, il suo cognome invece non sembra per niente straniero.» gli faccio notare indicando punti diversi dell'articolo, lui sembra lì lì per darmi ragione.

Tuttavia sul suo viso vedo ancora la convinzione di avere ragione. «Saresti pronto a scommetterci? Chiama chi ti ha dato questo articolo e chiediglielo. Se vinci tu ti offro qualcosa da bere stasera al Black Lavinia... »

«E se vinco io?» chiede lui.

«Se vinci tu... non so tu cosa vorresti?» chiedo molto semplicemente, lo sguardo di Valerio però cambia, da divertito che era diventa serio, poi la sua espressione pian piano muta e si rabbuia nonostante cerca di tenere ancora un sorriso sul volto.

«Lasciamo perdere ciò che vorrei io, non ti converrebbe scommettere in quel caso.» mi risponde lui mentre sta già prendendo il telefono e componendo il numero interno per contattare la scrivania in questione.

La risposta del ragazzo mi lascia piuttosto confuso visto che non sono riuscito a capire esattamente cosa volesse dire, faccio spallucce e rinuncio al capire il significato delle sue parole quando dopo una brevissima conversazione Valerio mette giù il telefono cercando di trattenere un sorriso.

«Allora? Che ti hanno detto?» chiedo.

«Mi hanno detto che hanno sbagliato a battere il cognome. Si chiama Tina Tramb. È una campionessa di qualcosa ed è anche abbastanza famosa, alla faccia sua!» dice il ragazzo amareggiato, scatto in piedi togliendomi dalla scrivania e schiocco le dita con fare da vincitore.

«Ben ti sta. Stasera offri tu da bere allora!» dico io, senza rendermene conto capisco di aver dato per scontato che lui fosse libero e che volesse andare nuovamente a bere qualcosa insieme a me.

Il ragazzo però sembra non essere intenzionato a rifiutare, annuisce dopo avermi fissato a lungo gli occhi. «Va bene, devo accettare la sconfitta. Ora mettiamoci a lavorare, prima che arrivi un nuovo carico!» dice il ragazzo amareggiato per aver perso la scommessa.

Annuisco e ritorno quindi alla mia postazione cominciando ad impostare la prima pagina con gli articoli che sono arrivati durante la mattina. Dopo un lungo pomeriggio e una serata piena di riunioni, io e Valerio riusciamo ad avere il menabò completo per le undici meno un quarto quando finalmente possiamo lasciare l'ufficio sotto permesso del Signor Cattaneo che come suo solito si ferma in ufficio più del dovuto.

«Allora, prendo io il menabò. Ci vediamo direttamente al Black Lavinia, va bene?» chiede Valerio, annuisco per conferma in un primo momento, poi realizzo che forse mi annoierei ad aspettarlo in macchina.

«Ma no dai, ti seguo e dalla tipografia ce ne andiamo direttamente al Black Lavinia. Facciamo strada insieme.» gli propongo e lui sembra accettare di buon gusto la proposta di muoverci con due macchine.

Usciamo quindi dal parcheggio, lo lascio passare per primo e mi tengo dietro il suo pick up rosso ruggine mezzo scassato stando a pochi metri di distanza, si ferma qualche minuto in tipografia per consegnare la bozza del giornale e appena rientra in macchina ci spostiamo nuovamente tra le strade fino a raggiungere la via parallela al pub dove andiamo a bere.

«Sto proprio pensando a cosa potresti offrirmi. Magari una birra ma anche qualche di più pesante non sarebbe male.» dico cercando di scherzare con lui mentre camminiamo fianco a fianco, il ragazzo si tiene alla mia destra e a pochi centimetri di distanza.

«Io mi prendo una birra. Ghiacciata. Così tanto fredda da bloccarmi il cervello! C'è troppo caldo!» dice Valerio, d'altronde è normale essendo a fine luglio, la serata è molto umida e allo stesso tempo calda.

Sento la camicia che si incolla alla pelle e nonostante cerco di alzare le maniche per rinfrescarmi un po' sento comunque un fastidio addosso. «Mi sa che ti tengo compagnia anch'io con una birra, pensandoci bene.» gli rispondo, svoltiamo l'angolo e finalmente arriviamo al Black Lavinia entrando all'interno.

Subito vengo accolto dall'aria familiare e dal dolciastro odore di alcolici, ci sono poche persone all'interno visto che è ancora presto e quei pochi presenti stanno giocando alla carambola che si trova all'interno del pub più inoltrata oltre i tavolini che al momento sono vuoti.

