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Autore: prongfoot    17/03/2020    3 recensioni
“Che c’è Potter?!” chiese lei seccata dopo averlo colto di nuovo a fissarla.
“Le lezioni non sono neanche iniziate e tu già studi…” disse il ragazzo divertito.
“Si dà il caso che ad alcuni di noi interessi davvero quello che studiano e non riescono ad ingannare i professori con un bel sorriso…”
“Beh, Minerva è immune al mio bel sorriso. Cosa credevi di essere l’unica a non voler venire ad Hogsmeade con me?”
Lily si lasciò scappare un sorriso.
“EVANS!”urlò James “Tu stai ridendo ad una mia battuta!”
“NO POTTER!” rispose lei reprimendo la risata “Ridevo all’idea della McGranitt che non si lascia incantare da te come tutti.”
“Dì quello che vuoi ma tanto lo so che prima o poi ti innamorerai di me…”
“Sogna Potter, è l’unica cosa che potrai fare…” disse lei ricordandosi di non lasciarsi ingannare, quel ragazzo non sarebbe mai cambiato.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dorcas Meadowes, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: Dorcas/Sirius, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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If ever there was a doubt
My love she leans into me
This most assuredly counts
She says most assuredly

Be my baby
I'll look after you

 
 
 
 
 
 
 
Sirius strabuzzò gli occhi quando vide la Evans entrare nel loro vagone, James avrebbe potuta convincerla a passare del tempo con lui solo mettendola sotto imperius; quando capì che il motivo della presenza della ragazza era puramente burocratico tornò a giocare a scacchi con Peter, non prima di aver rivolto un flebile sorriso a Dorcas, rallegrandosi della sua presenza lì senza neanche sapere il perché, e inebriandosi del profumo alla vaniglia che da sempre associava a lei e che inevitabilmente riportava alla luce mille ricordi, uno in particolare.
 
Lily dopo aver parlato con alcune ragazze che avevano problemi nei giorni delle ronde assegnate fu costretta ad invertire i turni di tutti in modo da conciliare tutti gli impegni. Dopo aver trafficato un po’ con la penna sul foglio, dove aveva abbozzato gli orari, grazie all’aiuto di Remus e della sua mente schematica proprio come quella di Lily, sembrò aver trovato il giusto compromesso porgendo il foglio a James.
- Mulciber ed Avery a fare una ronda insieme? - chiese il ragazzo allibito spalancando gli occhi nocciola.
- Si Potter, te l’ho detto che voglio tenerli d’occhio, infatti farò io la ronda quella sera insieme a Dorcas…
- No Evans, sei impazzita?! - disse il ragazzo avvertendo il pericolo - Non sono due ragazzi normali, loro hanno…
- So bene cosa hanno fatto Potter, Mary è una delle mie migliori amiche…
- Lascia fare la ronda a me e a Remus…
Remus sorrise alla ragazza, facendole capire che per una volta l’amico non aveva tutti i torti e che forse sarebbe stato meglio così, ma quando Lily prende una decisione è difficile smuoverla.
- Potter conosco molti più incantesimi di te e sono in grado di proteggermi da sola, non ho bisogno delle tue gesta eroiche…
- Per Merlino Evans - sbottò James spazientito, per quanto ammirasse il suo coraggio e la sua determinazione, a volte lo mandavano proprio fuori di testa - Non cerco di fare l’eroe, ma tu ti comporti da imprudente, non lo capisci che sono persone che non si fanno scrupoli ad utilizzare una maledizione cruciatus? 
- Sentite ragazzi… -  intervenne Dorcas attirando l’attenzione su di sé, compresa quella di Sirius che fino a quel momento era stato preso dagli scacchi, tenendosi fuori dalla discussione - E se facessimo una ronda tutti e quattro quando la fanno Avery e Mulciber? Così se tramano qualcosa lo scopriremo e saremo in maggioranza numerica…
Lily, che era pronta a rispondere a tono a James, non ebbe più modo di opporsi, trovando la proposta di Dorcas estremamente diplomatica, come sempre, e anche James si arrese nel dover accettare che la Evans facesse quella benedetta ronda, almeno avrebbe potuto proteggerla.
I due capiscuola si guardarono e annuirono entrambi un po’ sconfitti.
- WOW! - esclamò Remus - Lily e James che non sanno come rimbeccarsi l’un l’altro, questa è nuova!
Tutti scoppiarono a ridere, Potter ed Evans compresi, accettando i fatti.
- Va bene ragazzi, raggiungiamo le ragazze nella carrozza affianco e vi restituiamo Frank che sarà intontito dalle chiacchiere di Alice - disse Dorcas alzandosi e notando lo sguardo di Sirius che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, un po’ deluso dal fatto che stesse abbandonando il loro scompartimento.
- Rem confido in te per farli stare buoni -  disse Lily alzandosi ed uscendo dalla carrozza.
- Non c’è mai riuscito per sette anni Evans, non vedo perché adesso dovrebbe avere successo…- le urlò dietro Sirius causando una risata generale.
Dorcas fece per alzarsi, quando per la seconda volta quel giorno venne fermata da un tocco leggero che le prese la mano facendola rabbrividire e voltandosi trovò due occhi grigi a fissarla seri.
Sirius si alzò uscendo fuori nel corridoio con lei, senza lasciarle la mano.
 
