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Autore: EleWar    25/03/2020    5 recensioni
Per i nostri amati sweepers è il momento di occuparsi dell'ennesimo caso, ma non tutto andrà come previsto!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed ecco a voi il secondo morso della caramellina Kiss Mint!
Sono contenta che abbiate gradito questa mia nuova fic, che passa leggera sui vostri schermi e magari lascia il tempo che trova :D
Grazie infinite a chi legge e commenta, a chi legge e va, e soprattutto grazie alle nuove lettrici: fa sempre piacere vedere nomi nuovi che commentano.
GRAZIE
Siete pronte a girare lo spot? ^_^





Cap. 2 Ciak, si gira!
 
 
In breve tempo si ritrovarono nel clima febbrile di una sala posa, con l’andirivieni tipico degli addetti ai lavori, delle maestranze, degli assistenti, tutti con relativo cartellino appuntato in cui era specificato nome e mansione.
Erano comunque in tanti, ed era un paradosso pensare che servissero tutte quelle persone per girare un breve filmato pubblicitario, che sarebbe durato pochissimi minuti.
Subito i due sweeper aguzzarono la vista e si misero in modalità City Hunter, attenti ad ogni movimento.
Si divisero e fecero un veloce e discreto giro dello studio, focalizzando le possibili vie di accesso e di fuga, i macchinari, gli attrezzi, cercando di scrutare le facce dei lavoranti, il loro modo di fare, alla ricerca di qualcosa di sospetto.
Ma nulla lasciava intendere che ci fosse qualcosa di strano sotto; tutti erano impegnati in qualcosa, ingranaggi di un meccanismo ben oliato.
Apparentemente tutti conoscevano tutti, e veramente gli unici estranei erano loro due.
Si ritrovarono dalle parti delle seggiole pieghevoli riservate alla regia, dirimpetto al set vero e proprio, dove uno sfondo raffigurante una baia al tramonto ricopriva per intero la parete; luci spot, lampade e bank erano appesi ad un intricato reticolo sopra le loro teste, in un groviglio di cavi elettrici e prese, mentre la macchina del vento era posizionata in un angolo, ed era facile indovinare che la scena dovesse riprodurre una sera d’estate.
I due si confrontarono.
Fu Kaori la prima a parlare:
 
“Allora, Ryo, cosa ne pensi di tutta questa storia?”
 
“Non ho notato niente d’insolito, e credo che la nostra bella top manager non ce l’abbia raccontata tutta. Chi ci dice che le lettere minatorie e i piccoli sabotaggi, non facciano anche quelli parte della pubblicità, magari indiretta? Sono una di quelle cose che catturano l’attenzione del grande pubblico. La storia del cinema è disseminata di set maledetti che hanno fatto la fortuna della pellicola, più che per la trama in sé.”
 
“A me ha colpito l’accenno fatto a Kenji Mifune… secondo me c’è sotto qualcosa.”
 
“Cosa intendi?”
 
“Mi sembra di aver letto che fra i due ci fosse stata una storia d’amore, parecchio tempo fa, quando lui era un giovane rampante e lei all’inizio della carriera. Non sono sicura, ma credo che, addirittura, per un periodo lei abbia lavorato proprio per la Fresh Power.”
 
“Dici sul serio?”
 
“Dovrei controllare e fare una ricerca più approfondita, forse ho tenuto da parte una copia della rivista in cui se ne parlava.”
 
“E brava la mia socia, che legge certe riviste!” la prese in giro lui, scompigliandole i capelli; al che lei, leggermente risentita, rispose:
 
“Se non sprecassi il tempo dietro le tue, di riviste, l’avresti letto anche tu” e gli batté il dito indice sul petto.
 
Ma non poterono approfondire la questione, che i due si sentirono toccare alle spalle e, voltandosi, si trovarono davanti un ometto basso e tozzo, tutto agitato, che li apostrofò:
 
“Oh, eccovi finalmente! Forza, forza, non c’è tempo da perdere!”
 
“Scusi …lei è?” chiese la sweeper.
 
“Come chi sono! Io sono il regista! Avete letto i copioni? No? Allora ve lo spiego io, presto, presto, non c’è tempo da perdere.”
 
E prese a spingerli sul palchetto rialzato del set: in quattro e quattr’otto furono attorniati da truccatori, parrucchieri e sarti che presero loro le misure, valutando, misurando e soppesando.
 
