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Autore: EleWar    21/03/2020    6 recensioni
Per i nostri amati sweepers è il momento di occuparsi dell'ennesimo caso, ma non tutto andrà come previsto!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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In questi tempi un po’ cupi e pesanti, ho voluto scrivere, a mo’ di antidoto, questa storia leggerina, in tre atti. Spero che l’apprezzerete e che vi faccia sorridere e divertire. Un abbraccio a tutti voi.



Cap. 1 Il caso
 
Quella volta, non era stato necessario recarsi alla lavagna della stazione di Shinjuku, come faceva Kaori di consueto, per trovare un caso da risolvere e la solita cliente bellissima.
Ci aveva pensato la sua amica stilista Eriko, a trovare il lavoro ai due City Hunter: una giovane donna d’affari in difficoltà, a capo di una grande azienda leader nel campo dei dolciumi e delle caramelle.
Il suo nome era Minnie Tsuku, ed era in rapporti con la stilista in quanto, un paio di volte, le aveva disegnato dei vestiti per degli spot pubblicitari.
 
Eriko aveva spiegato alla sweeper, per telefono, che Minnie stava per lanciare sul mercato un nuovo prodotto e, poiché a questo era legata l’emissione di ulteriori azioni quotate in borsa, temeva dei sabotaggi dalla compagnia concorrente, per danneggiarne l’immagine e far naufragare gli affari che ne sarebbero seguiti.
Aveva ricevuto lettere minatorie, e soprattutto i giorni precedenti, sul set dove si sarebbe dovuto girare lo spot per la nuova caramella, erano successe cose strane: piccoli incidenti, furti di oggetti ordinari, inghippi vari, che avevano rallentato le riprese.
Era importante, per la campagna pubblicitaria, uscire con lo spot il prima possibile, e battere la rivale che, stando alle voci di corridoio e alle informazioni raccolte in giro, avrebbe presentato un prodotto quasi identico al suo.
 
Ed ora Ryo e Kaori erano appena arrivati davanti al grattacielo della Fuji Ice, l’azienda di Minnie Tsuku, ricoperto di specchi e alla cui sommità campeggiava un’enorme insegna rappresentante la sagoma del monte Fuji, stilizzata, con tanto di neve sulla cima.
I due sweepers sostarono in silenzio, quasi intimoriti di fronte alla magnificenza del palazzo: se tutto quello sfarzo era studiato, per impressionare la gente e ostentare potenza e ricchezza, be’, allora indubbiamente raggiungeva il suo scopo.
I due quasi si pentirono di essere arrivati con l’insostituibile Mini rossa, e di averla parcheggiata nell’autorimessa sotterranea, accanto a macchine di grossa cilindrata, lucide e fiammanti; si aggiustarono, a disagio, i vestiti eleganti che erano stati costretti ad indossare su specifica richiesta di Eriko.
 
Minnie Tsuku era una donna di alta classe, abituata a trattare con i grandi della finanza e della politica: si muoveva in un mondo dorato ed insidioso allo stesso tempo, e non tollerava la sciatteria.
Era un’amante del bello, colta, ma anche tanto severa, quasi arrogante, con i suoi sottoposti o con chi sedeva un gradino sotto di lei nella scala sociale.
Si era fatta da sé, e non ammetteva la mediocrità altrui.
 
Gli sweepers si guardarono l’un l’altra, pensosi, e si decisero ad avanzare: la donna che dovevano incontrare poteva anche essere altezzosa quanto voleva, ma se era nei guai, e aveva bisogno del loro aiuto, allora, passata quella breve pagliacciata di presentarsi vestiti di tutto punto, poi avrebbero fatto a modo loro.
 
Kaori però, dal canto suo, era un po’ preoccupata: se era vero che Minnie era bellissima come dicevano, chi avrebbe tenuto a bada Ryo al suo cospetto?
Se si fosse fatto prendere dalle sue solite fregole da maniaco, non avrebbe tardato a saltarle addosso; e se la magnate era così inflessibile e rigida di indole, li avrebbe sbattuti fuori all’istante dopo aver chiamato la sicurezza.
Avrebbero perso l’ingaggio, che già immaginava favoloso, e sarebbero stati punto a capo.
Sospirò rassegnata.
 
Varcarono la soglia della hall, e si trovarono davanti un’occhialuta e anonima signorina al front office, che subito gli chiese distrattamente, ma sussiegosa:
 
“Posso fare qualcosa per voi?” e sorrise; un sorriso standard, previsto dal contratto e probabilmente finto come tutto il resto.
 
