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Autore: PaikeApirana    17/03/2020    1 recensioni
Durante Siku Ya Oracle, il Giorno dell'Oracolo, a Rafiki viene concesso dagli antenati di vedere il destino del sovrano e il futuro del regno. Durante la reggenza di Scar, tuttavia, le sue parole non avrebbero potuto essere più terribili per le leonesse: la stirpe del secondogenito di Ahadi è infatti destinata a grandezza e gloria.
"Quando il Re Polvere siederà a fianco della Luna, scesa sotto forma di leonessa, le loro terre non temeranno né nemici, né carestia. La loro discendenza regnerà nei secoli".
Dopo il ritorno di Simba, però, le ambizioni di Scar, che viene esiliato assieme ai suoi seguaci, sembrano infrangersi per sempre. Ovviamente Zira, la sua compagna, non è la luna scesa in terra e Nuka, un erede debole secondo lui, ne è la prova vivente. Eppure è proprio quel figlio che fa di tutto per ottenere un minimo di affetto dai genitori a incontrare, mentre vagabonda da solo nelle terre esterne, una giovane leonessa dal manto candido come la luna.
Scar è davvero il Re Polvere, destinato a regnare per secoli? O la profezia si riferisce a qualcun'altro? E quale sarà la scelta di Nuka quando si troverà diviso tra la fedeltà a suo padre e l'amore?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuka, Scar, Zira
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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 Il sole stava ormai calando, quando Nuka ed Asante stavano camminando insieme verso quella che le leonesse definivano la Roccia degli Amanti. Si trattava di un unico e largo blocco marrone screziato, una specie di largo padiglione che da generazioni, era il luogo in cui gli amanti trascorrevano il periodo del corteggiamento.Là, il leone grigio avrebbe raggiunto la sua principessa, portandole in dono la preda di quella giornata. Erano giorni che provava a catturare un animale, senza potersi avvalere dell’aiuto di Furaha e delle sue cacciatrici.

La regina aveva detto di voler saggiare la forza del nuovo membro del branco, per essere certa che fosse capace di provvedere a sua figlia e proteggere le terre alluvionali. Alla fine, però, Nuka era riuscito a catturare una gazzella, guadagnandosi il diritto a quella serata con la sua futura compagna e persino un lieve sorriso da parte della regina.

In quei giorni Furaha aveva chiesto al futuro genero di accompagnarla in lunghe passeggiate, durante le quali a Nuka vennero spiegati tutti gli obblighi di un re nei confronti del suo popolo. Era una sorta di preparazione. La leonessa non aveva intenzione di abdicare in favore suo e di Mwezi, una volta sposati, ma il giovane leone doveva comunque iniziare a comprendere il suo futuro ruolo in quelle terre.

Durante quelle passeggiate, il leone grigio aveva scoperto un lato molto più morbido della regina di pietra: un volto premuroso e disponibile nei confronti di tutti i suoi sudditi, unito a una profonda osservanza delle leggi del Cerchio della Vita. Non poteva dire di non esserne rimasto colpito, capendo finalmente che Mwezi aveva ereditato la sua innata gentilezza proprio da lei.

Quel pomeriggio, prima di lasciarlo andare da sua figlia Furaha lo aveva avvertito: “Anche se non sarò lì per verificarlo, ti suggerisco di trattare bene mia figlia, Nuka”. Gli aveva rivolto un sorriso indecifrabile, di cui il leone non sapeva se essere grato o terrorizzato.
Tuttavia, a lui non serviva certo un promemoria per sapere che Mwezi meritava tutte le premure del mondo.

Il suo cuore era diviso tra l’incontenibile gioia e l’ansia più forte che avesse mai provato. Quella sera, oltre a corteggiare Mwezi, avrebbe anche dovuto ruggire per la prima volta, emettere dei bassi richiami che segnalassero la presenza di un giovane maschio a eventuali invasori. E se il suo ruggito non fosse stato abbastanza potente? Se invece avesse attirato altri leoni molto più forti di lui? Se suo padre lo avesse sentito?

