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Autore: _Trixie_    24/03/2020    5 recensioni
Onestamente? Emma non aveva idea di come fosse successo.
Ancora più onestamente? A Emma non importava, come fosse successo.
Aveva vissuto la sua intera esistenza cacciandosi in situazioni che, nella migliore delle ipotesi, erano imbarazzanti o in cui rischiava di lasciarci la vita. O, peggio, di umiliarsi di fronte a Regina. Così, quando Emma si rese conto che lei e Regina non facevo che comportarsi come se fossero sposate l’una con l’altra, Emma non si fece alcuna domanda.
[Swanqueen fluff, tutto qui]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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V
C’era una volta in un sogno
 
 
 
 
 
La buona notizia era che sua madre non aveva detto nulla a Regina della loro conversazione di qualche giorno prima.  
La cattiva era che Emma non aveva ascoltato una sola, singola parola di quello che il sindaco aveva appena detto. In sua difesa, Emma aveva una più che valida ragione per non aver ascoltato Regina e, a ben guardare, la colpa era di Regina stessa. Emma non aveva potuto fare altro che ammirare il viso di Regina, le rughe appena accennate agli angoli della bocca e le lunghe ciglia sotto cui brillavano gli occhi più belli che la signorina Swan avesse mai visto. Ma quello che aveva irrimediabilmente distratto Emma, quella mattina nell’ufficio del sindaco, erano stati gli orecchini a forma di acchiappasogni che il sindaco indossava. Gli stessi che Regina portava la sera del loro primo incontro.
«Sceriffo Swan!»
La voce di Regina, perentoria, fece sobbalzare Emma sulla sedia davanti alla scrivania del sindaco. «Cosa?!»
«Mi stavi ascoltando, almeno?!» domandò Regina, spalancando le braccia in un gesto a metà tra il rassegnato e l’incredulo.
«Certo che ti stavo ascoltando!» rispose Emma, come se fosse mortalmente offesa dalle insinuazioni del sindaco.
«Ma davvero? E cosa ho detto, esattamente?» incalzò Regina, incrociando le braccia al petto.
«Stavo ascoltando. Solo che… non ho capito».
Regina sospirò profondamente e alzò gli occhi al cielo. «Si può sapere cosa ti passa per la testa, oggi? Il tuo livello di attenzione è sempre stato vergognoso. Ma non credevo potesse peggiorare».
«Ehi!» protestò Emma, incrociando le braccia al petto. «So ascoltare!»
«Lo so» fece Regina e il suo tono non lasciava dubbi sul fatto che di questo il sindaco non dubitava affatto. «Ma ascolti solo quando ti interessa».
Fu il turno di Emma di alzare gli occhi al cielo, per poi rubare un post-it dalla scrivania di Regina, farne una piccola pallina e lanciarlo addosso al sindaco. La pallina rimbalzò sulla spalla di Regina prima di cadere a terra, e il sindaco non si scompose minimamente, se non sollevando un sopracciglio.
«Oltraggio a pubblico ufficiale».
Emma sorrise e scosse la testa. «Allora, abbiamo finito questa inutile riunione sul budget della stazione? Possiamo andare a pranzo, ora?»
«A pranzo?» domandò Regina, confusa.
«A pranzo. Perché altrimenti avrei chiesto questo orario, per la riunione?» domandò lo sceriffo, alzandosi in piedi e stiracchiandosi, come se fosse stata seduta per ore quando in realtà si era trattato solo di un quarto d’ora scarso.
Regina esitò. «Per andare a pranzo… insieme?»
«Perspicace, sindaco Mills. Potrei persino assumerti come vicesceriffo».
Regina si alzò dalla scrivania, sorridente. A Emma piaceva, quando Regina sorrideva. Ma il fatto era che non tutti i sorrisi di Regina erano uguali e, quel tipo di sorriso in particolare, Emma lo sapeva, portava raramente ad esiti positivi per lei.
«Ti piacerebbe avermi sotto di te, sceriffo Swan. Fortunatamente, sognare non costa nulla».
 
