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Autore: _Eclipse    20/03/2020    1 recensioni
Dal capitolo 8:
-Ci sono venti di tempesta che si avvicinano, ormai salpo molto più di frequente, le esercitazioni sono più durature e in maggior numero. Questo addestramento vuol dire solo una cosa, il conflitto si estenderà, dove non lo so, ma ci sarà qualcuno di potente- Hiroto sospirò.
-Se vi è tempesta, all’orizzonte, non importa quanto forte soffierà il vento, quanta pioggia cadrà a terra, quanta sofferenza e distruzione causerà. Alla fine tornerà a splendere il sole e sarà allora il momento di ricostruire ciò che è caduto e preservare ciò che è rimasto. Imparare dai nostri errori e prevenire un nuovo disastro- rispose Shirou.
****
-Possiamo agire come una piovra e allungare i nostri tentacoli sul continente e sulle isole del Pacifico. Per i primi sei o dodici mesi di guerra potremo conseguire una vittoria dopo l'altra, ma se il conflitto dovesse prolungarsi, non ho fiducia nel successo- parole dure, pronunciate davanti al governo, ai generali, ammiragli e all'imperatore in persona, come se fosse un ultimo tentativo per rigettare un conflitto.
-Allora sarà vostro compito assicurarvi la vittoria assoluta il prima possibile- replicò il primo ministro.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Jordan/Ryuuji, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Geisha

 

Con l'avanzare del tempo, arrivò l'inverno, poi il risveglio della primavera. Sbocciavano i ciliegi e in Giappone ne si ammirava la fioritura. Poi con l'estate, rimasero solo i frutti e le foglie, che con l'autunno ingiallirono, morirono e placidamente si posarono a terra. Il ciclo continua, il tempo non so arresta, come non si arrestano i grandi combattimenti in Cina.

Pechino, Shangai, Nanchino, le grandi città sono cadute. Al posto del grande sole bianco su fondo azzurro del Kuomintang, svettava sulle rovine il minaccioso Sol levante di colore rosso dell'impero giapponese.

Sempre più a fondo si spinse l'esercito, la costa non bastava e i cinesi si ritiravano sempre più nell'entroterra resistendo stoicamente nonostante la mancanza di mezzi e le infinite perdite.

Due anni, dopo due lunghi e interminabili anni, le armate nipponiche subirono un arresto in seguito alla prima vera vittoria delle forze cinesi a Changsha.

Uno smacco per il Giappone che fino ad allora aveva condotto la guerra, che stava vincendo la guerra.

L'alto comando sospese l'avanzata nella Cina centrale per concentrarsi su qualche scaramuccia a nord, al confine tra la corea e l'Unione Sovietica. Piccole battaglie per una disputa sui confini, tutt'altro che decisive ma che allo stesso tempo distolsero l'attenzione dei generali dal fronte meridionale.

Gli sforzi dovuti ai numerosi conflitti, portarono ad un blocco delle operazioni militari. Si doveva rifornire l'esercito; cibo, munizioni, armi ed equipaggiamento e cercare di ricostruire i fragili rapporti diplomatici con la vicina Russia.

Sembrava quasi che fosse stata imposta una tregua… ma solo per l'estremo oriente. A migliaia di chilometri di distanza, ad ovest, nulla erano serviti i continui appagamenti e concessioni alla Germania, che come un bambino viziato a cui era stato negato un giocattolo, aveva deciso di prenderselo con la forza varcando i confini polacchi alla ricerca del suo "spazio vitale".

Una tregua porta sollievo in Asia, una guerra sorge in Europa.

 

Le aule dell'università imperiale di Tokyo sono enormi, centinaia di studenti si riuniscono per apprendere e migliorarsi. Più piccole sono quelle adibite allo studio. 

Una stanza rettangolare con qualche tavolo e delle sedie sparse, pavimento in legno e muri tinti di bianco. Sulla parete di sinistra delle finestre facevano entrare la luce del sole, a destra invece vi erano una serie di scaffali e libri a disposizione degli studenti.

Il silenzio era pesante, come pesanti erano i libri su cui stava studiando Atsuya. Davanti a sé, sul proprio banco, giacevano i grossi tomi di anatomia insieme ad una serie disordinata di fogli di appunti e schizzi di disegni del corpo umano.

-Chi vincerà?- chiese uno dei ragazzi presenti.

