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Autore: annie01    30/03/2020    0 recensioni
"Queste decidono la legge,
queste scelgono la vita
per i viventi nati,
le sorti degli uomini."
Le Parche, fin dai primi albori, hanno in mano il filo della vita di tutti gli uomini. Di tutti, tranne che di una ragazza: Sophie Casterwill, figlia di un dio e di una strega, bella,intelligente e soprattutto, il nuovo Avatar. Si, dopo migliaia di anni l'Avatar è tornato e in un periodo in cui nemici terribili tramano, Sophie, grazie alla sua radiosa discendenza dovrà riuscire a dare forma ad un improbabile alleanza: quella tra i semidei del campo mezzosangue e i maghi di Hogwarts.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Molti anni prima
Il re degli dei siede cauto sul suo trono sorseggiando nettare dalla coppa d’oro, raffinatamente decorata con tralci d’uva. L’espressione è calma, ma in realtà è consumato dal tormento, e ne sono prova le tempeste che da giorni ormai stanno devastando il regno degli umani. Un battito d’ali infrange il silenzio dell’enorme stanza. “Mi ha fatto chiamare mio signore?” Chiede con un inchino Ermes, il messaggero degli Dei e il confidente di Zeus. “Dimmi, stavi ancora seguendo tuo figlio?” No ha bisogno di dire il nome, tutti sanno che c’è un solo mezzosangue che Ermes consideri come suo figlio. “Padre ha solo sei anni, non riaccadrà più.” “Ci sei affezionato perché la mortale con cui l’hai generato porta lo stesso nome di tua madre?” “No, è scaltro, abile nel combattere e nel rubare. Ha preso tutte le mie caratteristiche, forse un giorno sarà addirittura in grado di tele trasportarsi.” “E cosa ne pensi delle visioni dell’oracolo?” chiede Zeus, come per mettere alla prova il dio. “May è stata consumata dalla follia, neanche le Parche sanno cosa…” “Succederà? Lo so, il destino di tuo figlio è legato al suo, il che lo rende illeggibile.” “Quindi cosa facciamo?” Zeus si alza imperioso e ordina “Chiama Atena, abbiamo bisogno della dea della saggezza.” Ermes si avvia verso l’uscita con le ali dei suoi calzari svolazzanti ma si ferma, di fronte alla figura di sua sorella. “Sono già qui padre, sapevo mi avresti fatta chiamare, il momento sta arrivando.” Atena si avvicina al proprio trono, la tunica bianca innaturalmente rigida e l’elmo nella mano. “So che hai paura di lei.” Dice la dea. Ermes rimane fermo a mezz’aria mentre un tuono squarcia il cielo. “Di una ragazzina non ancora nata?” “Della donna che diventerà. Per questo la vuoi sull’Olimpo, dico bene?” Zeus cammina per la sala e mai era stato tanto agitato. “Potrebbe distruggere il mondo con un movimento della mano.” “E un essere del genere è meglio averlo come alleato che come nemico.” Dice a bassa voce il messaggero. “Morta. La cosa migliore sarebbe averla morta.” Consiglia la dea ma il padre emette un gemito sofferto. “Non possiamo alzare un dito dato che è la figlia di Poseidone. Non posso fare lo stesso errore che ho fatto con Ade.” “Lasceremo che lo faccia qualcun altro.” Insiste la donna. “Ma allora perché volete farla addestrare?” Chiede Ermes confuso. Atena tace, non sapendo la risposta, forse per la prima volta dalla sua nascita. “Figli miei, sapete quando l’Avatar sceglie un nuovo ospite?”  “Quando è in arrivo una guerra o una calamità naturale.” Risponde Atena. “Esatto. Dall’alba dei tempi l’Avatar ha usato il corpo dei mortali per proteggere la terra, mai aveva osato scegliere un mago o un mezzosangue, ma questa volta l’Avatar sarà figlio di una strega e di un dio.” “Vuol dire che sta arrivando qualcosa di terribile.” Realizza Ermes. “L’addestreremo noi, sarà il legame che unirà mondo magico e campo mezzosangue, e quando avrà svolto il suo dovere sarà facile schiacciarla.” Dice Atena. Zeus annuisce, approvando il piano della sua saggia figlia, ma Ermes in silenzio è turbato dalla mostruosità dei due. “Figlio mio, l’Avatar nascerà tra meno di una settimana, il 31 luglio. La madre pensa di aspettare solo un figlio, un maschio. Tu vai e porta la bambina in un orfanotrofio, voglio che cresca inizialmente come una mezzosangue qualsiasi. Quando avrà sei anni cominceremo l’addestramento. Per ora non fatene parola con nessuno. Gli unici che ne sono informati a parte voi sono Chirone e Albus Silente.”
