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Autore: Inquisitor95    28/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mirco

Capitolo Trentadue

martedì 27 agosto

 

 

«Alice? Ciao, sono Valerio. Sì, so che mi hai riconosciuto. Volevo chiederti una cosa: ti ricordi quando due anni fa siamo andati in quel posto dove facevano panini con carne su una roulette? C'era anche Michele...» ascolto passivamente le parole che Valerio dice alla sua amica tramite il telefono.

Nel frattempo saliamo in macchina, getto un'ultima occhiata dove Valerio diceva doveva trovarsi la roulette in questione; stando alle sue parole c'erano anche dei tavolini e facevano della roba fritta davvero buona.

Adesso c'è solo uno spazio vuoto e oltre un vialetto c'è persino una palestra ben visibile dalle finestra che danno sugli strumenti e le persone che li utilizzano. «Direi che ha chiuso i battenti da un po', potremmo chiedere a quelli della palestra magari.» chiedo io abbastanza divertito.

Valerio mi getta un'occhiata e mi viene da ridere, lui sembra piuttosto in imbarazzato ma per me non è un problema se il posto in questione non esiste più, anzi, mi diverte canzonarlo. Mi siedo dentro la macchina e metto in moto uscendo dal parcheggio e cominciando a camminare nuovamente per le vie della città.

«Ah... quindi ha già chiuso? Almeno da un anno dici!?» sento a tratti la voce della ragazza dall'altro lato del telefono e cerco di tendere maggiormente l'orecchio per capire cosa sta esattamente dicendo anche se Valerio lo ripete.

«No, sono fuori casa. Sono con Mirco.» dice il ragazzo rispondendo alla domanda postagli dalla ragazza, immagino che lei abbia chiesto cosa ci facesse fuori.

Dall'altro lato del telefono sento un urlo acuto, talmente acuto che non sono sicuro che possa essere umano, magari appartiene a qualche creatura strana, poi credo proprio di capire dall'espressione di Valerio che lo strano suono sia stato prodotto dalla sua amica.

«Oddio...» è l'unica parola imbarazzata che riesce a dire il ragazzo, se ci fosse più luce dentro la macchina potrei giurare che è diventato rosso. Non capisco però se la ragazza ha aggiunto qualcos'altro in merito.

Decido quindi di intervenire. «Cos'è che ha detto?» chiedo incuriosito, ma il ragazzo mi fa cenno che sia tutto apposto e non mi da ulteriori spiegazioni, velocemente si saluta con la propria amica e mette giù il telefono.

«Pare che dobbiamo cambiare programma. Sinceramente non mi viene in mente nessun altro posto dove mangiare della buona carne e panini.» dice tristemente il ragazzo, ma per me non è un problema, in fondo la compagnia di Valerio è molto piacevole e non mi fa pensare al resto.

«Andiamo in qualche ristorante vicino? Non conosco bene questa zona della città, io sto più nella periferia.» dico cercando aiuto su dove andare, Valerio ci pensa qualche istante su e poi ha un'idea.

«Non so se ti potrebbe piacere, ma c'è un ristorante giapponese dove si mangia davvero bene. C'è il nastro trasportatore che porta i piatti uno dopo l'altro e puoi mangiare tutto quello che riesci a far entrare in bocca! Si paga un prezzo fisso con bevande escluse.»

L'idea di mangiare giapponese mi preoccupa molto, non sono un amante dalle cucine raffinate tanto meno quella orientale, poi ho pure lo stomaco delicato quando si tratta di mangiare “strano”. Ma la proposta sembra piacere molto a Valerio quindi decido di resistere io.

«Va bene, andiamo allora. Forse so di quale ristorante si tratta.» dico dove che il ragazzo mi ha brevemente spiegato dove si trova, nel frattempo riprendiamo a parlare. «Qual è il posto più strano in cui l'hai fatto?» chiedo improvvisamente, naturalmente Valerio capisce che mi riferisco al sesso.

La sua reazione inizialmente è un po' vaga, poi ci pensa su. «Posso dire ti essere un tipo classico per queste cose al quale piace essere comodo. Ma direi che la mia prima volta è stata quella più strana, lo abbiamo fatto in mezzo alla natura. Eravamo tipo in un giardinetto abbastanza isolato.»