-Come?- rispose un altro.

Erano quattro oltre ad Atsuya, tutti avevano tolto la giacca scura della divisa, rimanendo con la camicia bianca giusto per essere più informali e comodi.

-In Europa- replicò il primo.

-Non mi interessa- rispose l'altro.

-Eddai, come fai a dirlo?-

-Perché dovrebbe interessarmi qualcosa dall'altra parte del mondo? Devo studiare per un esame se non te ne sei accorto-

-Quanto sei noioso…- lo criticò.

-C'è qualcuno che abbia le palle di scommettere?- continuò con tono scocciato.

-Dipende da quello che si scommette- intervenne un terzo ragazzo.

-Cosa vorresti scommettere? Tua madre per caso?-

-Dannazione quanto siamo fini…- esordì Atsuya portandosi una mano alla fronte dopo ciò che aveva appena sentito.

-Mai detto di essere una persona educata-

-Si è sentito…-

-Comunque denaro, c'è qualcuno che vuol starmi dietro?-

-Tu per chi scommetti?- domandò il terzo ragazzo.

-Per il cavallo vincente… Germania- rispose il primo

-Ma Francia e Inghilterra sono in due-

-Tsk, hai visto la Germania? Ha schiacciato i polacchi come scarafaggi in meno di un mese!-

-E l'Inghilterra ha un impero molto esteso e molte risorse-

-Ma che ne vuoi sapere tu! Non sono le dimensioni dell'impero che contano. Duecento yen sulla vittoria tedesca entro un mese!- Esclamò orgoglioso il ragazzo.

-Ci sto-

-State veramente scommettendo su qualcosa del genere?- chiese Atsuya stupito.

-Dovremo pur farlo su qualcosa! Ormai in Cina si è fermato tutto!-

Il rosa prese una sigaretta da un pacchetto che teneva accanto ai libri.

-Avete da accendere?-

Uno dei presenti gli lanciò una scatoletta di fiammiferi, ne prese uno e accese la sigaretta inspirando a pieni polmoni.

-Hai paura di perdere Atsuya?- domandò con una punta di scherno il primo ragazzo.

-No, solo che non mi piace l'idea di scommettere denaro sulla vita delle persone-

-Allora hai paura-

-Iwao, a volte mi chiedo come sia possibile che tu stia studiando ingegneria!- sbottò il rosa per poi continuare dopo un tiro di sigaretta:

-Sto studiando medicina, voglio aiutare la gente, curare i loro mali, mi sembrerebbe da ipocriti scommettere sulla vita delle persone di quelle nazioni in guerra!-

-Non ti sto seguendo…-

-Appunto! Per fortuna voi ingegneri dovreste avere una mente malleabile e creativa- con forza chiuse il proprio libro di anatomia e spense la sigaretta in un posacenere di ceramica vicino. Indossò alla buona la giacca e uscì dall'aula. Si ritrovò nel giardino dell'università. Le foglie degli alberi si preparavano a cadere alla prima folata di vento.

Iniziò a camminare mentre finiva di abbottonarsi la blusa.

Quell'ambiente gli stava andando stretto, a suo dire troppa ignoranza e ingenuità verso ciò che stava succedendo nel mondo, ma si consolava che non tutti erano così.

Era da tanto che non tornava a casa, non vedeva l'ora di finire quei dannati esami e tornare da suo fratello. Era curioso, entrambi vivevano nella stessa città eppure erano così distanti.

Dopo aver sospirato e calmato i propri spiriti, si voltò per tornare nella propria aula.

 

****

 

Shirou era nella sua stanza, seduto sul tatami davanti ad uno specchio, accanto a lui Yukimura era in piedi che osservava.

Il ragazzo si stava preparando per la sera. Per un taikomochi non era richiesto il truccarsi il volto, ma a Shirou non dispiaceva, anzi, aggiungeva quel tocco di mistero alla sua persona e alla professione ormai in declino. Solitamente prendeva ispirazione dalle maiko e quindi si truccò cospargendosi il volto e le mani con una mistura di polvere di riso che faceva apparire il suo incarnato pallido, bianco come la neve della sua terra, l'Hokkaido.

Guardando il proprio riflesso nello specchio controllava se vi fossero delle imperfezioni.

