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Autore: Dama DeLupottis    25/03/2020    2 recensioni
Seguito di "Un bisturi al posto del cuore", ma può essere benissimo letta separatamente, visto che le storie hanno in comune solo i protagonisti. In sintesi parla della difficile storia d'amore fra un chirurgo e una sua (ormai) ex-paziente di ben 28 anni più giovane. Gli ostacoli non sono pochi, e da come si può intuire dal titolo alcuni di essi possono essere piccoli, ma molto "ingombranti"! non voglio svelare parte integrale della trama quindi...buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Pov. Dario
 
Ce l’ho fatta! Ho rischiato un arresto cardiaco, ma sono riuscita a raggiungerla! Corro a stringerle la mano e con gli occhi lucidi e la voce in affanno sussurro: -Eccomi Anna! Sono qui! Sono qui e non ti lascio!-
 
Lei sorride e lascia che una lacrima le percorra la guancia: una lacrima che io non tardo a raccogliere con il dorso delle mie dita, in onore dei vecchi tempi. La prima volta che avevo fatto questo gesto, neanche la conoscevo e non potevo certo immaginare che quella giovane paziente intimorita sarebbe diventata la donna più importante della mia vita!
 
- Ma quanti siete?- domanda infastidita un’infermiera di sala osservando me, Massimo e Manuel.
 
- Io me ne sto andando!- comunica Massimo prima di chinarsi a dare un bacio sulla fronte ad Anna:- Coraggio eh! Dai che sei una guerriera!- conclude accarezzandole la fronte per poi darmi una pacca sulla spalla e percorrere il corridoio all’indietro.
 
- Siete comunque in troppi! Solo il padre può entrare!- puntualizza la ragazza
 
- Non so chi sia!- sbotta Anna esasperata:- Vuole fare ambarabà ciccì coccò o pensa di poter fare un’eccezione?-
 
- Non faccio io le regole! Se dovessero svenire entrambi, non riusciremmo a gestire la situazione!-
 
- Io non svengo!- preciso piccato dal fatto che lei non sappia chi io sia.
 
La ginecologa incaricata di effettuare l’intervento, che fino ad ora era rimasta in disparte, si avvicina probabilmente attirata dalla confusione.
 
- Professor Camossi! Quale onore!- esclama con un tono quasi sarcastico dopo avermi squadrato per qualche secondo:- Ora capisco il motivo dell’insolito interessamento nei confronti del nascituro!-
 
- S-sì! Ha finito coi commenti? Mi lascia entrare oppure no?- taglio corto indispettito
 
- Può entrare Greta! Garantisco io per lui! – dice all’infermiera per poi rivolgere a me uno sguardo incandescente:- A patto che stia dove deve stare: al suo fianco, come tutti gli accompagnatori delle partorienti! Lei non è un chirurgo nella mia sala. Provi ad atteggiarsi come tale, e la farò uscire immediatamente! Intesi?-
 
Annuisco senza proferire parola. In altra circostanza, avrei risposto per le rime, anzi…ad essere sincero sarei stato quasi intrigato da una donna con tale polso, ma oggi…oggi non me ne importa nulla.
 
Indosso gli indumenti sterili ed entro in sala a stringere la mano sinistra di Anna. A destra per ora c’è Manuel, che come un idiota, ha scelto di stare proprio dove prenderà posto il chirurgo. Io invece mi sono assicurato di poterle stare vicino dall’inizio alla fine.
 
E’ quasi tutto pronto ormai. Stanno preparando il campo sterile e montando un telo che faccia da barriera tra quello e noi, in modo da separare e proteggere Anna, Manuel e me da tutto ciò che di cruento accadrà a breve al di là.
 
- Dario ho paura! Non sento più il mio corpo dalla vita in giù!- sussurra Anna leggermente in panico
 
- E’ normale tesoro! E’ l’anestesia! E’ tutto ok! Non devi preoccuparti di niente! Faranno tutto loro e tra poco sarà tutto finito! E indovina un po’? Tu sarai mamma!- esclamo accarezzandogli dolcemente la testa.
 
