Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Angelica Cicatrice    17/03/2020    1 recensioni
Roxanne è sempre vissuta nella sua valle in miniatura, lontana da ogni pericolo e minaccia del mondo esterno. Il suo sogno è quello di poter conoscere ciò che si cela oltre la siepe di arbusti. Una vicenda terribile la porterà ad affrontare una grande impresa, ma da sola è così difficile e pericoloso. Per fortuna, o quasi, si ritroverà in una tribù di fauni selvaggi, e il loro capo Clopin Trouillefou, la aiuterà nella missione; trovare e fermare una mostruosa creatura che sta seminando il caos in tutto il territorio. Se amate la mitologia greca allora adorerete questo crossover tra i personaggi del gobbo di Notre Dame e le trame di intriganti leggende, con tanto di creature fantastiche.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                 Come un mito " gitano"                                                                    
 
                                                                                                                 1 
                                                                                                    Oltre la siepe


Lungo le folte spighe di grano, lei correva divertita con i capelli bruni al vento. Gli occhi aperti, due gemme vermiglie con pagliuzze dorate, erano rivolti verso il cielo azzurro e limpido. La pelle candida e soffice era riscaldata dai raggi solari di quella mattinata.
- Arrivo! - gridò la piccoletta e si fiondò verso una collina verdeggiante, dove un gregge di pecore stava brucando l'erba fresca. Appena la piccola figura penetrò in quel mucchio di bestie belanti, le manine non ebbero timore di sfiorare la pelliccia bianca e i musi umidi, mentre ella continuava nella folle corsa.
- Buongiorno! - gridò la bambina, rivolgendosi alle pecore mansuete e tranquille. Era un giorno come tanti e come al solito la natura su quella collina si stava risvegliando. Tutto intorno, ogni filo d'erba, grillo saltellante, goccia di rugiada, insomma ogni cosa era così vivo. Riusciva a percepirlo perfettamente quella graziosa creaturina di sette anni, che correva a piedi nudi sul tappeto erboso e fresco. Che bello, pensava tra se mentre si distaccava dalle sue amiche a quattro zampe. A un certo punto, la bimba si fermò a riprendere fiato, per poi ammirare i tanti piccoli fiorellini che facevano capolino tra l'erba alta. Quelli erano gli ultimi che avrebbe visto in quella stagione calda, perché ben presto sarebbe giunto l'autunno.
- Che meraviglia! Non vedo l'ora di raccogliere le prime foglie rosse - pensò ad alta voce la piccola, piena di euforia. Può suonare strano, ma a differenza di altri marmocchi, quella piccola pastorella adorava l'autunno e tutto ciò che ne faceva parte. Per lei non c'era periodo migliore in tutto l'anno. Mentre faceva vagare lo sguardo intorno, ecco sbucare fuori due orecchie lunghe e grigie. Un leprotto! La bimba fu presa così tanto dall'entusiasmo che le sue gambine si mossero in un lampo. Tutto quel baccano fece spaventare la bestiolina, e di conseguenza scattò sulle sue agili zampe posteriori.
- Aspetta! Non ti faccio niente - supplicò la bimba correndo dietro al leprotto. Ovviamente questo non fermò l'animale, anzi lo spronò a correre più veloce, e la piccola ebbe giusto il tempo di vederlo infilarsi tra le fessure di una grande siepe di arbusti carichi di foglie.
- Oh no! - piagnucolò lei, e si fermò all'istante davanti a quella barriera. Per qualche motivo era rimasta lì, inerme, titubante sul da farsi. Infine, come se non avesse avuto altra scelta, la piccina si accovacciò e sbirciò attraverso una fessura tra i rami. Le ci volle un po’ di tempo per abituarsi a quella visuale, ma poi rimase interdetta. C'era una pecora dall'altra parte. O meglio, ciò che sembrava a una pecora, ma molto strana. Aveva la pelliccia corta e di un bel colore argenteo. Il corpo ben modellato e dalle zampe sottili. Le corna erano ricurve e gli occhi brillavano come topazi.
- Che bella pecora! - disse la piccola. L'animale misterioso si accorse di essere osservato e guardò in quella direzione. Il suo delicato musino si muoveva facendo dondolare un ciuffo sbarazzino sotto il mento. La bimba era così ammaliata da quella strana bestia mai vista, che dimenticò la sua preoccupazione di poco prima, e senza pensarci attraversò la siepe di arbusti.
- Vieni qui, piccolina - fece la voce dolce della bimba, rivolta all'animale. Quest'ultimo, stranamente, non sembrava affatto spaventato e guardò curioso la piccola umana che le tendeva la mano. Con grande sorpresa e felicità della bambina, quella pecora si avvicinò piano piano fino ad arrivare a pochi centimetri dalle dita paffute. All'improvviso, per chissà quale motivo, l'animale si ritrasse e si voltò indietro.
