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Autore: Maybe Charlie Knows    26/03/2020    1 recensioni
- Non lo so, Saul. Insomma, noi stiamo facendo la musica che ci piace, no? Vogliamo quello, no? Vogliamo essere ricordati per quello. -
È stato Duff a parlare, con la sua voce vellutata, spalmato sul pavimento mentre stringe tra le braccia Victoria: ha lo sguardo vigile di un gatto in agguato, il bassista. Nessun altro se ne accorge ma Izzy e Duff si scambiano uno sguardo eloquente: hanno già affrontato questi discorsi, lontano dagli altri.
Piomba un silenzio tombale all’interno di quelle quattro mura. Ad un tratto a tutti sembra di poter sentire i pensieri degli altri, cosa che non piace a nessuno: preferirebbero non avere così chiaro il punto di vista di ciascuno, tener per sé una visione molto più gestibile della realtà.
- Beh, certo. Cioè, forse. In realtà, chi se ne frega essere ricordati, no? Esistiamo ora. Quando sarò morto, non mi sarà troppo utile sapere se qualcuno si ricorda di me. Invece, potrebbe essersi utile lasciare questo schifo. Non voglio più vivere in questa merda. - (Dal Capitolo 1)
Missing moments di Love will tear us apart.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Izzy Stradlin, Quasi tutti
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Skies of rust – Capitolo IV





Heartlines
Everything I feel returns to you somehow






Oh the river, oh the river, it's running free,
and oh the joy, oh the joy it brings to me,
but I know it'll have to drown me
before it can breathe easy.



Naz non odia Los Angeles, ma sicuramente ha una relazione complicata con questa città.
Mette in moto la vecchia Fiat, per immergersi nel traffico di Studio City.
Ha parlato per ore con persone che vogliono una fetta di Beverly Johnson e ora ha solo voglia di star zitta.
“Eeee buonasera Los Angeles, un altro venerdì sera è alle porte! Vi immagino, mentre vi preparate, stasera sulla Strip abbiamo un paio di seratine interessanti, al Melt sulla decima...”
Sorride. Non le manca poi troppo, prepararsi per il venerdì sera.
Svolta a destra. Deve passare a prendere Danny al St. Clèmentine. Sicuramente arriverà in ritardo.
- Era il 1983 quando questo gioiellino dei Toto ha raggiunto la testa di Billboard Hot 100... -
Un semaforo rosso.
Stringe il volante con una sola mano, mentre appoggia un gomito sul finestrino. Entra una nube tossica dalla strada, ma fa talmente caldo che è disposta a sopportare lo smog. Passa la mano libera sulla bocca.
Le scappa una risatina che riesce a trasformare in uno sbuffo.
-
I hear the drums echoing tonight but she hears only whispers of some quiet conversation... -
Sposta lo sguardo verso l'asflato e i palazzoni
che la circondano con un sorrisetto che illumina il viso stanco, da lavoratrice.
Probabilmente sembra un po' scema, mentre se la ride da sola, in macchina.




So let them say we won't do better,
lay out the rules that we can't break:
they wanna sit and watch you wither
their legacy's too hard to take.

Oh, we said our dreams will carry us
and if don't fly, we will run.
Now we push right past to find out
or either win what they have lost.
(Santigold – Disparate Youth)