Lei annuisce debolmente, ma i suoi occhi sono ancora impauriti. Le suggerisco allora di respirare, come le era stato insegnato al corso preparto, scandendole i tempi.
 
Manuel, che fino ad ora è sempre stato in silenzio, interrompe improvvisamente le nostre respirazioni coordinate:- Ragazzi…io…non mi sento molto bene! Sto…sudando! Eppure ho freddo!-
 
Lo guardo accigliato e…nemmeno il tempo di accorgermi di quanto sia pallido, che lo vedo giacere tra le braccia dell’anestesista.
 
Sono pure costretto ad offrire il mio aiuto per portarlo fuori perché il personale presente in sala è perlopiù femminile. Lo adagiamo su una barella poco al di fuori e mentre altri si adoperano a fargli riprendere conoscenza, io torno da lei.
 
- Caspita! Proprio un cuor di leone sei andata a sceglierti!- esclamo non appena la raggiungo
 
Inaspettatamente lei si mette a ridere di gusto:- Smettila! Mica tutti sono come te!-
 
- Lo so! Io sono unico!- ribatto
 
- Lo sei!- si limita a dire, fissandomi negli occhi in un modo che mi lascia senza parole.
 
- D’accordo cominciamo!- esclama la dottoressa entrando in sala
 
Anna nel sentire la sua voce torna ad agitarsi e so di dover fare del mio meglio per tenerla tranquilla.
 
- Anna, amore, concentrati sulla mia voce! Non ascoltare loro! Ascolta me!- esclamo incatenando i miei occhi ai suoi. Stringo la sua mano nella mia e le accarezzo la testa con l’altra, ma mi rendo conto di non sapere cos’altro dire.
 
-Maledizione!- esclamo sorridendole amaramente:- Non so cosa dirti stavolta per farti stare calma! Ti ho già calmato prima del nostro intervento, ti ho calmato di notte quando pensavi di soffocare, quando siamo rimasti bloccati in mezzo alla neve e tu hai avuto un attacco d’asma! Ti ho confessato il mio amore in quella circostanza e tu non mi hai creduto! Ricordi?-
 
Attendo che lei annuisca e poi proseguo:- Io…non so cosa dirti ora perché tu ormai sai tutto di me! Anche quello che ho cercato di nasconderti! Sono un libro aperto ormai e non c’è niente di straordinario che io possa dirti per distrarti da questa situazione che…ad essere onesto…forse spaventa di più me…e sai perfettamente perché!-
 
- Ci siamo quasi!- esclama la dottoressa
 
- Dimmi che mi ami!- sussurra ignorando ciò che ha appena detto la dottoressa e senza distogliere lo sguardo da me.
 
- E se poi il mondo smettesse di girare?- la punzecchio divertito
 
- Morirei felice!-
 
- Quanto sei scema!- scoppio a ridere divertito:- A volte sei così idiota che se non esistessi, giuro… andrei ad implorare Dio di crearti! Era così buia la mia vita prima che arrivassi tu…e non riesco ad immaginare…-
 
- Eccola!! E’ una bambina!- ci interrompe la dottoressa esultando di gioia:- Camossi! A lei l’onore di tagliare il cordone!-
 
Prendo in mano le forbici e con le mani tremanti dall’emozione, recido quel legame così intimo tra madre e figlia. Lacrime di commozione inumidiscono i miei occhi mentre avvolgono la bambina in un telo e la porgono alla mamma che la abbraccia piangendo a sua volta. Le guardo entrambe e sento il mio cuore scoppiare di felicità. Non ne ho mai provata tanta in tutta la mia vita. Non so cosa avrà in serbo il destino, ma niente e nessuno potrà mai togliermi questo momento in cui sì, ho letteralmente toccato il cielo con un dito.
 