Ryo, che si aspettava di sfoderare tutto il suo fascino per conquistare l’ennesima donna (?), rimase talmente deluso dalla vista della segretaria, che si accartocciò su sé stesso, facendo boccacce.
La socia, infastidita dal suo solito comportamento sconveniente e da vero cafone, prese la parola e rispose:
 
“Sì, buon giorno. Siamo dell’Agenzia Saeba, e abbiamo un appuntamento con la signora Minnie Tsuku in persona.”
 
“Veramente?” si lasciò sfuggire la donna stupita, e solo allora si apprestò ad osservarli con più attenzione: notò subito che i due erano vestiti elegantemente e che, soprattutto, la loro bellezza era notevole.
Si soffermò a guardare Ryo in particolare, e finì per confondersi ed arrossire.
Abituata però a nascondere le proprie emozioni, tornò all’istante fredda e professionale come sempre e disse:
 
“Un attimo, prego” e alzò la cornetta del telefono, sussurrò alcune parole incomprensibili, e posando la cornetta al suo posto esordì con:
 
“Ultimo piano, prego.”
 
I due ringraziarono e si diressero verso uno dei numerosi ascensori di freddo metallo, che aprì le porte giusto in tempo per farli salire.
All’interno c’era ad aspettarli un lift in divisa, che li accolse con un sorriso di circostanza e un cenno del capo.
Ma, appena posati gli occhi sulla bella Kaori, si lasciò sfuggire uno sguardo compiaciuto, e i suoi occhi tradirono un luccicore appena accennato, ma inequivocabile: era rapito da ciò che vedeva.
La ragazza indossava uno splendido tailleur scuro dalle linee classiche, la cui gonna attillata le valorizzava le gambe, e la giacca, con i revers disseminati di luccichini discreti, e tenuta chiusa da due soli enormi bottoni, lasciava intravedere le forme morbide del seno perfetto, contenuto da un top di seta nera.
Il velo di trucco che aveva applicato sul viso, ne evidenziava gli occhi di calda ambra e i lineamenti perfetti; i capelli fulvi, dal taglio sbarazzino, completavano l’insieme.
Non era solo elegante, era veramente affascinante con il suo portamento da modella, e non passava di certo inosservata.
Come non passò inosservato, al geloso Ryo, il modo con cui il lift la guardava; e lo sweeper si risentì quando il ragazzotto chiese: “Signori, a che piano?” con voce melliflua.
E mentre già si apprestava a sbirciare le lunghe gambe della donna attraverso gli specchi della cabina, trasalì alla risposta secca del socio di lei:
 
“Attico!”
La sua voce era tagliente, e sorprese sia la socia che il lift.
Kaori fece spallucce, non capendo l’atteggiamento del partner, ma non ci fece caso più di tanto.
Il ragazzo premette il bottone, stupito e leggermente impaurito, e rimase impalato per tutto il tempo, continuando a guardare davanti a sé un punto lontano.
Si chiedeva chi fossero quei due, così ben vestiti e indubbiamente di bella presenza, che addirittura erano diretti ai piani alti, notoriamente off limits per la maggior parte delle persone; ma, ovvio, non fece domande. Gli era bastata quell’unica parola dell’uomo, per sentirsi in colpa e a disagio. Non vedeva l’ora che scendessero.
 
Ryo comunque, dopo quel guizzo di gelosia, era tornato quello di sempre: sguardo impenetrabile, un misto di disincanto e disinteresse, quasi impazienza. Kaori, che a stento mascherava il nervosismo, controllando i numeri accendersi in successione, poco prima di arrivare al piano, si voltò verso il socio e gli sistemò il nodo della cravatta.
Un gesto inconscio e gentile, premuroso, che sorprese non poco il partner; inaspettatamente si sentì invaso da un piacere dolce e rassicurante: Kaori lo amava, e ci sarebbe sempre stata per lui.
Per un attimo fu tentato di abbracciarla, o di restituirle la gentilezza, magari con una carezza, ma, al solito, si trattenne.
Lei non doveva sapere quanto lui l’amasse… Era meglio così, si ripeté per l’ennesima volta. Però gli sfuggì lo stesso un sorriso soddisfatto che la ragazza, troppo tesa e distratta, non vide e non poté apprezzare.
 