 
 
Presente
Cammino dritta, infilando un piede dietro l’altro in silenzio nel corridoio buio, non voglio occupare più spazio del necessario. Con le mani sfioro le pareti estremamente vicine tra loro, sono fredde e dure al tatto e non hanno una superficie uniforme.  Una leggera corrente mi spinge a proseguire verso il bagliore dorato che si intravede in fondo. Non ci sono altre fonti di luce ma nonostante questo non c’è l’aria di un mostro. Un brivido mi attraversa e sento un potere antico e grottesco graffiarmi prepotente la schiena. Ti stavo aspettando figlia delle stelle. Sguaino la spada e inizio a correre finché un’ondata di acqua gelida mi colpisce in pieno viso. Mi tiro su a sedere frustrata e con la luce delle finestre che mi ferisce dolorosamente gli occhi. Me li copro con le mani e come una serpe mi rivolto alla persona che troneggia su di me e che per svegliarmi mi ha lanciato un secchio d’acqua. Non sono bagnata grazie alla natura di mio padre ma non è stato comunque piacevole. Guardo furente mio fratello che non si scompone. “Percy…” “Senti non prendertela con me, non ti svegliavi e hai richiamato la tua spada: pensavo volessi affettare il cuscino” dice e noto da Kumatos, la mia spada che giace a terra, che non sta mentendo. Quel sogno era terribilmente reale. Scosto le coperte rimanendo in pantaloncini e mi porto una mano a massaggiare la tempia. Percy si siede accanto a me con le mani che toccano gli intagli del legno che sorregge il letto a castello. Li avevamo fatti io e Luke in un pomeriggio dove la voglia di allenarsi era inesistente. “Hai fatto un incubo?” chiede e mi viene da pensare a chi sia in realtà il fratello maggiore. Dopo il suo arrivo al campo ero entusiasta di avere finalmente qualcuno vicino con cui condividere momenti di quotidianità, ma sono consapevole che è stato anche il motivo per cui l’ultimo brandello di rapporto che univa me e Luke è sparito. “Non sembrava un sogno, era più un messaggio.” rispondo. Non voglio dire a Percy che sono spaventata a morte dal pensiero di cosa possa essere. Figlia delle stelle. Che sia una forza così antica da conoscere persino l’origine dell’Avatar? No, Estia mi ha sempre detto che essendo eterna non ho mai avuto una nascita, ero una forza primordiale che nei momenti di difficoltà si incarna in una persona. “Era un sarcofago d’oro, vero?” mi chiede assorto. Mi volto a guardare il suo viso. È arrivato al campo un anno fa eppure ha già perso la sua innocenza. Ha visto tante cose, troppe per un ragazzino di dodici anni e dopo aver salvato l’Olimpo restituendo la folgore a Zeus è partito in un’impresa folle con Annabeth e Tyson alla ricerca del vello d’oro per salvare il campo. Sospiro “Non so cosa fosse onestamente, non ci sono andata abbastanza vicino ma dava l’impressione di essere qualcosa di raccapricciante.” mormoro. Percy annuisce “Io e Annabeth ti abbiamo mentito. Non siamo partiti con Clarisse, dopo aver incontrato Hermes siamo saliti su una nave: la Principessa Andromeda. All’inizio pensavamo fosse una semplice nave da crociera ma era comandata da Luke. Ci ha mostrato un sarcofago d’oro. È lui. Si sta ricomponendo.” La rabbia dilaga nel mio petto asfissiante, assumo un’espressione gelida e frustrata. Mi hanno mentito. Penso a Luke il mio amore, l’ombra costante delle mie paure e una parte di me non può far a meno di odiare mio fratello