- Stai attenta Cas, con quei due non c’è da scherzare ed io non me lo perdonerei se ti succedesse qualcosa -  le sussurrò all’orecchio in modo che nessuno potesse sentire
Dorcas puntò gli occhi blu dritti nei suoi, quegli occhi che sembravano leggere Sirius meglio di chiunque altro, talvolta quasi meglio di James.
Era sorpresa da quel momento di dolcezza, sapeva bene che Sirius Black, nonostante la facciata da cattivo ragazzo, aveva in realtà un animo sensibile che solo in pochi conoscevano, lo aveva visto da piccola quando cercava di proteggere Regulus da quel mondo di soprusi della nobiltà magica, così lontano da loro, e lo notava tutt’ora, quando nonostante dicesse che James Potter era il suo unico fratello, non c’era giorno in cui i suoi pensieri non andassero al più giovane dei Black, chiedendosi se restando , forse, avrebbe potuto salvarlo in qualche modo, e lo notava quando, nonostante tutto, continuava a voler proteggere anche lei.
- Sei sempre la mia più cara amica - disse baciandole dolcemente la guancia.
Dorcas si sforzò di sorridere prima di dargli le spalle e andare via per evitare che vedesse le lacrime rigarle le guance, quelle parole erano più dolorose di qualsiasi altra cosa.
Sirius rientrò nel vagone sconfortato, perché aveva dovuto puntualizzare che era la sua più cara amica, gli amici non si guardano in quel modo, gli amici non sentono un attrazione costate per le amiche eppure lo sapeva, quella era la cosa giusta da fare, doveva proteggerla, proteggerla da se stesso, i Black non sanno amare.
- Paddy…
- Non ora Prongs…- disse lui non rivolgendo nessuno sguardo al suo migliore amico e continuando a fissare il cielo plumbeo fuori dal finestrino.
- Penso che ci siamo quasi…- annunciò Remus cominciando a riconoscere i paesaggi circostanti.
 
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Mentre Dorcas e Lily si accingevano ad entrare nella loro carrozza, Lily guardò l’amica con gli occhi lucidi e non potè fare a meno di passarle una mano sulla guancia per confortarla. Sapeva bene quanto soffrisse per Black, questo la faceva imbestialire, ma sapeva anche quanto la mora avesse bisogno esclusivamente di dolcezza e non di rimproveri.
Sorrisero nel vedere che le ragazze avevano sopperito alla loro mancanza includendo perfettamente Frank nei loro discorsi, il quale decise di andare a prepararsi assieme ai ragazzi con aria leggermente imbarazzata, cosa che fece ridacchiare Alice, che lo lasciò andare stampandogli un bacio sulla guancia.
- È diventato il consigliere perfetto di tutte noi - disse Marlene - non so come faccia a far fronte ai Malandrini, ha un carattere così diverso sotto tutti i punti di vista! 
- Lene credimi, i ragazzi non sono così pazzi come sembrano, sanno fare anche ragionamenti maturi e intelligenti. E poi sono persone davvero sensibili e leali, se si impara a conoscerli - rispose Alice - vero Cassie? - aggiunse rivolgendosi a Dorcas, che stava poggiando il baule verso l’uscita, dato che in 5 minuti sarebbero giunte a destinazione.
-Oh si, sensibili - sottolineó Lily beccandosi un’occhiataccia da Dorcas.
Aveva detto solamente a Lily ciò che era successo tra lei e Sirius l’anno prima, non perché non si fidasse delle altre, ma perché non era mai stata pronta all’interrogatorio che le avrebbero sicuramente fatto Alice e Marlene, con Mary al seguito. Lily invece, l’avrebbe ascoltata anche per mille ore consecutive, lasciandola parlare quando e se se la sentiva. Ecco perché era la sua migliore amica.
- Voi due ci nascondete qualcosa? - chiesero in coro Mary, Marlene e Alice
- No - rispose Lily velocemente - siamo arrivate! Ragazze, muoviamoci, muoio di fame. - disse sviando l’argomento, avviandosi all’uscita seguita dalle amiche.
 