Appena usciti dall’ascensore, si ritrovarono a percorrere lunghi corridoi ricoperti di morbidi tappeti, che attutivano i loro passi e che, stranamente, li facevano sentire a disagio ancora più, come se udire il rumore delle suole delle scarpe, al contrario, potesse rassicurarli in un certo senso.
In ogni caso, guardandosi intorno, notarono alle pareti quadri dai soggetti astratti, che si abbinavano alla perfezione ad altri componenti di arredo dalle fogge moderne e geometriche, e che trasudavano ricercata eleganza.
Con l’attenzione distratta da quell’ambiente che richiamava al bello, giunsero, senza quasi rendersene conto, in vista della scrivania di una giovane donna, presumibilmente una delle segretarie di Minnie; Kaori fu la prima ad accorgersi della ragazza e che era davvero, per giunta, molto carina.
Già si aspettava che il socio si sarebbe fatto prendere dalle sue solite manie e, manco a farlo apposta, la tipa l’aveva già adocchiato.
Non aveva certo tutti i torti: quella mattina Ryo, con il suo completo elegante, era bellissimo, e se ci pensava si sentiva prendere da un leggero turbamento; maledizione, le faceva sempre un certo effetto, e diventava sempre più difficile non saltargli addosso, o anche solo lasciarsi andare ad un gesto che gli dimostrasse quanto lo amasse e lo desiderasse.
Si frenò mentalmente, ma non poté impedirsi di arrossire lo stesso.
 
La ragazza stava per dire qualcosa, affascinata dallo sguardo da seduttore di Ryo, quando si aprì la porta di legno massiccio, e ne uscì Minnie in persona che esordì con:
 
“Midori? Dovrebbero arrivare i nuovi attori per… Ah, ma vedo che sono già qui.”
 
“I-i nuovi attori?” balbettò Midori.
 
“Sì, i nuovi attori per lo spot pubblicitario” rispose quasi spazientita la manager; poi riprese, con tono più asciutto: “Midori? Cancella tutti i miei appuntamenti da qui ad un’ora, che non mi disturbi nessuno: ho da fare, grazie.”
 
“Sì, Josei Tsuku” e fece un piccolo inchino deferente, aspettò che i tre scomparissero dentro l’ufficio della signora e poi si risedette sospirando.
E così quelli erano i nuovi volti della campagna pubblicitaria?
Davvero una bella scelta.
Erano una novità, non li aveva mai visti, ma dovette ammettere che erano meravigliosi, soprattutto lui, con quelle spalle larghe, il viso maschio, gli occhi neri e cupi.
Sospirò di nuovo.
Certo anche la ragazza che lo accompagnava era una vera bellezza, e quasi l’invidiò.
Chissà se c’era del tenero fra i due?
Continuò a ragionare così, fino a quando una telefonata non la richiamò ai suoi doveri.
 
Nell’ufficio accanto, i due sweepers erano finalmente davanti alla famosa nuova cliente, che li fece accomodare su un ampio ma scomodo divano, studiato per mettere in soggezione i visitatori; però solo Kaori vi si accomodò, mentre Ryo, all’invito di sedere, rispose:
 
“Se non le spiace, preferirei stare in piedi.”
 
Era stranamente serio e distaccato, e Kaori se ne stupì non poco, perché Minnie Tsuku era veramente uno schianto ed era all’altezza della sua fama.
 
Minnie era una donna dal fisico curato e tonico, e Kaori immaginò che, nonostante tutto, trovasse del tempo per mantenersi in forma in palestra, e che sicuramente avesse un personal trainer che la seguisse giornalmente, perché davvero non aveva un filo di grasso.
Le mani erano curate e impreziosite da pochi ma significativi anelli, che da soli valevano tutto il loro appartamento, valutò la sweeper; i capelli, di un nero lucido corvino, erano raccolti in uno squisito chignon, e nemmeno un ciuffo era fuori posto; e quell’acconciatura quasi severa, metteva in risalto il lungo collo sottile e la nuca.
Indossava un morbido maglione dal collo alto, di cachemire color panna, probabilmente di alta sartoria, come i pantaloni marroni dal taglio classico, ma ampi e di calda lana di vigogna, che lasciavano scoperte delle bellissime scarpe col tacco, ovviamente di manifattura italiana.
Il viso, un ovale perfetto, era illuminato da una strana luce, forse ambizione: gli occhi erano quelli di chi valuta sempre chi ha di fronte e cerca di trarne maggior profitto possibile; non sembrava però una persona cattiva o estremamente maliziosa, e Kaori, seppur leggermente intimorita dall’aura sicura della donna, si disse che quella era pur sempre la sua prima impressione, e che avrebbe giudicato meglio quando l’avesse conosciuta.
 
