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Autore: AzucarScarlet    12/03/2020    0 recensioni
Ho riflettuto a lungo se fosse il caso di pubblicare questa fanfiction a cui pensavo da un po'.
La coppia protagonista si potrebbe definire una crack-pairing sotto più punti di vista, ma non riesco assolutamente a fare a meno di adorarla comunque.
Questa è una piccola fanfiction su come ho immaginato si sia evoluto nel tempo il rapporto tra Gabriel Reyes (prima che assumesse l'identità di Reaper) e Sombra, o meglio Olivia Colomar.
Per precauzione, siccome i primi capitoli saranno incentrati su un'Olivia poco meno che adolescente, attribuirò rating arancione all'intera storia: spero che la fanfiction possa piacervi :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sombra
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi sveglio presumibilmente tardi: non so che ore siano di preciso, ma la luce del sole è talmente forte da risultare fastidiosa persino da dietro gli spessi tendaggi della porta finestra.
 
Con uno sbuffo mi giro dall’altra parte e nascondo la testa sotto il cuscino: silenzio.
 
E poi un tonfo sordo al piano di sotto mi fa alzare la testa di scatto e tendere l’orecchio in attesa dell’imprecazione che seguirà quasi certamente.
 
-OLIVIA!
 
Sbuffo di nuovo, stavolta in modo più rumoroso, ed esco dalla stanza senza curarmi di mettermi addosso qualcosa -tipo i pantaloncini del pigiama o una maglietta.
 
Scendo in fretta le scale e mi precipito in cucina dove un Reyes coperto di farina dalla testa ai piedi mi guarda inferocito: non riesco a trattenere una sonora risata e mi copro la bocca con la mano per cercare di darmi almeno un po’ di contegno.
 
-¿¡Por qué diablos te estás riendo!? ¡Mierda!- mi urla mentre cerca come può di togliersi di dosso la polvere bianca che gli ricopre le spalle, un tempo piacevolmente brune, e di cui ora rimane solo un vago ricordo.
 
Mi avvicino in silenzio e gli do una mano -o meglio, due: è un’ottima scusa per tastarlo un po’ qua e là.
Gli spolvero le spalle nude con dei movimenti leggeri e delicati delle dita, dita che finalmente ho smesso di detestare da quando le mie mani sono diventate abbastanza grandi da poter essere considerate quelle di una donna. Fatta e finita.
 
Lo guardo di sottecchi e incontro il suo sguardo silenzioso a cui rivolgo un mezzo sorriso: -Guarda, ora potrebbero quasi scambiarti per un bianco- scherzo soffiando sui suoi capelli, anch’essi imbiancati dalla stessa sostanza -Oppure potrei nuttarti direttamente in padella, tanto sei già pronto...
 
Non sembra prenderla benissimo, ma abbozza qualcosa di molto simile ad un’espressione divertita, nonostante scuota la testa con fare arrendevole.
 
-Scherzi a parte, ma solo per poco, che stavi tentando di fare?
Rimane in silenzio per qualche secondo, poi dà una manata alla padella piena di olio ancora freddo:
-Frittelle, così forse ti saresti alzata da quel letto.
-Oh, ma sentilo, che dolce!- gli circondo il busto con le braccia e appoggio la guancia sul suo petto con fare innocente nonostante il tono ironico -Papito che mi prepara le frittelle~ Non avrei potuto chiedere di meglio
 
Gongolo un po’ mentre lui tenta senza successo di scollarmi di dosso spingendomi dalle spalle: per tutta risposta, butto la testa indietro e lo guardo dal basso con un sorrisetto divertito:
-Non ti libererai di me così facilmente, hombre~
 
-Perfetto, questo aggiungerà solo altro tempo all’attesa per la colazione
 
E va bene, ha vinto. Mi allontano quanto basta e rimango in silenzio in attesa di eventuali istruzioni.
 
-Hai intenzione di darmi una mano, per caso, o dovrò fare tutto io come sempre?
-Dipende. Se mi dici cosa devo fare...
-Magari evitare di fare casini, come prima cosa
-Non sono stata io ad aver rovesciato tutta la farina
-E la settimana scorsa non sono stato io a dar fuoco a metà cucina, ma tant’è...
 
Un altro punto per lui.
 
-Va bene, ho capito. Cosa faccio, allora?
-Intanto mettiti qualcosa addosso. Non ho intenzione di vederti girare per casa in mutande per tutto il giorno.
-È perchè ti metto in difficoltà?- cinguetto avvicinandomi al suo viso e appoggiando la guancia sulla sua spalla.
 
-No- mi risponde freddo -È perchè poi voglio vedere quanto frigni, se ti schizza l’olio addosso
-Comunue dovresti farlo anche tu, viejito- suggerisco, afferrando il grembiule e lanciandoglielo con l’intenzione di farlo cadere: lui lo prende al volo.
 
Gonfio le guance come la bambina che (non) sono e salgo le scale per andare nella mia stanza alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare: opto per degli shorts e una maglietta a maniche corte: va bene evitare l’olio bollente, ma di questi giorni il caldo è davvero insopportabile.
 
E no, non è colpa della sua presenza, non questa volta almeno.
   
 
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