Skies
of rust – Capitolo IV
Heartlines
Everything
I feel returns to you somehow
Oh
the river, oh the river, it's running free,
and oh the joy, oh the
joy it brings to me,
but I know it'll have to drown me
before
it can breathe easy.
Naz
non odia Los Angeles, ma sicuramente ha una relazione complicata
con questa città. |
So
let them say we won't do better,
lay out the rules that we can't
break:
they wanna sit and watch you wither
their legacy's too
hard to take.
Oh,
we said our dreams will carry us
and if don't fly, we will
run.
Now we push right past to find out
or either win what they
have lost.
(Santigold – Disparate Youth)
-
Fatelo stare zitto, vi prego, o faccio una strage. -
- Togli le
mani dalle chiappe, animale! -
- Qualcuno mi può passare un
accendino? -
- Ehi, ehi, sorella! Sei proprio un bel pezzo di
gnocca! -
- The
moonlit wings reflect the stars that guide me towards salvation...
-
La macchina avrebbe ceduto da un momento all'altro, non ci
voleva un genio della fisica per prevederlo. Naz accarezzò il
volante della vecchia Fiat quasi a incoraggiarla, prima di frenare un
po' troppo bruscamente a un semaforo. Di norma era un'eccellente
guidatrice, ma al momento era impegnata a
non
farsi distrarre.
-
Non ce la posso fare. - Il problema erano gli addominali che stavano
iniziando a farle male, a causa dell'eccesso di risate. Era lo
specchietto retrovisore che le permetteva di avere una visione
pressocché completa delle cinque persone che erano schiacciate
sui sedili posteriori e che stavano formando un groviglio di arti e
disagio. Era stato Duff, lo spilungone, ad aver conquistato il sedile
anteriore: ora le ostruiva completamente la visuale per sporgersi
dalla sua parte e fischiare a una splendida creatura, beatamente
intenta a passeggiare.
- La mano è scivolata,
Slash qui ha bisogno di spazio e Vicky ha messo su qualche kil...
AHIA! -
- It's
gonna take a lot to drag me away from you!
-
Il problema era Steven Adler che cantava i Toto.
- Ti giuro,
se non la pianti ci faccio schiantare tutti. - Con le labbra ancora
contratte nel vano tentativo di contenere la risata, Naz tentò
di minacciare il colpevole di tanta ilarità, puntando il dito
contro la sua immagine riflessa nello specchietto. Il batterista
spuntava da dietro una quietissima Christie, seduta sulle sue
ginocchia come se queste fossero un trono: era molto concentrata sul
limarsi le unghie, per nulla turbata dal caos attorno a lei.
Nonostante la lunga figura della ragazza, i capelli biondi e
arruffati di Steven erano perfettamente visibili, così come la
sua performance: con voce soave quanto un trapano a pedali, il
ragazzo si stava esibendo nel più passionale omaggio a David
Paich, con tanto di mano sul cuore ed espressione contrita. In
risposta alla minaccia, Steven indicò il soffitto dell'auto
con sguardo rapito e ardente.
- I bless the rains down in Africa!
-
- Devi capire che Slash ha dei bisogni e... Vicky, piantala di
agitarti! -
- Io. Non. Sono. Ingrassata. -
- Adesso parli
anche in terza persona? -
- E tu spostati, coglione! -
Naz
tentò di assestare una gomitata alla spalla di Duff, il quale
però si scostò appena in tempo, esibendo una matura
linguaccia. Colta alla sprovvista, la ragazza perse un poco di presa
sul volante con l'altra mano, facendo sbandare appena l'auto.
Irritanti suonate di clacson si levarono dalle vetture che avevano
avuto la sfortuna di capitare dietro la Fiat, insieme alle proteste
di tutti i passeggeri, meno Christie e Steven.
Ebony assestò
un'altra gomitata a Slash, cercando di ricavare un po' di spazio per
le proprie natiche, nell'angusto sedile di mezzo. - Naz, stai
cercando di ammazzarci tutti? - Commentò, delicata come al
solito.
- The wild dogs cry out in the night as they grow
restless, longing for some solitary company! -
- Le donne non
sanno guidare. - Duff fece spallucce, accompagnando la propria persa
di saggezza a un'espressione solenne, prima di appiattirsi contro il
proprio finestrino per difendersi dall'ennesimo pugno di Naz,
sorridendo come un monello. - Io guido come il fottuto Nicki Lauda!
-
Era l'estate del 1986. Quel delirio, nonché il tentativo
di beccarsi almeno quattro multe per diverse infrazioni del codice
della strada, non erano nulla di speciale. A Naz era stato richiesto
di recuperare Christie e Steven al ristorante vietnamita dove la
ragazza aveva offerto il pranzo al proprio uomo da passeggio: aveva
accettato l'ingrato compito senza fiatare, tanto sapeva che
protestare non sarebbe servito a nulla. Inoltre era il giorno libero
di Mason e lei ne avrebbe comunque approfittato per passare alla
Hellhouse.
Poi aveva scoperto che Christie aveva generosamente
offerto il pranzo a due persone in più rispetto a quelle che
la sua macchina poteva contenere.
- Stavolta mi ritirano la
patente. Che non ho. Stavolta mi sbattono dentro. -
- Vicky
smettila di agitarti, cazzo! -
- Ehi Nazi, è una volante
quella? -
- Non finché non ti rimangi quello che hai detto,
maiale con la parruc... oh! -
- Ti avevo detto di non agitarti,
col culo sopra al mio pacco. -
- Naz, gira alla prossima a destra,
se andiamo diritti come minimo c'imbottigliamo a Koreatown. -
-
... frightened of this thing that I've becoooome. -
- ZITTI! - Per
qualche istante, nessuno fiatò Non serviva avere visuale sullo
specchietto retrovisore per percepire lo sguardo omicida di Naz Kurt.
O la sua plateale intenzione di farli schiantare tutti contro un
autobus.
Poi Christie Wu parlò.
- It's gonna take me a
lot to drag me away from you! -
C'era del terapeutico, in quel
caos. Qualcosa d'incredibilmente inebriante, un po' come i
tranquillanti che si riuscivano a rimediare a Skid Row per qualche
dollaro.