Ryo, che era rimasto in piedi dietro lo schienale del divano, alle spalle della socia, non aveva detto altro. Era difficile immaginare cosa stesse pensando in quel momento.
Avrebbe potuto saltare addosso alla top manager come un macaco in calore, oppure sfoderare tutto il suo fascino da consumato seduttore, oppure… Kaori era quasi impensierita dal comportamento insolito del socio.
Lui, intanto, aveva già registrato il fatto che la donna di fronte a lui fosse bellissima, ma nulla a che vedere con la fresca bellezza della sua Kaori; stranamente non si sentiva attratto da lei, c’era qualcosa che lo disturbava, forse troppa freddezza.
In realtà era da qualche tempo che non provava più tanto interesse per le altre donne.
Non sapeva da quando fosse iniziato tutto questo, forse da molto prima del matrimonio di Miki e Falcon, quando si era in un qualche modo dichiarato alla sua partner; in un certo senso, era come se fosse finito il tempo delle scimmiottate.
Di sicuro era stato divertente correre dietro a tutte quelle gonnelle, e farsi prendere da loro a borsettate, schiaffi e spintoni, o a martellate dalla bella socia… e tutto per non rivelarle quanto, in realtà, lui fosse preso da lei e la desiderasse. Ma adesso gli sembrava tutto così inutile!
Non che avessero fatto passi avanti dopo l’episodio della radura… Anzi, erano rimasti lì, in sospeso, entrambi incapaci di fare avanzare la relazione, e lui non si sentiva ancora pronto a lasciarsi andare al suo amore per lei.
E comunque quella donna era troppo algida per i suoi gusti, e non avrebbe sprecato le sue energie per corteggiarla, fosse anche stato per finta.
 
In ogni caso, a dispetto di quella prima impressione scostante e cinica, Minnie si sedette con un sospiro nel divano di fronte a loro, e sorrise; questo ammorbidì i suoi lineamenti e la fece apparire più bella, più giovane e più umana.
Era un po’ come se avesse deposto la maschera.
 
Li guardò con un misto di divertimento e compiacimento, per poi esordire con:
 
“E quindi Eriko non stava esagerando” e inclinò la testa da un lato come per valutarli meglio “Aveva ragione a dire che siete bellissimi: due modelli nati.”
 
Kaori, a quelle parole, arrossì violentemente e prese a tormentarsi il bottone della manica della giacca; Ryo invece si irrigidì, stranamente a disagio per il complimento che gli aveva fatto la manager.
A quel punto lei rise divertita, per poi aggiungere:
 
“Ma lo so che non siete due modelli professionisti, né tantomeno due attori, e che il vostro lavoro è ben lontano da quello di frequentare passerelle, o set cinematografici o fotografici. Infatti, ho bisogno del vostro aiuto… E il fatto che siate stupendi è un piacevolissimo di più.”
 
“Lasci stare i complimenti” la interruppe Ryo, con voce neutra “Ci dica piuttosto in cosa consiste il suo problema.”
 
“Sì, Eriko ci ha accennato qualcosa, ma sarebbe bene che ci spiegasse meglio tutto. Potrebbe ricominciare da capo?”
 
“Oh, non siate così formali!” esclamò la donna con una risatina “Fuori da questo ufficio, io sarò la signora Minnie Tsuku, e voi gli attori selezionati per lo spot. Ma qui dentro, o quando saremo soli, saremo solo Min, Ryo e Kaori, d’accordo?” precisò.
 
 
I due sweepers annuirono.
 