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Il viaggio fino al castello fu molto veloce, ognuno di loro lo passó chiedendosi cosa sarebbe cambiato in quell’ultimo anno, quali misure di sicurezza avrebbero adottato, come Hogwarts stava reagendo a questa nuova terribile realtà. Ben presto, giunti al castello, e avendo posato i loro effetti personali, tutti raggiunsero le 4 grandi tavolate presenti in Sala Grande, una per ogni casa.
- Evans! - la chiamó James sedendosi di fronte a lei - sai che dopo dobbiamo accompagnare quelli del primo anno in sala comune e spiegargli un po’ come funzionano le cose qui? -
- Abbiamo un’idea diversa di come funzionino le cose qui, Potter - rispose Lily, che nonostante il tono sgarbato sorrise leggermente - non trasformerai i nuovi Grifondoro in tuoi eredi di malefatte - gli disse fulminandolo con lo sguardo verde smeraldo.
- Stai tranquilla, quest’anno dovrò dimostrare a Silente di meritare davvero questa spilla - James rispose in tono fintamente pomposo - e poi Evans, gli unici eredi che voglio sono i miei e i tuoi. - la guardò sorridendo sornione.
Lily arrossì e si voltó verso il Preside, che dopo lo Smistamento introdusse il suo discorso di benvenuto.
- Bentornati, ragazzi - disse sorridendo l’uomo - quest’anno, oltre alle solite raccomandazioni, dovrò spiegarvi alcune cose - il suo sorriso si fece leggermente più serio - A causa degli ultimi avvenimenti del mondo magico, abbiamo preso dei provvedimenti. I capiscuola, come già sanno, dovranno organizzare ogni settimana i turni per le ronde, esigo che ci sia almeno un prefetto a sorvegliare ogni sala comune. - James e Lily annuirono nella sua direzione e il Preside continuò - ognuno di voi è a conoscenza della criticità della situazione, ecco perché vi chiedo di agire sempre con cautela, e qualsiasi cosa voi notiate o vi insospettisca, siete pregati di riferire tutto ai vostri direttori della Casa. - spiegó ancora, mentre i ragazzi del primo anno lo guardavano leggermente intimoriti.
Silente sembrò accorgersene, perché sorrise nuovamente - Per adesso non c’è motivo di preoccuparsi, riempite i vostri stomaci e riposate i vostri cervelli. Domani è un altro giorno! - detto questo si sedette e i piatti si riempirono magicamente di ogni pietanza possibile.
 
 
-Sirius - lo richiamó Remus all’attenzione - qualcosa ti preoccupa? -disse mentre si versava ancora un po’ di succo di zucca nel bicchiere.
- Niente Rem, sai che mi fa sempre arrabbiare pensare al mio caro fratellino che si fa tatuare senza pensare alle conseguenze - rispose letteralmente azzannando l’ultima fetta di torta more e cioccolato rimasta, lasciando Peter a bocca asciutta.
Sirius durante tutto il discorso del preside non era riuscito a distogliere lo sguardo da Regulus, seduto alla tavolata dei serpeverde, era cresciuto molto quell’estate.
-Non sai ancora se è davvero a quel punto- disse Remus guardandolo con apprensione - e sai bene che non possiamo controllare i pensieri delle persone, anche se le amiamo e vorremmo che facessero sempre la cosa giusta. - conclude saggiamente. A quel punto ci fu un momento di silenzio, nel rispetto del dolore di Sirius, sempre celato dal sarcasmo e dalla sua rabbia inconsueta, ma presenza costante. Fu James a smorzare la tensione.
- E poi se posso dirtelo, fratello - inizió - che razza di tatuaggio è un teschio con un serpente in bocca? Non fanno molto più “uomo” quelli che vi avevo proposto io il quinto anno? -
- Quali, esattamente? Forse il Boccino d’Oro sul pube con la scritta “Evans acchiappami?” - rispose Sirius facendo ridere tutti e 4 in modo convulso, finché non si sentì una voce decisa alle loro spalle.
- Mi dispiace interrompere il momento cabaret di Potter - esclamó Lily col suo solito fare sbrigativo - ma dobbiamo indirizzare i primini nelle loro stanze e cercare di far sì che si comportino da persone normali. - disse poggiando una mano sulla spalla di James, facendogli segno di alzarsi -
- Scusate amici miei, il dovere mi chiama. - rispose seguendo Lily all’uscita della Sala Grande.
- Si - conclude Peter - se tutti i suoi doveri avessero i capelli rossi e gli occhi verdi, James non passerebbe mai più per uno scansafatiche - disse facendo ridere nuovamente i ragazzi.
 
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Il giro guida proseguiva bene, Lily aveva illustrato le regole base, come il reparto della biblioteca proibito, di stare attenti alla mutevolezza delle scale, il rispetto assoluto del coprifuoco, sottolineando la frase e guardando James che di tutta risposta le sorrise divertito.
Erano una coppia ben bilanciata, lei cercava di mettere in guardia da tutti i pericoli quei Grifondoro spaventati del primo anno, mentre James smorzava la tensione con qualche battuta qui e lì, che per la prima volta Lily apprezzò, notando quanto questo suo modo di fare fosse in grade di mettere a proprio agio i nuovi studenti.
 