Si rifinì il contorno degli occhi grigi con una sottile linea di un carboncino, poi prese un sottile pennellino e con quello si passò un filo di rossetto rosso sul labbro superiore, proprio sul bordo al di sotto del naso.

Così conciato, se non fosse stato per i suoi capelli, sembrava una giovane maiko in tutto e per tutto.

-Allora come sto Yukimura?-

-Benissimo, un ottimo lavoro-

Il ragazzo si alzò e sorrise al più giovane.

-Ora non manca che il vestito- aggiunse.

Si avvicinò a un mobile di bambù contro la parete, al suo interno vi era una decina di scatole di legno contenenti dei kimono maschili.

-Secondo me dovresti indossare quello grigio- propose Yukimura.

-Questo?- domandò l'altro mostrando un kimono ancora piegato di colore grigio chiaro.

-Sì, si intona bene con i capelli…-

-E' da molto che non lo indosso-

-Con quello potresti distogliere lo sguardo dei clienti dalle geishe e rivolgerli verso di te-

-Yukimura, non mi sarei mai aspettato certi commenti da te!- Shirou iniziò ridere sommessamente mentre l'altro ragazzo arrossiva per l'imbarazzo.

-Forse hai ragione, questa sarà una grande serata ne sono certo- continuò.

-Come sempre-

Shirou si voltò di scatto verso il ragazzo, poi chiuse gli occhi.

-Ti dispiace?-

-Come?-

-Dovrei vestirmi…-

Yukimura arrosì per la seconda volta, si inchinò mormorando qualcosa simile ad una "scusa" e uscì dalla stanza. Attraverso il sottile rivestimento della porta scorrevole poteva vedere l'ombra di Shirou che si levava lo yukata da casa per indossare il più elegante kimono.

Un kimono maschile non è come quello femminile, è più semplice, manca di disegni e decorazioni, ma nella sua semplicità cela una grande eleganza e grazia e comunque è tutt’altro che facile indossarlo, vi sono più pezzi che devono essere abbinati tra loro.

-So che sei lì fuori, puoi entrare ora- esordì Shirou ad alta voce.

Timidamente l'altro aprì la porta e la sua testa fece capolino da fuori.

-Come hai fatto…- non riuscì a finire la frase che venne interrotto dal più vecchio che si era girato verso di lui.

-La luce, ho visto la tua ombra- rispose l'altro alzando il braccio verso le candele che illuminavano il corridoio esterno alla sua stanza.

Yukimura poteva ammirare l'altro, il kimono grigio chiaro si sposava perfettamente col colore degli occhi di Shirou e con quel trucco.

-Direi che sono pronto, occupati della casa mentre sono via- 

-Sarà fatto-

I due scesero al piano inferiore, il più grande stava per uscire di casa quando Yukimura si affrettò a fermarlo.

-Stavi dimenticando questo- disse per poi passarli un ventaglio chiuso.

L’altro lo prese, ringraziò e poi se ne andò.

Sulla via, proprio fuori da casa, trovò Haruna e Fuyuka, avvolte in abiti multicolore mentre tenevano un ombrello di bambù di colore rosso.

-Buonasera Shirou, quanta eleganza-

-Mai quanto voi- rispose lui.

-Ci aduli come sempre- replicò Fuyuka.

-E’ solo la verità-

-Dove dobbiamo andare questa sera?-

-Un piccolo izakaya(1)-

-Allora vedi di non esagerare con il sakè!- scherzò Haruna.

-Ho imparato ancora tempo fa a non cedere troppo alle offerte dei clienti…- sospirò Shirou, ricordando un evento non molto piacevole del passato.

-Avanti, arriveremo in ritardo se non ci muoviamo!- osservò Fuyuka.

I tre pagarano un risciò vicino in attesa di clientela e si avviarono verso il locale.

 

****

 

-Sai che non adoro i posti come quelli, Ryuuji!- 

-Non ti piace la gente che li frequenta o cosa servono?-

-Sia l’uno che l’altro-

-Ma non hai mai disdegnato un bicchiere di sakè prima di partire per una missione-

-Lo faccio solo perché è la tradizione, porta fortuna-

-Hiroto, sai che non possiamo vivere di solo lavoro vero? E ora che la nostra nave è in congedo qui a Tokyo dovremmo pensare a svagarci in qualche modo-

-Per svagarci abbiamo molto tempo a disposizione, ora in Cina è l’esercito che conta…-

-Direi quindi di sfruttare il tempo che abbiamo fin da ora, non vorrai mica sprecarlo!- esclamò il verde.