- Fatelo stare zitto, vi prego, o faccio una strage. -
- Togli le mani dalle chiappe, animale! -
- Qualcuno mi può passare un accendino? -
- Ehi, ehi, sorella! Sei proprio un bel pezzo di gnocca! -
-
The moonlit wings reflect the stars that guide me towards salvation... -
La macchina avrebbe ceduto da un momento all'altro, non ci voleva un genio della fisica per prevederlo. Naz accarezzò il volante della vecchia Fiat quasi a incoraggiarla, prima di frenare un po' troppo bruscamente a un semaforo. Di norma era un'eccellente guidatrice, ma al momento era impegnata
a non farsi distrarre.
- Non ce la posso fare. - Il problema erano gli addominali che stavano iniziando a farle male, a causa dell'eccesso di risate. Era lo specchietto retrovisore che le permetteva di avere una visione pressocché completa delle cinque persone che erano schiacciate sui sedili posteriori e che stavano formando un groviglio di arti e disagio. Era stato Duff, lo spilungone, ad aver conquistato il sedile anteriore: ora le ostruiva completamente la visuale per sporgersi dalla sua parte e fischiare a una splendida creatura, beatamente intenta a passeggiare.
- La mano è
scivolata, Slash qui ha bisogno di spazio e Vicky ha messo su qualche kil... AHIA! -
-
It's gonna take a lot to drag me away from you! -
Il problema era Steven Adler che cantava i Toto.
- Ti giuro, se non la pianti ci faccio schiantare tutti. - Con le labbra ancora contratte nel vano tentativo di contenere la risata, Naz tentò di minacciare il colpevole di tanta ilarità, puntando il dito contro la sua immagine riflessa nello specchietto. Il batterista spuntava da dietro una quietissima Christie, seduta sulle sue ginocchia come se queste fossero un trono: era molto concentrata sul limarsi le unghie, per nulla turbata dal caos attorno a lei. Nonostante la lunga figura della ragazza, i capelli biondi e arruffati di Steven erano perfettamente visibili, così come la sua performance: con voce soave quanto un trapano a pedali, il ragazzo si stava esibendo nel più passionale omaggio a David Paich, con tanto di mano sul cuore ed espressione contrita. In risposta alla minaccia, Steven indicò il soffitto dell'auto con sguardo rapito e ardente.
- I bless the rains down in Africa! -
- Devi capire che Slash ha dei bisogni e... Vicky, piantala di agitarti! -
- Io. Non. Sono. Ingrassata. -
- Adesso parli anche in terza persona? -
- E tu spostati, coglione! -
Naz tentò di assestare una gomitata alla spalla di Duff, il quale però si scostò appena in tempo, esibendo una matura linguaccia. Colta alla sprovvista, la ragazza perse un poco di presa sul volante con l'altra mano, facendo sbandare appena l'auto. Irritanti suonate di clacson si levarono dalle vetture che avevano avuto la sfortuna di capitare dietro la Fiat, insieme alle proteste di tutti i passeggeri, meno Christie e Steven.
Ebony assestò un'altra gomitata a Slash, cercando di ricavare un po' di spazio per le proprie natiche, nell'angusto sedile di mezzo. - Naz, stai cercando di ammazzarci tutti? - Commentò, delicata come al solito.
- The wild dogs cry out in the night as they grow restless, longing for some solitary company! -
- Le donne non sanno guidare. - Duff fece spallucce, accompagnando la propria persa di saggezza a un'espressione solenne, prima di appiattirsi contro il proprio finestrino per difendersi dall'ennesimo pugno di Naz, sorridendo come un monello. - Io guido come il fottuto Nicki Lauda! -
Era l'estate del 1986. Quel delirio, nonché il tentativo di beccarsi almeno quattro multe per diverse infrazioni del codice della strada, non erano nulla di speciale. A Naz era stato richiesto di recuperare Christie e Steven al ristorante vietnamita dove la ragazza aveva offerto il pranzo al proprio uomo da passeggio: aveva accettato l'ingrato compito senza fiatare, tanto sapeva che protestare non sarebbe servito a nulla. Inoltre era il giorno libero di Mason e lei ne avrebbe comunque approfittato per passare alla Hellhouse.
Poi aveva scoperto che Christie aveva generosamente offerto il pranzo a due persone in più rispetto a quelle che la sua macchina poteva contenere.
- Stavolta mi ritirano la patente. Che non ho. Stavolta mi sbattono dentro. -
- Vicky smettila di agitarti, cazzo! -
- Ehi Nazi, è una volante quella? -
- Non finché non ti rimangi quello che hai detto, maiale con la parruc... oh! -
- Ti avevo detto di non agitarti, col culo sopra al mio pacco. -
- Naz, gira alla prossima a destra, se andiamo diritti come minimo c'imbottigliamo a Koreatown. -
- ... frightened of this thing that I've becoooome. -
- ZITTI! - Per qualche istante, nessuno fiatò Non serviva avere visuale sullo specchietto retrovisore per percepire lo sguardo omicida di Naz Kurt. O la sua plateale intenzione di farli schiantare tutti contro un autobus.
Poi Christie Wu parlò.
- It's gonna take me a lot to drag me away from you! -
C'era del terapeutico, in quel caos. Qualcosa d'incredibilmente inebriante, un po' come i tranquillanti che si riuscivano a rimediare a Skid Row per qualche dollaro.
In quell'ultimo periodo, a Naz Kurt era capitato spesso di sentirsi sola: le sembrava che lei, beh, tutti loro in realtà si trovassero a un bivio. Era stata un'estate torrida, che era apparsa lenta da morire, ma il
tempo era trascorso in verità con una velocità drammatica, come un treno in corsa: la sensazione, anche se era ben lontana dall'ammetterlo, era di essere sui binari, spettatrice inerte, incapace di spostarsi dalla traiettoria di quella macchina impazzita. Fuori controllo, eppure immobile.
Quella frustrazione la stava consumando, se ne rendeva conto. Come si rendeva conto di riversare spesso e volentieri quel tortuoso groviglio di emozioni su chi le stava attorno, senza riuscire a impedirselo. Si trasformava nel peggiore degli esseri umani: intrattabile, rude, piena di una rabbia incontenibile.
Poi c'erano quei momenti in cui i suoi amici, quei pirati disadattati che sembravano tuffarsi nelle giornate di rincorsa, lanciandosi nel buio, quei soggetti riprendevano a far casino attorno a lei. Come se nulla fosse accaduto.
Era un suono dolce, quello di quel casino. Riusciva a sopraffare, per un po', le domande e i sussurri che invece la tormentavano quando attorno a lei c'era il silenzio.
Forse non era la soluzione.
Ma diamine, almeno si sentiva in vita.
- Ragazzi, volete un preservativo? - Ebony sembrava aver perso la voglia di dare indicazioni e osservava a braccia conserte Slash sussurrare qualcosa all'orecchio di Victoria. Il ghigno serafico non le arrivava agli occhi.
- Nazi, pensi che ce la faremo? - I capelli di Duff erano diventati un nido di nodi, grazie all'aria che entrava dal finestrino. Gli occhi da gatto di strada fissavano i muri ricoperti di graffiti senza davvero vederli, in contemplazione di qualcosa di più grande di una città come Los Angeles.
Naz sbuffò. - Ma certo. - Il tono della sua voce era deciso, carico di aspettative. Poi nello svoltare a destra per imboccare una scorciatoia verso Hollywood, scosse il capo. - Aspetta, a fare cosa? -
- Ad arrivare vivi alla Hellhouse! -
- Ahia Steve, mi hai infilato un dito nel naso! -
- Aspetta, il vestito è nuovo, non posso sgualcirlo. -
- Hurry boy, she's waiting just for you! -
- Ti giuro, vorrei insultarti ma proprio non ce la facc... - Le parole morirono in gola a Naz, quando una risata tornò a scuoterle il torace. Ruotò il volante, svoltando di nuovo senza mettere la freccia: dietro di loro, qualcuno maledisse tutte le loro famiglie. - Christine, fallo smettere, non riesco a concentrarmi! - La diretta interessata era tornata a curare meticolosamente le proprie unghie dopo aver ridato il là a Steven, il quale non sembrava turbato dall'avere solo pochi centimetri di spazio vitale: si dimenava come se fosse stato davvero lui, il cantante dei Toto.
Infine anche Duff scoppiò a ridere a crepapelle e la protesta contro Steven perse di senso. Nel momento in cui Naz smise di tentare di fermare quel carosello, inspiegabilmente tornò a guidare con decenza, ma questo non lo notò.
Dietro, Christie decise che la sua opera di limatura era completa e si unì quindi alla performance del suo ragazzo, cosa che irrimediabilmente fece capitolare anche Ebony. Forse quest'ultima voleva solo una scusa per dare le spalle alla coppietta al suo fianco, ma fu abbastanza brava dal nasconderlo.
I due interessati impiegarono comunque poco per rimandare il tête-à-tête a più tardi.
Il canto si diffuse. Come una rivoluzione o una malattia, a seconda dei punti di vista.
- I bless the rains down in Africa,
I bless the rains down in Africa,
Gonna take some time to do the things we never had ooh ooh! -
In fin dei conti, non c'era nulla di così irrimediabile.
- Grazie, grazie, troppo gentili, vi amo anch'io! -
- Giuro che mi sta andando in cancrena una gamba. -
- Oh possiamo fermarci alla prossima a destra? Fanno un pollo alle mandorle g e n i a l e! -
- Adesso però cambiamo stazione. -
- La. Canzone. Più. Bella. Del. Fottuto. Universo. -




And I've seen it in the flights of birds,
I've seen it in you, the entrails of the animals,
t
he blood running through, but in order to get to the heart
I think sometimes you'll have to cut through, but you can't.