- Ragazzi, questo è il corridoio che porta alla nostra Sala Comune - continuò Lily - qui ci sarà sempre qualcuno di noi di pattuglia per controllare in caso qualcuno sia fuori oltre orario, ma soprattutto per la vostra sicurezza - aggiunse assumendo in espressione severa.
- E vi consiglio di ascoltare la Evans - spiegó James - al quinto anno mi scaglió una fattura OrcoVolante perchè lei era un prefetto e io ero 3 minuti fuori dal coprifuoco. Un brutto momento - disse poggiandosi una mano sul petto con fare addolorato - ma è così che ho capito definitivamente che sarebbe stata la donna della mia vita. - i primini risero molto timidamente mentre Lily si portava una mano alla fronte, tuttavia sorrise anche lei al ricordo di quel momento.
- Non fate caso a Potter - disse tornando seria - è chiaramente uno scemo, ma è un mago abile. Quindi non esitate ad affidare a lui i vostri timori e perplessità. Ora, da questa parte. - disse Lily indicando il quadro della signora Grassa - La parola d’ordine è...
- Whiskey incendiario - disse James, mentre la Signora Grassa lasciava passare mestamente i ragazzi. Lily gli scoccó un’occhiata del tipo “c’entri tu con questa parola d’ordine da alcolizzato?”
- Che c’è? - si difese James portando le mani in alto - non è colpa mia se la Signora Grassa si ubriaca per le sue pene d’amore - aggiunse fintamente afflitto - la comprendo molto bene, Evans! Anche Sir Cadogan non vuole uscire con lei! - scherzó James mentre accompagnava i maschi nel proprio dormitorio.
Lily fece la stessa cosa con le ragazze e quando tutti furono entrati, Lily e James si scambiarono un lieve sorriso da una scala all’altra, per poi entrare nelle rispettive stanze.
 
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James non riusciva a dormire in alcun modo, continuandosi a girare nel comodo letto a baldacchino, c’erano così tanti pensieri che gli frullavano per la testa. Non riusciva ad evitare di pensare ai suoi genitori, a tutti i pericoli che correvano ogni giorno e al fatto che non potesse essere lì con loro, a combattere al loro fianco.
Essendogli totalmente passato il sonno decise di ricorrere al suo passatempo preferito, allungando una mano verso il comodino alla sua destra prese dal cassetto una piccola sfera dorata che prontamente spiegò le ali.
Il bagliore del boccino sembrava riflettere la luce lunare che proveniva dalla finestra e James cominciò a giocarci come faceva di solito, Lily lo odiava, diceva che era una delle sue ennesime tecniche per fare il buffone, non poteva darle torto al cento per cento ma era anche un gesto che lo rilassava, il quidditch aveva questo effetto su di lui.
Cominciò a guardarsi intorno, fissando tristemente la stanza che lo aveva accolto per sette anni, i cinque letti a baldacchino che la riempivano, quel senso di protezione che solo Hogwarts era in grado di dare.
Sembrava di vivere in una bolla di sapone lì, dove i rumori della guerra erano ovattati e gli era concesso di essere dei normali adolescenti. Pensò che questa era la sua ultima prima notte ad Hogwarts, chissà tra un anno dove sarebbe stato, chissà se i suoi amici sarebbero stati con lui, se lui e Sirius avrebbero coronato il sogno di diventare auror. Nulla era certo, se non che quella scuola gli sarebbe mancata da morire, quasi quanto Lily.
La Evans era sempre stata una sfida per lui, era l’unica che non era caduta ai suoi piedi, l’unica che gli dava del filo da torcere e l’unica che riuscisse a fargli dimenticare tutta la sicurezza facendolo sentire come uno scolaretto alle prese con la sua prima cotta.
All’inizio era un gioco, amava punzecchiarla e vederla furente di rabbia nei suoi confronti, era il suo modo per riuscire ad essere sempre nei suoi pensieri, fino ai M.A.G.O. dopo i quali non la vide solo colma di rabbia nei suoi confronti, lesse il disgusto nei suoi occhi, rivolto sia a lui che a Piton.
Ci pensò tutta l’estate, a quanto fosse immaturo, a quanto avesse rovinato tutto con lei, lui non era quel ragazzo pieno di sé che credevano tutti, o meglio non era solo quello.
Era un amico leale, che avrebbe dato la vita per salvare le persone che amava, era brillante, era capace di diventare incredibilmente serio quando uno dei suoi amici era in difficoltà, ascoltandolo e consigliandolo con maturità, come aveva fatto spesso con Sirius quell’estate, certo non era ligio al rispetto delle regole ma suo padre gli diceva sempre che le regole sono state fatte per essere infrante, d’altronde  quello spirito ribelle doveva pur averlo ereditato da qualcuno.
Mentre continuava a riacchiappare il boccino, che riusciva ad allontanarsi solo pochi centimetri da lui prima di essere nuovamente riacciuffato dal cercatore, sentì qualcuno mugugnare infastidito dal letto affianco.
- James… - brontolò Sirius infastidito con la faccia nel cuscino.
- Sir neanche tu riesci a dormire? - chiese il ragazzo felice di aver trovato qualcuno che gli tenesse compagnia.
- Ci riuscivo perfettamente prima che quel benedetto boccino mi svegliasse, non mi costringere a ficcartelo …
- Signor Black pensavo che la sua origine nobiliare prevedesse norme rigide sul linguaggio scurrile…- rispose lui ridendo, afferrando il boccino prima di posarlo.
- Maledizione chiudete quella boccaccia - urlò Frank dal letto infondo alla stanza.
- Prenditela con James, ha ragione la Evans ad odiare quel coso che ti porti sempre dietro - continuò Sirius con la testa sotto le coperte.
-Giuro che se non chiudete il becco tutti quanti vi cucio la bocca - urlò un Remus incredibilmente serio, sapevano bene che lo avrebbe fatto realmente, non sarebbe stata la prima volta, pensò James divertito al ricordo della fattura scagliate su di lui e Sirius da Moony al quarto anno, lo avevano portato all’esasperazione.
- E va bene ragazzi scendo in sala comune - disse Potter divertito e rassegnato - Lì sicuramente troverò qualcuno che apprezzerà la mia voce soave.
La sua uscita teatrale fu seguita da una cuscinata di Sirius che riuscì a colpire la porta, chiusa prontamente da James.
 