e la figlia di Atena. Se solo me lo avessero detto…Boccheggio mentre rifletto sulle parole da dire “Perché?” chiedo tremante. Percy soppesa il mio sguardo, forse valutando l’idea di mentirmi ma sa bene che me ne accorgerei così opta per la verità. “Chirone pensava che tu finalmente avessi ritrovato un equilibrio, che stessi andando avanti e mi ha chiesto di non dirtelo.” sussurra piano quasi avesse paura di risvegliare i miei demoni. “Non ne avevate il diritto.” dico fredda. “Lo so ma dopo il risveglio di Talia non me la sentivo di darti un altro motivo per soffrire.” prova a giustificarsi. Un altro motivo? Io e Luke avevamo affrontato l’argomento così tante volte che mi sembra assurdo il fatto che Percy pensi che io soffra per il suo ritorno. Le visioni del passato del figlio di Ermes mi sono bastate per capire che io e Talia non potremmo mai essere buone amiche ma so anche che Luke ama me e niente potrà cambiarlo. “Non posso credere che, per un motivo così stupido, abbiate messo a repentaglio la sua vita ancora di più.” dico e la mia mente viaggia lontana a quando Luke ha quasi ucciso mio fratello con uno scorpione degli abissi e in quel momento nessuno aveva creduto davvero alla possibilità che il signore del tempo potesse risorgere. L’abbiamo sottovalutato tutti, anche Chirone. Per recuperare quel sepolcro Luke è sceso nelle profondità del Tartaro, da solo, nessun semidio ha mai compiuto un’impresa del genere. “Per me conta più la tua felicità che la sua vita.” afferma con rabbia e per un attimo mi perdo nei suoi occhi verde mare all’improvviso violenti come una tempesta.  “Avresti dovuto dirmelo, sono l’Avatar e sono io a proteggere voi.” “Prima di essere l’Avatar sei mia sorella. Annabeth ha pensato che se lo avessi saputo avresti abbandonato il campo per cercarlo.” Resto in silenzio ferita da quanto io sia prevedibile “Non mi importa di cosa ha pensato Annabeth, forse conosceva Luke, ma se crede di conoscere me si sbaglia. Si, avrei lasciato il campo ma solo per riportarlo a casa.” Ribatto piccata alzandomi in piedi. “Non tornerà Sophie” “Di questo passo è ovvio che non lo farà.” dico per poi afferrare un paio di shorts e una vecchia maglietta del campo e sparire verso i bagni comuni. Lungo il tragitto satiri e driadi mi salutano ma il peso di sapere che quei tre hanno incontrato Luke e non hanno fatto niente mi oscura la mente. È abbastanza tardi e non c’è fila così entro nella prima doccia libera e cerco di scacciare la figura di Luke dalla mia testa con un getto d’acqua gelata. Dopo cinque minuti esco con i lunghi capelli che lasciano cadere pesanti gocce d’acqua sul pavimento, con un gesto secco della mano le faccio evaporare così come le altre centinaia che imperlano il mio corpo. Già asciutta mi infilo un paio gli shorts e la maglietta arancione del campo per poi uscire. Cammino svogliata e quando passo davanti alla cabina di Hermes fiorisce in me il tormento. Cosa avrei fatto se fossi stata io a salire su quella nave? Cosa farei se lo incontrassi? Probabilmente cercherei in tutti i modi di convincerlo ad abbandonare il suo folle piano e a tornare con me al campo. E se non ci riuscissi? Resterei con lui. No. Non metterei mai la vita di una sola persona davanti a quella del mondo intero. Anche se quella persona dovesse essere Luke. Il dubbio si coltiva nella mia mente e striscia insolente fino alla