 
Pov. Massimo
 
Il tempo in sala d’attesa sembra essersi fermato. Siamo tutti seduti in silenzio, a fissare il pavimento, la parete di fronte o il soffitto. C’è un’altra famiglia che aspetta con noi: la madre della ragazza in sala stringe una coroncina del rosario in mano, ma è talmente agitata da non riuscire neanche a pregare, il marito della donna continua a fare avanti e indietro per il corridoio, mentre altre due ragazze, forse le sorelle o le cognate cercano invano di tranquillizzare la signora. Ogni tanto ci guardano, quasi a voler trarre un po’ di forza dai nostri camici, o perlomeno la calma che sembriamo ostentare. In realtà siamo tutto fuorché calmi, ma la forza dell’abitudine ci fa sembrare persone dai nervi saldi. Pochi minuti fa ci ha raggiunto anche Manuel: dopo aver passato una buona mezzoretta disteso su una barella con le gambe sollevate, ha ricevuto una bustina di zucchero, un succo e una pacca sulla spalla dalle infermiere, e ora è qua afflosciato su una sedia. Dario lo sfotterebbe a vita per questo, dandogli ogni appellativo inimmaginabile, ma io no di certo. Sebbene non sia svenuto, ho avuto anch’io tempi duri in sala parto, quindi ha tutta la mia comprensione!
 
Sentiamo un pianto e subito ci guardiamo per poi incrociare gli occhi della famiglia che sta di fronte a noi. Chi di noi può tirare un sospiro di sollievo? Fissiamo la porta d’entrata, con la speranza che qualcuno esca a dirci qualcosa, ma…niente. Di nuovo…il silenzio. Di nuovo...i passi lenti e cadenzati del signore lungo il corridoio.
 
Non mi ero mai reso conto fino ad ora di quanto sia snervante aspettare. Quando sono in sala operatoria, so perfettamente in tempo reale se la situazione è critica o stabile, se ci sono delle complicanze in atto, se ci sono state ma le abbiamo risolte, oppure se sta filando tutto per il meglio. Coloro che aspettano invece, il più delle volte per un tempo lungo e indefinito non sanno nulla, e chissà quali scenari immaginano nella loro testa. Uno bello e dieci brutti. Un’agonia alla quale non sembra esserci mai fine.
 
Finalmente ecco uscire Dario! Ha gli occhi lucidi, ma un enorme sorriso in volto. Ci alziamo di scatto e gli andiamo incontro, e lui esclama: - E’ nata! E’ bellissima! –
 
- Una bambina!- esclama Antonella in preda all’emozione.
 
- Come sta?- chiediamo poi tutti in coro
 
- Beh è prematura, ha qualche difficoltà a respirare e quindi dovrà stare in incubatrice per un po’, però le sue condizioni sono buone…e…indovinate un po’? Nessuna malformazione!-
 
Dopo aver udito ciò tiriamo tutti un enorme sospiro di sollievo e finalmente cominciamo a sorridere.
 
- Come sta Anna?- chiedo nonostante il volto disteso del mio collega faccia presagire il meglio
 
- E’ svenuta per un paio di minuti a causa di un’anomalia pressoria, ma poi si è ripresa. E’ molto stanca, ma sta bene. Sta riposando. Dovrebbero portarla nella sua stanza fra una decina di minuti.-
 
- E tu come stai?- gli domando una volta che la calca attorno a lui si è dissolta
 
- Mai stato meglio in tutta la mia vita! E’ stato un momento bellissimo! Non lo scorderò mai! Non avevo mai provato un’emozione così forte! Amo già quella bambina tanto quanto amo sua madre!-
 
- Signori!- si avvicina un’infermiera con una busta in mano richiamando l’attenzione di Dario e Manuel:- I risultati del test. Il gruppo sanguigno della bambina è compatibile solo con uno di voi.- conclude consegnandola nelle mani di Dario.
 
Ecco! Ci siamo! E’ giunta l’ora della verità. I loro occhi si incrociano per un’istante: ansia, paura, speranza…ci sono un misto di emozioni. Emozioni che riusciamo a percepire e a provare noi tutti. I due si dirigono verso le scale di emergenza, in modo che una porta tagliafuoco dia loro un po’ di privacy in un momento così delicato.
 
Noi altri li seguiamo con lo sguardo, e poi come prima, ci mettiamo in attesa incrociando le dita.
 