Non riesce davvero a nasconderla, quella faccia da scema.
- ... Ma adesso facciamo un piccolo salto in avanti, sempre di hit da classifica parliamo, un frontman unico nel suo genere! Indovinate di chi stiamo parlando? -
Perde il filo di ciò che sta dicendo lo speaker.
Naz prova sentimenti contrastanti riguardo ai ricordi: a volte questi sprazzi sembrano lontani anni luce, i pezzi della vita di un'altra persona; altre invece sembra ieri.
Ma la verità è che, nella maggior parte del tempo, è troppo impegnata a pensare a Daniel.
- ... e quindi torniamo nel 1986, questi sono Prince & The Revolution per voi. -
Cielo.
Sono così cambiate. Lei e Christine. Anzi, al di là degli eventi più o meno significativi che hanno differenziato le loro vite, Christine è quella che è sicuramente cambiata di più. In apparenza.
Non c'è nessuno che la riconosce ora, quando incrociano qualche vecchia conoscenza per strada. Tutti stupefatti, colti alla sprovvista da quello che era all'unanimità considerata come un pericolo sui tacchi a spillo.
Naz li compatisce, sorridendo.
Il semaforo è verde, preme sull'acceleratore.



Not a thing in the world could get between what we share,
n
o matter where you at, no worry I'll be there.
No one's got your back like I do,
e
ven when the business not going well, we still do.
When I shine, you shine, no ways on your side.
All my life you'll have what's mine:
m
ark my word, we gon' be alright,
m
y brother, my sister we gon' be just fine.
(Mapei – Don't wait)



- ... don't have to be beautiful, oh, to turn me on! I just need your body, baby... -
Christie Wu, quando prendeva il controllo della radio dal sedile del passeggero, riusciva ad essere una presenza ingombrante.
Più del solito, insomma.
Naz aveva mal di testa, tanto per cambiare. Non che avessero combinato qualcosa di particolare la sera prima: si era spaccata la schiena dietro il bancone di Big Bull e, per ingannare l'attesa e la fatica, ogni mezz'oretta si era versata uno shot di tequila. Poi era tornata a casa barcollando, senza nemmeno rendersi conto di essersi ubriacata. Al suo risveglio, era stata contenta di non aver incrociato Mason.
-
You don't have to be cool to rule my world! Ain't no particular sign I'm more compatible wiiith... -
- Puoi abbassare la voce? -
La domanda le uscì in un tono molto più acido del dovuto e di ciò si pentì immediatamente. Tuttavia, per delle ragioni che non avrebbe saputo spiegarsi, Naz non chiese scusa: continuò a guidare per le strade di South Park, corrucciata e con la sensazione di avere esagerato bloccata in gola.
Christie sembrava non aver udito una singola parola, ma gradualmente il suo gesticolare si fece più moderato e il suo canticchiare si fece lieve.
- Quindi che avete fatto ieri sera? -
Naz si maledisse: adesso invece quella domanda era suonata eccessivamente premurosa, innaturale. Mentre si fermava ad un incrocio, ebbe anche la netta impressione che pure Christie la pensasse allo stesso modo. Le lanciò un'occhiata di straforo e gli occhi da fatta dell'amica, che fissava con la solita espressione leggera il marciapiede, si erano assottigliati un poco.
- Oh, il solito. I ragazzi hanno provato per un po', poi è passato a trovarli Chuck, sai Chuck, quello che lavora al chiosco dei gelati che sta... -
Diede un colpo di clacson provvidenziale ad una Ford che si era dimenticata di mettere la freccia prima di svoltare, scaricando un poco di tensione.
In quel periodo, Naz si chiedeva molte cose. Una di queste era senza dubbio da quando avesse smesso di comportarsi da persona perbene nei confronti della sua migliore amica.
A dire la verità, sapeva di essere diventata tremenda con tutti. Con Izzy, con Mason, con chiunque avesse a che fare con lei. Naz non aveva mai finto di avere un carattere facile e non era mai stata incline ad addolcire la pillola alle persone che aveva attorno a sè.
Ma con Christie non era mai stata orribile.
- ... E quindi Stevie ha risposto: "Ma no che non viene, non la vedo da una vita", ma poi la troia si è presentata, però io ho fatto finta di nulla e sono stata di classe perché sono superiore. -
Prince continuava a cantare mentre Christie proseguiva col suo racconto; Naz ascoltava solo a tratti, mentre s'infilava nell'ennesimo imbottigliamento. Erano quasi le sei di sera, l'ora di punta.
Frenando, sospirò rassegnata prima di cercare una sigaretta da accendersi.
- Chris, perché stai ancora con Steven? -
A bruciapelo. Non riuscì a spiegarsi come mai quella domanda le fosse balzata in testa e perché l'avesse posta proprio in quel momento. O, meglio, c'erano mille possibili spiegazioni relative allo stato della sua vita, ma preferiva non pensarci.
Christie rimase in silenzio un po' troppo a lungo per i suoi gusti, quindi Naz si voltò ad osservarla: l'amica sembrava tranquilla, guardava il traffico avanti a sè con un sorriso leggero sul volto.
- Perché lo amo. - Fece addirittura spallucce, ma il tono tradiva una miriade di sottintesi in quella frase.
- Sì, ma... - Naz abbassò ancora di più il finestrino per poter tenere la sigaretta fuori dall'abitacolo, mordendosi in labbro inferiore. Era indecisa. - ... perché stai ancora con lui? -
L'amore era senza dubbio una cosa meravigliosa, ma non era abbastanza.
- Beh, lo sai. - Christie era sempre incredibilmente rilassata quando si trattava di affrontare discorsi seri: li faceva sembrare delle digressioni sul meteo, il che poteva avere un effetto calmante o irritante, a seconda del momento. Naz si sentì irrequieta: portò la sigaretta alle labbra, mentre distoglieva lo sguardo da quel viso da gatta.
- Steven non mi fa domande e non pretende risposte. È una persona semplice, che non mi chiede se ho particolari programmi ed è felice di passare una giornata a far niente. Mi ascolta, la maggior parte delle volte. - Christie s'interruppe, storcendo le labbra al proprio riflesso nello specchietto retrovisore, prima di voltarsi a lanciare a Naz una lunga occhiata. - Considerato questo, immagino che il motivo per cui sto ancora con lui sia più un problema mio che suo. -
La sigaretta era finita troppo in fretta. La ragazza la lanciò verso il marciapiede, senza curarsi del rischio di centrare qualche passante. Quindi si passò una mano fra i capelli.
- Sì, ma... - Iniziò, poi però le mancarono le parole. Si azzardò quindi a lanciare un'occhiata verso l'amica.
La cosa meravigliosa di Christie era che non l'avrebbe mai messa volontariamente a disagio. Oh, era inappropriata e chiassosa come poche cose sulla faccia della Terra, sempre pronta a riversare un po' di brio irrichiesto sul prossimo. Adorava essere esagerata e cercava la competizione femminile, ma solo per questioni di pochissimo conto. Aveva odiato Victoria solo fino a quando la situazione non si era fatta seria, a quel punto era diventata un angelo.
Non l'avrebbe mai messa volontariamente a disagio, perché sapeva quanto delicata fosse quella conversazione apparentemente innocua. Era disposta a fingere di non sapere che Naz non stava affatto parlando di lei e Steven. E Naz ne era perfettamente consapevole.
- Nel senso, ad un certo punto tu andrai all'università. Perché ci andrai, no? -
Christie stava controllando lo stato delle proprie sopracciglia quando Naz si azzardò a guardarla ancora. - Ma sì, alla fine sì. Sto inquadrando le possibilità che ho di combinare qualcosa di utile. Quando avrò beccato quella che mi soddisfa, non credo che continuerò a stare con Steven. E anche lui avrà probabilmente bisogno di qualcosa di diverso, sai? Perché credo che diventeranno abbastanza famosi e a quel punto deve avere accanto una persona che sia disposto a seguirlo, in tutto il successo ma anche in tutto il casino che arriverà. E quella persona non sono io. -
La fila di auto iniziava a scorrere, lentamente, verso il semaforo. Riaccese il motore, grata di doversi riconcentrare sulla strada: improvvisamente, era diventato difficile guardare Christie.
- Ma allora dell'amore cosa resta? -
Poté poi avvertire il sorriso dell'amica nella sua risposta.
- Ma sai, dell'amore resta quello che conta. Quando smetti di stare insieme ad una persona, non è vero che tutto se ne va. Se due strade si dividono, quello che c'è stato non scompare. E quello che c'è fra me e Steven non è meno reale solo perché sappiamo che ci dovremo dividere. -
A Naz quelle parole suonarono estremamente dolorose. Solo dopo molti anni, ne avrebbe capito il senso.
- Dell'amore, alla fine, resterò io. -
Mentre premeva l'acceleratore per tornare finalmente a sgusciare nel traffico, Naz s'interrogò inevitabilmente su cosa sarebbe rimasto di lui, quando tutte le incognite nella vita di Izzy avrebbero trovato un risposta.
Allora non lo realizzò, ma più tardi comprese che Christie sapeva esattamente cosa le frullava per la testa e per lei aveva paura. Certo, non sospettava minimamente la proporzione del disastro che stava per abbattersi su di loro.
Ma mentre si sistemava i capelli e con una mano cambiava stazione, Christine Wu era già pronta a scendere in guerra al fianco di Naz Kurt.
- Uuuuh ferma, ferma! -
Un guizzo di vita attraversò il corpicino della guidatrice, mentre svoltava a sinistra e la voce graffiante della cantante riempiva di calore l'abitacolo.
- Ah fighissima, oddio, come fa questa? But the moment that I first laid... eyes on him! -
A tentoni ricostruirono insieme le parole di Stevie Nicks. Christie allungò un braccio fuori dal finestrino per puntare col dito al cielo, scuotendo la testa e attirando le occhiate degli automobilisti che sfrecciavano loro accanto.
- Just like the white winged dove,
sings a song, sounds like she's singing
oh, baby, oh said oh! -
Il tramonto era come un incendio sulle strade di Los Angeles.