In quell'ultimo periodo, a Naz Kurt era capitato spesso
di sentirsi sola: le sembrava che lei, beh, tutti loro in realtà
si trovassero a un bivio. Era stata un'estate torrida, che era
apparsa lenta da morire, ma il tempo
era trascorso in verità con una velocità drammatica,
come un treno in corsa: la sensazione, anche se era ben lontana
dall'ammetterlo, era di essere sui binari, spettatrice inerte,
incapace di spostarsi dalla traiettoria di quella macchina impazzita.
Fuori controllo, eppure immobile.
Quella frustrazione la stava
consumando, se ne rendeva conto. Come si rendeva conto di riversare
spesso e volentieri quel tortuoso groviglio di emozioni su chi le
stava attorno, senza riuscire a impedirselo. Si trasformava nel
peggiore degli esseri umani: intrattabile, rude, piena di una rabbia
incontenibile.
Poi c'erano quei momenti in cui i suoi amici, quei
pirati disadattati che sembravano tuffarsi nelle giornate di
rincorsa, lanciandosi nel buio, quei soggetti riprendevano a far
casino attorno a lei. Come se nulla fosse accaduto.
Era un suono
dolce, quello di quel casino. Riusciva a sopraffare, per un po', le
domande e i sussurri che invece la tormentavano quando attorno a lei
c'era il silenzio.
Forse non era la soluzione.
Ma diamine,
almeno si sentiva in vita.
- Ragazzi, volete un preservativo? -
Ebony sembrava aver perso la voglia di dare indicazioni e osservava a
braccia conserte Slash sussurrare qualcosa all'orecchio di Victoria.
Il ghigno serafico non le arrivava agli occhi.
- Nazi, pensi che
ce la faremo? - I capelli di Duff erano diventati un nido di nodi,
grazie all'aria che entrava dal finestrino. Gli occhi da gatto di
strada fissavano i muri ricoperti di graffiti senza davvero vederli,
in contemplazione di qualcosa di più grande di una città
come Los Angeles.
Naz sbuffò. - Ma certo. - Il tono della
sua voce era deciso, carico di aspettative. Poi nello svoltare a
destra per imboccare una scorciatoia verso Hollywood, scosse il capo.
- Aspetta, a fare cosa? -
- Ad arrivare vivi alla Hellhouse! -
-
Ahia Steve, mi hai infilato un dito nel naso! -
- Aspetta, il
vestito è nuovo, non posso sgualcirlo. -
- Hurry boy, she's
waiting just for you! -
- Ti giuro, vorrei insultarti ma proprio
non ce la facc... - Le parole morirono in gola a Naz, quando una
risata tornò a scuoterle il torace. Ruotò il volante,
svoltando di nuovo senza mettere la freccia: dietro di loro, qualcuno
maledisse tutte le loro famiglie. - Christine, fallo smettere, non
riesco a concentrarmi! - La diretta interessata era tornata a curare
meticolosamente le proprie unghie dopo aver ridato il là a
Steven, il quale non sembrava turbato dall'avere solo pochi
centimetri di spazio vitale: si dimenava come se fosse stato davvero
lui, il cantante dei Toto.
Infine anche Duff scoppiò a
ridere a crepapelle e la protesta contro Steven perse di senso. Nel
momento in cui Naz smise di tentare di fermare quel carosello,
inspiegabilmente tornò a guidare con decenza, ma questo non lo
notò.
Dietro, Christie decise che la sua opera di limatura
era completa e si unì quindi alla performance del suo ragazzo,
cosa che irrimediabilmente fece capitolare anche Ebony. Forse
quest'ultima voleva solo una scusa per dare le spalle alla coppietta
al suo fianco, ma fu abbastanza brava dal nasconderlo.
I due
interessati impiegarono comunque poco per rimandare il tête-à-tête
a più tardi.
Il canto si diffuse. Come una rivoluzione o
una malattia, a seconda dei punti di vista.
- I bless the rains
down in Africa,
I bless the rains down in Africa,
Gonna take
some time to do the things we never had ooh ooh! -
In fin dei
conti, non c'era nulla di così irrimediabile.
- Grazie,
grazie, troppo gentili, vi amo anch'io! -
- Giuro che mi sta
andando in cancrena una gamba. -
- Oh possiamo fermarci alla
prossima a destra? Fanno un pollo alle mandorle g e n i a l e! -
-
Adesso però cambiamo stazione. -
- La. Canzone. Più.
Bella. Del. Fottuto. Universo. -
And
I've seen it in the flights of birds, |
Not
a thing in the world could get between what we share,
no
matter where you at, no worry I'll be there.
No
one's got your back like I do,
even
when the business not going well, we still do.
When
I shine, you shine, no ways on your side.
All
my life you'll have what's mine:
mark
my word, we gon' be alright,
my
brother, my sister we gon' be just fine.
(Mapei – Don't
wait)
-
... don't have to be beautiful, oh, to turn me on! I just need your
body, baby... -
Christie Wu, quando prendeva il controllo della
radio dal sedile del passeggero, riusciva ad essere una presenza
ingombrante.
Più del solito, insomma.
Naz aveva mal di
testa, tanto per cambiare. Non che avessero combinato qualcosa di
particolare la sera prima: si era spaccata la schiena dietro il
bancone di Big Bull e, per ingannare l'attesa e la fatica, ogni
mezz'oretta si era versata uno shot di tequila. Poi era tornata a
casa barcollando, senza nemmeno rendersi conto di essersi ubriacata.
Al suo risveglio, era stata contenta di non aver incrociato Mason.
-
You
don't have to be cool
to
rule my world!
Ain't
no particular sign
I'm
more compatible wiiith... -
-
Puoi abbassare la voce? -
La domanda le uscì in un tono
molto più acido del dovuto e di ciò si pentì
immediatamente. Tuttavia, per delle ragioni che non avrebbe saputo
spiegarsi, Naz non chiese scusa: continuò a guidare per le
strade di South Park, corrucciata e con la sensazione di avere
esagerato bloccata in gola.
Christie sembrava non aver udito una
singola parola, ma gradualmente il suo gesticolare si fece più
moderato e il suo canticchiare si fece lieve.