mia anima. Quei suoi occhi azzurri, a volte troppo freddi e duri. Faccio scorrere lo sguardo sul campo, i semidei corrono indaffarati in ogni parte, in lontananza i satiri intonano melodie con i flauti per far crescere le fragole e le nuvole come al solito girano attorno alla cupola che ci protegge. Ed è tutto così pateticamente monotono. Mi passo frustrata una mano tra i capelli neri. Cammino imperterrita verso la cabina tre fin quando un turbine dorato mi investe. “Ei Casterwill, faccelo un sorriso dai.” dice Austin Lake con gli occhi ironici e mettendomi un braccio attorno alle spalle. Le piume delle frecce nella sua faretra mi solleticano la pelle della scapola e alzo gli occhi al cielo. Non mi dispiace solitamente la sua compagnia, è l’unico tra i suoi fratelli a non essere stupidamente vanesio come il loro padre Apollo, tuttavia oggi non sono decisamente in vena. “Allora, ti vedrò oggi pomeriggio al poligono?” chiede. “Non credo, ho promesso a Clarisse che mi sarei allenata con lei.” mento. Austin emette un verso di disgusto. So che odia i figli di Ares ed è per questo che ho detto il nome di Clarisse, almeno non correrò il rischio che scopra la mia menzogna. “E se ti proponessi una passeggiata dopo cena? Salterei addirittura la canzone serale per te.” Prova ancora e sorride a tutti i ragazzi che gli lanciano delle occhiate d’intesa per il suo braccio attorno a me. Illusi. “Austin, fai un favore a te stesso: lascia perdere.” dico senza pietà e scostando il suo braccio. Rimane fermo, scottato dalle mie parole, mentre io mi allontano velocemente. Rientro nella mia cabina sbattendomi la porta alle spalle e lanciando il pigiama sul letto. Percy smette di lucidare la sua spada e mi guarda impassibile. “Sophie…” inizia ma lo fermo subito. Oggi non ce la faccio. “Percy, ti prego.” supplico sull’orlo di una crisi di nervi. Soppesa le mie parole e sembra cambiare argomento. “Tranquilla, volevo solo chiederti cosa avessi intenzione di fare nel pomeriggio.” dice e nel frattempo rinfila la spada nel fodero. “Non so, forse andrò alla casa grande a giocare a pinnacolo con Dioniso.” “Come fai a passare del tempo con quel tipo?” “Tra tutti gli dei è sicuramente il più umano.” dico perdendomi in ricordi lontani. “Nel caso cambiassi idea: prima è passata Clarisse e ha detto che ti aspetta nell’Arena alle quattro.” “Va bene ci penserò. Andiamo a pranzo?” chiedo. Non salivo mai al padiglione della mensa prima dell’arrivo di Percy. Trovavo incredibilmente frustrante dover essere l’unica a sedere da sola al mio tavolo. Questo è uno dei motivi per cui ho sempre pensato fosse inutile avere tavoli divisi a seconda del proprio genitore divino. Per le case aveva un senso, dubito che un figlio di Atena riesca a studiare con un figlio di Efesto a lavorare nei paraggi, ma costringere delle persone a stare insieme in momenti intimi come il pranzo e la cena è semplicemente deprimente. Non siamo una famiglia, i mezzosangue condividono tra loro solo la sfortuna di avere in comune lo stesso genitore divino, la maggior parte dei componenti di una stessa casa si odia tra loro; forse gli unici ad andare d’accordo realmente sono i figli di Ares ma è solo perché l’odio che provano verso gli altri è maggiore di quello che provano per loro stessi. Aspettiamo che tutte le cabine compongano una fila ordinata e ci vuole un bel po’ per aspettare la