Si sentiva mancare il respiro al solo pensiero di poter rovinare ciò per cui aveva lottato così tanto. Si fermò quando giunse in vista della roccia degli amanti. Ci siamo, pensò scorgendo Mwezi, comodamente sdraiata lì sopra. I rapidi movimenti della sua coda tradivano la sua emozione mentre lo attendeva.

Finalmente sarebbero stati completamente soli, per tutta la notte fino all’alba successiva. Già nella tana dormivano l’uno accoccolato all’altro ma lì, sulla roccia, avrebbero potuto corteggiarsi a dovere, condividere un’intimità che da tempo anelavano. Da giorni ormai i loro corpi fremevano per il desiderio reciproco. Volevano stare insieme, lontani da tutto e da tutti.

-Non credo ci sia bisogno di ricordarti che dovrai aspettare ancora un ultimo mese prima di…beh sai l’evento principale- disse di colpo Asante, per poi prendere a ridere, pur cercando di trattenersi per non farsi sentire da Mwezi. Nuka avvampò a quella affermazione. A differenza dell’amico era non poco ignorante riguardo all’argomento, ma confidava che tutto sarebbe venuto naturale a lui e Mwezi quando sarebbe giunto il momento.

-Perché tu non vai a divertirti con qualche giovane iena, invece?- gli domandò per ripicca l’amico, dopo aver mollato la gazzella -Sei più grande di me e Mwezi, ormai sei un adulto-.

-Mhm…nessuna delle nuove reclute di mia madre ha suscitato il mio interesse- rispose quello scuotendo la testa con noncuranza -E poi ho dovuto badare a voi due amanti cocciuti, non ho avuto tempo per le mie corteggiatrici.

Nuka ridacchiò, lasciando intendere alla iena quanto poco credesse a quelle parole. Durante il tempo in cui non era con lui e Mwezi, Asante pattugliava i confini del regno assieme ad altri membri del branco di Kamaria. Era praticamente impossibile che tra le fila delle iene di guardia ci fosse tempo per amoreggiare.
Poi però il leone si chiese se l’amico fosse ancora turbato dal messaggio che gli aveva riferito da parte di sua zia Shenzi.

-Sei proprio sicuro di non avere altri pensieri per la testa?- gli domandò il leone facendosi più vicino. Asante lasciò cadere il suo solito sorriso e le orecchie per qualche istante. I suoi occhi caddero a terra, tra l’erba imbiondita dal sole. Tuttavia, si riprese subito, scacciando quell’espressione mesta che gli era balenata sul muso come se fosse stata un tafano fastidioso.

Dette una leggera spallata all’amico dicendo: -Ehi questo non è il momento per te di preoccuparti! Io me la cavo bene da solo, ma tu ora devi raggiungere la tua futura regina. Alle leonesse non piace attendere e credo tu voglia sfruttare ogni stante che Furaha ti concede! –

Spinse il leone verso la Roccia degli Amanti, rischiando di farlo inciampare nella gazzella. Lui fu costretto a raccoglierla tra le fauci e riprendere il cammino. Non riuscì a dire nient’altro ad Asante, che lo spronava con prepotenza. Fu solo capace di rivolgergli un’occhiata colma di gratitudine, ripromettendosi di parlargli di nuovo il giorno successivo.

Raggiunse finalmente la roccia, scorgendo Mwezi comodamente sdraiata su un fianco. Aveva uno sguardo felice e insieme languido, che da solo bastò a far galoppare il cuore di Nuka.
Il leone raggiunse Imani, ai piedi di una sorta di scala che permetteva di accedere al ripiano superiore, troppo alto per poter saltare con una gazzella tra le fauci.