- Quindi che avete
fatto ieri sera? -
Naz si maledisse: adesso invece quella domanda
era suonata eccessivamente premurosa, innaturale. Mentre si fermava
ad un incrocio, ebbe anche la netta impressione che pure Christie la
pensasse allo stesso modo. Le lanciò un'occhiata di straforo e
gli occhi da fatta dell'amica, che fissava con la solita espressione
leggera il marciapiede, si erano assottigliati un poco.
- Oh, il
solito. I ragazzi hanno provato per un po', poi è passato a
trovarli Chuck, sai Chuck, quello che lavora al chiosco dei gelati
che sta... -
Diede un colpo di clacson provvidenziale ad una Ford
che si era dimenticata di mettere la freccia prima di svoltare,
scaricando un poco di tensione.
In quel periodo, Naz si chiedeva
molte cose. Una di queste era senza dubbio da quando avesse smesso di
comportarsi da persona perbene nei confronti della sua migliore
amica.
A dire la verità, sapeva di essere diventata
tremenda con tutti. Con Izzy, con Mason, con chiunque avesse a che
fare con lei. Naz non aveva mai finto di avere un carattere facile e
non era mai stata incline ad addolcire la pillola alle persone che
aveva attorno a sè.
Ma con Christie non era mai stata
orribile.
- ... E quindi Stevie ha risposto: "Ma no che non
viene, non la vedo da una vita", ma poi la troia si è
presentata, però io ho fatto finta di nulla e sono stata di
classe perché sono superiore. -
Prince
continuava a cantare mentre Christie proseguiva col suo racconto; Naz
ascoltava solo a tratti, mentre s'infilava nell'ennesimo
imbottigliamento. Erano quasi le sei di sera, l'ora di punta.
Frenando, sospirò rassegnata prima di cercare una
sigaretta da accendersi.
- Chris, perché stai ancora con
Steven? -
A bruciapelo. Non riuscì a spiegarsi come mai
quella domanda le fosse balzata in testa e perché l'avesse
posta proprio in quel momento. O, meglio, c'erano mille possibili
spiegazioni relative allo stato della sua vita, ma preferiva non
pensarci.
Christie rimase in silenzio un po' troppo a lungo per i
suoi gusti, quindi Naz si voltò ad osservarla: l'amica
sembrava tranquilla, guardava il traffico avanti a sè con un
sorriso leggero sul volto.
- Perché lo amo. - Fece
addirittura spallucce, ma il tono tradiva una miriade di sottintesi
in quella frase.
- Sì, ma... - Naz abbassò ancora di
più il finestrino per poter tenere la sigaretta fuori
dall'abitacolo, mordendosi in labbro inferiore. Era indecisa. - ...
perché stai ancora con lui? -
L'amore era senza dubbio una
cosa meravigliosa, ma non era abbastanza.
- Beh, lo sai. -
Christie era sempre incredibilmente rilassata quando si trattava di
affrontare discorsi seri: li faceva sembrare delle digressioni sul
meteo, il che poteva avere un effetto calmante o irritante, a seconda
del momento. Naz si sentì irrequieta: portò la
sigaretta alle labbra, mentre distoglieva lo sguardo da quel viso da
gatta.
- Steven non mi fa domande e non pretende risposte. È
una persona semplice, che non mi chiede se ho particolari programmi
ed è felice di passare una giornata a far niente. Mi ascolta,
la maggior parte delle volte. - Christie s'interruppe, storcendo le
labbra al proprio riflesso nello specchietto retrovisore, prima di
voltarsi a lanciare a Naz una lunga occhiata. - Considerato questo,
immagino che il motivo per cui sto ancora con lui sia più un
problema mio che suo. -
La sigaretta era finita troppo in fretta.
La ragazza la lanciò verso il marciapiede, senza curarsi del
rischio di centrare qualche passante. Quindi si passò una mano
fra i capelli.
- Sì, ma... - Iniziò, poi però
le mancarono le parole. Si azzardò quindi a lanciare
un'occhiata verso l'amica.
La cosa meravigliosa di Christie era
che non l'avrebbe mai messa volontariamente a disagio. Oh, era
inappropriata e chiassosa come poche cose sulla faccia della Terra,
sempre pronta a riversare un po' di brio irrichiesto sul prossimo.
Adorava essere esagerata e cercava la competizione femminile, ma solo
per questioni di pochissimo conto. Aveva odiato Victoria solo fino a
quando la situazione non si era fatta seria, a quel punto era
diventata un angelo.
Non l'avrebbe mai messa volontariamente a
disagio, perché sapeva quanto delicata fosse quella
conversazione apparentemente innocua. Era disposta a fingere di non
sapere che Naz non stava affatto parlando di lei e Steven. E Naz ne
era perfettamente consapevole.
- Nel senso, ad un certo punto tu
andrai all'università. Perché ci andrai, no? -
Christie
stava controllando lo stato delle proprie sopracciglia quando Naz si
azzardò a guardarla ancora. - Ma sì, alla fine sì.
Sto inquadrando le possibilità che ho di combinare qualcosa di
utile. Quando avrò beccato quella che mi soddisfa, non credo
che continuerò a stare con Steven. E anche lui avrà
probabilmente bisogno di qualcosa di diverso, sai? Perché
credo che diventeranno abbastanza famosi e a quel punto deve avere
accanto una persona che sia disposto a seguirlo, in tutto il successo
ma anche in tutto il casino che arriverà. E quella persona non
sono io. -
La fila di auto iniziava a scorrere, lentamente, verso
il semaforo. Riaccese il motore, grata di doversi riconcentrare sulla
strada: improvvisamente, era diventato difficile guardare Christie.
-
Ma allora dell'amore cosa resta? -
Poté poi avvertire il
sorriso dell'amica nella sua risposta.
- Ma sai, dell'amore resta
quello che conta. Quando smetti di stare insieme ad una persona, non
è vero che tutto se ne va. Se due strade si dividono, quello
che c'è stato non scompare. E quello che c'è fra me e
Steven non è meno reale solo perché sappiamo che ci
dovremo dividere. -
A Naz quelle parole suonarono estremamente
dolorose. Solo dopo molti anni, ne avrebbe capito il senso.
-
Dell'amore, alla fine, resterò io. -
Mentre premeva
l'acceleratore per tornare finalmente a sgusciare nel traffico, Naz
s'interrogò inevitabilmente su cosa sarebbe rimasto di lui,
quando tutte le incognite nella vita di Izzy avrebbero trovato un
risposta.