On the sea, on the sea and land over land
creeping and crawling like the sea over sand,
still I follow heartlines on your hand.



Naz frena, prima di lanciare ad alta voce una maledizione verso il furgoncino che è passato col rosso. Quindi fa un respiro profondo, mentre la Ford alle sue spalle suona il clacson.
Sì, sì, adesso riparte.
Cambia stazione, non le piace il brano che sta passando ora. Poi controlla l'ora. Non c'è speranza di arrivare in tempo.
Poco male: le altre madri già hanno una pessima opinione di lei.
- ... immortale, personalmente una delle mie voci preferite, la omaggiamo con questo estratto dal suo primo album da solita. Questa è per voi e per Janis. -

Le note di piano arrivano proprio nel momento in cui si rabbuia. Non riescono subito ad allontanarla dai giudizi delle altre persone e dalla paura di far fare a Danny brutta figura. Solo lentamente, mentre controlla il nome di una via, inizia a prestare attenzione alla canzone.
Non le viene spontaneo sorridere, stavolta. È un gesto che richiede un piccolo sforzo.
Tuttavia Naz lo compie volentieri, mentre distoglie gli occhi dalla strada solo per fissare, per qualche istante, il cielo terso che s'intravede dai palazzoni.
Scuote la testa.
Meglio sbrigarsi.


This fantasy, this fallacy, this tumbling stone,
echoes of a city that's long overgrown,
your heart is the only place that I call home:
can I be returned?