Presi dentro quel turbine i due soci si barcamenarono al meglio, prestandosi loro malgrado a tutte le richieste, alzando braccia e gambe, facendosi pettinare, truccare, toccare, mentre il regista parlava senza tregua, inframmezzando ordini urlati ai suoi aiutanti.
Quell’atmosfera frenetica li disorientava, li faceva andare fuori di testa; senza che se ne accorgesse, mentre era tutta presa a seguire le direttive del regista, a Kaori fecero cambiare la gonna, la giacca e il top, lì da in piedi, e per fortuna non se ne rese conto, perché in pratica l’avevano spogliata e lasciata in biancheria intima, per poi rivestirla con il costume di scena.
Stessa sorte toccò a Ryo, che fece giusto in tempo a nascondere la sua Phyton, facendola scomparire con un veloce gioco di mani, affinché nessuno la notasse.
Rivestiti di tutto punto, in una pausa del chiacchiericcio infernale del regista, appena lui si fu allontanato, i due si guardarono stravolti.
 
Entrambi avevano indosso dei vestiti da sera: Ryo uno splendido tait nero di seta, e Kaori un vestito finemente ricercato, lungo, grigio-argento, traslucido, con il corpetto in seta e le braccia e l’ampia gonna di fine tulle.
Erano bellissimi e veramente molto eleganti: si rimirarono, e non poterono trattenere un’esclamazione di apprezzamento reciproco.
Ryo s’incantò contemplandola e, in un sussurro, le disse:
 
“Sugar… sei bellissima.”
 
Questo complimento inaspettato fece arrossire lievemente la ragazza, che si confuse per un attimo e abbassò gli occhi sulle dita nervose; ma era tanta la voglia di esprimere i suoi sentimenti al socio, che si costrinse a rialzare lo sguardo e, fissandolo intensamente, gli disse:
 
“Anche tu, Ryo, stai benissimo” e nonostante l’insicurezza appena accennata, l’intensità con cui lo guardò, lo fece vacillare.
Lui si sentì rimescolare dentro e provò un potente desiderio di abbracciarla, e di sfiorare quella bocca con la sua; fece un passo avanti verso di lei, ma fu interrotto dall’irruzione sul set del regista, che continuava a sbraitare ordini.
A quell’ometto, se fosse andato avanti così, sarebbero scoppiate le coronarie!
 
“Allora, qui come siamo messi? Siete pronti? Avete letto il copione? Ah, no? Allora ve lo dico io cosa dovete fare, in due parole. Dovete baciarvi.”
 
“Cosaaaaaaaaaaaa???” urlarono in coro i due sweeper.
 
“Eh, certo! Cosa credevate di fare una gita in barca? La caramella si chiama Kiss Mint e lo slogan è Per freschi baci, Kiss Mint! quindi è ovvio che vi dovete baciare!! Sennò cosa ci state a fare qui???”
 
Il regista aveva gli occhi fuori dalle orbite, al colmo del collasso nervoso, mentre i due sbiancarono prendendo a sudare copiosamente.
 
Come avrebbero fatto ora?
Proprio loro?
Kaori era troppo vergognosa per poter pensare di baciare il suo Ryo, nonostante lo desiderasse fortemente da anni ormai; ma sarebbe stata la prima volta, e così, davanti a tutti, proprio non se la sentiva. La sua profonda timidezza poi, pensava, l’avrebbe resa comunque maldestra e l’avrebbe messa ancora di più in imbarazzo… si sarebbero fatti scoprire!
 
Ryo, dal canto suo, temeva di non sapersi controllare: era tale il desiderio che provava per Kaori, che temeva di strafare e, nonostante le parole che le aveva rivolto quel giorno nella radura fossero veritiere, ora, al pensiero di baciarla, andava letteralmente in tilt.
Lui, lo stallone di Shinjuku, si sentiva a disagio a baciare una donna, fosse anche davanti ad un pubblico di tecnici disinteressati! Ma non era una donna qualsiasi: era la sua Kaori!
E quello sarebbe stato il loro primo bacio, il primo senza un vetro a dividerli.
Ma se non lo avesse fatto, la loro copertura sarebbe saltata; che razza di attori professionisti sarebbero stati? Davvero poco credibili.
 