Allora non lo realizzò, ma più tardi
comprese che Christie sapeva esattamente cosa le frullava per la
testa e per lei aveva paura. Certo, non sospettava minimamente la
proporzione del disastro che stava per abbattersi su di loro.
Ma
mentre si sistemava i capelli e con una mano cambiava stazione,
Christine Wu era già pronta a scendere in guerra al fianco di
Naz Kurt.
- Uuuuh ferma, ferma! -
Un
guizzo di vita attraversò il corpicino della guidatrice,
mentre svoltava a sinistra e la voce graffiante della cantante
riempiva di calore l'abitacolo.
- Ah fighissima, oddio, come fa
questa? But the moment that I first laid... eyes on him! -
A
tentoni ricostruirono insieme le parole di Stevie Nicks. Christie
allungò un braccio fuori dal finestrino per puntare col dito
al cielo, scuotendo la testa e attirando le occhiate degli
automobilisti che sfrecciavano loro accanto.
- Just like the
white winged dove,
sings a song, sounds like she's singing
oh,
baby, oh said oh! -
Il tramonto era come un incendio sulle strade
di Los Angeles.
On
the sea, on the sea and land over land
creeping and crawling like
the sea over sand,
still I follow heartlines on your hand.
Naz
frena, prima di lanciare ad alta voce una maledizione verso il
furgoncino che è passato col rosso. Quindi fa un respiro
profondo, mentre la Ford alle sue spalle suona il clacson.
Sì,
sì, adesso riparte.
Cambia stazione, non le piace il brano
che sta passando ora. Poi controlla l'ora. Non c'è speranza
di arrivare in tempo.
Poco male: le altre madri già hanno
una pessima opinione di lei.
- ... immortale, personalmente una
delle mie voci preferite, la omaggiamo con questo estratto dal suo
primo album da solita. Questa è per voi e per Janis. -
Le
note di piano arrivano proprio nel momento in cui si rabbuia. Non
riescono subito ad allontanarla dai giudizi delle altre persone e
dalla paura di far fare a Danny brutta figura. Solo lentamente,
mentre controlla il nome di una via, inizia a prestare attenzione
alla canzone.
Non le viene spontaneo sorridere, stavolta. È
un gesto che richiede un piccolo sforzo.
Tuttavia Naz lo compie
volentieri, mentre distoglie gli occhi dalla strada solo per
fissare, per qualche istante, il cielo terso che s'intravede dai
palazzoni.
Scuote la testa.
Meglio sbrigarsi.
This
fantasy, this fallacy, this tumbling stone,
echoes of a city
that's long overgrown,
your heart is the only place that I call
home:
can I be returned?
L'orizzonte
era stato quasi inghiottito dal crepuscolo.
La costa quasi
scompariva oltre il guardrail, una linea infinita di segnali
fosforescenti.
Per
quasi cinque minuti nessuno dei due aveva proferito parola. Solo la
voce di Janis Joplin che dalla radio ruggiva Kozmic Blues teneva loro
compagnia.
- ... But
I never found out why
I
keep pushing so hard a dream,
I
keep trying to make it right
through
another lonely day.
-
Naz
aveva insistito per guidare, anche se non si era sentita bene tutto
il giorno: non avrebbe lasciato il volante della sua auto ad Axl,
poco importava quanto fosse accaduto fra loro negli ultimi giorni.
Si erano parlati poco anche per accordarsi sull'uscita della
sera. Da quando aveva faticosamente separato lui ed Izzy, mentre si
prendevano a pugni su un porticello a Venice Beach, non avevano avuto
molto modo di chiacchierare. Axl si era buttato a capofitto nel
lavoro, cercando di porre rimedio alla giornata che la band aveva
perso allo studio di registrazione; Naz aveva perlopiù
sguazzato in una pozza di angoscia in cui le giornate erano
lunghissime e poco produttive.
In più, c'era stato quello
stupido mal di stomaco.
- Accosta. Da queste parti dovrebbe
esserci un buon cinese. -
Naz non aveva dimenticato niente di
quanto successo fra lei ed Axl.
Il che voleva dire che, anche se
ci aveva fatto sesso, lui restava comunque colpevole.
-
Non posso accostare qui. Dov'è questo posto? -
Si pentì
immediatamente di aver adoperato quel tono così spazientito,
ma non fece marcia indietro. Piuttosto, si concentrò sullo
specchietto retrovisore. La Route 1 era ovviamente affollata. Si
trovavano dalle parti di Santa Monica, ma a parte qualche casetta
solitaria non sembravano esserci molte forme di vita.
- Da queste
parti, ti ho detto. - Axl guardava fuori dal finestrino. I capelli
rossi erano sciolti e scompigliati dal vento. Le aveva telefonato nel
pomeriggio: "Andiamo al mare".
Le aveva telefonato e
non le aveva fornito alcuna spiegazione, né chiesto "per
favore".
"Andiamo al mare" e lei c'era andata.
-
Qui non c'è niente. - Naz s'innervosì in fretta.
Continuò ad andare diritta, senza rallentare. Solo a quel
punto Axl, fino ad un momento prima apparentemente apatico e
distante, si voltò di scatto per fulminarla con lo sguardo. -
Perché devi rompere così tanto il cazzo? Ti ho detto
che è qui, vuol dire che è qui, no? - Gesticolò
con così tanta foga che, per un attimo, la ragazza temette
l'avrebbe presa a schiaffi.
- Perché cazzo devi gridare,
idiota?! -
Una persona ragionevole avrebbe cercato di placarsi.
Avrebbe invitato l'altro a calmare gli animi, per discutere
sensatamente delle diversi opzioni e raggiungere un comune
compromesso.
- Perché tu non ascolti. E non chiamarmi più
idiota o giuro che te la faccio pagare! - Naz cercò di
trattenersi, sulle prime, dal distogliere lo sguardo dalla
carreggiata per fronteggiare il suo avversario, ma scoccò solo
un'occhiata di traverso ad Axl. Sapeva che anche lui stava cercando
di non guardarla. Nella luce soffusa dell'abitacolo e della notte,
sembrava ancora più bello e sempre più distante.
Cosa
avevano fatto?