«Com'è stato?» dico ridacchiando, involontariamente l'immagine di Valerio con un altro ragazzo si presenta nella mia mente, cerco di allontanare subito il pensiero ma con grande difficoltà visto che ho chiesto io i dettagli.

«Scomodo. Era più basso di me ed è stato molto difficile far “combaciare” tutti i pezzi, non so se mi spiego.» risponde lui, scoppio a ridere a seguito della sua risposta perché l'ha detta con sincerità. «Anche se devo dire che mi piacerebbe molto provare in auto. C'è chi mi dice che sia davvero fantastico.»

Alla sua affermazione però scuoto il viso più volte. «Chi ti le ho detto non capisce un cazzo di buon sesso. È scomodissimo, lasciatelo dire da uno che per anni ha dovuto scopare in macchina per non farsi scoprire!» dico riferendomi alla storia che gli ho raccontato su di me e Alessia, il ragazzo sembra incredulo alle mie parole.

«Non lo so, vorrei comunque provare. Sembra un'esperienza divertente.»

«Non ti perdi nulla, davvero.» faccio una breve pausa. «Non è che è un modo per dirmi che vuoi farlo in macchina con me, vero?» chiedo con tono abbastanza preoccupato, il ragazzo si volta a guardarmi e so perfettamente che si sta chiedendo da dove io abbia partorito questo pensiero.

“Ed in effetti, me lo sto chiedendo anch'io!”

«Non sarebbe un'idea così malvagia, forse. È da un bel po' che non faccio sesso con uno!» è la risposta di Valerio, in qualche modo dentro di me mi fa piacere il fatto che ci starebbe, vuol dire che sono attraente anche per i ragazzi.

Dall'altro lato però la cosa in qualche modo mi preoccupa e non vorrei che sia passato un messaggio strano; siamo ormai arrivati al parcheggio del ristorante quando mi tolgo la cintura e lancio un'occhiata a Valerio.

«Certo che tu ormai ti sei proprio sciolto eh? Ormai rispondi con toni pesanti alle mie battute!» dico scherzosamente, il ragazzo però non sembra capire il mio scherzo e diventa stranamente di ghiaccio.

«Se vuoi posso sempre smettere, dicevo tanto per scherzare anch'io.» dice lui, riesco a sentire la delusione nella sua voce e forse anche della paura di avermi turbato.

«No, macché stavo scherzando. Sai che mi piace scherzare su queste cose maliziose.» tra di noi cala uno stranissimo silenzio, poi decido di uscire dall'auto e Valerio mi segue subito stando alla mia sinistra mentre ci avviciniamo all'ingresso del ristorante giapponese.

Quando entriamo veniamo subito accolti da una donna dai tratti orientali che indossa una lunga veste nera con ricami di fiori rossi. «Avevate una plenotazione

«No, siamo solo in due. Ma vorremmo sederci al tappeto per prendere il menù fisso.» dico prima che possa farlo Valerio, da bravo maschio della situazione mi viene spontaneo “dire” e “fare” prima che possa farlo lui.

«Plego, da questa palte.» dice la cameriera in maniera abbastanza scorbutica, probabilmente si è arrabbiata perché non abbiamo prenotato prima. “Ma sti cazzi!” mi viene da pensare mentre ci accomodiamo.

Intorno a lei l'ambiente è molto tranquillo, non è neanche troppo tardi ma essendo un giorno feriale è normale che ci siano poche persone: molti tavoli sono vuoti e sopra di essi ci sono decorazioni floreali o le classiche lanterne rosse con strani simboli giappo-cinesi che non saprei mai leggere.

«Facciamoci una foto, ti va?» chiede Valerio cercando qualcosa nello zaino che si è portato appresso, dentro intravedo che c'è il portafogli e le chiavi, poi un taccuino per degli appunti e poi l'oggetto che sta cercando.

«Ma che cazzo è?» chiedo incredulo. «Avevi detto che non avevi strani giochetti sessuali a casa!» dico osservando l'oggetto che sta cercando di collegare al cellulare.

«Questo è un bastone per i selfie. Ma funziona anche da tre piedi professionale. Guarda qui.» dice Valerio con un tono quasi esasperato ma anche facendo una mezza risata, mi mostra come il bastone in questione possa aprire creando una circonferenza maggiore.

«Scommetto che lo usi per farci altro!» dico io con malizia osservando la mutazione dell'oggetto mentre Valerio è ancora intendo a collegarlo al cellulare.