casa di Ermes. Ancora non capisco perché abbiano nominato Travis e Connors capi-cabina, già Luke aveva diverse difficoltà a coordinare la marea di gente che affollava la cabina 11, con loro due al comando la cosa non ha fatto che peggiorare. Tra gli ultimi c’è stranamente anche Annabeth, ma il mio stupore svanisce quando la vedo insieme a Talia. “Allora?” Chiedo a mio fratello al mio fianco, essendo in due non c’è bisogno di restare in fila. “Cosa?” “Come va con civetta e pigna?” Percy mi guarda male ma sorride. “Sembra che io non sia nemmeno qui, ormai il poco tempo che passiamo insieme è quando Annabeth mi insegna il latino. La cosa peggiore è che la prossima settimana abbiamo una missione tutti e tre insieme, ho paura che sarò inutile.” “Se Chirone vuole che anche tu vada, significa che sei necessario.” “Si ma, voglio dire, Talia è la figlia di Zeus, controlla i fulmini, ha l’egida e sa combattere al pari di Luke, Annabeth è la ragazza più intelligente e coraggiosa che io conosca, crea strategie di attacco in due secondi e ha un cappello che la rende invisibile, mentre io controllo un po’ d’acqua e uso a caso la mia spada.” “Un po’ d’acqua Percy? Sul serio? Tu non ti rendi conto di quanto sei potente. È ovvio che Talia sia una spadaccina migliore e sappia controllare meglio i suoi poteri, è cresciuta per strada a combattere centinaia di mostri al giorno. Datti tempo Percy.” “E se per colpa mia una di loro dovesse morire?” “Non credo che sarà una missione cos’ pericolosa e in ogni caso stai tranquillo. Se qualcuno mai ucciderà Talia, sarò io.” “La odi così tanto?” “In realtà è lei che odia me, non che mi interessi.” “Credo ci odi perché tu le hai portato via Luke e io mi sono avvicinato ad Annabeth.” “Può darsi, ma non è solo questo. È una cosa a pelle, un po’ come tra i discendenti di Ares e Atena. Non andremmo d’accordo neanche in un’altra vita.” Mento, in realtà i figli di Zeus e Poseidone si trovano in sintonia di solito, e ne è una prova il fatto che la seconda guerra mondiale venne combattuta da quest’ultimi contro i discendenti di Ade. Forse potremo essere amiche io e Talia se  solo non fossi colpevole di averle portato via l’amore della sua vita.
 
 
Due mesi prima.
Qualcuno bussa insistentemente alla porta. “Percy…vai tu.” Mugugno ancora assonnata e senza l’intenzione di alzarmi. Ma non c’è bisogno dato che Grover si precipita dentro la cabina senza aspettare. “Percy! Sophie!” Urla come se non fosse abbastanza l’avermi svegliata nel cuore della notte.  “Annabeth…sulla collina…lei…” Balbetta e deve essere qualcosa di terribile. Improvvisamente attiva scendo dal letto a castello senza preoccuparmi di indossare il pigiama. Percy si veste alla rinfusa mentre Grover continua sconvolto. “è distesa lì…è distesa lì.” Annabeth è di guardia al vello stanotte. Che Luke sia venuto per riprenderselo e l’abbia attaccata? No, non farebbe mai del male ad Annabeth, e poi lei è sveglia, non si sarebbe fatta cogliere così di sorpresa. Usciamo fuori e nel tiepido bagliore dell’alba vedo tutti correre impazziti. Si sta spargendo la voce. Chirone ci raggiunge al galoppo. “è vero?” chiede. Grover annuisce, ancora sconvolto. Mio fratello è confuso ma prima che possa ricominciare a correre Chirone lo solleva mettendoselo in groppa e io mi alzo in volo. Anche dall’alto riesco a vedere il bagliore dorato del vello e la piccola