- Io non ascolto?! Tu neanche mi hai chiesto se
voglio cinese. Non ho nemmeno fame, Cristo, e poi qui non c'è
una sega. - Janis Joplin non faceva che aumentare la confusione. Naz
accelerò senza rendersene conto, prima di frenare subito dopo
per evitare di tamponare l'auto di fronte. Qualcuno suonò il
clacson. - Non dire stronzate. - Come risposta, non aveva senso e, la
ragazza lo sapeva, non pretendeva di averne.
- Io, stronzate?! -
Per qualche istante, Axl non rispose. Non perché non sapesse
cosa dirle, Naz ne era consapevole, ma per puro sprezzo.
L'Oceano
Pacifico fuori era di una bellezza sfolgorante. Il crepuscolo donava
ad ogni angolo luci ed ombre
che trasformavano il paesaggio arido della California in un abbraccio
caldo.
La musica dell'audiocassetta accompagnava perfettamente
quella visione, quasi fosse stata composta per un'afosa serata sulla
costa Occidentale.
- Hey,
I ain't never gonna love you any better baby
cause
I'm never gonna love you right!
-
Cosa
avevano fatto?
- Io torno indietro. - Naz non avrebbe saputo dire
cosa l'aveva spinta a riprendere le armi. Si maledisse internamente,
mentre il mal di testa le faceva esplodere le tempie. Iniziò a
cercare un'uscita dalla strada, consapevole che rischiavano di
perdersi. - Che cosa?! - Stavolta Axl l'avrebbe colpita, ne era
certa.
Invece la mano del ragazzo calò sul cruscotto. Il
botto fu così forte che Naz sobbalzò; subito dopo,
pensò che sarebbe stato meglio se le avesse sul serio tirato
un ceffone.
- Adesso che cazzo ti prende? Ti girano e quindi vuoi
rovinare la serata a tutti e due? Smettila di fare la stronza. E non
azzardarti a girare! -
Per tutta risposta, Naz imboccò la
prima uscita che trovò. Senza freccia e senza guardare la
direzione.
Un altro clacson suonò alle loro spalle.
-
Dio, io volevo prendere la cena e tu hai dovuto fare un dramma. Dai,
torna indietro, cazzo. Scommetto che non sai nemmeno dove siamo. -
-
So perfettamente dove siamo e smettila di fare lo stronzo! -
- IO
sono stronzo?! Fammi un favore Naz, vai a fare in culo. -
- Tu
vai a fare in culo! Non sai far altro che darmi addosso, questa è
l'unica cosa che fai, frustrato del cazzo! -
- Vaffanculo! -
-
VAFFANCULO! -
Urlò talmente tanto da farsi male alla gola.
Innumerevoli istanti dopo, si trovarono di nuovo su una strada
buia, lungo la costa. Uno di loro, Naz non avrebbe saputo dire chi,
aveva spento la musica.
Il silenzio abbracciava altrettanto bene
quel panorama oscuro.
- Perché dobbiamo essere così
orribili l'uno con l'altra? - Si sentì patetica, quando quella
domanda le uscì tremolante dalle labbra.
Lo udì
inspirare a fondo. - Forse tutto questo... semplicemente non
funziona. -
A quelle parole, Naz avvertì il proprio cuore
sprofondare fino ai piedi, per poi tuffarsi negli abissi della terra.
Il sussurro che le schiuse la bocca suonò irreale.
- Non mi
vuoi più? -
Non
girò il capo, ma si rese conto che Axl si era voltato a
guardarla. Lo percepì per l'intensità con cui i suoi
occhi verdi la perforarono. Per alcuni lunghissimi istanti, entrambi
rimasero sospesi in quel limbo, come se stessero precipitando dalla
scogliera.
- Vuoi tornare con Izzy? -
Naz ci mise un po' prima
di processare quella domanda. Non ne colse le implicazioni. Non si
soffermò su ciò che significava per Axl,
sull'insicurezza e la tristezza che tradiva. Si fermò al
proprio cuore, che riemergeva dalla terra per tornare a
riposizionarsi nella sua cassa toracica, giusto per farle avvertire
meglio tutto il dolore di quelle parole.
Se ci fosse stata ancora
della musica a riempire il silenzio, forse sarebbe stato più
facile respirare.
- Questo è un colpo basso. - Avrebbe
preferito tornare a gridargli contro.
Invece proseguì per
un centinaio di metri, poi rallentò. Infine, accostò
sul primo tratto di banchina abbastanza largo, frenando bruscamente.
Spense il motore, raccolse gli ultimi pezzi della sua sanità
mentale e uscì dalla macchina.
Ci volle del tempo prima
che Axl la seguisse fuori. Nonostante la sera fosse calata, l'aria
era ancora torrida e non dava sollievo. Quando il ragazzo si
avvicinò, Naz si rese conto di aver passato l'attesa di lui
con una mano sulla fronte, a coprire il volto, e le spalle ricurve.
- Mi dispiace. -
Non era sicura che lui l'avesse detto
davvero.
Si trovò fra le sue braccia quasi immediatamente.
Avrebbe dovuto odiarlo, ma si sentiva esausta e in verità non
desiderava altro che dimenticare tutto. Sentiva le lacrime pizzicarle
gli occhi, il che era assurdo perché lei non piangeva mai.
Axl
le passò una mano fra i capelli, respirandole contro.
-
Dobbiamo trovare un modo per farla funzionare, Will. -
Lui non
rispose. Dopo un istante però, Naz avvertì la sua mano
spingersi sotto la magliettina, fredda contro la pelle calda. Un
brivido le scosse la spina dorsale.
Alzò lo sguardo per
incontrare, per la prima volta in quella serata, gli occhi di Axl.
Sapeva che in essi avrebbe trovato lo stesso ardore che bruciava in
lei, per motivi e tormenti diversi.
Si baciarono come se stessero
per partire per la guerra: avevano iniziato quella storia con la
consapevolezza, viva in un remoto angolo della mente, di avere i
giorni contati. Eppure la gioia violenta con cui vivevano quei
momenti di quiete dopo la tempesta rivelavano una speranza: che tutto
potesse durare molto di più. Magari per sempre. Che potesse
essere la fine degli affanni e della ricerca di sè, quella che
Naz conduceva disperata e che Axl ogni tanto fingeva di proseguire
ancora, per potersi illudere di essere un uomo migliore e diverso da
chi era in realtà.