L'orizzonte era stato quasi inghiottito dal crepuscolo.
La costa quasi scompariva oltre il guardrail, una linea infinita di segnali fosforescenti.
Per
quasi cinque minuti nessuno dei due aveva proferito parola. Solo la voce di Janis Joplin che dalla radio ruggiva Kozmic Blues teneva loro compagnia.
- ...
But I never found out why I keep pushing so hard a dream, I keep trying to make it right through another lonely day. -
Naz aveva insistito per guidare, anche se non si era sentita bene tutto il giorno: non avrebbe lasciato il volante della sua auto ad Axl, poco importava quanto fosse accaduto fra loro negli ultimi giorni.
Si erano parlati poco anche per accordarsi sull'uscita della sera. Da quando aveva faticosamente separato lui ed Izzy, mentre si prendevano a pugni su un porticello a Venice Beach, non avevano avuto molto modo di chiacchierare. Axl si era buttato a capofitto nel lavoro, cercando di porre rimedio alla giornata che la band aveva perso allo studio di registrazione; Naz aveva perlopiù sguazzato in una pozza di angoscia in cui le giornate erano lunghissime e poco produttive.
In più, c'era stato quello stupido mal di stomaco.
- Accosta. Da queste parti dovrebbe esserci un buon cinese. -
Naz non aveva dimenticato niente di quanto successo fra lei ed Axl.
Il che voleva dire che, anche se ci aveva fatto sesso, lui restava comunque colpevole.
- Non posso accostare qui. Dov'è questo posto? -
Si pentì immediatamente di aver adoperato quel tono così spazientito, ma non fece marcia indietro. Piuttosto, si concentrò sullo specchietto retrovisore. La Route 1 era ovviamente affollata. Si trovavano dalle parti di Santa Monica, ma a parte qualche casetta solitaria non sembravano esserci molte forme di vita.
- Da queste parti, ti ho detto. - Axl guardava fuori dal finestrino. I capelli rossi erano sciolti e scompigliati dal vento. Le aveva telefonato nel pomeriggio: "Andiamo al mare".
Le aveva telefonato e non le aveva fornito alcuna spiegazione, né chiesto "per favore".
"Andiamo al mare" e lei c'era andata.
- Qui non c'è niente. - Naz s'innervosì in fretta. Continuò ad andare diritta, senza rallentare. Solo a quel punto Axl, fino ad un momento prima apparentemente apatico e distante, si voltò di scatto per fulminarla con lo sguardo. - Perché devi rompere così tanto il cazzo? Ti ho detto che è qui, vuol dire che è qui, no? - Gesticolò con così tanta foga che, per un attimo, la ragazza temette l'avrebbe presa a schiaffi.
- Perché cazzo devi gridare, idiota?! -
Una persona ragionevole avrebbe cercato di placarsi. Avrebbe invitato l'altro a calmare gli animi, per discutere sensatamente delle diversi opzioni e raggiungere un comune compromesso.
- Perché tu non ascolti. E non chiamarmi più idiota o giuro che te la faccio pagare! - Naz cercò di trattenersi, sulle prime, dal distogliere lo sguardo dalla carreggiata per fronteggiare il suo avversario, ma scoccò solo un'occhiata di traverso ad Axl. Sapeva che anche lui stava cercando di non guardarla. Nella luce soffusa dell'abitacolo e della notte, sembrava ancora più bello e sempre più distante.
Cosa avevano fatto?
- Io non ascolto?! Tu neanche mi hai chiesto se voglio cinese. Non ho nemmeno fame, Cristo, e poi qui non c'è una sega. - Janis Joplin non faceva che aumentare la confusione. Naz accelerò senza rendersene conto, prima di frenare subito dopo per evitare di tamponare l'auto di fronte. Qualcuno suonò il clacson. - Non dire stronzate. - Come risposta, non aveva senso e, la ragazza lo sapeva, non pretendeva di averne.
- Io, stronzate?! - Per qualche istante, Axl non rispose. Non perché non sapesse cosa dirle, Naz ne era consapevole, ma per puro sprezzo.
L'Oceano Pacifico fuori era di una bellezza sfolgorante. Il crepuscolo donava ad ogni angolo luci ed
ombre che trasformavano il paesaggio arido della California in un abbraccio caldo.
La musica dell'audiocassetta accompagnava perfettamente quella visione, quasi fosse stata composta per un'afosa serata sulla costa Occidentale.
-
Hey, I ain't never gonna love you any better baby cause I'm never gonna love you right! -
Cosa avevano fatto?
- Io torno indietro. - Naz non avrebbe saputo dire cosa l'aveva spinta a riprendere le armi. Si maledisse internamente, mentre il mal di testa le faceva esplodere le tempie. Iniziò a cercare un'uscita dalla strada, consapevole che rischiavano di perdersi. - Che cosa?! - Stavolta Axl l'avrebbe colpita, ne era certa.
Invece la mano del ragazzo calò sul cruscotto. Il botto fu così forte che Naz sobbalzò; subito dopo, pensò che sarebbe stato meglio se le avesse sul serio tirato un ceffone.
- Adesso che cazzo ti prende? Ti girano e quindi vuoi rovinare la serata a tutti e due? Smettila di fare la stronza. E non azzardarti a girare! -
Per tutta risposta, Naz imboccò la prima uscita che trovò. Senza freccia e senza guardare la direzione.
Un altro clacson suonò alle loro spalle.
- Dio, io volevo prendere la cena e tu hai dovuto fare un dramma. Dai, torna indietro, cazzo. Scommetto che non sai nemmeno dove siamo. -
- So perfettamente dove siamo e smettila di fare lo stronzo! -
- IO sono stronzo?! Fammi un favore Naz, vai a fare in culo. -
- Tu vai a fare in culo! Non sai far altro che darmi addosso, questa è l'unica cosa che fai, frustrato del cazzo! -
- Vaffanculo! -
- VAFFANCULO! -
Urlò talmente tanto da farsi male alla gola.
Innumerevoli istanti dopo, si trovarono di nuovo su una strada buia, lungo la costa. Uno di loro, Naz non avrebbe saputo dire chi, aveva spento la musica.
Il silenzio abbracciava altrettanto bene quel panorama oscuro.
- Perché dobbiamo essere così orribili l'uno con l'altra? - Si sentì patetica, quando quella domanda le uscì tremolante dalle labbra.
Lo udì inspirare a fondo. - Forse tutto questo... semplicemente non funziona. -
A quelle parole, Naz avvertì il proprio cuore sprofondare fino ai piedi, per poi tuffarsi negli abissi della terra. Il sussurro che le schiuse la bocca suonò irreale.
- Non mi vuoi più? -
Non girò il capo, ma si rese conto che Axl si era voltato a guardarla. Lo percepì per l'intensità con cui i suoi occhi verdi la perforarono. Per alcuni lunghissimi istanti, entrambi rimasero sospesi in quel limbo, come se stessero precipitando dalla scogliera.
- Vuoi tornare con Izzy? -
Naz ci mise un po' prima di processare quella domanda. Non ne colse le implicazioni. Non si soffermò su ciò che significava per Axl, sull'insicurezza e la tristezza che tradiva. Si fermò al proprio cuore, che riemergeva dalla terra per tornare a riposizionarsi nella sua cassa toracica, giusto per farle avvertire meglio tutto il dolore di quelle parole.
Se ci fosse stata ancora della musica a riempire il silenzio, forse sarebbe stato più facile respirare.
- Questo è un colpo basso. - Avrebbe preferito tornare a gridargli contro.
Invece proseguì per un centinaio di metri, poi rallentò. Infine, accostò sul primo tratto di banchina abbastanza largo, frenando bruscamente. Spense il motore, raccolse gli ultimi pezzi della sua sanità mentale e uscì dalla macchina.
Ci volle del tempo prima che Axl la seguisse fuori. Nonostante la sera fosse calata, l'aria era ancora torrida e non dava sollievo. Quando il ragazzo si avvicinò, Naz si rese conto di aver passato l'attesa di lui con una mano sulla fronte, a coprire il volto, e le spalle ricurve.
- Mi dispiace. -
Non era sicura che lui l'avesse detto davvero.
Si trovò fra le sue braccia quasi immediatamente. Avrebbe dovuto odiarlo, ma si sentiva esausta e in verità non desiderava altro che dimenticare tutto. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, il che era assurdo perché lei non piangeva mai.
Axl le passò una mano fra i capelli, respirandole contro.
- Dobbiamo trovare un modo per farla funzionare, Will. -
Lui non rispose. Dopo un istante però, Naz avvertì la sua mano spingersi sotto la magliettina, fredda contro la pelle calda. Un brivido le scosse la spina dorsale.
Alzò lo sguardo per incontrare, per la prima volta in quella serata, gli occhi di Axl. Sapeva che in essi avrebbe trovato lo stesso ardore che bruciava in lei, per motivi e tormenti diversi.
Si baciarono come se stessero per partire per la guerra: avevano iniziato quella storia con la consapevolezza, viva in un remoto angolo della mente, di avere i giorni contati. Eppure la gioia violenta con cui vivevano quei momenti di quiete dopo la tempesta rivelavano una speranza: che tutto potesse durare molto di più. Magari per sempre. Che potesse essere la fine degli affanni e della ricerca di sè, quella che Naz conduceva disperata e che Axl ogni tanto fingeva di proseguire ancora, per potersi illudere di essere un uomo migliore e diverso da chi era in realtà.
La sollevò sul cofano dell'aiuto, scivolando fra le sue coscie e i jeans sdruciti, ormai da buttare. Naz gli strattonò i capelli dall'attaccatura, inalandone il profumo mentre il battito cardiaco accelerava.
Avrebbe memorizzato tutto di lui: la sua impronta sulla schiena, la traccia umida lasciata su una spalla, la ruvidità della barba in ricrescita contro la sua guancia.
Se ne sarebbe ricordata, al momento di lasciarlo andare.
Allacciò le braccia dietro al collo di Axl, mentre lacrime e sospiri si mescolavano al rumore delle macchine che li sorpassavano e delle onde contro la costa; attorno a loro, solo quell'intenso profumo di buio.