Le vecchie abitudini, però, presero il sopravvento, e infatti, istintivamente, lo sweeper prese a strepitare:
 
“Non se ne parla minimamente! Io, baciare questo travestito, questo mezzo uomo?” a cui fece seguito un’infuriata Kaori che gli sputò contro:
 
“E cosa ti fa pensare che a me andrebbe di baciare un rospo malefico come te? Un mandrillo perennemente in calore?”
 
E stava per far materializzare il solito mega martello, quando si alzò potente la voce del regista, che li mise a tacere:
 
“Ehi, voi due!! Si può sapere che problema avete??? Siete o non siete due attori?”
 
“Ma veramente io… noi…” prese a scusarsi Ryo, in atteggiamento servile, mentre Kaori a sua volta rispondeva:
 
“Ha ragione, ci scusi tanto, ci scusi tanto” e già pensava alla brutta figura fatta, davanti a tutte quelle persone.
 
In quel momento giunse Minnie Tsuku e, irrompendo sul set, esclamò:
 
“Che sta succedendo qui?”
 
Sentendo la sua voce, tutti si voltarono nella sua direzione e, ossequiosi, s’inchinarono al suo passaggio. Incedeva decisa e severa, e tutti, in qualche modo, si sentirono in soggezione al suo cospetto.
L’unico che sembrava non scomporsi più di tanto era il regista, che gesticolando e continuando a sbraitare insulti all’indirizzo dei due, che si erano fatti piccoli piccoli e non trovavano di meglio che ridacchiare come due stupidi, spiegò alla manager:
 
“Succede che questi due, invece di girare la scena, si sono messi a fare un sacco di storie, a litigare! Ma che razza di attori mi avete mandato? Dove li avete trovai? Sono due attoruncoli da strapazzo!”
 
“Come sarebbe a dire che non hanno voluto girare la scena?” e facendo questa domanda al regista, si voltò a guardare duramente il duo.
 
“Sì, devono semplicemente baciarsi, ma lui ha iniziato a dire che non voleva baciarla e bla bla bla.”
 
“Non c’è problema. Se non la vuole baciare lui, lo farò io!” intervenne una calda e forte voce maschile.
 
Per la seconda volta tutti si voltarono in direzione della porta, da dove proveniva quella voce sicura e perentoria.
Si levò un coro di “oh”, a cui seguì un silenzio imbarazzato.
 
“Tu- tu… come osi entrare nel mio palazzo, nel mio teatro di posa! Chi ti ha fatto passare?” sibilò Minnie traboccante collera.
 
“Mia cara, sai, era tanta la voglia di vederti che non ho resistito…” rispose l’uomo con un sorrisino provocatorio.
 
“Kenji… sei il solito serpente strisciante…” ribatté la donna.
 
La faccenda si stava facendo interessante, e tutti drizzarono le orecchie; i due soci, ripresisi dall’imbarazzo di essere stati messa alla berlina in quel modo, tornarono in modalità City Hunter.
 
E così quello era il famoso Kenji Mifune!
Era realmente un bell’uomo, dal portamento fiero ed elegante: indossava un lungo cappotto marrone scuro, sopra un completo color cammello, dal taglio sartoriale perfetto, sicuramente uscito da un atelier di alta moda; ai polsi luccicavano gemelli gemmati, un Rolex occhieggiava al polso sinistro, mentre, ai piedi, delle scarpe raffinate di pelle lucida completavano la mise.
Aveva una gran massa di capelli castano scuro, tagliati alla moda, e profondi occhi color nocciola, zigomi pronunciati e il mento volitivo.
Nonostante l’innegabile ricercatezza dei vestiti, e la prestanza fisica, non esibiva la sua bellezza in maniera spudorata, come invece si erano aspettati i due soci.
Una strana luce, però, traspariva dallo sguardo irridente con cui dettagliava la top manager.
Sembrava di rimpianto e tristezza, mascherata da derisione.
Quando fu ad un passo dalla sua ex, si tolse il cappotto con un gesto annoiato e lo appoggiò sulla prima sedia libera, senza curarsi di dove andasse a finire, e, sempre guardandola intensamente, disse:
 
“Se quel pappamolla di un attoruncolo non vuole baciare quella bellissima donna, lo farò io. Vi farò vedere io come si fa!”
 
Sembrava che la sfida fosse più che altro rivolta a Minnie che a Ryo; infatti lei, a denti stretti, sibilò:
 
“Non provarci nemmeno!”
 