La sollevò sul cofano
dell'aiuto, scivolando fra le sue coscie e i jeans sdruciti, ormai da
buttare. Naz gli strattonò i capelli dall'attaccatura,
inalandone il profumo mentre il battito cardiaco accelerava.
Avrebbe
memorizzato tutto di lui: la sua impronta sulla schiena, la traccia
umida lasciata su una spalla, la ruvidità della barba in
ricrescita contro la sua guancia.
Se ne sarebbe ricordata, al
momento di lasciarlo andare.
Allacciò le braccia dietro al
collo di Axl, mentre lacrime e sospiri si mescolavano al rumore delle
macchine che li sorpassavano e delle onde contro la costa; attorno a
loro, solo quell'intenso profumo di buio.
She
may contain the urge to run away,
but hold her down with soggy
clothes and breezeblock.
Citrezene your fever's gripped me
again,
never kisses, all you ever send are fullstops.
Do you
know where the wild things go?
They go along to take your honey.
[...]
But please don't go, I love you so.
(Alt J -
Breezeblocks)
Naz
spegne la radio, sulle prime. Poco dopo però, la
riaccende.
Ogni tanto, ma solo ogni tanto, sembra ieri davvero.
Sorride, scuotendo la testa: forse un giorno arriverà a
perdonare sé stessa e i ragazzi, per quello che è
successo. Nel frattempo, non vive nel rancore. Essere una madre
single di solito non le permette di indugiare a lungo nel
risentimento. Nei ricordi, in generale.
Le prenderebbe troppa
energia e Daniel ha bisogno di lei.
Fa ruotare ancora il volante:
il traffico sembra essere più scorrevole in quel punto.
Potrebbe accelerare e riguadagnare il tempo perso, ma da quando ha
preso la patente e viaggia con un bimbo a bordo è diventata
più giudiziosa.
Altre note di piano arrivano dalla radio.
Non indugia a lungo nei ricordi, di certo però non ha
dimenticato.
Fa sempre un po' male ma, mentre rispetta il limite
di velocità, Naz è in pace con quel dolore. Lo
attraversa.
Quel dolore è pur sempre la prova concreta
che, prima ancora che dei pianti, dell'abbandono e delle parole non
dette, Daniel è il frutto di una grandissima storia
d'amore.
What a thing
to do,
what a thing to choose.
But know, in some way I'm there
with you,
up against the wall on a Wednesday afternoon.
-
... ed è irritante, insomma, non capisco perché non
dovrei avere l'opportunità di ascoltare altro. Cambia
stazione comunque, ti prego, non abbiamo fatto altro che ascoltare
gli Europe per tutta l'estate e onestamente non ne posso più
di queste tastiere. -
Era notte fonda, il che voleva dire che le
strade di Los Angeles erano affollate, almeno in quella parte di
città. Si erano lasciati Silver Lake alle spalle da un pezzo,
dopo un turno piuttosto massacrante per lei e alcune lunghe ore
trascorse al bancone per lui.
- Che poi, è davvero questo
che ti viene in mente se pensi a Space Oddity? Voglio dire, Space
Oddity è un capolavoro filosofico che usa lo spazio per fare
introspezione... -
Izzy non era, in genere, un personaggio molto
loquace, nemmeno con i propri amici. Però se si parlava di
musica e, in particolare, di quello che trovava incomprensibile
dellla musica degli altri, metteva la quarta e non riusciva a
fermarsi.
Naz girò la manopola per cambiare frequenza,
ridacchiando. - Giuro, non capisco come abbiano potuto bocciarti in
letteratura. -
Era venuto a prenderla in macchina ed ora lasciava
che lei si riposasse, anche se non le permetteva di scegliere la
musica.
- ... e il senso di alienazione che Bowie trasmette, non
ha niente a che fare con le festicciole, insomma. Senza tenere conto
della critica politica... Oh no, dai, di nuovo. Cambia, cambia. -
Naz
scoppiò a ridere, raccogliendo le gambe sul sedile del
passeggero, dopo essersi tolta le scarpe. L'aria che entrava dal
finestrino, leggermente più fresca rispetto a quella del
giorno, scompigliava i capelli di Izzy in maniera tale da rendere
impossibile prenderlo sul serio.
- Agli ordini. Non vorrei mai
danneggiare il tuo orecchio con queste canzonette da provinciali. -
Izzy sbuffò non appena comprese che la sua ragazza lo stava
prendendo in giro. Sembrava estremamente risentito, il che voleva
dire che quello scambio lo divertiva.
- Senti chi parla, Miss
"Ascolto i Bauhaus per fare citazioni che nessuno può
cogliere". - Naz fece spallucce e allargò le braccia,
ammettendo silenziosamente le proprie colpe. Quindi fece ruotare di
nuovo la manopolina. - E comunque erano almeno due mesi che non
ascoltavo gli Europe. -
- Aaarg, giuro su Dio, le stazioni radio
hanno solo cinque brani in canna e hanno deciso di tormentarmi con
ognuno di loro. - La ragazza letteralmente ululò dal ridere
quando Izzy saltò sul posto, frenando di fronte al semaforo
rosso, quando dall'autoradio arrivarono le note di You give love a
bad name, brano che effettivamente in quell'estate 1986 aveva
fracassato i timpani e altro ancora.
- Ma non è quello che
vuoi anche tu, testone? -
Un brivido la scosse nel momento in cui
gli pose quella domanda: allungò una mano per sistemargli i
capelli solo per avere una scusa per toccarlo. La paura di vederlo
andarsene le attanagliò le budella, ma quando Izzy si voltò
per sbuffarle addosso Naz gli fece la linguaccia.
- Se inizio
servire la gente con riff banali e oh sì, pupa, quanto sei
sexy, ti prego, sparami. O mollami. -
Melodrammatico.
- Oh ma
insomma, intendo avere le tue canzoni in radio ventiquattrore su
ventiquattro. Avere delle persone che stanno guidando, come noi, e
all'improvviso beccano la tua canzone e la cantano ad alta voce, poi
finisce, cambiano frequenza e cazzo, eccola lì di nuovo, che
figata cantiamo ancora! -
Il fervore con cui gesticolò e il
tono di voce che si alzò appena non avevano niente a che fare
con la rabbia, cosa piuttosto rara per Naz in quel periodo. Erano più
la conseguenza di un flusso di energia continuo, che non inizava né
finiva in quelle conversazioni rubate.