She may contain the urge to run away,
but hold her down with soggy clothes and breezeblock.
Citrezene your fever's gripped me again,
never kisses, all you ever send are fullstops.
Do you know where the wild things go?
They go along to take your honey. [...]
But please don't go, I love you so.
(Alt J - Breezeblocks)



Naz spegne la radio, sulle prime. Poco dopo però, la riaccende.
Ogni tanto, ma solo ogni tanto, sembra ieri davvero.
Sorride, scuotendo la testa: forse un giorno arriverà a perdonare sé stessa e i ragazzi, per quello che è successo. Nel frattempo, non vive nel rancore. Essere una madre single di solito non le permette di indugiare a lungo nel risentimento. Nei ricordi, in generale.
Le prenderebbe troppa energia e Daniel ha bisogno di lei.
Fa ruotare ancora il volante: il traffico sembra essere più scorrevole in quel punto. Potrebbe accelerare e riguadagnare il tempo perso, ma da quando ha preso la patente e viaggia con un bimbo a bordo è diventata più giudiziosa.
Altre note di piano arrivano dalla radio.
Non indugia a lungo nei ricordi, di certo però non ha dimenticato.
Fa sempre un po' male ma, mentre rispetta il limite di velocità, Naz è in pace con quel dolore. Lo attraversa.
Quel dolore è pur sempre la prova concreta che, prima ancora che dei pianti, dell'abbandono e delle parole non dette, Daniel è il frutto di una grandissima storia d'amore.

What a thing to do,
what a thing to choose.
But know, in some way I'm there with you,
up against the wall on a Wednesday afternoon.