-Vedi qualcosa?- domanda Antonella sempre più impaziente al mio fianco
 
- Stanno discutendo. Sembrano sconvolti entrambi!- deduco da quel poco che riesco a vedere dalle piccole finestrelle presenti sulla porta.
 
Passeggiano nervosamente nel piccolo atrio ad essa antistante e parlano, parlano…chissà di che cosa. Manuel scuote la testa, mentre Dario si passa una mano fra i capelli, cerca di posare una mano sulla spalla di Manuel ma questo indietreggia, poi avanza di nuovo e comincia a gesticolare. Insomma…non si capisce un bel niente.
 
Ad un certo punto Manuel se ne va e Dario si siede sulle scale per qualche secondo tenendo la testa tra le mani. Un attimo dopo prende un respiro profondo, si alza di scatto e rientra. Il suo sguardo incrocia il mio. D’un tratto è come se ci fossimo solo noi due nel corridoio, come quando siamo in sala e uno capisce cosa sta pensando l’altro senza nemmeno il bisogno di chiederglielo. Quando due persone si conoscono da così tanto tempo, le parole non servono, sono estremamente superflue.
 
Lo guardo anch’io e spero che anche lui possa comprendere il mio pensiero. “Coraggio Dario! Non deludermi proprio ora!”
 
Si dirige verso la stanza dove hanno portato Anna e senza la minima esitazione entra.
 
 
Pov. Dario
 
Prendo una sedia e mi siedo accanto a lei. La osservo mentre riposa e come sempre non posso fare altro che constatare quanto sia bella. Durante la gravidanza ha scelto di non tingersi i capelli e di farli crescere per poterli raccogliere più comodamente in una coda anziché perdere tempo a farsi la piega. Non ne avrà tanto di tempo libero adesso che è diventata madre. Eppure…osservando i riccioli biondi che le incorniciano il viso, mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo, quando lei era una fragile paziente, abbandonata un po’ da tutti, con tanti sogni e speranze per il futuro. Non una paziente qualunque, una di quelle testarde e fastidiose, senza un minimo di ritrosia e talvolta senza rispetto per il medico curante. Non una paziente qualunque…ma la MIA paziente. Quella che mi avrebbe sconvolto la vita. La MIA Anna.
 
Le prendo una mano fra le mie e la accarezzo dolcemente in attesa che apra gli occhi, incerto ancora su cosa dirle e soprattutto su come farlo. Ancora una volta il cuore e la ragione sono in lotta fra loro, non so bene ancora chi la spunterà, ma penso di averne un’idea.
 
Finalmente apre gli occhi, si volta a guardarmi e con voce flebile sussurra il mio nome.
 
- Ehi! – mi limito a dirle sorridendo facendole una dolce carezza sul capo.
 
Lei mi sorride, ma poi improvvisamente diventa seria e comincia ad agitarsi:- La bambina! Come sta la mia bambina? Dov’è?- conclude guardandosi attorno e cercando di sedersi.
 
- Tranquilla! Lei sta bene! E’ tutto a posto!- esclamo riuscendo a farla adagiare di nuovo al letto: - E’ nell’incubatrice – le spiego:- …non respira ancora autonomamente, ma è normale per i bambini così prematuri. Te la porteranno qui a breve!-
 
- E per il resto?- accenna con un velo di preoccupazione
 
- Te l’ho detto! E’ tutto a posto! Davvero! Non ha nessuna malformazione! E’ perfetta! – esclamo sorridendo:- Come te!-
 
All’udire quelle ultime parole Anna smorza nuovamente il suo sorriso e comincia a fissarmi intensamente, deglutisce e poi facendosi coraggio dice:- Si sa già…-
 
-Sì!- sussurro accennando un sorriso, evitandole lo sforzo di pronunciare quelle parole.
 
Lei mi guarda speranzosa in attesa di una gioia o di una condanna.
 