I due piloti dopo un lungo periodo di servizio al largo delle coste cinesi poterono tornare in patria. 

La loro nave era approdata nella baia di Tokyo lasciando quindi un certo grado di libertà all’equipaggio fino a nuove disposizioni.

Hiroto e Ryuuji camminavano fianco a fianco da buoni amici, vestiti entrambi con l’uniforme blu scuro della marina imperiale per darsi un tocco di eleganza anche se non erano degli ufficiali.

Erano nella periferia della capitale, la zona più vicina alla base dell’arsenale di Yokosuka.

Era da tempo che non passavano per quelle strade con tutti quegli edifici che parevano fermi al secolo precedente.

-Allora dove stiamo andando?- chiese Hiroto con tono scocciato.

-Un posto di cui mi hanno parlato molto bene, ottimo cibo e bere-

-Lo spero, non ce la faccio più del cibo della mensa di bordo!-

-Non siamo lontani-

I due camminarono ancora per qualche istante fino a raggiungere un edificio dalla quale sembrava provenire della musica. Ai lati della porta erano appese delle lanterne di carta rossa.

Entrarono nel locale.

Un uomo piuttosto basso e anziano li accolse, era il proprietario e subito fece accomodare i clienti.

-Ah soldati, avanti entrate- esordì l’uomo.

La stanza era piuttosto piccola, un bancone con degli sgabelli e un ambiente poco luminoso.

-In realtà siamo piloti della marina- precisò Ryuuji.

-E’ lo stesso, servite sempre il divino imperatore! Venite, per voi c’è posto nella sala affianco, resterete stupiti-

I due vennero guidati nell’altra stanza, molto più grande, i tavoli, molto bassi, stavano lungo le pareti mentre nello spazio vuoto al centro, una donna dai capelli blu ballava in modo elegante e sinuoso con un ventaglio, mentre un’altra dai capelli e occhi viola l’accompagnava suonando uno shamisen e cantando con una voce allegra.

Non c'erano sedie, o sgabelli, ci si doveva sedere per terra come da tradizione dei tempi passati.

-Ordinate qualcosa? Mia moglie cucina degli ottimi yakitori e abbiamo un sakè d’eccellenza- chiese il proprietario il proprietario.

-Allora yakitori e sakè per entrambi- ordinò Ryuuji.

Il piccolo uomo si congedò con un inchino e uscì dalla stanza.

-Geisha, non sono mai stato ad un loro spettacolo- disse il verde.

-Neanch’io, ma sono piuttosto brave- rispose Hiroto per poi continuare:

-Me le immaginavo più truccate, invece loro non hanno neanche un filo di rossetto…-

-Perché loro sono geisha, chi si esibisce truccata è una maiko, un’apprendista- s’intromise una figura sconosciuta dai capelli argentei, un kimono grigio e il volto completamente bianco.

-Chiedo perdono per aver udito la vostra conversazione- s’inchinò.

-Oh… non è nulla, quindi se loro sono geisha vere e proprie… tu sei un’apprendista?- domandò Hiroto.

-Più o meno- la figura aprì il ventaglio azzurro e si coprì parte del volto.

-E quindi chi saresti?- chiese Ryuuji.

-Solo qualcuno al vostro servizio, per intrattenervi o anche solo conversare amabilmente- rispose l’argenteo mostrando un sorriso.

-Siete sempre così misteriose voi geisha?- 

-E voi servitori dell’impero fate sempre così tante domande?-

Il verde si lasciò andare ad una risata allegra:
-Ci ha proprio zittito!- aggiunse.

-Possiamo sapere almeno il tuo nome?-

-Fubuki Shirou-

-Tempesta di neve bianca(2)… se non erro nella nostra marina abbiamo una classe di navi che si chiama Fubuki, giusto Hiroto?-

L’altro annuì ma in realtà non stava ascoltando, era troppo occupato a capire chi fosse veramente quella persona truccata di bianco.

-Quindi siete marinai?-

-Piloti- replicò il rosso.

-Esattamente, il mio amico Hiroto sta per diventare un asso, quattro abbattimenti nei cieli della Cina!- aggiunse Ryuuji dando una pacca sulla spalla dell’amico.