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Lily Evans si trovava nello studio di Silente, l’uomo aveva una faccia stranamente cupa, lei non capiva, vedeva il professore muovere le labbra ma non percepiva alcun suono uscirne, sapeva solo che stava piangendo e sapeva il motivo.
I suoi genitori erano morti, un attacco da parte dei mangiamorte aveva distrutto la casa dei coniugi Evans a Spinner’s end e nel gruppo di assassini che aveva compiuto questa azione terribile c’era anche Severus Piton.
Mentre si portava una mano agli occhi per asciugarsi le lacrime sentì qualcuno che le cingeva le spalle per consolarla, alzando gli occhi verdi colmi di lacrime fu sorpresa nel trovarsi due occhi nocciola che la guardavano tristi.
Perché diamine James Potter la stava abbracciando nello studio di Silente?
Fu quello che la fece svegliare di soprassalto, tranquillizzandosi vedendo di trovarsi nel comodo letto a baldacchino, alla sua destra Dorcas dormiva serenamente nel suo letto.
Ci mise un po’ a realizzare che quello era solo un incubo, ormai avrebbe dovuto farci l’abitudine, era tutta l’estate che sognava la morte dei genitori a causa della guerra, una guerra che non avrebbe dovuto riguardarli e nonostante ciò, a causa sua, eranp costantemente in pericolo.
L’unica strana differenza era la presenza di James. Lily non poteva negare che era rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere che aveva preso con più serietà del previsto il suo incarico da caposcuola, ma da qui a smettere di considerarlo un perfetto idiota cascamorto doveva passarne di tempo.
Mentre questi pensieri le riempivano la mente, continuava a girarsi e rigirarsi nel letto per cercare di trovare la posizione più comoda.
- Lils…- chiamò una voce impastata dal letto affianco.
- Cassie… 
- Potresti stare un po’ ferma? - disse la ragazza divertita riferendosi allo scricchiolio del letto dovuto al continuo movimento della rossa.
- Scusami non riesco a dormire, penso che scenderò in sala comune - disse la ragazza sedendosi sul bordo del letto e infilandosi delle scarpe.
- Ancora quell’incubo? - chiese Dorcas rivolgendo il viso verso l’amica.
Lily annuì, continuando a fissarsi le scarpe, lei era l’unica a conoscenza delle inquietudini che la tormentavano.
- Qui siamo al sicuro Lils, nessun posto è più sicuro di Hogwarts, e vedrai che i tuoi genitori staranno bene…
Lily sorrise all’amica con gratitudine, sperava davvero fosse così, e dopo che questa aveva richiuso gli occhi, si diresse verso la porta per scendere di sotto.
                                                                     
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James Potter era seduto sul davanzale della finestra della sala comune di Grifondoro, assorbito dall’ipnotico crepitio del fuoco del camino.
Non riusciva a smettere di pensare alla conversazione che aveva avuto con i genitori prima di partire.
 