Le accarezzo delicatamente la guancia per smorzare la tensione e con un sussurro le comunico la notizia:- E’ Manuel…il padre!-
 
Non aggiungo altro e mi concentro sulla sua reazione: Anna si porta una mano al viso mentre copiose lacrime cominciano a rigarle il volto e i singhiozzi a scuotere il suo intero corpo. La avvolgo in un abbraccio mentre sento il dolore della sua anima fragile trafiggermi il petto.
 
- Amore! Non fare così ti prego!- la supplico cercando di cullarla
 
- Non è giu-sto! Non…doveva an-dare così!- dice fra un singhiozzo e l’altro
 
- Ehi ascoltami!- esclamo prendendole il viso tra le mani:-La bambina sta bene! E’ questo ciò che conta, ok? Lei sta bene! – concludo sperando di convincerla
 
- Ma io no! Noi, no!- insiste
 
- Anna ascoltami… c’è dell’altro! – riprendo seriamente:- Manuel…non ha reagito bene alla notizia e…se n’è andato!-
 
- Stupendo!- esclama come se ormai tutto sia perduto
 
- Potrebbe!- ribatto senza quasi nemmeno pensarci a fondo
 
- Cosa hai detto?- domanda confusa
 
- Essere stupendo! Dipende da te!- mi limito a dire
 
Lei mi guarda socchiudendo gli occhi e scuotendo la testa, senza riuscire a dare un senso alle mie parole.
Decido di assecondare la sua muta richiesta di ulteriori spiegazioni e di lanciarmi nel vuoto, senza paracadute. O adesso o mai più! O tutto o niente!
 
- Senti Anna, io… so di avere un sacco di difetti e di averti ferita molto, ma…ho fatto quello che ho fatto perché ti amavo e… non ho mai smesso di farlo, non un solo giorno, anche se tu facevi di tutto per farmi perdere la pazienza!- sorrido un attimo perdendomi nel suo sguardo e poi riprendo con tono serio:-Non ho reagito bene alla notizia della gravidanza perché desideravo il meglio per te, ma col tempo, ho imparato ad amare questa bambina più di quanto potessi immaginare. Quando l’ho vista per la prima volta, ho sentito il mio cuore esplodere di gioia, ho provato un senso di completezza che non sapevo nemmeno potesse esistere!- sento gli occhi diventare lucidi, sono costretto a fermarmi per un breve istante ma poi, dopo aver inspirato profondamente, trovo il coraggio di continuare:- Quello che voglio dire Anna, è che a me non importa se la bambina non condivide il mio sangue, io già la amo come se fosse mia e se tu vuoi, vorrei che lo fosse davvero!-
 
- Che… cosa vuoi dire esattamente?-
 
- Voglio dire…permettimi di riconoscere questa bambina! Permettimi di amarla e di assicurarle un futuro…-
 
- Ma…con Manuel… cosa dovrei fare? Non posso…-
 
- Manuel se n’è andato!- la interrompo:- Ho cercato di rassicurarlo, di convincerlo a rimanere… sembra assurdo, ma l’ho fatto! Volevo che avessi una famiglia come hai sempre desiderato ma è stato inutile. Lui se n’è andato… ma io sono ancora qui, a dirti che c’ho pensato tanto e ho concluso che…forse la famiglia perfetta non esiste… e io posso darti tutto quello che ho, tutto il mio amore…a te e a…ehm…- interrompo il mio discorso da oscar per farle la domanda più banale che ci possa essere:-…hai già scelto un nome?-
 
Lei annuisce sorridendo:- Sofia! L’ha scelto Andrea a dire il vero!-
 
- E’ bellissimo!- esclamo:- Ora le manca solo un cognome!- concludo speranzoso
 
Lei mi guarda con occhi profondi. Non riesco a capire cosa stia frullando nella sua testa in questo momento: non parla, mi guarda soltanto e chissà…forse ci sta immaginando nel salotto di casa mia a giocare con Sofia, a darle la pappa, ad insegnarle a camminare e a parlare, oppure….sta pensando a qualche alternativa per sfuggire a questa vita e al modo più indolore possibile per comunicarmelo. Nel frattempo io non so cos’altro aggiungere e mi divoro l’anima con pensieri negativi.
 