Il ragazzo mi lancia un'occhiataccia capendo subito a cosa sto alludendo e in qualche modo vedo nei suoi occhi una luce di eccitazione. E la cosa mi diverte. «Oh sì, non sai quante volte al giorno “questo” diventa il mio compagno di avventure.» risponde a tono e trovo che la cosa sia incredibilmente divertente, non potrei scherzare con nessun altro come faccio con lui e mi sento libero.

Il ragazzo alza il cellulare e ci mettiamo in posa, faccio un largo sorriso pensando che probabilmente Valerio pubblicherà la foto sui social e ovviamente mi menzionerà nella foto. Alessia sarà la prima a vederla e la cosa mi mette un po' di cattivo umore.

Mi sforzo di mantenere il sorriso, poi comincio a prendere i piatti che stanno passando sul nastro trasportatore e lentamente si muovono verso di noi. Valerio nel frattempo pubblica velocemente la foto e sento la notifica proveniente dal social. Decido di non pensarci e mi preoccupo solo di saziare la fame.

«Sai... stavo pensando ad una cosa.» dico dopo qualche minuto, mi ritrovo con cinque piatti diversi e ormai vuoti, Valerio resta appena dietro di me con soli tre ma anche lui quando mangia resta in silenzio.

«Dimmi pure.» dice lui quando finisce di inghiottire l'ultimo boccone; mi è sempre rimasta impressa una cosa che ha detto e che non ho mai voluto chiedere.

«Tempo fa mi dicevi di un'esperienza non andata bene. Immagino che c'entri un ragazzo; ti andrebbe di parlarmene?» chiedo, non per farmi i fatti suoi o per essere incuriosito, ma semplicemente è una cosa che voglio sapere.

Valerio mette su un'espressione stranita, poi fa un sorriso amareggiato mentre prende altri piatti e da qualche forchettata sporadica. «Sono stato fidanzato anch'io per qualche anno, si chiamava Michele. Le cose tra di noi sembravano andare bene, molto bene anzi. Usciva con me e i miei amici. Ma come in tutte le coppie avevamo anche noi i nostri alti e bassi.

«finché non ho scoperto che mi tradiva con un altro. E non era una cosa di una notte e via, era capitato altre volte; lui mi aveva giurato che non era importante, che era una cosa senza valore e che non era colpa mia ma sua.» Valerio fa una lunga paura nel quale evita di guardarmi, continua a guardare tutto il mondo intorno a sé ma è come se si vergognasse di quello che mi sta dicendo.

«Avevate problemi a letto?» chiedo, un po' mi ricorda la mia situazione, nell'ultimo periodo posso dire di aver “tradito” Alessia con la tipa russa dei massaggi, anche se per me non ha valore e quindi non è davvero un tradimento...

«No, non lo facevamo tutti i giorni, ovviamente. Tra il lavoro e i vari impegni della giornata spesso non avevamo neanche le forze di coccolarci. Forse ormai ci eravamo abituati l'uno all'altro, ci davamo per scontati. E anch'io in qualche modo credo di averlo allontanato, mi sentivo frenato perché voleva che facessimo tutto insieme.

«una cosa che ho sempre amato di lui. Ma ormai era diventato troppo, eravamo come amici che andavano a letto insieme. Quando l'ho scoperto ho capito che lui era davvero dispiaciuto, ma io non avevo più intenzione di continuare con quella farsa. Dovevamo lasciarci, tutto qui.»

Segue un'altra pausa dove finalmente Valerio riesce a guardarmi negli occhi, ha l'espressione triste mentre parla di questo Michele, e un po' mi rivedo in lui, quasi riesco a sentire quello che sta provando e quello che ha passato.

«Lo ami ancora?» chiedo.

Valerio alza gli occhi al cielo come per pensare alla risposta. «Non credo di amarlo ormai da molto tempo. Anche quando ci siamo lasciati, o meglio l'ho lasciato, non provavo nulla. Mi sono anzi sentito libero da un peso.» segue un'altra pausa nel quale il ragazzo riflette su come continuare. «Ma adesso le cose vanno bene, ci siamo sentiti in questi ultimi mesi, o meglio lui si è fatto risentire. Si è riavvicinato e a causa di un malessere mi ha chiesto se potevamo tornare ad essere amici. E io non mi sono sentito di dirgli di no. Adesso è fuori città per curarsi.»