31 Agosto 1977
Sirius e James erano soli a casa, aspettando il rientro dei signori Potter, in preda alla preoccupazione, erano le due del mattino e di loro nessuna traccia, così avevano deciso di aspettarli sul divano di ingresso di villa Potter.
Verso le quattro vennero svegliati dal rumore di una chiave che veniva inserita nella serratura della porta.
- Fa piano Charlus, i ragazzi stanno dormendo e non voglio che si sveglino e ti vedano in queste condizioni…- stava dicendo Dorea Potter entrando in casa e notando immediatamente i due ragazzi che la fissavano preoccupati.
Il signor Potter era visibilmente ferito, perdeva sangue da una profonda ferita sul costato che aveva intriso la camicia bianca di sangue, mentre Dorea lo sorreggeva dal lato opposto alla ferita.
- Mamma cosa … - esclamò James spaventato.
- Tranquillo Jimbo - disse il padre venendo colto da una fitta di dolore - Ci vuole più di una dozzina di mangiamorte per mettere KO un Potter.
- Mangiamorte? - chiesero in coro James e Sirius cominciando a capirci qualcosa.
- Non ora… - li bloccò Dorea perentoria -Ora dobbiamo medicare tuo padre. 
L’ex guaritrice che era in lei usciva fuori in questi momenti e non ammetteva repliche, così i due ragazzi, rimandando le discussioni a dopo, aiutarono Dorea a far stendere Charlus sul divano.
- Tesoro prendimi dell’essenza di dittamo - disse la donna verso James, il quale le si era messo accanto, mentre la madre rimuoveva la camicia, incrostata di sangue, dal corpo del marito.
- Vado io…- fece subito Sirius che non ce la faceva a vedere Charlus, suo secondo padre, in quello stato.
Solo ponendosi vicino alla madre James notò che anche lei presentava diversi graffi superficiali sul volto ed uno più profondo al lato dell’occhio destro, e le guance, tra le ferite, presentavano ancora i segni delle lacrime che doveva aver versato Dorea.
- Mamma perché non lo avete portato al San Mungo?  
- Non possiamo fidarci James! 
Sirius era appena tornato con il dittamo che Dorea stava delicatamente passando sul costato del marito che chiuse gli occhi per il bruciore.
Videro i lembi di pelle ricongiungersi velocemente e Charlus, dopo essersi passato una mano nel punto in cui era stato colpito, notando che non c’era più traccia della ferita, si mise in posizione eretta, prendendo con le dita il mento della moglie e posandole un lieve bacio a fior di labbra.
- Come farei senza di te Dori…
- Saresti morto al primo combattimento… 
- Ci dovete una spiegazione…- disse James nervoso, interrompendo la scena romantica.
Dorea stava per ribattere ma Charlus posò delicatamente la sua mano sulla sua.
- Tesoro hanno ragione, saranno preoccupati a morte - disse il marito dolcemente guardandola negli occhi.
- E va bene, andate in cucina e aspettateci, do una mano a vostro padre a darsi una pulita e veniamo. 
A Sirius non sfuggì quel vostro padre, che lo fece sorridere, era sempre bello per lui sentirsi parte di quella famiglia.
 