folla fa spazio per farmi atterrare. Annabeth, con l’armatura greca che luccica all’alba è inginocchiata accanto ad una ragazza svenuta. Tutti i turni per il Vello erano solitari e in tutti questi anni non mi è mai sembrato di aver visto questa ragazza. “Il Vello ha guarito l’albero, ma il veleno non è stata l’unica cosa che ha espulso.” Dice la voce esausta di Chirone. Annabeth ci corre incontro con lo sguardo di chi ha appena visto un fantasma, e a giudicare dalle voci che sento intorno a me, deve essere così. “è lei…lì, all’improvviso…” cerca di spiegare con le lacrime che le scendono lungo il volto. La prendo per le braccia, scuotendola. "Annabeth calmati.” Dico e non posso fare a meno di pensare a quella notte di tanti anni fa, quando nel buoi più totale lei, Luke e Grover erano arrivati al campo. Sono troppo impegnata ad occuparmi di lei che non mi accorgo di Percy saltare giù dalla groppa di Chirone, che gli grida agitato di non andare. Mio fratello si inginocchia accanto alla ragazza ed è ora che la riconosco. E non perché io l’abbia già vista, semplicemente ho sentito così tanto parlare di lei che mi sarebbe impossibile non farci caso. Corporatura snella, capelli corti e neri e uno stile punk, decisamente fuori moda. Nessuno si avvicina, alcuni per lo sgomento, altri per la paura. “Le servono nettare e ambrosia.” Dice Percy senza accorgersi di parlare al vuoto. “Muovetevi! Ma che vi prende, gente? Portiamola in Infermeria!” Grida, ma non si muove nessuno. La ragazza tossisce e si discosta da Percy. “Chi…” “Mi chiamo Percy, adesso sei al sicuro.” L’anticipa lui. “Ho fatto un sogno stranissimo.” “Va tutto bene.” “Sto morendo.” “No. Stai bene, come ti chiami?” Chiede, ed io, così come Annabeth, trattengo il fiato, sperando di non sentire la risposta. Sperando che non sia vero. Avercela intorno, doverle spiegare che il ragazzo che amava ha intenzione di distruggere il mondo, significherebbe riaprire una ferita che non si è ancora rimarginata del tutto. “Io sono Talia, figlia di Zeus.” Dice per poi alzarsi in piedi tremante. Quasi tutti si inginocchiano, tranne me, Annabeth e Chirone. Mio fratello la ferma per un braccio. “Hey aspetta, sei ancora troppo debole.” Ma Talia non ci fa caso, è ferma e guarda dritto davanti a se, Annabeth le rimane a pochi passi di distanza. “Sei viva. Miei dei, sei viva!” Esclama con le lacrime che ancora sorgano e l’abbraccia. La nuova arrivata la stringe a se, tirando un sospiro di sollievo. Quando si scosta si guarda intorno. Non fa caso alla folla che la circonda, perché sta cercando qualcuno, ma che non troverà. “Dov’è Luke?” Chiede ansiosa. Il respiro mi muore in gola e mio fratello si alza dicendo “è una lunga storia, ne parleremo dopo che ti sarai riposata.” “Non ditemi che è morto…” dice terrorizzata al solo pensiero e nei suoi occhi oltre alla paura vedo quell’amore che io piano piano ho rubato, facendomi sentire una ladra. Chirone le si avvicina cauto. “Ma no mia cara. Ora ti spiegheremo tutto, ma prima hai bisogno di cure.” “No, ho bisogno di Luke.” “Lui non c’è al momento, quindi facci il favore di andare in Infermeria.” Dico, forse troppo irriverente. Il silenzio cala attorno a noi, fatta eccezione per Grover che tossicchia imbarazzato. Una serie di scariche elettriche le girano attorno e mi punta addosso i suoi occhi blu, senza pietà. “E tu chi saresti per permetterti