“Oh, sì, certo che lo farò!” ribatté lui, e stavolta si voltò verso Kaori, e le sorrise con sguardo da consumato seduttore.
 
Kaori si sentì svenire.
Kenji era veramente un uomo affascinante, ma se prima moriva di vergogna al solo pensiero di baciare Ryo, e per giunta in pubblico, figurarsi ora un tipo come lui!
Senza contare che, non essendo una vera attrice, non sapeva nemmeno come si dessero i baci finti.
Si stava mettendo davvero male per lei.
Non la smetteva più di sudare.
Perché andavano sempre a cacciarsi in queste dannate situazioni?
Avrebbe voluto essere più scafata e sicura di sé stessa.
Uffa!
 
“Vedo che non sei cambiato!” lo apostrofò Minnie “Sempre a fare il cascamorto con tutte… razza di fedifrago che non sei altro!” finì con rabbia.
 
“Ancora con questa storia? È vero: le donne, le belle donne, mi sono sempre piaciute, ma non ti ho mai tradito!”
 
“Ed io non ti ho mai creduto! Quella volta che…” ma non finì di dire la frase.
 
La sua rabbia si era stemperata nel dolore; evidentemente stava facendo riferimento a qualcosa di molto triste, che ancora la faceva soffrire.
 
I due soci non si perdevano una sola parola di quell’acceso duello verbale, perché volevano capirci qualcosa in quel marasma, e soprattutto perché ad entrambi quelle schermaglie erano fin troppo familiari.
 
“La tua testardaggine è sempre stata proverbiale… e hai rovinato tutto.” disse Kenji.
 
“Ah, adesso è mia la colpa?” rispose piccata Minnie.
 
“Certo! E a proposito di tradimento, non era forse un’idea di entrambi, la caramella Kiss Mint? Non puoi lanciarla sul mercato come fosse solo tua, l’avevamo pensata e studiata insieme… quando stavamo insieme.”
 
Bingo! Ora si spiegava tutto!
Ryo aveva ragione: quegli strani sabotaggi non erano il risultato di una concorrenza sleale fra imprese, ma una ripicca dai risvolti personali.
 
“Ma ora non ha più importanza. Io ho depositato il brevetto, ed io lancerò la caramella. Che ti piaccia o meno” decretò Minnie.
 
“Non vuoi lasciarmi scelta… come sempre” ammise amaramente Kenji; sembrava aver perso un po’ della sua baldanza.
Era realmente dispiaciuto.
 
Kaori, sempre attenta agli stati d’animo altrui, si sentì molto partecipe del suo dolore.
 
“E va bene” riprese Kenji dopo una pausa, riacquistando un po’della sua sicurezza “Se è così che deve andare, ti lascerò l’onore e il piacere di tenerti la Kiss Mint, ma ricordati che quel bacio è nostro!” concluse lanciandole uno sguardo penetrante e ricco di sottintesi che fece tentennare Minnie; lei sapeva cosa era nascosto dietro quelle parole di fuoco.
 
Kenji, soddisfatto dell’effetto avuto sulla sua ex-fidanzata, tornò a guardare Kaori, con sguardo dolce e triste insieme, e disse, più in generale che a lei in particolare:
 
“A proposito di baci… qui c’è bisogno di dare una bella dimostrazione di come si danno…” e già avanzava verso la coppia di sweeper, ignorando completamente Ryo e concentrandosi solo su Kaori. Poi, rivolgendosi appena al regista, disse:
 
“E lei, si tenga pronto a girare la scena…”
 
Il cuore di Kaori perse un battito: stava succedendo davvero?
Quel Kenji, quel bellissimo uomo, l’avrebbe baciata sotto gli occhi di Ryo e di tutta quella gente?
Iniziò a tormentarsi le mani e a tremare, nonostante Mifune non avesse intenzioni malvagie né maliziose e, di certo, non le avrebbe fatto violenza.
Lei, per la cronaca, era un’attrice, e non ci sarebbe stato niente di male a simulare un bacio innocente.
Lanciò uno sfuggevole sguardo al suo partner, con aria colpevole e in cerca di aiuto: davvero lui l’avrebbe lasciato fare?
Non avrebbe mosso un muscolo, pur di non fare saltare la copertura?
In fondo il colpevole dei sabotaggi si era scoperto da solo: non sarebbe stato tutto inutile?
 