Era la cosa meravigliosa
di stare con Izzy.
- Sì, ma non voglio certo che sia solo
perché vogliono menare il culo. - Rimettendo in moto, il
ragazzo lasciò il volante con una mano per poter evidenziare
le parole con i gesti a propria volta. - Dai, so che capisci
quello che voglio dire. -
Naz capiva, ma sapeva anche di doverlo
provocare.
Sapeva che era ciò che lui amava di lei.
-
Non è questione di menare il culo, Jeff. È questione di
essere felici mentre ascolti quella che per te è la tua
canzone. -
Cambiò di nuovo frequenza.
- Ma no, porca
puttana, non è solo questione di essere felici. Non voglio che
la gente stia solo bene, quando ascolta la mia musica. Voglio che li
renda felici e li colpisca allo stomaco, e li faccia sentire sporchi
e poi confusi e pure un po' a disagio. E li spinga a rimettersi in
discussione e poi doni a loro speranza. -
Mentre filavano verso
West Hollywood, Naz non si rese conto di stare immortalando Izzy
nella fotografia di quell'attimo: giovane, pieno di foga,
appassionato. Si sistemò meglio sul sedile del passeggero,
mentre passava la pubblicità di un nuovo detersivo.
- Non
ho detto allegri. Ho detto felici. E la felicità è
anche rumore, caos, le cose orribili a cui sopravvivi e che ti fanno
sentire più vivo di prima. -
Sa che Izzy sorride.
- Eh
no, tesoro. Quello è l'amore. -
Dopo qualche attimo passato
ad osservare due ragazzine che attraversavano delle striscie pedonali
di corsa, rischiando di farsi investire, Naz tornò a cambiare
frequenza.
- E comunque dovresti essere meno schizinoso. - Scosse
ancora le spalle, fermandosi per cercare una sigaretta e lasciando
per sbaglio sulla differita di un comizio repubblicano.
- Ma non
hai delle cassette qui da qualche parte? - Izzy inchiodò
all'improvviso, a fronte di un giallo che si trasformò in
rosso di colpo. Dalle macchine in coda arrivarono improperi a cui
rispose con un dito medio.
- Avevo la cassetta di The Queen Is
Dead che qualcuno mi ha regalato, ma sempre quel qualcuno ha pensato
di prendersela e non restituirla mai più. -
Naz continuò
a contorcersi per cinque minuti, prima di rinunciare a trovare
sigarette. Evidentemente avevano finito tutte le scorte. - E comunque
sono seria, dovresti fare più attenzione a quello che bolli
come commerciale. Potresti imparare qualcosina. -
Si aspettava
un'esclamazione incredula, invece Izzy si limitò a chiedere: -
Ah, sì? -
- Sì. Devi imparare a parlare a più
persone possibili, se ci tieni a far provare tutto quello a cui ti
riferivi prima. E che ti piaccia o no, certe canzoni arrivano a una
bella fetta di persone. -
Quando si accorse che il ragazzo non
rispondeva, Naz gli lanciò un'occhiata preoccupata. Izzy
riprese a guidare con cipiglio tranquillo, il gomito appoggiato fuori
dal finestrino.
- Nel senso, scommetto che quando è uscita
Stand By Me tutti quelli come te erano tipo: "Gne gne, senti che
lagna, piace solo alle ragazzine" ma adesso riconosciamo
universalmente che è una delle migliori canzoni mai scritte,
no? -
- Senti senti! - Izzy scoppiò a ridere, senza alcun
tono di scherno nella voce.
Poi Naz passò ad un'altra
frequenza e tutto accadde molto velocemente.
- No, dai, ti prego,
cambia, non la sopporto, basta. -
- Ma che dici, fammela lasciare,
è anche appena incominciata! Come fa a non piacerti questo
pezzo! -
Le proteste del guidatore non riuscirono a coprire del
tutto la sognante introduzione di una canzone che chiunque, negli
Stati Uniti, conosceva. I Journey avevano fatto la loro fortuna con
quel pezzo.
Erano stati anche la causa di diversi bisticci.
-
Scommetto che conosci il testo a memoria! -
- Ma come fa a piacere
a te? A te, dico, la regina dell'acido. -
- Perché parla di
noi. -
Naz seguì il movimento dell'auto quando Izzy
svoltò, prendendo una scorciatoia per arrivare prima al
magazzino. - Senti, just a small town girl living in a lonely world!
-
Non fece nemmeno uno sforzo per intonarsi.
Izzy la guardò
in apparenza solo divertito, ma con le fiamme negli occhi. - Ehi, io
non vengo da Detro... ahia! -
Non fece in tempo a ripararsi dal
pugno che Naz gli assestò con veemenza sulla spalla.
- Ma
no, io sono il ragazzo di città! -
- Ah quindi io sono la
ragazzina di paese! -
In futuro, Naz avrebbe cercato di
aggrapparsi a quella sensazione, al modo in cui Izzy l'aveva fatta
sentire bene anche in un momento in cui l'assenza di risposte aveva
creato un vuoto doloroso nel suo stomaco. Si sarebbe chiesta più
volte, in quelle rare notti prive del pianto disperato di un
minuscolo Daniel, che cosa fosse andato storto, quali parole avessero
omesso per arrivare a dimenticare quegli attimi passati ad urlarsi
addosso col sorriso sulle labbra.
In
futuro, non sarebbe stato così complicato individuare gli
errori commessi e da cui ripartire. In futuro, col senno di poi. Ciò
che alla fine avrebbe custodito, tuttavia, quella donna che aveva
imparato ad essere una persona completa per il suo bambino, non
sarebbero stati gli errori e le lacrime.
Ma la ragazzina che era
stata sul sedile del passeggero di Izzy, a cantare in un momento in
cui la vita non riservava nemmeno limoni. Quando tutto stava per
cambiare e si poteva sentire nell'aria, ma lui riusciva comunque a
non farle provare paura.
- Dai, lo so che conosci le parole!
