Impegno
Fu molto,
molto meno stressante di quanto Goten si sarebbe mai
aspettato. Certo, le giornate di allenamento con Trunks
erano molto più divertenti di quelle con Junior, ma dovette ammettere con se stesso che, stanchezza a parte, quello stile di vita gli
piaceva: qualche ora di scuola, e poi una sorta di vacanza dallo studio e dai
suoi genitori di ben due settimane da passare ad allenarsi, sì, ma anche a
chiacchierare, a scherzare e a divertirsi. E poi quell’allenamento per lui non
era così faticoso, almeno fino a quel momento. Doveva limitarsi a tenere la
barriera più a lungo possibile e aveva scoperto di poterlo fare per qualche ora
senza problemi, anche subendo i tanto temuti attacchi energetici, che dentro la
camera potevano essere lanciati senza rischiare danni. Di solito erano i suoi
avversari che dovevano fermarsi a riposare.
Con una dovuta eccezione.
«Alzati.»
Goten alzò la
testa, esausto: «Sono due giorni che non mi siedo, almeno quello. Posso creare
la barriera anche da seduto.»
Junior
gli lanciò una sfera di energia: «Ho detto ALZATI!»
Goten non ebbe
neanche la forza di guardare. Una barriera viola in miniatura comparve
direttamente attorno alla sfera di energia, trasformandola in un’innocua
pallina che gli rimbalzò in testa, dopodiché, semplicemente, crollò dal sonno.
Junior, apparentemente indifferente al ragazzo addormentato, prese la pallina
viola in mano e osservò in trasparenza il suo colpo, perfettamente attivo e
funzionante ma cristallizzato. Provò a sfondare la piccola barriera, ma non ci
riuscì. Si voltò verso Goten, che russava debolmente,
e sorrise soddisfatto.
«Eccellente.»
Gohan guardò
di storto il vecchio maestro, mentre Goten fuggiva a
gambe levate dalla Stanza per raggiungere Trunks.
«Hai
esagerato.»
«Neanche
un po’.»
Il
giovane uomo sospirò: «Se fai passare a Goten la
voglia, tutto questo lavoro andrà in fumo, lo sai, vero?»
Junior si
limitò a lanciargli la pallina viola: «E tu lo sai che tuo fratello dà il
meglio di sé sotto pressione, vero?»
Gohan guardò
la pallina controluce, impressionato. Il namecciano
aggiunse: «È là dentro da quattro giorni e la barriera non dà segni di
cedimento. Se ci si mette, Goten è il degno figlio di
Goku quando si allena, anche migliore di te. Sarebbe un guerriero fantastico.»
«Lui è un guerriero fantastico. Un guerriero
specializzato in difesa. Ci mancava nella squadra uno così, no?»
Junior
sospirò: «Certo, ma se superasse quel blocco, sarebbe ottimo anche in attacco.»
«Cominciamo
così. Comunque, quanto ci hai messo a fargli fare questo?»
«Due
giorni.»
«Non interi, vero?»
Il namecciano si limitò ad annuire e Gohan
fece una smorfia: «Oh mamma...»
Si rigirò
la pallina fra le dita: «E di questa cosa ne facciamo?»
Goten, che era
tornato indietro a recuperare il fratello, intervenne: «Posso tenerla io? Solo
fino a stasera!»
«Che vuoi
farne?»
«Smaltirla
in modo ecologico. Stasera devo venire a cena da te, no?»
Gohan annuì
perplesso: «Sì...»
«Allora
ci penso io.»
Goten si
allontanò con la sua sferetta in mano, lasciando Gohan
e Junior perplessi.
«Fammi
indovinare. Stai per autoinvitarti a cena.»
«Mi basta
giusto un bicchiere d’acqua.»
L’uomo
sospirò, pensando a cosa avrebbe detto Videl. Quante
ne doveva sopportare, per il suo fratellino...
Alla fine
della cena, Goten prese sulle spalle la sua nipotina
e la portò fuori, in cortile, seguito da Gohan, Videl e Junior.
«Sei
pronta per la sorpresa?»
Pan
esultò: «Sììì!»
Goten sorrise:
«E allora non staccare gli occhi dal cielo.»
Detto
questo, prese dalla tasca la sua pallina viola e con uno scatto la lanciò in
alto con tutte le sue forze, per poi prendere la mira, con un occhio chiuso, e
lanciare un colpo energetico dall’indice, netto e preciso, diretto solo alla
sua piccola barriera e a quel minuscolo punto debole che forse solo lui era in
grado di individuare. Il colpo cristallizzato di Junior esplose in un turbinio
di luci e colori.
«I fuochi
d’artificio!!!»
Goten sorrise:
«Sei felice?»
«Sììì! Grazie, zio Goten, è
bellissimo!»
«Prego,
Pan.»
Alle loro
spalle, Gohan era con gli occhi sbarrati, con più o
meno la stessa faccia con cui, anni prima, aveva assistito alla prima
trasformazione di Goten in Super Sayan.
«Non. Ci.
Credo. Erano anni che non sparava un colpo!»
Junior
sorrise: «Che ti dicevo? Se vuole, è un genio. Sprecato, ma un genio.»