-E’ ancora lunga la strada per diventare un asso- sospirò l’altro.

-Cina? E dove di preciso?-

-Dove saremmo dovuti essere, Shangai, Nanchino…-

-A Shangai mi salvò la vita una volta- sorrise Midorikawa.

-Quindi siete anche un cavaliere e salvatore, non solo un pilota ed asso-

Hiroto rimase spiazzato da una tale affermazione.

-E’ solo un complimento per la vostra audacia e destrezza-

-Oltre che misteriose anche schiette…- rispose il rosso con una punta di imbarazzo.

In quel momento tornò il proprietario dell'izakaya, con sé aveva degli asciugamani umidi per i due clienti in modo che potessero lavarsi le mani. Poi portò una piccola bottiglia di sakè tiepido con due bicchieri e un piatto in legno di yakitori, spiedini di pollo.

-Prego Shirou serviti anche tu- propose Hiroto.

-No, non credo sia il caso- rifiutò.

-Ci devi almeno concedere un piccolo brindisi, c'è abbastanza sakè per tutti. Scusi, potrebbe portare un terzo bicchiere?-Ryuuji si rivolse al proprietario che tornò dopo pochi secondi con il bicchiere per poi lasciare i ragazzi con un inchino.

Il verde versò la bevanda per tutti.

Esitante pure Shirou prese il bicchiere e come gli altri lo alzò verso l'alto.

-A cosa brindiamo?- domandò Ryuuji.

-Direi ai piloti della marina- propose L'argenteo.

-E alle geisha- aggiunse Hiroto.

-Ai piloti della marina e alle geisha! Kampai(3)!- esclamarono in coro per poi bere.

Nel frattempo le due geisha, finirono il loro spettacolo.

La più giovane, Haruna, si inchinò per raggiungere l'altra.

-Mi dispiace miei signori ma temo che sia giunto il momento- pronunciò Shirou con un cenno di dispiacere.

-Dovete andare via di già?- chiese il rosso sorpreso.

-Al contrario ora è il mio turno!- si alzò da terra e lentamente si mise nel mezzo della stanza. La poca illuminazione rendeva l'atmosfera più intrigante.

Le due geisha iniziarono a suonare, Fuyuka con lo shamisen, mentre Haruna con un flauto di bambù.

La melodia non era più allegra e vivace, ma più lenta, dolce ma allo stesso tempo malinconica. 

Il ragazzo aprì il proprio ventaglio, iniziò a farlo ruotare a ritmo di musica, lentamente poi sempre più veloce. lo lanciò in alto e lo riprese con l'altra mano e la musica rallentò il ritmo.

Passo dopo passo, Shirou iniziò a muoversi in una serie di giri e ampi gesti con le braccia coprendosi di tanto in tanto il volto con il ventaglio azzurro. Era diverso rispetto ad Haruna, il suo modo di fare e di ballare, ma comunque elegante e aggrazziato. 

Hiroto si trovò ipnotizzato da quella danza.

-Lei è ancora più brava della ragazza di prima- commentò Ryuuji.

La danza durò diversi minuti che agli occhi dei clienti non parvero che pochi secondi di piacere prima della fine.

Con la fine della musica, anche Shirou finì di danzare e si inchinò. Anche la sua esibizione venne accolta da una serie di applausi tra i quali anche Ryuuji e Hiroto.

Il giovane si fece da parte, lasciando ad Haruno il "palco". Lei iniziò a suonare da sola il flauto mentre Fuyuka smise di suonare per intrattenere alcuni clienti del tavolo vicino.

Il proprietario era più che soddisfatto, i clienti continuavano a ordinare da bere e da mangiare per poter rimanere lì e godersi lo spettacolo.

Shirou tornò dai due ragazzi che ancora stavano finendo di mangiare gli yakitori.

-Un esibizione fantastica!- esclamò Ryuuji.

-Vi ringrazio… ma non vi ho nemmeno chiesto il vostro nome- 

-Ryuuji Midorikawa e lui è…-

-Hiroto Kiyama, molto onorato-

-Sapete, di solito non ho mai delle serate così piacevoli con i soldati o i marinai… dovrò cercare più piloti tra i miei clienti-

-Assicurati che siano piloti della marina- sorrise il verde.