- ... ed è irritante, insomma, non capisco perché non dovrei avere l'opportunità di ascoltare altro. Cambia stazione comunque, ti prego, non abbiamo fatto altro che ascoltare gli Europe per tutta l'estate e onestamente non ne posso più di queste tastiere. -
Era notte fonda, il che voleva dire che le strade di Los Angeles erano affollate, almeno in quella parte di città. Si erano lasciati Silver Lake alle spalle da un pezzo, dopo un turno piuttosto massacrante per lei e alcune lunghe ore trascorse al bancone per lui.
- Che poi, è davvero questo che ti viene in mente se pensi a Space Oddity? Voglio dire, Space Oddity è un capolavoro filosofico che usa lo spazio per fare introspezione... -
Izzy non era, in genere, un personaggio molto loquace, nemmeno con i propri amici. Però se si parlava di musica e, in particolare, di quello che trovava incomprensibile dellla musica degli altri, metteva la quarta e non riusciva a fermarsi.
Naz girò la manopola per cambiare frequenza, ridacchiando. - Giuro, non capisco come abbiano potuto bocciarti in letteratura. -
Era venuto a prenderla in macchina ed ora lasciava che lei si riposasse, anche se non le permetteva di scegliere la musica.
- ... e il senso di alienazione che Bowie trasmette, non ha niente a che fare con le festicciole, insomma. Senza tenere conto della critica politica... Oh no, dai, di nuovo. Cambia, cambia. -
Naz scoppiò a ridere, raccogliendo le gambe sul sedile del passeggero, dopo essersi tolta le scarpe. L'aria che entrava dal finestrino, leggermente più fresca rispetto a quella del giorno, scompigliava i capelli di Izzy in maniera tale da rendere impossibile prenderlo sul serio.
- Agli ordini. Non vorrei mai danneggiare il tuo orecchio con queste canzonette da provinciali. - Izzy sbuffò non appena comprese che la sua ragazza lo stava prendendo in giro. Sembrava estremamente risentito, il che voleva dire che quello scambio lo divertiva.
- Senti chi parla, Miss "Ascolto i Bauhaus per fare citazioni che nessuno può cogliere". - Naz fece spallucce e allargò le braccia, ammettendo silenziosamente le proprie colpe. Quindi fece ruotare di nuovo la manopolina. - E comunque erano almeno due mesi che non ascoltavo gli Europe. -
- Aaarg, giuro su Dio, le stazioni radio hanno solo cinque brani in canna e hanno deciso di tormentarmi con ognuno di loro. - La ragazza letteralmente ululò dal ridere quando Izzy saltò sul posto, frenando di fronte al semaforo rosso, quando dall'autoradio arrivarono le note di You give love a bad name, brano che effettivamente in quell'estate 1986 aveva fracassato i timpani e altro ancora.
- Ma non è quello che vuoi anche tu, testone? -
Un brivido la scosse nel momento in cui gli pose quella domanda: allungò una mano per sistemargli i capelli solo per avere una scusa per toccarlo. La paura di vederlo andarsene le attanagliò le budella, ma quando Izzy si voltò per sbuffarle addosso Naz gli fece la linguaccia.
- Se inizio servire la gente con riff banali e oh sì, pupa, quanto sei sexy, ti prego, sparami. O mollami. -
Melodrammatico.
- Oh ma insomma, intendo avere le tue canzoni in radio ventiquattrore su ventiquattro. Avere delle persone che stanno guidando, come noi, e all'improvviso beccano la tua canzone e la cantano ad alta voce, poi finisce, cambiano frequenza e cazzo, eccola lì di nuovo, che figata cantiamo ancora! -
Il fervore con cui gesticolò e il tono di voce che si alzò appena non avevano niente a che fare con la rabbia, cosa piuttosto rara per Naz in quel periodo. Erano più la conseguenza di un flusso di energia continuo, che non inizava né finiva in quelle conversazioni rubate.
Era la cosa meravigliosa di stare con Izzy.
- Sì, ma non voglio certo che sia solo perché vogliono menare il culo. - Rimettendo in moto, il ragazzo lasciò il volante con una mano per poter evidenziare le parole con i gesti a propria volta. - Dai, so che
capisci quello che voglio dire. -
Naz capiva, ma sapeva anche di doverlo provocare.
Sapeva che era ciò che lui amava di lei.
- Non è questione di menare il culo, Jeff. È questione di essere felici mentre ascolti quella che per te è la tua canzone. -
Cambiò di nuovo frequenza.
- Ma no, porca puttana, non è solo questione di essere felici. Non voglio che la gente stia solo bene, quando ascolta la mia musica. Voglio che li renda felici e li colpisca allo stomaco, e li faccia sentire sporchi e poi confusi e pure un po' a disagio. E li spinga a rimettersi in discussione e poi doni a loro speranza. -
Mentre filavano verso West Hollywood, Naz non si rese conto di stare immortalando Izzy nella fotografia di quell'attimo: giovane, pieno di foga, appassionato. Si sistemò meglio sul sedile del passeggero, mentre passava la pubblicità di un nuovo detersivo.
- Non ho detto allegri. Ho detto felici. E la felicità è anche rumore, caos, le cose orribili a cui sopravvivi e che ti fanno sentire più vivo di prima. -
Sa che Izzy sorride.
- Eh no, tesoro. Quello è l'amore. -
Dopo qualche attimo passato ad osservare due ragazzine che attraversavano delle striscie pedonali di corsa, rischiando di farsi investire, Naz tornò a cambiare frequenza.
- E comunque dovresti essere meno schizinoso. - Scosse ancora le spalle, fermandosi per cercare una sigaretta e lasciando per sbaglio sulla differita di un comizio repubblicano.
- Ma non hai delle cassette qui da qualche parte? - Izzy inchiodò all'improvviso, a fronte di un giallo che si trasformò in rosso di colpo. Dalle macchine in coda arrivarono improperi a cui rispose con un dito medio.
- Avevo la cassetta di The Queen Is Dead che qualcuno mi ha regalato, ma sempre quel qualcuno ha pensato di prendersela e non restituirla mai più. -
Naz continuò a contorcersi per cinque minuti, prima di rinunciare a trovare sigarette. Evidentemente avevano finito tutte le scorte. - E comunque sono seria, dovresti fare più attenzione a quello che bolli come commerciale. Potresti imparare qualcosina. -
Si aspettava un'esclamazione incredula, invece Izzy si limitò a chiedere: - Ah, sì? -
- Sì. Devi imparare a parlare a più persone possibili, se ci tieni a far provare tutto quello a cui ti riferivi prima. E che ti piaccia o no, certe canzoni arrivano a una bella fetta di persone. -
Quando si accorse che il ragazzo non rispondeva, Naz gli lanciò un'occhiata preoccupata. Izzy riprese a guidare con cipiglio tranquillo, il gomito appoggiato fuori dal finestrino.
- Nel senso, scommetto che quando è uscita Stand By Me tutti quelli come te erano tipo: "Gne gne, senti che lagna, piace solo alle ragazzine" ma adesso riconosciamo universalmente che è una delle migliori canzoni mai scritte, no? -
- Senti senti! - Izzy scoppiò a ridere, senza alcun tono di scherno nella voce.
Poi Naz passò ad un'altra frequenza e tutto accadde molto velocemente.
- No, dai, ti prego, cambia, non la sopporto, basta. -
- Ma che dici, fammela lasciare, è anche appena incominciata! Come fa a non piacerti questo pezzo! -
Le proteste del guidatore non riuscirono a coprire del tutto la sognante introduzione di una canzone che chiunque, negli Stati Uniti, conosceva. I Journey avevano fatto la loro fortuna con quel pezzo.
Erano stati anche la causa di diversi bisticci.
- Scommetto che conosci il testo a memoria! -
- Ma come fa a piacere a te? A te, dico, la regina dell'acido. -
- Perché parla di noi. -
Naz seguì il movimento dell'auto quando Izzy svoltò, prendendo una scorciatoia per arrivare prima al magazzino. - Senti, just a small town girl living in a lonely world! -
Non fece nemmeno uno sforzo per intonarsi.
Izzy la guardò in apparenza solo divertito, ma con le fiamme negli occhi. - Ehi, io non vengo da Detro... ahia! -
Non fece in tempo a ripararsi dal pugno che Naz gli assestò con veemenza sulla spalla.
- Ma no, io sono il ragazzo di città! -
- Ah quindi io sono la ragazzina di paese! -
In futuro, Naz avrebbe cercato di aggrapparsi a quella sensazione, al modo in cui Izzy l'aveva fatta sentire bene anche in un momento in cui l'assenza di risposte aveva creato un vuoto doloroso nel suo stomaco. Si sarebbe chiesta più volte, in quelle rare notti prive del pianto disperato di un minuscolo Daniel, che cosa fosse andato storto, quali parole avessero omesso per arrivare a dimenticare quegli attimi passati ad urlarsi addosso col sorriso sulle labbra.
In futuro, non sarebbe stato così complicato individuare gli errori commessi e da cui ripartire. In futuro, col senno di poi. Ciò che alla fine avrebbe custodito, tuttavia, quella donna che aveva imparato ad essere una persona completa per il suo bambino, non sarebbero stati gli errori e le lacrime.
Ma la ragazzina che era stata sul sedile del passeggero di Izzy, a cantare in un momento in cui la vita non riservava nemmeno limoni. Quando tutto stava per cambiare e si poteva sentire nell'aria, ma lui riusciva comunque a non farle provare paura.
- Dai, lo so che conosci le parole! -
S'inginocchiò senza paura di possibili incidenti, abbandonata alla melodia pop. Le facevano male le guance per aver sorriso troppo a lungo. Izzy scuoteva la testa ostinato, ma continuava a ridere.
- Working hard to get my fill, everybody wants a thrill, paying anything to roll the dice just one more time! - Sollevò anche l'indice, Naz, per chiedergli quel tiro di dadi.
Sapeva che lui stava per cedere.
- Oh the movie never ends, it goes on and on and on and on! -
Quando la ragazza aprì le braccia, rischiando di sfracellarsi contro il cruscotto, Izzy si voltò a tradimento e, senza protestare ancora né rallentare, si unì a lei.
Non aveva mai avuto intenzione di deluderla.
- Strangers waiting up and down the boulevard, their shadow searching in the night! -
Quando arrivarono alla Hellhouse, Don't stop believin' era terminata da un pezzo, ma loro stavano ancora cantando. Naz in particolare azzardava acuti di cui non si vergognava affatto; quando balzò giù dalla macchina, si dondolò anche, aggrappata alla portiera, come la protagonista di un musical.
Izzy la raggiunse senza nemmeno controllare che ci fosse qualcuno fuori dal magazzino a salutarli. Le fece invece fare una giravolta, come se fosse la mossa più naturale del mondo.
Naz lo osservò poi fare qualche passo verso l'ingresso ma fermarsi nel momento in cui si accorse di non averla al proprio fianco.
Le sorrise ancora. Non aveva fatto altro tutta la sera.
Quindi le fece cenno di raggiungerla. Naz si prese solo un momento per assaporare quella notte
profonda, quel calore, quella musica ancora rimbombante nel cervello, prima di eseguire il suo desiderio.