Kenji era ad un passo dagli sweeper, e già allungava un braccio a sfiorare Kaori, nell’immobilismo di Ryo che ribolliva di rabbia e gelosia, ma incapace di fare alcunché, quando si sentì la voce tagliente di Minnie dire:
 
“Fermo!”
 
Questo ebbe il potere di bloccare Kenji veramente.
 
Ryo, mentalmente, tirò un sospiro di sollievo; era sull’orlo del precipizio, indeciso se sparagli in testa o sferrargli un pugno in quel bel musetto dai lineamenti perfetti.
 
“Ho detto che non te lo permetterò! Esci dal mio studio e dal mio palazzo, non voglio vederti mai più!” gridò Minnie, e poi chiamò: “Sicurezza?”
 
Ma Kenji, per niente allarmato dai comandi dell’ex, si volse velocemente verso di lei e disse:
 
“Hai ragione, non con lei!”
 
E già era addosso a Minnie e la baciava con passione, mentre lei si divincolava, cercando di respingerlo.
Lui, che la sovrastava, le aveva afferrato entrambe le braccia, impedendole di martellarlo di pugni sul petto, come aveva preso a fare inizialmente.
L’uomo continuava a premere le sue labbra su quelle della bella top manager, mentre lei mugugnava, non riuscendo a parlare e ad insultarlo.
Tutti, allibiti, guardavano la scena, senza riuscire a dire o fare niente.
Era stato tutto troppo veloce e imprevisto per poter intervenire, e comunque, data l’importanza dei due, nessuno si sentiva autorizzato ad immischiarsi in una faccenda evidentemente più che privata.
 
La tenacia e l’insistenza di Kenji furono premiate, perché gradatamente Minnie si rilassò e, anzi, finì per rispondere con altrettanta passione a quel bacio travolgente, dimostrando di apprezzare l’assalto del suo ex fidanzato, che aveva risvegliato in lei un ardore e un desiderio non del tutto assopiti.
 
Quando si staccarono, dimentichi del resto delle persone che, in silenzio, avevano assistito all’evolversi di quella strana litigata, si guardarono con occhi sognanti e ancora ebbri del rinato sentimento che li univa.
Lui le sorrise, e le fece una carezza dolcissima lungo la guancia.
Poi, con un sorrisetto ironico, disse, rivolto alla coppia di sweeper:
 
“Avete visto come si fa? Avete preso appunti?”
 
Quello era davvero troppo!
Ryo punto sull’orgoglio, gonfiò il petto, uscì dal quel suo insolito stato di passività, e con tono battagliero disse:
 
“Ehi, tu! Ma sai chi hai davanti? Hai davanti il grande Stallone di Shinjuku, che in fatto di baci e arte amatoria non è secondo a nessuno. Non sarai certo tu, damerino da due soldi, a dovermi insegnare come si fa!”
 
“Ah, sì?” rispose Kenji, per niente impressionato dall’uomo e, continuando a tenere fra le braccia Minnie, “Vuoi dire che sapresti fare di meglio?” lo sfidò.
 
“Che domande! E non ci vuole nemmeno tanto!”
 
“Vedremo, allora!”
 
Quei due galli cedroni si stavano sfidando a chi era il più bello nel pollaio! E la scena sarebbe stata anche divertente, se non fosse stato che, di lì a poco, Kaori avrebbe dovuto baciare il suo amore: sarebbe stato un sogno che si avverava, ma era tutto così assurdo.
E comunque non era così che se lo era figurato il loro primo bacio.
Assurdamente avrebbe voluto rifiutarsi, per orgoglio, per vergogna, per pudore.
Per la seconda volta si ritrovò sull’orlo dello svenimento; il cuore le batteva all’impazzata e non riusciva a capacitarsi di come fossero arrivati a quel punto.
 
Ryo si posizionò di fronte alla partner, deciso a raccogliere la sfida lanciategli dall’altro, ma quando la vide spaesata e terrorizzata, provò una forte ondata di tenerezza, e le sorrise rassicurante.
Non sarebbe stato solo per orgoglio virile che l’avrebbe fatto, e soprattutto non l’avrebbe messa in imbarazzo per egoistica vanità.
Le sussurrò:
 
“Ti fidi di me?”
 