«Immagino che tu abbia fatto la cosa giusta. È una cosa grave? Solitamente per un malessere basta andare in ospedale e via...» chiedo interessandomi all'argomento, ma Valerio cambia nuovamente espressione e ormai ho imparato che lo fa quando non vuole parlare di qualcosa.

“Mi sembra giusto visto che non riguarda sé.” penso tra me e me, ritorniamo quindi a mangiare interrompendoci tra una cosa e l'altra per fare qualche battuta o per commentare quanto cazzo sia piccante il wasabi!

Alla fine della cena ci troviamo davanti la cassa che stiamo praticamente esplodendo per quanto abbiamo mangiare. Velocemente chiedo il conto alla cassiera ed estraggo la carta di credito prima che Valerio possa anche solo pensare di prendere il portafogli.

«Ecco a lei.» dico alla cassiera, il ragazzo sembra riuscire a prendere una banconota che mi avvicina con l'intento di pagare la sua parte. «Levala, forza.» dico sorridendo, il ragazzo capisce che voglio offrire io la cena e sembra non essere d'accordo con le mie intenzioni.

«No, dai facciamo metà e metà.» cerca di insistere ma lo ignoro, riprendo la carta e lo scontrino e velocemente faccio per uscire dal ristorante mentre il ragazzo mi insegue borbottando qualcosa che penso siano insulti.

«La prossima volta offro io.» dice lui, faccio spallucce e ritorniamo in macchina, seguendo il programma dovevamo vederci dopo cena con i suoi amici, ma io sto benissimo da solo con lui e non mi sento molto di compagnia.

«Che ti va di fare? Chiedo ai miei amici se possiamo unirci a loro? Ti va?» mi chiede Valerio quando stiamo lasciando il parcheggio, nel frattempo controlla il cellulare, probabilmente per capire cosa rispondere al suo gruppetto.

La verità è che neanche io so se voglio continuare con altri la mia serata, quindi lascio che sul mio viso compaia un piccolo sorrisetto. «Facciamoci un giro in macchina ancora.» dico rimandando a dopo la risposta.

Valerio non ha nulla da opporre anche se sembra un po più teso rispetto a qualche minuto fa, per sciogliere questo suo senso di disagio cerco di trovare un argomento che possa renderlo più calmo. «Posso farti una confessione?» comincio, ma so già che la sua risposta è un sì. «Non so se lo consideri tradimento, ma in questi mesi mi è capitato di andare in un centro massaggi russo con un amico... e diciamo che fanno massaggi molto speciali!»

Mentre sono alla guida Valerio mi lancia un'occhiata capendo subito quello al quale mi sto riferendo. Cerco di decifrare la sua espressione ma non ci riesco. «Oh... servizio completo quindi?» chiede goffamente.

Scoppio a ridere e scuoto il viso. «Non completo come avrei voluto. Ma per me non ha significato nulla, è stato solo un modo per svuotarmi, nulla di più.»

«Be... non c'è nulla di male, credo.» dice lui in risposta ma credo che lo dica contro la sua stessa volontà. Nel frattempo alla radio suona una delle mie canzoni preferite e alzo il volume cantando allo stesso ritmo.

Valerio si limita ad ascoltare e a guardare in avanti, poggia un braccio e sporge la mano fuori dal finestrino abbassato così da prendersi un po' d'aria mentre sfrecciamo velocemente tra le strade che troviamo quasi del tutto deserte. Improvvisamente sento il mio cellulare suonare, e riconosco il suono differente, scatto quindi con lo sguardo sullo schermo vedendo il nome di Alessia brillare per pochi istanti prima che lo schermo si spenga nuovamente.

Dentro di me qualcosa di spegne, è come se non riuscissi più a pensare ad altro e sento uno strano senso di angoscia invadermi e la cosa non mi piace; siamo nuovamente vicini alla via nel quale abita Valerio e non appena possibile accosto lungo il vialetto fermandomi quasi davanti casa sua.

Spengo il motore e la macchina ritorna quindi in silenzio, il ragazzo si volta verso di me lentamente e mi guarda con un'espressione dolce. «Tutto bene? Ti sei rabbuiato di botto... è successo qualcosa?» chiede lui.

Non so come ma deve aver capito che sto pensando ad altro, probabilmente che sto pensando ad Alessia e forse anche lui ha visto che la ragazza mi ha scritto qualcosa sul cellulare. Questo mi ha privato della felicità, proprio ora che sono in un momento in cui non pensavo a nulla.