di dare ordini ad una figlia di Zeus?” Chiede, improvvisamente in perfetta forma. Sto per risponderle ma Chirone si mette letteralmente in mezzo a noi. “Lei è una semidea molto speciale, avremo tempo di parlare anche di questo, ma ora dovrai affidarti ai figli di Apollo. Vieni con me.” Dice, e la sua voce sembra un balsamo, perché la semidea lo segue, non prima di avermi squadrata per bene passandomi accanto. E quando penso di aver superato la radiografia lei si blocca con uno sguardo di stizza. “Dove hai preso quell’anello?” Chiede riferendosi all’oggetto che porto in una collana appeso al collo, indistinguibile per via dei due serpenti che vi sono incisi. “Un regalo del mio fidanzato.” Dico con Annabeth e Percy che mi guardano male. Che c’è? Tanto prima o poi dovrà saperlo. “Quell’anello apparteneva a Luke…” Dice estremamente confusa. “Beh, non ti resta che mettere insieme i pezzi.” Ribatto sarcastica. Sembra rifletterci e quando ci arriva, scoppia ridere. Che sia impazzita per il dolore? “Luke non mi avrebbe mai tradita con una come te.” Afferma e io non so se sentirmi offesa o stupita dalla sua pretesa che il figlio di Ermes l’aspettasse in eterno. “Sai non sapevo che anche agli alberi potessero crescere le corna.” Rispondo con un finto sorriso. Lei si sfiora il bracciale, che diventa l’Egida, quel terribile scudo che Atena aveva regalato a suo padre Zeus. Io, per tutta risposta plasmo nella mia mano una palla di fuoco. “Se credi che io abbia paura di una misera figlia di Efesto, ti sbagli.” Provoca lei. “Tu non puoi neanche immaginare chi hai di fronte.” Dico, preparandomi ad attaccare, ma all’improvviso un soffio di vento disperde le fiamme e l’Egida si disattiva, ritornando un innocuo bracciale d’argento. Da dietro un albero, compare Dioniso, che si avvicina a noi. “Voi donne siete tutte uguali. Sempre a disperarvi e litigare per uomini che vi abbandonano, spero che un giorno capirete come mia moglie Arianna.” A queste parole, Talia si inginocchia. “Divino Dioniso.” Lui sembra piacevolmente sorpreso e compiaciuto ma la fa rialzare “Oh non c’è bisogno cara, qui sono poco più di un insegnante per colpa del nostro amato padre.” “Fratello, sai dirmi dove si trova Luke Castellan?” Insiste e lui coglie al volo l’occhiata del centauro. “Brutta storia, ma sarò lieto di raccontartela se mi seguirai in Infermeria.” Lei acconsente e lo segue accompagnata da Chirone. Faccio per seguirla insieme a mio fratello ma Annabeth ci blocca. “Hai già fatto abbastanza, forse è meglio che torni alla tua cabina. Anche tu Percy.” Sussurra amareggiata. Io la guardo con rabbia allontanarsi, con i suoi capelli biondi che catturano le luci mattutine. “Cavolo, sarà un triangolo più bello di quello tra Menelao, Afrodite e Paride.” Dice una figlia di Afrodite. “Forse Sophie è stata un po’ esagerata a rispondere in quel modo, d’altra parte Talia si era appena risvegliata da un limbo simile alla morte.” Sussurra uno. “Sembra assurdo, comunque che Luke sia stato con due ragazze così diverse tra loro.” Dice un altro. Le innumerevoli voci che mi circondano hanno il potere di irritarmi a un punto tale che da me si irradia un campo d’energia che piega gli alberi fino a un chilometro di distanza. “Stai bene?” chiede ingenuamente mio fratello. Oh certo, a meraviglia. “Già la odio.”
   
 
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