A quel punto Min chiese:
 
“Gradite del tè o qualcosa da bere?” e alla risposta affermativa, lei stessa si premurò di preparare la bevanda e servirli, in maniera informale. Fatto questo prese a spiegare:
 
“Come sapete, sono a capo di una potente e influente compagnia leader nel settore dei dolciumi, e stiamo per espanderci; il lancio del nuovo prodotto, la caramella Kiss Mint, precederà di poco l’emissione di alcune OPA, ed è importante per noi che lo spot che gireremo sia il più possibile accattivante. Un’equipe di creativi ci sta lavorando da mesi e tutto deve essere perfetto. Solo che… ultimamente ho ricevuto delle lettere anonime che minacciavano gravi danni all’immagine della società, o alla mia reputazione, se non avessi bloccato l’uscita del prodotto. Pensavo che fossero i soliti deliri di qualche mitomane, fino a quando non si sono verificati degli spiacevoli incidenti, qui nella sede centrale o sul set dello spot, tanto che, sentendosi in pericolo, gli attori non hanno voluto più saperne di restare a girare. Indipendentemente dalle nuove azioni, la mia società dà lavoro a centinaia di famiglie, e la caramella è già in produzione, non posso sospenderla. Inoltre, sospetto che tutto questo sia stato orchestrato dalla diretta concorrente della Fuji Ice, che dovrebbe immettere sul mercato un prodotto simile al nostro.”
 
“Lei pensa che…” iniziò Ryo.
 
“Ti prego, avevamo detto che ci saremmo dati del tu” e gli sorrise.
 
Kaori ebbe una piccola stretta di gelosia.
Se era vero che, nonostante la sua strepitosa bellezza e questo nuovo atteggiamento più abbordabile, ancora Ryo non ci aveva provato, era altresì vero che la donna non perdeva tempo, e di certo apprezzava il suo socio; e come darle torto?
Inoltre loro erano lì in veste di colleghi di lavoro, e Minnie non poteva sapere che invece loro due fossero… fossero… che cosa?
Niente, si costrinse ad ammettere: non erano niente di più di due soci; non ancora una coppia, solo due persone che lavoravano – e vivevano – insieme. E Minnie era autorizzata a fare la civetta col suo partner, o anche solo a mostrarsi interessata.
Mentalmente sospirò, frustrata e rassegnata.
Ma nemmeno a farlo apposta, in quel momento il suo socio si appoggiò con le mani allo schienale del divano e, così facendo, sfiorò con le dita le spalle di Kaori.
Lei non seppe dire se fosse stata una cosa intenzionale, oppure no, però indubbiamente le fece enormemente piacere, e idealmente le si risollevò il morale.
 
Ryo riprese:
 
“Tu pensi che, sotto questi evidenti sabotaggi, ci sia una regia riconducibile al tuo diretto concorrente?”
 
“Sì, ho motivo di sospettarlo, perché Kenji Mifune mi odia, e farebbe di tutto per danneggiarmi. Lui è a capo della Fresh Power e, ovvio, vuole accaparrarsi una buona fetta di mercato.”
 
“Ma, intendi quel Kenji Mifune?” ruppe il suo mutismo Kaori “Cioè quell’uomo affascinante, considerato lo scapolo d’oro del Giappone, e che compare costantemente su tutte le copertine delle riviste patinate?” finì per esclamare, destando, per altro, un moto di nervosismo in Ryo: la sua socia s’interessava a questi bellimbusti?
Non doveva avere occhi che per lui?
 
Minnie rise di nuovo e rispose:
 
“Vedo che sei ben informata!” e le lanciò uno sguardo malizioso, che la fece sentire a disagio come se fosse stata colta in fallo; poi però, Kaori cambiò idea e, rialzando gli occhi e fissandola decisa, puntualizzò:
 
“Informarmi è il mio lavoro!”
 
Ma non c’era acrimonia nella voce della sweeper, solo orgoglio e determinazione.
Questa risposta conquistò la manager, che rivalutò la ragazza.
Inizialmente aveva scambiato la sua timidezza e ritrosia per mancanza di carattere, e immaginava che fosse solo l’assistente del bel Ryo; invece dovette ricredersi, e l’apprezzò molto.
Era indubbiamente affascinante, quella rossa, e aveva del temperamento.
Meglio così, si disse.
 
“Comunque sì, è quel Kenji: un uomo borioso e pieno di spocchia, che solo perché è a capo della ditta di famiglia, che vanta una tradizione nella produzione di dolciumi da tempi immemorabili, si crede l’unico in diritto di produrne e venderne. Io, invece, mi sono fatta dal nulla, e sono arrivata dove sono arrivata grazie al sudore della mia fronte. Sapeste quanta gavetta ho fatto, quanti sacrifici! Ed ora non permetto a nessuno di intralciare i miei affari. Potrò sembrare fredda e scostante, ma ho a cuore i miei dipendenti, e se va bene la compagnia, va bene anche a loro” concluse la tirata accalorandosi.
 