Gohan scosse
la testa: «No, non sprecato. Solo... pacifico.»
«Che, in
un mondo di guerrieri, è un po’ sprecato.»
«Ma in un
mondo in pace, è perfetto. Lui potrebbe davvero capire come usare quello che ha
imparato per combattere in modo pacifico. Sarebbe fantastico.»
«In un
mondo in pace.»
Gohan sorrise:
«Per quello ci siamo io, te e tutti gli altri, no?»
«Vuoi
troppo bene a tuo fratello.»
«Gli vuoi
bene anche tu, o non ti impegneresti così tanto. E a te non piacerebbe un mondo
di pace?»
Junior
sospirò: «I figli del più grande guerriero dell’universo pacifisti, che
ironia.»
Ma anche
lui rimase per un po’ a guardare rapito ciò che il suo colpo distruttivo e un
genio pacifista avevano prodotto, insieme: uno spettacolo in cielo e la risata
di una bambina.
«Sinceramente,
inizio ad essere un po’ stanco…»
Trunks,
trasformato in Super Sayan, fece una smorfia
imbarazzata. Goten non aveva tutti i torti, per
cercare di stimolarlo avevano deciso, per quella sessione di allenamenti, di
alternarsi a turni di venti minuti nella Stanza, e quindi il ragazzo aveva
dovuto sostenere i colpi a piena potenza sia di Junior che di Gohan prima di lui. Trunks
indugiò. Avrebbe dovuto fermarsi o continuare?
Goten,
all’interno della sua barriera, sbadigliò vistosamente, con la bocca
completamente spalancata. Trunks decise di testare
l’amico un’ultima volta, e poi fermarsi: lanciò un colpo energetico proprio
nell’istante in cui gli occhi dell’amico erano chiusi, tenendosi pronto, se
necessario, ad acchiapparlo al volo e a buttarlo a terra.
Un
istante prima che la sfera di energia colpisse la barriera, questa cambiò
colore, passando da viola a verde acqua, e, non appena il colpo venne a
contatto con essa, per un attimo assunse quella tonalità d’oro che Trunks era abituato ad associare al Super Sayan. Goten sussultò, sbarrando
di colpo gli occhi, e dalla sorpresa lasciò cadere la barriera.
Trunks corse da
lui: «Got, che succede?»
Il
ragazzo si fissò le mani perplesso: «Io… io non lo so. L’ultimo colpo… invece
che stancarmi mi ha dato una botta di adrenalina. Come se avessi bevuto una
tazza di caffè.»
«Questo è
strano… pensi di poterlo rifare?»
«Non lo
so. Possiamo provarci.»
Trunks caricò
il colpo, mentre Goten cercò di rifare quel che aveva
creato poco prima. Il primo risultato però fu la solita barriera violetta.
Trunks, prima
di lanciare l’onda energetica, gli disse: «Prima era di un altro colore.»
«Lo so,
dammi un momento.»
Non aveva
mai provato a cambiare la tecnica di base della sua barriera prima di allora,
ma chiuse gli occhi e si concentrò sull’energia proveniente dal corpo di Trunks, un’aura che conosceva benissimo. Poteva avvertirne
la concentrazione nelle dita, nella mano, nel braccio e ancora più su, nel
tronco… Non era semplice, ma provò a concentrare la propria aura non per respingere, ma per accogliere quella dell’amico.
Trunks, ben
concentrato a non far partire il colpo per errore, notò come la barriera
intorno a Goten iniziasse a cambiare colore, passando
dal viola al rosso, dal rosso al blu dal blu al verde; soprattutto, però, notò
l’espressione del ragazzo, che da corrugato dallo sforzo, lentamente, si
rilassò, aprendo appena la bocca, cambiando il ritmo del respiro, fino a
sembrare in uno stato di concentrazione mistica. Il ragazzo dai capelli viola
quasi si spaventò, non aveva mai visto Goten
comportarsi in quel modo e soprattutto non aveva mai avvertito la sua aura
modificarsi in quella maniera, cambiando repentinamente frequenza, quasi non
fosse più lui, per poi diffonderla con un tocco leggero delle dita attraverso
la sua barriera, che si stabilizzò nel colore verde acqua di poco prima.
«Ora.»
Fu un
sussurro leggero, ma detto con una tale convinzione che Trunks
sentì un brivido lungo tutta la schiena e obbedì all’istante, lanciando il
colpo. L’onda energetica impattò sulla barriera e ne venne completamente
assorbita, facendo cambiare a quest’ultima il colore in oro e, quasi come se
fossero una cosa sola, facendo trasformare all’istante Goten
in Super Sayan, come non faceva da anni. Trunks, dallo spavento, cadde a terra tornando normale,
mentre Goten, ancora concentrato, cercava gestire
quella quantità improvvisa di energia. Aveva adattato la propria barriera, la propria
aura a quella di Trunks; ora doveva fare l’opposto,
adattare l’energia dell’amico alla sua…
Lentamente,
la barriera si spense, tornò verde acqua e poi violetta. Goten,
invece, continuò a risplendere ancora per un po’ della luce del Super Sayan, ma poi anche lui, in qualche modo, si spense e tornò
il solito. Tolse la barriera, ma ancora per qualche istante rimase in quella
fase di concentrazione assoluta, per poi crollare definitivamente a terra di
fronte all’amico con un leggero fiatone. Non aveva ancora riaperto gli occhi.