«Mi fai paura. Ormai mi conosci bene...» dico slacciando la cintura, il caldo umido della serata diventa incredibilmente fastidioso e non riesco più a sopportarlo. Sento quindi il bisogno di liberarmi e di sgranchirmi le gambe.

Scendo dall'auto accendendomi una sigaretta e dando alcune boccate prima di ritornare a respirare come si deve, sento il petto compresso, come se qualcosa mi stesse schiacciando e ho gli occhi talmente pesanti che credo potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro.

«Vuoi un abbraccio?» chiede Valerio, anche lui scende dall'auto e fa il giro dell'auto per venirmi contro, camminiamo entrambi sul giardino del vialetto, totalmente immersi nell'oscurità della serata.

Gli rivolgo un'occhiata cercando di non ridere per la proposta che mi ha fatto, ma non ci riesco e mi sfugge una risata carica di amarezza. Scuoto il viso.

«No, un abbraccio è troppo. Magari una pacca sulla spalla sarebbe meglio.» dico io avvicinandomi a lui, Valerio allarga le braccia e io istintivamente gli poggio la fronte sulla spalla come per cercare un sostegno in lui.

Sento poi la sua mano dietro la testa, una carezza tanto dolce e intensa che sento i brividi percorrermi lungo la schiena: mi sento bisognoso di affetto, mi sento talmente debole e talmente sfigato che non so che cazzo fare con Alessia, ma tutto questo Valerio lo sa già.

«Tranquillo, andrà tutto bene.» mi dice il ragazzo continuando a tenere la mano sulla nuca, alzo lo sguardo appena ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso. Ci scambiamo un'occhiata che sembra durare in eterno.

Nel suo “andrà tutto bene” ci leggo una promessa, non è un semplice modo per dirmi che le cose miglioreranno, lui vorrebbe davvero che io stessi bene; neanche Alessia mi ha mai guardato in quel modo in questi cinque anni. Nessuno che io conosco mi ha mai guardato con la stessa intensità col quale fa questo ragazzo; e sembra capirmi molto più di tutti i miei amici messi insieme.

«Tu dici?» gli chiedo con un sussurro, è strano stare così vicino a lui, legati da questo strano abbraccio di conforto, non mi sento minimamente imbarazzato, anzi, mi sento fin troppo a mio agio adesso.

«Ne sono convinto.» insiste, vedo i suoi occhi spostarsi leggermente verso il basso, distogli il contatto visivo e credo che mi stia guardando la bocca; ironicamente penso che Alessia mi aveva detto molto tempo fa che quando qualcuno ti guarda le labbra è perché ti vorrebbe baciare.

Decido di lasciarmi andare, smetto di pensare e la testa scatta in avanti, ritrovandomi con le labbra premute contro quelle di Valerio, unendoci in un bacio a stampo.

Tengo gli occhi spalancati per vedere la reazione di Valerio, inizialmente lo sento scattare appena indietro, ma poi resta immobile lasciando che quel bacio continui, resto pochi millesimi di secondo ancora con gli occhi aperti prima di riuscire a chiuderli, inclino il volto così da non sbattere contro quello di Valerio e schiudo le labbra restando sempre in cerca di quelle del ragazzo che asseconda il mio movimento goffamente lasciandomi condurre quel bacio proprio come farebbe una ragazza.

Senza rendermene conto gli ficco la lingua dentro la bocca alla ricerca della sua e un istinto animalesco si risveglia in me; non mi importa che Valerio sia un ragazzo, anche se è la prima volta che mi capita una cosa del genere. Ma con lui mi sento bene, libero e senza pensieri.

Poi però la mente riprende a funzionare e scatto indietro rendendomi conto di averlo appena baciato. «Sarà meglio che vada... si è fatto tardi e domani devo fare la mattina.» dico sfuggendo alla sua mano, sento un grande dolore in me. E mi dispiace lasciarlo così, ma sento di dover correre via.

«Va bene...» dice lui con un sussurro, nessuna parola aggiuntiva, nulla che potrebbe dire o commentare quel bacio, Valerio resta là immobile.

Salgo in macchina e prima di accendere nuovamente il motore vedo cosa mi ha scritto Alessia. Poche parole, una domanda diretta alla quale trovo subito risposta.

“Cinque minuti e sono da te.” rispondo io.

  
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