Dopo una quindicina di minuti si erano ritrovati tutti e quattro al tavolo, Dorea si torturava nervosamente le mani e Charlus le pose la sua mano sulle sue sorridendole e tranquillizzandola, come sempre.
- Cosa volete sapere? - chiese il signor Potter guardando i ragazzi.
- Cosa sta succedendo, perché c’è sempre tutta questa gente che entra ed esce da casa nostra, perché è tutta l’estate che andate a fare questi strani incontri e perché eravate feriti… - chiese James tutto d’un fiato, era tutta l’estate che questo domande lo tormentavano e nessuno aveva mai voluto dargli una risposta soddisfacente.
Il padre gli sorrise, si rivedeva così tanto in lui, sapeva che voleva rendersi utile, era sicuro che Sirius avrebbe fatto lo stesso, per questo avevano aspettato il più possibile prima di rivelargli cosa stava succedendo.
- Bene Jim… - cominciò Charlus, sapendo che Dorea non sarebbe mai stata la prima a parlare - Silente, come ben sapete, sta combattendo Voldemort, quello che non saprete, e che non dovrete rivelare, è che non lo sta facendo da solo.
- Voi state combattendo Voldemort con Silente?! - chiese Sirius allibito.
- Si, Sirius, ma non da soli. Le persone che avete visto spesso qui questa estate sono persone fidate che combattono con noi e che fanno parte dell’Ordine.
- Ordine? - chiese James
- Si Ordine della Fenice, è così che abbiamo deciso di chiamare quest’organizzazione segreta. 
- E quello come te lo sei fatto? - chiese James indicando la benda che circondava la recente ferita del padre.
- Un regalino di Dolohov, sai… 
- Basta Charlie…- lo interruppe Dorea -Tanto vale che li facciamo combattere se dici tutto …
- Bene, noi vogliamo combattere…-  disse James fiero guardando Sirius che annuì sicuro.
- Non dirlo neanche per scherzo James Potter -  affermò alzandosi in piedi Dorea - E lo stesso vale per te Sirius.
- Ma…
- Niente ma James - disse Charlus che faceva sempre da mediatore, cercando di ristabilire l’equilibrio - Tua madre ha ragione, siete ancora piccoli, avete la scuola e per quanto voi siate due maghi eccelsi, dovete ancora raggiungere la preparazione adeguata per uno scontro diretto. Quelle sono persone che lanciano anatemi per uccidere, non semplici incantesimi disarmanti. 
- Pensi che io non lo sappia?- disse James alzandosi in piedi urlando.
- So che lo sai figliolo, per questo so che capirai, e che dopo aver finito il tuo ultimo anno di scuola potrai, se ancora lo vorrai, unirti a noi. -
James voleva ribattere, voleva proteggerli, voleva combattere ma sapeva che il padre, infondo, aveva ragione.
Sirius si alzò mettendo una mano sulla spalla del suo migliore amico, facendogli capire che non potevano aggiungere altro.
Insieme si diressero verso le stanze da letto ma Sirius si fermò, aspettando che James salisse le scale che lo avrebbero portato alle camere.
- State attenti, penso io a James. - disse guardando i signori Potter.
- Stai attento anche tu Sir, se ti…se vi perdessi, non ce la farei -  disse Dorea con gli occhi lucidi mentre Charlus increspava le labbra in un flebile sorriso verso il ragazzo.
Dopo che sentirono la porta della camera dei ragazzi chiudersi i due si abbracciarono.
- Perché hai dovuto dire a James che dopo quest’anno si sarebbe potuto unire a noi… - disse Dorea tra le lacrime.
- Dori, amore, sai che sarà Silente a chiederglielo alla fine di quest’anno, e sai che i ragazzi diranno di si, non potremo tenirli a lungo fuori da questa guerra.
- Sono solo dei ragazzi…
- Proprio come lo sono Gideon e Fabian, eppure, sono tra i migliori combattenti dell’Ordine e degli auror eccezionali.
- E poi sono dei ragazzi incredibili, non rimarrei sorpreso se fosse uno di loro due a porre fine a questa guerra. 
E dopo questa affermazione Charlus baciò la moglie sulla guancia stringendola a sé.
 
 
 James venne riscosso dai suoi pensieri sentendo dei rumori provenienti dalle scale del dormitorio femminile e poco dopo vide una chioma rossa sbucare in sala comune.
Non si doveva essere ancora accorta di lui, così ebbe il tempo di guardarla. Indossava un pigiama grigio ed i capelli rossi le ricadevano scompostamente sulle spalle, forse era stata anche lei cacciata di fretta dalla sua stanza, anche così James la trovava bellissima.
Era quel tipo di bellezza che non necessitava mai trucco o vestiti appariscenti, era in grado di attirare l’attenzione su di sé con quel suo candore acqua e sapone, James si chiese se fosse a conoscenza di quello che poteva suscitare in un uomo, se fosse a conoscenza dei pensieri poco casti che senza alcun dubbio suscitava in lui.
- Potter… -  sussultò lei, notandolo finalmente starsene lì impalato ad osservarla.
- Ciao Evans, dovrà essere il mio giorno fortunato per riuscire a passare tutto questo tempo in tua dolce compagnia…-
- Potter, sono qui per starmene tranquilla! Se hai intenzione di darmi i tormenti dimmelo subito che torno in camera… -  disse lei scocciata rimanendo in piedi e aspettando un suo responso.
- Tranquilla giuro che faccio il bravo -  disse lui passandosi una mano tra i capelli, già abbastanza scompigliati, guardandola mentre si sedeva su una poltrona il più lontano possibile da lui.
 