-Ne terrò conto-

I tre ragazzi continuarono a parlare in tutta tranquillità, di volta in volta Shirou si assentava per andare da altri clienti dell'izakaya e lo stesso facevano Haruna e Fuyuka, ma dopo qualche minuto tornava sempre al tavolo dei piloti fino a quando non finì il tempo dell'esibizione.

-Temo che dovrò lasciare voi e le amabili conversazioni che stavamo intrattenendo- 

-Un vero peccato… spero che potremo incontrarci nuovamente- mormorò Hiroto.

-Lo spero anche io, è stato un onore-

Shirou si alzò e salutò i due piloti con un inchino per raggiungere poi le due geisha. Riscosse il pagamento per la serata e uscirono fuori dal locale.

Hiroto e Ryuuji rimasero nell'izakaya ancora un po'.

-Cosa dicevi? Non ti piacciono molto questi posti?- lo stuzzicò il verde.

-Ammetto che è stata una serata divertente, non mi aspettavo di incontrare delle geishe così…-

-Affascinanti? Ti capisco, ma ora è meglio se andiamo si è fatto tardi-

I due se ne andarono tornando verso la base. 

Lungo il tragitto, un dubbio continuava ad assillare Hiroto e a presentarsi nella sua mente, chi era veramente quella geisha dai capelli argentati?

 

****



 

1) Izakaya: locali simili alle osterie o ai pub, di solito si servono alcolici (soprattutto sakè in passato) e alcuni piatti come appunto lo yakitori per accompagnare la bevanda

 

2) Tempesta di neve bianca: è la traduzione letterale del nome di Shirou (Shirou: bianco, Fubuki: tempesta di neve). Inoltre come osservato da Ryuuji, Fubuki era il nome di una classe di cacciatorpedinieri dell’epoca.

 

3) Kampai: esclamazione durante i brindisi in  Giappone, si può tradurre grosso modo con il nostro “salute” o “cin”.


Piccolo angolo d’autore…

Ho impiegato un po’ più tempo del solito,

ma vi lascio con un capitolo più lungo.

Dopo l’azione su Shangai e brutti incontri con la kempeitai,

un po’ di vera tranquillità (o almeno nella periferia di Tokyo).

E poi è tornato il nostro Atsuya anche se in una breve 

parentesi per mostrare un piccolo spaccato della sua

vita universitaria e con chi ha a che fare ogni giorno.

Per la seconda volta vi è un salto temporale, 

siamo arrivati nell’autunno del 1939 e purtroppo in Europa…

beh non credo mi debba spiegare più di tanto, credo si sappia

o almeno si sia intuito cosa sia scoppiato.

Tuttavia in Asia invece si è ad un punto morto tanto che i nostri 

cari piloti sono tornati a casa a tempo da definirsi.

Come sempre mi auguro che il capitolo sia di vostro

gradimento, per la “lezioncina” oggi ho un argomento

più leggero  breve ma che può aiutare a capire

un po’ alcune espressioni di Hiroto e Ryuuji… vi siete

mai chiesti il perché sottolineano sempre

di essere piloti della marina e non vogliono

essere confusi con l’esercito? 

Mi sono trattenuto fin troppo per ora, 

alla prossima!
Un saluto

 

_Eclipse

 

Rivalità di interservizi: con questo termine si definisce la rivalità può sorgere tra i componenti delle forze armate. In Giappone tale rivalità raggiunse il culmine a partire dagli anni ‘20. La rivalità tra marina ed esercito era dovuta alla scarsità di risorse (soprattutto  petrolio) e sulle strategie contrastanti per poterle ottenerle: l’esercito puntava a invadere la Russia per ottenere le risorse in Siberia, la marina invece pianificava di invadere l’Indonesia (all’epoca Indie orientali olandesi) per prendere possesso dei ricchi pozzi petroliferi. Tale rivalità fu accentuata a causa di alcune sconfitte contro i russi sui confini a nord, l’esercito perse prestigio e la marina divenne l’interesse degli industriali. Allo stesso modo erano rivali anche i piloti in quanto l’aeronautica era divisa in due rami, una sotto controllo dell’esercito e una sotto controllo della marina. La rivalità fu tale che la marina creò dei propri corpi di fanteria e di paracadutisti mentre l’esercito fece costruire per sé alcuni mezzi navali tra cui alcune piccole portaerei di scorta.

   
 
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