Kaori voltò la testa verso il socio, in cerca del suo sguardo; lui seguì il suo movimento e intercettò i suoi occhi: sì, stavano pensando la stessa cosa.
 
Infatti, Ryo esordì con:
 
“Mi sembra un po’ stiracchiata questa scusa… Esistono leggi in materia che condannano la concorrenza sleale, e non credo che la compagnia multimiliardaria Fresh Power, si vada a inguaiare con queste bazzecole. Sembrano più scherzetti, e ripicche di natura personale… o sbaglio?” e la guardò con occhi penetranti.
 
A Minnie s’imperlò la fronte, per un attimo perse il solito aplomb di donna di mondo, sicura di sé. Dovette ammettere:
 
“Può darsi… in ogni caso, io ho bisogno di far uscire lo spot in televisione entro stasera: lo devo battere sul tempo, prima dell’apertura della Borsa di Tokyo. A cascata, le foto realizzate sul set verranno pubblicate sulla stampa nazionale, e verranno realizzati dei poster da mettere in giro per la città. Per il momento, mi serve il video. Per oggi!” concluse perentoria, con il tono di chi è abituato a dare ordini.
 
“E noi, esattamente, cosa dovremmo fare?” chiese Kaori, che aveva già un leggero sospetto: tutti quei complimenti che gli aveva fatto quando erano entrati, e prima, quando alla sua segretaria li aveva presentati come due attori… S’impensierì.
 
“Semplice!” rispose la manager “Voi dovrete aggirarvi per gli studi e per le sale di posa, per scoprire i responsabili dei sabotaggi ed impedire che agiscano indisturbati. E quale copertura migliore di quella di due attori professionisti?” e gli strizzò l’occhio.
 
“Vuoi dire che dovremo fingerci gli attori dello spot?” rincarò Ryo.
 
“No, non dovrete fingervi solamente: dovrete esserlo!” concluse contenta e soddisfatta.
 
“Che cosaaaaaaaaa?” esclamarono in coro i due sweepers.
 
A quel punto la manager sobbalzò; perché erano così stupiti?
Chi non voleva diventare famoso in televisione?
E poi loro erano perfetti.
Provò a spiegarglielo, ma lo sweeper rimarcò:
 
“Noi non possiamo farci vedere, esporci così. Noi siamo City Hunter, i nostri nemici non devono sapere chi siamo.”
 
“Mi dispiace, ma è tutto pronto! E poi non ho altri attori da trovare, così su due piedi, e voi fate al caso mio: due giovani bellissimi, l’immagine che voglio accostare al mio prodotto. E poi, in che veste potreste aggirarvi indisturbati fra gli addetti ai lavori? Eriko mi ha detto che avete già sfilato, una volta, e allora non è la stessa cosa?”
 
“Il ragionamento non fa una piega” borbottò Kaori all’indirizzo del socio.
 
Ma ancora Ryo non si convinceva. Allora la manager, che aveva già fatto le sue ricerche sui due, e sapeva quali fossero i loro punti deboli, da buona stratega e donna d’affari quale era, con noncuranza buttò lì:
 
“E comunque vi pagherò profumatamente, sia per l’eventuale buona riuscita del caso, sia per il vostro lavoro di attori.”
 
Kaori drizzò le antenne; non era così venale come sembrava, ma i loro conti erano perennemente in rosso, ed era da veri stupidi non approfittarne. In fondo, cosa gli si chiedeva? Di recitare. E, in un certo senso, non lo facevano sempre? Era una copertura come un’altra.
Persa nei suoi ragionamenti, per poco gli sfuggì quello che, dopo, disse Min:
 
“E tu, Ryo, vuoi mettere? Quante donne avrai ai tuoi piedi dopo che sarai apparso nel mio spot? La città tappezzata di tue foto, le riviste per signore con il paginone dedicato a te, a voi… chi potrà resisterti?”
 
A quelle parole Ryo stava già sbavando, dimentico delle proteste fatte in precedenza.
 
All’unisono, i due soci si trovarono a gridare:
 
“Accettiamo!”
 
“Bene, allora è deciso!” poi, guardando il suo elegantissimo orologio da polso, un Cartier, esclamò:
 
“È ora di andare. Prenderemo il mio ascensore personale e scenderemo di sotto, al piano dove è allestito il set.”
 
E con gesto disinvolto, tolse dall’attaccapanni la sua giacca di tweed, in tinta con la maglia e i pantaloni.
 
 
   
 
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