Lily si sentì scossa nel trovarlo lì, fu strano rivederlo dopo quel sogno, provò a mostrarsi impassibile alla cosa aprendo il libro di pozioni che si era portata dietro per distrarsi.
Era difficile riuscire a capire cosa cercasse di spiegare Libatius Borage, autore del libro, mentre James continuava ad indirizzarle occhiate poco discrete.
- Che c’è Potter?! -  chiese lei seccata dopo averlo colto di nuovo a fissarla.
- Le lezioni non sono neanche iniziate e tu già studi…- disse il ragazzo divertito.
- Si dà il caso che ad alcuni di noi interessi davvero quello che studiano e non riescono ad ingannare i professori con un bel sorriso…-
- Beh, Minerva è immune al mio bel sorriso. Cosa credevi di essere l’unica a non voler venire ad Hogsmeade con me?”
Lily si lasciò scappare un sorriso.
- EVANS! - urlò James -Tu stai ridendo ad una mia battuta! -
- NO POTTER! - rispose lei reprimendo la risata - Ridevo all’idea della McGranitt che non si lascia incantare da te come tutti. -
“Dì quello che vuoi ma tanto lo so che prima o poi ti innamorerai di me…-
- Sogna Potter, è l’unica cosa che potrai fare… - disse lei ricordandosi di non lasciarsi ingannare, quel ragazzo non sarebbe mai cambiato, e riportando gli occhi sul libro.
- Evans…- richiamò nuovamente la sua attenzione.
Lei scocciata alzò gli occhi dal libro, aveva capito che non avrebbe trovato la pace che cercava in quella sala comune.
- No Potter, non esco con te… - rispose lei aspettandosi fosse quella la domanda.
- Nono, non era quello…insomma chiaro, se tu volessi uscire con me…- provò lui ma notando la sua faccia contrariata continuò serio - Mi chiedevo cosa ci facevi sveglia… 
- Oh, beh…-  si fermò lei sorpresa dalla serietà che stava prendendo una conversazione con James, chiedendosi se in qualche modo sapesse del suo sogno, dandosi mentalmente della stupida, era un malandrino mica un veggente.
- Sai com’è…la guerra…
- Già…- rispose James amaramente, che le avesse letto nel pensiero?!
- Lo so…- concluse il ragazzo.
I ragazzi rimasero per qualche istante in silenzio, straniti che i loro pensieri così intimi venissero a galla, proprio in quel momento, come se avessero condiviso fino a quel momento la stessa angoscia.
- Ma tu non dovresti preoccuparti, la tua famiglia non è purosangue? - costatò lei con evidenza.
- Si ma sai non siamo per niente i tipici purosangue. La mia famiglia da generazione si schiera apertamente in opposizione ai fanatici del sangue puro, offrendo da sempre protezione a chi ne avesse bisogno, compreso Sirius. Per questo i miei non sono proprio ben visti da Voldemort e dai suoi seguaci. Inoltre… 
James non sapeva quanto poteva dire dell’ordine, avrebbe tanto voluto parlarne con lei, che per la prima volta nella vita lo stava guardando con un’espressione serena, ascoltandolo attentamente.
- Beh diciamo che nell’ultimo periodo il loro schieramento politico si è palesato ancora di più e questo mi preoccupa. -
- Gli fa onore…-  disse la ragazza - Avrebbero potuto mostrare indifferenza e farsi scivolare questa guerra addosso, ma stanno combattendo per un mondo migliore e per dei nobili ideali di uguaglianza, e questo deve renderti fiero.
- Si, sono molto fiero di essere loro figlio… - disse lui pensando a quanto la ragazza avesse ragione.
Era inutile che James le chiedesse perché lei si preoccupava, i suoi genitori erano babbani, e lei più di chiunque altro era sottoposta a continui rischi.
- Finirà, non potrà durare per sempre…-  disse lui guardandola - Io combatterò, per tutti i nati babbani e per chiunque abbia il coraggio di opporsi…
- Io combatterò, perché non voglio sentirmi in pericolo e perché voglio proteggere chi amo…
- Non avevo dubbi Evans…-  concluse lui guardandola ammirato.
Continuarono a guardarsi in silenzio imbarazzati, sembrava che per qualche secondo si fossero liberati della loro corazza, lui di quella da ragazzino presuntuoso, lei di quella da ragazza forte che nessuno poteva scalfire.
- Penso che me ne andrò a letto…-  disse lei non potendo reggere la tensione che si stava creando tra di loro.
Fece per alzarsi, dirigendosi verso le scale, così presa dalla voglia di allontanarsi quando si sentì afferrare per un braccio.
- Dimentichi questo…- disse lui porgendole il libro che aveva lasciato sul divano senza neanche rendersene conto - Non vorrei rendermi colpevole del tuo calo di voti in pozioni…-
- Grazie…-  disse lei imbarazzata dal tocco leggero di lui dopo quell’intensa chiacchierata, cominciando a salire le scale.
- Evans…-  la richiamò un’ultima volta.
Lei si girò di scatto, fermandosi a metà scalinata, con le guance ancora arrossate.
- Ci vieni ad Hosmeade con me? 
- Piuttosto ci vado con Gazza…- disse lei, ma senza quel solito tono tagliente e girandosi sorrise, sinceramente divertita.
- Notte…Lily…
- Notte, POTTER… - disse lei continuando a salire le scale senza voltarsi e cercando di nascondere il brivido che le percorse la schiena nel sentirlo chiamarla per nome.
James sorrise, scompigliandosi i capelli. Lily poteva dire quello che voleva ma quella sera aveva riso per ben due volte alle sue battute.
Poco dopo risalì anche lui nel suo dormitorio, non pensava più alla guerra, non pensava a combattere, non pensava a niente, solo al suo sorriso, che fu ultima cosa che vide prima di addormentarsi.
   
 
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