- Cosa c'è? - chiese la bimba, e alzò lo sguardo sullo stesso punto che fissava la pecora. Belando, l'animale corse via, e si allontanò velocemente.
- Ehi, dove vai? - urlò la piccina, e allora corse anche lei inseguendola. La misteriosa bestiola aveva attraversato rapida la prateria e si addentrò in un posto che la bambina non aveva mai visto nella sua vita. Un bosco. Con i rami tortuosi degli alberi, seguiti da folti cespugli di rovi, sembrava una caverna incantata fatta di vegetazione.
- Wow! - fece la piccola, che si fermò proprio davanti all'entrata. Forse un altro bambino, suggestionato dalle ombre scure e dall'ignoto, sarebbe scappato a gambe levate da lì. Ma quella piccolina era stata conquistata subito da quel luogo misterioso. C'era qualcosa che la attraeva più di ogni altra cosa, perfino più dei leprotti e delle pecore anomale. A un certo punto, mentre la bambina faceva vagare lo sguardo tra le fronde degli alberi, una leggera brezza danzò tra il fogliame, e un dolce brusio si diffuse come una melodia ammaliante. Una voce, molto flebile, quasi impercettibile, sembrava richiamare il nome di lei. Qualcosa la stava invitando ad entrare nel bosco. La piccola aveva appena fatto i primi due passi in avanti che una forza la sollevò da terra.
- Roxanne! - disse furiosamente una voce. Un giovane uomo, sulla trentina, prese in braccio la bimba e senza dire niente la portò via.
- Papà...- fece la piccina, lasciando che l'uomo la portasse lontano da quel posto a passo svelto. Ora sì che era nei guai. Appena attraversarono la siepe di arbusti e si ritrovarono nuovamente nei pressi del gregge, l'uomo fece scendere la piccina e la prese per le spalle.
- Roxanne! Per tutti dli Dei, quante volte ti ho detto che non devi oltrepassare la siepe? - le ricordò suo padre, scuotendola leggermente per farle capire la serietà nelle sue parole. Il faccino della piccola, con le gote rosse e accaldate, si incupì, coprendosi di un velo di dispiacere e senso di colpa.
- Mi dispiace, papà - disse semplicemente, cercando con quelle semplici parole un possibile perdono.
- Oh, Divino Zeus! - sospirò l'uomo, stringendo a se sua figlia - Meno male che non sei andata così lontana -. La piccina si lasciò cullare da quell'abbraccio che per lei era un gesto di calma dopo la tempesta. Infine, suo padre la guardò di nuovo e addolcendosi la invitò a seguirlo lungo lo spazio erboso, dove le pecore pascolavano tranquille. La piccola Roxanne tornò così in quello che lei considerava la sua valle in miniatura, isolata dal resto del mondo. E pensare che vi erano mille luoghi che ancora non aveva visto, e di cui non conosceva neanche l'esistenza. Roxanne amava la sua casa, una capanna in legno di quercia, situata su quella collina piena di verde e con un vasto orto rigoglioso. Inoltre, non poteva chiedere amici migliori delle pecore, ed era tanto amata da suo padre, e anche lei lo amava. Lei era felice, su questo non c'erano dubbi. Ma si sa, i bambini sono curiosi di natura, e Roxanne aveva un'innata voglia di conoscere e scoprire. Per questo motivo, come era accaduto altre volte, formulò una domanda al suo unico genitore.
- Papà, cosa c'è al di là della siepe? -.
L'uomo era tornato a lavoro; si stava occupando del suo orto, seminando i primi semi di zucca. Appena udii quelle parole, si fermò di colpo e guardò sua figlia. Aveva gli occhi seri, ma c'era qualcosa di indefinibile, imperscrutabile, perfino per un adulto. Infine, con calma rispose:
- Niente, piccola. Niente di eccezionale -.
Roxanne rimase un attimo perplessa. Nonostante la tenera età, era una bambina molto perspicace. Se era vero che dall'altra parte non ci fosse nulla, allora perché le era vietato andarci? Era un enigma che la piccola non avrebbe mai sciolto, se suo padre non le avesse dato una possibilità di comprendere la sua strana ansia. Forse c'era qualcosa che non poteva dirle? Suo padre le stava nascondendo qualcosa? Troppe domande, e niente risposte. Per l'ennesima volta la piccina si rivolse all'uomo.
- Perché non posso andare oltre la siepe? -.
Suo padre batte la zappa sulla terra con gran forza, forse troppa. Se non fosse stato per il tono dolce nella voce di Roxanne, così puro e innocente, forse il contadino avrebbe perso la pazienza. Allora tornò a guardarla, ed evitando di far vacillare qualche emozione negativa, rispose:
- Perché sono le regole, figlia mia. Quel posto è pericoloso -.