Ci avviciniamo subito al bancone e ordiniamo due birre, Valerio fa di fretta per prendere il portafogli e passa la banconota al cassiere che gli dà il resto insieme allo scontrino. Faccio un sorriso tra me e me mentre lo osservo rimettere l'oggetto dentro la ventiquattro ore.

Quando il ragazzo alza lo sguardo incrocia i miei occhi. «Che c'è? Che ho fatto?» chiede prendendo la propria birra dal collo. Scuoto il viso.

«Nulla, alla salute.» dico cambiando argomento e facendo schioccare le due birra tra di loro, ci sediamo quindi su uno dei tavolinetti liberi al centro del locale.

«A maggio mi dicevi comunque che il lavoro sarebbe aumentato durante il periodo estivo. Però non mi sembra che stiamo facendo molto. Voglio dire, in due è tutto ripartito e quindi molto più semplice.» gli faccio notare dopo aver dato alcune sorsate, Valerio annuisce, anche lui beve dalla bottiglia e poi l'abbassa.

«Vero, forse per troppo tempo non ho lavorato con un altro assistente, o meglio, non uno bravo quanto te. Non avrei mai detto che tu non avessi esperienza in altri campi di ufficio o giornalistici stessi.» dice il ragazzo facendomi un complimento e ridacchio appena.

«Lo so, sono fantastico.» dico io.

«Sei il miglior assistente del mondo!» dice lui rispondendomi con sarcasmo e stando al mio stesso gioco, mi viene da ridere sempre di più visto che mi piace la sfrontatezza col quale è solito rispondere.

«Sei davvero unico! Non ho conosciuto molti assistenti ma devo dire che sei il migliore che ho conosciuto finora!» rispondo a mia volta bevendo alcune sorsate, Valerio ridacchia e noto subito come gli si gonfia il petto al sentirsi fare dei complimenti.

“Estremamente vanitoso. Sotto questo aspetto mi ricorda davvero una ragazza!” penso tra me e me, si insidia ancora nel mio pensieri l'idea che mi aveva sfiorato oggi pomeriggio, che a Valerio possano non piacere le ragazze.

«Grazie, lo so.» risponde infine il ragazzo. Passiamo qualche istante in silenzio semplicemente godendoci la compagnia e la musica da sottofondo che riempie il bar. Accendo una sigaretta e alterno una boccata e un sorso.

«Fumi da molto, mi dicevi giusto? Mai pensato di smettere?» chiede Valerio con innocenza. Lo guardo torvo e poi faccio una risata amara.

«Certo, e ogni volta che ci provo mi ricordo che mi fa più male smettere di fumare. Sto già cercando di stare lontano dall'erba in generale anche se certe volte Franz mi fa fare un tiro. È uno dei miei amici più stretti.» dico senza perdermi troppo nei dettagli, Valerio annuisce più volte. «Tu invece? Non hai davvero mai fumato in vita tua?» chiedo. Il ragazzo scuote il viso e sta per rispondere quando improvvisamente sento qualcuno che mi chiama.

Mi giro verso l'origine della voce e vedo che un ragazzo dai capelli rossicci mi sta chiamando. Riconosco immediatamente Leonardo anche se non mi aspettavo proprio di trovarlo qui, poco dietro di lui vedo altri ragazzi, altri suoi amici di cui non conosco i nomi.

«Che ci fai qui?» chiede lui.

«Niente ero qua a bermi una cosa con un amico. Tu invece? È da un po' che non ti fai vedere alla Villa... stai progettando qualcosa di losco eh?» la conversazione dura dieci minuti nel quale velocemente mi spiega quello che sta facendo, e ci mettiamo a parlare del mio lavoro in ufficio chiedendo ad intervalli anche a Valerio di intervenire.

Tuttavia, il ragazzo si limita ad annuire quasi imbarazzato finché il tutto non viene interrotto da un messaggio al cellulare nel quale vedo che si tratta di mia sorella Gabriella.

«Scusami, ma mia sorella ha un problema col motorino, di nuovo! Devo andare a prenderla. Si è fatto anche tardino mi sa e sono un po' stanco...» dico a Valerio quando finalmente riesco a liberarmi di Leo.

Il ragazzo mi guarda e fa un mezzo sorriso. «Non ti preoccupare ci vediamo domani a lavoro, allora.» dice il ragazzo anche se leggo chiaramente che qualcosa non va. Tuttavia non voglio essere intrusivo e quindi non chiedo lasciando che sia lui a parlarmene se vuole.

  
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