Lei annuì lentamente e, guardandolo negli occhi, seppe che lui l’aveva compresa; riacquistò un po’ di sicurezza in sé stessa. Ovvio che si fidava di lui: come sempre!
Ryo aggiunse:
 
“Andrà tutto bene” e le fece l’occhiolino; poi rivolto a Kenji disse:
 
“Noi siamo una coppia ben ingranata: noi siamo City Hunter, e te lo dimostreremo!”
 
E nonostante la situazione fosse al limite del paradossale, e senza un minimo di atmosfera, Ryo si avvicinò ancora di più a Kaori e le prese il viso fra le mani, guardandola con amore e dolcezza; lei si lasciò avvolgere dal suo sguardo e, occhi negli occhi, annegò nei suoi, così vividi e profondi.
Lui si chinò leggermente sulle sue labbra vellutate, pregustando il momento in cui avrebbe finalmente sentito il tocco caldo di quella bocca così a lungo desiderata; si chiedeva come sarebbe stato, farlo senza niente ad impedirglielo, nemmeno un dannatissimo e freddo vetro a dividerli.
Quando si toccarono, entrambi furono attraversati da una potente scossa che si riverberò per tutto il corpo.
Era di gran lunga e infinitamente meglio, di quanto lo avessero immaginato e sognato mille volte.
 
Discretamente, il regista aveva dato ordine all’operatore di girare, mentre la macchina del vento produceva quella che doveva essere una leggera brezza notturna, che muoveva appena i capelli dei due.
 
Quel bacio dolcissimo, ben presto divenne più profondo e sentito, e nuovamente quel pubblico esterrefatto rimase sbalordito e senza parole.
Le donne si ritrovarono a sospirare sognanti, immaginando di essere al posto della bella Kaori; gli uomini ridacchiavano sommessamente, per non farsi sentire, ma invidiando Ryo, uno di loro.
Il regista ordinò all’operatore di continuare a girare, fino alla fine.
Era più che soddisfatto della performance di quei due attori, che all’inizio avevano fatto tante storie e ora, invece…
 
Quando i due sweepers si separarono per mancanza di fiato, furono richiamati bruscamente alla realtà e strappati dal loro personale sogno rosa, dagli applausi scroscianti e dalle grida entusiastiche delle maestranze e dei tecnici.
Solo allora Ryo e Kaori si ricordarono di dove fossero e perché, troppo persi in quel bacio infinito, per capacitarsi di chi gli stesse intorno.
 
Il grido del regista: “Buona la prima!” confermò le loro impressioni.
 
Kenji e Minnie, felici e soddisfatti, si strinsero più forte: sapevano riconoscere l’amore quando lo vedevano.
 
Ryo e Kaori invece si guardarono, ancora increduli dell’enorme passo fatto, e poi scoppiarono a ridere come due scolaretti: lui prese a grattarsi la testa a disagio e lei, abbassato lo sguardo, arrossì fino alle orecchie.
 
Minnie, sempre allacciata al suo amore ritrovato, si fece incontro ai due sorridendo, e prima di invitarli nel suo ufficio, si rivolse perentoria al resto dei lavoranti ordinando:
 
“Forza, ritornate al lavoro, non c’è tempo da perdere!” e tutti ripresero da dove erano rimasti, sciamando a destra e a sinistra, in modo più forsennato e chiassoso di prima: c’era ancora tanto da fare e dovevano pur sempre preparare tutto per la messa in onda dello spot entro la serata.
L’algida top manager Minnie Tsuku aveva dimostrato di essere anche umana, ma gli affari erano affari.
 
 
 
 
I quattro raggiunsero l’ascensore e, successivamente, il lussuoso ufficio della manager, senza parlare o quasi.
Quando sfilarono davanti a Midori, la segretaria, questa sgranò tanto d’occhi perché non si capacitava della scena che stava vedendo: la sua severa titolare sembrava un’altra, felice e sorridente abbracciata a quell’uomo bellissimo, che riconobbe come il famoso Kenji Mifune, titolare della ditta Fresch Power, nonché ex fidanzato della donna; e quella coppia di attori così affascinanti, anch’essi erano diversi, sembravano innamorati, come non le erano parsi poche ore prima.
Sospirando delusa, dovette ammettere che non c’erano speranze per lei, dal momento che quel bel moro teneva il suo braccio sulle spalle della ragazza in maniera inequivocabile.
Lui non aveva occhi che per lei.
 
   
 
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