-
S'inginocchiò senza paura di possibili incidenti,
abbandonata alla melodia pop. Le facevano male le guance per aver
sorriso troppo a lungo. Izzy scuoteva la testa ostinato, ma
continuava a ridere.
- Working hard to get my fill, everybody
wants a thrill, paying anything to roll the dice just one more time!
- Sollevò anche l'indice, Naz, per chiedergli quel tiro di
dadi.
Sapeva che lui stava per cedere.
- Oh the movie never
ends, it goes on and on and on and on! -
Quando la ragazza aprì
le braccia, rischiando di sfracellarsi contro il cruscotto, Izzy si
voltò a tradimento e, senza protestare ancora né
rallentare, si unì a lei.
Non aveva mai avuto intenzione
di deluderla.
- Strangers waiting up and down the boulevard,
their shadow searching in the night! -
Quando arrivarono alla
Hellhouse, Don't stop believin' era terminata da un pezzo, ma loro
stavano ancora cantando. Naz in particolare azzardava acuti di cui
non si vergognava affatto; quando balzò giù dalla
macchina, si dondolò anche, aggrappata alla portiera, come la
protagonista di un musical.
Izzy la raggiunse senza nemmeno
controllare che ci fosse qualcuno fuori dal magazzino a salutarli. Le
fece invece fare una giravolta, come se fosse la mossa più
naturale del mondo.
Naz lo osservò poi fare qualche passo
verso l'ingresso ma fermarsi nel momento in cui si accorse di non
averla al proprio fianco.
Le sorrise ancora. Non aveva fatto altro
tutta la sera.
Quindi le fece cenno di raggiungerla. Naz si prese
solo un momento per assaporare quella notte profonda,
quel calore, quella musica ancora rimbombante nel cervello, prima di
eseguire il suo desiderio.
Paul,
I know you said that you'd take me any way I came or went
but I'll
push you from my brain, see, you're gentle baby,
I couldn't stay,
I'd only bring you pain.
I was your starry-eyed lover and the one
that you saw,
I was your hurricane rider and the woman you'd
call.
We were just two moonshiners on the cusp of a breath
and
I've been burning for you baby since the minute I left.
(Paul –
Big Thief)
Naz
ascolta il pezzo fino alla fine.
- ... e questi erano i Journey,
ehi Tony, che fine hanno fatto i Journey? -
- Nel 1987 abbiamo
avuto lo scioglimento di una delle nostre band preferite e
sicuramente ci mancano, anche perché siamo a corto di canzoni
con cui pomiciare! -
Non c'è nessuno a guardarla, quindi
non si trattiene dal sollevare gli occhi al cielo, sbuffando.
Tra
poco dovrebbero arrivare le notizie sul meteo, quindi cambia di
nuovo stazione.
- E adesso questo pezzo, dal nuovo film preferito
della mia ragazza, dico sul serio, mi ha trascinato al cinema due
volte! -
Naz resta in attesa mentre svolta di nuovo a destra,
mordendosi il labbro inferiore. Chissà cosa avrà
combinato Danny oggi. Spera che abbia mangiato tutto quello che gli
hanno rifilato a scuola.
- ... it must have been love, but it's
over now! -
Sospira.
Avrebbe proprio dovuto ascoltare il
meteo.
OFF
ZONE:
Ci sono volute due anni ma alla fine ce l'ho fatta, a finire
sta Missing Moment.
Poco importa averla scritta per me e per
l'unica altra persona che si ricorda di Love will tear us apart –
I love you Sylvie – è una bella
soddisfazione.
L'ispirazione è una cosa curiosa. È
passato un anno dall'ultimo capitolo di questa MM e ho fatto davvero
troppe
cose, oltre ad aver vissuto in tre Paesi diversi. Spero di aver
portato un pezzettino di quanto ho imparato in questo ultimo
capitolo. Grazie pandemia, sei una cosa orribile ma mi hai dato gli
attimi di riflessione per terminare quest'ora.
Seriamente, a te
che stai leggendo, prenditi cura di te e stai a casa. Andrà
tutto bene.
È proprio giunta la fine, per i personaggi di
Love will tear us apart. Con questo ho scritto tutto ciò che
dovevo scrivere di loro. La revisione sta proseguendo, non è
ancora terminata e immagino che andrà pure per le lunghe, ma
questa è la conclusione della storia. C'est fini.
Forse
tornerò qui con altre storie, anche se il sito è
purtroppo molto più deserto di quello che ricordavo – ma
chissà, adesso che siamo tutti costretti in casa forse
scriveremo di più. Forse no. Vediamo come mi gira.
Sono
contenta però. Sono contenta di aver recuperato dei personaggi
che c'erano dieci anni fa e ci sono ancora oggi, diversi, più
rotondi, sicuramente in evoluzione come me.
Quindi ciao Joanie,
ciao Mason, ciao Ebony, ciao Victoria, ciao Christie.
Ciao Guns
N'Roses.
Ciao Naz.
È stato un piacere.
PER
AMORE DEL DIRITTO D'AUTORE:
Allora, sono sicura che ci sono delle
cose che mi sono persa per strada.
Ho messo tutta la musica in
questi paragrafi. La canzone del titolo e che accompagna i paragrafi
su Naz in macchina è Heartlines di Florence + The Machine,
mentre il sottotitolo viene da The Only Thing di Sufjan Stevens.
Le
quattro canzoni "vecchie" che vengono ascoltante nei
flashback sono, in ordine: Africa dei Toto, Kiss di Prince, Edge of
Seventeen di Stevie Nicks, Kozmic Blues di Janis Joplin, The Final
Countdown degli Europe, You Give Love a Bad Name dei Bon Jovi aaaand
finally Don't Stop Believin' dei Journey.
Chiudiamo con It Must
Have Been Love dei Roxette; il film invece è Pretty
Woman.
"These violent delights have violent ends", la
menziono di sfuggita da qualche parte ed è per me il riassunto
della storia fra Axl e Naz. La traduzione ufficiale parla di "gioie",
anche se io ho sempre pensato ai "piaceri".
C'è
un passaggio fra Izzy e Naz che è liberamente ispirato a 500
days of Summer. "No, I'm Sid!" "Oh so I'm
Nancy."
Chiedo venia per gli errori di battitura che
sicuramente mi sono sfuggiti. Il lupo perde il pelo.
So
long, goodbye.