*

Erano quasi arrivate al Granny’s, ma Emma non si era ancora ripresa dalle parole di Regina, così avevano passeggiato in silenzio, l’una accanto all’altra, godendosi la giornata soleggiata e la fresca aria primaverile.
«Henry mi ha detto una cosa» esordì infine Regina, dopo essersi schiarita la voce.
«Henry ti dice decisamente troppe cose. Non dovrebbe essere in quella fase in cui nasconde tutto ai suoi genitori e si ribella a ogni regola o imposizione?»
«Credo che per lui quella fase sia stata alquanto precoce, signorina Swan».
Emma non poté fare altro se non annuire, poi infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans. «Allora, cosa ti ha detto il ragazzino?»
E Regina smise di camminare, costringendo Emma a fare lo stesso. Si trovavano in una stradina laterale, perciò, anche se erano poco distanti dalla via principale, non c’era nessuno intorno a loro.
«Mi ha detto che sei molto distratta, da un paio di giorni. Da dopo… Da dopo un pranzo con tua madre».
Emma si strinse nelle spalle, non rispose.
Regina fece un passo verso di lei, sorridendole.
E Emma si costrinse a tenere le mani ben piantate nelle tasche di jeans perché in quel momento avrebbe solo voluto accarezzare il viso di Regina e… e… Emma deglutì visibilmente.
«Va tutto bene, Emma?»
La signorina Swan annuì vigorosamente, incapace di distogliere lo sguardo dalle labbra di Regina, che si stirarono dolcemente in un sorriso confortante.  
«É solo… è solo che…»
«Sì?» fece Regina, scuotendo debolmente la testa, gli orecchini a forma di acchiappasogni mandarono un bagliore dorato catturando la luce del sole.
«Niente» minimizzò Emma. «Solite cose» aggiunse, riprendendo a camminare verso il Granny’s. E Regina si limitò ad annuire e seguirla.
 
*
 
Il pranzo fu piacevole e Emma insistette per accompagnare di nuovo Regina al municipio, nonostante non ce ne fosse alcun bisogno. Il sindaco stava per salutarla e rientrare in ufficio, quando Emma allungò la mano verso di lei e, per un istante, Regina credette che la signorina Swan stesse per afferrarle il viso e… baciarla.
Ma Emma si limitò a prendere uno dei suoi orecchi tra le dita, per qualche secondo soltanto, durante i quali Regina rimase perfettamente immobile.
«Li portavi anche la prima volta in cui ti ho vista» fece Emma, sorridendo nostalgicamente.
Regina accennò un sorriso a sua volta. «Ti ricordi ancora che orecchini portavo quella sera?»
«Ricordo tutto di…» te, stava per dire Emma, ma si fermò appena in tempo, «quella sera».
Il sindaco annuì. «E ancora nessuna delle due immaginava che Henry ci aveva appena sconvolto la vita».
«Oh, io lo sapevo» affermò Emma, stringendosi nelle spalle.
«Giusto, Henry ti aveva appena detto di essere tuo figlio…»
«Ah, no, non quello. Quell’informazione era troppo grande per essere digerita in qualche ora. Non ho capito cosa fosse successo se non dopo giorni».
«E allora… cosa?» domandò Regina, incuriosita.
«Non cosa, chi. Non è stato uno dei miei momenti migliori come madre, ma quando ho riportato Henry da te, la prima cosa che ho pensato è che fossi la donna più bella che avessi mai visto» rispose Emma.
Rimasero in silenzio, Emma e Regina, a guardarsi per qualche secondo, prima che il cervello della signorina Swan registrasse quello che aveva appena detto la sua bocca, facendo avvampare Emma dai piedi fino alla radice dei capelli.
Fece per parlare di nuovo, ma Emma non avrebbe saputo cosa altro dire, così pensò di fare quello che le riusciva meglio: scappare, correre lontano. Girò sui tacchi, intenzionata a mettere quanta più distanza possibile tra lei e il sindaco, ma fece giusto in tempo a fare qualche metro quando si sentì chiamare dalla voce di Regina. E, alla voce di Regina, Emma non sapeva resistere, perciò prese un respiro profondo e si voltò.
Il sindaco si avvicinò a passi veloci, ma misurati. Studiò Emma per qualche istante prima di parlare.
«Ci sono ancora alcuni dettagli del budget della stazione che vorrei discutere con te. Prendi appuntamento con la mia segretaria appena puoi, Emma» disse Regina, per poi voltarsi. «Orario di pranzo».
Emma sospirò, l’espressione sognante.
Regina era ancora la donna più bella che avesse mai visto in vita sua.
 


 
 
NdA
Buon pomeriggio <3
Solo una piccola nota sul titolo del capitolo di oggi, perché è ispirato alla canzone “Once Upon a Dream” di Lana del Rey (da Maleficent).
Grazie per aver letto <3 A presto!
T.
   
 
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