«Got…
C-che è successo?»
Di tutta
risposta Goten ridacchiò e si costrinse a riaprire
gli occhi. Trunks sussultò leggermente: erano di un
colore strano, non più blu da Super Sayan ma neanche
ancora scuri come al suo solito.
«Non ne
ho idea, Trà, ma è stato fantastico! Non so come, ma
in qualche maniera sono riuscito a prendere la tua onda energetica e… a farla
mia. Per un attimo mi sono sentito forte e combattivo come quando ero bambino!»
Trunks scosse
la testa: «Non ti sei sentito… lo
eri! In tutto e per tutto! Sei diventato Super Sayan,
cavolo!»
Goten sussultò
dalla sorpresa, e solo allora l’amico si rese conto che era tornato davvero il
solito: «Eh? Sul serio?»
«Non te
ne sei neanche accorto?»
Goten arrossì
leggermente: «No… vedi, ho cercato di concentrarmi sulla tua energia e quando
mi è arrivata… per un attimo mi sono sentito come te. Come se non avessi mai
smesso di allenarmi.»
Trunks si alzò
e si diresse verso la porta. Era contemporaneamente spaventato ed eccitato:
«Questa dobbiamo raccontarla a Gohan e Junior.»
Goten si
agitò: «No! No, aspetta! Poi Junior mi torturerà finché non riuscirò a rifarlo
e non so neanche come ho fatto!»
«Sei tu
che non ti rendi conto! Hai appena fatto qualcosa di straordinario, che non ho
mai visto fare a nessun altro! Per un attimo sei diventato un altro Goten, uno potentissimo!»
Goten
ridacchiò: «Solo perché sono riuscito a trasformarmi in Super Sayan dopo sette anni…»
Trunks gli
sorrise: «Neanche lontanamente, l’hai fatto prima di quello. E sono sicuro che quel Goten che
si nasconde dentro di te potrà fare cose straordinarie!»
Goten,
incapace di replicare, sospirò: «Continuo a ripeterlo, ma nessuno mi ascolta:
non caricatemi di aspettative, non le reggo…»
Goten non
guardò mai in faccia né Junior né Gohan durante tutto
il racconto di Trunks. Aveva paura delle loro
espressioni, e delle loro aspettative. Quando Trunks
finì di parlare, Gohan era pronto a intavolare una
discussione, ma Junior non gliene diede il tempo e si rivolse direttamente a Goten.
«Vieni
con me. È ora di cambiare tipo di allenamento.»
Il
ragazzo fece una smorfia: «Lo sapevo…»
Demoralizzato,
fece per tornare dentro la stanza, ma il namecciano
gli mise una mano sulla spalla.
«No, non
lì.»
«Eh?»
Gohan
intervenne: «Ma Junior, se non siamo all’interno della Stanza dello Spirito e
del Tempo, il tempo scorrerà!»
Il namecciano sbottò: «E tua madre dovrà farsene una ragione!
Avevi ragione, Gohan, tuo fratello è un guerriero
completamente diverso, e io ho sbagliato a volerlo allenare come ho fatto con
te. Ha bisogno di un allenamento apposito, e su questo pianeta sono fra i più
esperti a poterglielo impartire. Ma ci serve una cosa che nella Stanza non c’è,
purtroppo.»
Goten era
confuso, intimorito e incuriosito allo stesso tempo. Junior se ne accorse e lo
guardò negli occhi: «Tu lo sai, i miei allenamenti non sono per pappamolla. Tu
ne hai timore, lo so bene, ma credimi, il racconto di Trunks
mi ha fatto capire di cosa hai davvero bisogno. Seguimi, e ti garantisco che
non dovrai più avere paura di quello che sei. Se superi questa tua paura, non
so se sarai il guerriero più forte, ma di sicuro sarai una persona migliore,
più serena e non avrai più quella faccia da topolino terrorizzato. Allora,
vieni con me o rimani a rintanarti per sempre nella tua cameretta a sentire le
persone che non capiscono il tuo potenziale ripeterti che sei un fallito?»
Goten sospirò:
«Non ci sei andato per il sottile, eh?»
«Ti ho
sottovalutato e ti ho lasciato sottovalutare per troppo tempo, è il momento di
recuperare.»
«Per
quanto mi scocci ammetterlo, se non ci riesci tu non ci riuscirà nessuno.»
«E allora
andiamo.»
E rieccoci qua! Gli allenamenti di Goten continuano senza sosta e qualche effetto
evidentemente lo stanno producendo… ma quali bisognerà ancora scoprirlo! Una
cosa ve la posso assicurare, Junior cambierà stile di allenamento ma non ci
andrà leggero neanche in questo caso.
Ringrazio tantissimo bulmasanzo
per il suo incoraggiante commento e le auguro il mio più sincero bentornata
sulle mie storie.
Al prossimo capitolo!
Hinata 92