-Vengo a corteggiare la mia amata, a offrirle doni, protezione, ma soprattutto il mio cuore- disse, posando di nuovo la preda. Erano le parole di rito che aveva provato e riprovato affinché la sua voce suonasse abbastanza solenne ma insieme accorata. Poteva dirsi abbastanza soddisfatto del risultato.

-Che le tue azioni siano guidate dal cuore e il tuo amore possa essere contraccambiato stanotte- disse lo sciamano con un sorriso compiaciuto.

-Grazie, bibi- le rispose ancora Nuka con il cuore che sembrava scoppiare, mentre quella rientrava nel guscio, facendo con esso da gradino per lui.

Salì fino a raggiungere Mwezi, venendo accolto dal suo sorriso e dai suoi occhi azzurri. Anche se erano solo a poche zampe da terra, lui credeva di aver raggiunto la cima del cielo. Le offrì il suo bottino di caccia, che consumarono insieme e in silenzio. Le parole sarebbero state inutili, avrebbero rotto quella tensione tra di loro, il desiderio che ardeva in entrambi.

Finalmente, a pasto finito, fu il momento che tanto attendevano. Cominciò Nuka, leccando la sommità della testa di Mwezi, scorrendo il pelo morbido con la lingua calda e ruvida. Scese lentamente sul naso, sulla bocca, lavando via il sangue della gazzella, fino ad arrivare alla gola. Mwezi fece le fusa, alzando il muso fino al cielo, mentre il compagno continuava quella sorta di toeletta. A quei suoni soavi si unirono poi i bassi brontolii di Nuka, il quale si fece appena più famelico nei suoi tocchi. Mordicchiò le orecchie della leonessa, venendo poi ricambiato. Avvertì il respiro dell’amata tra i ricci della criniera mentre anche lei lavava via il sangue dalla sua gola e dal mento.

Sussurrarono i nomi l’uno dell’altra, persi in quell’attimo eterno mentre gli astri attorno a loro mutavano e il cielo si colorava di diverse tonalità, prima di sprofondare nel cobalto della notte.

I respiri dei leoni si fecero ansanti mentre continuavano le loro carezze con infinita dolcezza e un pizzico di passione. Il fuoco del desiderio si spense solo quando i due furono stanchi, lasciando tra di essi un piacevole tepore soffuso. Il sonno vinse Mwezi, la quale crollò tra le zampe dell’amato. Non c’era la luna in cielo e da come la sua pelliccia brillava sotto le stelle, sembrava davvero che l’astro notturno fosse sceso sulla terra per riposare accanto a Nuka.

Un ultimo rapido bacio e il leone ruggì verso il grande fiume che si snodava davanti alla Roccia degli amanti. Quel suono baritonale riecheggiò per ogni angolo del regno di Furaha e persino oltre, testimoniando il suo vigore e la prontezza a difendere con la vita la leonessa accanto a lui.
Si addormentò accogliendo Mwezi nella sua criniera nera, ascoltandone il respiro convinto di aver raggiunto i cieli più alti della sua felicità.

Da lassù, tuttavia, il giorno dopo sarebbe iniziata la sua caduta, poiché altri avevano udito quel richiamo inconfondibile e persino nelle ossa di Imani si insinuò un terrore gelato che preannunciava qualcosa di terribile.

Spazio autrice: Ehilà carcerati! Non aspettavate altro visto che siete segregati in casa vero? Beh eccoci qua alla fine, a quattro capitoli dalla fine di questo viaggio. Spero che vi siate goduti questo breve momento di gioia e serenità, perché adesso si passa all’azione e per Nuka la vita diventerà tutt’altro che facile.
Intanto però state tranquilli perché anche se la quarantena finisce io non smetto certo di scrivere! Anzi, una sera che proprio avevo una storia che mi ronzava in testa non sono riuscita a trattenermi dallo scrivere il primo capitolo. Stavolta si cambia fandom e si passa nel Far west di Rango. Fatemi sapere se gradite una brevissima anteprima, che non aggiornerò fino alla conclusione di questa storia.

   
 
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