- Quel posto? Intendi il bosco? - disse la piccola lasciando spiazzato suo padre. Si era incastrato con le sue stesse mani. Per molto tempo, praticamente da quando sua figlia aveva fatto i primi passi, l'aveva tenuta lontana dalla siepe, che divideva la piccola collina dalla vasta prateria. E soprattutto, l'aveva tenuta lontano dal bosco.
- Sì, piccola - rispose lui, rendendosi conto che non poteva più fare il vago e basta.
- Perché? - insistette Roxanne, seduta su una pila di piccoli ceppi di legno. Il padre sospirò e le rispose.
- Te l'ho detto. E' pericoloso. Ci sono orrende creature in quel luogo -.
Se da una parte, come avrebbe giustamente fatto qualsiasi padre apprensivo, l'uomo stesse cercando di inventarsi qualche scusa, d'altro canto egli era certo su ciò che aveva detto. Quindi non era solo una semplice invenzione per tenere la figlia al suo posto, al sicuro.
- Ma avevi detto che non c'è niente oltre la siepe, giusto? - gli fece notare la bambina. L'uomo ebbe una sorta di colpo allo stomaco e spalancò gli occhi per lo stupore. Ora sì che si trovava nei guai. Fissando il viso della piccina, che mostrava solo una curiosità disarmante, ma pur sempre innocente, il contadino non ebbe il coraggio di obiettare ancora. Quell’espressione così ingenua lo fece sorridere di gusto, e così, dopo aver lasciato cadere la zappa sul terreno, si avvicinò alla pila di legna.
- Piccola mia, tu fai troppe domande al tuo povero vecchio! - disse prendendo in braccio Roxanne e abbracciandola calorosamente. Come poteva sgridarla solo per farla tacere! Era impossibile.
- Scusa, papà - fece poi lei, con le gote rosse - ma lì fuori c'è tanto da vedere. Ho perfino visto una pecora -.
- Una pecora? - chiese suo padre, aggrottando la fronte. La piccola annuì, facendo danzare i suoi lunghi capelli dai riflessi mogano.
- Una pecora molto strana - aggiunse, e cercò di descriverla - Aveva corna appuntite dorate che brillavano al sole. Occhi come monete d'oro...e un ciuffetto sotto al mento...-.
L'uomo ascoltò con attenzione e alla fine capì di che strana bestia si trattasse. Sul suo volto c'era però un misto di disagio e di tenerezza.
- Ah, capisco. Proprio una strana pecora - tagliò corto lui.
Povera piccola Roxanne, c'erano tante cose che non conosceva, e che forse non avrebbe mai conosciuto. Il contadino guardò dall'alto il volto di sua figlia e si concentrò su quelle gemme vermiglie con le pagliuzze dorate. "Assomiglia così tanto a sua madre...ha ereditato i suoi occhi...e anche la testardaggine" pensò fra se e non riuscì a controllare un risolino.
- Che c'è, papà? -.
- Niente, cara. Stavo pensando a una cosa divertente - si giustificò lui. Sua figlia gli scrollò una spalla e tutta agitata fece:
- Cosa? Cosa? -.
L'uomo le sorrise e infine fece una smorfia. Poi alzò le braccia all'altezza della testa e assunse una posa.
- Oh no! Il pecorone imbizzarrito! - disse ad alta voce Roxanne, e saltò giù dalle ginocchia di suo padre e cominciò a correre.
- Corri, o ti prenderò! - fece lui, e alzandosi dal mucchio di legname corse dietro alla piccola che strillava divertita a quel gioco genuino. Anche per quel giorno la piccola Roxanne dimenticò la questione della siepe, del severo divieto, e si lasciò nuovamente cullare tra le braccia della quiete monotona della sua preziosa valle in miniatura. E così doveva essere. Per sempre. Ma ciò che non aveva dimenticato e che avrebbe portato con se anche negli anni avvenire, era quella magica e unica sensazione che aveva provato per la prima volta al confine di quella prateria. E il bosco che nascondeva segreti e misteri che lei stessa avrebbe scoperto...un giorno o l'altro... 
 
Angolo dell'autrice:
Bonsoir, cari <3 Terminata ormai la fanfiction dedicata a Clopin " Se ci fosse qualcuno come me " mi è venuta in mente una nuova storia, ma in chiave mitologia greca (non so voi, ma io adoro i miti greci **) e così ho pensato - ma sì, perché no - e così ho iniziato questa nuova storia, e spero che vi piacerà. Questo primo capitolo sarà più una presentazione del primo personaggio (che per il momento ricopre il ruolo da protagonista) e per chi ha letto la mia fanfiction di sicuro l'avrà riconosciuta <3 <3 Comunque sembra che la nostra Roxanne avrà un ruolo molto importante che però ancora non è chiaro, quindi aspettatevi altro (e soprattutto gli altri personaggi come Esmeralda, Febo, Quasimodo e ovviamente il nostro giullare preferito <3). Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche domanda fate pure, sarò felice di rispondere <3       
A bientòt <3 
   
 
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