Paul, I know you said that you'd take me any way I came or went
but I'll push you from my brain, see, you're gentle baby,
I couldn't stay, I'd only bring you pain.
I was your starry-eyed lover and the one that you saw,
I was your hurricane rider and the woman you'd call.
We were just two moonshiners on the cusp of a breath
and I've been burning for you baby since the minute I left.
(Paul – Big Thief)



Naz ascolta il pezzo fino alla fine.
- ... e questi erano i Journey, ehi Tony, che fine hanno fatto i Journey? -
- Nel 1987 abbiamo avuto lo scioglimento di una delle nostre band preferite e sicuramente ci mancano, anche perché siamo a corto di canzoni con cui pomiciare! -
Non c'è nessuno a guardarla, quindi non si trattiene dal sollevare gli occhi al cielo, sbuffando.
Tra poco dovrebbero arrivare le notizie sul meteo, quindi cambia di nuovo stazione.
- E adesso questo pezzo, dal nuovo film preferito della mia ragazza, dico sul serio, mi ha trascinato al cinema due volte! -
Naz resta in attesa mentre svolta di nuovo a destra, mordendosi il labbro inferiore. Chissà cosa avrà combinato Danny oggi. Spera che abbia mangiato tutto quello che gli hanno rifilato a scuola.
- ... it must have been love, but it's over now! -
Sospira.
Avrebbe proprio dovuto ascoltare il meteo.



OFF ZONE:
Ci sono volute due anni ma alla fine ce l'ho fatta, a finire sta Missing Moment.
Poco importa averla scritta per me e per l'unica altra persona che si ricorda di Love will tear us apart – I love you Sylvie – è una bella soddisfazione.
L'ispirazione è una cosa curiosa. È passato un anno dall'ultimo capitolo di questa MM e ho fatto davvero
troppe cose, oltre ad aver vissuto in tre Paesi diversi. Spero di aver portato un pezzettino di quanto ho imparato in questo ultimo capitolo. Grazie pandemia, sei una cosa orribile ma mi hai dato gli attimi di riflessione per terminare quest'ora.
Seriamente, a te che stai leggendo, prenditi cura di te e stai a casa. Andrà tutto bene.
È proprio giunta la fine, per i personaggi di Love will tear us apart. Con questo ho scritto tutto ciò che dovevo scrivere di loro. La revisione sta proseguendo, non è ancora terminata e immagino che andrà pure per le lunghe, ma questa è la conclusione della storia. C'est fini.
Forse tornerò qui con altre storie, anche se il sito è purtroppo molto più deserto di quello che ricordavo – ma chissà, adesso che siamo tutti costretti in casa forse scriveremo di più. Forse no. Vediamo come mi gira.
Sono contenta però. Sono contenta di aver recuperato dei personaggi che c'erano dieci anni fa e ci sono ancora oggi, diversi, più rotondi, sicuramente in evoluzione come me.
Quindi ciao Joanie, ciao Mason, ciao Ebony, ciao Victoria, ciao Christie.
Ciao Guns N'Roses.
Ciao Naz.
È stato un piacere.


PER AMORE DEL DIRITTO D'AUTORE:
Allora, sono sicura che ci sono delle cose che mi sono persa per strada.
Ho messo tutta la musica in questi paragrafi. La canzone del titolo e che accompagna i paragrafi su Naz in macchina è Heartlines di Florence + The Machine, mentre il sottotitolo viene da The Only Thing di Sufjan Stevens.
Le quattro canzoni "vecchie" che vengono ascoltante nei flashback sono, in ordine: Africa dei Toto, Kiss di Prince, Edge of Seventeen di Stevie Nicks, Kozmic Blues di Janis Joplin, The Final Countdown degli Europe, You Give Love a Bad Name dei Bon Jovi aaaand finally Don't Stop Believin' dei Journey.
Chiudiamo con It Must Have Been Love dei Roxette; il film invece è Pretty Woman.
"These violent delights have violent ends", la menziono di sfuggita da qualche parte ed è per me il riassunto della storia fra Axl e Naz. La traduzione ufficiale parla di "gioie", anche se io ho sempre pensato ai "piaceri".
C'è un passaggio fra Izzy e Naz che è liberamente ispirato a 500 days of Summer. "No, I'm Sid!" "Oh so I'm Nancy."

Chiedo venia per gli errori di battitura che sicuramente mi sono sfuggiti. Il lupo perde il pelo.


So long, goodbye.



  
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