Sento bussare alla porta e vedo comparire un’infermiera con dei fogli in mano:- Scusatemi, stavo controllando le carte e ho notato che sono incomplete. Che cognome diamo alla piccola Sofia? Può anche ricevere quello della madre…- conclude rivolgendosi ad Anna
 
- Veramente stiamo…- esordisco cercando di prendere tempo per consentire ad Anna di riflettere ancora un po’ sulla questione, ma proprio lei mi interrompe poggiando una mano sul mio braccio
 
- Sofia non ha bisogno del mio cognome. Ne ha già uno…- mi guarda sorridendo per qualche secondo, per poi esclamare:- Camossi! Lei si chiamerà Sofia Camossi…e sarà nostra figlia!- conclude prendendomi per mano.
 
All’udire ciò, sento la terra mancarmi sotto i piedi, e ringrazio il cielo d’esser seduto. Stringo la sua mano tra le mie e la porto vicino alle mie labbra per depositarle un bacio che mi sale dal profondo del cuore mentre sento i miei occhi inumidirsi di nuovo.
 
Lei si volta verso di me e mi sorride:- Che fai, uomo di ghiaccio? Piangi?-
 
- Sì!- annuisco in preda all’emozione:- Piango perché ti amo! Ti amo non sai quanto!-
 
Anna sposta la sua mano per farmi una carezza al viso, e poi afferra parte del mio camice per tirarmi a sé.
Ci scambiamo uno dei baci più passionali della storia dell’universo. Il bacio di coloro che si sono desiderati a lungo e che non vendono l’ora di stare tra le braccia dell’altro, un bacio salato dalle lacrime di gioia quello di coloro che ormai avevano quasi perso ogni speranza, ma sono rimasti sorpresi dalla vita una volta ancora e che non credevano di poter provare così tanta felicità in una sola volta.
 
- Ti amo anch’io Dario!- mi sussurra a fior di labbra Anna, prima di riprendere a baciarmi e a mordicchiarmi il labbro inferiore.
 
-Permesso!- ci interrompe l’infermiera portando dentro l’incubatrice con la piccola Sofia.
 
E’ un vero incanto! Proprio come sua madre! E’ un peccato non poterla ancora prendere in braccio e doversi limitare a stringere la sua piccola manina o il suo tenero piedino tra le nostre mani, ma è comunque una sensazione bellissima!
 
Per la prima volta, sento di avere una famiglia. So che non dovrei dire così perché ne ho già avuta una, ma una famiglia non è fatta solo di legami scritti sulla carta o di promesse non mantenute, una famiglia è fatta di amore, quello puro, disinteressato, dove il benessere dell’altro viene posto al centro di tutto. Questa è l’essenza di una famiglia, e la mia, con la nuova principessina nata poche ore fa, è ormai perfetta.
 
 
 
Ciao ragazzi/e! E’ una vita che non scrivo! Ho sempre voluto terminare questa storia, ma non ne ho mai avuto il tempo o l’ispirazione. In realtà mi rifugiavo in questo mondo quando il mio non mi andava bene e quindi in un certo senso era positivo il fatto che riuscissi a viverne senza. Non era giusto però per quelli che mi hanno sempre seguito e per questo mi scuso. Quello che avete appena letto non è il capitolo finale completo che avrei voluto pubblicare, erano mesi che attendeva di esser finito, ma rileggendolo ora, ho deciso di pubblicarlo comunque. La mia intenzione, in questi giorni di quarantena, è quella di concludere la storia con un bel capitolo in cui Anna e Dario tornano a casa, con tutte le considerazioni di Anna su questa faccenda e la morale che vorrei vi rimanesse. Tuttavia, nel caso in cui non dovessi farcela…almeno un quasi finale ce l’avete comunque! Spero non siate delusi della scelta che ho fatto, ma volevo che l’amore oltrepassasse i legami di sangue. Se avete voglia di scrivermi cosa ne pensate, sarò ben felice di leggere le vostre considerazioni! Un grosso abbraccio virtuale!!
  
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